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L'oratorio settecentesco dei Santi Magi nel rione Olmina in Legnano. Storia, dipinti ed interni.
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Parrocchia Santi Magi
Legnano
I MAGI TRA NOII MAGI TRA NOII MAGI TRA NOII MAGI TRA NOI
La chiesa dell’Olmina
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Presentazione
In quella che gli anziani, ancora oggi, chiamano “Cascina Olmina”
ha sempre avuto funzione di aggregazione e di supporto storico la
chiesa intitolata ai “Santi Magi”.
E’ vero che in ogni paese, in ogni rione la chiesa fa da punto di
riferimento, per tutti i cittadini: C’è la piazza centrale, ci sono le
feste popolari, ci sono gli appuntamenti fondamentali della vita:
battesimi,matrimoni, funerali.
Anche se non ci sono grandi caratteristiche architettoniche, è
sempre vero che la vita civile gira attorno alla chiesa.
La nostra pur essendo nata come cappella devozionale, nel corso
della sua storia si è trasformata in un luogo di celebrazione liturgica
cristiana per l’insieme di persone del borgo: è poi diventata “chiesa
parrocchiale” e come tale ne ha assunto tutte le caratteristiche. La
frequenza abituale, festiva e feriale, ha richiesto una sistemazione e
una ornamentazione degna della casa di Dio.
Il nome che gli deriva dalla “Pala d’altare”, rappresentante l’
Adorazione dei Magi, dà un tocco di singolarità, esteso poi, anche
alla Parrocchia : non esiste nessuna altra parrocchia intitolata ai
Santi Magi. E’ un invito agli abitanti e agli estimatori dell’edificio a
tener alto il significato del “magico” messaggio evangelico:
“Prostratisi adorarono il nato Messia”. L’universalità del
riconoscimento di Cristo come salvatore del mondo acquista tutta la
sua attualità in un mondo globalizzato come il nostro.
Don Alessandro Casiraghi
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il portale d’ingressoil portale d’ingressoil portale d’ingressoil portale d’ingresso
La porta di ingresso di una chiesa ha più valore dal punto di vista simbolico che da
quello funzionale: non si tratta solo di permettere l’accesso alla chiesa ma indicare
che si accede a Dio, al Paradiso, all’ovile del Grande Pastore. Per questo ogni portale
assume caratteristiche molto appariscenti dal punto decorativo e artistico: si tratta di
introdurre il popolo cristiano al cospetto della liturgia celeste. Abbellire la chiesa
senza mettere mano alla porta d’ingresso è come fare un regalo avvolto in carta da
niente. Le porte di legno sono state preparate da un operatore esperto in materia,
componendo i due robusti battenti, a sostegno dell’altorilievo in bronzo, ispirato alla
Natività e ai Magi, dello scultore Nicola Gagliardi di San Vittore. L’opera, realizzata
nella Fonderia Corti di Fino Mornasco, è chiara e lineare “di facile lettura per ogni
fedele” come sostiene lo stesso autore.
La CHIESA DEI MAGILa CHIESA DEI MAGILa CHIESA DEI MAGILa CHIESA DEI MAGI La piccola chiesa dell’Olmina è l’unica “cappella campestre” della nostra zona che è
stata ingrandita, in tempi successivi, in modo tale da poter diventare “chiesa
parrocchiale”. Scorrendo i secoli, ci si accorge di questo continuo cantiere “storico”,
cioè aperto lungo diverse annate, quasi fosse una chiamata al lavoro per gli olminesi
delle diverse epoche.
Le ricerche storiche fatte dal nostro parrocchiano Giovanni Pedrotti, appassionato di
documenti d’archivio, permettono di scandire i diversi momenti della costruzione
della nostra chiesa. La pianta cronologica che se ne ricava, permette di seguire i passi
dei lavori.
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Non si può negare in assoluto che già nel 1569, quando si parla di 76 “anime da
comunione alla cascina del Mino”, ci sia stata una precedente cappella votiva, molto
più piccola di quella del 1600. La prima notizia storica dell’esistenza dell’Oratorio
dei Santi Tre Magi la ricaviamo dal resoconto della Visita pastorale avvenuta in data
20 novembre 1705: risulta lunga circa 6 mt., larga circa 4 mt., con un’abside di 3.5
mt. L’altare, rivolto verso la parete e sormontato su tre gradini di legno sui quali
appoggiano i candelabri e sopra la mensa una tavola lignea raffigurante il Bambino
adorato dai Magi. In un testamento del 1723, si parla di un lascito consistente in due
quadri: uno rappresentante l’Annunciazione e l’altro S. Giuseppe in atto di
legnammaro, falegname.
