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Essenze che generano forme: benvenuti nel regno dell’energia sottile! Sintonizzarsi Quando si parla di essenza, la mente comune solitamente reagisce con perplessità, fatica nel mettere a fuoco un concetto preciso cui far corrispondere esperienze del vissuto personale. In molti casi, suggerisce immagini distaccate, che sfuggono alla classificazione tradizionale e disorientano per la facilità con cui svaniscono. Per la maggior parte delle persone, essenza è una soluzione in alcol, impiegata nella produzione di profumi. Eppure questo vocabolo deriva dal latino esse”, ovvero “essere”: curioso che una parola così basica risulti tanto ostica. Esiste tuttavia una percezione chiara della parola “essenza”, concreta e spendibile, esperienza di tutti coloro che in modi diversi entrano in contatto con un diverso ascolto di sé e del mondo che ci circonda attraverso la pratica sportiva, la ricerca artistica, le attività nella natura, lo studio, la meditazione, le relazioni affettive. Costoro sperimentano e testimoniano un diverso modo di stare con e nelle cose, il cui comune denominatore consiste nella capacità di sintonizzarsi con l’esistente e con le molte energie che lo pervadono. Al contrario di come siamo tradizionalmente istruiti a pensare e a utilizzare le nostre abilità, si giunge al risultato mediante la rinuncia al controllo e alla prestazione tout court, concedendosi di diventare parte di qualcosa di più grande di noi a cui possiamo partecipare attivamente, sfruttando i canali ricettivi di cui siamo tutti naturalmente dotati. Questo “abbandono”, questa “fiducia” non devono ingannare: non si tratta di essere in balia degli stimoli e degli eventi, di improvvisare per mancanza di struttura, o di evadere il difficile compito di costruire. Si tratta di sviluppare un diverso ascolto e la capacità di sintonizzarsi con il regno dell’energia cosiddetta sottile. Sintonizzarsi cioè su essenze per generare forme, piuttosto che su forme che generano partiture. Nei linguaggi dell’arte questa preziosa opportunità può arricchire immensamente il bagaglio tecnico già affinato dall’artista, originando composizioni di suoni, movimento, luce, colore o materia che stupiscono per organicità, naturalezza, armonia e l’apparente semplicità con cui dialogano e s’innestano con ciò che li circonda, includendolo nel processo creativo che genera una forma espressiva. Buon risveglio e felice Primavera! (di Daniela Bestetti) pag. 1 I Quaderni - Editoriale I Quaderni di Nuova Scena Antica RIVISTA ON LINE ARTE MUSICA PERFORMANCE I Quaderni di Nuova Scena Antica I Quaderni di Nuova Scena Antica nascono per raccogliere gli incontri significativi avvenuti nel panorama artistico e culturale contemporaneo nazionale ed internazionale. ANNO 7 N. 1 MARZO 2015 RIVISTA TRIMESTRALE ARTE MUSICA PERFORMANCE Redazione Italia direttore responsabile SILVIO DA RU’ project & art director DANIELA BESTETTI Nuova Scena Antica 2015 Alcuni diritti riservati www.nuovascenaantica.it SOMMARIO Editoriale 1 Arte 2 Musica 4 Performance 6 I Quaderni nel mondo 8 GALLERY MARZO 2015. GLI ARTISTI. LE CREAZIONI

I QUADERNI anno 7 n. 1 (marzo 2015)

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Essenze che generano forme: benvenuti nel regno dell'energia sottile! EDITORIALE Sintonizzarsi. ARTE Monia Araldi MUSICA Mariolina Zitta PERFORMANCE Riccardo Meneghini DALL'ESTERO Paolo Troni (Spagna) Vilavox (Brasile)

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Page 1: I QUADERNI anno 7 n. 1 (marzo 2015)

Essenze che generano forme: benvenuti nel regno dell’energia sottile! Sintonizzarsi

Quando si parla di essenza, la mente comune sol i tamente reagisce con perplessità, fatica nel mettere a fuoco un concetto preciso cui far corrispondere esperienze del vissuto personale. In molti casi, suggerisce immagini distaccate, che sfuggono alla classificazione tradizionale e disorientano per la facilità con cui svaniscono. Per la maggior parte delle persone, essenza è una soluzione in alcol, impiegata nella produzione di profumi. Eppure questo vocabolo deriva dal latino “esse”, ovvero “essere”: curioso che una parola così basica risulti tanto ostica.

