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Tensione tra gli opposti: l’arte di conciliare il duello tra spirito e materia Un approccio inconsueto La creazione artistica è un processo molto particolare e misterioso attraverso il quale un individuo dà forma a ciò che sente di voler comunicare al mondo. A questo processo concorrono molti elementi: alcuni interni all’individuo, che emergono proprio nel tentativo di esprimersi, altri esterni, ereditati dall’educazione, dalla formazione, dal grado di contaminazione che il mondo ha esercitato su di noi. Può accadere che l ’ o p e r a d ’ a r t e n o n s i a d e c i s a aprioristicamente nemmeno dal suo stesso creatore: prende forma nel suo farsi e solo allora, quando è fatta, rivela qualcosa dell’autore al pubblico e al pubblico del mondo. In alcuni casi questo processo è lineare, non incontra resistenze in corso d’opera; in altri è un cammino più tortuoso, dove ogni singolo gesto può portare in una direzione o in un’altra, se non addirittura generare una tensione per via degli elementi chiamati in campo che, strofinandosi gli uni con gli altri, generano attrito prima di trovare una conciliazione nella forma che prenderà. Il tema della tensione tra gli opposti è uno tra i più appassionanti rispetto alla genesi dell’opera d’arte. Pur non riguardando tutte le opere e tutti gli artisti, alcune delle creazioni più intriganti nascono proprio da questo tipo di dialettica, dallo “sforzo” di mettere in comunicazione spirito e materia. Che sia gioioso o conflittuale, questo tentativo pone l’artista in una posizione particolare, quasi incerta, dove il “controllo” sull’opera è una sfida da vincere in ogni creazione e dove ogni creazione è un passo avanti nel tentativo di dare forma alla propria sensibilità. Non è questione di virtuosismo, bravura, o maestria, quanto di “tensione” appunto: una specie di valore aggiunto che sprigiona dall’opera, che prescinde il tema e la forma che assume, che parla dell’atteggiamento e della relazione in cui l’artista si è posto a dispetto dell’opera stessa. Chi intende il fare arte come conseguenza di un risultato conseguito, come esibizione di una padronanza tecnica per quanto stupefacente e raffinata, difficilmente si imbatterà in questo duello; per tutti gli altri la scommessa, la ricerca e il confine rimangono aperti. Un po’ come dire che ci sono artisti che definiscono l’opera e opere che definiscono gli artisti. (di Daniela Bestetti) I Quaderni - editoriale pag.1 I Quaderni di Nuova Scena Antica GALLERY SETTEMBRE 2012. GLI ARTISTI. LE CREAZIONI I Quaderni di Nuova Scena Antica I Quaderni di Nuova Scena Antica nascono per raccogliere gli incontri significativi avvenuti nel panorama artistico contemporaneo internazionale ANNO 4 N. 3 SETTEMBRE 2012 RIVISTA TRIMESTRALE ARTE MUSICA PERFORMANCE Redazione Italia direttore responsabile SILVIO DA RU’ project & art director DANIELA BESTETTI Nuova Scena Antica 2012 Alcuni diritti riservati www.nuovascenaantica.it RIVISTA ON LINE ARTE MUSICA PERFORMANCE SOMMARIO Editoriale 1 Arte 2 Musica 3 Performance 4 I Quaderni nel mondo 5

I QUADERNI anno 4 n. 3 (settembre 2012)

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Tensione tra gli opposti: l'arte di conciliare il duello tra spirito e materia. EDITORIALE: Un approccio inconsueto ARTE Davide Dall'Osso MUSICA Simone Movio PERFORMANCE Silvia Di Landro DALL'ESTERO Zita Màté (Spagna) e The freaky mother (Brasile)

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Page 1: I QUADERNI anno 4 n. 3 (settembre 2012)

Tensione tra gli opposti: l’arte di conciliare il duello tra spirito e materiaUn approccio inconsueto

