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POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art.1 comma 2 DCB - Roma IL CHIMICO ITALIANO Periodico di Informazione dei Chimici Italiani www.chimici.it ANNO XX N. 2 - 2009 EDITORIALE Esercizio della professione e codice deontologico dal CNC Semplificazione dell’autocontrollo in HACCP Prestiti a giovani professionisti iscritti alla Cassa di Previdenza EPAP Convegno “La tutela dell’ambiente” dagli ORDINI La Chimica siamo noi, assegnati i premi dagli ISCRITTI Il Pirelli Internetional Award Il giudizio di conformità

IL CHIMICO ITALIANO · Periodico di Informazione dei Chimici Italiani • •ANNO XX N.2 ... Prestiti a giovani ... Convegno “La tutela

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IL CHIMICOITALIANOPeriodico di Informazione dei Chimici Italiani • www.chimici.it • ANNO XX N. 2 - 2009

EDITORIALE Eserciziodella professionee codice deontologico

dal CNCSemplificazionedell’autocontrolloin HACCP

Prestiti a giovaniprofessionistiiscritti alla Cassadi Previdenza EPAP

Convegno “La tuteladell’ambiente”

dagli ORDINILa Chimica siamo noi,assegnati i premi

dagli ISCRITTIIl PirelliInternetional Award

Il giudiziodi conformità

NORME PER LA PUBBLICAZIONESU “IL CHIMICO ITALIANO”

Si ricorda che l’accettazione per la stampadi articoli aventi interesse scientifico e profes-sionale è subordinato all’approvazione delComitato di Redazione previa revisione didue Referee.

Si ricorda, altresì, che i lavori presentati perla pubblicazione sulla rivista Il Chimico Italianonon devono essere stati pubblicati o contem-poraneamente presentati per altre riviste.

Per quanto prima, gli Autori devono confor-marsi alle “Istruzioni per gli Autori” presentinel sito www.chimici.it ed alle norme ivicontenute.

www.chimici.it

COMPOSIZIONE DEL CONSIGLIONAZIONALE DEI CHIMICI

SEZIONE A prof. Armando ZINGALES Presidente

dott. Franco TAU Vice Presidente

dott. Fernando MAURIZI Segretario

dott. Carlo BRESCIANI Consigliere

dott. Elio CALABRESE Consigliere

dott. Sergio CARNINI Consigliere

dott. Antonio DE PACE Consigliere

prof. Sergio FACCHETTI Consigliere

dott. Domenico MENCARELLI Consigliere

dott. Tomaso MUNARI Consigliere

dott.ssa Carmela OCCHIPINTI Consigliere

dott. Giuseppe RICCIO Consigliere

dott. Antonio RIBEZZO Consigliere

dott. Luca SCANAVINI Consigliere

SEZIONE Bdott.ssa Daniela BIANCARDI Consigliere

www.chimici.it

Spedizione in Abb. postaleArt. 2, comma 20/C - legge 662/96

Filiale di Roma

EditoreCONSIGLIO NAZIONALE DEI CHIMICI

Direzione, redazione e amministrazioneP.zza S. Bernardo, 106 - 00187 RomaTel. 06.47883819 - Fax 06.47885904

E-mail: [email protected] - Web: www.chimici.it

Direttore responsabileARMANDO ZINGALES

Direttore editorialeANTONIO RIBEZZO

Revisori delle bozzeANTONIO DE PACE - CARLO BRESCIANIDANIELA BIANCARDI - SERGIO CARNINI

RedazioneDANIELA BIANCARDI - CARLO BRESCIANI

ELIO CALABRESE - SERGIO CARNINI ANTONIO DE PACE - SERGIO FACCHETTI

FERNANDO MAURIZI - DOMENICO MENCARELLI TOMASO MUNARI - CARMELA OCCHIPINTI ANTONIO RIBEZZO - GIUSEPPE RICCIO

LUCA SCANAVINI - FRANCO TAU ARMANDO ZINGALES

“Gli articoli e le note firmate esprimono soltanto l’opinionedell’Autore e non impegnano il Consiglio Nazionale deiChimici né il Comitato di Redazione (CdR).L’accettazione per la stampa dei contributi originali diinteresse scientifico e professionale nel campo della chimicaè subordinato all’approvazione del CdR, previa revisione ditre Referee, scelti dal CdR tra gli esperti del settore. Quantopubblicato nel Bollettino raccoglie gli atti ufficiali delConsiglio Nazionale dei Chimici”.

Coordinamento editoriale e stampaTrecentosessantagradi Srl

Autorizzazione del Tribunale di Roman. 0032 del 18 gennaio 1990

Finito di stamparel’8 giugno 2009

ASSOCIATO ALL’USPIUNIONE STAMPA

PERIODICA ITALIANA

Ai sensi dell’art. 10 della Legge n. 675/1996 e s.m.i., informiamo i lettori che i loro dati sono conservati nel nostro archivio informatico e sarannoutilizzati da questa redazione e da enti e società esterne collegate solo per l’invio della rivista “IL CHIMICO ITALIANO” e di materiale promozionalerelativo alla professione di chimico. Informiamo inoltre che, ai sensi dell’art. 13 della succitata Legge, i destinatari di “IL CHIMICO ITALIANO” hannola facoltà di chiedere, oltre che l’aggiornamento dei propri dati, la cancellazione del proprio nominativo dall’elenco in nostro possesso, mediantecomunicazione scritta a “IL CHIMICO ITALIANO” c/o Consiglio Nazionale dei Chimici - P.zza S. Bernardo, 106 - 00187 Roma.

IL CHIMICOITALIANOBimestrale di informazioni professionali, tecniche,giuridiche ed economiche dei Chimici d’Italia

SOMMARIO

In copertinaTavolo degli Oratori Convegno “La tutela dell’ambiente”

Roma 5 maggio 2009

EDITORIALEEsercizio della professione e Codice Deontologico 2

DAL CNCNo all’eccessiva semplificazione in materia di autocontrollonella produzione e vendita di alimenti (HACCP) 3Deducibilità parziale dell’IRAP 3Riscossione contributo 2009 al Consiglio Nazionale 4IVA ad esigibilità differita 4EPAP – Prestiti ai giovani professionisti 5Direttiva qualifiche: il punto sulla situazionedopo le sentenze del TAR lazio 5La Tutela dell’ambiente, garanzia della salubritàe sicurezza del nostro cibo 6

DAGLI ORDINILa chimica siamo noi…Parma 2009 9

“L’Etica e La Chimica: Responsabilità sociali di chi fa Chimica” 11

DAGLI ISCRITTIAmanita muscaria: chimica e psicoattività 12Il “Pirelli Internet ional Award” e la Chimica 14Il chimico galantuomo - Paolo Tassinaria cento anni dalla scomparsa 16La certificazione energetica all’interno del parco edilizio esistente 19Terre e rocce da scavo: rifiuti o non rifiuti, il dilemma risolto? 21Il giudizio di conformità: limite di legge,tolleranze ed incertezza di misura 24Possibili linee di ricerca sull’esposizione a sostanze chimichepericolose secondo le norme introdotte dal sistema REACH 28

NOTIZIE DELL’EUROPAEuro Analysis 2009 32

EDITORIALE

Sin dalla loro organizzazione in Ordini Professionali, icomportamenti dei Liberi Professionisti sono soggettioltre che ai principi generali dell’Ordinamento giuri-

dico, anche ai principi di origine extrastatuale aventi uncontenuto essenzialmente etico.

Tale complesso di norme extragiuridiche, dette «normedi deontologia professionale» o di etica professionale, ècomposto da principi generali comuni a tutte le Professionie di regole particolari a determinati settori.

Proprio perché fondata sull’etica, la deontologia profes-sionale non può prescindere dalla morale corrente.

A tale proposito occorre ricordare che esistono normedeontologiche generali di carattere etico-sociale, norme chesi riferiscono al senso di appartenenza al gruppo professio-nale ed altre norme di dettaglio che riguardano particolariaspetti della professione.

Le norme generali di carattere etico-sociale, si riferi-scono alla «correttezza», «colleganza», «riservatezza», «di-sinteresse», «informativa professionale».

Il principio di correttezza professionale è sicuramentequello di contenuto più ampio fra i principi deontologici.

Esso si traduce in numerose manifestazioni, tra le qualioccorre ricordare, specie agli iscritti più giovani:• l’uso discreto della pubblicità professionale, che deve

essere ispirata ai concetti di serietà e moderazione;• l’assunzione dei soli incarichi che si è in grado di assolvere;• la equa valutazione delle proprie opere e risultati (opus).

Da quanto precede, risultano assolutamente scorrette leazioni poste:

all’artificiosa proliferazione di incarichi professionali, alcomparaggio, al favore o l’aiuto concesso a chi esercitaabusivamente la professione, alla concorrenza sleale versoi colleghi.

Mi preme sottolineare che nelle Leggi Professionali la«lesione del decoro e del prestigio della professione» vieneindicata solitamente con le espressioni di «abusi, man-canze, fatti disdicevoli al decoro professionale, ecc.» e che,nel nostro Ordinamento di Chimico1 sono anche soggettea provvedimenti disciplinari come i «richiami» e, ove oc-corre, alla «sospensione dall’iscrizione all’Albo».

La “colleganza” rappresenta un aspetto particolare delprincipio di correttezza professionale.

Essa si fonda sulla iscrizione del Professionista in ungruppo socialmente chiuso (Albo Professionale) avente lecaratteristiche della comunità con fini ed interessi comuni.

Al fine di evitare degenerazioni, faziosità e fenomeni diomertà, in aperto contrasto con l’etica professionale, talecomunità/Albo non può «coprire» l’operato dei colleghi,

qualunque cosa facciano, ma deve dettare delle regole dicondotta ai membri dello stesso gruppo professionale conlo scopo di tutelare il buon andamento dell’esercizio pro-fessionale. Tutto ciò è nell’interesse di tutti gli iscritti e,quindi, anche per la salvaguardia del decoro e del prestigiodella categoria dei Chimici.

Occorre quindi assolutamente evitare che con notizie,elenchi, ecc. diffuse ad arte da un collega, si verifichi la pos-sibilità di un effettivo sviamento della clientela da un Chi-mico a un altro collega. Tale comportamento è illecito inquanto viola il principio di colleganza e come tale và qua-lificato come «deontologicamente scorretto».

Ciò è anche rilevato dal Cod. Civ.2, ove si asserisce checompie atti di concorrenza sleale chi «si vale direttamenteo indirettamente di ogni altro mezzo non conforme ai prin-cipi della correttezza professionale idoneo a danneggiare»l’altrui attività.

La professione di Chimico deve, in definitiva, essere eser-citata con «probità», «dignità», «diligenza», «discrezione»e con «aderenza al principio di colleganza».

Conseguentemente, anche i Chimici hanno adottato datempo un “Codice Deontologico”3.

Le norme del testo del codice recante la deontologia4

dei chimici riporta 18 articoli e 2 appendici.Si passa dapprima alla descrizione generale alla con-

dotta (art. 2), quindi dalle norme sulla concorrenza (art. 4)a quelle sulla pubblicità (art. 5), dai rapporti con i commit-tenti ed altri professionisti (art. 7) a quelli con i colleghi (art.8) e gli Ordini dei chimici (art. 10).

Nel Titolo III - capo I si precisano le norme relative al-l’incarico professionale con riferimento all’astensione, al-l’assunzione e al recesso dall’incarico stesso, mentre al capoII sono descritte le norme che attengono all’esecuzionedell’opera con specifico riferimento ai doveri e al rispettodel segreto professionale, agli obblighi e alla certificazione.

Nell’appendice Iª sono appunto descritte le modalità concui il chimico deve emettere il certificato relativo alle pre-stazione professionale eseguita, mentre nell’appendice IIªè prevista sia l’assunzione che le modalità d’uso del sigilloprofessionale. Le norme del codice deontologico per l’eser-cizio della professione di Chimico rendono espliciti i com-portamenti, a cui i Chimici iscritti all’Albo si attengono perlegge, per indirizzo comunitario e per prassi.

Esse si applicano tanto ai Chimici liberi professionistiche dipendenti da amministrazioni pubbliche o private.

A tali norme ogni Chimico è tenuto a riferirsi al fine diqualificare il suo operato, rispettare quello degli altri, nonincorrere in sanzioni.

1 R. Decreto n. 842 del 1marzo 1928.

2 “Delle Professioni Intellet-tuali”, Capo II, art. 2229 esegg.ti.

3 Ultima modifica: 6 dicem-bre 2006.

4 Il testo è presente sul sitowww.chimici.it

2 Il Chimico Italiano n. 2 mar/apr 2009

Antonio Ribezzo

Esercizio della professione e CodiceDeontologico

Consigliere del ConsiglioNazionale dei Chimici.

Presidente del Consiglio Na-zionale dei Chimici.

Le imprese alimentari in cui vi è manipolazione degli ali-menti (quali: ristoranti, mense, macellerie, caseifici,ecc.) non possono essere esonerate dalla corretta e

puntuale applicazione della normativa sull’autocontrollo(HACCP).

La Giunta Regionale dell’Emilia-Romagna, con Delibera-zione n. 1869 del 17 novembre 2008 aveva inteso procederealla “semplificazione del sistema HACCP per alcune impresedel settore alimentare”, richiamandosi al regolamento852/2004/CE ed in particolare all’articolo 1, comma 2, letterac) che recita: "Il presente regolamento non si applica: ...c) allafornitura diretta di piccoli quantitativi di prodotti primari dalproduttore al consumatore finale o a dettaglianti locali cheforniscono direttamente il consumatore finale."

Tuttavia il provvedimento della Regione Emilia Romagnasi spingeva ad estendere la semplificazione ai “settori ali-mentari, in cui la manipolazione degli alimenti segue pro-cedure consolidate, che costituiscono spesso parte dellanormale formazione professionale degli operatori del settorein questione”.

Il TAR del Lazio, con ordinanza 1139 dell’11 marzo 2009ha accolto la richiesta di misura cautelare presentata dalConsiglio Nazionale dei Chimici, ed ha sospeso la delibera-zione della Giunta Regionale dell’Emilia Romagna, per laparte sopra indicata, chiarendo che “le ipotesi contemplate”in questa parte della deliberazione “appaiono del tuttoestranee alla fattispecie” considerata dalla citata normadella Comunità Europea.

La Deliberazione della Giunta Regionale dell’Emilia Ro-magna avrà, quindi, efficacia esclusivamente per le impresein cui non si svolge alcuna attività di produzione, trasforma-zione o manipolazione di prodotti alimentari (quali: chioschidi vendita, banchi, negozi alimentari, bar, caffè, imprese ditrasporto e deposito prodotti alimentari, etc.).

n. 2 mar/apr 2009 Il Chimico Italiano 3

DAL CNC

No all’eccessiva semplificazione in materiadi autocontrollo nella produzionee vendita di alimenti (HACCP) Armando Zingales

Come noto il DL 185/2008, c.d. “decreto legge anti-crisi”, all’art. 6 ha introdotto la possibilità di dedurreparzialmente, ai fini delle imposte su redditi, l’impo-

sta regionale sulle attività produttive, nonché la possibilitàdi ottenere il rimborso per i periodi d’imposta precedentiper i quali non è ancora intervenuta la prescrizione.

Tale norma da un punto di vista soggettivo si applica atutti gli imprenditori e agli esercenti di arti e professioni.

Con la Circolare n. 16/E del 14 aprile 2009 l’Agenziadelle Entrate ha fornito chiarimenti in merito alla dedu-

zione del 10% dell’IRAP, con il criterio di cassa (già nellaprossima dichiarazione dei redditi), ai fini delle imposte suiredditi.

La Circolare, disponibile anche sul sito www.chimici.it,illustra in dettaglio:• soggetti destinatari,• deduzione forfetaria a regime,• istanze di rimborso per gli anni pregressi,• modalità di fruizione della detrazione per il periodo

d’imposta in corso al 31.12.2008 e successivi.

Deducibilità parziale dell’IRAP:Circolare dell’Agenzia delle Entrate

DAL CNC

4 Il Chimico Italiano n. 2 mar/apr 2009

1 Esempio: “Operazione sog-getta ad IVA ad esigibilitàdifferita (art. 7, D.L. n.185/2008, convertito in L.n. 2/2009; art. 6, c. 5, se-condo periodo, D.P.R. n.633/1972)”.

Èstato approvato il provvedimento, previsto dall’art. 7 delDL 185/2008, che rende operativa la cosiddetta “Iva percassa” ossia il versamento dell’Iva al fisco secondo i

tempi dell’incasso e non della fatturazione.L’art. 7 del DL 185/2008 (convertito in legge il 28.1.2009,

n. 2), infatti, prevede che l’Iva divenga esigibile solo al mo-mento dell’effettiva riscossione del corrispettivo derivantedalla cessione dei beni o dalle prestazioni di servizi effettuatenei confronti di soggetti passivi di imposta.

Con questo provvedimento, pertanto, gli esercenti attivitàd’impresa, arte e professione con un volume di affari, nell’annosolare, non superiore a 200.000 Euro possono sospendere ilversamento dell’Iva fino al momento dell’incasso delle fattureemesse. Per ottenere questo beneficio è necessario che in fat-

tura venga indicata chiaramente che si tratta di operazionecon imposta a esigibilità differita e la norma di riferimento1

(ossia l’art. 7 del DL 185/2008 convertito in L. 28.1.2009 n. 2),diversamente verrà disapplicato il differimento con il conse-guente versamento nelle modalità ordinarie. L’IVA diviene, co-munque, esigibile dopo il decorso di un anno dal momentodell’emissione della fattura. L’IVA per cassa che doveva essereuna soluzione sperimentale per gli anni dal 2009 al 2011, gra-zie ad un emendamento, è diventata strutturale ovvero per-manente. L’agenzia delle entrate con la circolare n. 20 del 30aprile 2009 (reperibile anche sul sito www.chimici) ha definitoil quadro applicativo del nuovo regime previsto per i soggettiche optano per l’esigibilità dell’imposta differita al momentoin cui viene pagato il corrispettivo.

