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"M ichael era un lavoratore edile polacco, abitava a Catania, da circa tre anni faceva il manovale per una impresa di costruzioni". Inizia così il racconto di Claudio Longo, segretario provinciale della Fillea CGIL, durante la manifestazione che si è svolta sabato 20 giugno davanti agli uffi- ci dell'Ispettorato del Lavoro di Catania in via Del Rotolo 46. Qualche cen- tinaio di persone arrivate in quel luogo per fare un presidio sotto gli orribi- li portici di quell'edificio di cemento logorato, simbolo dell'edilizia selvag- gia degli anni sessanta. Le bandiere rosse della Fillea CGIL sventolano in onore e in ricordo di tutti gli uomini e di tutte le donne, e sono tanti, che in questi ultimi anni sono stati vittime di infortuni sul lavoro. Sotto il palco improvvisato davanti all'ingresso dell'Ispettorato del Lavoro spicca un grande striscione su cui si legge "LA SICUREZZA È UN DOVERE ASSO- LUTO, UN DIRITTO INTOCCABILE". Ai muri dell'edificio vari cartelli con articoli della Costituzione Italiana e poi un altro striscione in cui si legge "È OBBLIGATORIO NON MORIRE SUL LAVORO". In questa atmosfera, dopo avere richiesto due minuti di silenzio e rifles- sione sulla morte di tanti lavoratori, Claudio Longo con la voce roca per la commozione continua: "Nei cantieri era addetto alle molazze. Le molazze, per chi non lo sapesse, sono quelle macchine che impastano la calce ovve- ro la malta con cui i muratori tirano su i muri. Michael era molto bravo nel suo lavoro che svolgeva al massimo dell'impegno, tanto che l'azienda gli faceva fare solo quello. Era talmente veloce che si meritò il premio ad "essere l'addetto alle molazze". Con lui non c'erano tempi morti, la gru sali- va e scendeva dai piani trasportando la sua calce e tutti gli operai non per- devano tempo. Sì, tutti a correre in quel cantiere di Librino pur di fare gua- dagnare a "u' principali". Perché girava voce che il prezzo dell'appalto era "scannato", si dice così tra i muratori, e quindi tutti a correre "picchì u' prin- cipali nun ci po' gghiri sutta". Così per risparmiare tempo le molazze erano state piazzate sotto i ballatoi. Certo, in effetti, lì non ci potrebbero stare, perché nei ballatoi, si sa, la gru scarica i materiali e quindi, se dovesse cade- re qualcosa, per chi lavora sotto potrebbe essere pericoloso. Ma si deve risparmiare tempo e le molazze sotto i ballatoi di tempo ne fanno rispar- miare parecchio, perché la gru non ha bisogno di manovre, sale e scende e basta. Michael tutto questo lo sapeva, ma quello era il suo lavoro e doveva stare lì, sotto i ballatoi, pur di impastare la calce che serviva a tutto il can- tiere. Il 3 giugno mattina era un mercoledì, durante le operazioni di scarico di una pedana di blocchi di cemento accidentalmente ne precipita uno di 20 chili dal quarto piano. Michael come sempre stava lì al suo posto e questo gli è costato la vita perché è stato colpito in pieno da quel blocco e non c'è stato scampo. I mezzi d'informazione non hanno riportato nulla su questa morte e non si sa neppure in quale ospedale o obitorio sia stato portato il corpo". La gente presente alla manifestazione ascolta ammutolita il racconto e poi scoppia un applauso in ricor- do di Michael. Insieme al segretario della Fillea CGIL, sono presenti il segretario regionale della Fillea ed il segretario provinciale della CGIL, i quali comunicano che il martedì successivo ci sarebbe stato un incontro con il direttore dell'Ispettorato del Lavoro. Ma come mai i sindacalisti della Fillea CGIL hanno scelto di fare una dimostrazione proprio in quel luogo? Non sarebbe stato meglio sfilare per le vie del centro di Catania? La risposta a queste domande viene subito data dai tre sindacalisti. Nel mese di settembre del 2008 la Fillea aveva presentato un esposto all'Ispettorato del Lavoro denunciando le pessime condizioni dello stesso can- tiere di Librino, ed in particolare la mancata applicazione delle norme di sicu- rezza e la presenza di parecchi lavoratori in nero. Dopo alcuni mesi passati senza che venisse fatta alcuna ispezione dell'Ispettorato, i sindacalisti chiese- ro notizie della denuncia fatta. La risposta dell'Ispettorato fu inverosimile in quanto l'esposto risultava protocollato, ma non si sapeva dove fosse andato a finire. L'intervento dell'Ispettorato fu poi effettuato nel gennaio del 2009. "Come mai dopo cinque mesi le molazze erano ancora allo stesso posto sotto i ballatoi, dove per legge non possono stare?", si domanda Claudio Longo. Adesso l'iniziativa di sabato vuole richiamare l'attenzione delle Istituzioni locali affinché si avvii una fase politica volta a potenziare gli strumenti e gli organi preposti alla prevenzione e alla sicurezza nei luoghi di lavoro. Tutto ciò è importante che si faccia, ma non basta. Se l'Italia è il paese europeo con la più alta percentuale di infortuni sul lavoro sicuramente non è dovuto solo alla mancanza di leggi ed al poco controllo da parte degli organi preposti. Manca la cultura della sicurezza sia ai datori di lavoro che ai dipendenti che salvaguardi tutti i lavoratori, e sicuramente c'è una mancanza di valori umani tali da anteporre il valore della vita di tutte le donne e di tutti gli uomini a quello del profitto e del denaro. Marcella Giammusso mensile per S. Cristoforo a cura del G.A.P.A. Centro di aggregazione popolare Direttore Responsabile: Riccardo Orioles AnnoQuarto n• sette Luglio-Agosto 2009 U populu diventa poviru e servu quannu ci arrub- banu a lingua Ignazio Buttitta Il “Fortino” 7 Dossier: “Munnizzopoli” - Catania tra rifiuti ed affari (parte II) 3 La piazza sullo “sdirubbo” 6 MORIRE DI LAVORO Michael, muratore polacco

iCordai Anno 4 Numero 7 luglio-agosto 2009

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Page 1: iCordai Anno 4 Numero 7 luglio-agosto 2009

"Michael era un lavoratore edile polacco, abitava a Catania, da circatre anni faceva il manovale per una impresa di costruzioni". Inizia

così il racconto di Claudio Longo, segretario provinciale della Fillea CGIL,durante la manifestazione che si è svolta sabato 20 giugno davanti agli uffi-ci dell'Ispettorato del Lavoro di Catania in via Del Rotolo 46. Qualche cen-tinaio di persone arrivate in quel luogo per fare un presidio sotto gli orribi-li portici di quell'edificio di cemento logorato, simbolo dell'edilizia selvag-gia degli anni sessanta. Le bandiere rosse della Fillea CGIL sventolano inonore e in ricordo di tutti gli uomini e di tutte le donne, e sono tanti, che inquesti ultimi anni sono stati vittime di infortuni sul lavoro. Sotto il palcoimprovvisato davanti all'ingresso dell'Ispettorato del Lavoro spicca ungrande striscione su cui si legge "LA SICUREZZA È UN DOVERE ASSO-LUTO, UN DIRITTO INTOCCABILE". Ai muri dell'edificio vari cartellicon articoli della Costituzione Italiana e poi un altro striscione in cui silegge "È OBBLIGATORIO NON MORIRE SUL LAVORO".