La creazione artistica è un processo molto particolare e misterioso attraverso il quale un individuo dà forma a ciò che sente di voler comunicare al mondo. A questo processo concorrono molt i elementi: alcuni interni all’individuo, che emergono proprio nel tentativo di e sp r imer s i , a l t r i e s te r n i , e red i ta t i dall’educazione, dalla formazione, dal grado di contaminazione che il mondo ha esercitato su di noi. Può accadere che l ’ o p e r a d ’ a r t e n o n s i a d e c i s a aprioristicamente nemmeno dal suo stesso creatore: prende forma nel suo farsi e solo allora, quando è fatta, rivela qualcosa dell’autore al pubblico e al pubblico del mondo. In alcuni casi questo processo è lineare, non incontra resistenze in corso d’opera; in altri è un cammino più tortuoso, dove ogni singolo gesto può portare in una direzione o in un’altra, se non addirittura generare una tensione per via degli elementi chiamati in campo che,

strofinandosi gli uni con gli altri, generano attrito prima di trovare una conciliazione nella forma che prenderà.

Il tema della tensione tra gli opposti è uno tra i più appassionanti rispetto alla genesi del l ’opera d’arte. Pur non riguardando tutte le opere e tutti gli artisti, alcune delle creazioni più intriganti nascono proprio da questo tipo di dialettica, dallo “sforzo” di mettere in comunicazione spirito e materia. Che sia gioioso o conflittuale, questo tentativo pone l’artista in una posizione particolare, quasi incerta, dove il “controllo” sull’opera è una sfida da vincere in ogni creazione e dove ogni creazione è un passo avanti nel tentativo di dare forma alla propria sensibilità. Non è questione di virtuosismo, bravura, o maestria, quanto di “tensione” appunto: una specie di valore aggiunto che sprigiona dall’opera, che prescinde il tema e la forma che assume, che parla dell’atteggiamento e della relazione in cui l’artista si è posto a dispetto dell’opera stessa. Chi intende il fare arte come

conseguenza di un risultato conseguito, come esibizione di una padronanza tecnica per quanto stupefacente e raffinata, difficilmente si imbatterà in questo duello; per tutti gli altri la scommessa, la ricerca e il confine rimangono aperti. Un po’ come dire che ci sono artisti che definiscono l’opera e opere che definiscono gli artisti.

(di Daniela Bestetti)

I Quaderni - editoriale pag.1

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GALLERY SETTEMBRE 2012. GLI ARTISTI. LE CREAZIONI

I Quaderni diNuova Scena AnticaI Quaderni di Nuova Scena Antica nascono per raccogliere gli incontri significativi avvenuti nel panorama artistico contemporaneo internazionale

ANNO 4 N. 3 SETTEMBRE 2012

RIVISTA TRIMESTRALE

ARTE MUSICA PERFORMANCE

Redazione Italia

direttore responsabile SILVIO DA RU’ project & art director DANIELA BESTETTI

Nuova Scena Antica 2012 Alcuni diritti riservati

www.nuovascenaantica.it

RIVISTA ON LINE

ARTE MUSICA PERFORMANCE

SOMMARIO Editoriale 1 Arte 2 Musica 3 Performance 4 I Quaderni nel mondo 5

Page 2: I QUADERNI anno 4 n. 3 (settembre 2012)

Davide Dall’Osso (scultore, artista visivo)Lo studio sul corpo, lo spazio e la materia segnano il suo cammino fin dagli esordi,

assecondando la passione per il teatro, la danza e le arti visive. La sua scultura, scoperta e scelta nel tempo come mezzo di espressione, impiega materiali che dialogano con la luce, cattura per la dimensione delle realizzazioni e la dialettica espositiva con altri linguaggi. Parliamo di Davide Dall’Osso, scultore e artista visivo milanese, che in un ventennio ha saputo evolversi alla ricerca di una poetica personale, fortemente evocativa.

