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Aut.ne Tribunale Livorno n° 683 del 02/03/2005 - Spediz. in abb. postale: postatarget creative - CENTRO 1/02524/11.2014 - Posteitaliane Anno XV - n° 158 Settembre 2015 Settembre 2015 Settembre 2015 Settembre 2015 Settembre 2015 Matteo Renzi e il bivio segue a pag. 2 Può la Chiesa rappresentare in politica tutti i cattolici? Possono tutti i cattolici essere rappresentati in politica dalla Chiesa? Esistono le storie nazionali e le tradi- zioni storiche, che spesso si esprimo- no con la forza dei sentimenti. E cir- colano le culture e le emozioni, i con- flitti e le solidarietà. Ecco perché si pone il problema dell’autonomia politi- ca (non ideale) dei cattolici nelle storie nazionali. La condizione della loro autonomia po- litica si accompagna alla esigenza della loro unità strategica. Dove manca l’unità strategica si veri- ficano le eresie, gli scismi nel campo della fede. Mentre in politica si pratica l’uso strumentale del voto cattolico. Strumentale, ma non sempre separato dallo spirito della scissione che è cosa ben diversa dalle correnti di pensiero per l’unità strategica. Questo è lo scenario storico. Proviamo a forzare l’immaginazione. Prendiamo un’opera teatrale, lirica o di prosa. L’opera è quella e tale rimane. Ma cambiano nel tempo gli interpreti, i registi, i direttori e gli spettatori. Si può dire che “quella storia” si ripete? Per- ché quella storia viene letta, citata, com- mentata come il frutto di quanti, nel tempo, l’hanno interpretata. L’autore Nell’ultimo editoriale prima delle ferie estive avevo espresso alcune riserve sul gradimento della opinione pubblica nei riguardi del go- verno ed in particolare sul Presidente del Consiglio Matteo Renzi che, stando agli ultimi sondaggi, sta pe- ricolosamente contraendo- si. Vari i fattori che hanno concorso a questa “desca- lation”. Prima di tutto quella prevedibile di natura psico- logica secondo cui, dopo l’euforia dell’esordio, tutti i governi ed i loro leader su- biscono, nel tempo, una na- turale contrazione, poi “la valanga delle promesse e degli impegni assunti in sede di presentazione del programma, in parte realiz- zati ma, in gran parte, rima- sti ancora allo stato embrio- nale anche per le vischiosi- tà presenti nella struttura burocratica del nostro pae- La maschera e il Volto Un articolo dell'On. Ivo Butini L’Editoriale di Enrico Dello Sbarba [email protected] appare, spesso, un riferimento anagra- fico. Che cosa intendo dire? Che vacilla l’idea della “storia che non si ripete” perché si ripetono le azioni umane, gli impulsi dei singoli e i conflitti sociali. Noi rischiamo di vivere un tempo di nullismo, quando lo stesso scetticismo, lucido o bieco che sia, lascia il posto al nulla che consente di rappresentare e negare “il tutto” e “il sempre” secon- do l’utile presente. Allucinazioni? Via, diciamo realismo mite. Staino cita Togliatti che si “mise d’ac- cordo con la monarchia pur di scon- figgere il fascismo”. Ferrara richiama Berlusconi come “il battista” di Renzi. La Bindi, campionessa della scissione democristiana, viene pensata oggi come la scissionista possibile del partito de- mocratico. Si è persa la creatività per- ché si è spento lo spirito che ha lascia- to il posto al ribellismo e all’impossi- bile supremazia dell’interesse come base per la soluzione dei conflitti. I conflitti continuano anche se cambia- no gli utilizzatori e gli interpreti, per ragioni di natura. Ma tutto questo che cosa vuol dire? Dobbiamo occuparci di chi non “fa” la storia, ma la “recita”. Noi stiamo tri- bolando con attori scontati e modesti. segue a pag. 2

Il Centro Settembre 2015

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Il Centro Settembre 2015

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Aut.ne Tribunale Livorno n° 683 del 02/03/2005 - Spediz. in abb. postale: postatarget creative - CENTRO 1/02524/11.2014 - Posteitaliane Anno XV - n° 158 Settembre 2015 Settembre 2015 Settembre 2015 Settembre 2015 Settembre 2015

MatteoRenzi

e il bivio

segue a pag. 2

Può la Chiesa rappresentare in politicatutti i cattolici? Possono tutti i cattoliciessere rappresentati in politica dallaChiesa?Esistono le storie nazionali e le tradi-zioni storiche, che spesso si esprimo-no con la forza dei sentimenti. E cir-colano le culture e le emozioni, i con-flitti e le solidarietà. Ecco perché sipone il problema dell’autonomia politi-ca (non ideale) dei cattolici nelle storienazionali.La condizione della loro autonomia po-litica si accompagna alla esigenza dellaloro unità strategica.Dove manca l’unità strategica si veri-ficano le eresie, gli scismi nel campodella fede. Mentre in politica si pratical’uso strumentale del voto cattolico.Strumentale, ma non sempre separatodallo spirito della scissione che è cosaben diversa dalle correnti di pensieroper l’unità strategica.Questo è lo scenario storico.Proviamo a forzare l’immaginazione.Prendiamo un’opera teatrale, lirica o diprosa. L’opera è quella e tale rimane.Ma cambiano nel tempo gli interpreti, iregisti, i direttori e gli spettatori. Si puòdire che “quella storia” si ripete? Per-ché quella storia viene letta, citata, com-mentata come il frutto di quanti, neltempo, l’hanno interpretata. L’autore

Nell’ultimo editoriale primadelle ferie estive avevoespresso alcune riserve sulgradimento della opinionepubblica nei riguardi del go-verno ed in particolare sulPresidente del ConsiglioMatteo Renzi che, standoagli ultimi sondaggi, sta pe-ricolosamente contraendo-si. Vari i fattori che hannoconcorso a questa “desca-lation”. Prima di tutto quellaprevedibile di natura psico-logica secondo cui, dopol’euforia dell’esordio, tutti igoverni ed i loro leader su-biscono, nel tempo, una na-turale contrazione, poi “lavalanga delle promesse edegli impegni assunti insede di presentazione delprogramma, in parte realiz-zati ma, in gran parte, rima-sti ancora allo stato embrio-nale anche per le vischiosi-tà presenti nella strutturaburocratica del nostro pae-

La mascherae il Volto

Un articolo dell'On. Ivo ButiniL’Editorialedi Enrico Dello Sbarba

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appare, spesso, un riferimento anagra-fico.Che cosa intendo dire? Che vacillal’idea della “storia che non si ripete”perché si ripetono le azioni umane, gliimpulsi dei singoli e i conflitti sociali.Noi rischiamo di vivere un tempo dinullismo, quando lo stesso scetticismo,lucido o bieco che sia, lascia il postoal nulla che consente di rappresentaree negare “il tutto” e “il sempre” secon-do l’utile presente. Allucinazioni? Via,diciamo realismo mite.Staino cita Togliatti che si “mise d’ac-cordo con la monarchia pur di scon-figgere il fascismo”. Ferrara richiamaBerlusconi come “il battista” di Renzi.La Bindi, campionessa della scissionedemocristiana, viene pensata oggi comela scissionista possibile del partito de-mocratico. Si è persa la creatività per-ché si è spento lo spirito che ha lascia-to il posto al ribellismo e all’impossi-bile supremazia dell’interesse comebase per la soluzione dei conflitti. Iconflitti continuano anche se cambia-no gli utilizzatori e gli interpreti, perragioni di natura.Ma tutto questo che cosa vuol dire?Dobbiamo occuparci di chi non “fa”la storia, ma la “recita”. Noi stiamo tri-bolando con attori scontati e modesti.

segue a pag. 2

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Matteo Renzie il bivio

dalla prima pagina

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se.Adesso Renzi si trova ad un bivio,deve varare rapidamente una seriedi riforme strutturali di cui il paeseha urgente bisogno ma in un con-testo decisamente complesso.Intanto deve fronteggiare un’aper-ta ribellione all’interno del PD conuna minoranza che sta pericolosa-mente assumendo le sembianze di“un partito diverso ed opposto aquello guidato dal segretario-presi-dente del consiglio”.Ormai il PD sembra divenuto “unVietnam” in salsa moderna. Quelgruppetto di oppositori che in Se-nato raggiunge la trentina attaccae poi si ritira e poi riatacca ancoraminacciando sconquassi se non ad-dirittura una scissione e che ripro-pone il male endemico della sinistraitaliana, costringendo il Premier atrovare in altri gruppi o gruppetti iconsensi necessari all’attuazione delprogramma di governo e apporre lafiducia: un sintomo di evidente de-bolezza allorché vi si ricorre di fre-quente.E’ comprensibile lo stato di preca-

rietà che sta accompagnando que-sto momento di congiuntura delgoverno in quanto Renzi si trovacostretto a seguire due strade di-verse e contrarie o scendere a patticon la chiassosa minoranza inter-na e questo, specialmente perquanto riguarda la riforma del Se-nato che è diventata palesementeuna specie di bandiera politica an-tirenziana, equivarrebbe a svuotar-ne quasi interamente i connotatioriginari oppure raggiungere un dif-ficile accordo, meglio dire “compro-messo” con quello che resta di For-za Italia: entrambe le strade ci ap-paiono seriamente di difficile agibi-lità.La prima assumerebbe il significa-to di rinunciare al processo di cam-biamento che sia in sintonia con ilprocesso di rottamazione a cuiRenzi si è dedicato, forse con trop-pa precipitazione. A tal proposito inun paese, come il nostro, con laclasse politica che ci ritroviamo, for-se un po’ di “savoir faire diplomati-co” avrebbe fatto comodo, special-mente se si vogliono perseguireobiettivi importanti ma di difficile per-seguimento: per esempio avrei evi-tato di “rottamare” completamenteD’Alema che poteva trovare unadignitosa collocazione nella Comu-nità Europea: si trattava, nella cir-costanza, di un ex presidente delconsiglio e di un leader di grandeprestigio nella storia della sinistraitaliana ed europea.La seconda opzione ci sembrapoco verosimile: pensare di sotto-porsi alle “forze caudine” di un mo-vimento politico chiaramente in dis-soluzione quale è sicuramente For-za Italia che si appresta ad allearsicon la Lega razzista di Matteo Sal-vini, ci appare un’ipotesi assurda efuori da ogni logica.Il paese rischia pertanto di trovarsiin una situazione di permanenteprecarietà, quasi in “un cul de sac”perché coloro che pensano ad unainterruzione anticipata della legisla-tura, dimenticano che tale consul-

La mascherae il Volto

Redazione ed Amministrazione:Via Trieste 7, tel. 0586/427137 - Livorno

e.mail: [email protected]

DIRETTORE RESPONSABILE:Enrico Dello Sbarba

Giornale chiuso in tipografia il 2/9/2015

Hanno collaborato a questo numero:Paolo Arzilli, Jacopo Bertocchi, Fran-co Biancani, Ivo Butini, MassimoCappelli, Laura Conforti, Nicola Gra-ziani, Luca Lischi, Mario Lorenzini,Antonio Melani, Marisa Speranza,Franco Spugnesi e giorgio Spugne-si.

COMITATO DI REDAZIONE:Massimo Cappelli,

Laura Conforti Benvenuti,Sergio Cini, Valeria Grillo,

Luca Lischi,Mario Lorenzini, Marisa Speranza,

Franco Spugnesi.

STAMPA: Editrice «Il Quadrifoglio»,Via Pisacane 7, tel. 0586/814033 - Livorno

Periodico mensiledel Circolo Culturale

Aut.ne Tribunale Livorno n° 683 del 2/3/2005

La differenza non è, qui e ora, netta erecisa, ma l’esito del cambio dipendeda alcune risposte.Io finisco i miei ottantasette anni eresto turbato da chi pensa che siamodi fronte “a uno scavalcamento dellastoria nazionale” (Ferrara?). Io nonconobbi Gobetti. Io rimasi, giovanis-simo, colpito dall’idea che il fascismofosse considerato come l’autobiogra-fia della nazione. Non quella rude delvivere pericolosamente. Come direoggi? Una rivoluzione tranquilla e unfascismo mite.

tazione avverrebbe in un clima av-velenato con una legge elettorale“il consultellum”rigidamente propor-zionale e con gli spettri populisti equalunquisti di Grillo e di Salviniche, almeno per ora,sembrano rap-presentare “l’elisir di lunga vita” del-l’attuale governo.