In questa atmosfera, dopo avere richiesto due minuti di silenzio e rifles-sione sulla morte di tanti lavoratori, Claudio Longo con la voce roca per lacommozione continua: "Nei cantieri era addetto alle molazze. Le molazze,per chi non lo sapesse, sono quelle macchine che impastano la calce ovve-ro la malta con cui i muratori tirano su i muri. Michael era molto bravo nelsuo lavoro che svolgeva al massimo dell'impegno, tanto che l'azienda glifaceva fare solo quello. Era talmente veloce che si meritò il premio ad"essere l'addetto alle molazze". Con lui non c'erano tempi morti, la gru sali-va e scendeva dai piani trasportando la sua calce e tutti gli operai non per-devano tempo. Sì, tutti a correre in quel cantiere di Librino pur di fare gua-dagnare a "u' principali". Perché girava voce che il prezzo dell'appalto era"scannato", si dice così tra i muratori, e quindi tutti a correre "picchì u' prin-cipali nun ci po' gghiri sutta". Così per risparmiare tempo le molazze eranostate piazzate sotto i ballatoi. Certo, in effetti, lì non ci potrebbero stare,perché nei ballatoi, si sa, la gru scarica i materiali e quindi, se dovesse cade-re qualcosa, per chi lavora sotto potrebbe essere pericoloso. Ma si deverisparmiare tempo e le molazze sotto i ballatoi di tempo ne fanno rispar-miare parecchio, perché la gru non ha bisogno di manovre, sale e scende ebasta. Michael tutto questo lo sapeva, ma quello era il suo lavoro e dovevastare lì, sotto i ballatoi, pur di impastare la calce che serviva a tutto il can-tiere. Il 3 giugno mattina era un mercoledì, durante le operazioni di scaricodi una pedana di blocchi di cemento accidentalmente ne precipita uno di 20chili dal quarto piano. Michael come sempre stava lì al suo posto e questogli è costato la vita perché è stato colpito in pieno da quel blocco e non c'èstato scampo. I mezzi d'informazione non hanno riportato nulla su questamorte e non si sa neppure in quale ospedale o obitorio sia stato portato il

corpo".La gente presente alla

manifestazione ascoltaammutolita il raccontoe poi scoppia unapplauso in ricor-do di Michael.

Insieme alsegretario dellaFillea CGIL, sono

presenti il segretario regionale dellaFillea ed il segretario provinciale della

CGIL, i quali comunicano che il martedì successivo ci sarebbe stato unincontro con il direttore dell'Ispettorato del Lavoro.

Ma come mai i sindacalisti della Fillea CGIL hanno scelto di fare unadimostrazione proprio in quel luogo? Non sarebbe stato meglio sfilare perle vie del centro di Catania? La risposta a queste domande viene subito datadai tre sindacalisti.

Nel mese di settembre del 2008 la Fillea aveva presentato un espostoall'Ispettorato del Lavoro denunciando le pessime condizioni dello stesso can-tiere di Librino, ed in particolare la mancata applicazione delle norme di sicu-rezza e la presenza di parecchi lavoratori in nero. Dopo alcuni mesi passatisenza che venisse fatta alcuna ispezione dell'Ispettorato, i sindacalisti chiese-ro notizie della denuncia fatta. La risposta dell'Ispettorato fu inverosimile inquanto l'esposto risultava protocollato, ma non si sapeva dove fosse andato afinire. L'intervento dell'Ispettorato fu poi effettuato nel gennaio del 2009.

"Come mai dopo cinque mesi le molazze erano ancora allo stesso postosotto i ballatoi, dove per legge non possono stare?", si domanda ClaudioLongo.

Adesso l'iniziativa di sabato vuole richiamare l'attenzione delle Istituzionilocali affinché si avvii una fase politica volta a potenziare gli strumenti e gliorgani preposti alla prevenzione e alla sicurezza nei luoghi di lavoro.

Tutto ciò è importante che si faccia, ma non basta. Se l'Italia è il paeseeuropeo con la più alta percentuale di infortuni sul lavoro sicuramente nonè dovuto solo alla mancanza di leggi ed al poco controllo da parte degliorgani preposti.

Manca la cultura della sicurezza sia ai datori di lavoro che ai dipendentiche salvaguardi tutti i lavoratori, e sicuramente c'è una mancanza di valoriumani tali da anteporre il valore della vita di tutte le donne e di tutti gliuomini a quello del profitto e del denaro.

Marcella Giammusso

mensile per S. Cristoforo a cura del G.A.P.A. Centro di aggregazione popolareDirettore Responsabile: Riccardo Orioles AnnoQuarto n• sette Luglio-Agosto 2009

U populu diventapoviru e servuquannu ci arrub-banu a lingua

Ignazio Buttitta

Il “Fortino” 7Dossier: “Munnizzopoli” - Catania tra rifiuti ed affari (parte II) 3 La piazza sullo “sdirubbo” 6

MORIRE DI LAVOROMichael, muratore polacco

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Nell'incontro di giorno 16 giugnoin cui erano presenti il Sindaco

Stancanelli, i consiglieri comunali, ildirigente scolastico Santonocito e lemamme dell'Andrea Doria, si è ridi-scussa l'annosa questione della scuo-la, quindi il rischio di chiusura e ladecisione delle Orsoline di venderel'edificio stesso per la morosità delComune nei loro confronti che toccaormai i 170.000 euro.

Il sindaco ha sottolineato che lascelta delle Orsoline non è dovuta almancato pagamento del debito masemplicemente "perché le suorehanno deciso di vendere"; quindi ilcomune si sta preoccupando di trova-re una soluzione temporanea.

Tralasciando l'evidente contraddi-zione dell'assunto, l'attuale situazio-ne di stallo è, di fatto, il frutto di unalunga agonia causata dalla mancanzadi responsabilità della giunta prece-dente e anche di quella odierna, chetutti abbiamo presente, soprattutto ilcomitato delle mamme dell'AndreaDoria. La situazione non è stata tut-tavia risolta.

L'appuntamento con la Prefetturaavvenuto il giorno seguente, ha solorimandato la questione al 2010: èstato deciso, infatti, il prolungamento

del contratto di un anno, l'impegno disaldare il debito e la sospensionedella messa in vendita dell'immobilealmeno per tutto il prossimo annoscolastico.

In realtà però si è confermato conun rinvio, senza alcuna assicurazionedi una stabilità futura, la stessa situa-zione di incertezza degli anni prece-denti; il Comune approfittando del-l'assenza di un acquirente ha sostan-zialmente rivolto la responsabilità ditutto alle Orsoline e coinvolto laPrefettura per un provvedimentopreso in una situazione totalmente allimite ed, inevitabilmente, urgente.

Adesso attenderemo una nuovarisoluzione; intanto quest'anno scola-stico è terminato, e l'estate aiuterà arilassare i toni della vicenda, senzadistogliere l'attenzione, utile per unamaggiore collaborazione tra gli isti-tuti scolastici di S. Cristoforo e menoguerre tra loro, per un migliore coin-volgimento della società civile, asso-ciazioni e sindacati affinché non siripeta lo stato d'urgenza e si manten-ga saldo il diritto allo studio logoratoda interminabili compromessi.