Esiste tuttavia una percezione chiara della parola “essenza”, concreta e spendibile, esperienza di tutti coloro che in modi diversi entrano in contatto con un diverso ascolto di sé e del mondo che ci circonda attraverso la pratica sportiva, la ricerca artistica, le attività nella natura, lo studio, la meditazione, le relazioni af fett ive. Costoro sper imentano e

testimoniano un diverso modo di stare con e nelle cose, il cui comune denominatore consiste nella capacità di sintonizzarsi con l’esistente e con le molte energie che lo pervadono. Al contrario di come siamo tradizionalmente istruiti a pensare e a utilizzare le nostre abilità, si giunge al risultato mediante la rinuncia al controllo e alla prestazione tout court, concedendosi di diventare parte di qualcosa di più grande di noi a cui possiamo partecipare attivamente, sfruttando i canali ricettivi di cui siamo tutti naturalmente dotati.

Questo “abbandono”, questa “fiducia” non devono ingannare: non si tratta di essere in balia degli stimoli e degli eventi, di improvvisare per mancanza di struttura, o di evadere il difficile compito di costruire. Si tratta di sviluppare un diverso ascolto e la capacità di sintonizzarsi con il regno dell’energia cosiddetta sottile. Sintonizzarsi cioè su essenze per generare forme, piuttosto che su forme che generano partiture. Nei linguaggi dell’arte questa preziosa opportunità può arricchire

immensamente il bagaglio tecnico già a f f i n a t o d a l l ’ a r t i s t a , o r i g i n a n d o composizioni di suoni, movimento, luce, colore o materia che stupiscono per organicità, naturalezza, armonia e l’apparente semplicità con cui dialogano e s’innestano con ciò che li circonda, includendolo nel processo creativo che genera una forma espressiva.

Buon risveglio e felice Primavera!

(di Daniela Bestetti)

pag. 1I Quaderni - Editoriale

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RIVISTA ON LINE !!!!ARTE MUSICA PERFORMANCE

I Quaderni di Nuova Scena Antica I Quaderni di Nuova Scena Antica nascono per raccogliere gli incontri significativi avvenuti nel panorama artistico e culturale contemporaneo nazionale ed internazionale.

ANNO 7 N. 1 MARZO 2015

RIVISTA TRIMESTRALE

ARTE MUSICA PERFORMANCE

Redazione Italia

direttore responsabile SILVIO DA RU’ project & art director DANIELA BESTETTI

Nuova Scena Antica 2015 Alcuni diritti riservati

www.nuovascenaantica.it

SOMMARIO Editoriale 1

Arte 2

Musica 4

Performance 6

I Quaderni nel mondo 8

GALLERY MARZO 2015. GLI ARTISTI. LE CREAZIONI

Page 2: I QUADERNI anno 7 n. 1 (marzo 2015)

Monia Araldi (fotografa) Un incontro inaspettato, una personalità solare e sensibile. Un’accoglienza rara e

una conversazione che subito abbandona il terreno della cordialità scontata che spesso s’impone tra sconosciuti per tuffarsi a capofitto nell’universo denso e variegato che è sempre l’incontro con l’altro, con l’essere umano che non teme, anzi, desidera aprire il suo mondo, assumendosi tutti i rischi del caso, incluso quello di mostrare le proprie fragilità. Si è impressa così l’immagine di Monia Araldi, fotografa parmigiana, che abbiamo intervistato per vedere cosa e come guarda attraverso le lenti della sua macchina fotografica.

Quando hai capito che la fotografia era lo strumento attraverso il quale esprimerti? MA: Prima ancora dello strumento, è stato il procedimento attraverso il quale un’immagine fotografica si rivelava e appariva a catturarmi. Nella camera oscura all’università ho visto il foglio bianco immergersi nella vasca di sviluppo e trasformarsi in immagine. Esprimermi attraverso questo procedimento, attraverso la luce catturata dalla macchina fotografica in un’alchimia capace di tradurre la realtà in visione, mi affascina e mi sconvolge.

Che differenza c’è tra gli altri tipi di fotografia e il reportage? Dal tuo punto di vista, quando uno scatto riesce a bucare la realtà per raccontarla? MA: Il reportage è uno dei generi della scrittura giornalistica. In questo caso forse è meglio parlare di servizio fotografico a scopo giornalistico o documentario: di fotogiornalismo. E’ un linguaggio che ha a che fare con gli uomini e il mondo in cui vivono. Dal mio punto di vista, uno scatto deve saper raccontare, emozionare chi lo guarda e chi ne è coinvolto, provocare una riflessione interiore, lasciare un segno, uno sguardo più attento nel decodificare la realtà. Accade quando in quel fotogramma rimane traccia di ciò che per un istante è stato, quando io stessa mi sento partecipe di quella realtà. Allora riesco anche a testimoniarla.

pag. 2I Quaderni - Arte

ARTE ZOOM ON MONIA

1. Il tuo maggior pregio La perseveranza e la gioia di vivere.

2. Il tuo peggior difetto Sono spesso in ritardo.

3. Progetti per il futuro La preparazione per far diventare 98Anime un l ibro fo tograf ico, affidandomi al crowdfunding e alla divulgazione attraverso la realtà di Vizibol, piattaforma progettata per supportare i progetti che raccontano una storia attraverso il linguaggio delle immagini. Il progetto diventerà parte vitale di una comunità creativa con una campagna sulle pagine del blog Vizibol e sui social networks.

