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IGIENE DELL’ALIMENTAZIONE Dottor Maurizio Guida

IGIENE DELLALIMENTAZIONE Dottor Maurizio Guida. ALIMENTAZIONE Lassunzione di alimenti risponde ad uno dei bisogni elementari di ogni essere vivente, compreso

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IGIENE DELL’ALIMENTAZIONE

Dottor Maurizio Guida

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ALIMENTAZIONE

L’assunzione di alimenti risponde ad uno dei bisogni elementari di ogni essere

vivente, compreso l’uomo. In condizioni di naturalità essa ha lo scopo di fornire

l’energia necessaria per la vita vegetativa e di relazione, nonché il materiale plastico

per l’accrescimento ed il ricambio dell’organismo.

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L’assunzione di alimenti deve sempre sufficiente a coprire il fabbisogno

metabolico dell’organismo, ma non tale da provocare obesità.

Inoltre, poiché i diversi alimenti contengono proteine, carboidrati, e grassi in proporzioni differenti, è necessario che sia mantenuto un appropriato equilibrio

tra questi differenti costituenti della dieta, affinchè tutti i sistemi dell’organismo possano essere riforniti dei materiali

indispensabili.

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FABBISOGNI ALIMENTARI

Apporto calorico degli alimenti ?

Fabbisogno a riposo (metabolismo basale)

+

Consumo energetico per le diverse attività della vita di relazione, compresa l’attività

lavorativa.

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Gruppi di età (anni) Energia (kcal) Protidi (g) Lipidi (g)

Maschi e Femmine

0-0,5

0,5-1,0

650

950

12

25

22

32

Maschi

10-12

13-15

16-19

20-39

40-49

50-59

60-69

70 e più

2420

2780

2960

3000

2850

2700

2400

2100

54

66

67

64

64

64

64

64

81

93

99

83

79

75

67

58 Società Italiana di Nutrizione Umana

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Gruppi di età (anni) Energia (kcal) Protidi (g) Lipidi (g)

Femmine

10-12

13-15

16-19

20-39

40-49

50-59

60-69

70 e più

2300

2500

2300

2160

2050

1940

1730

1510

56

59

54

53

53

53

53

53

77

83

77

60

57

54

48

42

Società Italiana di Nutrizione Umana

Gravidanza

Allattamento

+ 200

+ 500

+ 13

+ 24

+ 5

+ 14

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Spesa energetica oraria nel corso di differenti tipi di attività in un uomo di 70 Kg di peso

SonnoSdraiato, sveglioSeduto, a riposoIn piedi, rilassatoVestirsi e spogliarsiLavoro di cucitoScrittura a macchina veloceEsercizio muscolare “lieve”MarciaEsercizio muscolare “sostenuto”Esercizio muscolare “pesante”NuotoCorsaSalire le scale

ATTIVITA’ CALORIE/ORA65771001051181351401702002904505005701100

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Per soggetti adulti di 18-35 anni di età il fabbisogno energetico può

essere calcolato in 2.900 calorie per gli uomini, ed in 2.100 per le donne.

Tale fabbisogno diminuisce con l’avanzare dell’età, mentre è maggiore nell’adolescenza.

Società Italiana di Nutrizione Umana

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Regolazione dell’assunzione di cibo

FAME: è il bisogno urgente di cibo e si associa a numerose sensazioni oggettive. Dopo un digiuno di molte ore, ad

esempio, lo stomaco è scosso da intense contrazioni ritmiche, chiamate contrazioni da fame.

APPETITO: implica il desiderio di determinati alimenti, piuttosto che il bisogno generico di cibo. In tal senso, ha perciò la

funzione di orientare la scelta della qualità degli alimenti da assumere.

SAZIETA’: è la sensazione opposta della fame, è un senso di pieno appagamento dal bisogno di cibo. Di solito insorge dopo

un pasto molto abbondante, specie se è già presente una riserva di materiale nutritivo (tessuto adiposo e glicogeno).

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ProteineL’alimentazione, oltre a soddisfare il fabbisogno energetico

con le calorie contenute

•4,1 kcal/g di proteine

•9,3 kcal/g di grassi

•4,1 kcal/g di carboidrati

deve assicurare un apporto di proteine, che si calcola in 70 g al giorno per l’uomo ed in 60 g per la donna.