La sussistenza dell’oratorio era data da alcuni legati di messe, ricavati dalla vendita
annuale della raccolta di frutti su due terreni, un prato di 9 pertiche e una vigna di 6
pertiche, lasciati alla Chiesa e di una dote di 25 libbre da consegnarsi una volta
all’anno a una fanciulla da marito che sposasse un massaro della Cassina Olmina o della Contrada di Legnarello. Nel caso non si trovasse una fanciulla da marito la dote
doveva essere destinata ai poveri.
Fino al 1790 non si trovano informazioni a riguardo della Pala d’altare dei Re Magi,
della quale si parla a parte. Nelle successive carte catastali del registro civile si trova
indicata la nostra chiesa, che viene arricchita di un abside e del campanile. I caratteri
stilistici dell’edificio settecentesco non possono che essere quelli ripetuti infinite
volte nelle numerosissime chiese di campagna costruite in questo periodo,
rispondenti, quasi fossero edificate sulla base di un progetto tipo, alle dettagliatissime
norme dettate da S. Carlo sulle caratteristiche planimetriche, volumetriche,
decorative degli edifici religiosi: esterno essenziale, facciata a capanna relativamente
ricca di ornamentazioni, ma senza stranezze barocche, interno sobrio e funzionale
all’ascolto della parola ed alla celebrazione eucaristica.
Queste caratteristiche di buon senso, di corretto impiego di materiali, di sapiente
applicazione delle tecniche costruttive, di ricerca di forme dignitose ma vicine al
linguaggio dell’architettura popolare tradizionale si ritrovano in molte chiese della
zona dell’alto milanese.
Dalla strada la nostra chiesa appare ancora nel suo aspetto originario, essendo
visibili solo la facciata, i fianchi dell’aula sei-settecentesca, il campanile. All’interno
invece nulla si è conservato dell’ambiente primitivo: i rapporti dimensionali sono
stati completamente alterati, e negli anni 1900 i vari ampliamenti.
La riqualificazione di questi rapporti dimensionali è iniziata dagli anni 2000, con un
progetto di “illustrazione” pittorica e di colore che facesse “parlare” l’aula della
preghiera. “Ove prima vi era la fisicità e l’opacità dei muri, ora è presente una
luminosità incomparabile, un trait d’union” fra lo spazio esterno, spazio della vita
quotidiana, e lo spazio interno, fatto di intimità e spiritualità (Cristina Fusi)”.
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Altare e absideAltare e absideAltare e absideAltare e abside
L’abside della chiesa, oltre alla nuova collocazione del grande quadro della
Adorazione dei Magi, racchiude l’illustrazione dell’EMMANUELE con tutto il
significato che l’immagine trascina con sé. Le tre perle preziose dell’aureola e la
veste rossa sono il segno della divinità, il rotolo della legge, nella mano sinistra,
richiama la funzione del giudice, la mano destra è benedicente. Se la figura giovanile
richiama immediatamente il Dio-fanciullo o il dodicenne nel tempio, in realtà è
rappresentato il Verbo eterno che preesiste nel tempo. Non siamo di fronte a un
bambino ma al volto misterioso e inconoscibile di Dio, che è, insieme, eternamente
giovane e vecchio. L’Emmanuele rappresenta il principio della Sofia(=sapienza), la
Sapienza divina di cui parla l’evangelista Giovanni: “In principio era il Verbo e il
Verbo era presso Dio…”
La conchiglia che racchiude il tutto è simbolo della vita che si apre, che sta
all’origine, ed è anche, secondo la tradizione pittorica, un elemento decorativo molto
vistoso, richiamo inconfondibile alle schiere angeliche che fanno corona all’Eterno.
Ai lati dell’altare, sopra le porte dei due locali laterali, sono visibili le casse
dell’organo elettronico della Ditta Del Marco (di Trento), con la consolle posizionata
nel piccolo coro..