Il Consiglio Nazionale ha avviato le procedure per la ri-scossione del contributo dovuto dagli iscritti. In questesettimane perverrà agli iscritti l’avviso di riscossione con

scadenza 31 luglio 2009.L’importo da versare per il 2009 è di 60,00 Euro,

comprensivo di diritti di segreteria e rimborsi spese di esa-zione. Per i pagamenti effettuati dopo il 31 luglio 2009 èdovuta, in aggiunta, la sanzione per ritardato pagamento,pari a 10,00 Euro.

Il pagamento può avvenire secondo una delle seguentimodalità:1. Versamento su CC Postale mediante bollettino pre-

marcato allegato all’avviso di pagamento;2. Versamento in CC Postale compilando un bollet-

tino in bianco: CCP n. 42064022 – Consiglio Nazionaledei Chimici, Roma;

3. Pagamento con Carta di Credito (Salvo Buon Fine) in-viando al Consiglio Nazionale dei Chimici, anche me-diante fax il modulo di addebito allegato all’avviso di

pagamento, ovvero inserendo i propri dati nel modulodisponibile on-line sul sito www.chimici.it;

4. Versamento o bonifico (anche telematico) sul CC delCNC presso la Banca Nazionale del Lavoro, AgenziaBissolati, via Bissolati n. 2 – Roma (CIN: N; ABI:01005; CAB: 03200; cc: 000000048431; IBAN:IT30N0100503200000000048431).Al momento del pagamento bisogna aver cura di ren-

dere certa l’identificazione dell’iscritto (attraverso i suoi datianagrafici, oltre al codice iscritto riportato sopra l’indirizzonell’avviso di riscossione ed il codice fiscale) e l’anno di ri-ferimento (contributo 2009).

Raccomandiamo a tutti la puntualità nell’adempimento:l’attività del Consiglio Nazionale dipende dalla disponibilitàdelle risorse necessarie.

Per informazioni sul tributo è possibile rivolgersi al Con-siglio Nazionale dei Chimici: responsabile del procedimentoè la signora Bruna Peri, Capo Ufficio Segreteria del Consi-glio Nazionale dei Chimici.

Riscossione contributo 2009al Consiglio NazionaleIl presente avviso, pubblicato sul bollettino ufficialedel Consiglio Nazionale dei Chimici e sul sito www.chimici.it,costituisce notifica agli iscritti a sensi di legge.

IVA ad esigibilità differita,niente anticipazioni fino a 200mila Euro

n. 2 mar/apr 2009 Il Chimico Italiano 5

DAL CNC

L’’EPAP ha attivato la possibilità di chiedere dei pre-stiti per l’avvio della professione. I giovani profes-sionisti agronomi e forestali, attuari, chimici e

geologi iscritti all’Ente di previdenza pluricategoriale –EPAP – potranno usufruire di prestiti a tasso agevolato inregime di convenzione con la Banca Popolare di Sondrio,per le sole spese documentate per l’acquisto di beni stru-mentali e funzionali all’esercizio della libera professione.

Requisiti imprescindibili che il richiedente deve soddi-sfare sono:1. avere un’età anagrafica inferiore o pari a 40 anni al mo-

mento della richiesta;2. svolgere attività professionale in modo individuale; 3. essere titolari di partita IVA; 4. essere in regola con la contribuzione ai sensi della deli-

bera n. 87 del 7/11/2007; 6. il prestito deve andare a copertura di spese sostenute

in data non antecedente a 3 mesi la presentazione delladomanda.

L’importo finanziabile è pari al 100% delle spese docu-mentate per l’acquisto di beni strumentali e funzionali al-l’esercizio della libera professione, al netto dell’I.V.A., conun limite minimo pari a €. 5.000,00 e un limite massimodi €. 30.000,00. Il tasso d’interesse applicato al finanzia-mento sarà un variabile calcolato sull’Euribor tre mesi, base360, detratti 0,20 punti base. Detto tasso non potrà mai es-sere inferiore al 2,00%. La durata del prestito varia da unperiodo minimo di 1 anno e un periodo massimo di 5 anni,oltre al periodo di preammortamento intercorrente tra ladata di erogazione e la prima scadenza di rata.

Il rimborso è fissato sul versamento di rate trimestraliposticipate, consecutive e senza interruzione, comprensivedi capitale e interesse, scadenti il 31 gennaio, 30 aprile, 31luglio e 31 ottobre di ciascun anno.Per ulteriori informazioni consultare il sito dell’EPAPwww.epap.it ed il regolamento nella sezione:http://www.epap.it/epap_reg_prestiti_giovani_profess.aspallegato.

EPAP – Prestiti ai giovani professionisti

Il Ministero della Giustizia con il D.M. 28 aprile 2008aveva indicato i requisiti necessari per l’individuazionee l'annotazione degli enti di cui all'articolo 26 del D.Lgs.

9/11/2007, n. 206, nell’elenco delle Associazioni rappresen-tative a livello nazionale delle professioni regolamentateper le quali non esistono Ordini, Albi o Collegi, nonché deiservizi non intellettuali e delle professioni non regolamen-tate. Avverso tale D.M. hanno proposto ricorso, fra gli altri,l’Associazione Italiana Fisioterapisti, l’Associazione ItalianaTecnici Sanitari e Confediliza.

Il TAR Lazio con due distinte successive sentenze (n.3159/2009 e n. 3160/2009) ha annullato il DM 28.04.2008ritenendo che lo stesso “non si sia limitato a chiarire le mo-dalità per la individuazione dei criteri per la valutazionedella rappresentatività a livello nazionale delle Associazioni,ma abbia integrato la previsione legislativa attraversonorme destinate, con carattere di generalità, ed astrattezza,ad innovare l'ordinamento giuridico e ciò in assenza

della necessaria previsione della norma di rango prima-rio, atteso che l’art. 26 del D.Lgs. n. 207/2006 non ha confe-rito tale potere”.

Allo stato attuale resta pertanto in vigore l’articolo 26del D.Lgs n. 206/2007, che non prevede un elenco delle As-sociazioni consultabili e, comunque, fa precedere ogni atti-vità del Ministero della Giustizia alla stesura di una ipotesidi specifica piattaforma comune, elaborata in apposite con-ferenze dei servizi, convocate a tale scopo, cui partecipanosolo ed esclusivamente le Autorità competenti, cioè i Mini-steri vigilanti sui relativi settori.

Solo dopo che almeno una di tali ipotesi di piattaformasia stata elaborata in sede governativa italiana (comma 1)oppure da parte di Governi di altri Paesi membri (comma2), si può iniziare la procedura prevista per la consultazionedelle Associazioni, da individuarsi dal Ministero della Giu-stizia, previo uno specifico parere del CNEL, previsto espres-samente dal decreto in esame.

Direttiva qualifiche: il punto sulla situazionedopo le sentenze del TAR lazio

DAL CNC

6 Il Chimico Italiano n. 2 mar/apr 2009

In Italia controlli efficaci sull’uso dei prodotti fitosanitarie crescente consapevolezza degli agricoltori garanti-scono un alto livello di protezione del consumatore. Prevenire l’esposizione ai fattori di rischio ambientali è

fondamentale per la salute della popolazione. Da un cor-retto uso delle sostanze chimiche deriva il benessere del-l’ambiente, del nostro cibo e quindi della nostra salute.

Questo è stato il tema centrale del convegno “La tuteladell’ambiente: garanzia della salubrità e sicurezza del nostrocibo” organizzato dal Ministero del Lavoro, della Salutee delle Politiche Sociali e dal Consiglio Nazionale deiChimici che si è tenuto il 5 maggio scorso a Roma all’Au-ditorium ‘Biagio D’Alba’ del Ministero del Welfare. A con-fronto autorità competenti dei controlli statali, regionali elocali, professionisti e aziende del settore agroalimentare.

Grande l’interesse suscitato dal convegno, moderato dalgiornalista dell’Ansa Francesco Marabotto, circa 300 le pre-senze registrate nella giornata.

‘Il nostro cibo è sicuro’ è il messaggio lanciato dai Chi-mici italiani che trova pieno riscontro nel rapporto presen-tato in questa occasione dal capo Dipartimento per laSanità Pubblica Veterinaria, la Nutrizione e la Sicurezzadegli Alimenti del Ministero della Salute Romano Mara-belli. “Negli anni si sono ridotti i casi di superamento dei li-velli previsti, dunque si può parlare di una sempre maggioresicurezza a tavola” ha affermato Marabelli. “No agli italianisceriffi al supermercato, in cerca di possibili problemi – haaggiunto il responsabile del dipartimento – I controlli sifanno, e dobbiamo assicurare ai cittadini che non serve ilfai-da-te: tutto quello che i cittadini trovano sul bancone ein vendita è e deve essere garantito”. Lo studio riporta i ri-sultati dei controlli ufficiali sui residui dei prodotti fitosani-tari negli alimenti di origine vegetale effettuati nel 2008:dei 6.845 campioni di ortofrutticoli analizzati (3656 fruttie 3189 ortaggi) quasi il 67% sono risultati del tutto privi diresidui dei rimedi utilizzati per proteggere e curare lepiante, soltanto l’1,1% è risultato irregolare, mentre il re-stante 32,2% rientra comunque nei limiti di legge. Nota an-cora più positiva è che la percentuale di irregolarità negliortofrutticoli negli ultimi anni risulta in diminuzione (dal2,3% del 1995 al 1,1% del 2007) e che l’Italia continua adessere in linea con gli altri paesi dell’Ue. Un risultato checome ha commentato il Presidente del Consiglio Nazionaledei Chimici Armando Zingales “è da attribuire in partealle attività delle strutture di controllo e in parte alla revi-sione costante in senso restrittivo operata dal Ministero sulle

sostanze ammesse. Non ultima anche la crescente consape-volezza degli operatori agricoli nell’impiego di fitofar-maci”.“Occorre fare un ulteriore sforzo di formazione versogli operatori dell’agricoltura” – ha aggiunto Zingales – peraiutarli a scegliere i prodotti e le tecniche di trattamentopiù efficaci per garantire la produzione, senza compromet-terne la genuinità. In particolare devono essere rispettati itempi che devono intercorrere tra l’ultimo trattamento e laraccolta. Infine dobbiamo puntualizzare che la ricerca dellesostanze elencate nelle normative nazionali e comunitarieè una condizione necessaria ma non sufficiente per garan-tire in via assoluta il consumatore. La sensibilità professio-nale del chimico è insostituibile per ipotizzare edidentificare fonti non codificate di contaminazione, dolosao casuale, degli alimenti: l’esempio del colorante cancero-geno Rosso Sudan scoperto tempo fa in alcune partite di pe-peroncino proveniente dall’estero è esemplare, dalmomento che fino a quel momento la sua ricerca non eraprevista in alcun protocollo”.

Per quanto riguarda il ruolo dei laboratori privati l’accre-ditamento è un’ulteriore garanzia di qualità ma non può pre-scindere dalla figura del professionista come ha affermato ilsegretario del Consiglio Nazionale dei Chimici FernandoMaurizi “Le aziende del settore agroalimentare hanno ne-cessità di un laboratorio di riferimento la cui serietà e affida-bilità riteniamo possa essere garantita dalla presenza di unprofessionista laureato iscritto all’Albo. Il Chimico si proponeper questo ruolo di figura chiave nel laboratorio il quale devecercare una propria specializzazione ed eventualmente affi-dare analisi particolari e più approfondite a strutture piùampie che offrono “in service” tali bisogni, in tal modo riescead abbattere i costi sempre nella più grande trasparenza conil cliente”.

In tal senso stanno operando il nuovo Ente ACCREDIA,che riunisce Sincert e Sinal, e l’Istituto Superiore di Sanitàper l’accreditamento dei laboratori di analisi agroalimentari.

“La garanzia del professionista è data dall’iscrizioneall’Ordine professionale e in mancanza di questi prerequisitil’accreditamento ha senz’altro meno valore – ha precisatoMaurizi - Il Consiglio Nazionale dei Chimici garantisce de-ontologicamente il professionista e anche il logo del Consi-glio Nazionale può diventare un segno distintivo dariportare sulla carta intestata del laboratorio stesso”.

E dell’Accreditamento dei laboratori per la sicurezza ali-mentare ha parlato Rosa Draisci Direttore dell’Organismodi Valutazione ed Accreditamento dell’Istituto Superiore di

Roberta Mazzeoa)

La Tutela dell’ambiente, garanziadella salubrità e sicurezza del nostro cibo1

Resoconto del Convegno

a) Roberta Mazzeo è giorna-lista dal ‘93, collaboratricedel ‘Il Sole 24 ore’, lavoracome consulente nellemedia relations.Ha pubblicato reportagein inglese e francese nellarivista ‘Europe Magazine’di Parigi su temi di cultura,economia e attualitàdell’Europa centrale eorientale, collabora con lasocietà di produzionefranco-inglese Solas Films.Si è laureata in Giurispru-denza all’Università Luissdi Roma, ha partecipato alcorso per la carriera diret-tiva presso la ‘Scuola Su-periore della PubblicaAmministrazione’ e ha la-vorato come avvocato epresso il Ministero delleFinanze prima di dedicarsial giornalismo. Roberta è sposata ed hadue figli.Da alcuni anni è l’addettastampa del Gruppo Mau-rizi per il quale cura l'ag-giornamento del sito web(www.gruppomaurizi.it) eun blog (news.gruppo-maurizi.it) ed inoltre hapartecipato nella qualificaad organizzare diversiConvegni, Seminari edeventi con il GruppoMaurizi in Regione Lazio.L’amministratore delGruppo Maurizi s.r.l. è ilDott. Chimico DanielaMaurizi iscritta all’albo diRoma al n 2750.

1 Chimici, Autorità di con-trollo, Aziende e Profes-sionsiti a confronto alministero del welfare sultema della tutela ambien-tale come garanzia dellasicurezza alimentare.

Sanità mentre Agostino Macrì Direttore Dipartimento diSanità Pubblica Veterinaria e Sicurezza Alimentare dellostesso Istituto ha approfondito il ruolo dei laboratori di ri-ferimento nel sistema dei controlli degli alimenti.

Un ruolo quello del chimico al servizio del cittadino fon-damentale anche all’interno di enti come le Agenzie Regio-nali di protezione ed ambiente come ha sottolineatoGisberto Paoloni, Direttore Generale dell’ Agenzia Regio-nale Protezione Ambientale delle Marche.

Insomma i consumatori italiani possono stare tranquilli:i residui dei singoli pesticidi ingeriti ogni giorno rappresen-tano comunque una percentuale molto modesta rispettoalle dosi giornaliere accettabili delle singole sostanze attivee molto al di sotto del livello di guardia. Inoltre con saneabitudini igieniche, ossia lavare bene frutta e verdure primadel consumo, e seguendo una dieta variata i rischi per lasalute sono sostanzialmente molto bassi.

‘Il controllo ufficiale sui residui di prodotti fitosanitarinegli alimenti rappresenta una delle priorità sanitarie più ri-levanti nell’ambito della sicurezza alimentare, ed ha la fina-lità di garantire un livello elevato di protezione delconsumatore’ ha spiegato Antonio Consolino, DirettoreUfficio Prodotti Fitosanitari, Ministero del Lavoro della Salutee delle Politiche Sociali, introducendo i risultati della ricerca.

E sul versante della ricerca lo stesso Ministero in questiultimi anni ha promosso importanti iniziative, come ha sot-tolineato Liliana La Sala Direttore dell’ufficio IV Qualitàdegli Ambienti di Vita, Direzione Generale della PrevenzioneSanitaria, anche attraverso l’istituzione del Centro Nazio-nale per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie puntodi raccordo e integrazione istituzionale-scientifico tra i livellidi governo centrale ed i governi territoriali.

Numerosi i rappresentanti degli enti pubblici di vigilanzae controllo. Sul ruolo di questi è intervenuto spiegando lefunzioni del Centro studi Regionale per l'Analisi e la Valu-tazione del Rischio Alimentare, Stefano Saccares, respon-sabile Reparto Ispezione Alimenti, Istituto ZooprofilatticoSperimentale Regioni Lazio e Toscana.

Silvio Borrello, Direttore Generale Sicurezza degli Ali-menti e della Nutrizione del Ministero della Salute ha for-nito un ampio resoconto dello stato dell’arte del sistemadegli interventi di prevenzione e controllo ufficiale nel corsodella filiera di produzione. “E’ necessario ribadire che la ca-tena alimentare italiana è una delle più sicure al mondo –ha insistito Borrello – e che il sistema attuale funziona ge-neralmente bene. Tuttavia anche il sistema più completonon può funzionare senza la piena collaborazione di tuttigli interessati”.

“From farm to fork”: l’intero percorso della catena ali-mentare deve essere garantito per tutelare la salute delconsumatore. E proprio sulla produzione primaria si è sof-fermata Gaetana Ferri Direttore Generale Sanità Animalee Farmaco Veterinaria del Ministero del Welfare. Mentredelle attività dell'Ispettorato centrale per il controllo dellaqualità dei prodotti agroalimentari ha parlato Emilio

Gatto, Direttore generale della Programmazione, del Co-ordinamento Ispettivo e dei Laboratori di Analisi del Mini-stero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Diversele tipologie di illecito accertate nei vari settori di interventodell’Ispettorato centrale per il controllo della qualità deiprodotti agroalimentari di cui è a capo Gatto e che operain collaborazione con altri enti istituzionali. “L’obiettivo ècoinvolgere Regioni e Province autonome nella program-mazione delle attività di controllo, per la stretta connes-sione con il territorio e l’approfondita conoscenza delleproblematiche locali – ha concluso Gatto – e concertareazioni comuni tra tutti gli organi di controllo con cui l’Ispet-torato è chiamato ad operare (GdF, CFS, CC tutela salute epolitiche agricole, Polizia di Stato, AGEA, Agenzia delle do-gane, Capitanerie di Porto)”.

Tra le autorità competenti un ruolo di primo piano lohanno i nuclei di antisofisticazione e sanità di cui ne haspiegato l’operatività Cosimo Piccinno, Comandante deiN.A.S. dei Carabinieri per la Tutela della Salute alle dipen-denze del Ministero della Sanità e da cui dipendono 37 nu-clei. Nel primo trimestre 2009 i NAS hanno portato atermine 6 mila ispezioni rilevando 1.100 infrazioni penali,3.400 amministrative che hanno portato alla chiusura di270 strutture, sequestrando 6 mila tonnellate di prodotti e6 milioni di confezioni.