Di queste, una parte deve essere di origine animale, di maggiore valore biologico ai fini dell’apporto di aminoacidi essenziali per l’organismo umano.

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Ogni grammo di carboidrati ossidato ad anidride carbonica ed acqua libera una quantità di energia pari a 4,1 calorie, mentre ogni grammo

di grasso libera 9,3 calorie.

L’energia liberata dal metabolismo delle proteine alimentari, quando vengono degradate ad anidride carbonica, acqua ed urea, è in media

di 4,35 calorie/grammo.

Inoltre, la percentuale media dell’assorbimento intestinale è diversa per le differenti sostanze: è approssimativamente del 98 % per i

carboidrati, del 95 % per i grassi e del 92 % per le proteine.

L’energia fisiologicamente disponibile per ciascun

grammo dei tre costituenti della dieta è in media

Carboidrati 4,0 cal

Grassi 9,0 cal

Proteine 4,0 cal

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Alimenti Proteine % Grassi % Carboidrati % Calorie per 100 grammi

Mele

Asparagi

Pancetta

Carne di bue

Barbabietole

Pane bianco

Burro

Cavoli

Carote

Formaggio

Pollo

Cioccolato

Merluzzo

Latte intero

0,3

2,2

25

17,5

1,6

9,0

0,6

1,4

1,2

23,9

21,6

5,5

17,2

3,5

0,4

0,2

76,0

22,0

0,1

3,6

81,0

0,2

0,3

32,3

2,7

52,9

0,3

3,9

14,9

3,9

0,7

1,0

9,6

49,8

0,4

5,3

9,3

1,7

1,0

18,0

0,5

4,9

64

26

712

268

46

268

733

29

45

393

111

570

72

69

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Alimenti Proteine % Grassi % Carboidrati % Calorie per 100 grammi

Farina

Arance

Arachidi

Piselli freschi

Prosciutto

Patate

Spinaci

Fragole

Pomodori

Tonno in scatola

Noci

14,2

0,9

26,9

6,7

15,2

2,0

2,3

0,8

1,0

24,2

15,0

7,4

0,2

44,2

0,4

31,0

0,1

0,3

0,6

0,3

10,8

64,4

68,2

11,2

23,6

17,7

1,0

19,1

3,2

8,1

4,0

0,5

15,6

396

50

600

101

340

85

25

41

23

194

702

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Digestione degli alimenti (1/3)

L’IDROLISI COME PROCESSO FONDAMENTALE DELLA DIGESTIONE

I carboidrati della dieta sono quasi tutti dei grossi polisaccaridi o dei disaccaridi, costituiti da

monosaccaridi, legati tra di loro per condensazione.

Quando i carboidrati sono digeriti in monosaccaridi, enzimi specifici provvedono ad inserire gli ioni idrogeno ed ossidrile nella molecola di carboidrato che deve essere

digerita, sicchè i monosaccaridi si staccano l’uno dall’altro.

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Digestione degli alimenti (2/3)

ANCHE IN QUESTO CASO SI TRATTA DI UN PROCESSO

DI IDROLISI!

I grassi della dieta sono in massima parte costituiti da trigliceridi (grassi neutri). Questi risultano dalla

condensazione di 3 molecole di acidi grassi con 1 molecola di glicerolo.

La digestione dei trigliceridi consiste nel processo inverso: enzimi lipolitici restituiscono 3 molecole d’acqua ad

ognuna delle molecole di grasso neutro ed in tal modo scindono le molecole di acido grasso dal glicerolo.

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Digestione degli alimenti (3/3)

Le proteine sono formate da aminoacidi legati tra loro mediante legami peptidici.

La digestione delle proteine comporta anch’essa un processo di idrolisi: enzimi proteolitici,

reinserendo acqua nella molecola proteica, la scindono negli aminoacidi costitutivi.

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Le caratteristiche organolettiche degli alimenti subiscono dei cambiamenti con la cottura: le diverse proprietà possono ridursi, annullarsi, invertirsi o esaltarsi.