Il premier Matteo Renzi

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periodico online www.circoloilcentro-livorno.it 3Politica

La nuova chiamatadi Nicola Graziani

Tra le tante e stucchevoli polemicheferragostane, quest'anno una èdestinata a lasciare un segno, invi-sibile sulle prime ma profondo, nel-la nostra società stanca e distratta.Si tratta di quell'autentico fronteaperto con le sue osservazioni ri-guardanti l'emergenza migranti daMonsignor Galantino.Di fronte si tratta innanzitutto per unmotivo geografico: era dai tempidelle ultime scorrerie berbere, adinizio '800, che non guardavano piùal Mediterraneo con tanta preoccu-pazione venata di incertezza. Anchese il tipo di sbarchi è cambiato nellasua natura, la reazione registratanella società ed in alcune forze po-litiche sembra essere stata la stes-sa.Ma di fronte aperto si può parlareanche per un altro motivo. Con lesue dichiarazioni, Galantino ha scos-so - ci auguriamo - più di una co-scienza. Soprattutto ha lanciato unmessaggio di svolta: inutile pensa-re che la Chiesa di Papa France-sco, così popolare, così aperto, siauna chiesa del silenzio.Essere ospedale da campo dellasocietà vuol dire anche indicare lecure, spiegare i rimedi e qualchevolta tirare un salutare cazzotto sultavolo (ricordiamoci l'avvertimento achi poteva pensare di insultare lamamma del Pontefice).Finiti i tempi delle cene nei palazzi

del centro di Roma, finiti anchequelli in cui una volta liquidati alcu-ni problemi legittimamente cari, ilresto poteva andare per conto suo.Fine, in altre parole, della politicadel piatto di lenticchie: in tutto l'An-tico Testamento, Esaù è una dellefigure più tristi. O, almeno, ricordail Gollum di Tolkien.L'avvertimento di Galantino - è sta-to scritto - è che la Chiesa non stacon nessuna delle parti politiche,ma vede, guarda agisce e giudicasui fatti e per avere fatti. Una sin-tesi che ci pare corretta. Bisognavedere, ora, le conseguenze diquesto cambiamento.Il nuovo atteggiamento della Chie-sa ci pare in perfetta continuità con

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l'appello, lanciato a suo tempo daBenedetto XVI, per una nuova ge-nerazione di cattolici in politica.La linea seguita negli ultimi decen-ni, pare di capire, non ha dato ri-sultati soddisfacenti, se anche Co-munione e Liberazione nel suo ul-timo meeting di Rimini ha annun-ciato un ritorno alle origini del mo-vimento. Il fatto è che, per tutti que-sti anni, l'inserimento di individua-lità in partiti di altra matrice cultu-rale, nella speranza che divenisse-ro determinanti, non è stato frut-tuoso.I cattolici si sono trasformati in unasorte di lobby, e nemmeno delle piùpotenti. Se il quadro generale, ilprogetto politico in cui si entra daposizioni assolutamente minorita-rie, non è il nostro, non ci sarà maiverso di essere proposta centraleper la costruzione di una nuovasocietà pluralista ed altruista. Soloi cattolici, per loro stessa natura,sono in grado di fare sintesi politi-ca tra le culture e le istanze deglialtri.Questo vuol dire rifare un partito?Difficile tornare al passato. Ma ela-borare un progetto politico, unoschema di sintesi, da proporre atutti, quello sì. C'è chi si sta muo-vendo in questo senso, per rispon-dere alla nuova chiamata dei tem-pi e muoversi vuol dire creare unmovimento.

Mons. Nunzio Galantino

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e-mail: [email protected] Politica

L’estate sta per finire, si torna al lavoroe la minoranza PD torna alla costante espesso strumentale critica della maggio-ranza. Un esempio ne è l’ultimo inter-vento di D’Alema che lamenta la pre-sunta perdita di voti del PD a causa del-la politica governativa (i sondaggi sonoal 34%), dimenticando che con Bersanie lui non veniva superata la soglia del25%.La dialettica fa parte della democrazia enella dialettica c’è posto per la critica eper il parere contrario, guai se ciò nonavvenisse all’interno di un partito! Se lacritica non potesse esprimersi o peggio,se determinasse provvedimenti discipli-nari come l’espulsione dal partito, sa-remmo in presenza di formazioni politi-che antidemocratiche e autoritarie.Nel nostro Paese questo avviene solo nelMovimento 5 Stelle che però non si de-finisce partito, che stranamente ha il sim-bolo di proprietà di un soggetto privato(Beppe Grillo), che rinvia le decisioni im-portanti non a organismi dirigenti ma anuovi organismi definiti “meet up”, doveil consenso o dissenso viene espressovia web da un certo numero di aderenti.Una procedura un po’ complicata, sicu-ramente nuova, che contrasta con i prin-cipi e le regole delle vere associazionipolitiche, con strutture e responsabilitàstabilite per Statuto e quindi in manierapubblica, trasparente e certa.Quindi la presenza all’interno di una for-mazione politica di una maggioranza e

Parenti ...serpenti

di una o più minoranze è funzionale alladinamica delle decisioni prese ed è ilsale della partecipazione e della demo-crazia.Quando però alla fine di un dibattito odi un confronto, esposte le varie tesi ,effettuate le mediazioni possibili, si passaalla votazione finale nelle varie sedi de-cisionali preposte (ad es. DirezioneNazionale, Regionale o Provincialeetc..), con la votazione si arriva alla sin-tesi finale e la votazione determina lalinea del partito.Vince chi ottiene più voti, perde chi neottiene meno. Questa è la democrazia !Le differenze che si determinano tramaggioranza e minoranza su singolequestioni, alla fine devono avere mino-re valenza rispetto all’obiettivo comu-ne, ai principi fondanti, all’ideologia cherappresenta una formazione politica eall’area in cui si colloca.Qualora si ritenesse che invece tali prin-cipi vengono lesi non resta che usciredal partito. Ecco, i partiti di sinistra in

questo sono degli specialisti.Storicamente il sentimento : “ma io sonopiù a sinistra di te, quindi tu non sei disinistra”, ha prevalso sulla mediazione,sull’obiettivo più grande da raggiunge-re, sul governo del Paese.Si pensi alle varie formazioni politichenate a sinistra, spesso per scissione: PSI,PCI, PSDI, PdUP, PSIUP, PdS, Rifon-dazione Comunista, SEL, DS, PD e scu-sate se ne ho dimenticate alcune!Alla fine queste separazioni hanno avu-to come risultato solo quello di favorirele opposizioni e che al governo la pre-senza dei partiti di sinistra sia stata infe-riore rispetto agli altri.Il PD è un partito di centrosinistra cheraccoglie le esperienze e il passato dellasinistra laica e cattolica, ma anche diquella liberaldemocratica. Una grandearea democratica di mediazione che puòrappresentare gran parte della nazione.Tutto ciò se la minoranza si ricorda leregole fondamentali alla base di un mo-derno partito democratico.

FRATELLI NERIS.P.A.

LIVORNO - ITALY

Il popolo greco è sceso in piazza con le bandiere per festeggiare il "NO".

di Massimo Cappelli

Massimo D'Alema

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periodico online www.circoloilcentro-livorno.it 5Politica

Non dirò che fossero passate pocheore, certo pochissimi giorni, dal no-stro ultimo incontro, quando mi fu re-cata, una sera, la notizia della sua mor-te.Lo avevo visto fisicamente segnato, maindomito per quanto potesse. Più di me.Forse perché aveva quattro anni menodi me. Nei nostri incontri in casa mia,dove lui gentilmente veniva, si parlavadel futuro del regionalismo (meglio,delle Regioni) in Italia. E d’un avveni-re del movimento politico dei cattoliciitaliani, se mai più ci sarà.Le nostre vite sono corse parallele, pervarietà di sentire e di esperienze nellastessa Democrazia Cristiana. SergioPezzati veniva, negli anni Cinquanta,da una “rivoluzione generazionale” nel-la DC fiorentina, dove io ero cresciutoaccanto ad una classe dirigente più an-ziana che definirò genericamente de-

Il ricordo di un politico metodico e forse un po’ nobilmente burocrate

Sergio Pezzati e quella Dc

Sergio Pezzati

gasperiana.Di quel gruppo di giovani, del quale ionon fui parte, si trovavano personag-gi che non potevano stare insieme:Edoardo Speranza, Nicola Pistelli, Ser-gio Pezzati. E insieme non stettero.Confesso di essere attento ai segni,oscuri del sentire dell’animo.

Sfogliavo, per una ricerca, un librettodi Emmanuel Mounier, edito dalla Li-breria Editrice Fiorentina nel 1951, ri-salente all’inverno 1943-1944. Con lesfumature dovute alla differenza di età,io e Pezzati eravamo figli di quell’in-verno.E mi ero soffermato a pagina 39 dovesi legge dell’elemento meraviglioso delcristianesimo: “Chi apparirà più forte?I più moderati, quelli che non hanno bi-sogno di credenze estreme”.E’ questo l’elemento che non si devedimenticare se si vuole capire la vicen-da (anche confusa) di quella generazio-ne della quale io e Pezzati siamo statiparte in modo diverso.Non abbiamo accettato, né seguito lecredenze estreme. Pezzati veniva da unaformazione nell’Azione Cattolica. Io no.Abbiamo fatto esperienze negli Enti Lo-cali, io assessore nel Comune di Car-mignano, lui consigliere provinciale esindaco di Poggio a Caiano. Siamo sta-ti entrambi segretari provinciali dellaDC. Lui deputato, io senatore.E così, nei giorni della vecchiaia, ci sia-mo ritrovati a sperare in uno stesso fu-turo, per un’altra generazione, rifiutan-do le credenze estreme.Lui fu attento e impegnato nella vita at-tiva delle relazioni sociali, io nella for-mazione dei giovani democristiani, sol-lecitando la loro riflessione sull’Europae sul mondo, anche attraverso esperien-ze dirette.Era metodico, riflessivo, forse un po’nobilmente burocrate.Sorrido pensando a una sorta di mira-colo geometrico: due parallele che sisono incontrate. Forse fu il risultato delrifiuto delle credenze estreme, senza in-genuità. Io non sono un cronista. E Pez-zati è stato un valore civile e politico.

che non aveva bisogno di credenze estremedi Ivo Butini

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e-mail: [email protected] Politica

“Filo spinato elettrificato contro i clandestini”Fuori Gianluca Buonanno dal Parlamento europeo

LA PETIZIONE DI STEFANO CORRADINO, ROMA

“Se e quando arriveranno dei clan-destini dalle mie parti metterò ilfilo spinato carico di energiaelettrica intorno al perimetrodel territorio del mio Comuneper non farli entrare. Esattamentecome si fa con i cinghiali, filospinato con l’energia elettri-ca”. L’annuncio sconcertante èdell’europarlamentare della LegaNord e sindaco di Borgo Sesia(Vercelli) Gianluca Buonanno, in-tervistato da affaritaliani.Non è la prima volta che il deputa-to europeo si lancia in dichiarazio-ni indegne e disonorevoli per unrappresentante delle istituzioni.Come quando ipotizzò di scheda-re i gay del Comune da lui ammi-nistrato.Due anni fa raccogliemmo oltre130mila firme su Change.org perchiedere le dimissioni di Mario Bor-ghezio dal Parlamento europeo inseguito alle offese recate all’exministro Cecile Kyenge. Fummoricevuti a Strasburgo dal presiden-te Martin Schultz e l’eurogruppo“Europa delle Nazioni e della Liber-tà” (Enf) lo espulse.

Gianluca Buonanno è membro del-lo stesso gruppo.Al suo presidente chiediamo nuo-vamente di adoperarsi per espel-lere l’ennesimo europarlamen-tare istigatore di odio e razzismo.Ma chiediamo anche ai vertici delParlamento europeo, soprattutto in

questa fase di emergenza inter-nazionale per il dramma dei pro-fughi, di individuare le opportunemisure e sanzioni contro l’eurode-putato. Il razzismo e l’odio per lediversità non possono albergaretra i banchi della principale istitu-zione europea.

(e.d.s.) - Questo è quanto puòprodurre il crescente razzismoche sta purtroppo estendendosia strati sempre più ampi di opi-nione pubblica del nostro paese.Senza nessuna umana solidarie-tà e alcuna pietà per quello cherappresenta un “olocausto deglianni 2000”.Colpa anche degli organi di infor-mazione, in particolare quei terri-ficanti “talk show” i cui conduttorisi prestano ad esasperare i con-flitti e a consentire espressioni “dasuburra”.