Loredana Agosta

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RIMANDARE NON È RISOLVERE

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Martedì 23 giugno si è svolto l'incontro fraClaudio Longo della Fillea CGIL ed il direttoredell'Ispettorato del Lavoro, Ing. Dino Cacopardo,relativamente all'accaduto. Claudio Longo ha fattonotare il ritardo dei sopralluoghi dopo le segnala-zioni del sindacato. L'Ing. Cacopardo ha attribuitotale ritardo alla lentezza della burocrazia, all'ordinestabilito degli interventi, all'eccessiva mole di lavo-ro, nonché alla carenza di personale dell'Ispettorato.Alla fine si è giunti ad un impegno reciproco secon-

do cui nel caso di irregolarità gravi nei cantieri lerichieste dei sindacalisti verranno indirizzate diret-tamente al direttore dell'Ispettorato del Lavoro.

Inoltre la Fillea Provinciale, la Fillea Regionale ela Camera del Lavoro di Catania sono in attesa diuna convocazione per un incontro con l'AssessoratoRegionale del Lavoro per adeguare e rafforzare lestrutture provinciali preposte alla verifica dellenorme di sicurezza e alla repressione del lavoronero.

Morire di lavoro: 23 giugno 2009, incontro sindacato e Ispettorato del Lavoro

La storia infinita dell’Andrea Doria

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"Ofelia Ambiente" era una inno-vativa azienda di compostag-

gio nata nel territorio di Ramacca,precisamente in contrada Cuticchi,ed era gestita da Giuseppe Monaco,imprenditore catanese. Il 29 Apriledel 2008 l'azienda venne sequestratadopo l'intervento dei carabinieri delNOE (nucleo operativo ecologico),mentre nel frattempo l'emergenzarifiuti esplodeva per le strade sicilia-ne, invase da montagne di spazzatu-ra. Ofelia però con costi bassissimi, esenza finanziamenti pubblici, smalti-va i rifiuti in maniera tanto efficienteche ricavava grandi quantità di otti-mo fertilizzante da enormi cumuli dispazzatura indifferenziata. I rifiutiurbani provenivano da Sigonella e daalcuni Comuni campani, ma iComuni siciliani non hanno maivoluto dare la loro "munnizza" aOfelia, lasciandola invece nelle manidei nuovi Ato, risultati poi fallimen-tari. La spazzatura veniva separata inazienda: umido da una parte, seccodall'altra. L'umido veniva accumula-to in grosse montagne e lasciato fer-mentare per circa 120 giorni.Successivamente veniva trattatomeccanicamente con terra, diventan-do così un fertilizzante destinato adaziende agricole che facevano a garaper averlo, tanto era buono. I rifiuti"secchi" che restavano venivanoinvece differenziati (ad esempio inplastica, carta, vetro etc…) e vendutiper essere riutilizzati. Dopo l'interoprocesso, ciò che rimaneva, circal'8%, veniva compattato in cubi efiniva in discarica, ma era materialeinerte, e quindi privo di elementi tos-sico-nocivi, che insomma può esseresemplicemente depositato, senza

finire necessariamente in discaricaautorizzate. Ma, per esempio, incapannoni. I costi dello smaltimentodei rifiuti erano bassissimi. Ofeliachiedeva alle aziende, Province oComuni un costo quattro volte infe-riore a quello che molti Comuni cam-pani hanno pagato a tuttora per farliincenerire in Germania. Il costo diincenerimento è infatti di circa 260euro a tonnellata, quello di Ofelia eradi 70 euro a tonnellata. In più Ofelia,senza chiedere un euro alla Regione,dava lavoro a cinquanta operai messitutti in regola, quando invece l'invioin Germania, costosissimo, non dàlavoro a nessuno, e un inceneritore(quattro sono di prossima costruzio-ne in Sicilia) dà lavoro a ottantadipendenti, ma costa all'incirca 140milioni di euro prelevati dalle cassepubbliche, in più i danni alla salutedei cittadini sono altissimi. Secondomolti medici e scienziati, infatti, ifumi degli inceneritori sono cancero-geni. Ofelia dovrebbe essere unmodello di efficienza e smaltimentopulito dei rifiuti, invece è ancora sot-tosequestro e nessuno ne parla.

Giuseppe Scatà

Pubblichiamo la seconda parte del "Dossier Munnizzopoli - Catania tra rifiuti edaffari" sul problema dei rifiuti e della loro gestione a Catania e provincia. L'inchiesta- ricordiamo- è stata realizzata dall'Associazione "Lavori in corso" che riuniscediverse testate indipendenti -come noi, U'Cuntu, La Periferica, Step1, Casablanca eCatanianotizie -, giornali che ogni giorno si battono per un'informazione libera aCatania.

LE DISAVVENTURE DI OFELIAUn'azienda che riciclava l'80% dei rifiutiora è sotto sequestro. Irregolarità o tentativo di favorire discariche edinceneritori?

“Munnizzopoli - Catania tra rifiuti ed affari”(II parte)

Fiumi d'immondizia e di debiti scorrono tranquillamente per le palu-dose pianure della politica siciliana.Tanto, alla fine, chi paga? I cittadini.

DOSSIER/Associazione “Lavori in corso”

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In Italia esistono 52 inceneritori equattro verranno, a breve termine,

costruiti in Sicilia: l'AgenziaRegionale per i Rifiuti e le Acque(ARRA), al fine di ottemperare allaSentenza della Corte di Giustizia UEdel 18 luglio 2007, ha infatti varato inuovi bandi di gara per la costruzio-ne degli inceneritori previsti nell'areadi Bellolampo (PA), Casteltermini(AG), Augusta (SR), e Paternò.

E' necessario a questo punto chie-dersi quali saranno i costi e le conse-guenze sulla salute e sull'ambiente,con cui noi siciliani dovremo fare iconti, qualora gli impianti venisseroterminati.

Consideriamo il fattore inquina-mento: i composti chimici nei residuidell'incenerimento sono solitamenteanidride carbonica, ossido di carbo-nio, metalli pesanti (piombo, cadmio,mercurio, arsenico, diossina…soloper citarne alcuni). Questi inquinantiuna volta dispersi, come gas, comeacque di scarico, come percolatodelle discariche speciali entrano nellacatena alimentare e si depositano neitessuti degli organismi viventi, contempi di persistenza molto lunghi egrande capacità di accumulo. Nelgennaio 2003: il CNIID, Centronazionale indipendente di informa-zione sui rifiuti, ha diffuso uno studioepidemiologico che dimostra comegli inceneritori di rifiuti urbani pro-vochino la nascita di bambini malfor-mati, danneggiano il sistema immu-nitario, il sistema tiroideio, il sistemasessuale, il sistema nervoso centraleed il sistema riproduttivo.