Un approfondito esame del contesto di norme e regolealla base della sicurezza alimentare lo ha dato Ugo DellaMarta, Direttore Sanità Veterinaria della Regione Lazio sof-fermandosi sulle nuove normative e le relative applicazionisenza tralasciare la cooperazione tra aziende e organi dicontrollo, la valutazione del rischio e le emergenze alimen-tari degli ultimi anni. “Quelle vere – ha precisato DellaMarta riferendosi soprattutto all’emergenza diossina nellamozzarella di bufala campana – non quelle da panico me-diatico quali l’influenza aviaria, sono state determinate siain Europa che in Italia da una cattiva gestione del territorioe anche da una pessima gestione del ciclo dei rifiuti e deisottoprodotti”. Attività di valutazione del rischio su cui si èsoffermato Carlo Donati Direttore dell’Ufficio II Segreta-riato Nazionale della Valutazione del Rischio della CatenaAlimentare del Ministero della Sanità.

A non mancare al dibattito le aziende. Antonella Rec-chini, Responsabile scientifico del Gruppo Amalattea leaderin Italia nella produzione, trasformazione, distribuzione epromozione del latte di capra “Il controllo di filiera devefornire la carta di identità del prodotto e le informazionidevono essere messe a disposizione del consumatore” haaffermato Recchini parlando della trasformazione.

Se le aziende italiane eccellono non solo dal punto divista della bontà dei prodotti ma anche nella sicurezza cheassicurano al consumatore è merito anche dei professionistiche operano nella consulenza alle imprese e che si impe-gnano costantemente affinché il made in Italy mantenga isuoi standard di qualità. Esercizi commerciali, ristorazionecollettiva, grande distribuzione e altri operatori del settore

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DAL CNC

DAL CNC

agroalimentare si affidano a professionisti al fine di esserea norma, aggiornarsi sulle normative in vigore o migliorarele proprie procedure di autocontrollo e non poche sono ledifficoltà incontrate. Molto interessante la situazione illu-strata a questo proposito da Daniela Maurizi sulle verifi-che effettuate dal Gruppo Maurizi, che da oltre trenta annisi occupa di consulenza nel settore alimentare oltre che am-bientale e della sicurezza sul lavoro, e che nel 2008 ha ef-fettuato tramite il suo team di specialisti 4 mila verifichenel Lazio. “Il meccanismo dell’autocontrollo funziona solose ognuno fa la sua parte – ha insistito Daniela Maurizi –conosciamo bene i problemi che la aziende hanno soprat-tutto ad affrontare i costi che la sicurezza alimentare com-

porta ma ciò è indispensabile per mantenere i livelli di eccel-lenza raggiunti finora. Auspichiamo che il coordinamentocon le autorità competenti che già abbiamo avviato si rafforzie che possiamo avere anche maggiori contatti e scambi con iconsumatori”. Sul tavolo dei lavori anche il tema della tuteladelle acque, suolo e risorse idriche. Si può trovare la relazionedi Paola Camuccio, Dirigente del servizio Tutela delle Acque,del Suolo e delle Risorse Idriche della Provincia di Roma, laquale non ha potuto essere presente al convegno, insiemealle altre sul sito del CNC e del Gruppo Maurizi.Per scaricare i documenti del convegno basta accedere

al sito del Consiglio Nazionale dei Chimici (www.chimici.it)o a quello del Gruppo Maurizi (www.gruppomaurizi.it).

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DAGLI ORDINI

1 Ordine dei Chimici dellaProvincia di Parma

“Èla chimica che piace questa” - commenta agli or-ganizzatori prima di accomiatarsi una giovane si-gnora che ha voluto portare alla terza edizione de

“La Chimica siamo noi… Parma 2009”, una due giornisulla chimica giunta alla terza edizione, i due figli che fre-quentano elementari e medie. E ammette “è la sintesi dellanostra quotidianità e un’occasione da non perdere ancheper noi adulti”.

È vero. Anche quest’anno, a visitare e comprendere unaChimica ”che va oltre il luogo comune“ - parafrasando ilnuovo CD proposto dalla Federchimica - che ogni giorno ciparla e ci circonda attestando la sua presenza attraversol’aria, l’acqua, i tessuti, le vernici, i farmaci, gli alimenti, gliaspirapolveri, i divani, i piatti, le cucine, i libri, i giornali, leriviste, i detersivi… e la lunga lista potrebbe essere sinte-tizzata nel payoff “La Chimica siamo noi”, sono state moltefamiglie che sostando davanti agli stands hanno volutoascoltare il senso, la parte più pregnante della chimica. Lachimica degli alimenti come protezione e qualità alimen-tare, la continua innovazione tecnologica e ricerca nei for-mulati chimici dei farmaci, dei cosmetici, dell’arte e delrestauro. La Chimica rispettosa della natura e la Chimicacome controllo e lotta alla sofisticazione alimentare, la Chi-mica delle indagini nella lotta contro la criminalita. La Chi-mica nelle analisi, in informatica ed elettronica o elementoportante in aeronautica o nell’esercito, nei vigili del fuoco,nel WWF, nelle ditte che trattano in assoluta ecocompati-bilità vernici e tessuti e profumazioni. La Chimica presentenelle analisi di un acqua di montagna, leggera, “dolce” cheriporta ad improvvisi amarcord.

Grande l’afflusso di giovani rappresentanze delle scuolemedie superiori, il target originario e principale della inizia-tiva, provenienti un po’ da tutta Italia: Veneto, Toscana, Li-guria, Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Calabria,Marche oltre naturalmente a studentesche parmigiane e

parmensi. Ma la vera sorpresa di questa edizione è statal’inaspettata quanto gradita visita di intere scolareschedelle elementari e medie. Quanti visitatori sono transitatiin queste due giornate? Almeno duemilacinquecento.

Avvicinarsi alle nuove tecnologie, conoscere i prodottipiù avanzati, dialogare con produttori e ricercatori, appro-fondire il ruolo della chimica nel vissuto quotidiano: tutti,studenti, bambini e genitori hanno posto domande dispa-rate insistendo sul concetto di sicurezza e sulle problema-tiche che recentemente hanno colpito l’opinione pubblica,come la mozzarella alla diossina, il controllo degli alimentinelle mense scolastiche, la qualità dei prodotti alimentarie, per i più grandi, informazioni sui corsi di laurea.

CAMMINANDO TRA GLI STANDSDalla preparazione di caramelle tipo gelee con alginato

di calcio e aromi e coloranti artificiali al gusto di mela, ba-nana e arancio: un esperimento che tra i polisaccaridi di ori-gine algale e gli ioni Ca2+ vengono realizzati dalle diverseforme che sono alla base della preparazione di caramellemorbide, i Professori presenti allo stand della Facoltà di Agra-ria dell’Università degli Studi di Parma hanno ancora illu-strato gli effetti della cottura e del pH sul colore verde deipiselli che per la decomposizione della clorofilla (perdita dimagnesio) il colore verde brillante si trasforma in verde bru-ciato… spiegando inoltre la differenza dei coloranti presentinelle bibite (succo d’arancia) e la possibilità di appurare conun semplice esperimento la reale base di arancia rossa ri-spetto a una bibita colorata artificialmente. Dai Dipartimentidella Facoltà di Scienze MM.FF.NN. dell’Università di Parmaè stata proposta una panoramica sulle attività di ricerca piùall’avanguardia svolte dal Chimico in ambito accademico aParma, sottolineando le punte di eccellenza raggiunte nei di-versi settori delle Scienze Chimiche dell’Università di Parma.Per stimolare l’interesse e la curiosità del pubblico verso i

L’evento, organizzato dall’Ordine dei Chimici della Provincia di Parma,ha avuto luogo a Parma presso il Convitto Nazionale Maria Luigiail 17 e 18 aprile con la partecipazione del Consiglio Nazionale dei Chimicie della Società Chimica Italiana

La chimica siamo noi…Parma 2009Hanno patrocinato la manifestazione: Il Ministero della PubblicaIstruzione Università e Ricerca, la Regione Emilia Romagna,la Provincia di Parma, il Comune di Parma, il Consiglio Nazio-nale dei Chimici, La Società Chimica Italiana, l’Unione Parmensedegli Industriali, la Federchimica Confindustria, La DirezioneGenerale dell’Ufficio regionale Scolastico per l’Emilia Romagna,l’Università degli Studi di Parma, il Progetto Lauree Scientifiche– Unità Locale di Parma Chimica. Anna Violi1

DAGLI ORDINI

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mille aspetti della Chimica sono state allestite una serie dipostazioni sperimentali dedicate alle diverse fasce d’età:esperimenti sulla separazione dei colori e sullo sviluppo digas per i bambini delle scuole elementari, l’illustrazione delfunzionamento di colonne cromatografiche e apparecchi perla distillazione per gli scolari delle scuole medie, esperimentidi spettrofotometria UV visibile per gli studenti delle scuolemedie superiori. Inoltre per questi ultimi, la stretta connes-sione tra ricerca accademica, formazione universitaria emondo produttivo è stata illustrata durante l’appuntamentodell’Orientagiovani organizzato in sinergia tra Federchimicae l’Università di Parma. Una risposta data dalla correlazionetra ricerca scientifica, formazione universitaria e realtà pro-duttiva peculiare della chimica.

IL CONTRIBUTO DELLA CHIMICA INNOVATRICENELLA SOCIETA’ MODERNATutto è spiegato e narrato nei particolari “È una iniziativaimportante volta alla diffusione e alla divulgazione dellachimica nella vita di tutti i giorni. La nostra proposta –spiega il dr. Irio Bianconi presidente dell’Ordine dei Chi-mici della Provincia di Parma - è proprio la conoscenza intoto della chimica ed il suo percorso attraverso diversemodalità narrative sviluppate in stands dislocati inun’unica sede. Un modo diversificato e stimolante per illu-strare al giovane pubblico il percorso chimico aziendale oistituzionale rivisitato in chiave didattico scientifica attra-verso moduli visivi, sensoriali e percettivi. L’obiettivo èquello di coinvolgere i ragazzi delle scuole informando efacendo conoscere sia l’offerta formativa sul territorio siauna materia che dialoga con l’ambiente, la tecnologia edil mondo scientifico“.

Numerose poi le prove pratiche nel contesto di presen-tazione: esperimenti chimici, prodotti da manipolare, toc-care, esperienze sonore e multimediali.

Così il visitatore è rimasto affascinato dall’Egis Defenderper la rivelazione di tracce di esplosivi che la Polizia Scien-tifica di Parma, Bologna e Roma ha proposto attraversocomprensibili moduli comunicativi, o il RIS di Parma con lesezioni di biologia, balistica, impronte, fotografia, grafica,chimica esplosivi ed infiammabili. L’attività del NAS diParma spiegata dagli stessi operatori, come tutela della sa-lute pubblica per quanto concerne sanità ed alimenti e ladescrizione dei territori di competenza in cui il NAS operain accordo ed in sinergia con il Ministero del Lavoro dellaSalute e delle Politiche sociali dal quale dipende da unpunto di vista funzionale.

Ed ancora gli esperti in resine termoindurenti che dallostand della Elantas Camattini parlano di ricerca e sviluppo,capacità di innovazione e soluzione dei problemi, di qualitàcome sistema e il perseguimento degli obiettivi di Salute,Sicurezza ed Ambiente.

Ecco il labotario Tecnico di Controllo dell’AeronauticaMilitare di Parma con la descrizione dei materiali di con-sumo e di interesse aeronautico che vengono controllati at-traverso un monitoraggio a 360° sulla qualità delcombustibile e dell’ossigeno avio: dall’approvigionamentoalla movimentazione sino ad arrivare alla distribuzionedell’utente finale, ovvero il pilota. Ed ancora l’Esercito Ita-liano rappresentato dallo Stabilimento Militare Ripristini eRecuperi del Munizionamento di Noceto per il recuperodegli armamenti e la distruzione di quelli obsoleti.

I Vigili del Fuoco con gli strumenti per il rilevamento e ildosaggio di sostanze batteriologiche chimiche aggressivee pericolose. L’Arpa, Agenzia per la prevenzione dell’am-biente che spiega l’iter adottato tra i sistemi naturali ed an-tropici per seguire e dare risposta costantementeall’evoluzione della domanda.

Il settore alimentare con la Barilla, la Greci e la Parmalatin cui la Chimica appare indispensabile sia nell’ambito dellaRicerca che in quello dello Sviluppo come raffinato modellointerpretativo e di individuazione di nuove opportunità nellamessa a punto di processi tecnologici, di prodotti con pre-stazioni organolettiche superiori e di livelli adeguati di sicu-rezza. Una impressionante evoluzione delle capacitàanalitiche che ha aperto nuove frontiere di conoscenza e diaumento delle possibilità interpretative: microscopia elet-tronica e focale laser, interpretazione attraverso modelli direologia applicata alle diverse tipologie di impasti o studimirati di ingredienti con creme, confetture, verifica e misu-razione dei contaminanti più diversi tra loro, dai residui difitofarmaci ai metalli pesanti sino ad arrivare alle micotos-sine per l’identificazione del rischio all’interno del Risk As-sessment. Analisi chimiche fisiche e microbiologiche esensoriali dei prodotti agroalimentari, delle materie primeper quanto attiene la tecnologia di conservazione e la tra-sformazione attraverso le analisi chimiche, fisiche, microbio-logiche e sensoriali dei prodotti agroalimenari, delle materieprime dei coadiuvanti tecnologici dei semilavorati degli im-ballaggi e quant’altro attiene alla tecnologia della conser-vazione e trasformazione dei prodotti agroalimentari.

Diversi laboratori di analisi che hanno affrontato tra leprocedure di routine quelle per il riciclo delle biomasse el’acqua depurata in agricoltura attraverso sofisticate pro-cedure. E l’Inail con l’opera di sensibilizzazione nelle impresee dei lavoratori del settore chimico perché vengano attuatiprotocolli sempre più aggiornati e sicuri di protezione e pre-venzione contro le malattie professionali da agenti chimici,che oggi, grazie al progresso tecnologico e all’attuazionedelle procedure, nelle malattie da agenti chimici, dimostranoun abbattimento drastico in Europa ed in Italia.

La storia dei profumi della Morris con la conseguentepiacevole sosta da parte di tutti, le creme e i prodotti di bel-lezza, a base di principi attivi naturali della Bottega Verde.

L’affascinante viaggio nel mondo della Chimica chiudei suoi battenti alle ore 14,00 di sabato 18 aprile. Mentre sismontano gli stands tra i partecipanti circolano già nuoveidee per la prossima edizione.

COME NASCE“LA CHIMICA SIAMO NOI…PARMA…”

La prima edizione conosce la sua realizzazione nel 2007con la presenza di 18 stands. È il Convitto Nazionale MariaLuigia ad ospitarla. È la traduzione visiva e oggettiva del“nomadismo” nelle scuole voluto dall’Ordine dei Chimicidi Parma in sinergia con l’università, le Imprese, le Istitu-zioni. L’idea che sostituisce la visita appare per molti unsalto nel vuoto, un’ incognita. Invece è il tassello mancanteconfermato dalla visita di oltre 1200 studenti.

Nel 2008 cresce il numero dei partecipanti: gli standssono 31 ed il transito conteggiato parla di più di 2000 vi-sitatori. Per la prima volta intervengono rappresentanzescolastiche dalla Liguria, dalla Toscana, dal Veneto, dallaLombardia e naturalmente dall’Emilia Romagna.

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DAGLI ORDINI

Nell’ambito della terza edizione de “La Chimica siamonoi…Parma 2009” - manifestazione che si proponedi avvicinare all'area chimica gli studenti delle

scuole medie inferiori e superiori della città, della provinciae delle regioni vicine - è stato promosso e divulgato in tuttaItalia un concorso sul tema “Etica e Chimica: ResponsabilitàSociale di chi fa Chimica”.

Sono pervenuti diversi elaborati, valutati da una giuriacomposta da alcuni Consiglieri del Consiglio Nazionale deiChimici, e il Presidente dell’Ordine dei Chimici di Parma haespresso compiacimento e motivo di grande gratificazioneper il significativo esempio offerto dai giovani studenti chehanno saputo elaborare nei confronti di una tematica diestrema attualità “un’etica che rappresenta la nostra vita,la nostra casa, il luogo in cui abitiamo ma soprattutto il com-pito che ci sentiamo chiamati a svolgere, lo spazio che si co-struisce nella nostra identità e che dobbiamo difendere”.

IL 1° PREMIO DEL CONCORSO

Con la motivazione: “Per avere saputo cogliere con effi-cacia e chiarezza la complessità del problema dell’Etica cheinteressa la Chimica ed avere indicato i necessari coinvolgi-menti nella società” ad Andrea Vana e Giulia Zoppellidella classe III A Liceo Classico “C. Cavour” di Torino.

Hanno consegnato il premio il Prof. Armando ZingalesPresidente del CNC e il prof. Luigi Campanella Presidentedella SCI.

2° PREMIO EX AEQUOCon la motivazione: “Per la descrizione dell’atteggiamento

etico di una scienza presente nel nostro quotidiano indispen-sabile - senza venire meno alla valorizzazione del contributoumano - per lo sviluppo sociale, non solo tecnologico”1. a Giorgia Ori IV C Liceo Scientifico “Maria Luigia” di

Parma.Ha consegnato il Premio il Dr. Alberto Chiesi Presidentedella Società Farmaceutica Chiesi S.p.A.

2. a Linda Giuliani, Laura Nsuamani Mayamba, ElenaScarpini della classe III Db. Itas “Galilei” di Jesi.Ha consegnato il premio il Tesoriere dell’Ordine dei Chi-mici delle Marche Dr. Riccardo Sinigallia.

3° PREMIO EX AEQUOCon la motivazione: “Per avere individuato i campi e le

modalità di intervento etico nella Chimica moderna che sap-pia guardare oltre gli obiettivi di immediato e limitato uti-litarismo”1. a Elisa del Favero della classe II A Liceo Classico “C.