Bio in sintesi di Monia Araldi Fotografa freelance, nasce a Parma, dove studia Conservazione dei Beni Cu l tu ra l i , seguendo i cors i d i Giornalismo con Maurizio Chierici, Tecniche dei mass-media con Gianluigi Colin, Storia della fotografia con Uliano Lucas, Paolo Barbaro, Mario Cresci, Giovanni Chiaramonte e preparando la tesi La Fotografia nei social media con Alberto Salarelli. Successivamente frequenta workshop fondamentali con Francesco Zizola; corso di reportage in b/n al TWP; genesi di un servizio fotografico con Alessandro Gandolfi e il c o r s o d i a l t a f o r m a z i o n e i n Fotogiornalismo presso l’Agenzia Contrasto. Qui approfondisce ogni aspetto del settore, specializzandosi nella fotografia di reportage nel s i s t e m a c o n t e m p o r a n e o c o n preparazione specifica all’attività professionale. Nel 2004 lavora come autodidatta al progetto personale 98Anime, che affronta il tema delle piccole comunità e lo spopolamento delle montagne, esponendolo fino al 2010 in numerose sedi della città di Parma (Palazzo Giordani, Casa del Popolo, Palazzo Pigorini, Casa della Musica, Galleria DA CATIA MAGNI Arte Contemporanea e Comune di Calestano). Cura il progetto grafico e fotografico PUNTO15 (Comune di Parma, Archivio Giovani Artisti) con cui collabora a diversi progetti. Pubblica per l’agenzia fotogiornalistica Foto Up e sulla rivista Witness Journal. !

In alto Maria con orecchini

© Monia Araldi !A lato

Bertino e Mariadele © Monia Araldi

Page 3: I QUADERNI anno 7 n. 1 (marzo 2015)

!Che cosa chiedi ai tuoi lavori personali? Ce ne racconti uno?

MA: Ai miei lavori chiedo di raccontare una realtà, di narrare l’insieme degli eventi nella loro successione cronologica “naturale“. Chiedo che siano dinamici, soggetti a continui cambiamenti. 98Anime, ad esempio, è il mio primo progetto. Nato da un’intuizione, è divenuto un lavoro attraverso continue sollecitazioni e il giusto incontro con un fotografo. Racconta dei 98 abitanti di un piccolo paese, Ravarano, nella provincia di Parma. Vuole descrivere lo spopolamento delle montagne e la vita di chi ha deciso di rimanervi. Racconta delle persone, delle loro Anime. La maggior parte sono anziani, gente che ha conosciuto e vissuto la guerra, lavorato la terra. Qualcuno è emigrato per poi tornare. I loro volti parlano di questo, esistenze che si pongono con fedeltà quotidiana di fronte allo sgretolarsi universale. Racconta il lessico di donne e di uomini nei loro gesti di una semplicità minuta, ma disponibili a comprendere i l inguaggi del la modernità. Individui catturati nella vitalità di un’esperienza cristiana. Ed è proprio su questo sfondo di silenzio che le Anime si stagliano. Un silenzio che forse non si può esprimere, ma lo si può ascoltare; una pausa. Quel s i lenzio necessario per costruire un ritmo, una storia. Non c’è rumore di fondo qui; potrebbe meravigliare, creare disagio, imbarazzare. La storia di queste Anime ha condiviso con me parte di un lungo viaggio comune.

Questo numero tenta di avvicinare il tema delle energie sottili, della possibilità di sintonizzarsi su essenze per generare forme d’arte. Nella tua esperienza di fotografa, che cosa offre e che cosa cambia questa prospettiva rispetto a un approccio più convenzionale? MA: Il nostro corpo fisico è reso vivo e vitale da una struttura energetica generalmente invisibile, ma reale, fatta di forza vitale. Questa è la “mente” e la memoria che guida il corpo fisico, i suoi sistemi. Il corpo sottile è anche guida degli stati di coscienza, delle emozioni, dei pensieri e della creatività. Noi siamo circondati da un numero di energie, ognuna delle quali può avere un profondo effetto sul nostro corpo e pertanto sulla nostra psiche. Tutto questo, nella mia esperienza, offre partecipazione, un’attenzione alla persona, all’essere umano, alla visione sensibile.