Gianluca Buonanno

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periodico online www.circoloilcentro-livorno.it 7Cinguettare 7

· E’ doveroso ricordare un personag-gio che è stato inventore al quale lanostra città ha intitolato anche una via(nel quartiere di Ardenza mare). E’ Giu-seppe Ravizza, nativo di Novara e mor-to a Livorno nel 1885. Perché ricordar-lo? Fu l’inventore della macchina dascrivere, strumento ormai non più in usoin seguito all’avvento del computer. Eglinel 1855 fu il primo ideatore della mac-china da scrivere (il cembalo scrivano)a tastiera fissa e con lo spostamentoautomatico del carrello e della carta. Unavera rivoluzione che sostituiva la scrit-tura a mano con uno strumento mec-canico.“Chiamare la meccanica in aiuto al-l’estesa e importante operazione delloscrivere, sostituire nell’uso generaledella mano che traccia le lettere, l’azio-ne d’un meccanismo, in cui le letteresono già formate perfette e uniformi,invece che operare con una sola mano,operare con ciascuna delle dieci dita,ecco il problema che io mi sono propo-sto e alla cui soluzione attendo da 19anni”. Oggi le macchine da scriverefanno parte dei ricordi e fortunatamen-te qualcuno ancora le conserva. Un belsegno per testimoniare alle giovani ge-nerazioni la “bellezza” dello scrivere, dellasciare traccia.Chi di noi non ha memoria di Indro Mon-tanelli sempre intento a scrivere con lasua inseparabile Olivetti Lettera 22 (laportatile esposta come oggetto cult al

Museo Moma di New York)? Da ora inpoi quando incontreremo una macchi-na da scrivere italiana o straniera chesia, ricordiamo il nostro Giuseppe Ra-vizza, un italiano che con la sua genia-lità permise di poter scrivere con duemani!

· Un plauso al Comune di Livornoche ha attivato il Cur (Centro unico diriscossione) per recuperare le morosi-tà tra cui quella di 700 mila euro di rettescolastiche non pagate. Apprezziamoquesta “lotta a chi imbroglia”, ai fur-betti che usufruiscono di servizi senzapagare. Bene intensificare i controlli erichiamare ad una indispensabile re-sponsabilità sociale. E’ anche un modoper essere solidali con coloro che fati-cano a pagare per situazioni drammati-che di perdita di lavoro. Pagare tutti èun segno di dovere civico dal qualenessuno si deve sentire esentato.Preoccupa, inoltre, il dato che ben 718famiglie rientrino nell’esenzione totale,ovvero usufruiscano dei servizi senzasborsare un euro. Sono l’11% del tota-le, sicuramente una cifra che invita ariflettere sulla situazione sociale dellanostra città.

· Il Presidente Mattarella ha dato unasvolta ai privilegi della “casa degli ita-liani” che forse potevano passare in tem-pi di vacche grassissime ma non ave-vano più giustificazione in questi tempidi crisi di essere tenute nel limbo delprotezionismo riservato ad “alcuni”.Dopo le mense a prezzi stracciati e ibarbieri con stipendi da manager, oratocca agli alloggi per i dipendenti del

Cinguettaredi Luca Lischi

Lo stand Caritas ad Expo: la Cadillac avvoltanel pane...

Quirinale e chissà quanto altro dovràancora emergere per ristabilire una equi-tà e una giustizia che possa ridare cre-dibilità ad una politica che si presentaancora troppo distante dai suoi cittadi-ni.

· Expo: orgoglio per la nostra Italia.Nonostante i “gufi” e coloro che criti-cano costantemente Expo non sonosolamente i numeri che parlano del suc-cesso (alcuni giorni con oltre centocin-quantamila presenze!) ma basterebbeascoltare le singole persone che ordina-tamente, stando anche ore in fila, par-tecipano all’evento con entusiasmo ecuriosità di conoscere padiglioni cheraccontano piccole e significative goc-ce di paesi, ricchi e poveri.Un contrasto che aiuta a riflettere sulcibo, sulla bellezza della nostra terra nellavarietà dei paesi e delle razze che adExpo si incontrano in grande armonia.E poi la presenza di padiglioni che tiaiutano a pensare e che non ti permet-tono di tornare a casa come prima.Tra tutti quello della Caritas con l’in-stallazione di Energia 1973 dell’artistaWolf Vostell: una Cadillac, simbolo delpotere e della ricchezza sfrenata, di unconsumismo che non porta pace, av-volta da fili di pane avvolti nel giornalecon la scritta “sono le cose che non co-noscete che cambieranno la vostra vita”.Un modo per comprendere che le per-sone hanno bisogno di pane, di cultura,di conoscenza per essere divisa e con-divisa.

Anche le Poste Italiane nel 2009 hanno resoomaggio Indro Montanelli (1909-2001), raffi-gurato con la sua mitica Olivetti Lettera 32, inoccasione del centenario della sua nascita

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e-mail: [email protected] Spigolature

Un dibattito assurdoE' in corso un acceso dibattito sul pro-getto di riforma delle istituzioni in partico-lare la trasformazione del Senato delleRegioni per rompere questo sistema bi-polare, presente soltanto nel nostro pae-se e che rappresenta, ormai, un handicapper un più razionale funzionamento dellamacchina statale.Molti di coloro che oggi si stracciano le ve-sti a difesa dello stato quo, fino a poco tem-po fa appartenevano, invece, al gruppo dicoloro che sostenevano, l'esigenza impre-scindibile di un cambiamento radicale.E si, ma in quei tempi, il pericolo Renzi eraancora lontano dall'apparire così impetuo-so e dirimente ed allora questi "pseudorinnovatori" presenti in buon numero an-che all'interno del PD, hanno proclamatouna lotta senza quartiere alla proposta dilegge già da loro votata la scorsa estate inprima lettura!

Ma allora questo Grillo?A tutto potevamo pensare meno che i gril-lini, attraverso l'autorevole voce del loroleader, sposassero, in sostanza, le scelterazziste di Matteo Salvini in relazione aldramma delle immigrazioni!Vanno respinti tutti coloro che non sonovittime di repressioni politiche e di guerrecivili.Dal suo splendido arenile di Marina di Bib-bona, "il leader massimo" ha lanciato ilmessaggio subito accolto da molti dei suoifans.Si è ben guardato di indicare come dovreb-be e potrebbe avvenire questa rigida sele-zione, forse mediante appello "nominati-vo" nel momento in cui questi disperatiscendono a terra dopo il loro terrificanteviaggio sulle barcacce degli scafisti.Nemmeno, il "nostro" precisa come po-trebbe o dovrebbe avvenire il rimpatrioche, tra l'altro, dopo la loro indentificazio-ne, sta regolarmente avvenendo sia pure

Un bambino chiede al padreche sorseggia il suo caffè:“Babbo, me lo puoi spiegarela Politica cos’è?”Questi pensa ad un modelloma non troppo complicatoper riuscire a render chiaroun concetto ingarbugliato.“Io che porto a casa i soldi,posso dirlo con realismo,rappresento la naturapropria del Capitalismo.La tua mamma, che gestisceil denaro, è il Governomentre il nonno è il Sindacatoche controlla dall’esterno.Gli operai li rappresentaGina, nostra cameriera;tu sei il Popol pel cui benelavoriam da mane a sera.Ed infine c’è da direche il tuo caro fratellinoil Futuro simboleggianel portare il pannolino”.Il bambino nella nottedal suo sonno vien rimosso;il fratello sta piangendoperché se l’è fatta addosso.Corre in camera da mammanon sapendo cosa fare;dorme sì profondamenteche non la si può svegliare.dove se la stan spassandonel lettone Gina e il padrementre il nonno sta sbirciando.Tutti son molto occupati,non si accorgon del bambinoche ritorna sconsolatoa dormir nel suo lettino.La mattina chiede il padre:“La politica hai compreso?”“Si babbino, ora ti dicoil concetto per esteso!Il Capitalismo sfruttagli operai, il Sindacatosta a guardare e nel frattempoil Governo è addormentato.Poi il Popolo è ignorato,a nessuno frega niente,e il Futuro si ritrovanella cacca puzzolente.

Franco Biancani

La Politica

con gravi ritardi.Mamma mia, a quali tragici estremi si puòarrivare per procacciarsi qualche voto inpiù! Aspettiamo, a piè fermo, una rispostadalla classe dirigente dei 5 stelle che cidicono essere di sinistra!Inutile ogni ulteriore commento!!Un omaggio alla coerenza ed alla serietà.

Può accadereSiamo a Treviso nella magnifica piazza deiPriori in un locale famoso dove sono stategirate molte scene del film - anni '70 - Si-gnore e Signori.Una coppia di turisti, accompagnati da uncagnolino, si siede e consuma. Dopo unpo' si accorgano che il loro cagnolino hasete: anche a Treviso fa molto caldo.Il cameriere porta dell'acqua in una picco-la bacinella: va bene ed allora cosa c'è distrano? Lo strano viene al momento delconto: alla cassa avevano addebitato an-che euro 0,50 per l'acqua del cagnolino!!Può accadere anche nel profondo Nord!

Può accadere di nuovo!Questa volta siamo a Castiglioncello, l'an-tica Perla del Tirreno.Il sindaco Alessandro Franchi ha emesso,all'inizio dell'estate, un'ordinanza, larga-mente attesa, che recita: “proibito sul lun-gomare e nei centri abitati passeggiare prividi maglietta o in costume da bagno”. Unprovvedimento che avevamo sollecitata daun paio d'anni con una nota inviata ai quo-tidiani locali sulla falsariga di quanto ave-vano fatto i sindaci della Versilia.Ebbene l'ordinanza è stata distribuita neinegozi ma non lungo i percorsi turistici,vedi, per esempio, la Pineta Marradi percui "la sconcezza" si è regolarmente ripro-posta.Personalmente, facendo spesso il vialeprincipale della storica pineta, ho indos-sato "le vesti dei vigili" invitando "signo-ri e signore" a coprirsi per evitare la multaprevista di euro 500: un pericolo solo an-nunciato perchè nessun vigile ha mai fat-to un giratina in pineta impegnati, comesono, in tempo di vacche magre, a commi-nare multe per i divieti di sosta.Ma non è finita qui. Un dopo-cena parlan-do con una operatrice commerciale di ViaFucini ho accennato all'argomento.Si è messa a ridire perchè proprio un paiodi sere prima, un turista, a torso nudo, haavvicinato una coppia di vigili presenti sulposto chiedendo delle informazioni; avu-tele ha ringraziato.La signora, tra l'altro importante protago-

nista delle iniziative della Perla a quel pun-to ha chiamato i due vigili, ha chiesto seavevano diffidato il turista in relazione al-l'ordinanza affissa all'interno del negozio:la risposta incredibile dei due: “oh biso-gna leggerla!”.

Spigol

ature

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Fusione ASA-GAIA: si o no?Un interessante progetto di sinergia tra le due partecipate toscane

di Massimo Cappelli

Nei giorni scorsi il Presidente di ASAFabio Del Nista, in una intervista a ILTIRRENO, ha esposto un interessanteprogetto di sinergie tra la Società ASA,partecipata dai comuni delle Province diLivorno, Pisa e Siena e la Società GAIAche gestisce le acque dei comuni delleProvince di Lucca e Massa Carrara.Il progetto, se condiviso, prevede la co-stituzione di una unica Società, tramitefusione per incorporazione di GAIA inASA, operante su una più vasta areacon vantaggi per entrambe le Società eper i territori.Infatti ASA, secondo quanto riportatonell’intervista, si presenta con un bilan-cio più solido di Gaia e questo andrebbea beneficio di quest’ultima. GAIA gesti-sce però territori più ricchi di acqua ri-spetto a quelli di ASA e questo favori-rebbe in prospettiva una più ampia col-lettività.Essendo GAIA completamente pubbli-ca e ASA partecipata da IREN (Societàper azioni privata però con quote signi-ficative in possesso dei comuni di Reg-gio Emilia e Parma), la nuova Societàvedrebbe aumentare ancor più il capita-le pubblico con possibilità che IREN,per equilibrare la governance, incrementila propria quota capitale a vantaggiodella solidità del nuovo soggetto.Non ultimo per importanza: la nuova So-cietà avrebbe dimensioni più ragguar-devoli rispetto alle due Società oggi se-parate. Ciò potrebbe contrastare even-tuali piani di espansione in Toscana del-la romana ACEA che ambisce ad ingran-dirsi.A mio modesto avviso il progetto appa-re di buon senso e positivo, anche senon poche sono le difficoltà lungo ilpercorso.A fronte dell’intervista abbiamo letto, neigiorni seguenti, le prime considerazionidel Sindaco di Livorno Nogarin.Se ho ben capito giudica favorevolmentel’intenzione di contrastare l’espansionedi ACEA in territorio toscano, ma appa-re fortemente contrario alla strutturasocietaria proposta per l’eventuale nuo-vo soggetto.

Infatti propone, al fine di giungere adun soggetto interamente pubblico nellagestione delle acque, una forma di coo-perativismo con la partecipazione di cit-tadini e imprese. Non essendoci mag-

giori dettagli, o forse non avendo capitoio, la enunciazione sembra più una ge-nerica affermazione politica di principio,piuttosto che una alternativa.A meno che non si sottintenda il ricorsoa Bond Comunali, titoli emessi dagli entilocali per finanziare progetti nell’ambitodel territorio, con garanzia di una cedo-la come i BOT e con la possibilità diripagare capitale e cedole con azioni delleaziende municipalizzate.Se così fosse ed è solo una ipotesi che,per altro, non è contenuta nella dichia-razione del Sindaco, la vedrei dura conla cittadinanza livornese.Senza contare i problemi di governancee il processo decisionale più generaleper una Società che ha caratteristichecomplesse.Comunque…. Si vedrà !Come si dice: “se son rose fioriranno!!”.