Balbo“ di Casale Monferrato.Ha consegnato il premio il Prof. Alessandro Mangia Pro-fessore Ordinario di Chimica Analitica, Preside della Di-visione Chimica Analitica della Società Chimica Italiana

2. alla Classe I D dell’Istituto Tecnico Commerciale “R. Piria” di Reggio Calabria.Ha consegnato il premio il Dr. Giuseppe Panzera Presi-dente dell’Ordine dei Chimici della Calabria.

4° PREMIO EX AEQUO

Con la motivazione: “Per la collocazione dei valori eticinella evoluzione tecnologica attuale proiettata verso equi-libri che richiedono nuove responsabilità”.1. a Giulia Meiattini II G Liceo Classico “G. D. Roma-

gnosi“ di Parma.Ha consegnato il premio la prof.ssa France Bigi, Profes-sore Ordinario di Chimica Organica del Dipartimento diChimica Organica Industriale dell’Università di Parma.

2. alla Classe V A Chimici – ITIS “A. Berenini” di Fidenza.Ha consegnato il premio il Prof. Giancarlo Pelizzi Profes-sore Ordinario di Chimica Generale Inorganica e Presi-dente del Consiglio Unificato dei Corsi di Chimicadell’Università di Parma.

PREMI SPECIALICon la motivazione: “Per l’approfondimento a tutto

campo di applicazioni in campi di interesse generale, in cuila Chimica svolge un ruolo determinante sul piano della co-noscenza scientifica e del rigore operativo”1. a Mara Bianchini, Francesca Bozzetti, Lorenza Schi-

vardi, Miriam ScainiV A Chimica Itis “Ianello Torriani”di Cremona.Ha consegnato il Premio la Prof.ssa Marta Catellani Pro-fessore Ordinario di Chimica Industriale Direttore del Di-partimento di Chimica Generale e Inorganica ChimicaAnalitica Chimica Fisica dell’Università di Parma.

2. alla Classe III T Indirizzo Brocca Liceo Scientifico “G.Marconi” di Parma.Ha consegnato il premio la dr.ssa Irene Dardani Presi-dente della Società HDG di Sissa Parma

RICONOSCIMENTI DI MERITOCon la motivazione: “Per l’attenzione ai problemi della

collocazione della pratica tecnologica Chimica nella societàcontemporanea”1. a Irene Colasanto, della II C, Sara Varetti della III C,

Umberto Macciò della II E Liceo Classico “C. Cavour”di Torino.Ha consegnato il premio il dr. Giuseppe Geda Presidentedell’Ordine dei Chimici del Piemonte e Val d’Aosta.

2. a Fabio Benecchia e Paolo Riolo della classe IV Chi-mica dell’Istituto Tecnico Ind. Sup. “Lancia Lirelli” diBorgosesia in provincia di Vercelli.Ha consegnato il premio la Prof.ssa Alessia Bacchi Pro-fessore Associato di Chimica Generale ed Inorganica Co-ordinatrice del Progetto Lauree Scientifiche per laChimica dell’Università di Parma.

3. alla Classe V TCB (Nicolò Tosini e Alessio Ferrari) ClasseII AOCB (Gloria Gabbi, Yahia Sarray, Debora Logou,Dana Donica) Classe III AOCB (Marco Benassi e LydieGalet) Ipsia ”Primo Levi” di Parma.Ha consegnato il premio la Prof.ssa Maria Careri Profes-sore Ordinario di Chimica Analitica e Presidente dellaDivisione Chimica Analitica della SCI.

“L’Etica e La Chimica: Responsabilità socialidi chi fa Chimica”

Riassunto: i composti isossazolici acido ibotenico emuscimolo sono stati riconosciuti come responsabilidegli effetti psicoattivi del fungo Amanita muscaria.

Altre sostanze potrebbero contribuire all’effetto generale,modulando l’azione principale del muscimolo, il quale agi-sce legandosi ai recettori del neurotrasmettitore acido-am-minobutirrico (GABA), simulandone l’azione. In generale,una precisa caratterizzazione chimica di A. muscaria per-metterebbe di comprendere meglio la biogenesi dei com-posti psicoattivi, anche in relazione ad altri inattivi.

Parole chiave: funghi psicoattivi, Amanita muscaria,acido ibotenico, muscimolo, GABA.

Extended abstract: the isoxazolic compounds ibotenicacid and muscimol have been considered as responsible forthe psychoactive effects of the mushroom Amanita musca-ria. Other substances could give a contribution to the ge-neral effect, modulating the main action of muscimol.Muscimol binds to the receptors of the neurotransmitter-aminobutyric acid (GABA), simulating its action. In general,a precise chemical characterization of A. muscaria wouldpermit a better understanding of the biogenesis of the psy-choactive compounds, also in relation to other inactiveones.

Key words: psychoactive mushrooms, Amanita musca-ria, ibotenic acid, muscimol, GABA.

I funghi psicoattivi si possono classificare in due distinteclassi biochimiche, psilocibinica e isossazolica. Nella primaclasse, rientrano specie che producono principalmente icomposti indolici psilocibina e psilocina (Psilocybe spp. ePanaeolus spp., per lo più), mentre la seconda è caratteriz-zata dalla presenza dei composti isossazolici acido ibote-nico e muscimolo (Amanita spp.) (SAMORINI G., 1993).

Se da una parte gli effetti delle specie psilocibinichesono ascrivibili, in pratica, solo alla presenza di psilocibina(o più esattamente al suo prodotto defosforilato, psilocina),dall’altra questo non può dirsi per Amanita muscaria.L’acido ibotenico e il muscimolo sono stati riconosciuticome i composti principalmente responsabili degli effettipsicoattivi di A. muscaria, ma non rendono conto di tutti.In ricerche sperimentali con volontari, l’ingestione di quan-tità variabili di acido ibotenico e muscimolo sintetici nonha determinato le allucinazioni “strutturate” normalmenteriportate per A. muscaria. Ciò ha permesso di ipotizzare chealtri composti possano influire sull’effetto di acido ibotenicoe muscimolo. Nel fungo in questione, oltre all’acido ibote-nico e al muscimolo, sono presenti composti che potrebberocontribuire all’effetto generale. Per essi, spesso mancanostudi farmacologici specifici, oppure molti si sono dimostrati

inattivi alle concentrazioni effettivamente presenti nelfungo (FESTI F. & BIANCHI A., 1991).

Tra i composti isossazolici, troviamo l’acido ibotenico, ilmuscimolo e il muscazone (FESTI F. & BIANCHI A., 1991; OTTJ., 1996; SAMORINI G., 1998; MICHELOT D. & MELENDEZ-HOWELLL.M., 2003). Il muscimolo è 5-10 volte più potente del-l’acido ibotenico. Entrambi i composti sono presenti in mag-giore concentrazione nel cappello rispetto al gambo, neicampioni estivi rispetto a quelli autunnali e in quelli giovanirispetto a quelli adulti. Inoltre, essi sembrano essere piùconcentrati nella cuticola rossa del cappello e nello stratogiallo di tessuto appena sottostante. L’acido ibotenico sitrasforma in muscimolo secondo un processo di decarbos-silazione durante l’essiccazione del fungo, processo cheviene preventivamente seguito prima dell’ingestione, inmodo da indurre maggiori effetti psicoattivi e minori effetticollaterali. Il muscazone deriverebbe da un foto-riarrangia-mento dell’acido ibotenico e potrebbe anche esere un ar-tefatto del procedimento di isolamento. È presente inconcentrazioni molto basse e quindi la sua attività sarebbepraticamente irrilevante. D’altra parte, il muscazone è con-siderato di per sé un composto di dubbia psicoattività.

La muscarina è stata a lungo considerata il principio at-tivo responsabile degli effetti di A. muscaria. Essa sarebbeattiva sul Sistema Nervoso Centrale, ma l’assorbimento at-traverso l’intestino è molto lento e il passaggio attraversola barriera ematoencefalica è quasi del tutto bloccato. D’al-tra parte, la concentrazione è molto bassa e gli effetti psi-cologici dei funghi che ne contengono concentrazionisignificative (Clitocybe spp. e Inocybe spp., per lo più) sonodifferenti da quelli di A. muscaria. La muscarina potrebbe,invece, essere causa di alcuni degli effetti somatici, anchein combinazione con l’attività del muscimolo.

Due composti che potrebbero contribuire agli effetti psi-coattivi di A. muscaria sarebbero il 4-Idrossipirrolidone-(2)e l’1-Metil-3-carbossil-tetraidro-β-carbolina.

Il 4-Idrossipirrolidone-(2) possiede una struttura relazio-nata a quella dell’acido ibotenico e del muscimolo e pro-babilmente, insieme allo stesso acido ibotenico, muscimoloe al muscazone, originano dallo stesso precursore, l’acidoβ-idrossiglutammico. L’1-Metil-3-carbossil-tetraidro-β-carbolina è potenzialmente psicoattiva, ma la sua farma-cologia non è stata ancora precisamente chiarita.

Nel fungo sarebbero contenuti anche l’acido stizolobicoe l’acido stilozobinico, biosintetizzati dalla 3,4-Diidrossife-nilalanina. La loro farmacologia non è ancora ben definita.

Per la muscaridina e il sale di trimetilammonio del 6-Ammino-2,3-diidrossiesano, non sarebbero noti specificidati farmacologici.

Dott. Gianluca Toro1 Amanita muscaria: chimica e psicoattività

1 Via S. Fer n° 3, 10064 Pi-nerolo (TO); e-mail: [email protected]

In relazione alle norme di pubblicazione di contributi di interesse scientifico-professionale, su “Il Chimico Italiano” il presente articolo è stato ricevutoil 30 marzo 2009 ed è stato�accettato per la pubblicazione il 14 aprile 2009.�

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DAGLI ISCRITTI

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Tra i pigmenti, ricordiamo la muscaflavina, le muscaau-rine, la muscapurpurina e la muscarubina. La muscaflavinaè biosintetizzata dalla 3,4-Diidrossifenilalanina; successi-vamente, si originano l’acido stizolobico e acido stilozobi-nico. Le muscaaurine presentano la struttura base dell’acidoibotenico, acido stizolobico e acido stizolobinico e si origi-nano dalla 3,4-Diidrossifenilalanina. La muscapurpurina ela muscarubina hanno strutture relazionate a quella dellemuscaaurine.

Probabilmente, dopo l’ingestione, il pH basso del succogastrico idrolizza l’acido ibotenico a muscimolo, che attra-versa la barriera ematoencefalica. Esso agisce legandosi airecettori del neurotrasmettitore acido γ-amminobutirrico(GABA), simulandone l’azione. D’altra parte, il muscimolopresenta una struttura chimica simile ma più rigida rispettoa quella del GABA. Il muscimolo agisce anche indiretta-mente, attraverso il GABA, sulla concentrazione di altri neu-rotrasmettitori, quali serotonina, dopamina e acetilcolina(aumento) e noradrenalina (diminuzione). In alcuni casi, laconcentrazione varia in determinate zone del cervello, in altrila variazione è praticamente uniforme per tutto il cervello.

In una prospettiva più ampia, una sempre più precisa ca-ratterizzazione chimica di A. muscaria permetterebbe dicomprendere meglio la biogenesi dei composti psicoattivi,anche in relazione con altri composti inattivi, di progettare

nuovi farmaci con una precisa azione e di differenziare dalpunto di vista chemotassonomico specie fungine congeneri.

In definitiva, l’effetto di A. muscaria è attribuibile al-l’acido ibotenico e soprattutto al muscimolo. Sostanzial-mente, i sintomi somatici e psicologici derivatidall’assunzione del fungo corrispondono a quelli determi-nati dall’assunzione dei composti puri. Gli altri composti in-dividuati potrebbero modulare la loro azione, interangendodirettamente con la struttura molecolare oppure in rapportoal loro assorbimento e distribuzione nell’organismo.

BIBLIOGRAFIAFESTI F., BIANCHI A. - “Amanita muscaria. Myco-pharmacolo-gical outline and personal experiences” Psych. Mon. andEss. n. 5, (1991), p. 209-250.

MICHELOT D., MELENDEZ-HOWELL L.M. - “Amanita muscaria:chemistry, biology, toxicology, and ethnomycology”Mycol. Res. Vol. 107, n. 2, (2003), p. 131-146.

OTT J. - “Pharmacotheon: Entheogenic Drugs, Their PlantSources and History” - Natural Products Co., Kennewick,WA, 1996.

SAMORINI G. - “Funghi allucinogeni italiani” - Ann. Mus. Civ.Rovereto Vol. 8, (1993), p. 125-150.

SAMORINI G., cur. - “Amanita muscaria” - Nautilus, Torino,1998.

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Tra le forme di incentivazione dell’innovazione, intesain senso lato, i premi rappresentano una modalità im-portante, utilizzata da sempre nelle forme più varie.

La loro funzione è da tempo oggetto di studi quantitativida parte degli economisti, che li associano al sistema deibrevetti come uno strumento in grado di spostare risorseeconomiche verso temi emergenti1.

Un aspetto importante di qualsiasi concorso, è senz’altrola reputazione del premio, che si traduce in un ritorno pub-blicitario/mediatico, sia per i vincitori e i concorrenti, cheper i temi stessi oggetto del premio. La notorietà di un con-corso è un elemento importante per diffondere o far cono-scere idee, persone, aziende, e rappresenta una parteimportante del valore di un premio, ben oltre la mera con-sistenza economica degli incentivi messi in palio.

In questo contesto, tra le iniziative private volte a divul-gare l’innovazione (e la cultura) tecnico-scientifica, unamenzione merita senz’altro il premio Pirelli InternetionalAward2, giunto nel 2007 alla dodicesima edizione, sia perl’impegno economico, che per la visibilità raggiunta a livellointernazionale.

Anche se per il 2008 il premio è stato sospeso, vale lapena illustrare alcuni aspetti di questo concorso che pos-sono servire da spunto per chi si propone un rilancio dellacultura tecnico/scientifica, sia come orientamento agli studi,che di interesse a livello di società in generale.

Nato nel 1996, finanziato dall’omonimo gruppo indu-striale, il Premio è una realtà ben nota nel mondo dell’in-formatica, molto meno dai chimici, pur premiando, da molteedizioni, interessanti lavori dedicati al mondo della chimica,oltre che della cultura scientifica in generale.

L’edizione 2007 ha distribuito un budget di p 115.000tra le sezioni: fisica, chimica, matematica, scienze della vita,mezzi di comunicazione innovativi (Next Internet Award) eil “Premio Pirelli per l’Italia”.

Il Premio si focalizza sugli aspetti di comunicazione dellediscipline considerate, privilegiando tecnologie innovative(mezzi audiovisivi, software didattici, internet, hardware,ecc.) e viene assegnato a seguito del giudizio di una giuriadi una decina di esperti di fama internazionale, selezionatiper ogni singola disciplina.

Una novità del 2007 è stata l’affiancamento, alla giuriastorica, di una giuria “popolare” costituita da duecento ele-menti, selezionati in tutto il mondo, tra esperti e cultoridelle materie considerate.

Per la chimica, categoria che “premia i migliori lavorimultimediali provenienti dal campo della chimica” il premioammontava a p 15.000. Un rapido excursus in questa ca-tegoria (“Science Communication of Chemistry”), presentecome sezione autonoma nelle ultime tre edizioni, può dareun’idea della varietà di temi toccati nel corso degli anni.

Nell’ultima edizione il vincitore è stato un software com-merciale di simulazione per un laboratorio virtuale: VirtualChemLab, di Brian Woodfield3, distribuito da Pearson/Pren-tice-Hall. Questo programma permette di simulare, con unrealismo impressionante e con una buona documentazioneper docenti e allievi, tutta una serie di esperienze di chimicaanalitica, chimica fisica, ecc. Cito solo alcuni esempi: tito-lazioni, analisi qualitativa, calorimetria, leggi dei gas. Lacosa che sorprende è il realismo della simulazione: si no-tano le ombre degli strumenti e, per fare un esempio,per preparare le soluzioni si devono “prendere” i flaconi,“prelevare” il reagente, “pesarlo” e “portarlo a volume”usando un simulacro della normale vetreria e strumenta-zione di laboratorio. L’idea di simulare le attività pratichesvolte in un laboratorio, che può apparire “insolita” nellacultura italiana, si colloca tuttavia in un filone della lette-ratura scientifica anglosassone che cura in modo molto ac-curato la descrizione degli aspetti pratico/empirici dellamateria considerata. Un esempio è la collana ACOL4 (Ana-lytical Chemistry by Open Learning), che negli anni ‘80 èstata proposta per l’insegnamento a distanza, introducendoconcetti di chimica analitica molto legati alla pratica di la-boratorio. Anche se la simulazione non può sostituire la pra-tica, può essere di aiuto per il rinforzo e per la verificadell’apprendimento.

Tiziano Vendrame*

Il “Pirelli Internet ional Award” e la ChimicaUn esempio prestigioso di promozione della cultura scientifica

1 Un approfondimento moltocitato è il testo di SuzanneScotchmer “Innovationand incentives” MIT Press,Cambridge, 2004; per unapanoramica reperibile inrete si può consultare “Pro-curing Knowledge” di Ste-phen M. Maurer e SuzanneScotchmer (2004) dal sitohttp://socrates.berkeley.edu/~scotch/publications.htm.Il tema dell'efficacia econo-mica del sistema dei bre-vetti, se raffrontato ai premio ad altri sistemi di renume-razione dell'innovazione èmolto dibattuto; vedi “Pa-tent Reform: Aligning Re-ward and Contribution” diCarl Shapiro (2007) suhttp://faculty.haas.berke-ley.edu/shapiro/.