Grazie, Monia. (intervista a Monia Araldi del 08.04.2015) !!!!!In alto

L’abbraccio © Monia Araldi !!!

A lato Madonna addolorata

© Monia Araldi !!!!!!!!!!!Tutte le foto pubblicate in questo articolo appartengono al progetto fotografico 98Anime di Monia Araldi.

pag. 3I Quaderni - Arte

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Mariolina Zitta (musica naturale) Una figura esile e potente al tempo stesso, una presenza scenica sensibile e reattiva,

pronta a cogliere le più piccole sfumature dell'ambiente che la circonda e a trasformarle in suoni che interagiscono con il luogo, attraverso l'utilizzo di strumenti musicali naturali e primitivi. E' Mariolina Zitta, musicista nativa di Sondrio, che abbiamo scelto di incontrare per conoscerne l'attività.

Da dove parte la tua formazione musicale e il tuo interesse particolare per l'etnomusicologia? MZ: Non ho avuto una formazione musicale, se non qualche anno dedicato alle percussioni classiche. Sono entrata nel mondo del suono verso i trent’anni grazie all'incontro con Walter Maioli, un artista e ricercatore nell'ambito dei suoni della natura e musica delle origini. Approccio migliore alla dimensione sonora per me non poteva esserci: la pietra, i legni, gli oggetti in osso…, un chiaro risveglio della memoria sonora biologica che ci portiamo dentro. E' una dimensione e un interesse che attingono proprio a quel lungo periodo, avvolto da fascino e mistero, che è la Preistoria, quando ancora l'uomo era un canale aperto con le forze della natura e soprannaturali. Le porte che si sono aperte sono state molteplici: il suono vissuto come strumento di relazione con la dimensione spirituale, l'interesse per la cultura sciamanica, la consapevolezza dell'importanza di un rapporto ecologico con i suoni del mondo, la didattica dei suoni di natura rivolta ai bambini, esperienza ormai ventennale di grande arricchimento.

Che cos'è la “musica naturale”? Quali sono i suoi strumenti e materiali sonori? MZ: Ho cercato di definire con questo termine il genere di atmosfera sonora che si crea con gli oggetti sonori in materiale di natura. Le sonorità che ci offrono gli elementi dei Regni minerale, vegetale e animale le sento vibrare proprio in termini di affinità biologica. Il fatto stesso di tenere fra le mani una conchiglia tromba o dei semplici ciottoli di fiume da percuotere trasmette a livello tattile e sensoriale una sensazione di "parentela" con i nostri tessuti… Per me è così. Inoltre, "musica naturale" perché cadono "naturalmente" gli schemi e le strutture della musica "colta". E' la ricerca del "non ritmo", l'abbandono della melodia: che senso avrebbe suonare una melodia con delle stalattiti che esistono da migliaia di anni? Quando nel 1996 registrai Perle di grotta, il CD sulla musica delle stalattiti, queste furono le mie impressioni del suonare in una caverna: "….Percuoto delicatamente un gruppo di stalattiti che pendono dalla volta. Il silenzio della sala, mosso soltanto dallo stillicidio dell'acqua, si riempie di vibrazioni purissime: perle di grotta. In questi momenti mi faccio terra, lascio che l'anima sonora delle stalattiti si esprima attraverso le mie mani, dialogo con la pietra, ospite del Regno minerale”. Gli strumenti che utilizzo vanno dalle pietre sonore (litofoni, gong, monoliti a sfregamento) agli xilofoni grezzi (platano, tiglio, nocciolo), dagli ossi (flauti, fischietti, corni, sonagliere, raschiatori), alle conchiglie, bamboo, semi, penne… Da quindici anni, infine, ho intrapreso un percorso sensoriale rivolto alla voce: era inevitabile e opportuno aprire un canale sonoro di relazione fra il mio corpo, "strumento vibratorio”, e i suoni di natura. !!

(l’intervista prosegue alla pagina seguente)

pag. 4I Quaderni - Musica

MUSICA ZOOM ON MARIOLINA

1. Il tuo maggior pregio Uno spirito giovane che tende alla consapevolezza.

2. Il tuo peggior difetto Mi spezzo ma non mi piego, scendo poco a compromessi.

3. Progetti per il futuro Una collaborazione con Fausto Radaelli, gong master, per fondere in concerto i suoni della Terra con l’energia sonora pulsante dei gong planetari.