Per quanto riguarda il costo dellasua realizzazione esso è stimato non

meno di 140 milioni di euro. Bisognerà, però, considerare i costi

della discarica speciale per i residuisolidi, e quelli per la differenziazionealla fonte dei rifiuti, in quanto alcunidi essi non bruciano affatto (es. vetroe lattine) e altri rischiano di abbassa-re la temperatura del forno (gliumidi). L'UE prevede infatti diavviare strategie di prevenzione,riduzione e riciclaggio dei rifiuti, maa causa degli elevati costi di gestionedell'inceneritore esso diventa conve-niente solo se la raccolta differenzia-ta non supera il 40%. Per chi gestiscel'impianto buona parte dei proventisono assicurati dal conferimento deirifiuti (prelevati dalla tassa sui rifiu-ti), dalla vendita di calore ed energiaprodotti dalla combustione (energiache verrà venduta all'Enel ad un prez-zo quattro volte superiore a quellovigente sul mercato), e da incentiviall'incenerimento. Vengono, per dipiù, firmati contratti a lungo termine(20/25 anni), ma così facendo si con-centrano nelle mani di pochi investi-tori grosse quantità di denaro, chenon saranno più disponibili per lealtre iniziative (piattaforma di raccol-ta, impianti di compostaggio, incenti-vi alla riduzione dei rifiuti ecc.).Inoltre un simile sistema generapochissima occupazione, l'inceneri-tore di Brescia - il più granded'Europa- ha solamente 80 dipenden-ti; scoraggia lo sviluppo di iniziativeimprenditoriali centrate sulle attivitàdi raccolta differenziata, recupero ericiclaggio e svaluta gli edifici ad usoabitativo in una zona a forte inquina-mento ambientale.

Loredana Agosta

VOGLIONO INCENERIRE LA SICILIACosti elevati, ostacolo al riciclaggio, danniall'ambiente e alla salute… ma chi ciguadagna?

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Sicuramente almeno una volta visarete chiesti chi finanzia gli ince-

neritori, e di certo non avete pensatodi poter essere voi a pagare questialtiforni che con le loro polveri sottiligenerano nanopatologie e devastazio-ni ambientali.

Ebbene sì, dalle nostre bollettenascono gli inceneritori. Si tratta diuna storia poco nota, ma vecchia diquasi vent'anni. Tutto nasce nel 1991quando si decise di infrangere ilmonopolio dell'Enel e incentivare lacostruzione di impianti al fine di favo-rire la liberalizzazione del mercatoelettrico.

[…] Il Comitato InterministerialePrezzi adotta pertanto un provvedi-mento che ribadisce il concetto di"energia rinnovabile o assimilata", giàpresente nella legge 308/82, secondocui l'energia elettrica prodotta conimpianti alimentati da fonti rinnovabi-li (eolica, solare, geotermica, maree eidraulica) è equipollente a quella pro-dotta da fonti "assimilate". E tra gliimpianti che usano fonti assimilatesono inclusi le centrali termoelettri-che, le produzioni di gas e carbone daresidui di raffineria, gli inceneritori.Con la delibera CIP6/92, il ComitatoInterministeriale Prezzi fissa inoltreun regime di aiuto da dispensaremediante un sovrapprezzo di circa il7% del costo dell'energia elettrica, cheviene addebitato direttamente ai con-sumatori nelle loro bollette. Tutti i cit-tadini iniziano così a finanziare sia lacostruzione di impianti "verdi" che diinceneritori. Dal 1992 a oggi quasil'80% dei fondi CIP6 è stato dirottatoalle energie assimilate, e solo in mini-ma parte a promuovere le vere "ener-gie rinnovabili", che sono rimaste

quasi al punto di partenza. Siamo in aperta violazione della

direttiva 2001/77/CE perché "nel con-testo di un futuro sistema di sostegnoalle fonti energetiche rinnovabili nonbisognerebbe promuovere l'inceneri-mento dei rifiuti urbani non separati".L'Unione Europea non tarda a farsisentire e nel 2003 avvia una pratica diinfrazione nei confronti dell'Italia, perla "cattiva interpretazione delle diretti-ve comunitarie", ribadendo la neces-sità di indirizzare i fondi alle fonti rin-novabili "effettive" e non a quelle"assimilate" ("La Commissione con-ferma che […], ai sensi della defini-zione dell'articolo 2, lettera b) delladirettiva 2001/77/CE del Parlamentoeuropeo e del Consiglio, del 27 set-tembre 2001, […] la frazione non bio-degradabile dei rifiuti non può essereconsiderata fonte di energia rinnova-bile. La direttiva intende principal-mente promuovere un maggiore usodi fonti energetiche rinnovabili nellaproduzione di elettricità ma non isti-tuisce un regime di sostegno finanzia-rio al riguardo. […] La normativanazionale che annovera i rifiuti nonbiodegradabili tra le fonti di energiarinnovabili deve pertanto essereconforme alle norme della disciplinacomunitaria degli aiuti di Stato per latutela dell'ambiente".).

Con piccoli finti ripensamenti neglianni, la situazione è oggi rimasta inva-riata: dalle nostre bollette fiorisconogli inceneritori. Ma forse sarebbetempo di bloccare questa truffa chearricchisce solo petrolieri e lobby del-l'incenerimento, mentre i cittadini siammalano o muoiono a norma dilegge.

Sonia Giardina

Confronto tra…TERMOVALORIZZAZIONE RECUPERO E COMPOSTAGGIO

MATERIE PRIME ED INQUINANTI

Trasformazione irreversibile dellematerie prime contenute nei rifiuti inceneri tossiche (30%) ed in fumi tossi-ci (70%) attraverso la combustione.Necessità di discariche speciali per leceneri tossiche.Spargimento dei fumi tossici nei luoghicircostanti arrivando anche a distanzedi centinaia di chilometri.Necessità di estrazione di nuove mate-rie prime, per la produzione deglioggetti e il conseguente depaupera-mento delle riserve minerarie mondia-li.Ad oggi abbiamo già sfruttato oltre il30% delle risorse mondiali di cui lamaggior parte negli ultimi 40 anni.

La selezione ed il recupero delle mate-rie prime dai rifiuti evitano l'estrazio-ne e la lavorazione di nuove materieprime ed i relativi costi (frazionesecca).La produzione di compost è necessa-ria per restituire la componente orga-nica al terreno (frazione umida).Necessità di gestire correttamente leriserve minerarie (materie prime), dicui vi è una crescente richiesta soprat-tutto da parte delle popolazioni in viadi sviluppo (adesso indiani e cinesi,prossimamente gli africani).Corretta progettazione industriale alfine di produrre oggetti con tutti icomponenti riciclabili.

SALUTE ED AMBIENTE

Emissione di fumi tossici in atmosfera(con diossine, furani, metalli pesanti,nano-particelle, etc.) che si accumula-no nell'ambiente (10-30 Kg per Ton diRSU) e nell'organismo (non siamo ingrado di smaltirli).Ceneri altamente tossiche che inquina-no il terreno e le falde acquifere (300Kg per Ton di RSU).

I processi di recupero delle materieprime e di compostaggio non compor-tano né emissioni in atmosfera ne rila-scio di sostanze tossiche nel suolo enelle acque.Gli eventuali residui non riciclabiliessendo inerti sono accantonabili enon inquinano né il terreno né le faldeacquifere.