2 www.pirelliaward.com.3 Department of Chemistryand Biochemistry, BrighamYoung University (Provo,UT, USA). Una presenta-zione si può visitare su

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In relazione alle norme di pubblicazione di contributi di interesse scientifico-professionale, su “Il Chimico Italiano” il presente articolo è stato ricevutoil 9 aprile 2009 ed è stato�accettato per la pubblicazione il 14 aprile 2009.�

* TIZIANO VENDRAME ènato nel 1963, ha conse-guito la laurea in Chimicanel 1988 presso l’Universitàdi Padova ed è l’attuale pre-sidente dell’Ordine dei Chi-mici di Treviso. Dal 1991 lavora nel settoreambientale, prima pressol’USL, poi in ARPAV. Per unbiennio ha ricoperto l’inca-rico di Responsabile di la-boratorio. È autore dipubblicazioni su temi am-bientali, collegati all’attivitàprofessionale. Gli interessipersonali (la “passione”)sono legati alla chimica or-ganica e alla divulgazionescientifica, in particolare altema dell’Open Access. Haappena completato unatraduzione dedicata allagrafica molecolare (pro-getto Avogadro) per il sitohttp://www.codex.altervi-sta.org/.

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http://chemlab.byu.edu/;una recensione specializ-zata si può leggere suChemical & EngineeringNews, 16.1.06, Vol.84/3,pp. 31-32 (link direttohttp://pubs.acs.org/cen/education/84/8403learning.html;).

4 John Wiley & Sons, LTD.5 Sito: http://jchemed.chem-wisc.edu/JCESoft/CCA/pi-relli/index.html;

6 Un buon esempio può es-sere il sito http://www.ver-suchschemie.de/ di chimica“amatoriale” che docu-menta le sperimentazionicon foto e materiale gra-fico e testuale molto detta-gliato; colpisce spesso lacomplessità delle espe-rienze, se confrontata conla giovane età dei propo-nenti e gli ambienti usaticome “laboratorio”.

7 http://www.fvtc.edu/ (Ap-pleton, WI, USA).

8 http://www.wisconline.com/objects/index_tj.asp?objid=AP1101.

9 “Fox Valley Technical Col-lege and the 16 collegeWisc-Online Consortium”,con 364 diversi autori eoltre 25000 utenti attivi re-gistrati.

10 Per una descrizione più det-tagliata dell’idea dei “Lear-ning Objects”, vedi l'articolodi Sharon Anderson suhttp://fvwp.uwosh.edu/writings/professional/secon-dary/beckykinserpro.doc; ei link elencati, che ne illu-strano alcuni applicati alcampo della scrittura pro-fessionale.

11 http://www.hyperstaffs.info/science/.

12 Per una recensione vedihttp://www.galileonet.it/primo-piano/579/premio-pirelli-anno-secondo (in italiano) ehttps://www.unifr.ch/spc/UF/97octobre/visu.html (in tede-sco); Marco Ziegler nel 1998ha vinto il premio EASA 98(European Academic Soft-ware Award) con “Chem-VISU”, una raccolta diprogrammi e risorse per lachimica.

In questo contesto, merita segnalare che la stessa Uni-versità sta sviluppando una serie di programmi di simula-zione per altre discipline, tra cui uno simile per la biologia,completamento previsto per gennaio 2010.

Il Premio ha riconosciuto le caratteristiche di innova-zione e originalità del programma, oltre che di impegnotecnico, rispetto ad altri concorrenti: un corso interattivo dichimica organica (un ipertesto) e un software divulgativodell’EPA per sensibilizzare i bambini (e gli adulti!) a cono-scere e gestire correttamente il rischio legato ai prodottichimici di uso domestico (efficace ma di scopo circoscrittoa un ambito molto specifico).

Nel 2006 è stato premiato il progetto “Chemistry ComesAlive!”5 del “Journal of Chemical Education Software”, unaraccolta di circa 2000 video-esperimenti dedicati alla chi-mica.

L’idea di documentare le esperienze “chimiche” conmodalità multimediali (filmati, foto, animazioni, ecc.) èforse ancora trascurata a livello accademico, mentre apparedestare interesse a livello del web, almeno a giudicare daisiti amatoriali che vi sono dedicati6. Un limite generale chesi può rilevare è la tentazione di insistere sulle esperienzepiù coreografiche (e potenzialmente più rischiose) che suquelle concettualmente più interessanti.

L’edizione 2005 ha premiato il Fox Valley Technical Col-lege7, per un programma didattico che illustra gli aspettiessenziali della costituzione e del funzionamento dellamembrana cellulare8, con la possibilità di svolgere test dicomprensione interattivi. Dietro l’apparente spontaneitàgrafica del programma, quasi naif, in realtà si cela un con-sorzio di scuole9 e la filosofia didattica di creare un archiviodi “oggetti di apprendimento”10 (learning objects), costituitida attività testi, animazioni, grafica, che i docenti possonoutilizzare come “mattoni”, da combinare a piacere, percreare i propri corsi.

Oltre a questi premi “riservati” alla chimica, anche neglianni precedenti sono stati toccati temi di interesse per lamateria, specialmente a livello didattico, come nell’ottavaedizione (2003), con il sito “Hyperstaffs” della StaffordshireUniversity, UK11, che dedica alla materia una sezione divul-

gativa per ragazzi, a li-vello elementare.

Altri premi collegati aitemi di interesse della chi-mica riguardano soprat-tuto la sezioneambientale, ma già nellaseconda edizione, nel

1997, questa disciplina viene riconosciuta in modo esplicitocon il premio a Marco Ziegler, ricercatore svizzero dell’Uni-versità di Friburgo, per il suo lavoro sulla “Visualizzazionedelle molecole e delle reazioni chimiche”12, dedicato altema della grafica molecolare come strumento didattico.Paradossalmente proprio la grafica molecolare, che al-l’epoca era una novità di difficile accesso, si può conside-rare oggi, con programmi di alto livello facilmenteaccessibili, un mezzo di simulazione di uso corrente inmolte aree della chimica, biochimica e discipline correlate,ed è oggetto di uno sviluppo continuo.

In definitiva, uno degli aspetti più interessanti del Pre-mio è proprio quello didattico, che merita di essere mag-giormente conosciuto, specie dagli insegnanti delle scuolesecondarie superiori (e non solo per la chimica!).

La possibilità di valutare le esperienze fatte da altri,come l’uso di programmi di simulazione in ausilio alla di-dattica, o l’archivio dei “learning objects” creato da un con-sorzio di scuole, può essere interessante sia per i contenuti,che per gli aspetti organizzativi. In questo contesto sonointeressantissime anche le sezioni di fisica e matematica,per gli spunti e le curiosità stimolanti che raccolgono.

Per la chimica, l’impressione è che il Premio contribuiscain modo efficace a un’immagine molto positiva della disci-plina, quindi merita una maggiore conoscenza sia da partedel “grande pubblico” che da parte del “pubblico” rappre-sentato dai chimici, dagli insegnanti e dagli studenti.

Ringraziamenti: al Prof. Giancarlo Corò e al Dr. BiagioGiannì per gli utili suggerimenti, e al Dr. Massimo Armeniper il contatto diretto con la realtà del Premio

Riassunto: ricorre quest’anno il centenario dellamorte del chimico Paolo Tassinari (Castel Bolognese1829 – Solarolo 1909). Benché venga ricordato so-

prattutto come autore di un apprezzato testo didattico a ca-rattere introduttivo, aveva fama di analista abile e versatile.Ha pubblicato pochi lavori e forse non ha arrecato contributirilevanti alla materia, ma il suo metodo per rivelare la pre-senza dei nitrati, ideato con Pietro Piazza, si può considerareanticipatore di ricerche più importanti. Insegnò ad Alessan-dria, Torino e Genova poi, nel 1860, ottenne la cattedra dichimica analitica e mineralogica a Bologna. L’anno dopoandò ad insegnare chimica organica all’Università di Pisapoi, nel 1863, vi occupò la cattedra di chimica generale. APisa rimase fino alla pensione. Fu apprezzato per le nume-rose qualità umane, in primo luogo per la modestia e la le-altà verso gli amici in disgrazia.

Parole chiave: Tassinari Paolo; Storia della chimica; Ni-trati; Didattica chimica.

Abstract: a short biography of the Italian chemist PaoloTassinari on the 100th anniversary of his death is presented.Although his name is generally remembered as author ofone of the most used introductory textbook in chemistry,he gained a very good reputation as a skilled and versatile

analyst. He wrote few papers, but his method to detect ni-trates (co-author Pietro Piazza) probably anticipated morefamous researches. After early teaching experiences in Ales-sandria, Torino and Genova, he became professor of analy-tical chemistry at the University of Bologna in 1860. Thefollowing year Tassinari became professor of Organic Che-mistry at the University of Pisa, then of General Chemistry.He remained in Pisa until is retirement in 1896. Human qua-lities attributed to Tassinari include modesty and loyalty to-wards his friends.

Keywords: Tassinari Paolo; History of chemistry; Nitra-tes; Chemical education.

Ricordando Paolo Tassinari nel centenario della scom-parsa, sarebbe sbagliato includerlo nell’elenco, purtroppobreve, dei chimici italiani che hanno lasciato un’improntaindelebile nella storia della chimica moderna. Tuttavia, acento anni dalla sua scomparsa si può raccontare qualcosadi lui che forse ha valore anche nell’attualità. Oltre a qual-che lavoro d’indubbio interesse scientifico merita, ad esem-pio, qualche attenzione in più la sua opera didattica, lafama di analista coscienzioso e, per finire, l’elevata sensi-bilità sociale abbinata a un comportamento onesto e lealenei confronti dei colleghi. Cominciando proprio da quest’ul-tima qualità, non troppo diffusa in ambito accademico, ènecessario ricordare quanto di lui ha scritto Provenzal nelbreve profilo biografico che ne riassume le vicende umaneed accademiche. Egli riferisce che quando Pietro Piazza,professore dal 1861 di chimica organica, fisiologica e pa-tologica (poi generale organica) nella Facoltà di Scienze del-l’Università di Bologna fu sospeso e minacciato di perdereil posto per motivi politici, Tassinari rifiutò di sostituirlo ben-ché sottoposto a forti pressioni governative. Piazza eramazziniano, faceva parte, insieme a Carducci, del direttivodell’Unione democratica bolognese, ed aveva aderito a di-verse manifestazioni antimonarchiche e anticlericali, inclusoun noto banchetto (Febbraio 1868) per festeggiare l’anni-versario della Repubblica Romana. Fatto sta che Tassinariera un suo amico, aveva pubblicato con lui un articolo sulladeterminazione dei nitrati (TASSINARI & PIAZZA, 1855) e nonlo tradì. Era quindi un uomo leale e, si può aggiungere,anche modesto. Quando, quasi al termine della carriera, fueletto Rettore rifiutò la carica. Aveva a cuore anche gli in-teressi dei più deboli. Benché figlio di proprietari terrieri

1 Dipartimento di Chimica“Giacomo Ciamician”, Uni-versità di Bologna. E-mail:[email protected]

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Marco Taddia1

Il chimico galantuomo - Paolo Tassinaria cento anni dalla scomparsa

In relazione alle norme di pubblicazione di contributi di interesse scientifico-professionale, su “Il Chimico Italiano” il presente articolo è stato ricevutoil 19 marzo 2009 ed è stato�accettato per la pubblicazione il 30 marzo 2009.�

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DAGLI ISCRITTI

protesse, fin dalla fondazione, la Società Operaia di CastelBolognese (BORGHESI, 1990). Molte cose fanno pensareche i migliori chimici del tempo lo stimassero. Nella foto ri-cordo che ritrae i chimici italiani convenuti a Roma nel 1896in occasione del 70° compleanno di Stanislao Cannizzaro,si può notare che Paolo Tassinari è seduto in prima fila, alladestra dell’insigne festeggiato, alla cui sinistra si trova Gia-como Ciamician. Considerata l’ufficialità della posa, è im-probabile che l’occupazione dei posti, almeno di quelli piùimportanti, fosse lasciata al caso. È pertanto comprensibileche Ciamician, l’allievo più brillante e devoto, già affermatoanche all’estero per importanti studi sul pirrolo, si trovasseaccanto a Cannizzaro e che a Tassinari, appena un po’ piùvecchio del festeggiato fosse toccata quella posizione ono-rifica. Vediamo perché, nonostante la sua celebrità scienti-fica fosse inferiore a quella di numerosi altri presenti.

Paolo Tassinari era figlio di Gabriele, farmacista di CastelBolognese, un paese in provincia di Ravenna. Nel 1845andò a Pisa per seguire da uditore i corsi universitari, cuidava lustro, tra gli altri, l’insegnamento di Piria e Matteucci.Successivamente (1852) conseguì il diploma di farmacistaa Bologna e nel 1855 fu nominato preparatore di chimicanel corso speciale del Collegio Nazionale di Alessandria,dove già insegnava Cannizzaro. L’anno dopo, quando Piriadivenne professore a Torino lo seguì, prima come assistentevolontario, poi effettivo. Tornò ad Alessandria nel 1858come professore di fisica e chimica nello stesso Collegio incui era stato preparatore.

Anche le vicende risorgimentali influirono sulla sua car-riera. La città di Bologna era sede dal 1859 di un governo

provvisorio che l’11-12 marzo 1860 indisse i plebisciti perscegliere fra l’annessione al Regno di Sardegna e la costi-tuzione di un regno separato. I risultati vennero presentatia Vittorio Emanuele II il 18 marzo e sancirono l’unione alRegno di Sardegna. Tassinari fu richiamato a Bologna pro-prio dal governo provvisorio che lo nominò verificatorenell’amministrazione centrale delle Regie Zecche. Nel con-tempo, l’Università gli affidò, per l’anno 1860-61, l’insegna-mento della chimica mineralogica, analitica (emetallurgica). Rimase a Bologna poco più di un anno, in-fatti, nel 1861, divenne professore di chimica organica al-l’Università di Pisa e nel gennaio 1863, dopo iltrasferimento di De Luca, fu chiamato a ricoprire la cattedradi chimica generale che era stata di Piria, pur disponendo,secondo alcuni (CERRUTI, 2001), di titoli inadeguati. Pisa,come ricorda Provenzal, era la città dove aveva iniziato isuoi studi, dove era stato l’allievo devoto di Piria e “l’af-fettuoso amico di Bertagnini e Cannizzaro”. Questo solidorapporto con Cannizzaro che traspare anche dalle lettere,ben giustifica il suo posto nella foto ed evidenzia, semmaifosse necessario, la scala di valori dei nostri padri. A Pisa sidedicò con grande passione più all’insegnamento che allaricerca scientifica vera a propria, nonostante gli venisse ri-conosciuta un’abilità analitica fuori del comune. Volendorilanciare il laboratorio pisano e per trarre profitto dal-l’esperienza altrui, nel 1863 compì una visita di studio allaboratorio di Bunsen ad Heidelberg. Era un laboratorio fa-moso in tutta Europa e attirava studenti di ogni prove-nienza. In pratica, Bunsen era un vero caposcuola e, conl’aiuto determinante di Kirchhoff, aveva appena scoperto

l’origine delle righe nere dello spettro solare e posto le basidella spettroscopia atomica analitica che l’avrebbe portatoanche alla scoperta di nuovi elementi chimici. Tassinaritornò a Pisa deciso a far tesoro dell’esperienza tedesca ediede grande impulso alle esercitazioni pratiche di chimicae di analisi. Escono in quegli anni il suo manuale di chimicainorganica (TASSINARI, 1866), le trenta lezioni di avviamentoallo studio della chimica (TASSINARI, 1868) e il manuale dianalisi qualitativa (TASSINARI, 1885) e pregio di queste operedidattiche è stato riconosciuto da Raffaello Nasini che dellesue trenta lezioni scrisse “sono senza dubbio uno dei mi-gliori libri di questo genere che noi possediamo” (NASINI,1909), lodando altresì il trattato di analisi qualitativa “digrande praticità” scritto insieme ad Ubaldo Antony (1853-1916) e derivato dai “Precetti” di Tassinari (TASSINARI, 1885).Oltre all’insegnamento della Chimica generale, Tassinaritenne per incarico a Pisa la Chimica agraria e la Chimicadocimastica, ossia la chimica dei materiali industriali. Pro-prio in quest’ultimo settore dimostrò la sua abilità quando,nel 1898, in seguito a un disastro ferroviario, fu incaricatodi svolgere un’indagine sui carboni impiegati dalle ferrovie.

Tassinari fu un uomo schivo, modesto, che non ambivaagli onori. Nel 1903 si ritirò nella sua villetta di Solarolo,dedicandosi all’agricoltura. A Solarolo si spense sei annidopo.

Da lui, come ricordò un suo allievo, non solo s’imparavala chimica ma anche il modo di lavorare accurato che era ilmodo suo proprio. Vi pare poco?

BIBLIOGRAFIABORGHESI S., "L'ospedale degli infermi di Castelbolognese"

in FERLINI A. (a cura di), “Pestilenze nei secoli a Faenzae nelle valli del Lamone e del Senio”, Faenza, TipografiaFaentina Editrice, 1990.

CERRUTI L., “Concordia Discors. I chimici italiani dell’otto-cento fra politica e scienza” in BASSANI A. (a curadi),”La chimica e le tecnologie chimiche nel Venetodell’ottocento”, Istituto Veneto Scienze, Lettere ed Arti,Tipografia “La Garangola”, Padova, 2001, p. 47 e segg.

COPPADORO A., “I chimici italiani e le loro associazioni”, Mi-lano, S.p.A. Editrice di Chimica, 1961 p. 183.

FOCHI G. (a cura di), “Le radici della chimica pisana”, Pisa,Tipografia dell’Università 1993, p. 4.

NASINI R., “Paolo Tassinari” in Annuario della R. Universitàdi Pisa per l’anno accademico 1909-1910(http://http://biblio.unipi.it/archivi/container.php).

PROVENZAL G., “Profili bio-bibliografici di chimici italiani”,Roma, Istituto Serono, 1938, p. 215.

TASSINARI P., Gazz. Med. Ital. Fed. Toscana, 1852, 2, 1.TASSINARI P., PIAZZA P., Nuovo Cimento, 1855, 2, 456.TASSINARI P., “Manuale di chimica: chimica inorganica”, Pisa,

Tipografia Nistri, 1866.TASSINARI P., “Avviamento allo studio della chimica – XXX

Lezioni”, Pisa, Tipografia Nistri, 1868.TASSINARI P., “Precetti di analisi chimica qualitativa”, Pisa,

Tipografia Pieraccini, 1885.