Bio in sintesi di Mariolina Zitta Nata a Sondrio, sono stata atleta professionista di basket. Ho studiato Scienze Motorie e conseguito il diploma in animazione musicale. Nel 1991 l’incontro con il musicista ed etnomusicologo Walter Maioli, dal quale ho ricevuto una sor ta di " i n i z iaz ione" a l suono e a l la paleorganologia, con apprendistato sul campo (ricerca sonora in natura, caverne, siti preistorici, perfmances presso i siti Camuni in Valcamonica). Dal '1994 svolgo attività didattica nelle scuole, conducendo laboratori e incontri concerto. Oltre a concerti di "musica delle origini" e performances di genere naturalistico in Italia e all'estero (Convegno internazionale di Speleologia in USA), ho pubblicato CDs di genere "ambiente", fra i quali Perle di Grotta (musica delle stalattiti) e Concert for bats (suoni dei pipistrelli), registrati dal vivo in grotta. Fra le collaborazioni, quella con il musicista Alio Die. Sono stata performer di video per RAI, Televisione Svizzera e video indipendenti ed autrice per la DeAgotini di testi scolastici sulla Musica Naturale. Conduco laboratori/concerto SuonoSapiens ed eventi rivolti alle scuole pubbliche, parchi naturali, enti museali. Ho praticato per 12 anni KiAikido, arte della percezione e meditazione in movimento. Sono insegnante di Metodo funzionale della voce L ich tenberg, de l Metodo Feldenkrais e operatrice massaggio sonoro con campane tibetane. Mi relaziono col sociale e con le diverse abilità come insegnante di sostegno part time nella scuola. Vivo e lavoro a Milano. !www.musicanaturale.it www.mariolinazitta.altervista.org https://www.youtube.com/watch?v=2zYyUyLOkBc

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La dimensione energetica di un luogo quanto e come

incide sulla performance? Esistono nella tua esperienza luoghi misteriosamente evocativi, al di là della bellezza naturale che li contraddistingue? MZ: Inevitabilmente i luoghi emanano la loro forza quanto più sono poco accessibili, così da coglierne la loro dimensione incontaminata. L'esperienza mi porta a riconoscere l'atmosfera di un luogo, ma credo anche che questo a sua volta crei un quadro simbiotico con questi oggetti sonori. Sono certamente "strumenti poveri", ma possiedono la carica dell'essenzialità e della purezza; il modo di disporli al fine della performance non è mai casuale, sento che ogni oggetto ha una sua eleganza e una propria storia molto antica, anche un esile fischietto in osso. Litofoni di ardesia e serpentino dello strumentario che metto a disposizione in vent’anni di attività didattica nelle scuole sono stati percossi e suonati da centinaia di bambini: ci si può immaginare l'entusiasmo e l'energia assorbita da queste pietre! La disposizione degli oggetti prima di un concerto diventa quindi per me una sorta di feng shui, per sentire che faccio parte di uno spazio che ha un significato. Certo, se si parla di luoghi evocativi, il pensiero va subito alla grotta: iniziazione - silenzio - buio - paura - coraggio - utero - materia - arte – simboli. Lo spazio protetto e umido della caverna amplifica in modo sorprendente i giochi di riverbero, echi e sibili attorno a chi suona. Anche il silenzio ha un che di surreale. E poi ci sono i luoghi dove per me si avverte davvero il sacro: sono gli asili. Si avverte una qualità di ascolto sensoriale totale; davvero l’incanto perduto.

Questo numero sfiora il tema della capacità di lavorare con l'energia sottile attraverso i linguaggi dell'arte. In che modo la tua attività entra in contatto con questo livello percettivo dell'esistente? MZ: Credo che l'insegnamento che ho fatto mio, percorrendo la via del suono, sia quello di procedere sulla via che porta all'essenzialità. Le energie sottili per rivelarsi a noi chiedono canali percettivi "puliti " a livello organico, ma anche puliti dal "troppo": dalla troppa azione, dalla troppa tensione alla performance. Entrare in contatto con il livello percettivo dell'esistente è vivere nell'interiorità fisiologica uno stato di "calma motoria". La vibrazione, come componente energetica del suono, ha in sé la peculiarità di penetrare e mettere in risonanza gli spazi più profondi dei nostri tessuti: è l'inizio di un processo energetico che inevitabilmente cambia anche il nostro modo di rapportarci con l'esterno e con gli eventi.

Grazie, Mariolina. (intervista a Mariolina Zitta del 16.03.2015)

pag. 5I Quaderni - Musica

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Riccardo Meneghini (danzatore, performer, coreografo) Agile, preciso, potente, duttile. Rigore e libertà si fondono armonicamente nel

movimento di Riccardo Meneghini, danzatore e performer nato in Italia e trasferitosi a Leeds (Inghilterra), che abbiamo scelto di intervistare e conoscere un po’ più da vicino.