Cotture alla griglia, al forno, in padella o in acqua bollente sono particolarmente indicate per le carni e per il pesce, ma è sempre bene evitare di cuocere troppo

tali cibi che, altrimenti, possono perdere quantità eccessive d'acqua e di sostanze preziose nonché sapore e morbidezza e possono diventare più

difficili da digerire.

E’ bene sapere 1. le carni bianche vanno cotte più a lungo, lentamente e a basso calore, rispetto

alle carni rosse, ma sempre senza eccedere con i tempi di cottura in modo tale che si mantengano sufficientemente idratate, cioè morbide, senza essere

sanguinolente.2. per il pesce va tenuto presente lo stesso concetto anche se, quando il prodotto

è particolarmente fresco e sicuro, è consigliabile assumerlo crudo o appena cotto.

3. per i vegetali sarebbe più indicato assumerli crudi e ben lavati; la cottura al vapore è, comunque, la più indicata per le verdure.

4. anche per la pasta e per il riso, infine, è consigliabile utilizzare sempre cotture al dente che consentono migliore digeribilità del prodotto.

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PER IL MANTENIMENTO DEL MIGLIOR STATO DI SALUTE È NECESSARIO CHE L’ALIMENTAZIONE SIA:

•SUFFICIENTE E NON ECCESSIVA, tale cioè, da assicurare l’apporto energetico necessario secondo i bisogni delle singole

persone, ma senza andare oltre;

•BILANCIATA, nel senso che l’apporto energetico deve essere assicurato da un equilibrato rapporto tra glucidi, proteine di

origine animale e vegetale, grassi, e devono essere presenti le vitamine, i minerali (elementi maggiori, minori ed in tracce);

•VARIA, perché solo in una ampia integrazione della vasta gamma dei diversi alimenti è possibile trovare presenti in modo

equilibrato ed armonico tutte le sostanze necessarie ai fini strettamente nutrizionali e quelle prive di valore nutritivo, come

le fibre indigeribili, ma ugualmente utili per il mantenimento dell’equilibrio dell’organismo;

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ObesitàSe nell’organismo l’apporto di energia (sotto forma di alimenti) è eccedente rispetto alla quantità di energia spesa, il peso corporeo

aumenta. L’obesità è pertanto dovuta ad un eccesso di entrate energetiche rispetto alle uscite.

Per ogni 9,3 Calorie di energia in eccesso che entrano nell’organismo si accumula 1 grammo di grasso!!!

Un soggetto obeso può diminuire di peso solo se le entrate di

energia sono inferiori alle uscite.

Nell’obesità, l’apporto di energia è in eccesso solo nella fase di aumento del peso corporeo; quando l’individuo è diventato

obeso, rimane in tale stato anche se le entrate energetiche sono in equilibrio con le uscite.

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Alimentazione in GravidanzaLa gravida normopeso ha bisogno di una dieta di

circa 1800-2000 calorie/die, suddivise in 5-6 pasti:

• 3 pasti principali (colazione, pranzo e cena)

• 2-3 spuntini (metà mattina, metà pomeriggio e talvolta prima di coricarsi)

Il frazionamento dei pasti ha come scopo quello di rendere ciascun pasto più leggero, quindi facilmente digeribile,

evitando di rimanere troppo a lungo con lo stomaco “vuoto”, con conseguenti bruciori da reflusso degli acidi gastrici.

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L’aumento di peso consigliato è di circa 10 Kg a fine gravidanza: tuttavia la donna che inizia la gravidanza sovrappeso non

dovrebbe aumentare più di 8 Kg, mentre alla donna sottopeso è

consentito un aumento di 12-13 Kg.

Un eccessivo aumento di peso può essere associato ad alterazioni metaboliche (diabete gestazionale, obesità) che

possono avere conseguenze sul feto;

Un ridotto aumento di peso in una donna normopeso può essere associato ad ipo-sviluppo fetale o a malnutrizione o

può essere indice di una patologia materna associata.

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La dieta consigliata in gravidanza è composta da:

Carboidrati (50% del fabbisogno energetico)

Si trovano nei cereali, nel latte, nella frutta , negli ortaggi e nei tuberi.

Forniscono energia che può essere utilizzata

immediatamente dall’organismo o

immagazzinata sotto forma di grasso.

Proteine (20% del fabbisogno energetico)

Si trovano nella carne, nel pesce, nel latte, nei formaggi, nelle uova e in alcuni cereali.