L’acustica della chiesa, priva di echi o risonanze, si presta in modo ottimale
all’esecuzione di concerti strumentali e vocali.
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LA PALA D’ALTARELA PALA D’ALTARELA PALA D’ALTARELA PALA D’ALTARE
Dalla costruzione dell’Oratorio avvenuta a cavallo tra il 1600 e il 1700, nelle visite
pastorali dell’epoca si descrive una tavola lignea appoggiata sopra l’altare che
raffigura l’Adorazione dei Magi al Bambino Gesù, non si danno informazioni
riguardo alle dimensioni e all’autore.
Nel 1723, “Aurelio Clerici filio del fu Antonio” lascia all'oratorio dell'Olmina due
quadri: “uno della annonciatione della Beata Vergine Maria, et altro di San
Giuseppe in atto di Legnamaro” ovvero un'Annunciazione e un San Giuseppe
Falegname.
Di questi quadri non si ha notizia di dove siano stati poi trasferiti, ma viene da
pensare che la cornice dell’Annunciazione sia rimasta per incorniciare l’attuale tela-
pala d'altare, trasferita e posizionata nell’oratorio nel 1790 come dal cartiglio
riportato nella parte bassa del quadro : L’OPERA DEL FAMOSO I.C. PROCACCINI FU POSIZIONATA PER LA MAGNANIMITA’ DEI
PIU’ GRANDI IN PUBBLICO NELL’ ORATORIO DI LEGNARELLO RECENTEMENTE
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COSTRUITO : SS. REGIRUS DETTO I. C. GASPARE LAMPUGNANI ORDINO’ DI TRASFERIRLO
PER SISTEMARLO IN POSIZIONE PIU’ DEGNA E CURO’ LE NOTE DI QUESTA ISCRIZIONE
1790
Il cartiglio ci fornisce il nome dell’autore della tela : Giulio Cesare Procaccini,
valente membro di una famiglia di artisti bolognesi fiorita alla fine del 1500 ed attivo
nella zona da Milano a Saronno dalla fine del 1500 all'inizio del 1600.
Per quanto riguarda l’oratorio recentemente costruito, è possibile che in questa data
sia avvenuto un ampliamento del oratorio, in quanto la costruzione della Chiesa fu
approvata dal Vicario Generale Luigi Lanzio il 30 ottobre dell’anno 1689.
Considerato ciò, possiamo ipotizzare che la costruzione sia avvenuta negli anni
successivi dato che nel 1705 la chiesa era completata.
Nella parte bassa a sinistra di chi guarda , è riportato uno stemma araldico, un grifone
sopra una banda a scacchi affiancato da un fondo rosso, probabile stemma dei
Lampugnani, fondatori dell’oratorio.
La tela delle dimensioni di cm 221 di altezza per 168 larghezza, presenta tre
rigonfiamenti dovute alle cuciture di unione: risulta foderata da un precedente
restauro avvenuto nel 1956, ad opera del pittore Mosè Turri di Legnano. Dalle carte
riguardanti il restauro si può dedurre che nel 1700 furono eseguiti dei ritocchi che
vennero completamente asportati in questo restauro.
Prima dell'ultimo restauro del 2005, il quadro era posto all’interno di una massiccia
cornice antica tinta in nero e oro, in cui nella parte alta, dentro una ricca lavorazione
artistica è riportato in un ovale, il monogramma di Maria Vergine A.M. (Ave Maria)
sovrastato da una corona d’oro, tipico delle cornici del 1500.
Nel novembre 2004 la tela venne staccata per effettuare il restauro presso il
Laboratorio San Gregorio di Busto. Nell’aprile 2005, il quadro ritorna nella chiesa ,
viene montato su una nuova cornice a listello oro lavorato e posta nella parete di
fondo in aderenza all’abside.
La vecchia cornice, viene posta sulla parete laterale della navata sinistra per
contenere il grande Crocifisso. La lavorazione della cornice con il monogramma
verrà posizionata al disopra della porta d'ingresso centrale.
Nella visita pastorale del Card. Ferrari nel 1899, il quadro è considerato come una
copia fedele dell’originale del Procaccini che sembra sia stato spostato nella
Pinacoteca di Brera.