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Il Ministro dello sviluppo economico Fe-derica Guidi ha firmato giovedì 6 agosto ildecreto che istituisce la nuova “Camera dicommercio industria artigianato e agricol-tura della Maremma e del Tirreno” median-te accorpamento tra le Cciaa di Livorno eGrosseto.Il decreto è stato successivamente trasmes-so alle due Camere interessate, alla Regio-ne Toscana e al Dott. Pierluigi Giuntoli, at-tuale Segretario Generale della Cciaa di Li-vorno, che è stato nominato dal Ministroquale Commissario ad acta incaricato diavviare le procedure di costituzione delconsiglio della nuova Camera di commer-cio.Il Commissario dovrà quindi adottare unaspecifica norma statutaria che sancisca lacomposizione del nuovo consiglio came-rale, sulla base dei dati economici delle dueprovince pubblicati dal Ministero, e quin-di avviare le procedure per la sua costitu-zione, che occuperanno alcuni mesi.Fino alla nascita ufficiale del nuovo consi-glio camerale restano operanti gli organigià costituiti delle due Cciaa.Si tratta del primo accorpamento in Tosca-na, realizzato su autonoma iniziativa dei due

enti. La Camera di Commercio della Ma-remma e del Tirreno sarà anche la circo-scrizione territoriale più grande della To-scana.La recentissima legge di riforma della pub-blica amministrazione ha tra l’altro ridottoil numero complessivo degli enti cameralisu territorio na-zionale, preve-dendone la metàdi quelli attualied annuncian-do un decretoche ne ridefini-rà compiti e fun-zioni. Ma il si-stema cameralesi era già fattoparte attiva diquesta annun-ciata riforma: ri-ferendosi ad unarticolo dellalegge che disciplina le Cciaa (la 580 del1993) alcune realtà camerali hanno libera-mente proposto l’accorpamento con ter-ritori vicini, deliberando tale scelta con lamaggioranza dei due terzi dei rispettiviconsigli camerali. Il decreto istitutivo ema-nato dal Ministero per lo sviluppo eco-nomico, previa intesa con la Conferenzapermanente Stato Regioni, sancisce gli ac-corpamenti.Sono quattro le nuove realtà che il Miseha riconosciuto con decreto del 6 agosto:si tratta delle Camere di Vercelli-Biella; Li-vorno-Grosseto; Gorizia-Trieste e Catan-zaro-Crotone-Vibo Valentia.Sono invece state istituite nei mesi scorsidal Mise la Cciaa di Venezia e Rovigo Del-ta lagunare, la Cciaa del Molise, che ac-corpa Campobasso e Isernia; quella di Pa-lermo ed Enna; di Treviso con Belluno; laCciaa “Riviere della Liguria” che accorpaSavona, Imperia e La Spezia, e quella diTrapani, Caltanissetta e Agrigento.La Camera di Commercio della Maremmae del Tirreno rappresenterà oltre 76.000imprese, operanti su un territorio che siestende da Collesalvetti fino a Capalbio ecomprende tutto l’arcipelago toscano, peruna superficie totale di 5716 kmq, 48 Co-muni e 565.569 abitanti. Punti di forza sonoil sistema portuale (porti di Livorno, Piom-bino e Portoferraio, i due porti di interes-se regionale di Campo nell’Elba e Porto

Santo Stefano, oltre a poco meno del 90%delle strutture portuali indirizzate alla nauti-ca da diporto della regione Toscana), l’eco-nomia del mare, una forte vocazione turisti-ca, qualificate produzioni agricole e in parti-colare quella vitivinicola, la propensione aldialogo transfrontaliero.Il nuovo Ente avrà sede principale a Livor-no e sede secondaria a Grosseto. Un unicoConsiglio camerale rappresenterà l’interoterritorio, e l’organo di governo sarà un’uni-ca Giunta, con un Presidente, un SegretarioGenerale, un Collegio dei Revisori dei conti.Sono garantiti i livelli occupazionali.Il Presidente della Cciaa di Livorno SergioCostalli ha così commentato la notizia: “Ascanso di equivoci, l’ho detto e lo ripeto,non si risolvono certamente i problemi delPaese con la riduzione del numero delleCCIAA anzi, al contrario, il Governo, nel-l’esercizio della delega che gli è stata at-tribuita dal Parlamento, dovrebbe tenerconto della necessità di rafforzare mag-giormente il ruolo delle Camere, ultimoente rimasto sul territorio a tutela delleimprese e quindi del lavoro.Di comune accordo con i colleghi marem-mani, primi in Toscana, abbiamo decisoper l’accorpamento al fine di evitare disubire in merito imposizioni dall’alto e,nonostante la manifestazione di buonavolontà, abbiamo dovuto lottare fino al-l’ultimo per arrivare alla positiva soluzio-ne attuale.Lo stesso impegno che abbiamo profusoper portare a conclusione l’iter lo met-teremo per la realizzazione di questo no-stro importante progetto. A primaveradell’anno prossimo avremo l’insedia-mento del Consiglio della nuova“CCIAA della Maremma e del Tirreno”che, con risorse ridotte, dovrà affronta-re problemi di enorme rilievo: per po-tervi riuscire al meglio è necessaria, sind’ora, la più ampia coesione tra tutte leassociazioni imprenditoriali e professio-nali dei due territori.Al di fuori delle contingenze e delle spin-te localistiche, di qualsiasi tipo (pur-troppo sempre possibili), dovremo tene-re ben fermi e sempre presenti i realiinteressi dell’economia del vasto terri-torio e delle imprese in esso presenti percercare di rimettere in moto quello svi-luppo che da troppi anni ormai è venu-to a mancare”.

La Camera di Commerciodella Maremma e del Tirreno è realtà

Dopo l'accorpamento tra Livorno e Grosseto firmato il decreto ministeriale

(eds) - La notizia apparsa sulla stampa localedelle fusione della Camera di Commercio diLivorno con quella di Grosseto a seguito deldecreto per l'accorpamento firmato dalMinistro Guidi si commenta da sola. Final-mente dalle prolisse discussioni e proposte nonrealizzate, si passa ai fatti concreti. E' nata laCamera di Commercio, industria ed agricol-tura della Maremma e del Tirreno.Sarà il dott. Pierluigi Giuntoli, attuale segreta-rio generale dell'Ente livornese, il commissa-rio "ad acta" incaricato di avviare la proce-dura di costituzione del Consigliodella nuoca CC.I.AA, una scelta azzeccata aconferma delle doti di prima qualità e dell'altaprofessionalità del dott. Giuntoli : sembra scon-tato che la sede del nuovo Ente sarà sicura-mente Livorno. Questo nuovo Ente Cameralesarà anche la circoscrizione teritoriale più gran-de della Toscana.Ci sembra, a questo proposi-to, di rivolgere al Presidente della Camera diCommercio di Livorno - dott. Costalli - l'apprez-zamento più convinto per avere, con assolutatempestività, sostenuto la scelta intelligente e re-sponsabile di consigliare, con largo anticipo, lascelta delle due province, valida sia dal punto divista della razionalità che da quello della conve-nienza per le economie dei due territori.

Sergio Costalli

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Ripuliti da cima a fondo e liberati da malerbe e piante infestanti. I Fossi Medicei appaio-no ora in tutta la loro originaria bellezza. A rimetterli a lucido è stata la cooperativasociale Onlus Ponteverde, cui l’Autorità Portuale di Livorno aveva affidato i lavori loscorso febbraio.Per due volte, da febbraio a maggio, e da luglio ad oggi, l’Apl ha dovuto mettere mano alle

attività di pulizia, e non è esclusoche una terza maxi operazione pos-sa essere avviata fra breve, ma allafine ne è valsa la pena: dove primac’era una folta vegetazione ora sidistinguono chiaramente i blocchidi pietra degli Scali D’Azeglio, diquelli Olandesi e di tutte le spallet-te che costeggiano i canali del Pen-tangono del Buontalenti.«Non ci sono soltanto grandi opereinfrastrutturali o grandi progetti – hadetto il segretario generale dell’Au-thority, Massimo Provinciali –, an-che queste piccole attività di manu-tenzione hanno una loro pubblica

utilità, e sono il nostro contributo alla città perché sia sempre più accogliente e vivibile».

Il Comitato per la promozione dell’Im-prenditoria Femminile della Camera diCommercio di Livorno bandisce la con-cessione di spazi espositivi gratuiti nel-l’ambito della II edizione della RASSE-GNA ESPOSITIVA “IMPRENDITRI-CI INN”, l’evento fieristico della duratadi due giorni, dedicato alle imprese“rosa” e non solo, che si terrà pressol’Amedeo Modigliani Forum, a Livorno,nei giorni 7 e 8 dicembre 2015, in conco-mitanza dell’iniziativa “Bellez-za&Benessere”.“IMPRENDITRICI INN” è finalizzatoa dare visibilità ad aziende e prodotti in-novativi che, in un momento di forti dif-ficoltà economiche come quello attuale,possono trovare un’opportunità per farsiconoscere sul mercato, favorendo l’in-contro tra domanda e offerta. A tal fine,l’esposizione si terrà in un contesto difacile accesso al pubblico e sarà apertasia ai visitatori privati - che in qualità diconsumatori possono orientare la do-manda - che ad altre imprese.Il bando per partecipare all’eventoscade il 15 ottobre 2015.Modalità e domanda di partecipazionesu: www.li.camcom.gov.it

Fossi Medicei rimessi a nuovoINIZIATIVA DELL’AUTORITÀ PORTUALE DI LIVORNO

Opportunitàper le

imprese ‘rosa’

Sei anni di indagini: i risultati del progettoa disposizione della cittadinanzaSi chiama Lidar ed è un sistema che per-mette la misurazione della velocità del ven-to sulla sua verticale da 40 a 200 metri dialtezza. A testarlo per la priva volta è statoil porto di Livorno, nell’ambito del proget-to “Vento, Porti e Mare”, appena conclu-sosi e sviluppatosi nell’ambito del Pro-gramma di cooperazione transfrontalieraItalia/Francia “Marittimo” 2007–2013 (Li-guria, Toscana, Sardegna e Corsica), fi-nanziato dal Fondo Europeo per lo Svi-luppo Regionale (FESR).A differenza dell’anemometro che misurala velocità della massa d’aria nel punto incui è installato, Lidar segnala velocità edirezione del vento sino a 200 metri di al-

tezza, permet-tendo previsio-ni estremamen-te accurate. Ilwind-detector(nella foto) èstato installatodiversi mesi fapresso la puntadel Forte dellaBocca (PortoMediceo, dietrolo yacth club), e

si è integrato perfettamente con il siste-ma degli anemomerti e delle stazioni me-teo già presenti nell’area portuale.Dopo Livorno, altri porti, in primis Geno-va e Savona e La Spezia, si sono dotati diun moderno sistema di monitoraggio delvento e di un modello di calcolo statisti-co-matematico in grado di fornire aglistakeholder informazioni sulla previsio-ne del vento atteso nel medio termine (12- 24 ore) e nel breve termine (1 ora) trami-te visualizzazione su sistema WebGis.«Nel corso di questi sei anni di progetto– ha detto il dirigente sicurezza e ambien-te dell’Autorità Portuale, Giovanni Mot-ta - l’Apl ha ovviamente collezionato unquantitativo enorme di dati, che potreb-bero rendersi utili anche ai fini di studi incampo eolico, diffusionale e meteorolo-gico. La rete di misurazione installata nelPorto di Livorno comprende 7 anemome-tri, una stazione meteorologica e un LI-DAR. Intendiamo divulgare i risultati diquesto progetto, rendendoli fruibili achiunque ne faccia richiesta».Alla pagina http://www.ventoeporti.net/p u b l i c / S I T O _ V P M / p u b l i c /sv_attivita_livorno_1.asp è possibile vi-sualizzare la posizione esatta degli stru-menti sulla mappa, mentre alla pagina webhttp://www.ventoeporti.net/public/

anemometri_misure.asp è possibile repe-rire informazioni relative agli standard uti-lizzati per la registrazione dei dati anemo-metrici.Per ciascuno strumento, saranno resi di-sponibili a chi ne faccia richiesta, i datidelle registrazioni di intensità e direzionedella velocità del vento, mediate su 10minuti.Per qualsiasi ulteriore informazione suiprodotti sviluppati nell’ambito dei proget-ti Vento e Porti e Vento, Porti e Mare, sirimanda alla pagina web http://www.ventoeporti.net.Per fare richiesta dei dati inviate una maila [email protected].