Sono utilizzate per la formazione e la crescita

dei tessuti fetali.

Sono usati in condizioni di aumentato fabbisogno

energetico.

Grassi (30% del fabbisogno energetico)

Da preferire i grassi vegetali perché più facilmente digeribili. Va limitato il consumo di fritti, panna,

crema, gelati, formaggi stagionati, condimenti elaborati.

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Vitamine e Sali minerali

Una dieta equilibrata deve essere anche ricca di vitamine, sali minerali, e fibre.

Le vitamine sono molto diffuse negli alimenti ed, in genere, in assenza di problemi particolari, non è necessario assumerle in

forma di preparati farmaceutici.

Tra i sali minerali:

Calcio e Fosforo

Magnesio e Potassio

Ferro

indispensabili per la formazione dello scheletro fetale.

necessario per l’aumentata sintesi di globuli rossi materni.

N.B. a causa della fisiologica carenza, il Ferro è frequentemente somministrato in gravidanza

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Consigli utiliIn gravidanza è consigliabile evitare l’uso di cibi conservati, in quanto ricchi di additivi chimici: è preferibile consumare verdure e frutta fresche,

carne e anche pesce 2-3 volte la settimana, legumi e uova.

E’meglio cucinare la carne e il pesce alla griglia, al cartoccio o al vapore senza aggiunta di

condimenti; invece le verdure, se vengono cotte, devono essere cucinate al vapore o bollite in poca

acqua, perché la cottura prolungata distrugge molte vitamine.

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Gravidanza e Allattamento

Una dieta regolare nella puerpera è molto importante per favorire la secrezione del

latte: occorre introdurre proteine (almeno 100 g/die),

calcio (2 g/die), ferro (15 mg/die), vitamine, glicidi e lipidi in modo bilanciato.

E’indispensabile anche un elevato apporto idrico!

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Disturbi del comportamento alimentare

•ANORESSIA NERVOSA

•BULIMIA NERVOSA

•DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE NON

ALTRIMENTI SPECIFICATO

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Disturbi del comportamento alimentare

Le donne di giovane età sono le più colpite e solo il 5-10 % dei pazienti è rappresentato da maschi . Il tasso di malattia è, oggi,

omogeneo nelle diverse classi sociali.

Una significativa diffusione si riscontra in alcune discipline (danza, sport agonistici), non si può tuttavia distinguere se sia

l’attività fisica a favorire il manifestarsi della patologia alimentare o se soggetti con determinate strutture di personalità

prediligano determinate professioni.

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Etiopatogenesi: la dieta come “trigger factor”

Un disturbo alimentare inizia spesso in modo subdolo con una dieta mirata alla riduzione del peso corporeo.

Regimi alimentari ipocalorici cronici, non adeguati alle necessità metaboliche, possono sconnettere il

sistema interno di regolazione dei segnali fisiologici e di fame e sazietà. Fattori genetici, biologici,

psicologici, di personalità e familiari accrescono la vulnerabilità individuale e l’idea della dieta diviene

pervasiva e assoluta al punto da risultare francamente patologica.

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Fattori predisponenti per l’anoressia nervosaIndividuali

-Sviluppo della personalità deficitario quanto ad autonomia, identità e autostima

-Disturbi della sfera percettiva e cognitiva

-Eccessiva preoccupazione per il peso corporeo

-Traumi perinatali

-Concomitanza di altre patologieFamiliari

-Caratteristiche demografiche

-Parametri educativi di alimentazione, bellezza, performance

-Familiarità per disturbi affettivi, abuso di sostanze, anoressia nervosa, obesità

-Pattern specifici di interazione genitori-figli

Culturali

-Modelli estetici di magrezza

-Modelli di performance

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Fattori scatenanti per l’anoressia nervosa

Individuali, familiari, culturali

-Dieta alimentare

-Separazione e perdite

-Alterazione dell’omeostasi familiare

-Nuove richieste da parte dell’ambiente

-Minaccia diretta dell’autostima

-Malattie concomitanti

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La preoccupazione, pervasiva e acritica, per il peso e per le forme corporee, l’alterazione

dell’immagine corporea e l’influenza che queste hanno sul livello di autostima del

soggetto sono caratteristiche centrali nell’anoressia nervosa, cui si uniscono

pensieri disturbanti, intrusivi e ricorrenti, ruminazioni e rituali inerenti il cibo.