Ma dagli archivi, il dipinto non risulta mai arrivato nei depositi della Pinacoteca di
Brera, sono solo riscontrabili somiglianze con una Adorazione dei Magi di Giulio
Cesare Procaccini, anticamente in Santa Maria del Giardino a Milano e oggi
proprietà della Pinacoteca di Brera in deposito presso le Civiche Raccolte d’Arte
Antica del Castello Sforzesco di Milano.
Per cui ad oggi non sappiamo con certezza chi possa essere l'autore. Si noti che la
tela viene anche attribuita ai pittori legnanesi Gian Giacomo e Francesco
Lampugnani.
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LE PITTURE LE PITTURE LE PITTURE LE PITTURE L’ornamentazione pittorica di questa chiesa è stata facilitata dal fatto che ci si
trovava di fronte a superfici completamente incolori. D’altra parte questa abbondanza
di illustrazioni riscatta l’edificio dalla mancanza di espressione architettonica e dal
silenzio che ne appesantiva la presenza orante. Da quando poi si è partiti per la
decorazione, gli unici colori erano dati dalle vetrate che, con la loro esplosione di
luce colorata, hanno dettato le condizioni per un monocromatico di fondo dal quale
l’artista ha saputo trarre le forme. Tra l’altro questi colori della gamma del seppia si
sposano molto bene con i muri interni della chiesa.
La scelta sia iconografica che coloristica è stata fatta dall’artista romeno Emilian
Nikula, attivo nel 2005, nelle chiese del S. Redentore e di S. Teresa. Qui ha voluto
portare quanto di bizantino e ortodosso ha accumulato nella sua formazione pittorica
e teologica. Non è un caso che la cappella presenti alcuni aspetti che richiamano la
grande pittura dei monasteri ortodossi della Romania.
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I TONDI DELLA NAVATAI TONDI DELLA NAVATAI TONDI DELLA NAVATAI TONDI DELLA NAVATA
Passando nella navata colpisce il soffitto a botte dominato da tre grandi tondi
monocromatici incorniciati da riquadri in stile soffitto a cassettoni.
La sequenza delle immagini, realizzate nel 2005, cominciando dall’entrata, è voluta:
la prima è l’immagine della Madonna nello stile della Madre della sapienza, che
presenta il Cristo, vera sapienza.
B.V. Maria sede della sapienza, che presenta
il Bambino Gesù.
Gesù, il Signore e maestro (al centro della navata)
Al centro del soffitto troviamo il Cristo “Pantocrator” (re universale): nelle chiese
bizantine stava nell’abside. Qui lo si è voluto al centro della chiesa come richiamo
fondamentale alla memoria del cristiano: è anche nell’atteggiamento del “maestro”
con in mano il libro della “Parola”.
Queste due figure iniziali sono rivolte nel senso dell’entrata della chiesa: Maria
Santissima introduce alla conoscenza del Figlio di Dio.
Il terzo medaglione è il più complesso: rappresenta la SS. Trinità secondo la
prefigurazione raccontata nell’episodio della visita dei tra angeli alla tenda di
Abramo. La tradizione patristica ha visto in quella triade una lontana profezia della
Trinità, rivelata in Cristo.
Il pittore ha trovato modo di simbolizzare le tre persone: al centro Cristo che celebra
l’Eucaristia, con ai lati il Padre che tiene il globo del mondo e lo Spirito che agita
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(=soffio) uno stelo. La nota più significativa è il verso con il quale si legge
l’immagine: occorre salire sull’altare e guardare nel senso della navata per scoprire
l’orientamento dell’immagine. Volutamente si capisce il mistero della Trinità se si
passa dall’incontro con il mistero eucaristico.
Allegoria della Santa Trinità nell’apparizione dei
tre angeli ad Abramo Lo Spirito Santo
Nel 2006 è stato realizzato sopra l’altare un medaglione a raggiera che rappresenta
lo Spirito Santo in forma di colomba.
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IL CREDO E I 12 APOSTOLI IL CREDO E I 12 APOSTOLI IL CREDO E I 12 APOSTOLI IL CREDO E I 12 APOSTOLI
Sono state inoltre dipinte, sempre dallo stesso autore, n. 12 tavole (cm 50x45)
rappresentanti gli Apostoli che reggono il cartiglio del Credo, le tavole sono
posizionate sulle lesene dei quattro pilastri centrali all'interno della navata centrale.