Livorno high-tech: leader con LidarÈ il primo scalo a dotarsi di un moderno wind-detector che misura la velocità del vento sino a 200 mt di altezza

Rassegna espositiva presso Mo-digliani Forum 7 e 8 dicembre

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di Giorgio Spugnesi

In bicicletta a LivornoUNA RIFLESSIONE SULLA MOBILITÀ CITTADINA

“L’idea di una città in cui prevale labicicletta non è pura fantasia”: cosìscrive l’antropologo Marc Augé nel suolibro “Il bello della bicicletta”. E nonstento a crederlo perché con un po’ disforzo da parte di tutti la nostra cittàavrebbe tutte le caratteristiche per di-ventare questa città. Innanzitutto per-ché è una città completamente pianeg-giante, senza salite e discese, con pochiponti o sottopassi. Ed è anche sufficien-temente piccola da essere attraversata,da est a ovest, in meno di 20 minutimentre, da nord a sud, sebbene sia piùlunga, presenta comunque un piacevolepercorso lungo mare. Inoltre le caratte-ristiche climatiche consentono, con unminimo di attrezzatura, l’uso del mezzoa due ruote (e senza motore) 365 giorni

l’anno e lo dico per esperienza.Quello che ci frena è un retaggio cultu-rale o piuttosto un’abitudine ormai con-solidata per la quale ogni livornese, siascooter che auto-munito, deve raggiun-gere esattamente la propria destinazio-ne con tale mezzo. Sicuramente non aiu-tano né l’attuale piano del traffico nél’indisciplina degli automobilisti che ren-dono girare in bicicletta una operazio-ne abbastanza rischiosa.Ho trascorso le ultime vacanze in Olan-da dove la bicicletta è veramente unmezzo onnipresente, circolante in millevarietà di modelli, in qualsiasi condizio-ne climatica, in centro come in campa-gna. “Bella forza! - direte voi - come sifa a reggere il confronto con l’Olanda,la terra della bicicletta per eccellen-za”. E’ vero, ma lo è divenuta grazie adun’opera costante di educazione delcittadino e con provvedimenti che fa-

La grande nave DisneyMagic, una gigante delmare con 2800 passegge-ri, della grande “DisneyMagic”, la love boat ap-partenente alla famosaCompagnia americanadelle crociere dedicate aibambini e alle famiglie, hafatto scalo al Molo Italiae, in occasione della “firstcall” della famosa Compa-gnia Americana di Orlan-do, si è svolta la cerimo-nia del tradizionale scam-bio di crest a bordo.Erano presenti il Capita-no della nave John Barwls e la delegazione di Porto di Livorno 2000 guidata dal Presi-dente e Segretario dell’Authority Massimo Provinciali, dai dirigenti Federica Matteuccie Giovanni Spadoni e dalla responsabile marketing e comunicazione, Serena Veroni.Presenti anche i rappresentanti dell’Agenzia Marittima Hugo Trumpy di Genova, ildirigente Giorgio Grillo e lo staff livornese, Claudio Perone e Giusto d’Ulivo.Una nuova conquista per il Porto di Livorno che è stato preferito allo scalo ligurequando il Porto di La Spezia non sembra più in grado di garantire alla Compagnial’ormeggio a banchina mentre il Porto di Livorno mette in campo banchine più adegua-te, servizi e il terminal all’Alto Fondale, con le banchine 46-47.

voriscono il traffico ciclistico e pena-lizzano quello automobilistico.Non che la nostra amministrazione lo-cale non abbia fatto niente, in questosenso, negli ultimi anni. Sono state co-struite infatti diverse piste ciclabili invarie parti della città. Quello che è sba-gliato, tuttavia, è il concetto di fondo.La pista ciclabile, infatti, dovrebbe sot-trarre spazio alla carreggiata non al mar-ciapiede. Dovrebbe poter garantire unavelocità di spostamento sostenuta sen-za il rischio di falciare i pedoni. Le no-stre piste ciclabili, invece, si sovrap-pongono in modo poco chiaro ai mar-ciapiedi e come tali vengono usate.L’apoteosi di questa promiscuità è lapista del lungo mare: è una “pista pe-donale”, usata per la passeggiata do-menicale in modo da non sporcarsi lescarpe con la terra rossa e in alcunipunti è talmente stretta che si passa aturno. Gli alterchi tra pedoni e ciclistisono all’ordine del giorno ed è diffici-le, in certi momenti, dare tutto il tortoal pedone (che comunque lo ha).Tutto ciò dimostra, a mio avviso, chemanca una vera intenzione di modifi-care la situazione dei trasporti e si cre-ano delle piste ciclabili che hanno unfine solo ricreativo e non pratico. Me-glio di niente ma non è certo una solu-zione.Un discorso a parte inoltre andrebbefatto sulle rastrelliere per il parcheggiodelle biciclette: ve ne sono troppo po-che, rugginose e invase da rottami ab-bandonati da tempo mentre anche suquesto fronte occorrerebbe un interven-to mirato.Speriamo che con il nuovo piano deltraffico, che prevede la pedonalizzazio-ne del pentagono buontalentiano, ci siaun spinta all’uso della bicicletta alme-no nelle zone più centrali ed una atten-zione alle piste ciclabili e alla loro frui-bilità. Speriamo che, almeno per unavolta, non valga il detto “i discorsi liporta via il vento e le biciclette i livor-nesi”. Anche perché, i furti di biciclet-te non sono numerosi solo a Livornoma anche, a quanto pare, nella ciclisti-ca Olanda. Ma è comunque una magraconsolazione.

Livorno conquista la Disney CruiseLa potente compagnia americana ha preferito il nostro scalo a La Spezia

Il momento dello scambio di crest

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In quest’ultimo scorcio d’estate la quoti-diana lettura del “Tirreno”, è stata resa’più interessante grazie al nostro sindacopenta stellato Filippo Nogarin che, oltread assolvere il gravoso compito di ammi-nistrare la città, incurante del caldo di que-st’estate (o forse proprio per quello), sfor-na uscite e polemiche da prima pagina.Tanto spazio è stato occupato dall’AAM-PS che, secondo le giornate, presenta pas-sivi d’importo mutevole ma sempre pre-occupante, poiché oscilla comunque tra iventi e i cinquanta milioni.Vediamo: abbiamo da sempre le tariffe del-la raccolta rifiuti più alte della Toscana cui,è stata aggiunta anche una quota di credi-ti Tia non riscossi negli anni passati. Gra-va su noi utenti anche le minacce di ab-bandonare il termovalorizzatore, già inparte pagato per applicare la raccolta dif-ferenziata porta a porta che comporta unaspesa anche superiore; per finire consu-

lenti e amministratori nominati dal sinda-co, non hanno ancora deciso un piano in-dustriale e finanziario per uscire da que-sta situazione.Con queste premesse il Comune, unicosocio di AAMPS, avrebbe dovuto correrein tribunale, a portare i libri. Invece, dopoaver incolpato la precedente amministra-zione, la regione, gli amministratori etc. haversato nelle esauste casse sociali duemilioni di soldi comunali (nostri) per per-mettere la chiusura del bilancio.Svanito, l’effetto Aamps è immediatamen-te scattata l’operazione Ospedale. Apre leostilità l’assessore Dhimigjini che riven-dica dalla regione i 100milioni promessi perla costruzione del nuovo nosocomio. Inregione si fanno quattro risate e rispon-dono che il bancomat è fuori servizio mache saranno disponibili a partecipare alfinanziamento dei progetti che l’Ammini-strazione predisporrà per la sanitàlivornese…quando lo facesse. Confessoche nel leggere la risposta dell’assessoreSaccardi ho avuto un fremito di emozione,

Nogarin (inutilmente) alla ribaltaA PROPOSITO DELLA RICHIESTA DI CREARE IN CITTÀ UN "UFFIZI 2"

ottenuto ragguagli sulla situazione in cit-tà.Il Museo di Villa Mimbelli è transennatoper il pericoli di crolli, il “museo della cit-tà”, pronto da un anno e mezzo in Venezia,non è ancora aperto perche mancano i sol-di per farlo funzionare, come, pare, le nuo-ve strutture costruite con il contributi eu-ropei PIUSS alla dogana d’acqua. Fatti dueconti ha declinato cortesemente l’offertapreferendo non mandare i suoi preziosiquadri ad attendere qualche anno nei ma-gazzini comunali di Livorno.

di Franco Spugnesi

Villa Mimbelli come transennata per pericolo crolli.

175 anni di vitadi servizioe preghiera

Tanti infatti sono gli anni compiuti dallacongregazione delle suore Figlie del Cro-cifisso, unico ordine religioso nato a Li-vorno, fondato nel 1840 da un prete Li-vornese Don Giovanni Battista Quilici,dicui è in corso il processo di beatificazione.Don Quilici ha svolto la sua opera nellaLivorno più povera e problematica , tra idetenuti in Fortezza Vacchia, nelle stradeintorno porto, accogliendo le prostituteche volevano uscire della loro condizione,educando e sfamando bambini i bambiniper strada.Il grande istituto, intitolato a Santa MariaMaddalena, casa madre delle Figlie delCrocifisso, popolarmente dette “crocifis-sine” continua ancora oggi la sua opera.Un momento di ringraziamento e festa èprevisto in Fortezza Vecchia giovedi 10settembre alle ore 21 con lo spettacolo “HO FATTO UN SOGNO CON GIOBATT.QUILICI “ a cura di don Giosy Cento ed iParsifal. Ingresso libero.

finalmente avremmo visto il risul-tato delle fatiche penta stellate inmateria di sanità, tanti “meet-up”,tanti sondaggi telematici ETC, finoad ora condensati solo nel “N0”al nuovo ospedale.Delusione! Sono andati ripescarei vecchi progetti presentati diecio dodici anni fa dai direttori Scurae Mariotti, assai dignitosi e gra-devoli, almeno per me che ero esono favorevole al riuso del terri-torio, ma, sinceramente, dal nuo-vo che avanza, dalla fantasia alpotere etc, mi aspettavo uno scat-to di creatività, qualche meravi-gliosa utopia che ci facesse so-gnare.Come quella che è stata promos-sa in quest’ultima settimana. Con-gratulandosi con il neo giovanedirettore tedesco della Galleriadegli Uffizi il nostro sindaco haproposto di utilizzare le numero-sissime opere d’arte che quel mu-seo è costretto a tenere, per moti-vi di spazio in magazzino, per cre-are a Livorno un “Uffizi 2” a por-tata di crocerista. ProbabilmenteHerr Schmidt non ha potuto trat-tenere qualche risatina quando ha

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Buon Anno Scuola.Auguri.Ne hai tanto bisogno.Ti accingi a vivere la prima Riforma, dal1860, approvata con il voto di fiducia delGoverno Renzi.Sarà dura. C’è una diffusa delusione fra idocenti anche se i numeri relativi all’im-missione in ruolo creano la speranza divedere ridotte le supplenze tanto sonoconsistenti.C’è, per esempio, la rotazione ogni tre annidelle dirigenze (ex presidenze) che èsenz’altro criticabile.Un dirigente per poter conoscere la realtàscolastica, piccola o grande che sia, in unacittà o in piccolo comune, ha bisogno diun certo tempo, se vuole fare un buon la-voro, per poter realizzare, con l’aiuto deidocenti e dei non docenti, un piano di la-voro.Tre anni sono pochi.Almeno cinque sono necessariSi pensi, per esempio, che non sarebberomai nati i nostri Liceo Cecioni e l’IstitutoTecnico se i Presidi Castelli e Gristina fos-sero rimasti solo tre anni.Altri tempi. Diciamo altra scuola.E i nostri Istituti secondari hanno licen-ziato in tanti anni fiori di laureati in quasitutti i settori compresa Medicina frequen-tata da tanti maturi del Classico.Comunque staremo a vedere.Dal 15 settembre suon la campanella.Auguri e buon lavoro.Alle famiglie un invito a collaborare ogniqual volta la Scuola chiederà la collabora-zione.Abbiamo letto la “BUONA SCUOLA”eattendiamo al varco la sua applicazione.L’Italia è lunga, dalle Alpi a Capo Passerol’istruzione deve essere garantita anchenei piccoli centri e nelle piccoleisole(qualsiasi riferimento all’Elba è pura-mente casuale….. ricordiamo, peresempio,la nostra difesa della scuola ele-mentare di Pomonte che si voleva soppri-mere..)E invitiamo il nuovo Assessore Regionaleper l’Istruzione la nostra Prof. Grieco - allaquale facciamo gli augur i- di tenere pre-senti le scuole dei piccoli centri e dell’El-ba.C’è ancora una novità (si fa per dire) nellaBUONA SCUOLA che ci convince poco.