Alla perdita di peso si correlano vari sintomi psicologici: deflessione del tono dell’umore, disforia,

irritabilità, ritiro sociale, riduzione della libido , difficoltà di concentrazione.

ANORESSIA NERVOSA

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Il comportamento alimentare bulimico è caratterizzato da accessuali ingestioni di

grosse quantità di cibo in brevissimo tempo con assoluta perdita di controllo soggettivo.

In genere, l’autoinduzione del vomito e l’abuso di lassativi e diuretici compaiono successivamente al manifestarsi delle abbuffate e sono utilizzati dal paziente per evitare l’aumento di peso pur senza

limiti calorici.

BULIMIA NERVOSA

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Criteri diagnostici per l’anoressia nervosa e per la bulimia nervosa secondo il DSM-IV (1/2)

Anoressia nervosa

A. Rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra o al peso minimo normale per l’età e la statura

B. Intensa paura di acquisire peso o di diventare grassi, anche quando si è sottopeso

C. Alterazione del modo in cui un soggetto vive il peso o la forma del corpo, o eccessiva influenza del peso e della forma del corpo sui livelli di autostima, o rifiuto di ammettere la gravità dell’attuale condizione di sottopeso

D. Nelle femmine, dopo il menarca, amenorrea, cioè assenza di almeno 3 cicli mestruali consecutivi

Sottotipi: Con restrizioni: senza abbuffate o condotte di eliminazione (vomito autoindotto,

uso inappropriato di lassativi, diuretici ed enteroclismi) Con abbuffate/ condotte di eliminazione

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Criteri diagnostici per l’anoressia nervosa e per la bulimia nervosa secondo il DSM-IV (2/2)

Bulimia nervosa

A. Ricorrenti abbuffate. Un’abbuffata è caratterizzata da: mangiare, in un periodo di tempo (es. 2 h), una quantità di cibo significativamente maggiore di quella che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso tempo e in circostanze simili o sensazione di perdere il controllo durante l’episodio (es. sensazione di non riuscire a smettere di mangiare o a controllare cosa o quanto si stia mangiando)

B. Ricorrenti e inappropriate condotte compensatorie per prevenire l’aumento di peso, come vomito autoindotto, abuso di lassativi, diuretici, enteroclismi o altri farmaci, digiuno, esercizio fisico eccessivo

C. Le abbuffate e le condotte compensatorie si verificano entrambe in media almeno due volte la settimana per tre mesi

D. I livelli di autostima sono indebitamente influenzati dalla forma e dal peso corporei

E. L’alterazione non si manifesta esclusivamente nel corso di episodi di anoressia nervosa

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Fattori cronicizzanti per l’anoressia nervosa

-Digiuno prolungato-Vomito-Alterazioni della fisiologia gastrointestinale-Deficit di immagine corporea-Fattori cognitivi (rinforzo positivo derivante dal comportamento alimentare)-Caratteristiche di personalità-Gradi di funzionalità dell’Io-Fattori predisponenti non risolti-Concomitanza di altri sintomi psichiatrici-Vantaggi secondari-Enfasi culturale della magrezza-Fattori iatrogeni

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Terapia

La terapia dei disturbi del comportamento alimentare è complessa, dovendo trattare gli aspetti psicologici, ma anche quelli organici, eventualmente in ricovero ospedaliero, e si

avvale spesso della collaborazione di più specialisti.

Gli studi riportano cronicizzazione e recidive dei disturbi del comportamento alimentare in 2/3 dei pazienti, anche dopo

trattamento.

Utilizzati neurolettici, antidepressivi e stabilizzanti dell’umore.

Un adeguato intervento deve prevedere trattamento psicoterapico, individuale, familiare o di gruppo.

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Crono-dieta

Si basa sul concetto che l’organismo ha una diversa capacità di assimilare sostanze nutritive a seconda del momento della

giornata.