COSTO IMPIANTO-OPPORTUNITA' LAVORATIVEOgni termovalorizzatore (COSTA 350MILIONI di € circa) è in grado dismaltire i rifiuti di un milione e mezzodi abitanti ed impiega circa 50 dipen-denti.Sicilia => 4 inceneritori = € 1,4Miliardi = 200 lavoratori

Una stazione di recupero di materieprime e di compostaggio (COSTA 5MILIONI di € circa) è in grado dismaltire i rifiuti di 100.000 abitanti edimpiega circa 30 dipendenti.Sicilia => 50 stazioni = € 0,25Miliardi = 1500 lavoratori

RAPPORTO TRA COSTI E BENEFICICosto del conferimento dei RSU?100 Euro a tonnellata per gli inceneri-tori e poco meno per le discariche.Le quantità di rifiuti da conferire all'in-ceneritore sono fisse e dipendenti dalsuo dimensionamento, se tali rifiuticonferiti dovessero essere inferiori allequantità fissate, sarà concessa l'impor-tazione di rifiuti da altri luoghi.

Tariffa variabile in base alle tipologieed alle quantità di rifiuti conferiti.Si paga solo per lo smaltimento deirifiuti non riciclabili (il materiale nonriciclabile con una corretta politicaindustriale tenderà a scomparire). Il conferimento del materiale ricicla-bile genererà un credito invece di undebito.

LA SCONVENIENZA DEGLI INCENERITORI

L'associazione catanese "Rifiuti Zero" ciricorda i motivi che rendono assurdo bruciare i rifiuti. Le ragioni che prevarran-no sono quelle della politica. Su questepeseranno di più le lobbies degli inceneri-tori o gli interessi dei cittadini e la conve-nienza economica?

IL GRANDE RAGGIRO DEI CIP6Morire a norma di legge? E io pago…!

FINE DEL DOSSIER “MUNNIZZOPOLI - RIFIUTI E AFFARI”La redazione de iCordai vi informerà sulle prossime iniziative

dell’Ass. “Lavori in corso”per promuovere un’informazione libera a Catania.

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"Come procede la raccolta diffe-renziata a San Cristoforo?"

Siamo partiti da questa domanda, maparlando con la gente per strada tantialtri nodi sono venuti al pettine. Lagestione dei rifiuti nel quartiere rima-ne una faccenda irrisolta che creadanni alla salute di tutti e rende l'am-biente urbano insalubre e invivibile.Le amministrazioni locali restanoindifferenti e, d'altro canto, troppe per-sone dimenticano le più piccole regoledi convivenza civile. Così la situazio-ne si aggrava.

Ma facciamo un passo indietro, par-lavamo di smaltimento differenziato.

Sembrerà paradossale, ma a SanCristoforo non c'è l'ombra di un solocassonetto per la raccolta differenzia-ta. E allora, chi vuole farla che fa? Lasignora Simona, che sta in viaBelfiore, prende sistematicamente isuoi bei tre sacchetti pieni di plastica,carta e vetro, sale in macchina e iniziail viaggetto verso altri quartieri. Avolte va in Corso Indipendenza, altrevolte al Viale Rapisardi. Ma quantepersone armate di buona volontà sonodisposte alla caccia al cassonetto?"Neanche nelle scuole si pratica la rac-colta differenziata -dice Simona- ed èuna mancanza grave! I bambinidovrebbero essere educati e sensibiliz-zati alle buone pratiche dato che ciòche fanno a scuola, lo ripetono a casa.La raccolta differenziata è importanteper migliorare l'ambiente in cui vivia-mo, ed è l'unica alternativa reale allediscariche e agli inceneritori. Inoltre -continua Simona- se si facesse il"porta a porta", separando ogni mate-ria recuperabile (organico, cioè scartidi cucina, plastica, lattine, vetro, cartaecc), la tariffazione sarebbe calcolatasulla base della reale produzione dirifiuti indifferenziati, e non comeadesso sul numero di metri quadri del-l'abitazione; inoltre, grazie al "porta aporta" chi più differenzia, menopaga!"

A questo punto Simona si offre di"presentarci" l'unico contenitore per laraccolta del vetro che, da più di unanno, è meta di pellegrinaggio di moltiabitanti ecologisti. "Certo!", accettia-mo la proposta e la seguiamo.

Arriviamo in via Belfiore e davantia una putìa vediamo il "pezzo raro".Un commerciante l'ha richiesto chia-mando il numero verde, dopo avernevisti alcuni nel quartiere Antico Corso."Come va la raccolta differenziata?",gli chiediamo. "È scarsissima. Lagente non ha la cultura che servirebbe;vedo spesso alcuni lanciare sacchi del-l'immondizia direttamente dal balco-ne. E gli amministratori locali nonfanno niente, e se si muovono è soloper i voti… Per esempio in periodopreelettorale fanno pulire il quartiere,ma dopo le elezioni ognuno si fa gliaffari suoi! In questa zona non ci sono

cassonetti per la raccolta differenziata,l'unico per il vetro è il mio. Penso chenon sia giusto pagare per un servizioerogato così male; noi sborsiamosenza sapere dove vanno a finire inostri soldi…!!!"

Cerchiamo altre persone con cuiparlare e non tardiamo ad imbatterci inun altro commerciante più infuriatodel primo: "Il Comune dovrebbe pren-dere provvedimenti! Se l'iniziativanon viene neppure dal Comune chedovremmo fare noi cittadini!" Ci pren-de sottobraccio e ci porta all'incrociodi via Belfiore con via Zuccarelli.L'uomo riattacca mostrandoci quelbudello urbano che costeggia il merca-to coperto. "Vede come è ridotta ViaZuccarelli??! Questa non è una stra-da!!!" Uno spettacolo desolante, solosporcizia e rifiuti sparsi. E con un rug-gito il tipo continua: "Tutti la usanoper gettare spazzatura, …carne, verdu-ra, stallatico, 'nzoccu e gghiè!!! Cisono topi, cani, zanzare! Prima c'eravia Elia, una traversa di via Testulla, elà la gente aveva la sua discarica, mada quando l'hanno chiusa con la rete,

tutti vengono qui in via Zuccarelli,anche perché in questa strada da dueanni non ci sono più i cancelli cheprima impedivano alle macchine dipassare!!!"

"Ma nessuno ha denunciato questasituazione?", chiediamo a Simona."Tutti lo sanno. Se ne parla tanto, maalla fine nessuno fa nulla! È come ciò

che accade per la polizia e i carabinie-ri: se ne vanno per le strade come viaPlebiscito, via Garibaldi, ma poi nelletraversine non ci mettono piede. Chesenso ha, andare in quelle strade e nonessere presenti nelle zone in cui c'è piùbisogno? Per l'apparenza? A SanCristoforo manca un intervento realedelle istituzioni e delle amministrazio-ni!"

Allora andiamo alla ricerca di unaltro negoziante che voglia spiegarcila situazione e attraversiamo viaZuccarelli. Immondizia ovunque, unlezzo vomitevole. Ed ecco un botte-gaio di via Belfiore che, indicandoci lavia Zuccarelli da un lato e dall'altro,subito sbotta così: "Quella è 'a viaZuccarelli e questa è 'a via munniz-zaaa!!! Mosche, zanzare, non possia-mo starci più… Buttano anche carne,pesce, persino 'u fumeri cà mancu ni'sacchi è! Prima buttavano tutto in viaElia, ora che l'hanno chiusa non sannodove buttarla e scaricano tutto quianche in mezzo alla strada… Vaddassiccà! E Lei mi parla di raccolta diffe-renziata… ccà macari ca ruspa venu-

nu a pigghiarisilla! E quando non pas-sano, certe persone non sanno che faree bruciano la munnizza!!! Lo sa chefumi respiriamo??? In questa stradac'è il mercato coperto, ma due casso-netti soli a che devono servire? Siriempiono subito e poi tutti gettanol'immondizia per terra! … Tanti se nefregano e dicono "Va be' domani veniu' camion e 'sa porta… Ma non passa-no regolarmente e, anche se vengonoogni giorno, non si portano tutto picchìmacari arriva u camiuncinu nicu e siporta 'na para di cartuni… e restanotutti cosi ccà!!!"