Due elementi sono singolari : il cartiglio con gli articoli del Simbolo Apostolico e gli
strumenti di martirio o i simboli metaforici di ogni apostolo.
Secondo il prete Ruffino di Aquileja, vissuto attorno al 400, gli apostoli prima di
separarsi per andare a predicare il Vangelo nel mondo, avrebbero d'accordo,
compilato il riassunto della loro futura predicazione che chiamarono "simbolo" e che
stabilirono quale regola di verità da consegnare ai nuovi credenti.
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LA CONVERSIONE DI SAN PAOLO e L’amboneLA CONVERSIONE DI SAN PAOLO e L’amboneLA CONVERSIONE DI SAN PAOLO e L’amboneLA CONVERSIONE DI SAN PAOLO e L’ambone
Opera di Emilian Nikula, è stato regalato da Don Luigi Re in occasione del
ventesimo della parrocchia, nell’anno paolino 2009. Il quadro suddiviso in due tavole
lignee, rappresenta la caduta da cavallo e la conversione di San Paolo, santo nel cui
volto l’autore ha eseguito il suo autoritratto.
Nello stesso anno, sull’altare, area del culto e della Parola, è stato posizionato un
ambone ligneo (leggio), rialzato in modo da permettere una migliore visione e
ascolto della proclamazione della Parola. L’ambone nella parte frontale, è stato
ornato da una tavola lignea raffigurante il Cristo Maestro che annuncia la Parola,
opera sempre di Emilian Nikula pittore di icone.
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IL CROCIFISSOIL CROCIFISSOIL CROCIFISSOIL CROCIFISSO
Nella controparete laterale sinistra, in parallelo col campanile, si trova il bel
Crocifisso settecentesco che prima si trovava sopra l’altare, come è d’uso in tutte le
chiese, al centro dell’arco trionfale. Per la piccola chiesa era in posizione
sproporzionata e sottratto alla devozione dei fedeli: per questo ora è alla portata degli
stessi fedeli che lo guardano e lo invocano. Il santo simulacro è stato restaurato nel
2002 e riportato ai colori originali.
La croce è risultata essere in legno di pioppo, in passato molto utilizzato perché
essenza di facile reperimento e lavorazione, e inoltre è posteriore, come esecuzione,
al crocifisso stesso.
Il corpo del Cristo è realizzato in legno di tiglio, essenza simile al pioppo, ma di
fibra più compatta e tonalità un po’ più scura e calda. La scultura è stata ricavata da
un unico pezzo di legno che forma il capo e il tronco, al quale sono stati assemblati
gli arti superiori ed inferiori tramite chiodi di ferro. Sulle giunzioni sono stati poi
incollati pezzi di pergamena per attutire del legno sulla successiva pellicola pittorica.
Il chiodo conficcato nei piedi è originale, mentre quelli sulle mani sono di recente
realizzazione.
Sull’arco trionfale dell’altare è stato posto un più ridotto crocifisso in metallo in
modo da non interferire nella visione del catino ornato dell’altare.
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LE VETRATELE VETRATELE VETRATELE VETRATE La nostra chiesa ha incominciato a “parlare” con la luce e i colori delle vetrate alle
finestre. Da quando il colore e le figure hanno fatto la loro comparsa si è, come
d’incanto, rotto il silenzio dei muri e delle panche.
La creazione Il diluvio Decalogo
L’Annunciazione La tempesta placata Le Beatitudini
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L’ efficacia del mezzo usato, la vetrata appunto, sta nel fatto che l’artista, in questa
arte, a differenza di tutte le altre, deve dipingere con la luce: deve saper controllare
una forza potente e deve trasmetterla attraverso il suo intervento espressivo. Il
linguaggio della vetrata è favorito, inoltre, dalla ispirazione biblica delle figure: nella
chiesa, l’ artista sa che deve ispirarsi, per lo più, a scene della Bibbia, perché la
rappresentazione artistica sia di istruzione per il fedele stesso.
Realizzate dal laboratorio Toia Daniele su disegni di Stefania Gallazzi.
DUE NICCHIE : DUE STATUEDUE NICCHIE : DUE STATUEDUE NICCHIE : DUE STATUEDUE NICCHIE : DUE STATUE
Due statue lignee, opere di artisti della Val Gardena, sono state collocate nelle due
apposite nicchie ricavate nelle pareti della chiesetta originale e recentemente fregiate
di finte cornici che ne fanno risaltare la presenza.