Con la crono-dieta i carboidrati (pasta, legumi e pane) vanno consumati nella prima parte della giornata: a colazione, per

esempio, si possono consumare pane e patate. Mentre il riso e la polenta (farina di mais) sono più adatti a pranzo. Carne, pesce, uova e latticini, devono essere consumati la sera e non possono venire associati ai glucidi. La frutta va mangiata entro la prima

metà del pomeriggio.

Bisogna sempre privilegiare i cibi integrali anziché quelli raffinati.

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Dieta del gruppo sanguigno

Si basa sul principio che ciascuno dei quattro gruppi sanguigni (0, A, B, AB) risponde in modo diverso al cibo.

Per le persone con gruppo sanguigno 0, la carne è un alimento indicato. Queste persone dovrebbero evitare il grano e il

frumento .

Le persone con gruppo sanguigno A invece della carne dovrebbero utilizzare proteine vegetali ed evitare i latticini.

Le persone con gruppo sanguigno B sono detti onnivori equilibrati, cui fanno bene sia i latticini, sia la verdura sia i

cereali.

Le persone con gruppo sanguigno AB dovrebbero preferire un’alimentazione equilibrata e varia.

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ScarsdaleTrae il suo nome da un quartiere di New York

inventata da un cardiologo di nome Herman Tarnower. si comincia sempre la giornata con mezzo

pompelmo e una fetta di pane, possibilmente alla soia.

Pranzo e cena, invece, variano giorno per giorno.

Lunedì, a pranzo, è prevista carne con pomodori alla griglia e a cena, invece, del pesce o dei frutti di mare,

più una fetta di pane alla soia e un pompelmo.

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Dieta a punti

Consiste in un lungo elenco di alimenti di cui non è necessario calcolare il peso, bensì il punteggio.

Si va dagli 0 punti del pesce e della carne, ai 5 punti di una fetta di pane fino agli 11 di una pastasciutta con

ragù e parmigiano e ai 27 di un frullato di latte e frutta.

Per dimagrire, occorre raggiungere

minimo 40 punti fino ad un massimo di 60 al giorno.

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Dieta Atkins

La dieta si divide in due fasi.

Nella prima si può mangiare senza limiti carne, molluschi, crostacei e grassi (anche salumi come

pancetta e salame), ma bisogna rinunciare del tutto ai carboidrati e quasi del tutto alle verdure, per consumare

le proprie riserve di grasso.

Per esempio, a colazione, uova con pancetta, caffè o tè senza zucchero, a pranzo, bistecca ai ferri e, a cena,

pesce lesso condito con maionese e un’insalata.

Nella seconda fase, invece, si reintroducono poco alla volta i carboidrati e le verdure.

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Dieta MediterraneaE’un modello alimentare nel quale i vegetali trovano una posizione preponderante Al primo posto ci sono i cereali (meglio se integrali), tutti i loro derivati e i legumi. Tra i

condimenti spicca l’olio di oliva extravergine. Gli alimenti di origine animale sono ammessi ma nelle giuste quantità, il

pesce è l’alimento proteico principe della dieta mediterranea. Le carni vanno consumate con moderazione privilegiando le carni bianche (pollo, tacchino, coniglio). Il latte consumato

tutti i giorni è un alleato contro la carenza di calcio. Anche il vino, se consumato nella giusta maniera (ai pasti e con

opportuno frazionamento) ha delle proprietà salutistiche.

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Dieta macrobioticaE’uno dei regimi alimentari più antichi, è stato inventato infatti all’inizio

del 1900 da un giapponese: George Oshawa.

Si basa sul concetto dello Yin e dello Yang, due opposte e complementari energie che regolano l’universo.

Secondo la macrobiotica anche i cibi sono Yin e Yang e quindi vanno abbinati secondo regole ben precise, ad esempio nel periodo

invernale, essendo il freddo Yin, vanno privilegiati i cibi Yang, l’opposto nel periodo estivo.

La dieta macrobiotica si basa su cereali integrali (frumento, grano saraceno, mais, riso, miglio, avena, segale), legumi, semi oleosi (semi

di girasole e zucca), frutta e verdura.

I condimenti devono essere naturali e non trattati: si utilizza sale marino integrale, olio di oliva e semi spremuti a freddo.