L’alternanza Scuola-Lavoro negli Istitutisecondari compresi i Licei.I nostri Istituti tecnici già attuano i con-tatti con il mondo del lavoro presente incittà,quindi niente di nuovo.I Licei quale tipo di alternanza potrannotrovare in città? E figuriamoci quelli che sitrovano in Comuni privi di qualunque ri-sorsa.Vogliamo concludere augurando buonapensione a 116 docenti che dal 1° settem-bre hanno lascito la cattedra e precisamen-te:13 della scuola dell’infanzia45 della scuola primaria (la maggior partecon 41 anni di servizio)34 della scuola media33 della scuola secondaria

BUON ANNO SCUOLA!di Mario Lorenzini

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periodico online www.circoloilcentro-livorno.it 15Rosignano

Durante questo primo anno di attivitàcome Assessore del Comune di Rosigna-no Marittimo mi sono posto l’obiettivo diprendere conoscenza sul campo delle pro-blematiche di tutte le frazioni e avviare undialogo diretto e continuo con la popola-zione, in modo da affrontare la carenza dirisorse che stiamo vivendo mediante unpiano a medio-lungo termine con prioritàcondivise. Tutti sono consapevoli che una fase èpassata e che, a seguito dalla drammaticacrisi che ha colpito il Paese, non è possi-bile risolvere tutto e subito. Questo signi-fica che accanto ad alcuni interventi digrande portata, l’attenzione dell’Ammini-strazione si deve concentrare su piccolilavori di manutenzione e miglioramentodella qualità urbana, interventi -anche dimodesta entità, ma costanti- che portinoad un innalzamento significativo dellaqualità della vita e dei beni pubblici, inprimis strade, scuole, impianti sportivi,parchi gioco, verde e illuminazione pub-blica. E’ già iniziata la prima tranche delle asfal-tature (intervento di oltre 500mila euro) conpriorità per le strade più a rischio per lasicurezza. Per i parchi gioco abbiamo scel-to di privilegiare la qualità al posto dellaquantità, concentrando l’esistente e ac-quistando anche giochi per bambini disa-bili, a partire dalla pineta Marradi di Casti-glioncello, dove quest’estate abbiamoinaugurato il trasferimento del parco gio-chi. E’ stato affidato il servizio di illuminazionepubblica al gestore esterno CITELUM,concordando in tempi brevi l’ammoderna-mento, con risparmio energetico, della retedei punti luce. La prima richiesta che ilComune ha fatto al gestore è stata quelladi riaccendere tutti i lampioni che da tem-po erano spenti, in modo da far fronte allenumerose segnalazioni dei cittadini e ga-rantire una maggiore sicurezza di strade epiazze. In estate si è cercato di realizzareattività poco invasive, in modo da noninterferire con la stagione turistica, ma neiprossimi mesi inizieranno interventi di ri-qualificazione volti, non solo al migliora-mento qualitativo dell’illuminazione, maanche a migliorare l’impatto visivo dell’ar-redo urbano.Per quanto riguarda i lavori pubblici: sono

stati compiuti interventi per l’adeguamen-to delle scuole, sono attualmente in corsoi lavori per la riqualificazione del palazzet-to dello sport Gianni Balestri (circa 630milaeuro) e quelli per l’adeguamento alla nuo-va normativa antincendio e il restyling in-terno del Teatro L’Ordigno (che riaprirà alpubblico in autunno), ma interverremo pre-sto anche sul Museo Archeologico di Pa-lazzo Bombardieri. Complessivamente perl’anno 2015 sono previsti interventi peruna spesa globale di oltre 8 milioni di euro.

Un forte impegno, che, in un momento dicrisi per le aziende, ha ricadute positive sultessuto economico del territorio, contri-buendo ad alleviare anche il problema del-l’occupazione.Tengo tuttavia a precisare che l’impegnodell’Amministrazione non basta, se non èaccompagnato dal senso civico e dalla par-tecipazione attiva della gente. A questoproposito è stato proposto, e approvatodal Consiglio Comunale, un nuovo regola-mento del verde che prevede forme di col-laborazione da parte dei cittadini per la curae rigenerazione dei beni pubblici urbani;un regolamento che è un primo passo percostruire una cultura della partecipazione,del decoro e della tutela degli spazi pubbli-ci. D’altro canto, anche grazie alla PoliziaMunicipale, si sta cercando di presidiare ilterritorio per prevenire atti di vandalismo edegrado dei beni pubblici. Sempre in que-st’ottica è stato introdotto l’uso di fotoca-mere vicine ai cassonetti o in luoghi usaticome discariche abusive, per contrastare ilfenomeno dell’abbandono di rifiuti, calci-nacci e potature.Infine, per quanto riguarda la mobilità stia-mo definendo un nuovo piano che tengaconto delle criticità e presti maggiore at-tenzione alla sicurezza dei pedoni. Nei pros-simi giorni sarà coinvolto il rione Villaggioper una proposta di nuova viabilità. Si trat-ta di un lavoro interdisciplinare che ci haportato, e ci porterà ancora, ad aprire unafase di ascolto con i cittadini e le associa-zioni, per garantire fluidità e soprattuttol’accessibilità al territorio per tutti: bambi-ni, anziani e diversamente abili.

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Il bilancio di Piero NocchiE' assessore con le deleghe a manutenzione e decoro urbano, infrastrutture, mobilità e trasporti e pulizia municipale

Piero Nocchi

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(eds) - La notizia apparsa sui quotidiani locali nei giorni scorsi, ma già anticipatadall'assessore all'urbanistica Margherita Pia in occasione della Festa dell'Unità aRosignano Solvay - giovedì 13 agosto - è di quelle che si commentano da sole.In effetti, l'assessore ha comunicato che "essendo decaduta la scheda di previsioneurbanistica contenuta nel vecchio regolamento, i permessi su quelle aree debbonoconsiderarsi, a tutti gli effetti, annullati essendo, appunto decaduta la disciplinaurbanistica che li teneva "in vita". Queste le dichiarazioni rilasciate, tra lo sconcertogenerale da parte dei pochi presenti, dall'assessore all'urbanistica.Non vogliamo dilungarci nella descrizione del "caso" su cui si è ripetutamente intrat-tenuta la stampa locale. Vogliamo solo sottolineare come l'assessore all'urbanisticadel nostro comune fosse sicuramente a conoscenza del fatto, anche nel mese di marzo,quando sembrava che, per evitare "il permanente e pericoloso stato di abbandono deiruderi dell'ex Ciucheba", ne fosse possibile l'abbattimento, da parte della soc. pro-prietaria, a fronte dell'impegno del Comune di confermare "il cubaggio" a suo tempoapprovato. Ed allora, caro assessore, qualcosa non torna se da marzo ad agosto lasituazione è così profondamente cambiata.Per non dimenticare la triste ed infinita storia (sembra la tela di Penelope o la novelladello stento) del piano pluriapprovato per l'H5 - questa eterna area incompiuta cherappresenta la plastica dimostrazione di una "vergogna annunciata" vissuta nelnostro Comune: anche per quella bisogna ricominciare tutto daccapo.Cominciò questa "historia" nel lontano 1984: 21 anni inutilmente trascorsi che testi-moniano "un fallimento" che vede coinvolta non solo questa Amministrazione maanche tutte quelle che si sono succedute fino ad oggi!

(Enrico Dello Sbarba) - In questa caldis-sima estate mi sono divertito nel verificarele iniziative delle Pro Loco del nostro Co-mune. Tutte, ad eccezione di quella di Ca-stiglioncello ed in parte di Vada, hanno avu-to "un comune denominatore" tanto cibo,molta musica d'ordinanza, poca o quasi nien-te cultura e questo è un fenomeno, un aspet-to che dovrebbero cominciare a preoccu-pare anche il Comune di Rosignano ed inparticolare gli assessori al turismo ed allacultura.In effetti, con l'eccezione dei programmisempre bene organizzati dall'Ufficio Cultu-ra, alla Limonaia e l'eccezione della confe-renza dello storico prof. Franco Cardini,organizzata da Il Centro e svoltasi nel par-co dell'Hotel Miramare il 14 luglio nella to-tale, colpevole assenza delle istituzioni lo-cali, nel nostro comune prevalgono, in ma-niera esagerata, le sagre paesane dove sibeve e si mangia e, in qualche caso, si ballacon complessi musicali di discutibile vali-dità artistica.Le mostre di pittura sono anch'esse circo-scritte in quel di Casitiglioncello (Portovec-chio e Cala de' Medici,) latitano, in tutte lealtre località, iniziative che abbiano una par-venza, anche minima, cultutale ed educativa.In particolare si sta, purtroppo, distinguen-do Rosignano M.mo dove ormai, non pas-sa settimana, che la lunga estate ed ancheparte dell'autunno siano riservate a sagresenza fine e di frequente con il blocco deltransito sulla via Gramsci, per fare spazio,magari ad una decina di banchetti che po-trebbero essere ospitati, come avveniva untempo, nelle piazze del paese. Sono note ledifficoltà del transito e le polemiche chesuscitano le precarietà dell'attraversamen-to e del mancato civico rispetto degli auto-mobilisti che sostano dove credono in viaGramsci e questi blocchi, troppo facilmen-

Troppe sagre mangerecce e poca culturaUn aspetto che dovrebbe cominciare a preoccupare anche Comune e assessori a turismo e cultura

te autorizzati, accentuano le difficoltà, giàrilrevanti, del traffico lungo la strada prin-cipale del capoluogo.Per esempio l'ultima edizione della tre gior-ni del "Paese dei Balocchi" è stata carat-terizzata da una contrazione dei giocolie-ri, verificata e criticata da molti, e da unasconsiderata moltiplicazione dei punti diristoro per cui si è avuta la sensazioneche l'evento, apprezzato nelle passate edi-zione, si sia trasformato in un enorme man-gificio sulla falsariga di quanto è accadu-to con Effetto Venezia.Ci permettiamo suggerire agli amici della

Pro Loco di Rosignano di cominciare apensare, magari consultando qualcheesperto in materia, a dei i mini concerti dimusica classica o leggera,musica yazz, eccnella caratteristica piazzetta al Castelloprospiciente l'antica e storica chiesa ma-gari ricorrendo all'Istituto Mascagni cheannovera giovani musicisti di assolutabravura e con richieste finanziarie sicura-mente in sintonia con i bilanci della ProLoco.Ecco questo potrebbe essere un buon ini-zio per invertire una tendenza ormai de-sueta e superata.

Dichiarazioni e sconcertoDopo quanto affermato da Margherita Pia, assessore all'urbanistica

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periodico online www.circoloilcentro-livorno.it 17Cultura

Il primo Festival italiano dell’Umorismodi Marisa Speranza

IN PROGRAMMA A LIVORNO DAL 25 AL 27 SETTEMBRE

Una buccia di banana è il logo della ker-messe che ci farà scivolare , con il sorrisosulle labbra, da un punto all’altro del quar-tiere Venezia per partecipare a un eventoche farà parlare di sé. Si tratta del primoFestival italiano dell’Umorismo (dal 25 al27 settembre), promosso dalla Fondazio-ne Livorno e dal Comune, con il patroci-nio della Regione Toscana.“Un’avventura”, ha spiegato il presiden-te Luciano Barsotti, nata con il contribu-to di diverse associazioni: in primis gliAmici dei Musei, sempre attenti a unaproposta creativa. E questa, che s’inter-roga sulle dinamiche della risata, è moltopiaciuta allo scrittore e saggista StefanoBartezzaghi, direttore artistico dell’even-to. Che vedrà ospiti di caratura come En-rico Mentana, Carlo Freccero, il vincitoredella Strega Francesco Piccolo, il fumetti-sta Staino, Gioele Dix, Maccio Capaton-da, Mariarosa Mancuso e tanti altri.Perché a Livorno? Nelle vene livornesi, sisa, scorre l’ironia, e “Il senso del ridico-lo” ( titolo del Festival) vi è così presenteche a Livorno, patria del Vernacoliere, lebattute fioriscono con naturalezza nelleoccasioni e nei luoghi più disparati. Inda-gare il linguaggio della satira è un’opera-zione culturale che chiama in causa scrit-tori, saggisti, attori, giornalisti e comici.“il senso del ridicolo”, racconta Bartezza-ghi, “è quello che vorremmo avere per noncadere nel ridicolo, ma è anche quelloche vorremmo cogliere per capire quandoc’é da ridere, che cosa c’é da ridere e per-ché lo facciamo”. Per quale motivo si èscelto il simbolo della buccia di banana?“Perché tutti i manuali di comicità inse-gnano che il comico nasce quando vediqualcuno cadere con una buccia di bana-na che però è anche il simbolo dell’errore,del lapsus, qualcosa di incontrollato ri-spetto a cui gli spettatori reagiscono conla risata”.Questo festival nasce con uno sguardolungo, però “la prima fondamentale esi-genza è che sia un festival di Livorno, chela città lo senta suo”. Un auspicio che perGiulia Cogoli suona come una certezza.Lei, che è già stata organizzatrice di alcu-ni festival a Sarzana e Pistoia. sa che essihanno un po’ cambiato il modo di farecultura in Italia, visto che rispondono a

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Fasulo: “Stiamo cercando di creare unasquadra di persone (circa trenta) che sianofunzionali al festival in tutti i suoi aspetti”.Un fervore di iniziative che promette bene,e consentirà di muoversi nel quartiere sto-rico della città alla ricerca di stimoli incon-sueti (in Fortezza Vecchia saranno espo-ste un centinaia di locandine del Vernaco-liere e alla Bottega del Caffé una collezio-ne di pistole d’acqua) .Il programma è appetitoso e così denso diincontri da richiedere una prenotazione anzitempo. L’ottimismo, a questo punto, è d’ob-bligo e il vicesindaco Stella Sorgente puòben sperare che il Festival rappresenti “unvolano sia per la cultura che per il turismo”.