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18 Il Chimico Italiano n. 2 mar/apr 2009

È arrivato in libreria il libro “Cucina, Chimicae Salute” di Rosario Nicoletti (Aracne editrice,236 pagine), di cui abbiamo dato notizia nel nu-mero 6/2008. Si tratta di una guida all’arte culi-naria scritta dal punto di vista del chimico, ma constile divulgativo. Abbondano i consigli pratici cor-redati dalla loro spiegazione scientifica, a voltedemolendo i luoghi comuni che abbondano inquesto campo.

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Riassunto in italiano: ormai è evidente che la certi-ficazione energetica (C.E.) riguarda anche il chimicocome libero professionista. Il campo di applicazione

più fertile di tale strumento è il parco edilizio esistente, giac-ché la crescita di nuove unità immobiliari rappresenta sololo 0,6% del sistema immobiliare Italiano. In tale contestola C.E. sarà non solo uno strumento di valutazione del con-sumo energetico di un edificio ma anche un mezzo per fareconsulenza energetica. Le recenti disposizioni governativestabiliscono come la C.E. dovrà essere utilizzata, special-mente per quelle regioni che non hanno ancora affrontatoil problema dell’accreditamento. In questo panorama futurosi concretizza la figura dell’Energy Manager come espertodi consulenza energetica. Il chimico risulta a tutti gli effettiidoneo a rappresentare tale figura professionale.

Parole chiave: certificazione Energetica, Energy Mana-ger, Edilizia

Extended abstract: it’s well proved that the EnergyCertification (C.E.) is a possibility for the chemist too. TheC.E. find its more gorgeous application in the existing buil-dings energy consultancy since that the speed of growth ofthe new buildings is only 0,6% respect to the amount ofthe total existing buildings in Italy. In this field the C.E. willbe not only an instrument to understand and certificate theenergy waste of a building but a way for make energy con-sultancy in all its aspects. The recent governments regula-tions about the energy conservation estabilish the way fordevelop an energy consultancy, specially in the districtswhere there is no legislation in this matter. In this overviewthe Energy Manager, an expert of energy consultancy, findits best application. The chemist can perform this kind ofjob like other professionals.

Key word: energy Certification, Energy Manager, Buil-ding Trade.

Lo scorso mercoledì 11 Marzo si è svolto a Milano unseminario dal titolo “La Certificazione Energetica: nuovemetodologie di calcolo”, evento organizzato dagli ordinidegli architetti e degli ingegneri della provincia di Milanoin collaborazione con la Logical Soft, azienda che da annisi occupa dello sviluppo di software per l’edilizia (www.lo-gicalsoft.it). Fra i vari aspetti della certificazione discussidurante il seminario, alcuni risultano essere di notevole in-teresse anche per i chimici. Il tema della certificazione ener-

getica (di seguito indicata come C.E.) è sicuramente unodei temi “caldi” degli ultimi anni. In un recente articolo suquesta rivista i colleghi Vechini e Frezzotti (Vecchini, Frez-zotti.”La Certificazione Energetica degli edifici: quali op-portunità per il chimico (mi sembra di si)?”- Il ChimicoItaliano n. 5, 2008, p. 24-26) hanno parlato in modo chiaroe preciso di quali sono le opportunità per il chimico nelcampo della C.E. e di quale è la situazione nazionale a oggiper quanto riguarda le normative regionali. Un altro aspettoche forse meriterebbe attenzione riguarda l’approfondi-mento su come la certificazione energetica verrà utilizzatanel parco edilizio esistente, giacché questo tema apre nuoveprospettive di lavoro che vanno al di là della semplice cer-tificazione in sé.

Benché ci sia una certa non omogeneità per quanto ri-guarda le normative regionali su come certificare il rendi-mento energetico di un edificio, la legge nazionale èabbastanza chiara (D.L. n° 192/05; D.L. n° 311/06 e D.L. n°115/08) e nonostante tre anni di ritardo sulla tabella di mar-cia prevista, lo scorso 6 Marzo il Consiglio dei Ministri haapprovato i decreti attuativi e le linee guida nazionali perquanto riguarda la prestazione energetica degli edifici edegli impianti termici per la climatizzazione invernale e perla preparazione dell’acqua calda per usi igienici sanitari.

Alcune importanti novità nella nuova metodologia perstilare la C.E. riguardano la sostituzione del FEN con l’indiceEPi, la sostituzione della verifica Cd con la verifica della tra-smittanza ed infine l’obbligo della verifica termoigrometrica.

Importanti sono anche le scadenze per quanto riguardal’entrata in vigore della C.E. nel parco edilizio: attualmenteè obbligatorio possedere la certificazione durante la venditadi interi edifici (indipendentemente dalla superficie utile),per accedere ad incentivi e sgravi fiscali, per la costruzionee la vendita di nuovi edifici e nuovi impianti. Una impor-tante data futura sarà quella del primo luglio 2009, a par-tire dalla quale la C.E. diventerà obbligatoria per la venditadelle singole unità immobiliari. Recentemente c’è stata unpo’ di confusione poiché un emendamento del DL 112/2008(art. 35) cancella l’obbligo di allegare l’attestato di C.E. al-l’atto di vendita o di locazione secondo i commi 3 e 4 del-l’art. 6 del DL 192 ma non l’obbligo di redigerlo.

In Italia gli edifici esistenti sono circa 13 milioni con circa26,5 milioni di unità abitative occupate da 21 milioni di fa-miglie. Gli edifici di nuova costruzione sono invece circa 100-

La certificazione energeticaall’interno del parco edilizio esistente Alberto Mannu1,

Giacomo Luigi Petretto2

1 Universitat de Barcelona,dipartimento di ChimicaInorganica, Martì i Fran-ques 1-11, 08026 Barcel-lona (Spagna)[email protected],[email protected]

2 [email protected].

In relazione alle norme di pubblicazione di contributi di interesse scientifico-professionale, su “Il Chimico Italiano” il presente articolo è stato ricevutoil 26 marzo 2009 ed è stato�accettato per la pubblicazione il 30 marzo 2009.�

150 unità annue, lo 0,6% del parco edilizio totale. Questidati mettono in evidenza che la C.E. delle abitazioni di nuovacostruzione è solo una molto piccola fetta del mercato.

La consulenza più importante sarà quella fatta sugli edi-fici esistenti: compravendite, contratti di locazione, restaurodelle unità abitative, sostituzione o prima installazione diun impianto di riscaldamento o di raffrescamento. Questosarà il futuro mercato del consulente energetico e la C.E.sarà lo strumento di tale figura professionale.

Secondo un rapporto dell’ENEA del 2003 su Energia eAmbiente, i consumi di energia per i settori residenziale eterziario si aggirano in Italia intorno al 32%, numero chesale fino al 43% se si considera l’intera filiera produttiva.La ripartizione della spesa energetica di una famiglia tipoitaliana è così distribuita: 56% per il riscaldamento, 1% perl’illuminazione, 6% per l’acqua calda sanitaria, 6% per glielettrodomestici ed infine 31% per l’automobile (Grassi etal. – “La Certificazione Energetica degli edifici e degli im-pianti” – Maggioli Editore, 2007).

In quest’ottica diventerà nel breve futuro sempre più im-portante la figura dell’Energy Manager (E.M.), inteso come

responsabile per la conservazione e l'uso razionale del-l'Energia che ha il compito di capire la situazione energeticadella struttura in cui lavora, eliminare gli sprechi, ottimiz-zare la gestione ed infine proporre investimenti in tecnolo-gie capaci di migliorare i consumi.

Questa figura professionale è stata inserita in Italia conla legge 308 del 1982, ma solo per alcune imprese con undeterminato numero di dipendenti e con consumo riferitoall'anno precedente superiore a 10.000 Tonnellate Equiva-lenti di Petrolio (TEP). Il salto di qualità arriva con le legge10 del 1991 nella quale si estende l’obbligo della nominadi un E.M. anche per gli enti pubblici e i soggetti del ter-ziario che consumano 1.000 TEP/anno. Secondo i dati inpossesso della Federazione Italiana per l’uso Razionaledell’Energia (FIRE), ad oggi gli E.M. qualificati come tali,in Italia sono circa 2.650 di cui oltre 500 sono responsabilidi aziende con più sedi nel territorio nazionale. È quindiovvio che il mercato della consulenza per l’uso razionaledell’energia può essere considerato un nuovo campo lavo-rativo per i liberi professionisti accreditati che è destinatoa crescere nei prossimi anni.

20 Il Chimico Italiano n. 2 mar/apr 2009

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con la tavola periodica degli elementi.

I colori disponibili e le modalità per effettuare gli ordinisi trovano sul sito www.chimici.it

DAGLI ISCRITTI

n. 2 mar/apr 2009 Il Chimico Italiano 21

1 Chimico ambientale e fo-rense. E-mail: [email protected]

Riassunto in italiano: la normativa italiana che re-golamenta le terre e rocce da scavo, a causa dellecontinue modifiche legislative, ha creato molta con-

fusione nei vari soggetti che si trovano a gestire questi ma-teriali. Una recente modifica normativa ha tracciatodefinitivamente il confine tra rifiuti e sottoprodotti, stabi-lendo che solo a determinate condizioni le terre e le rocceda scavo, possono uscire dalla normativa sui rifiuti comesottoprodotti da impiegare nelle attività edilizie di riempi-mento.

Nella fase della classificazione dei materiali da scavo,soprattutto nei casi di sospetta contaminazione, il chimicoricopre un ruolo importante per determinare la tipologia dimateriale prodotto e quindi l’esenzione o meno dall’ambitodi applicazione dei rifiuti.

Parole chiave: rifiuti, terre e rocce da scavo.

Extended abstractThe Italian legislation regulating the land and rocks from

excavation, due to continual changes in legislation, has crea-ted much confusion among the various actors who have tomanage these materials. The new legislation has finally tra-ced the line between waste and secondary products by sti-pulating that only under certain conditions of earth androcks excavated, may leave the legislation on waste as by-products used in construction activities of filling. In the clas-sification stage of excavation materials, especially in casesof suspected contamination, the chemist has an importantrole in determining the type of material and then the exem-ption or not the scope of the waste.Key word: waste, land and rocks from excavation.

INTRODUZIONE Qualsiasi attività edilizia, dalla piccola costruzione alle

grandi opere, presuppone l’escavazione del suolo e quindila produzione di terre e rocce che troppo spesso vengonoabbandonate illegalmente lungo i torrenti, le spiagge, suipendii delle colline o in aperte campagne con effetti ancheseri sugli equilibri idrogeologici di queste aree.

Le numerose variazioni legislative che si sono succedutein pochi anni hanno contribuito a creare molta confusioneintorno alla normativa sulle terre e rocce da scavo tantoche ditte, professionisti e enti territoriali si trovano nella

condizione di non sapere come gestire questi materiali.Il presente lavoro vuole quindi fare chiarezza sulla nor-

mativa attualmente applicabile, al fine di fornire strumentiutili per gli operatori del settore e gli organi di controllo.

Il quadro normativoLa gestione delle terre e rocce da scavo è regolamentata

da due articoli del decreto 152/06 (noto come Testo UnicoAmbientale): l’art. 185 e 186. Essi sono stati completa-mente riscritti dal Decreto Legislativo n° 4/2008, che hatracciato definitivamente il confine tra rifiuto e non rifiuto(o meglio “sottoprodotto” definito dall'art. 183 comma 5,punto p).

Le Regioni e i comuni hanno poi emanato le linee guidasull'utilizzo delle terre e rocce da scavo definendo in praticale procedure amministrative che permettono l’applicazionedella normativa.

Nel corso di quest’anno sono subentrate altre due mo-difiche legislative.

La prima, con la Legge n° 2 del 28 gennaio 2009 checon l’articolo 10-sexies ha modificato l’articolo 185 comma1 lett. c) del decreto legislativo n. 152 del 2006, introdu-cendo una nuova esclusione dal campo di applicazione deirifiuti: la lettera c-bis) che esclude “il suolo non contami-nato e altro materiale naturale escavato nel corso dell’atti-vità di costruzione, ove sia certo che il materiale saràutilizzato a fini di costruzione allo stato naturale nello stessosito in cui è stato escavato”.

L’ultima modifica è stata apportata al successivo arti-colo 186. Con la Legge n. 13 del 27 febbraio 2009 sonostati introdotti i commi 7-bis e 7-ter: il primo estende l’im-piego delle terre e le rocce da scavo anche agli interventidi miglioramento ambientale e in siti non degradati; il se-condo, regolamenta l’utilizzo dei residui provenienti dalleattività di estrazione e lavorazione di marmi e pietre equi-parandole, a specifiche condizioni, alle terre e rocce dascavo.

Secondo quest’ultima ed ennesima modifica legislativagli interventi di miglioramento ambientale devono garan-tire, nella loro realizzazione finale, una delle seguenti con-dizioni:a) un miglioramento della qualità della copertura arborea

o della funzionalità per attività agro-silvo-pastorali;b) un miglioramento delle condizioni idrologiche rispetto

Terre e rocce da scavo: rifiutio non rifiuti, il dilemma risolto? di Tiziano Granata1

In relazione alle norme di pubblicazione di contributi di interesse scientifico-professionale, su “Il Chimico Italiano” il presente articolo è stato ricevutoil 5 marzo 2009 ed è stato�accettato per la pubblicazione il 30 marzo 2009.�

alla tenuta dei versanti e alla raccolta e regimentazionedelle acque piovane;

c) un miglioramento della percezione paesaggistica.Mentre per quanto riguarda i residui provenienti dalle

attività di lavorazione ed estrazione di marmi e pietre è fon-damentale garantire che nei processi di produzione nonsiano stati adoperati agenti o reagenti non naturali e nelcaso di operazioni di recupero ambientale, si devono sod-disfare i requisiti tecnici per gli scopi specifici, tenere contodei possibili effetti sull’ambiente e rispettare i valori limite,per eventuali sostanze inquinanti presenti, così come pre-visto nell'Allegato 5 alla parte IV del Testo Unico Ambien-tale.

Rifiuti o non rifiuti?Come molti erroneamente interpretano, l’attuale nor-

mativa non esclude automaticamente le terre e rocce dascavo dall’ambito dei rifiuti, tanto che queste vengonoidentificate e classificate come rifiuti con un apposito co-dice CER 17 05 04 (terre e rocce da scavo) che varia a se-conda delle sostanze contaminanti contenute. A scanso diequivoci, il legislatore al comma 5 dell’art. 186 ha infattipuntualizzato che “le terre e rocce da scavo, qualora nonutilizzate nel rispetto delle condizioni di cui al presente ar-ticolo, sono sottoposte alle disposizioni in materia di rifiuti(…)”, quindi vanno smaltiti secondo quanto fissato dal De-creto n. 117 del 30 maggio 2008, che ne regola lo smalti-mento finale.

Come stabilito da numerose sentenze, esiste una vastacasistica in cui le terre e rocce da scavo sono rifiuti, per-dendo così il diritto alla disciplina speciale. Un esempio fre-quente è il materiale proveniente dai lavori di escavazionedelle strade: esse non possono essere assimilabili alle terree rocce da scavo (sottoprodotto) in quanto contengonoanche pezzi di asfalto e calcestruzzo.

Lo stesso si può dire per le terre e rocce da scavo me-scolate o contaminate da altri materiali classificabili comerifiuti (es. residui provenienti dalle demolizioni edili qualitegole, laterizi rotti, pezzi di cemento e coppi): la “miscela”costituisce in ogni caso rifiuti da demolizioni (Corte di Cas-sazione, sentenze n. 23787 del 19 giugno 2007 e n. 22063del 23 giugno 2006). Quindi l’esclusione dalla categoria deirifiuti avviene solo nel rispetto di determinate condizioni.

Quali sono le condizioni che le terre e rocce dascavo devono rispettare per non essere rifiuti?

Con la nuova modifica legislativa (art. 185, c. 1, lett. c-bis), le terre e rocce da scavo possono essere sottratte allanormativa sui rifiuti se sussistono tre vincoli principali: lo-calizzazione (materiale scavato e impiegato nello stessosito), caratteristiche chimico-fisiche (materiale allo stato na-turale e non contaminato) e utilizzo (impiego edilizio). Se

non vengono rispettate tali condizioni il materiale divienegiuridicamente un rifiuto (Pierobon, 2008). Nel caso si de-cida di impiegare il materiale di escavazione in un sito di-verso da quello di origine, si applicano le condizioni previstedal successivo art. 186.

Terre e rocce da scavo possono essere sottratte alla nor-mativa sulla gestione dei rifiuti, solo se si intende servirsidi tale materiale per reinterri, riempimenti, rimodellazioni,rilevati e per interventi di miglioramento ambientale e disiti anche non degradati.

Ma per ottenere ciò è necessario rispettare e documen-tare i requisiti stabiliti dal comma 1 dell’art. 186: non dovercontenere sostanze inquinanti, non provenire da siti con-taminati, non modificare le caratteristiche chimico fisicheed ambientali del sito finale.

Inoltre luogo e modalità d’impiego devono essere pre-visti, progettati ed autorizzati prima dell’intervento discavo. Il committente o il legale rappresentante dell'im-presa che produce le terre e rocce da scavo, prima dell'ese-cuzione dei lavori di produzione del materiale, se nonvogliono ritrovarsi nel bel mezzo di una gestione illecita dirifiuti, hanno l’obbligo di presentare al comune competenteformale e dettagliata “richiesta di utilizzo di terre e rocceda scavo”. Infatti, “La sussistenza dei requisiti di cui alcomma 1, - precisa la legge - nonché i tempi dell'eventualedeposito in attesa di utilizzo (non oltre un anno, esteso atre in caso di impiego nello stesso progetto), devono risul-tare da un apposito progetto” (permesso di costruire, Dia,VIA, VAS, ecc.) presentato all’autorità competente (Comune,ecc.) che lo deve approvare.

In caso di lavori pubblici non soggetti a VIA e a per-messo di costruire o denuncia di inizio attività, la sussi-stenza dei requisiti di idoneità devono risultare da unapposito allegato al progetto dell'opera, sottoscritto dalprogettista.