"E allora che volete per questa stra-da?", ci viene spontaneo chiedergli."Vogliamo che mettano di nuovo icancelli, così nessuno può venirci ascaricare!!!"

Rimettere i cancelli, contenere, argi-nare, soffocare, non significa risolve-re. Una volta era Largo Don Puglisi,poi via Elia, ora è il turno di viaZuccarelli, e domani? Alzare barrierenon serve a nulla, serve solo a sposta-re i problemi, ad evaderli, ma forse èora che vadano riconosciuti e risolti.Giancarlo Consoli e Sonia Giardina

CACCIA AL CASSONETTOMentre la raccolta differenziata stenta a partire, certe strade straripano di rifiuti

I sottoscritti abitanti ed esercentidelle vie Zuccarelli, Belfiore eJuvara, lamentano il degrado e l'ab-bandono da parte delle istituzioni,per quanto concerne il depositoindiscriminato di stallatico, diimmondizie, di scarti animali edaltro, che rappresentano una minac-cia costante per la pubblica salute,per il prolificare di insetti, di topi ecani randagi.

Ogni giorno la montagna di rifiu-ti viene incendiata sprigionando cat-tivi odori e fumo acre che non con-sentono l'attraversamento pedonalein tutta la zona.

Riportiamo la letteradi denuncia di alcuniabitanti sulle pes-sime condizioniigieniche nella zonadi via Belfiore

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Proseguono le nostre interviste sugliinterventi urbanistici nel quartiere.Pochi giorni fa abbiamo incontratol'Arch. André Thomas Balla che ha pro-gettato insieme all'Ing. Rosario DiMauro piazza Don Puglisi, i cui lavorisono quasi giunti a termine.

Parlando con gli abitanti della zonadi piazza Don Puglisi, tutti concordanoche la nuova piazza "è venuta bene",ma che non corrisponde a ciò cheavrebbero voluto. Qual è stato il per-corso di coinvolgimento degli abitantiin fase di progettazione?

Gli abitanti sono stati coinvolti nelprogetto preliminare per stabilire alcunicriteri di base. Da riunioni con alcuniabitanti del quartiere organizzate dal-l'on. Orazio D'Antoni, assessore dell'e-poca, e da alcune chiacchierate in lococon altri sono emersi problemi, conflittied esigenze che stanno alla base del pro-getto:

- Il campetto di calcio "porta delin-quenti di altri quartieri";

- Gli spazi pubblici sono di difficilefruizione da parte di persone con sedie arotelle;

- Vi è una diffusa pericolosità nell'uti-lizzo dello spazio a causa della presenzadi motorini liberi di circolare all'internodel campetto;

- Si denuncia la mancanza di unabambinopoli.

Può descriverci come sarà piazzaDon Puglisi una volta terminati i lavo-ri? E quindi, cosa prevede esattamenteil suo progetto, con particolare riferi-mento alle esigenze espresse dagli abi-tanti?

Il progetto prevede, in risposta alleesigenze degli abitanti, l'eliminazionedel campetto di calcio e una attenzioneparticolare all'accessibilità di tutti glispazi della piazza. Essa è articolata infasce trasversali tematiche all'internodelle quali sono organizzate aree moltodiversificate e frammentate per impedi-re la libera circolazione dei motoriniall'interno.

La piazza è inoltre stata pensata comeuna cerniera tra i diversi elementi urba-ni che vi confluiscono. I suoi spazinascono dal tentativo di mettere in rela-zione il futuro centro sociale che sorgerànell'edificio dell'ex conceria con il futu-ro parco urbano previsto dalProgramma Integrato nell'area delcosiddetto "sdirubbo di S. Cristoforo",subito a valle della piazza stessa. Lapiazza configura pertanto l'accesso alparco, l'area di arrivo per gli utenti delcentro sociale, e nel contempo la testatadi chiusura del sistema di riqualificazio-ne urbana di via S. Maria della Salette.

Il parco quando verrà fatto?Questo non so dirlo. Noi ci siamo

occupati di progettare la piazza comeaccesso al parco, è vero, ma i suoi spazihanno già una loro compiutezza ancheadesso che il parco non c'è e anche se ilmuro di confine non è stato realizzatocome previsto. Il parco è solo uno deitanti fattori che hanno indirizzato lescelte, ma ce ne sono molti altri.

Sta seguendo i lavori della piazza?No, se ne sta occupando l'ufficio tec-

nico comunale, nella persona dell'arch.M. Galeazzi.

Perché quando si realizzano spazipubblici, come la piazza in questione, èsempre il cemento a prevalere benchémolti quartieri, come San Cristoforo,soffrano la mancanza di spazi verdi?

Non mi risulta che piazza Don Puglisisia una colata di cemento. Siamo statimolto attenti al verde. La piazza vera epropria, escludendo via Barcellona e iprolungamenti di via De Lorenzo e viaSanta Maria delle Salette, ha una super-ficie di 3600mq; il progetto prevede 600mq di giardini tematici, oltre 100 alberie 1300mq di terra stabilizzata permeabi-le sulla quale è impiantato un boschettofiorito, con panchine e giochi per bam-bini di diverse fasce di età. Bisognainoltre fare i conti con i costi di manu-tenzione del verde. Infatti ritengo che ungiusto equilibrio di spazi minerali espazi vegetali dotati di adeguata manu-tenzione sia la soluzione da preferire ad

una unica area verde non curata.Si è portato avanti un approccio di

progetto attento all'ambiente, privile-giando l'utilizzo di materiali naturali elocali e predisponendo un punto sotter-raneo di raccolta differenziata.

Secondo Lei percorsi di condivisionecivica nella pianificazione urbanisticapotrebbero consentire modi migliori dicontrollo e gestione degli spazi pubbli-ci da parte dei cittadini?

La condivisione è un processo lungoche non finisce nella progettazione macontinua con il coinvolgimento a viverelo spazio pubblico come proprio e a noncriticare sterilmente quello che è statofatto. Una nuova piazza esiste, dellearee di gioco esistono, del verde esiste,sta agli abitanti adesso appropriarsi diquesti luoghi e viverli come a loro serve.

Secondo gli abitanti del quartiereche abbiamo intervistato, piazza DonPuglisi diventerà una nuova "centra-le" di spaccio di droghe. Secondo Lei èun timore infondato?