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e-mail: [email protected] Cultura

La vena poetica di Miranda MartiniGià presidente della sezione di Livorno della Fidapa, ha scritto Poesie sparse

di Laura Conforti Benvenuti

Miranda Martini Gabbrielli, detta Miran-da di Neo, la conosco da molti anni. Quan-do si è iscritta alla FIDAPA ho avuto l’op-portunità di frequentarla con regolarità.Una donna piena di grazia, di fascino, spo-sata con un bell’uomo di professione ban-cario: una coppia da far voltare la gente,degna di emulazione.Il destino, però, le è stato avverso ed èrimasta presto sola. Nel 1999 è stata elettapresidente della sezione di Livorno dellaFidapa. Durante il suo mandato ha svoltoun interessante e nutrito programma cul-turale. E’ una donna di molti interessi, so-gnava di diventare archeologa, amava edama perciò l’archeologia. Predilige la mu-sica della quale si è interessata a fondo eanche la letteratura classica. Ha scrittopoesie da sempre. Ha frequentato i corsidi Etruscologia a Firenze partecipando agliscavi della tomba di Artimino, nella Ne-cropoli Etrusca di Prato Rosello vicino aSigna (FI), e del sito archeologico del Lagodell’Accesa nella zona di Massa Maritti-ma, ha curato l’iconografia dell’opera del-l’archeologo Claudio De Palma “La Tirre-nia antica”.Miranda però ha confidato e riposto tuttii sentimenti della vita nella poesia. L’in-contro con il poeta Alberto Caramella hadato nuova linfa, nutrimento e speranzaalla sua ricerca poetica.Miranda di Neo mi ha inviato il libro daltitolo “Poesie sparse”(edizione Il Campa-no). In un batter d’occhio l’ho letto. Poi,l’ho riletto per assaporare tutto quello chemi era sfuggito per, decifrare, interpretaresegni, simboli, impressioni che nella fogadi andare avanti avevo trascurato. Sono

cinquantaduepoesie sui varimomenti dellasua vita. Lamaggior parte diesse sono riferi-te alle più tristicircostanze dellapropria esisten-za.. I libro aprecon “Autoritrat-to” e finiscecon”Felicità”. In “Autoritrat-

to” esplode la gioia e la felicità della gio-ventù come fosse un piacere diviso congli altri, termina con la riflessione del var-care la soglia del non ritorno, senza pau-ra, confidando in Dio...

Nelle altre poesie si avverte la percezioneal dolore, la riflessione e la meditazionedella sofferenza, ma anche la denuncia dell’innocenza e delle meraviglie.Di solito si esaltano i “mostri sacri “dellapoesia: tutti conoscono Leopardi, Fosco-lo Dante Petrarca, ma anche i poeti minorie non conosciuti provocano attraverso leloro rime una grande esperienza emotivavoluta dalla loro anima. Pure essi espri-mono concetti, idee, ragionamenti che ciappassionano leggendoli. Pure questipoeti, vanno letti con attenzione e nondimenticati.“La poesia di questa raccolta è unavoce che, alimentando come una pre-ghiera l’inquietudine dell’anima, aprequesta all’illuminazione e, se possibi-le a qualche sorta di meditazione sullatrascendenza” (Miranda Martini Gab-brielli)

Miranda Martini Gabbrielli

La copertina del libro diMiranda Martini.

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periodico online www.circoloilcentro-livorno.it 7Attualità 19

Gli strumenti “friendly” (telefonini, tablet,ipad, iphone ecc.) che abbiamo tra le manie che sono diventati parte di noi stessitanto che siamo in simbiosi con essi, cihanno abituato a convivere con la velo-cità: “tutto è intorno a noi”, le notizie sisusseguono in modo accelerato e nonhanno limiti temporali. Quello che acca-de (o non accade) è potenzialmente mes-so in rete e accessibile a tutti. Siamo di-pendenti dalle notizie e non possiamofarne a meno. La connessione al w3,word wide web, alla “ragnatela mondia-le” è la conquista dei nostri tempi e cioffre l’occasione di “sapere”, di curiosa-re nel mondo, nella globalizzazione iper-tecnologica contraendo gli spazi e facen-doci “consumare” il tempo con cinguet-tii, facebook, social network sempre atti-vi e illimitati.Il tempo non assume più connotazioni ditempo circolare o lineare, ormai conce-zioni passate e riferibili esclusivamenteai tempi antichissimi. Oggi il tempo è, perdirla con il sociologo Bauman, puntilli-stico vale a dire frammentato “in unamoltitudine di particelle separate”. Untempo ancorato al presente, all’hic etnunc, che non ha memoria del passato enon volge al futuro. Conta l’istante e ba-sta. Basta cogliere il tempo in modo ful-mineo e veloce per non rischiare di per-derlo. Ed ecco il nostro “vivere a punti-ni”. “Qui è là”, senza mete precise e cer-te, senza obiettivi definiti. Tanti puntini,ognuno per conto proprio, slegati e indi-pendenti dagli altri, senza più un ritmoche “cadenza” il tempo e mette in relazio-ne le azioni quotidiane. Il tempo diventaquasi esclusivamente quantità da vive-re, da consumare e molto meno un tempodi qualità che stimola a far emergere quali

fatti servono per essere adeguati ad unapeculiarità di vita che produca crescita,sviluppo, elevazione.E così i fatti diventano come tanti punti-ni, ognuno per conto proprio, autorefe-renziali; fatti e notizie staccati dalla vitaumana delle persone, scarsamente coin-volgenti perché superficiali e veloci. Fa-cilmente e volutamente indirizzati a cade-re nell’oblio, nella dimenticanza più pro-fonda e improduttiva. Interessano appa-rentemente quei punti e basta. Si dà spa-zio a notizie che colpiscono, che pene-trano nella vita delle persone per il loroeffetto privatistico, che pungolano perpochi istanti, lasciando segni fugaci comefuochi di artificio. Si perdono così le rela-zioni, i legami, le connessioni dei fatti. Lanotizia, quella notizia diffusa e recepitabasta a se stessa; è autopoieutica, nonrichiede e non stimola approfondimentoè gettata nella mischia per provocare at-tenzione e stupore. Essa non spinge ascavare, ad andare a fondo delle questio-ni, a comprendere dal basso le cose e aporsi interrogativi. Si “subiscono” le no-tizie veloci quasi come un bene per lenostre vite veloci. La velocità permettedi vivere emozioni istantanee che non ri-chiedono riflessione, che provocanoemozioni liquide, che si dissolvono dopo

poco tempo. E così la memoria non è piùmemoria. Il ricordare non serve: occorrelasciare posto ad altri fatti che arriverannoin tempi rapidissimi e che dovranno essereaccolti dai nostri strumenti friendly, richia-mando continuamente la nostra attenzio-ne. Guai non essere sempre pronti e rischia-re di avere spento il w3. Saremmo esclusidal network, rischieremmo di non far partedella “comunità social”.La notizia si coglie, produce il suo effettomomentaneo e poi subito si dimentica, simette da parte per essere liberi di averespazio per altre notizie. Guai se le notizienon sono accattivanti, provocanti, eccitan-ti, capaci di provocare “ferite” ad effetto.Se la notizia è troppo soft, non fa notizia,non “prende”, non suscita interesse, nonappassiona. La notizia deve essere ad ef-fetto, ignorando perfino il rispetto dellepersone, il loro pudore. Le cose dette connormalità non sono efficaci, per l’efficaciabisogna pungolare, ferire, invadere, inne-scarsi nel privato, nell’intimo delle perso-ne e provocarle.Quale antidoto alla velocità che si insinuacon pre-potenza nelle nostre vite, che do-mina il nostro labile tempo? Staccarsi pe-riodicamente dai media tecnologici e ri-tor-nare, almeno per alcuni minuti al giorno, ari-prendersi il tempo, a scegliere strumentialternativi che stimolino la nostra riflessio-ne. Il contatto con la carta, con le pagineche “profumano” di carta, lo sfogliare pa-gine che lasciano magari anche qualchemacchia sui polpastrelli sono un segno divita, di qualità, offrono senso, danno l’im-pressione che la velocità necessita del suoopposto per offrire il meglio di sé: la len-tezza. Quella lentezza che aiuta il pensieroa pensare, la lentezza che conduce all’ap-profondimento, alla ricerca, che stimola adandare oltre la notizia per cogliere dal didentro e “bene” ogni notizia.

Ricordiamo che “il Centro” èsempre aperto a commenti, contri-buti e collaborazioni dei lettori chepossono inviare i loro testi a:[email protected]

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Page 21: Il Centro Settembre 2015

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Archivio storico di Campiglia: un nuovo pro-getto per concludere il riordino di cinquesecoli di storia del nostro territorio.Il Palazzo Pretorio che sovrasta in altezzagli edifici del centro è uno dei complessi piùrilevanti della Val di Cornia, testimonianzadel passato tardo medievale di Campiglia,antica dimora del Capitano di Giustizia piùvolte modificata durante i secoli, mostra an-cora orgogliosa gli stemmi che i potestà, ret-tori che Firenze inviò tra i secoli XV e XVII,fecero murare sulla facciata principale perannullare quelli voluti dal governo pisanodurato fino al 1406.Al suo interno tra tutti i suoi tesori, spiccaquello dell’archivio Comunale, che ricopreuna grande importanza per la storia del Co-mune e dell’intero territorio.Centinaia di metri di documenti conservatiper un periodo storico lungo cinque secoli:dal 1471 al 1865 la sezione pre-unitaria, che

ha visto negli scorsi anni la realizzazionedell’inventario di circa 550 unità archivisti-che e dell’archivio storico dell’Ospedale diCampiglia, circa 3000 distinte in faldoni eregistri, le unità archivistiche che compon-gono la sezione post-unitaria che va dall’uni-tà amministrativa del Regno nel 1865, pas-sando attraverso il regime fascista, la Primae la Seconda Guerra Mondiale, fino ad arri-vare agli anni Sessanta, periodo critico per iterritori a prevalente economia rurale comeil nostro.Il progetto finanziato dalla fondazioneCRL e dal Comune di Campiglia prevedeinterventi diretti sul materiale archivisti-co (ordinamento e inventariazione), elabo-razione e inserimento d’informazioni subanche dati informatiche, attività didatti-che con il coinvolgimento degli istituti sco-lastici locali.Un sito meraviglioso di grande pregio sto-rico e culturale diventa così fondamentaleper la ricerca e l’approfondimento nonsolo storico, che vedrà, con la realizzazio-

ne della seconda parte della catalogazio-ne, l’epilogo di un percorso importanteper la cultura della Provincia di Livorno,un’occasione in più per far conoscere eapprezzare meglio la realtà archivistica eil nostro patrimonio.

Quali sono i turbamenti che scuotono l’animodel giovane cittadino di provincia e di mare, dicolui che abita quello che effettivamente è il – omeglio: un – paese reale, ossia quello che, unitoalla miriade di altri più o meno minuscoli paesireali, dà vita a questo amatissimo e odiatissimoPaese?La sua vita è, seppur la sua flemma e l’indolen-za si impegnino a nascondere la verità, durissi-ma: non sarebbe ingeneroso definirla amara. Ilsuo spirito è flagellato, con la medesima inten-sità dei libecci che in autunno spezzano le costedeserte, da turbinii di sensazioni, desideri edesigenze contrastanti.Amata provincia, ti odio!, si scoprirà a pensarefumando, incappucciato e livido di rabbia, cam-minando a passo svelto sul lungomare deserto eindifferente più dei maledetti compaesani ched’inverno parlano solo la lingua dell’indifferen-za – neanche i vecchi a giocare a carte nei bar,d’inverno, neanche i giovanissimi scugnizzi fi-gli di emigrati a tirar pallonate ai muri della scuo-la del paese e a prendersi a botte per diverti-mento. Ti odio, ripeterà, che m’hai lasciato solo,che non m’offri né gioie né dolori: che non m’of-fri niente.

di Jacopo Bertocchi

Odiata provincia, ti amo!, esclamerà ogni mat-tina d’estate, quando, con la pancetta appe-santita da quei vizietti che solitudine e freddorendono necessari, trotterellerà verso la spiag-gia, con la pelle imbrunita dal sole e la speranzache quest’anno sia quello giusto – per bere,per conoscere persone, per tirar su due soldi,per diventare veramente abbronzati, per per-dere peso, per avere i soldi per il tatuaggio; pergodere dell’estate senza il pensiero che l’estateduri quel che dura.Di chi è, la provincia? Del giovanotto, che laabita 365 giorni all’anno? Dei turisti, che per 3mesi la ripopolano, per goderne della presenzadel caldissimo e accogliente mare? Questo èquel che più di tutto corrode l’animo del giova-ne: chi voglio che ci sia, dentro casa mia?Dalle mie parti, sulla parete di un ponticelloche sembra far la guardia a un torrente – piùprobabilmente un fosso – che attraversa laspiaggia e muore in mare, qualcuno anni fa scris-se, con una bomboletta spray e una grafia dascuola dell’infanzia: ONLY LOCALS, con la Acerchiata; only locals, con annesso ammicca-mento all’anarchia – o forse è semplicementeuna questione di gusto estetico?