Come nasce la tua passione per la danza? Che cosa ti ha portato dall’Italia in UK? RM: Fisicità, immaginazione, corpo, movimento, dinamica: fin da piccolo il mondo cinetico era il mio luogo di gioco e scoperta. Amavo arrampicarmi sugli alberi, sugli armadi di casa, sulle persone, correre a perdifiato saltando nei boschi, la domenica, quando andavo in montagna con i miei genitori. Sono cresciuto a stretto contatto con la natura (in Trentino) facendo tanto sport agonistico: atletica, calcio, judo e nuoto. La danza è sempre stata qualcosa che mi attirava, mi divertiva: la mia camera da ragazzo era un palcoscenico in cui viaggiavo con la fantasia. Un breve corso alla colonia estiva, la passione per Michael Jackson, le coreografie delle sigle televisive di Lorella Cuccarini e Heather Parisi: questi i primi incontri con la danza attorno ai dieci anni. A sedici, ero in cerca di nuovi stimoli: fissai un provino per una squadra di pallavolo locale, ma pochi giorni prima incontrai un’amica che insistette per mostrarmi il video del saggio della sua scuola di danza e ne rimasi folgorato... “Voglio fare questo!” e cominciai con l’hip-hop. Da subito fui pervaso da una forte passione e dalla convinzione che questa sarebbe stata la mia strada. Era danza e movimento ovunque, anche quando ero addormentato a letto: mi libravo in spazi dentro e fuori di me… Quanta gioia! Nei momenti difficili della mia carriera sono sempre tornato a riconnettermi con questa sensazione, per ricordare il motivo che mi porta a seguire questo percorso. Quello che mi spinge da dentro mi è talmente chiaro che non posso nascondermi dietro scuse o paure, così gli ostacoli svaniscono e avanzo. Certo, quando nella vita capitano grandi difficoltà diventa più arduo riuscire a mantenere un ascolto fine con il proprio io profondo. Dopo le superiori continuai gli studi all’ISEF di Verona e in quegli anni feci l’audizione per entrare a far parte dell’Accademia Isola Danza, un corso per professionisti organizzato da Carolyn Carlson, al tempo direttore artistico della Biennale di Danza, passandola e ritrovandomi per cinque mesi incredibili a Venezia, durante i quali ho avuto l’opportunità di studiare tecnica, improvvisazione e composizione con maestri internazionali della danza contemporanea. Fu Susan Sentler, al tempo insegnante al Laban Center di Londra, ad offrirmi la possibilità di andare in Inghilterra per far parte di Transitions, la compagnia della scuola. Inizialmente ignorai la proposta, determinato a terminare l’ISEF prima di dedicarmi completamente alla danza, ma poi mi resi conto che era un‘occasione da non perdere. Ne parlai con i miei genitori, non molto entusiasti dato che il corso di studi (diploma in performance) avrebbe comportato spese non indifferenti, così mi adoperai per una borsa di studio, che mi fu data da Marion North (Direttore Artistico del Laban Center a quel tempo) e dalla Provincia Autonoma di Trento. Alla fine del corso decisi di rimanere in UK e trovare lavoro.

pag. 6I Quaderni - Performance

PERFORMANCE ZOOM ON RICCARDO !1. Il tuo maggior pregio Una personalità solare e contagiosa.

2. Il tuo peggior difetto Vivo nel mio ordine, che a molti può sembrare confusione.

3. Progetti per il futuro Un nuovo duetto che porterò in scena a settembre a Silandro (19.09.2015). Continuo a lavorare con Carolyn Carlson Company con la nuova creazione NOW. Il nuovo progetto Meeting the Odyssey con Scarlattine Teatro.

Bio in sintesi di Riccardo Meneghini Diplomato I.S.E.F. (Verona) nel 2002, si forma in scuole di danza private e nel 2001 frequenta l’Accademia Isola Danza della Biennale di Venezia sotto la direzione di Carolyn Carlson. Entra a far parte di Transitions al Laban Centre (Londra, 2001/02), diplomandosi in Performance con merito. E’ coinvolto in progetti in UK, Francia, Italia. Ha lavorato con coreografi come Carolyn Carlson, Russell Maliphant, Rui Horta, Didi Veldman, Janet Smith, Liv Lorent, Malou Airaudo e compagnie come Scottish Dance Theatre, progetto di ricerca con DV8 Physical Theatre, Company Chameleon, CCN Robuaix, B a l l e t t o T e a t r o T o r i n o . Contemporaneamente sviluppa una propr ia visione del movimento, l a v o r a n d o c o m e p e r f o r m e r , insegnante, coreografo e avvalendosi spesso d i mus iche or ig inal i in collaborazione con i compositori Demetris Zavros e Jered Daniel Sorkin. Insegna contact improvisation, tecnica r e l e a s e , c o n t e m p o r a n e a , improvvisazione, seminari creativi, e d o c e n z e p r e s s o S c h o o l o f Contemporary Dance (Leeds, UK), Millenium2000, Codarts Rotterdam Dance Academie (Olanda), Fondazione Bartolamei, Daf Dance Arts Faculty (Roma), Contact Festival Freiburg (Germany), Contact Festival Dartington (UK), Trentino Danza Estate, Moving East (Londra), Phoenix Dance Company (UK), Skänes Danceteatre (Svezia), Balbir Singh Dance Company (UK). Nel 2 0 1 3 è s t a t o s c e l t o c o m e rappresentante del Trentino Alto Adige per la rete nazionale di danza Anticorpi XL con il solo Je me Souviens.