Le posso solo dire che lo spaccio didroghe era già presente prima dell'inter-vento, da quanto mi è stato raccontato.Per questo motivo il progetto della piaz-za è stato attento a prendere delle scelteper permettere una maggiore sicurezzae visibilità :

- aprire la piazza su via Barcellonaspostando il filare di ficus in senso tra-sversale

- potenziare l'illuminazione di manie-ra adeguata

Con questi interventi spero che l'ar-chitettura possa contribuire a diminuirela delinquenza, ma temo che senza unmaggiore controllo del territorio, che tral'altro è molto richiesto dagli abitanti, sisposterà solo il problema qualche stradapiù avanti. Il Comune ha bandito unconcorso di architettura per la riconver-sione dell'ex conceria dove è previsto unposto di polizia municipale. Forse solodopo questo intervento che completerà

l'insieme dei progetti potremo verificarese la piazza sarà sempre un luogo dispaccio.

***

Troppe volte, a Catania, progettiurbanistici bellissimi sulla carta, e poi,più o meno realizzati praticamente, nonsono stati completati, o peggio, abban-donati.

È difficile non pensare che anchepiazza Don Puglisi non possa subiretale destino.

Questo lo vogliamo dire in modochiaro e con le prove alla mano e senzaalcun pregiudizio.

Un esempio per tutti è piazza DonBonomo in via S. M. delle Salette, rea-lizzata e inaugurata circa due anni fa.Progettata senza nessun percorso dicondivisione con gli abitanti, dovevaessere uno spazio dedicato allo svago eal gioco, ma è stata degradata a"posteggio blindato", con accanto sche-letri di case diroccate e pericolanti.

Andiamo con ordine, riprendiamoalcuni punti delle dichiarazionidell'Arch. Balla.

La legge quadro sul "Piano IntegratoSan Cristoforo Sud" prevedeva che laprogettazione degli interventi urbanisti-ci passasse attraverso assemblee pub-bliche con le parti sociali che operanonel territorio, e non consultazioni orga-nizzate dall'On. D'Antoni con pochi abi-tanti e i progettisti, né tantomeno chiac-chierate sul marciapiede con qualchepassante.

Non crede, Arch. Balla, che se ci fossestata un'assemblea di quartiere, pubbli-ca e trasparente, si sarebbe rispettatol'esercizio della partecipazione demo-cratica?

Persino il presidente della primamunicipalità, Dott. CarmeloCoppolino, ammette di non conoscere il"Programma Integrato San CristoforoSud" e in particolare il progetto di piaz-

LA PIAZZA SULLO “SDIRUBBO”Intervista all’architetto Balla su piazza Don Puglisi

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Percorro via Gramignani, lo scena-rio è sempre lo stesso: la scuola

"Livio Tempesta", l'immondizia dap-pertutto, le macchine parcheggiateovunque. Arrivo al numero 93, l'exfabbrica di liquirizia, che prima diadesso era, per me, sempre passatainosservata, nonostante l'importantemole.

Entro, sono in ritardo. All'ingressomi ritrovo davanti un immenso bloccodi pietra lavica.

L'ex fabbrica di liquirizia ora è laFondazione Brodbeck, che si proponedi trasformare lo spazio in un polo diriferimento per l'arte contemporanea.

Oggi (28 giugno 2009) infatti, siinaugura una mostra.

Il posto è bellissimo, una vera e pro-pria cittadella composta da 15 capan-noni per un complessivo di seimilametri quadri. Per ora ne sono statiristrutturati 600, pronti a ospitaremostre temporanee. L'intera ristruttu-razione è prevista per i prossimi cin-que anni.

Mi addentro oltre lo spazio dellamostra. Sembra di fare un tuffo indie-tro nel tempo, mi imbatto in millecapannoni e attrezzi strani, serviti untempo per chissà cosa.

Il complesso è stato soprannomina-to "Fortino", perché le mura che lo cir-condano lo fanno somigliare ad unpiccolo forte. È un nome che suonaantico e ci ricorda tra l'altro quello delnostro quartiere popolare.

La mostra di oggi è una personale diSeb Koberstädt, un artista tedesco, ilsecondo del progetto Fortino1, primaattività della fondazione.

Fortino1 è un programma che si

protrarrà per quattroanni e prevede la pre-sentazione di 12 artistiinternazionali.

La bellissima idea diFortino1 è quella della"residenza d'artista". Gliartisti, cioè, si stabili-scono e vivono aCatania per un periododi tempo. Pensano ecreano sul territorio eper il territorio, attraver-so un contatto continuo.Perciò le opere sono lospecchio di quello chel'artista vede e vive nellanostra città e nei nostriquartieri.

Le opere di SebKoberstädt sono tre(Zero, Death Wish, AllOne Song) e un'altra infase di sviluppo. Questaultima particolarmentemi incuriosisce, perché ci tocca comecittadini. È prevista infatti l'istallazio-ne temporanea (due mesi) di una gran-de statua di cera in via Greco, accantola "Livio Tempesta" e di fronte unadiscarica abusiva di spazzatura.Questo atto artistico vuole essere testi-mone e campanello d'allarme contro ildegrado, la miseria e la poca attenzio-ne che purtroppo ci circonda, aCatania in generale, a San Cristoforoin particolare.

Gli altri programmi previsti dallafondazione Brodbeck sono di "turi-smo culturale", "ricerca tecnologica" e"didattica formativa". Questi ultimiprevedono la creazione di laboratori

per ragazzi e di corsi per la formazio-ne specialistica nel settore dell'artecontemporanea.

È importante e bello che SanCristoforo possa diventare un impor-tante polo artistico e culturale. Nelquartiere si trova anche il museo civi-co Castello Ursino (sperando che laristrutturazione possa portare fortuna!)e l'ex Manifattura Tabacchi diventeràsede del museo archeologico.

Speriamo inoltre che i tanti palazzi espazi abbandonati della nostra città,come l'ex fabbrica di liquirizia, possa-no trovare una funzione e uno scopo.Possano, insomma, ritrovare vita.

Irenea Privitera

IL "FORTINO"Fabbrica d’arte a San Cristoforo

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AUTOFINANZIAMENTO: LIBERTÀ DI AGIRECome i nostri lettori sanno, le attività del GAPA sono possibili grazie all'au-tofinanziamento. La scelta di non creare vincoli economici con istituzioni epartiti politici è stata da sempre dettata dalla convinzione che la libertà diesprimersi e agire sia possibile solo se si è privi di condizionamenti esterni.

L'autonomia garantisce piena libertà di contenuti e la costruzione di spazidi informazione, indispensabili nelle lotte quotidiane per una società piùgiusta. Tante sono le persone che nel corso degli anni ci hanno aiutato, con picco-le e grandi donazioni. Ciò è stato un prezioso contributo per il nostro gior-nale e le nostre iniziative e per la ristrutturazione del Gapannone che è datempo un punto di rifermento per gli abitanti. Vorremmo quindi ringraziareil Sig. Gallo che ha recentemente fatto una donazione alla nostra associa-zione.

za Don Puglisi.È vero che da sempre, gli spacciato-

ri di droghe, in quella zona la fanno dapadroni, ed è vero anche che da semprela gente di quella parte di S. Cristoforochiede la presenza di un presidio stabi-le di polizia urbana, mal'Amministrazione comunale su questonon dà risposta.

Ed è ancor più vero, ma molto stra-no che questa presenza criminale èconosciuta da sempre, sia dalle forzedell'ordine, sia dalle vecchie e nuoveamministrazioni comunali. Questehanno voluto piazza Don Puglisi nellanuova veste, perché sperano, comeafferma l'architetto Balla, "che questaarchitettura possa contribuire a dimi-nuire la delinquenza".