Tu nasci come attore di teatro. Come sei arrivato dalla scena alla scultura?DD: Nasco come attore di prosa, è vero, ma la mia formazione accademica è avvenuta in una scuola di teatro “anomala” nel panorama italiano: la Paolo Grassi, chiamata dagli allievi di quegli anni la Civica. Lì ho appreso l’importanza della contaminazione fra i linguaggi dell’arte: il teatro, la danza, la musica, le arti figurative e visive davano vita alla “drammaturgia” nella maggior parte degli spettacoli o delle coreografie degli allievi. Quindi da subito ho avuto l’opportunità di sperimentarmi a 360°. Ed è li, mentre ero allievo, che ho cominciato a lavorare la materia e ad inserire i miei primi lavori scultorei nelle performances o nei piccoli monologhi. Da una scuola “anomala” non poteva che nascere uno scultore anomalo; gli artisti a cui mi ispiro non sono i maestri delle arti figurative, ma sono la Societas, la Fura, Pina Bausch, De Berardinis, Neiwiller, Merini, Manfredini. Da loro la poetica ed il forte dinamismo delle mie sculture, la ricerca di un continuo divenire delle forme da me realizzate attraverso la complicità della luce, che le attraversa e le trasforma e per questo la necessità che l’opera d’arte crei emozione in chi la vede, sino ad aspirare alla catarsi dell’animo di chi, soffermandosi, nell’opera si riconosce. Quando posso salgo ancora sul palcoscenico, solamente che quelle tavole oggi le calco con le mie sculture.

Che ruolo gioca la materia nelle tue opere? Che materiali impieghi e perché?DD: La materia è la pelle della poetica di uno scultore. La scelta dei materiali avviene con il tempo, attraverso il lavoro e la sperimentazione. I materiali che utilizzo sono i policarbonati. Le opere realizzate con questo materiale sono spesso trasparenti, rimandano al vetro grezzo, al suo scarto fuso, mutano continuamente nell’arco della giornata a seconda della luce che le attraversa. Queste opere sembrano vivere nel limbo dell’incompiuto, sempre sul punto di nascere o di sparire, sempre incomplete o ormai sfilacciate dal tempo. Utilizzo quasi completamente materiali di recupero (scarti industriali, ad esempio).

La luce, naturale o artificiale, è una dominante nei tuoi lavori: qual è la relazione con questo elemento nei tuoi progetti?DD: La luce, come ho già detto, ha un ruolo fondamentale nella mia scultura. È il 55% del mio lavoro. Quando realizzo una scultura, fondo la materia che le darà corpo e la modello affinché la luce possa fermarsi o scivolare via. La luce ridefinisce l’opera, trasformandola magicamente.

Questo numero è dedicato alla tensione tra gli opposti e all’opera d’arte come strumento per tentare una conciliazione, ad esempio tra spirito e materia: qualche commento?DD: La scultura è la più materica delle arti e proprio per questo la più sorprendente quando riesce a mostrare il suo opposto, il vuoto, l'incompleto oppure il mutare, il divenire; usare la materia per fare apparire lo spirito. Il fine della mia creazione è riuscire a mostrare quello che a volte intuiamo vedendo attraverso quello che rimane. Per questo la luce che attraversa i materiali trasparenti è fondamentale: essa crea dove la matteria finisce o meglio dove la materia non può più creare. Quello che si vede è quello che non riesco ancora a mostrare. Arrivare ad un solo segno per definire uno spazio, una tensione, uno stato dell'animo. Sfiorare il grado zero della materia per definire l'indefinibile.

Grazie, Davide. (intervista a Davide Dall’Osso del 10.09.2012)

I Quaderni - arte pag. 2

ARTEZOOM ON DAVIDE1. Il tuo maggior pregioRimettermi sempre in gioco.