www.riccardomeneghini.com https://www.facebook.com/riccardomeneghini.dnc Twitter:@Riccardo_Me

Page 7: I QUADERNI anno 7 n. 1 (marzo 2015)

Quali incontri hanno particolarmente segnato il tuo percorso artistico e perché? Che cosa devi alla contact improvisation, di cui sei un abile portavoce? RM: La danzatrice – insegnante - amica Maria Tullia Pedrotti: con lei ho fatto il mio primo percorso nella contact improvisation. Mi aiutò ad indirizzarmi quando espressi il desiderio di intraprendere la carriera di danzatore. Vent’anni fa si sapeva poco su come e dove andare a studiare, non esisteva internet sul cellulare! Janet Smith, direttrice artistica di Scottish Dance Theatre, compagnia con cui ho lavorato per tre anni (2003>06): guida preziosa, ha saputo farmi crescere come performer ed insegnante, cercando di contribuire al mio sviluppo come artista poliedrico, capace di cavarmela in ogni situazione, facendomi approfondire la tecnica, l’interpretazione, l’importanza di condividere ed essere generosi in una situazione di gruppo e creativa. Carolyn Carlson: con la sua presenza, l'energia, la poesia nelle sue coreografie disegnando con i corpi, con immagini e motion, è grande fonte d’inspirazione. Mi ha dato l'opportunità di poter far parte di molte sue creazioni negli ultimi sei anni, offrendomi lo spazio di esprimermi per dare il meglio di me sotto la sua guida. La contact è incontro, libertà: grazie ad essa ho la possibilità di intrecciarmi con diverse culture, religioni, lingue e creare un contatto fisico, animale, emozionale, umano.

Rapporto con lo spazio e con il pavimento. Per utilizzare una tua espressione, che cosa significa “permettere al movimento di nascere tra la relazione cielo-terra”? RM: Recentemente ho seguito un percorso di trattamenti Rolfing, tecnica che lavora sul riallineamento del corpo tramite la manipolazione del tessuto connettivo. Durante le sedute si è parlato spesso di forza di gravità e ho realizzato quanto questa forza fisica stimoli la mia danza: è una Forza che va verso il centro della terra e che allo stesso tempo rimbalza per tornare verso il cielo. Se la gravità non esistesse, noi non avremo mai raggiunto la verticalità, siamo in un continuo stato di caduta (verso terra) ed estensione nello spazio (cielo). Questo scambio fra dimensioni crea un’onda che possiamo imparare a cavalcare con leggerezza e gioco tramite la nostra danza.

Questo numero dedica attenzione all’ascolto dell’energia sottile come opportunità per generare forme nei diversi linguaggi artistici. Nella tua esperienza di performer, soprattutto nella creazione estemporanea, dove conduce e cosa offre questo tipo di sintonizzazione? RM: Penso che questo tipo di ascolto porti alla sorpresa. Riuscire a seguire l’ascolto sottile permette di mettere da parte il piccolo ego del performer e di scoprire nuovi modi di interpretare, rimanendo allo stesso tempo coerente con me stesso, prendendo in considerazione le mie possibilità fisiche e valorizzando i miei bisogni in quel momento. Penso che questo sia alla base del processo creativo.

Grazie, Riccardo. (intervista a Riccardo Meneghini del 25.03.2015)  !!!!!!!Nella pagina precedente

Riccardo Meneghini foto Chris Nash !!!

Sopra Je me souviens (solo)

di e con Riccardo Meneghini !!!A lato

Riccardo Meneghini foto Max Ruiz !

pag. 7I Quaderni - Performance

Page 8: I QUADERNI anno 7 n. 1 (marzo 2015)