Ma, secondo noi, il vero deterrentecontro questa è il controllo del territo-rio da parte delle istituzioni e un'atten-zione e cura da parte della gente chedovrebbe usufruire della piazza.

Noi non siamo pregiudizialmentecontrari a piazza Don Puglisi, anzi cipiacerebbe che al più presto venissecompletata e inaugurata.

Ci piacerebbe vedere realizzato ilboschetto nel cosiddetto "sdirubbo" diS. Cristoforo.

Ci piacerebbe che la gente utilizzi ilpunto sotterraneo per i rifiuti.

E infine ci piacerebbe vedere le aiuo-le piene di colori e di fiori e la gentepasseggiare o sollazzarsi al sole.

Ma oggi constatiamo solo sterpa-glia, fossi a mala pena coperti, e lagente che guarda la piazza con diffi-denza.

Nell'attesa che la piazza diventi quel-lo che l'architetto Balla ci ha racconta-to, noi ritorneremo a controllare comevanno i lavori e a raccontarvi, attra-verso queste pagine, la realtà evidente.

Giovanni Caruso e Allonsanfan

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Redazione “i Cordai”Direttore Responsabile: Riccardo OriolesReg. Trib. Catania 6/10/2006 nº26Via Cordai 47, [email protected] - www.associazionegapa.orgtel: 348 1223253

Stampato dalla Tipografia Paolo Millauro,Via Montenero 30, Catania

Grafica: Massimo GuglielminoFoto: Sonia Giardina, Irenea Privitera, SaraFagone.

Hanno collaborato a questo numero:Giovanni Caruso, Toti Domina, Paolo Parisi,Marcella Giammusso, Sonia Giardina, GiuseppeScatà, Carmelo Guglielmino, Giancarlo Consoli,Sebastiano Spina, Ass. Giornalistica "Lavori incorso"

"Mettiti i scarpi 'ca ti muzzicanui peri!", urla la donna.

Ma chi vorrebbe mai mordere i pie-dini di una biondina di appena treanni?

Eccolo là, uno Speedy Gonzales di30 cm in un baleno attraversa la stan-za e scompare. Dov'è? Forse in unodei tanti buchi delle pareti, forse dietroo dentro l'armadio? Poco importa, lui èil padrone di casa, ha famiglia e amicie di lì non se ne vuole andare. A nullaservono trappole di colla, quei roditorisunnu sperti, al massimo qualche topi-no ci resta 'mpicatu. La donna mimostra un cartone su cui è incollato un

piccolo cadavere. Lo conserva perchéspera che faccia da esca per catturarela madre. "A volte non torno neanchea dormire, e quando devo passare lanotte qui mi copro tutta, anche la testasotto le lenzuola, col terrore ca m'ac-

chiananu n'coddu. Sotto la doccia,chiudo gli occhi per insaponarmi icapelli ma poi li riapro di scatto, me lisento sempre addosso", la donna nonce la fa più.

Topi, ratti, zecche proliferano dentrocase fatiscenti dai soffitti sfondati imuri fradici le travi spezzate. Sordidiscantinati senza acqua né luce trasfor-mati in dormitori. E tutt'intorno: edifi-ci sventrati, cumuli di rifiuti, macerie."A pranzo -mi dice una vicina- man-giamu pasta ca' ricotta", quello chepiove dal soffitto è il condimento diogni portata. "E nun si potti lassarinenti, i surici si mangiunu tutti cosi,

macari u piattu cummugghiatu sutirunu".

Sono nella parte bassa di viaBarcellona, ogni mia occhiata attornoè un pugno allo stomaco. Si parla diBronx come qualcosa di lontano,

impossibile qui danoi. Ma questo èpeggio, fino a qual-che giorno fa la miaimmaginazione nonavrebbe saputo con-cepire tutto questo.Ora che ho visto, leparole sono insuffi-cienti, così come lefoto scattate sonosolo scorci, accennidi vite consumate,scartate e dimentica-te. Non ho fotografa-to gli esterni, le fac-ciate marce, l'abban-dono, la miseria, lefacce sporche, per-ché queste famigliesi vergognano didove stanno, nonvogliono che si sap-pia in giro. La dignitàè violata e i loro

sguardi esprimono solo rassegnazione.Da anni aspettano l'assegnazione di unalloggio popolare, ma se si aspetta checi scappi il morto, qui ci manca poco,potrebbe succedere anche ora. Leautorità lo sanno, hanno fatto i sopral-luoghi. Nel 2007 con un'ordinanza disgombero del Comune per inagibilitàdovuta al crollo del muro portanteperimetrale, alcuni sono stati speditiall'Hotel Valentino, vicino alla fiera,ma dopo due giorni erano già per stra-da. La permanenza non si poteva pro-lungare e case vuote non ce ne sonomai state. "E unni ni n'avevimu agghi-ri?". Dove dovevano andarsene? Sonotornati tutti qua, 'na 'stu schifu, comelo chiamano loro. È raccapricciante,un incubo quotidiano che la societàignora, che nessuno denuncia. Sonosoprattutto donne e bambini. Gliuomini sono quasi tutti dentro.

"E cosa farai quando ritornerà tuomarito?"

Con gli occhi di fuori, la donna mirisponde: "Macari a spacciari sinnipo' gghiri, ma m'havi a purtari via ddiccà!!! Non ci pozzu cchiu stari…"

Sonia Giardina

"PURTATIMI VIA DDI CCÀ!"Case pericolanti, topi, lerciume: anche questa è Catania

OGNI MESE TROVERETEIL NOSTRO MENSILE

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Via Plebiscito, 527 - [email protected]

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Libreria Scientifica

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EMERGENZA CASA"Vedendo come viene soddisfatto il

bisogno di un tetto, possiamo avere lamisura del modo con cui vengono sod-disfatti tutti gli altri bisogni"

F. Engels

All'Ufficio Casa del Comune diCatania ci hanno detto: "Non abbiamoalloggi! Abbiamo più di 1000 doman-de, 600 di famiglie sfrattate e altrettan-te di persone in condizione di emer-genza. La priorità è data a coloro chehanno ricevuto l'ordinanza di sgombe-ro. Ma mancano le case, …e se nelibera una, ogni morte di Papa. Ci sonotante abitazioni occupate abusivamen-te per cui la situazione è fuori control-lo".

Secondo il SUNIA, sono in totale"15.000 le famiglie collocate nellagraduatoria generale per l'assegnazio-ne di un alloggio popolare".

Qualunque siano le cifre esatte, sideve affrontare l'emergenza casa.Urge un censimento degli alloggicomunali e dello I.A.C.P. per proce-dere al recupero degli alloggi sfitti ooccupati da persone che non vivono incondizione di necessità. Una societàche nega il diritto all'abitare sta negan-do i diritti primari dell'uomo.

C’è tempo fino al 31 agosto perpresentare la richiesta per il soste-gno all’affitto fornito dal Comune. Ilmodulo è disponibile al G.A.P.A. opresso l’Ufficio Casa dellaDirezione Patrimonio Economato eProvveditorato, in via DomenicoTempio 64.

La presentazione della domandapermette di ricevere l’integrazionedei canoni d’affitto per l’intero anno2008.

vi augurano una buonaestate e arrivederci a

settembre!

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