2. Il tuo peggior difettoNon rendermi conto quando bisogna mollare.

3. Progetti per il futuroUn’idea che da tempo faceva sentire le sue ragioni: realizzare una serie di oggetti di arredamento e design, una produzione sulla scia di Gaetano Pesce. Una casa nel mezzo di verdi colline, magari in Val D’Elsa.

Bio in sintesi di Davide Dall’OssoLa passione per il teatro, la danza e le arti visive lo induce da subito a scegliere la contaminazione dei linguaggi, stimolando lo studio sul corpo, lo spazio e la materia. L'artista si interroga sulla valenza emotiva-emozionale dell'arte e sulla sua funzione pubblica come motore di cambiamento sociale. Insieme ai colleghi dell'associazione A.I.D.A. si impegna in diversi progetti, tra cui un lavoro di ricerca teatrale triennale con i detenuti del carcere minorile Beccaria di Milano, con i quali costruisce un linguaggio fatto di forte fisicità e ritmo, espresso in più spettacoli. Nel contempo, dal teatro e in particolare dal lavoro compiuto sulle grandi installazioni degli spettacoli itineranti di Enrique Vargas, trae ispirazione per sperimentare l'uso della scultura. Ad interessarlo fin dagli esordi è la possibilità di creare una chiave di lettura della spiritualità d e l l ’ u o m o c o n t e m p o r a n e o , ricercando, soprattutto attraverso la psicologia e i “nuovi rituali tribali”, le molteplici forme consce e non che essa ha assunto “uscendo” dalle religioni. Questo aspetto connoterà il suo intero percorso artistico. Numerose le mostre personali e collettive (tra cui 54° Biennale di Venezia, Fuori Salone e Galleria BAD a Milano, ARTE Cremona, Galleria Artrè Genova, Palazzo Farnese a Piacenza, Castello di Frontone), le installazioni site-specific (tra cui Rotonda della Besana e Stazione Centrale a Milano, Palazzi dei Rolli e Palazzo Ducale a Genova, Castello Estense a Ferrara) e le collaborazioni per il teatro e la danza , r ea l i z zando e l emen t i scenografici e abiti-scultura in fusione di policarbonato. Nato a Pesaro, vive e lavora a Milano. 

www.davidedallosso.ithttp://www.youtube.com/watch?v=esd70vKE7jI

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Simone Movio (compositore, chitarrista)Difficile inquadrare, difficile classificare. Abbandonato il familiare terreno della

melodia tradizionalmente intesa, approdiamo in un altro regno, fatto di percezioni sottili, di attimi che si dilatano e svaniscono, dove il suono, il timbro, il dettaglio infinitesimale modificano l’abitudine consueta al tempo e allo spazio. La dimensione della musica di Simone Movio ci immerge in un universo molto particolare, fatto di immagini e sensazioni che sembrano dare voce all’inesprimibile.

Attraverso quali esperienze ti sei scoperto compositore?SM: Iniziai da solo, in maniera ingenua, incosciente, poi nel periodo degli studi chitarristici la questione si fece decisamente più intensa per approfondire la mia preparazione di musicista. Rapidamente prese il sopravvento, un fiume in piena.

Le tue composizioni sono mai state ispirate da altre arti (letteratura, fotografia, pittura) e se sì in che rapporto si pongono con quelle opere?SM: Mah, forse sì se penso alla letteratura e nello specifico a Borges, Pound o Bernhard, ma necessariamente l'arte in generale deve ispirare. Possiamo “studiare” (attraverso partiture, libri, quadri, etc...) con grandi Maestri che ci hanno preceduto e ci sopravviveranno: sto parlando della loro Essenza, non di un qualsiasi aspetto specifico, quello che Pound chiama “il trucchetto”…

Come scegli gli strumenti cui affidare le partiture? Nascono già con la “voce” giusta?SM: Bene, a volte le richieste degli ensembles sono precise, ma pensare un suono è qualcosa che inizialmente non concerne gli strumenti, è uno sforzo puramente immaginifico. Quello che risuona così ossessivamente (… per me è così …) e forse “chiaramente” nell'orecchio interno deve essere poi con fatica e fantasia ricreato attraverso gli strumenti a disposizione, intuito, ed in qualche maniera strumentato. In ogni caso un bel suono non è un pezzo: un pezzo necessita di organizzazione, di architettura, del processo compositivo insomma.