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Dieta Zona

La dieta a zona si riassume nella semplice formula “40-30-30”

Vuol dire che, a ogni pasto, occorre mangiare il 40 % di carboidrati (frutta, verdura, pane, pasta, legumi); 30 % di proteine (carne, pesce,

uova) e 30 % di grassi (burro, arachidi, olio).

La chiave per capire la Zona è quella di

ragionare ormonalmente e non caloricamente.

La zona migliora l’attività insulinica.

La regola fondamentale della Zona è quella di prevedere ad ogni paso o spuntino un “blocco” formato da tre “blocchetti”: uno di

proteine, uno di carboidrati ed uno di grassi.

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Alimentazione del bambino

In un bambino la spesa energetica totale delle 24 ore è costituita da :

Metabolismo basale

Termogenesi

Attività motoria

Accrescimento

Nel lattante il fabbisogno energetico è di 115 Kcal/Kg di peso corporeo nel primo mese, di 100 Kcal/Kg nel secondo e nel

terzo mese di vita, e di 96 Kcal/Kg dai 6 ai 36 mesi.

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Fabbisogno lipidico

I lipidi rappresentano una importante fonte energetica, sono il veicolo naturale delle vitamine liposolubili ed entrano nella composizione delle

membrane cellulari di tutti i tessuti.

Gli acidi grassi saturi hanno un prevalente valore energetico, mentre gli insaturi svolgono funzioni strutturali e metaboliche cruciali per la salute e lo

sviluppo del bambino e sono utili nella prevenzione dell’aterosclerosi e dei dismetabolismi lipidici.

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Fabbisogno glucidico

I carboidrati sono la principale fonte di energia nell’alimentazione del bambino. Si raccomanda un

apporto glucidico pari al 55-60 %.

Le principali fonti di glucidi sono rappresentate da cereali, legumi, tuberi per quanto riguarda i

cosiddetti carboidrati complessi, a lento assorbimento, e da frutta, verdura, latte e dolci per

gli zuccheri semplici o a rapido assorbimento.

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Fabbisogno vitaminico

Per quanto riguarda il I° anno, il latte di una madre ben nutrita contiene vitamine sufficienti per il neonato sano a termine, con eccezione della

vitamina D.

La supplementazione di vitamina K è indicata alla nascita per via parenterale in tutti i neonati.

In genere, la normale alimentazione soddisfa le necessità di vitamine in un bambino di età superiore

ad 1 anno.

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Fabbisogno di fibre

Tale apporto si raggiunge incoraggiando il bambino a un consumo quotidiano di cereali, legumi, frutta e

verdure.

L’apporto di fibre consigliato, in età pediatrica, viene calcolato con al regola dell’” age plus 5”

(età anagrafica in anni maggiorata di 5,

il tutto espresso in g/die)

con un limite massimo di sicurezza rappresentato dall’”age plus 10”.

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Fabbisogno di minerali

Una dieta varia e adeguata di un bambino sano garantisce la copertura dei fabbisogni minimi di tali

nutrienti.

I minerali svolgono un ruolo essenziale in molti aspetti della fisiologia del bambino. In base alle

quantità presenti nell’organismo si suddividono in:

-maggiori: sodio, cloro, potassio, calcio, fosforo, magnesio, zolfo e ferro;

-minori o oligoelementi: zinco, rame, cobalto, iodio, fluoro, selenio, manganese, silicio, molibdeno.

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Fabbisogno energetico giornaliero (Kcal/Kg) per i bambini di età compresa tra i 3 e i 9 anni

Età (anni)

3

4

5

6

7

8

9

Maschi

94

90

87

84

79

73

68

Femmine

90

87

84

79

73

66

59

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Fabbisogno energetico giornaliero (Kcal/Kg) per un’età compresa tra i 10 e i 17 anni.

Età (anni)

10

11

12

13

14

15

16

17

Maschi

1907-2213

1991-2340

2086-2479

2230-2687

2274-2791

2393-2976

2473-3117

2512-3211

Femmine

1666-1924

1737-2046

1816-2175

1878-2219

1826-2294

1898-2338

1928-2386

1940-2408

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Alimentazione del neonatoL’allattamento naturale (al seno materno) è certamente il

metodo ottimale per alimentare un neonato normale a termine.

Il latte materno contiene come fonte di energia carboidrati, lipidi e proteine.