Quel che conta, però, è il messaggio: in inglese,certo, a voler intimidire anche quei tedeschi bian-chi come il latte e alti come i tedeschi, che d’estatestendono i loro asciugamani esattamente dove liavremmo stesi noi locals, e non soltanto le trup-pe di fiorentini e milanesi; e con quel-l’ONLY scritto ben grande, a non ammetterecorrezioni né eccezioni.L’ha scritto un giovane, o qualcuno che giovaneera all’epoca, lo so: era il ponte sotto il quale,dieci anni fa, chi aveva dieci anni più di quellidella mia età e soffriva particolarmentel’autunno, passava il tempo a trastullarsi conMDMA e tipologie assortite di erba.Non succede mai niente, qui eppure questa ècasa nostra: giusto!I fiorentini aiutiamoli a casa loro, costruendocapienti vasche in Via de’ Calzaiouli, allestendopiscine e spiagge artificiali al Parco delle Casci-ne!Il fascino che la provincia, pur lamentandosi dise stessa, esercita nei confronti – di nuovo – dise stessa, è un cortocircuito che l’uomo di cittànon può capire: non il fiorentino, non il milane-se, non il tedesco.Only Locals Understand, appunto.

La provincia è casa tua

Il riordino di cinque secoli di storiaALL'ARCHIVIO STORICO DI CAMPIGLIA

di Paolo Arzilli

Ristorante

di Benedetti SergioVia Indipendenza 3 - Venturina TermeTel. 0565851212 - Cell. 3389243719

Otello

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e-mail: [email protected] Amarcord

Il mitico Tennis Club

L'incipit potrebbe essere quello classicodelle favole: "C'era una volta il Tennis aCastiglioncello". Già, perché il famoso lo-cale culto immerso nella pineta Marradiquest'anno ha aperto il cancello solo perl'uso dei due campi di terra rossa. Il bar e ilristorante non funzionano, la mitica salada gioco dove si sfidavano i bridgisti èdeserta, nessuno occupa i tavoli che guar-dano i campi, la terrazza del "Fazzoletto"dove si faceva musica fino all'alba è inagi-bile. La società sportiva livornese che hacoraggiosamente preso in gestione soltan-to il gioco del tennis, non può obbiettiva-mente fare più di tanto. Insomma il Tenniscome era una volta è solo un ricordo. Ecom'era a quel tempo? Cominciamo dal-l'inizio.Correva l'anno 1946 quando Marcello Bar-toletti all'età di ventidue anni prese in af-fitto il locale di proprietà del comune diRosignano. Ben presto a dargli manfortearrivarono la moglie Matilde Volterrani, lasorella di lei Magda con il marito RobertoMannari detto il Morino, un quartetto cheben presto si rivelò vincente in quell'im-presa.Sotto la guida del boss Marcello, sua mo-glie si occupava della cucina, la cognatastava alla cassa e il simpatico Morino eraaddetto al bar. Come ristorante scelsero didistinguersi dagli altri locali della zona.Niente pesce e solo cucina di terra della

di Dino Dini

segue a pag. 23

Pubblichiamo volentieri, dopo che è apparso qualche tempo fa, sul quotidianolocale, un "amarcord" di Dino Dini su quello che fu , nel tempo in cui Castiglion-cello era veramente "la Perla del Tirreno", il mitico Tennis nella Pineta Marradi.Fu quella una lunga stagione memorabile che "noi vecchi" ricordiamo con strug-gente nostalgia.Troppo volte sui servizi riguardanti Castiglioncello si abusa nel ricordare "queitempi dorati" che ormai, è proprio inutile insistervi, non tornerranno mai più.Con l'amico Dino, in gioventù, abbiamo avuto anche momenti di frizione legatialla sua "solvaynità" ed alla mia "rosignanità" (eravamo, all'epoca corrispon-denti dell'allora Telegrafo delle due località) e stando al permanente spirito cam-panilistico, c'è le "dicevamo" di santa ragione!Nel suo apprezzato servizio, si stacca decisamente dagli stanchevoli ed ormaidesueti "amarcord" proprio perchè ha il senso della misura nel descrivere constile ed eleganza quella "stagione dorata" ed irripetibile e proprio per questomeritevole di apparire ed essere letta anche sulle pagione de Il Centro.La cosa da evitare, in senso assoluto, è quella di rapportare quelle "estati esaltan-ti" con la sconfortante mediiocrità dei tempi attuali caratterizzati dalla miseran-da fine che il celebre locale, praticamente chiuso da due anni, sta drammatica-mente vivendo da molto troppo tempo: ormai caro Dino, l'epopea di Marcello disua moglie e del Morino appartengono alle pagine di una nobile storia.

Marcello Bartoletti

odo invernale, quando il Tennis era chiu-so, si imbarcava come barman sulle grandinavi che facevano le crociere oceaniche equesta esperienza fu la base per la sua for-mazione professionale. Poi a Castiglioncello arrivò il cinema equi il merito fu tutto della famiglia d'Ami-co frequentatrice della stazione balneareda molti anni. I D'Amico, in particolare lasceneggiatrice Suso, erano un vero e pro-prio polo d'attrazione per tutto il mondodello spettacolo. Questo nuovo tipo dipubblico scoprì che il Tennis era il salottobuono di Castiglioncello, un posto riser-vato, sicuro e discreto dove nessuno im-portunava con richieste d'autografi. Sta-vano là tutti insieme come se fossero acasa loro. Basterebbe ricordare che nel1957 Suso Cecchi d'Amico, i registi Fran-co Zeffirelli e Luchino Visconti, il produt-tore Franco Cristaldi, l'attore Marcello Ma-stroianni e Masolino d'Amico figlio diSuso, durante una cena ormai rimasta sto-rica, costituirono una società, una sortadi cooperativa, per produrre il film "Le not-ti bianche" che poi venne girato a Livor-no. Fra i personaggi del cinema e dello spet-tacolo assidui di questo locale c' eranoanche gli attori Alberto Sordi, Vittorio Gas-sman, Delia Scala, Massimo Girotti, Fo-sco Giachetti, Giorgio Albertazzi, EnricoMaria Salerno, le sorelle Kessler, le cop-pie Paolo Panelli-Bice Valori e Paolo Fer-rari-Marina Bonfigli, il regista Luigi Filip-po d'Amico e il regista televisivo EnzoTrapani, il produttore Mario Cecchi Gori,gli sceneggiatori Ennio Flaiano e StefanoVanzina in arte Steno, i musicisti Nino Rotae Armando Trovaioli. In quegli anni erauno spasso trascorrere la notte sulla ter-razza del "Fazzoletto" dove tra un whiskye un piatto di rigatoni qualcuno intonavavecchie canzoni accompagnato da unachitarra oppure si giocava a mimare i titolidei film più famosi. E qui i più bravi e di-vertenti erano sempre Mastroianni e Pa-nelli.Famose racchette si sono esibite sui duecampi. Nel 1958 Carlo della Vida, organiz-zatore romano di grandi eventi sportivi, apiù riprese portò qui tennisti di fama in-ternazionale. Erano Orlando Sirola, Nicla

tradizione toscana e contadina. Matildeaveva molto successo con i suoi piatti sem-plici ma saporiti: la classica zuppa tosca-na, i rigatoni alla Tennis, le crocchette dipollo, la frittata di cipolle e il coniglio inumido con le patate. Era il tempo in cui la gente aveva un gran-de desiderio di vivere e divertirsi dopo leamarezze della guerra. Già nei primi annicinquanta il locale divenne uno dei più fa-mosi della costa toscana. Era un luogo ele-gante, arredato con gusto e frequentatoda un pubblico scelto perché il Bartolettiaveva una spiccata propensione per sele-zionare la clientela senza però urtare la su-scettibilità di nessuno. Egli inoltre nel peri-

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periodico online www.circoloilcentro-livorno.it Amarcord 1923

Migliori, Lea Pericoli, Nicola Pietrangeli,Fausto Gardini, gli australiani Rod Laver,Mal Anderson, Ashley Cooper, lo statuni-tense Tony Trabet e il peruviano Alejan-dro Olmedo. Furono quelle giornate dav-vero memorabili e di altissimo livello tenni-stico seguite da una folla entusiasta. Un altro gioco che imperversava era il bri-dge, quello con la B maiuscola, perché aitavoli verdi si misuravano i più forti gioca-tori d'Italia fra i quali i livornesi Benito eMarisa Bianchi, Anna Valenti, Gianni Bro-gi e Giorgio Matteucci.Fra i clienti più affezionati non mancavanogiornalisti quali Giovanni Spadolini che invilleggiatura a Castiglioncello veniva daquando aveva otto anni e Indro Monta-nelli sempre ospite dei conti Bossi-Pucci, ipolitici Giuseppe Pella, Claudio Pontello,Furio Diaz, i famosi medici Oscar Scagliettiortopedico e Paride Stefanini chirurgo, il-lustri rappresentanti della nobiltà romanaquali i Colonna e i Lante della Rovere edella nobiltà fiorentina quali i Tolomei del-la Lippa e gli Strozzi. Fra i grossi industrialiil costruttore fiorentino Flavio Pontello e ilbolognese Stefano Fabbri della nota ama-rena.Nell'estate del 1962 Castiglioncello visse ilsuo momento più esaltante quando il regi-sta Dino Risi lo trasformò in un grande setcinematografico per girare il tanto celebra-to film "Il sorpasso". Protagonisti con Vit-torio Gassman, Catherine Spack e JeanLouis Trintignant. Molti castiglioncellesifurono ingaggiati come comparse o figu-ranti. Naturalmente dopo i vari ciack dellagiornata, tutta la troupe si ritrovava ai ta-voli del Tennis per trascorrere qualche oradi meritato relax. PISA - MONTECATINI VAL DI CECINA - Loc. LA BACCHETTONA

Nel 1978 le strade di Marcello e Matilde siseparano, Marcello lascia e Matilde restala titolare fino al 1996. Da allora si sonosucceduti vari conduttori ma tutti senzatroppa fortuna. Bisogna dire che non erafacile rimpiazzare una straordinaria coppiadi gestori come erano stati Marcello Bar-toletti e Matilde Volterrani che con la clien-tela avevano un rapporto veramente par-

Alberto Lami intrattiene Marcello Mastroiannial Tenni Club di Castiglioncello.

da pag. 22 ticolare. Tanto per illustrare questo rap-porto, si pensi che in certe sere Marcelloesponeva sul banco della pizzeria un car-tello che diceva: "Si avvertono i signoriclienti che stasera Matilde è nervosa".Inoltre negli anni novanta la "stagioned'oro" si era ormai esaurita: i tempi stava-no cambiando e con i tempi anche il pub-blico dei villeggianti.Nasceva il turismo mordi e fuggi. Ogginon ci sono più le grandi famiglie che tra-scorrevano i tre mesi estivi sulle spiaggee che il pomeriggio e la sera avevano ilTennis come punto di riferimento e diaggregazione. I grandi personaggi sisono fatti sempre più rari in particolarequelli dello spettacolo. Ormai il cinemaitaliano non abita più qui nonostantel'amministrazione municipale di Rosigna-no faccia di tutto per farlo ritornare or-ganizzando da anni la settimana "Parla-re di cinema a Castiglioncello" e il pre-mio Suso Cecchi d'Amico per la miglio-re sceneggiatura, quest'anno alla quar-ta edizione.Oggi in piazzetta qualche volta si può ve-dere Paolo Virzì con Micaela Ramazzottiche sono soliti prendere in affitto una vil-la a due passi dal porticciolo, oppure Gior-gio Panariello e Leonardo Pieraccionispesso ospiti del loro grande amico CarloConti che da anni ha casa sulla baia delQuercetano.Comunque il comune ha indetto un ban-do per la gestione del Tennis a partire dal-l'estate del 2016. Il locale avrà bisogno diparecchi lavori di restauro e dovrebbe es-sere affidato al gestore per un congruonumero di anni. A questo punto c'è soloda augurarsi che, anche se sarà difficilerivivere i fasti degli anni trascorsi, la strut-tura possa tornare ad essere un impor-tante punto di ritrovo come era allora equindi non si potrà più dire come nellefavole "C'era una volta il Tennis".

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