Questo numero parla della tensione tra gli opposti nell’opera d’arte, ad esempio tra spirito e materia: come si riflette questa dinamica nella tua musica?SM: Realmente la musica riesce a relazionare un mondo del tutto astratto/interiore con qualcosa di estremamente materico. Sto incominciando in questi giorni a lavorare ad Incanto IV per flauto, sax, percussioni e pianoforte. Quello che ha messo in moto tutta una serie di processi (che Kandinskij definisce “necessità interiore”) è l'idea di una dimensione dell'incanto, meno innocente di quanto si pensi perché contempla anche i meccanismi dell'ossessione. Ma dall'idea bisogna passare poi alla composizione, ovvero dall'astratto all'utilizzo del suono come materia, all'intuizione di una forma complessiva, alla definizione di strutture e procedimenti. Ogni pezzo deve essere un qualcosa d'apparentemente impossibile, un muro invalicabile che soltanto uno sforzo superiore alle personali possibilità possa far oltrepassare, a volte in maniera imprevista; ebbene, le facoltà acquisite nel superamento della prova devono diventare soltanto il punto di partenza per il superamento di quella successiva. Vivere di rendita porterebbe solo ad una pratica e spregevole atrofia. E' necessaria una tensione continua, questo è quello

che penso.Grazie, Simone.

(intervista a Simone Movio del 21.10.2012)

I Quaderni - musica pag. 3

MUSICAZOOM ON SIMONE1. Il tuo maggior pregioMah, non saprei. Non credo di essere ne l l a po s i z i one m ig l i o re pe r rispondere.

2. Il tuo peggior difettoMah, non saprei. Non credo di essere ne l l a po s i z i one m ig l i o re pe r rispondere.

3. Progetti per il futuroA l f u t u ro non pen so t roppo , probabilmente sarà lontano dall'Italia. Ora so solo che nei prossimi mesi comporrò Incanto IV.

Bio in sintesi di Simone MovioFondamentali per la sua formazione sono stati e sono gli incontri con Beat Furrer all’Universität für Musik und Darstellende Kunst di Graz (2005/06), al Rostock Summer Campus 2009, ad IMPULS (2005/07/09). Frequenta il Cursus 1 (2010/11) in composizione ed informatica musicale presso IRCAM Centre Pompidou (Parigi). Vincitore di numerosi concorsi di composizione fra cui Wiener Konzerthauses Composition Contest Towards the Next 100 Years 2012 - String Quartet (Vienna), International Composition Competition Franz Schubert and Modern Music 2011 (Graz), IVME International Composition Contest 2011 (due primi premi nelle due diverse categorie – Anversa), Gianni Bergamo Classic Music Award 2007 – Composit ion (Lugano), Hamburger Klangwektage 2007 - II International Composition Contest, Lied Unlimited (Amburgo), X Concorso di Composizione Rosolino Toscano (Pescara). Viene selezionato per il 9e Forum de la Jeune Création Musicale 2011 (SIMC– Clamart) e per IMPULS 2009 (Vienna/Graz). Importanti artisti (Beat Furrer, Enno Poppe, Diederik Suys, Natalia Pschenitschnikova) ed ensembles (K langforum Wien, Ensemble Recherche, Dissonar t Ensemble, Proxima Centauri) hanno in terpre ta to la sua mus ica in significative occasioni: IRCAM (Espace de Projection, Parigi), György-Ligeti-Saal (Graz), Impuls 2009 (Helmut-List Halle, Graz), New Music Network 2009 Concert Series (Sydney), Festspielen Mecklenburg-Vorpommern (Rostock), Tage für neue Musik (Zurigo), J. Brel Concert Hall (Brussel), Museum der Moderne Salzburg (Salisburgo). È anche chitarrista, diplomato con il massimo dei voti al conservatorio di Udine, prediligendo il r e p e r t o r i o r i n a s c i m e n t a l e , contemporaneo e per chi tarra

elettrica. Scrive.