Ed ora la parola ai nostri portavoce dall’estero per scoprire cosa succede nel resto del mondo

pag. 8I Quaderni nel Mondo

I Quaderni nel mondo (ES) Daniela De Marchi

T r a l e a r t i p e r f o r m a t i v e , l a musica è quella che m a g g i o r m e n t e s ’ i d e n t i f i c a c o n l'energia pura. Priva di fisicità, si serve dei m u s c o l i e d e l

cervello dell'interprete, senza il quale la partitura rimarrebbe muta. Ancora più eterea è la musica a t r a s m i s s i o n e o r a l e , l a c u i sopravvivenza è ancorata alla memoria collettiva, o a una casta di custodi del patrimonio sonoro. Nel primo caso, la partitura è in sé "forma e contenuto"; nel secondo, la "forma" si ricrea solo al momento d e l l ' e s e c u z i o n e . I l c o m p i t o dell’interprete è perciò vitale: grazie a lu i , i l "gesto" creatore del compositore (o di una comunità di autori anonimi) si traduce in energia del presente che si manifesta. Un gesto che non può fare a meno della “forma" - architettura portante e autogiustificante - se vuole r iscattarsi dal l ' improvvisazione effimera dell'attimo fuggente.

www.danielademarchi.es !(BR) Sergio Nunes Melo

“ E s s e n z a ” è u n a parola rischiosa che i n f a s t i d i s c e l ’ a t t e g g i a m e n t o dottrinario radicale del postmodernismo. Se penso alle forme che nascono da

un’essenza, penso a Vilavox, un gruppo di teatro di Salvador che sviluppa un linguaggio personale per affermare un’identità nei confronti della comunità povera a cui appartiene. Ne Il Segreto dell’Arca di Trancoso viene proposto al pubblico uno sguardo rinnovato della realtà circostante, affermando “S iamo qu i e poss iamo fare qualcosa di straordinario”. Suonare strumenti, ballare, saltare, cantare, creare personaggi da maschere: un allestimento che sorge da un modo irrinunciabile di essere, che risponde all’urgenza di ciò che non si può contenere, e che appartiene a una categoria che non può essere negata. L’essere, appunto, che sebbene dinamico, ha un suo modo, una “esserità”.

In questo numero Daniela ha scelto per noi

PAOLO TRONI. Compositor, director de orquestra y músico versátil (profesor, arreglista y luthier artesano). Paolo es otro músico que ha dejado Milán para Barcelona. Qué "esencia" has venido a buscar en Catalunya? PT Mi llegada a Barcelona está muy ligada a razones personales. Me

esperaba encontrar una ciudad abierta con personas disponibles y menos estresadas. Y no me equivoqué!

En tu actividad como director, qué prioridades pides a tus orquestales al momento de traducir los signos del pentagrama en música viva? PT Eso depende mucho del estilo, no es lo mismo interpretar Bach que Boulez. En línea general, mi objetivo es que la música sea comprensible y eso se obtiene trabajando las frases musicales y la forma de la composición.

La referencia de todo músico clásico es la partitura y la energía escondida entre las notas. Qué lugar tiene hoy en día el arte de la improvisación? PT Depende del estilo musical. En el jazz la improvisación es muy común, en la música clás ica no. En los s ig los pasados hubo compositores capaces de improvisar de todo, h a s t a l a s f u g a s m á s c o m p l i c a d a s ! Desafortunadamente hoy en día esto se ha perdido. Creo que la improvisación tendría que volver a estar incluida en el curriculum artístico del músico clásico actual.

www.paolotroni.com https://www.facebook.com/musicam2 https://www.youtube.com/user/direzioneorchestra

In questo numero Sergio ha scelto per noi

VILAVOX. The Secret of the Trancoso’s Ark. The Secret of the Trancoso’s Ark, by Vilavox, a Salvador-based theatre company, is one of these stagings of a fable for young playgoers that can be fully enjoyed by adults and arguably only understood in depth by the latter. The plot interweaves the threads of several characters

and dramatizes how each one of them literally views what is inside the ark throughout its trajectory. It metaphorically conveys the classic message that human beings typically set forth in search of whatever they are prepared to find, suggesting that every journey is a movement towards one’s self. Since all characterizations are based on masks and since music is a recurrent device both for accentuating atmospheres and connecting episodic scenes, this piece brings the commedia dell’arte to our minds, and fortunately without intending to reenact its vestiges - an operation that is usually doomed. From where I stand, this is actually a possible reconfiguration of the famous early modern performative idiom’s essence. For an appreciation of a register of the show go to:

https://www.youtube.com/watch?v=bwspC-vxAj8

Page 9: I QUADERNI anno 7 n. 1 (marzo 2015)

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pag. 9I Quaderni di Nuova Scena Antica

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RIVISTA TRIMESTRALE ANNO 7 N. 1 - MARZO 2015 !IN QUESTO NUMERO Hanno collaborato: Daniela De Marchi (ES), Sergio Nunes Melo (BR) !Desideriamo ringraziare: Monia Araldi Mariolina Zitta Riccardo Meneghini !ARTE MUSICA PERFORMANCE

!Il prossimo appuntamento è per giugno 2015

con un nuovo numero de I QUADERNI. Arrivederci!