Le analisi chimiche: quando sono necessarieAbbiamo visto che uno dei requisiti indispensabili per

l’utilizzo delle terre e rocce da scavo, è quello di accertareche non provengono da siti contaminati o sottoposti a bo-nifiche (art. 186 comma 1 lett. e). Questo accertamento inalcuni casi non necessita di costose analisi chimiche. Adesempio se sul sito non venivano svolte attività pericolose,l'accertamento potrà essere svolto con una semplice rela-zione, detta qualitativa, sullo stato dei luoghi ed il suo pas-sato.

Se il sito di produzione ricade invece in prossimità diaree interessate, anche in passato, da attività potenzial-mente inquinanti è essenziale accertare, mediante analisichimiche, che il materiale da utilizzare non sia contaminato.I certificati di analisi dovranno essere poi allegati alla rela-zione illustrativa sullo stato dei luoghi di produzione e at-testante la compatibilità con il sito di destinazione.

22 Il Chimico Italiano n. 2 mar/apr 2009

DAGLI ISCRITTI

n. 2 mar/apr 2009 Il Chimico Italiano 23

DAGLI ISCRITTI

Come abbiamo visto in precedenza, la tutela ambientaledella norma si estende anche al sito finale. Le caratteristichechimiche e chimico-fisiche devono dimostrare che il loroimpiego nel sito prescelto sia compatibile, senza rischi perla salute e per la qualità delle matrici ambientali interes-sate. Il tutto deve avvenire nel rispetto delle norme di tuteladelle acque superficiali e sotterranee, della flora, dellafauna, degli habitat e delle aree naturali protette. Purtroppola normativa non fissa criteri, procedure e modalità per ga-rantire una rappresentatività del campionamento.

Secondo diversi autori, si ritiene utile procedere secondoi due casi seguenti:1) accertamento preliminare alle attività di scavo: le atti-

vità di campionamento dovrebbero essere condotte se-guendo le indicazioni, relative ai terreni, contenutenell’Allegato 2 al Titolo V della parte IV del D.Lgs. n.152/2006;

2) accertamento sui cumuli di materiale già scavato: il cam-pionamento dovrebbe essere effettuato, sui cumuli distoccaggio, secondo le indicazioni della UNI 10802 odelle linee guida APAT (UNI 10802).In entrambi i casi, per la preparazione del campione, in

linea con le indicazioni della norma UNI e dell’allegato 2citati, si dovrebbe selezionare in campo la frazione inferiorea 2 cm, per portarla in laboratorio. L’analisi, effettuata sullafrazione inferiore a 2 mm, dovrebbe essere riferita alla to-talità dei materiali secchi compreso lo scheletro (frazione2 cm), utilizzando metodiche che abbiano limite di rileva-bilità pari ad almeno 1/10 del limite prescritto.

Gli eventuali contaminanti da ricercare possono essereestrapolati dall’esame del ciclo produttivo e/o dei dati sto-rici del sito, come indicato nel citato allegato 2. Le lineeguida APAT, ad esempio per le aree in prossimità di stradedi grande traffico (fonti diffuse di contaminazione), sugge-riscono di ricercare i parametri Piombo, Cadmio, BTEX edIPA, con particolare riferimento agli strati superficiali delterreno (30-50 cm), che andrebbero pertanto separati dalresto per una caratterizzazione più specifica.

Non sembra, infine, necessaria l’effettuazione dei testdi cessione, dal momento che la norma indica come para-metri di riferimento solo quelli relativi alle concentrazionisoglia di contaminazione (CSC).

Il citato test sarebbe obbligatorio se le terre e rocce fos-sero gestite, al di fuori del campo d’applicazione dell’art.186, come rifiuto e sottoposti a recupero secondo la pro-cedura semplificata, prevista dal D.M. 5 febbraio 1998: l’al-legato 1 del decreto, al punto 7.31-bis, subordinaall’esecuzione del test di cessione, l’utilizzo per recuperiambientali [R10] o la formazione di rilevati o sottofondistradali [R5]. Per la formazione di rilevati o sottofondi stra-dali, infine, si dovrebbero verificare la presenza delle carat-teristiche qualitative e prestazionali, indicate nell’allegatoC alla Circolare MATT (G.U. 25 luglio 2005, n. 171) del 15luglio 2005 (GIAMPIETRO, 2008).

Le procedure amministrative da eseguireLa caratterizzazione qualitativa, i luoghi di destinazione,

le modalità di deposito e movimentazione devono essereacquisiti ed accertati in sede di valutazione del progetto,pertanto devono far parte della documentazione proget-tuale trasmessa ai fini del rilascio dell'autorizzazione allarealizzazione degli interventi. Quindi è necessario redigereun progetto da parte di un professionista abilitato chedovrà descrivere ed attestare l'idoneità del sito a riceverele terre e rocce da scavo, con tanto di relazione geologica,cartografia, documentazione fotografica e relazione tecnicacon la descrizione fisica e urbanistica dell'area. Ogni viag-gio di trasporto delle terre e rocce da scavo dovrà essereopportunamente documentato per tracciarne la corretta ge-stione del materiale. A completamento il direttore dei lavoridovrà predisporre una dichiarazione in cui attesta che il ter-reno derivante dallo scavo, è stato trattato in conformità alprogetto approvato e quindi secondo la richiesta di utilizzo.Detta dichiarazione unitamente ad una copia dei documentidi trasporto di cui sopra dovranno essere allegati alla do-cumentazione di collaudo e attestazione di fine lavori.

BIBLIOGRAFIA1. Corte di Cassazione, sentenze n. 23787 del 19 giugno

2007 e n. 22063 del 23 giugno 2006;2. UNI 10802. Rifiuti - Rifiuti liquidi, granulari, pastosi e

fanghi Campionamento.3. GIAMPIETRO, V. (2008). Terre e rocce da scavo: prime con-

siderazioni tecniche sul secondo decreto correttivo delT. U. Ambiente e Sviluppo, 357-361;

4. PIEROBON, A. (2008). Terre e rocce da scavo: ulteriori (re-centissime) novità contenute nelle misure volte al so-stegno dell’economia. Gazzetta Enti Locali on line;

5. Decreto Legislativo 16 gennaio 2008, n. 4 “Ulteriori di-sposizioni correttive ed integrative del decreto legisla-tivo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materiaambientale” pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 24del 29 gennaio 2008 - Suppl. Ordinario n. 24/L;

6. Art. 186 Decreto legislativo n. 152 del 3 aprile 2006;7. Legge 28 gennaio 2009, n. 2. “Misure urgenti per il so-

stegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e perridisegnare in funzione anticrisi il quadro strategico na-zionale”. Gazzetta Ufficiale 29 novembre 2008, n. 280,Suppl. Ordinario n. 263/L;

8. Legge 27 febbraio 2009, n. 13. Conversione in legge, conmodificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n.208, recante misure straordinarie in materia di risorseidriche e di protezione dell’ambiente. Pubblicata nellaGazz. Uff. 28 febbraio 2009, n. 49.

RIASSUNTO

Per stabilire la conformità di un prodotto rispetto ad unlimite di legge prefissato per una particolare specifica tec-nica, per esempio una caratteristica di composizione, sa-rebbe utile poter conoscere, oltre all’incertezza di misura,anche la variabilità del limite stesso derivante ad esempiodal processo produttivo. Non sempre la legge attribuisce allimite prefissato un intervallo di variabilità, la cosiddetta“tolleranza di legge”, o fornisce indicazioni circa i “livellidi guardia” con i quali confrontare il dato di laboratorio.

Pertanto l’incertezza di misura, relativa al metodo d’ana-lisi utilizzato, spesso rimane ancora l’unico strumento utileper impostare la cosiddetta “regola di decisione” che sitrova alla base del giudizio di conformità.

Conoscere l’indeterminatezza associata al limite legaleè sempre auspicabile.

Per rendere trasparente il giudizio di analisi, sarebbe op-portuno descrivere sul certificato di analisi la “regola di de-cisione”, ovvero le modalità di calcolo dell’incertezza dimisura e il criterio adottato per stabilire la conformità.

Parole chiave: incertezza di misura, misure analitiche,conformità a limiti prescritti, soluzione di controversie suirisultati di analisi.

ABSTRACT

In order to assess the compliance with specificationlimit, it should be useful to know 1,2 the variability range oflimit resulting from production process, as well as the mea-surement uncertainty.

The official law doesn’t always give variability range ofa specification limit, or so-called tolerance, so “guardbands” associated with limit aren’t available when measu-rement result is compared with that specification limit.

Therefore the uncertainty measurement remains only in-strument for compliance assessment.

It’s important to study that limit and its uncertainty.The calculation of the measurement uncertainty and the

use of this uncertainty for compliance assessment shouldbe described in “Decision rules” in the test report, in orderto enable the correct interpretation of analysis results.

Key words: uncertainty of measurement, analytical

measurement, assessment of compliance with specification,settling disputes over analytical results.

Da sempre, anche se oggi in misura più evidente, consi-derato lo sviluppo tecnologico del secondo millennio, è pos-sibile affermare che la professione del chimico abbracciamolteplici aspetti della vita quotidiana: se ci si sofferma ariflettere, risulta evidente come l’uomo interagisca con ilmondo esterno per soddisfare i propri bisogni, approvvigio-nandosi di materie derivanti da procedimenti chimici e bio-chimici esistenti in natura trasformandole e modificandoneforma e proprietà.

L’uomo realizza e può realizzare tutto questo avvalen-dosi di tutte le conoscenze che possiede nel campo dellescienze chimiche (fig. 1).

Continuando di questo passo potremo focalizzare moltialtri ambiti di applicazione delle scienze chimiche, riunen-doli in un quadro organico dove le varie branche, biochi-mica, chimica inorganica, chimica organica diventanospecialistiche a seconda dei campi di applicazione, ognunodei quali individua nuovi raggi di azione.

Focalizzando l’attenzione nell’ambito dell’industria di tra-sformazione è intuitivo presumere che un procedimento tec-nologico di produzione di un composto chimico o di unamiscela complessa possa influenzare la composizione di unprodotto finito e di conseguenza anche le relative specifichetecniche finali che potranno essere oggetto di verifica anali-tica. Mi spiego meglio: immaginiamo ad esempio il pro-cesso di fabbricazione di un fertilizzante.

La legge1 in materia prescrive precise tolleranze da ap-plicare ai titoli in elementi nutritivi dichiarati in etichetta:esse corrispondono “agli scarti ammissibili del valore di-chiarato rispetto a quello riscontrato all’analisi”.

La legge1 inoltre, specifica chiaramente che tali tolle-ranze “devono tener conto delle variazioni di fabbricazione,nonché dell’eventuale errore analitico e di campionamento;pertanto le tolleranze includono le incertezze di misura as-sociate ai metodi analitici utilizzati ai fini del controllo”2.

Il modo sintetico con cui recita la legge non impediscedi cogliere gli aspetti tecnici fondamentali sottesi al dispo-sto normativo, che infatti richiamano chiaramente proble-matiche note ad un laboratorio di analisi chimiche: il titolodichiarato (specifica tecnica del prodotto finito) e le moda-lità con cui esso è individuato nonché la tolleranza su tale

Rita Maria Maestro a)

Il giudizio di conformità: limite di legge,tolleranze ed incertezza di misura

a) Iscritto all’ordine dei chi-mici del Lazio, Umbria,Abruzzo e Molise – [email protected]

DAGLI ISCRITTI

24 Il Chimico Italiano n. 2 mar/apr 2009

In relazione alle norme di pubblicazione di contributi di interesse scientifico-professionale, su “Il Chimico Italiano” il presente articolo è stato ricevutoil 30 aprile 2009 ed è stato�accettato per la pubblicazione l’8 maggio 2009.�

1 Decreto Legislativo 29aprile 2006, n. 217 “Revi-sione della disciplina inmateria di fertilizzanti”.Allegato n. 7, punto 1.1 –Supplemento ordinario n.152/L alla Gazzetta Uffi-ciale della Repubblica Ita-liana - Serie generale - n.141 del 20 giugno 2006,pag. 65.

2 Decreto Legislativo 29aprile 2006, n. 217 “Revi-sione della disciplina inmateria di fertilizzanti”,Allegato n. 7, punto 1.2 –Supplemento ordinario n.152/L alla Gazzetta Uffi-ciale della Repubblica Ita-liana - Serie generale - n.141 del 20 giugno 2006,pag. 65.

n. 2 mar/apr 2009 Il Chimico Italiano 25

DAGLI ISCRITTI

FORESTE Chimica

Biochimica vegetale

SOTTOSUOLO Chimica del suolo

Mineralogia

UOMO

Processi biologici e fisiologici

AGRICOLTURA Chimica del terreno Biochimica vegetale Fisiologia vegetale

ALLEVAMENTO Chimica alimentare Fisiologia animale

PESCA Chimica

Biochimica marina Fisiologia animale

RICICLO ENERGETICO E SMALTIMENTO DEI RIFIUTI

Urbani, industriali e agroindustriali

Industria chimica

Chimica dei polimeri

Chimica dei coloranti e

delle vernici Chimica

farmaceutica

Industria della carta e

del legno

Industria tessile

Industria

Elettronica Chimica dei

metalli Chimica delle

superfici

Industria alimentare

Chimica alimentare e tecnologia di produzione

Chimica delle fermentazioni Biotecnologie

MATERIE trasformate MATERIE

trasformate

FIGURA 1 - ASPETTI DELLA VITA QUOTIDIANA CHE IMPLICANO PROCESSI CHIMICI

titolo (variazioni sul titolo dovute alla variabilità di fabbri-cazione campionamento e di misura) sono aspetti intercon-nessi quando e soprattutto, sono finalizzati a consentirevalutazioni di conformità sul prodotto finale.

A rigor di logica, ci si aspetta che la specifica tecnica checaratterizza un ipotetico prodotto trasformato, e che vienevantata come specifico requisito di composizione (si po-trebbe trattare di una dichiarazione in etichetta o di requi-siti minimi di composizione prescritti in un contrattorelativo ad una transazione commerciale) sia il risultato diun monitoraggio dei possibili valori che essa può assumere.

Si tratterebbe di un valore mediamente atteso.In termini tecnici, per semplicità mi riferisco ad una pre-

sunta distribuzione normale gaussiana, la distribuzione sta-tistica (funzione di densità di probabilità) dei valori assuntidalla specifica tecnica del prodotto, così come essa risultadal processo di fabbricazione, dovrebbe fornire il valoremedio atteso della caratteristica tecnica dichiarata o altri-menti garantita dal produttore.

Detto valore medio atteso sarà il termine centrale di unaserie di intervalli di valori, posizionati attorno a tale termine,

ciascuno caratterizzato da una propria certezza statistica(percentuale di probabilità). Individuato l’intervallo di valoricorrispondente alla certezza statistica ritenuta più idonea(es. 95% o 99% di probabilità), e quindi l’errore ad esso as-sociato (es. 5% o 1%), quello stesso intervallo rappresen-terebbe la serie di valori attribuibili con un dato livello diprobabilità alla specifica tecnica del prodotto finito, la cuivariabilità dipenderebbe dal processo di fabbricazione.

Si disporrebbe quindi di una tolleranza sul valore dellaspecifica tecnica del prodotto.

Ipotizzata la disponibilità di tali informazioni, in sede diverifica analitica, quando il laboratorio deve adottare una“regola di decisione”3 per la formulazione del giudizio dianalisi, la conoscenza di tale intervallo sarebbe utile per in-dividuare i livelli di guardia di riferimento entro cui collo-care il proprio risultato analitico, sempre tenuto contodell’incertezza di misura ad esso associata.

Anzi tale intervallo fornirebbe anche utili informazionisui requisiti di precisione (accuratezza, ripetibilità e ripro-ducibilità) della metodica analitica da applicare (se non giàespressamente indicata).

3 EURACHEM/CITAC Guide:Use of uncertainty infor-mation in compliance as-sessment - First edition2007 – Editors S.L.R. Elli-son (LGC, UK), A. Williams(UK).

Detti requisiti di precisione peraltro, come insegna lastatistica, sono correlati all’incertezza di misura (in parti-colare ripetibilità e riproducibilità). Le problematiche ap-pena descritte, oltre a rivestire interesse per chi eseguequotidianamente verifiche analitiche di requisiti merceolo-gici, sono importanti anche per le Autorità competenti im-pegnate nella scelta di un metodo da normalizzare etrasporre in direttive standard di riferimento o nella fissa-zione di un limite legale di composizione.

Per fare alcuni esempi di norme che stabiliscono limiti,possiamo prendere in considerazione la legge che disciplinai fertilizzanti1,2: in questo caso essa fornisce i livelli di guar-dia assegnando tolleranze da applicare al titolo dichiaratoin etichetta e rimanda all’adozione di metodi ufficiali chedovrebbero essere corredati della relativa incertezza di mi-sura.

Anzi, nel caso di limiti massimi e minimi di composizionedi un generico fertilizzante (cosiddetti titoli massimi e titoliminimi), tale legge dichiara espressamente che non sonoammesse tolleranze.

Nel caso degli oli di oliva, invece, il Regolamento702/20074 non fornisce tolleranze sui limiti di legge fissatiper le caratteristiche di composizione degli oli, ma specificail criterio di arrotondamento da adottare per il risultato dianalisi e stabilisce a priori che questo risultato deve essereriportato sul certificato con le stesse cifre decimali del limitestesso: in questo caso si può presumere che alla base del-l’indicazione riferita alle cifre decimali da riportare sul cer-tificato, sia stata effettuata una valutazione di massimadelle incertezze di misura associabili a tali limiti, in quanto,come è noto, è l’incertezza di misura U(x) del risultato ana-litico x ± U(x) a stabilire il numero delle cifre decimali concui refertare il dato analitico.

La EURACHEM/CITAC Guide “Use of uncertainty infor-mation in compliance assessment”3 richiama chiaramentel’attenzione sulla questione delle regole di decisione: essainfatti recita testualmente “The relevant product specifica-tion or regulation should ideally contain the decision rules.Where this is not the case they should be drawn up as partof the definition of the analytical requirement (i. e. duringcontract review)”.

Proviamo ad astrarci e a considerare un caso teorico.Ipotizziamo di aver ottenuto all’analisi un risultato x =

0.15 ± 0.05 (incertezza di misura U(x)) che dovremmo con-frontare con un limite prefissato di L = 0.1, ovviamenteespressi nella stessa unità di misura.