partitura “Poema” di Simone Movio

http://soundcloud.com/simonemoviohttp://www.youtube.com/user/simonemovio

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Silvia Di Landro (circo e performance)Una figura agile, flessuosa, un po’ stralunata, quasi sospesa tra terra e cielo…

L’abbiamo incontrata così, tutta intenta a cercare la concentrazione e la giusta presenza prima di iniziare la sua performance al palo cinese, mentre il pubblico curioso prendeva posto davanti alla pertica issata all’aperto. Silvia Di Landro è un’artista di circo e una performer, specializzata nella pratica del palo cinese, dove compie le sue evoluzioni che sembrano sfidare la gravità e l’abituale prospettiva dell’azione scenica.

Che cosa ti ha avvicinata al mondo del circo e di cosa si compone la tua formazione?SDL: Stavo frequentando il primo anno del corso di teatro danza all'Accademia d'Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano e una sera sono andata a vedere lo spettacolo degli allievi della scuola di Circo Flic di Torino. Per me, che ho praticato la ginnastica artistica dall'età di quattro anni e ho sempre sentito “naturale” lo stare a testa in giù, è stato amore a prima vista: l'unione tra gesto teatrale e movimento danzato con la fragilità del circo erano quello che cercavo. Così pochi mesi dopo sono andata a Torino per il provino alla scuola di circo e lì sono rimasta per tre anni. Prima della Paolo Grassi avevo conseguito la laurea in tecniche erboristiche, passione che tutt'ora coltivo, ma che ho scelto di mettere nel cassetto per inseguire il mio sogno d’arte.

Che cosa racconti attraverso i tuoi lavori solisti e attraverso la tua partecipazione a spettacoli di ensamble?SDL: Negli spettacoli insieme ad altri cerco innanzitutto l'intesa con i colleghi, che si trasforma in energia da regalare al pubblico e quindi in emozione. Per quel che riguarda i lavori solisti, mi piacerebbe trasformare il mare che ho dentro in poesia visiva. I sentimenti che tutti proviamo, che ci fanno soffrire o che ci rendono felici e che ci riportano all'essere umani. La vita.

Esistono differenze tra la performance in teatro e quella di strada?SDL: Non credo ci siano differenze “canoniche”. Dipende da come uno vive lo spazio scenico. Per me entrambi esigono generosità ed ascolto. Il teatro è un ambiente più protetto, dove conosci il suolo, gli spazi, e dove tutta l'attenzione è rivolta ad un unico punto. In strada le incognite sono molte ed anche le possibilità di “distrazione”, ma il bello è quello di adattarsi ogni volta ad un nuovo ambiente ed integrarlo nel proprio lavoro come una ricchezza. Arrivare in alto e vedere il cielo è tutta un'altra cosa...

“Tra la terra e il cielo” è un’espressione che ben descrive la dimensione interiore di un certo tipo di artisti: che cosa rappresentano per te e come riesci a conciliare questi opposti?SDL: Cielo come luogo di libertà personale, terra come luogo di incontro, di condivisione e concretezza. I due opposti si conciliano con una pertica che punta verso il cielo ma che per stare in piedi è fissata a terra con dei tiranti molto robusti.

Grazie, Silvia.