A sinistra la statua della Vergine con Bambino, è opera di G.V. Mussner, a destra il
Sacro Cuore, è opera di F. Perathoner: entrambi artisti di Ortisei.
I Cristiani Lo spirito Santo I Magi
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Statua lignea della B.V. Maria
Statua lignea del Sacro Cuore
GLI ANGELI DELLA CONTROfacciataGLI ANGELI DELLA CONTROfacciataGLI ANGELI DELLA CONTROfacciataGLI ANGELI DELLA CONTROfacciata
Realizzati nel 2006, l’Arcangelo Michele mette in comunicazione l’umanità con la
forza divina e l’Arcangelo Gabriele con la grazia divina.
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LE CAMPANELE CAMPANELE CAMPANELE CAMPANE
Le tre campane del nostro campanile con la loro voce argentina, che sa di campagna,
hanno una lunga carriera di svegliarino per tutto il rione: datano tutte e tre della
seconda parte del secolo XIX. Sono molto bene intonate. La caratteristica di ogni
campana riporta i seguenti dati :
- diametro cm 47 , peso 60 kg, nota Sol4
- diametro cm 53,5 peso 85 kg, nota Fa4
- diametro cm 60 , peso 120 kg, nota Mib4
La più piccola, situata verso la casa parrocchiale, è anche la più vecchia: è stata fusa
nel 1877 presso la Fonderia “Bizzozzero di Varese”. La media e la grande sono opera
di un’altra storica fonderia di campane, la Ditta Fratelli Barigozzi di Milano e
risalgono al 1885. Su tutte e tre le campane è raffigurata la crocifissione, sulla più
grande , nella parte alta è riportata l’iscrizione : Vidimus stellam ejus in oriente.
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Ricordo di Emilian Nikula : PittoreRicordo di Emilian Nikula : PittoreRicordo di Emilian Nikula : PittoreRicordo di Emilian Nikula : Pittore Emilian Nikula, classe 1956, nato a Stupini – Bistrita nel cuore della Transilvania in Romania.
Dopo gli studi artistici liceali, a metà anni ’80 viene consigliato dal vescovo di Cluj di studiare da
pittore di chiese, si laurea all’Istituto Superiore d’arte sacra e all’Università di Belle Arti della
Patriarchia ortodossa rumena. Abile maestro nell’elaborare temi sacri porta il suo lavoro a creare
pregevoli icone seguendo l’apparato iconografico tradizionale bizantino.
Dopo alcune esperienze nel suo paese, negli anni ’90 approda a Civitavecchia per dipingere con
pitture murali la Chiesa San Pio X, successivamente dipinge la facciata della chiesa di San Geltrude a
Busto Garolfo e la chiesa di San Francesco in Lainate.
Nel 2003 completa il ciclo pittorico della chiesa del SS.Redentore a Legnanello, realizzando le opere
con la tecnica della tempera all’uovo su muro secco.
Nel 2004 dipinge il catino absidale della chiesa di Santa Teresa del Bambin Gesù , l’anno successivo
dopo aver eseguito la via Crucis alla Cappella di Sant’Erasmo, inizia i cicli pittorici nella chiesa dei
Santi Magi realizzando tutte le pitture murali e i motivi architettonici a contorno.
La sua opera si sposta a Milano presso i frati carmelitani della Chiesa del Corpus Domini realizzando
un dipinto di 350 mq , successivamente a Rescaldina realizza tre pannelli storici inerenti il libro
Marco Visconti di Tommaso Grossi. Una delle sue ultime opere è stata la litografia e il bassorilievo
“Preghiera della Battaglia” in occasione del 60° di fondazione della Famiglia Legnanese.
A metà novembre 2010, scompare improvvisamente lasciando increduli e sbigottiti parenti e amici. Di
lui restano le sue opere a parlarci di un uomo, che ha posto la sua passione e maestria al servizio della
pittura murale di chiese e di icone, per far conoscere e trasmettere a tutti il linguaggio sacro.
Il parroco Don Alessandro Casiraghi con il pittore Emilian Nikula.
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La pubblicazione ricorda il XXV° anniversario della
costituzione della Parrocchia : 1987 - 2011
Parrocchia Santi Magi
Legnano