In esso sono inoltre presenti: acqua, minerali, oligoelementi e vitamine, cellule immunocompetenti e del sistema monocitomacrofagico, alcuni composti di

incerto valore nutrizionale quali ad esempio i nucleotidi o i fattori di crescita tissutali, dotati però di un alto valore

biologico per la capacità di modulare e regolare la crescita e lo sviluppo corporeo.

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Vantaggi del latte materno

•Completezza nutrizionale

•Proprietà antinfettive

•Riduzione dell’incidenza di allergie e intolleranze alimentari

•Aumento dell’integrazione madre-figlio

•Basso costo economico

•Riduzione di patologie a distanza (obesità, aterosclerosi).

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Il potere calorico del latte di donna è di 20 Kcal/30 ml. Il fabbisogno calorico medio di un neonato a termine, dopo i

primi giorni di vita è di 110 Kcal/Kg/die.

Il criterio più importante per valutare l’efficacia di un allattamento naturale è quello ponderale, consistente cioè nella possibilità di dimostrare una crescita media giornaliera di 30

g, pari a un incremento medio settimanale di circa 200 g, dopo il calo fisiologico della prima

settimana di vita.

Solo in assenza di un regolare accrescimento del neonato o in presenza di fattori patologici materni può essere

presa in considerazione la possibilità di una supplementazione con formule adattate.

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Componenti del latte materno

Carboidrati: rappresentati in concentrazione di 7 g/dl circa, pari al 40 % delle calorie totali. Il costituente di gran lunga prevalente è il lattosio.

Lipidi: la quota è di 3,8 g/dl, pari a circa il 50 % delle calorie totali, quantitativamente sovrapponibile a quella del latte vaccino, con cui esistono differenze dal punto di vista della qualità dei grassi. C’è una più abbondante, concentrazione di colesterolo. La quota principale di grassi è rappresentata dai trigliceridi, con un contenuto di acidi grassi insaturi molto più elevati nel latte di donna.

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Componenti del latte materno

L’apporto proteico del latte di donna è notevolmente più basso (0,8-1,2 g/dl) rispetto a quello del latte vaccino e corrispondente al 7 % circa delle calorie totali giornaliere. Le proteine presenti nel latte possono essere raggruppate in due categorie principali:

caseine e sieroproteine in rapporto di 40:60 o 30:70.

Le caseine sono proteine esclusive del latte costituite da quattro catene peptidiche. La caseina coagula in ambiente acido, per cui nello stomaco tende a formare il caglio che prolunga i tempi di digestione e di svuotamento gastrico. Parte di queste proteine

sono complessate con calcio e fosforo.

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Principali sieroproteine contenute nel latte materno

Lattoalbumina: coinvolta nella sintesi e nel trasporto del lattosio

Lattoferrina: proteina legante il ferro elementare. Garantisce l’apporto di ferro con il latte e svolge proprietà antinfettive per l’inibizione della crescita di batteri patogeni che non possono moltiplicarsi in assenza di ferro disponibile libero

Lisozima: proteina in grado di provocare la lisi della parete cellulare batterica che per la sua resistenza agli enzimi digestivi ed all’ambiente acido svolge la sua azione anche a livello intestinale

Lipasi: coopera nei processi di digestione dei lipidi ed ha proprietà antinfettive specie nei confronti della Giardia

Fibronectina: proteina con attività opsonizzante verso numerosi ceppi batterici

IgA secretorie: agglutinazione batterica e neutralizzazione tossinica

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Componenti del latte materno:Minerali e Vitamine

Il basso contenuto di minerali, insieme alla bassa concentrazione proteica, determina un ridotto carico di

soluti per il rene del bambino allattato al seno. Il contenuto di minerali nel latte materno è pari a un terzo di quello del latte vaccino. Nonostante ciò, il rapporto Ca/P pari a 2:1 determina un aumento della biodisponibilità di

questi elementi nel latte materno consentendone un assorbimento (75%) maggiore rispetto a quello ottenuto

con il latte vaccino (55%). Anche l’assorbimento di ferro è maggiore per il latte materno (50%) rispetto al latte

vaccino (10%).

Il contenuto subisce notevoli oscillazioni in rapporto alla dieta della nutrice.

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Grazie per l’attenzione!

!!