(intervista a Silvia Di Landro del 05.09.2012)

Contatti Silvia Di LandroVia Paschini 633097 Spilimbergo UD

e-mail: [email protected]

I Quaderni - performance pag. 4

PERFORMANCEZOOM ON SILVIA

1. Il tuo maggior pregioLa disponibilità.

2. Il tuo peggior difettoLa scarsa autostima.

3. Progetti per il futuroContinuare a lavorare all'ultima performance che ho creato Le scarpe rotte e cercare di proporla in diversi spazi per avere riscontri. Trovare il modo di realizzare lo spettacolo di teatro ragazzi Cuore di cartone, che per ora è solo nella mia testa.

Bio in sintesi di Silvia Di LamdroNata a Spilimbergo (UD) classe 1982. Una laurea con lode in Tecniche Erboristiche, si forma alla Scuola di Circo Flic (Torino, 2006/09), dopo aver frequentato il primo anno del corso di Teatrodanza alla Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi (Milano, 2005). Perfeziona l’attore di circo e il clown con Roberto Magro e R a y m o n d P e y r a m a u r e , l a manipolazione d’oggetti con François Juliot, le ver ticali con Pascale Angelier, portes acrobatico con Johnny Torres e Fabrizio Giannini, palo cinese con Joao Paulo Pereira Dos Santos; canto e voce con Lara Patrizio, voce e corpo con Maria Consagra; danza contemporanea con Florant Bergal, Roberto Olivan, Anton Lachky, Leo Valer, Frey Faust, Roberto Castello; teatro d’ombre con Alba Zapater; break dance con Ben Fury. Partecipa come attrice ed acrobata agli spettacoli E mantenne la parola (2012), Il barone rampante (2011) - menzione speciale al premio Scenario Infanzia 2010 - La tempesta, acrobazie e visioni dall'opera di W. Shakespeare (2010), La bisbetica (2009), Un curioso accidente (2008), Lanterne magiche (2008), Ø (2008), Salute, mia regina (2008). Come acrobata alla pertica partecipa alla manifestazione Calitri, il paese dei sogni (2010) e agli spettacoli Urban Nomad (2010), Pensieri brevi (2008), Tezuia (2008) e alla serata di premiazione del Concorso giornalistico Marco Lucchetta (2008). Responsabile amministrativo del Festival di Circo Contemporaneo Brocante (2007/11), p r e n d e p a r t e a n u m e r o s e performance itineranti, feste di piazza e rievocazioni storiche mettendo in gioco tutte le tecniche circensi e performative maturate fin qui.

foto Marilena Crosato

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Ed ora la parola ai nostri portavoce dall’estero per scoprire cosa succede nel resto del mondo.

I Quaderni nel Mondo pag. 5

I Quaderni nel mondo(ES) Daniela De Marchi

O n l y W o m e n , W o m e n O n l y è u n ’ e s p o s i z i o n e presentata al Festival d i E d i m b u r g o , o r g a n i z z a t a d a donne, dedicata a l l e d o n n e e

destinata per il primo mese solo alle donne. L’esclusione temporanea del pubblico maschile provocò uno scandalo. Sara Wilson, responsabile dell’evento, spiegò così la scelta: “Si tratta di lavori molto personali… Ci sono temi che gli uomini non potranno mai comprendere”. Mi viene in mente la discussione con un mio allievo di conservatorio, quando chiese se un cattolico avrebbe potuto interpretare meglio la musica del religiosissimo Olivier Messiaen rispetto ad un ateo. “Sono forse i tedeschi i migliori conoscitori di Bach – obiettai - gli italiani della musica operistica, e gli omosessuali della musica di Ciaikovski, Poulenc, o Britten? Di questo passo allora forse g l i uomin i comprendono p iù facilmente opere d’arte prodotte da esponenti del loro stesso sesso?”. Meditate gente, meditate...

www.danielademarchi.es

(BR) Sergio Nunes MeloIn Brasile, come in tanti altri paesi, c’è u n p r i n c i p i o d o m i n a n t e c h e regola quasi tutte le produzioni teatrali: il s u c c e s s o commerciale fine a

se stesso. Da una parte, ha senso desiderare il riconoscimento sociale del nostro lavoro: quale artista non vuole essere amato dal pubblico? Dall’altra, non possiamo dimenticare che il mondo contemporaneo è in preda alla mediocrità. Dunque, preferiamo essere amati per quello che siamo o per una proiezione che ci allontana dalla libertà? Sempre parlando di teatro, dire quello che si vede poteva anche costare la vita ai giullari medioevali; oggi ci sono altri meccanismi per nascondere la verità, e possiamo tirare avanti magari facendo uso di quest’arma potente che è il riso. Come in La madre fricchettona, che ho scelto di presentarvi in questo numero…

In questo numero Daniela ha scelto per noi

ZITA MÁTÉ. Experta en pedagogía dramática y teatro.En tu país de origen (Hungría), estudiaste teatro y cine. Pero tu especialización es pedagogía dramática. En qué consiste? ZM: En principio formaba parte de la metodología para formar actores profesionales, pero hoy en día se utiliza en muchos otros

campos, por ejemplo en la enseñanza de lenguas extranjeras. Evidentemente sirve para la formación personal de cualquier colectivo, ya que enfoca la interactividad. Lo que más me importa fomentar es la capacidad de observar tu entorno y desenvolverse siempre interactuando con el.

Dado tu interés en la relación entre el arte y la pedagogía. Crees que la mujer tiene una predisposición particular para la transmisión del saber artístico?ZM: Creo que no. Todas y todos podemos tener estas predisposiciones. Es verdad que la mayoría de los dramapedagogos son mujeres.

Cual podría ser la contribución de la pedagogía dramática en la actual – y desesperadamente en crisis - sociedad española?ZM: Su mayor peso en la didáctica de la enseñanza, sobre todo de las lenguas extranjeras mejoraría el rendimiento escolar. L o s t a l l e r e s p r e p a r a t i v o s p a r a l o s espectadores de teatro, que funcionan de maravilla en Berlín, podrían atraer y fidelizar un nuevo público y si tuviera más espacio te explicaría muchas más.

In questo numero Sergio ha scelto per noi

THE FREAKY MOTHER. A new stagingA troupe of six actors is touring around Salvador, Bahia, with a piece of devised theatre I have directed: the staging of Dario Fo and Franca Rame’s The Freaky Mother, which portrays a middle-aged woman who, in trying to save her son from drugs, finds out uncompromised

empathy and freedom on the streets. While her husband and son have the police go after her, she refuses to return home. With its due adaptations, this paradoxical tale makes as much sense in Brazil as in Italy. The reason for the play’s wide-ranging scope of reception onstage i s s imp le : anyone who perce ives the i r own maladjustment actually shows superiority over a sick society and, consequently, is more sensible than those who adhere to normativity without a critical view. This insight makes a lot of difference to our group because we have had to pull out all the stops without compromising so as to share our work. Like Fo and Rame’s freaky mother, who exchanges her stability for an adventurous life, we have ventured on replacing the goals of commercial theatre by the clarity of offering theatregoers an opportunity for worthy reflection without forsaking good-quality entertainment. Check us out at

h t t p : / / w w w . y o u t u b e . c o m / w a t c h ?v=fvnUeqQI4_M&feature=youtu.be

Page 6: I QUADERNI anno 4 n. 3 (settembre 2012)

I Quaderni di Nuova Scena Antica pag. 6

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Il prossimo appuntamento è per dicembre 2012con un nuovo numero de I QUADERNI

Arrivederci

RIVISTA TRIMESTRALEANNO 4 N. 3 - SETTEMBRE 2012

IN QUESTO NUMEROHanno collaborato:Daniela De Marchi (ES), Sergio Nunes Melo (BR)

Desideriamo ringraziare:Davide Dall’OssoSimone MovioSilvia Di Landro

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