Se al limite L è associata una tolleranza ad esempio difabbricazione (se si tratta di un prodotto trasformato) ∆L,potremmo decidere di considerare conforme il prodottoanalizzato se il risultato d’analisi x = 0.15 ± 0.05 (U(x)), in-teso come intervallo di valori individuato dall’incertezza dimisura, è ricompreso in un secondo intervallo, quello indi-viduato da tale tolleranza.

I livelli di guardia per il giudizio di conformità potreb-

bero, cioè, essere individuati dal valore di L = 0.1 + �∆L.Ma se tali tolleranze non sono disponibili, la legge o chi

la interpreta è costretta a dover assumere come variabilitàdel limite L l’incertezza di misura associata al metodo ana-litico utilizzato per verificare L.

La EURACHEM/CITAC Guide “Use of uncertainty infor-mation in compliance assessment” a titolo di esempio, trai diversi possibili (sia per gli ambiti legislativi, sia per le re-gole adottabili nell’emettere il giudizio di analisi) riportauna raccomandazione formulata in ambito UE riguardantel’applicazione del diritto comunitario in materia di alimentie mangimi, che recita testualmente:“In practice, when considering a maximum value in legi-

slation, the analyst will determine the analytical level andestimate the measurement uncertainty at that level. Thevalue obtained by subtracting the uncertainty from the re-ported concentration, is used to assess compliance. Only ifthat value is greater than maximum level in the legislationis it certain “beyond reasonable doubt” that the sampleconcentration of the analyte is greater than required by le-gislation”.

Una tale “regola di decisione” non prende in conside-razione una possibile tolleranza sul limite di legge: è sem-pre l’incertezza di misura a rivestire un ruolo chiave nellaformulazione del giudizio di analisi; essa stabilisce comecondizione di conformità che il risultato d’analisi soddisfiquesta condizione: x - U(x) ≤ L, ovvero x ≤ L+ U(x)

Ciò equivale ad assumere il “limite di decisione” o “li-vello di guardia”, oltre il quale il campione analizzato ri-sulta non conforme, uguale a L + U(x).

L’utilizzazione del dato analitico sottratto dell’incertezzadi misura quale parametro finale da confrontare con il li-mite massimo di legge, rappresenta, tra i criteri possibili didecisione, quello meno restrittivo.

Infatti prende in considerazione come risultato dell’ana-lisi il valore minimo possibile tra quelli probabili (l’estremosinistro dell’intervallo di valori individuato con una deter-minata probabilità dall’incertezza di misura), sulla base delquale sul certificato di analisi sarebbe più corretto espri-mere il dato analitico ottenuto con la locuzione: “non mi-nore di...”.

Tutto questo senza peraltro trascurare il significato sta-tistico che necessariamente caratterizza tale affermazione(livello di certezza statistica e/o probabilità di errore).

Anzi, l’adozione del criterio fin qui descritto, conduce aconsiderare conformi quei casi (situazioni 2 e 3, fig. 2) incui l’intervallo di valori individuato dal misurando ± l’incer-tezza, contiene il limite L.

In tali casi, infatti, assumendo come risultato dell’analisix - U(x), quest’ultimo risulterà sempre inferiore al limite L.

Le problematiche fin qui descritte rappresentano situa-zioni conosciute per un laboratorio che deve analizzare unprodotto finito per valutarne la conformità rispetto a dellespecifiche tecniche predefinite.

DAGLI ISCRITTI

26 Il Chimico Italiano n. 2 mar/apr 2009

4 REGOLAMENTO (CE) N.702/2007 DELLA COM-MISSIONE del 21 giugno2007 che modifica il rego-lamento (CEE) n. 2568/91relativo alle caratteristichedegli oli d’oliva e degli olidi sansa d’oliva nonché aimetodi ad essi attinenti,Allegato I - Gazzetta Uffi-ciale dell’Unione European. L 161 del 22.6.2007,pag. 14.

n. 2 mar/apr 2009 Il Chimico Italiano 27

DAGLI ISCRITTI

Il giudizio di analisi riportato sul certificato di analisi do-vrebbe essere sempre corredato dalla “regola di decisione”adottata, descritta nei suoi criteri di formulazione, soprat-tutto quando il valore del dato analitico ricade in un ambitocritico, nel quale non è possibile escludere con certezza lanon conformità del prodotto analizzato: questo per renderetrasparente il risultato del certificato di analisi.

Sicuramente si può affermare che quanto più completa èla descrizione e la caratterizzazione di un limite di legge,tanto più appropriata risulterà la scelta del metodo d’analisi

idoneo a verificare detto limite e tanto più il risultato e leconclusioni di analisi non saranno oggetto di possibili discus-sioni e critiche.

Le considerazioni fin qui esposte sono solo semplici os-servazioni, che, a prescindere dalla complessità di situazionidescritte dalla statistica, pongono in evidenza altri aspettidel lavoro del chimico che esulano da quelli più tipicamenteconosciuti quali l’abilità tecnica di laboratorio, la perizia nel-l’uso delle apparecchiature chimiche e lo sviluppo tecnolo-gico della chimica analitica strumentale.

FIGURA 2 – SITUAZIONI POSSIBILI IN CUI PUÒ RICADERE IL RISULTATO DI ANALISI

CASELLA DI POSTA ELETTRONICA

GRATUITA

SUL DOMINIO “CHIMICI.IT”

Tutti gli iscritti agli Ordini dei Chimici, in regola con i pagamentidei contributi e delle tasse di iscrizione, possono richiedere

al Consiglio Nazionale dei Chimici l'attivazionedi una casella di posta personalizzata

(es: "[email protected]") utilizzandoil modulo di adesione reperibile sul sito www.chimici.it

alla sezione “Servizi agli iscritti - Posta elettronica”

DAGLI ISCRITTI

PAROLE CHIAVE: (KEY WORDS)

REACH – Registration, Evaluation, Authorization andRestriction of Chemicals (Agenzia Europea per la Registra-zione, Valutazione, Autorizzazione e Restrizione dei compo-sti Chimici); OHS – Occupational Health Safety (Sicurezzae salute professionale); EINECS – European Inventory ofExisting commercial Chemical Substances (Inventario Eu-ropeo delle Sostanze chimiche commerciali Esistenti);ELINCS – European List of Notified Chemical Substances(Lista Europea delle sostanze Chimiche Notificate); OSD -Occupational Skin Disease (Malattie professionali dellapelle); COPD – Chronic Obstructive Polmonary Disease(Malattie Croniche Ostruttive Polmonari); ORSD (Occupa-tional Respiratory Skin Disease Malattie professionali re-spiratorie e della pelle) DNL - Not effect level Derivate(Livelli derivati senza effetto) – PNEC - Probable Concen-tration Not effect (Probabile Concentrazione Priva di Effetti)TUTB – Trade Union Technical Bureau (Unione Europea Tec-nica del Commercio ufficio per la salute e la sicurezza);APAT – Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i Ser-vizi Tecnici; CSC – Centro Nazionale delle Sostanze Chimi-che.

PremessaLa tutela della salute e della sicurezza degli operatori

nei luoghi di lavoro è un obiettivo prioritario per lo sviluppodella società, per assicurare continuità e produttività nel-l’attività lavorativa e per l’ottenimento di un maggior dia-logo con le parti sociali.

Il rischio di esposizione degli operatori del mondo dellavoro della piccola, media e grande industria ad agenticancerogeni, mutageni e chimici pericolosi è documentatoda numerose evidenze scientifiche (2-4-5-6-7-10-11-14-15).

Secondo alcune indagini epidemiologiche condotte negliStati Uniti d’America una percentuale significativa di tumori(2-8%) è da attribuire all’esposizione professionale a so-stanze cancerogene, mutagene e/o chimiche pericolose.

Il primo regolamento del Parlamento Europeo e del Con-siglio del 18 dicembre 2006 (CE n. 1907/2006) concernentela registrazione, la valutazione, l’autorizzazione e la restri-zione delle sostanze chimiche sinteticamente indicato conl’acronimo REACH pone l’accento su dette tematiche alloscopo di migliorare la salute e la sicurezza dei lavoratoridal rischio di esposizione ad agenti mutageni, cancerogenie chimici pericolosi.

L’articolo 5 bis del Testo coordinato del decretolegge 15 febbraio 2007, n. 10 (G.U. n. 84 del 11.04.2007)prevede che il Ministero della Salute d’intesa con il Mini-stero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del Mare,con il Ministero dello sviluppo economico e con la Presi-denza del Consiglio dei Ministri – dipartimento delle politi-che comunitarie, provveda agli adempimenti previsti dapredetto regolamento.

Il Ministero della Salute, designato quale autorità com-petente ai sensi dell’art. 121 del predetto regolamento, haapprovato il piano di attività ed i compiti di ciascun ente el’utilizzo delle risorse umane ed economiche. Per l’esecu-zione di dette attività l’autorità competente si avvale delsupporto tecnico-scientifico dell’Agenzia per la Protezionedell’Ambiente (APAT) e dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS)che, a tale scopo, ha istituito il Centro Nazionale delle So-stanze Chimiche (CSC).

REACH e legislazione di riferimentoPer una migliore comprensione dell’impatto del REACH

sui lavoratori esposti a sostanze chimiche pericolose è op-portuno esaminare i legami, le differenze e le interazioniche sussistono tra il REACH e la legislazione esistente aifini della protezione dei lavoratori.

Suddividiamo, per semplicità espositiva, la legislazioneeuropea sulle sostanze chimiche in due categorie:• quella relativa alle modalità di funzionamento del

mercato interno; • quella riguardante la protezione dei lavoratori espo-

sti a dette sostanze.

(1) Già I° Ricercatore nell’ISSe Direttore del ServizioBiologico, Roma

(2) Laboratorio Polveri eFibre, DIL, ISPESL, MontePorzio Catone, Roma

28 Il Chimico Italiano n. 2 mar/apr 2009

Possibili linee di ricerca sull’esposizionea sostanze chimiche pericolose secondole norme introdotte dal sistema REACH (prima parte)

In relazione alle norme di pubblicazione di contributi di interesse scientifico-professionale, su “Il Chimico Italiano” il presente articolo è stato ricevutoil 14 maggio 2009 ed è stato�accettato per la pubblicazione il 15 maggio 2009.�

L. Olori(1),A. Olori(2), F. Basili(2)

Questi due aspetti della legislazione, diversi su base le-gale, sono finalizzati al raggiungimento di un medesimoscopo: la tutela della sicurezza e della salute degli opera-tori.

Legami tra il REACH e la legislazione per la prote-zione dei dipendenti

L’impatto del REACH sui dipendenti esposti a sostanzechimiche pericolose presenta legami ed integrazioni con lalegislazione già esistente. La legislazione Europea sulle so-stanze chimiche è collegata con la funzione del mercato in-terno e con la protezione dei lavoratori esposti a sostanzechimiche pericolose. Entrambe le categorie legislative sonofinalizzate al raggiungimento di uno stesso scopo: la tutelae la sicurezza degli attori coinvolti.

Le Direttive Europee fissano le regole del mercato dellesostanze chimiche e stabiliscono l’armonizzazione totaledella legislazione nazionale (art. 94 e 95 del trattato) men-tre le regole che riguardano la sicurezza e la salute dei di-pendenti prescrivono un minimo di armonizzazione allediverse norme legali degli stati membri (art. 137 del trat-tato).

Il REACH riguarda il primo aspetto nel senso che può re-vocare, sostituire o cambiare la Direttiva Comunitaria ed ilRegolamento sul mercato e l’uso delle sostanze chimiche,già esistente (v. Tabella 1); può sostituire il Regolamento793/93, la Direttiva 76/769/CEE e tutte le altre direttive as-sociate relative alle restrizioni sul commercio ed uso di al-cune sostanze e preparati pericolosi.

Le restrizioni esistenti rimarranno attive e saranno elen-cate in un allegato al REACH. Le Direttive 67/548/CEE e1999/45/CE sulla classificazione ed etichettatura delle so-stanze e preparati pericolosi saranno modificate in mododa essere in sintonia con il REACH.

Per quanto attiene le sostanze chimiche pericolose, se-condo aspetto del problema, questo riguarda più che altrole due direttive: Agenti Chimici (98/24/CEE) e la DirettivaCancerogeni (2004/37/CEE). Queste due direttive impon-gono ai datori di lavoro di eseguire una valutazione del ri-schio per tutti i prodotti chimici presenti sul luogo di lavoroe di prendere le necessarie prevenzioni e precauzioni vistoche le stesse direttive non saranno cambiate dopo l’appli-cazione del REACH, coesistendo quest’ultimo con la legi-slazione per la protezione e la sicurezza dei lavoratori(Direttiva 91/155/CEE).

Con l’applicazione del REACH (2007), nell’arco di 11anni, tutte le sostanze prodotte o importate in quantità su-periore ad una tonnellata per anno (tpa) saranno progres-sivamente registrate.

Le sostanze coperte da altre legislazioni, come i pesticidio altri manufatti, importate in quantità inferiore ad una ton-nellata per anno, non dovranno essere registrate.

In particolare (vedi tab. 2), non ci sono esenzioni all’au-torizzazione ed alle norme di restrizione del REACH né nelfornire una relazione di sicurezza per le sostanze classificate

pericolose né per le regole di classificazione ed etichetta-tura. Questi requisiti saranno applicati nonostante i quan-titativi prodotti 1.

La Direttiva sugli Agenti chimici si applica a tutti i pro-dotti chimici e la Direttiva sui Cancerogeni sarà applicata atutti i prodotti che provocano il cancro o mutazioni geneti-che (categorie 1 e 2), nonostante quest’ultima trovi scarsao quasi nulla applicazione sul luogo di lavoro.

Attori coinvoltiOgni corpo legislativo implementa obblighi legali che

dovranno essere eseguiti dai diversi attori nella catena lo-gistica, anche se lo stesso attore può eseguire diversi ruoli(vedi tab. 3).

Il REACH implementa gli obblighi ai produttori, agli im-portatori, agli utenti a valle (formulatori, utenti industrialie professionali, ecc.) ed ai distributori cioè a coloro che im-magazzinano sostanze o preparati o che le immettono sulmercato. Questi obblighi variano sostanzialmente in basealla posizione degli attori nella catena logistica. Gli obblighiprincipali dei vari attori sono descritti di seguito e risultanomeno onerosi a mano a mano che ci si allontana dal puntocritico (produttore e /o importatore). • Produttori ed importatori dovranno registrare le loro

sostanze al di sopra di una tpa e da 10 a 100 tpa do-vranno fornire una relazione di sicurezza per le sostanzechimiche che dichiari che i rischi che le sostanze potreb-bero manifestare sugli umani (lavoratori e consumatori)e sull’ambiente sono controllate adeguatamente. Tutte le misure di controllo derivanti dalla relazione disicurezza delle sostanze chimiche dovranno essere alle-gate al foglio dei dati di sicurezza forniti ad ogni utentea valle.Produttori ed importatori dovranno inoltre chiedere laregistrazione per ottenere l’autorizzazione all’uso e/o alcommercio delle sostanze “di estremo pericolo”.

• Utenti a valle dovranno accertarsi che il foglio dei datisulla sicurezza che accompagna le sostanze fornitecopra, effettivamente, gli usi che intendono farne. Se licopre dovranno applicare le misure di sicurezza de-scritte; se invece non li copre potranno chiedere ai for-nitori di indicarne le modalità di utilizzo nella relazionedi sicurezza delle sostanze chimiche. I fornitori potranno,poi, revisionare il foglio dei dati di sicurezza. Gli utentia valle potranno anche scegliere di mantenere gli “uti-lizzi” confidenziali: in questo caso dovranno compilareuna loro relazione di sicurezza ed applicare misure dicontrollo a qualsiasi rischio cui potrebbero andare in-contro. Gli stessi dovranno inoltre registrare le loro rac-comandazioni sulle misure di controllo del rischio neldocumento relativo ai dati sulla sicurezza fornito con ilprodotto destinato al cliente a valle.

n. 2 mar/apr 2009 Il Chimico Italiano 29

DAGLI ISCRITTI

1 Un Sistema di armonizza-zione Globale (GHS) per laclassificazione ed etichet-tatura delle sostanze chi-miche pericolose è statorecentemente adottato adun livello internazionale.La Commissione sta pro-gettando la legislazioneper implementarlo.

DAGLI ISCRITTI

• I distributori dovranno fornire le sostanze o i preparatial destinatario, con allegato il foglio dei dati della sicu-rezza se questi sono disponibili.Le direttive sulla sicurezza nei luoghi di lavoro stabili-

scono gli obblighi a cui i datori di lavoro e i dipendenti de-vono ottemperare, obblighi che vengono di seguito indicati.• I datori di Lavoro dovranno identificare se le sostanze

chimiche o gli agenti pericolosi2 sono presenti sul postodi lavoro, dovranno valutare il rischio sulla salute e sullasicurezza dei dipendenti esposti e se necessario pren-dere le opportune misure di protezione e prevenzione.C’è una chiara e definita gerarchia degli obblighi: l’eli-minazione delle sostanze pericolose, la sostituzione consostanze meno pericolose, la riduzione del livello diesposizione, l’adesione ai limiti di esposizione già esi-stenti, ecc. Le valutazioni dei rischi sono specifiche perogni posto di lavoro e sono relative alle sostanze peri-

colose ed a tutte le attività alle quali i dipendenti pos-sono essere esposti.I datori di lavoro hanno inoltre l’obbligo di fornire infor-

mazioni ed addestramento ai propri dipendenti.• I dipendenti dovranno applicare l’uso corretto delle so-

stanze pericolose e dei materiali protettivi che gli ven-gono forniti, nel modo in cui sono stati addestrati.Altri obblighi, oltre a quelli precedentemente enunciati,

ai quali i datori di lavoro devono ottemperare riguardano lelegislazioni per la sicurezza dei dipendenti (vedi tab. 3). Seun cancerogeno dovrà essere usato sul posto di lavoro il da-tore di lavoro dovrà prima applicare la gerarchia degli obbli-ghi descritti nella Direttiva Cancerogeni (eliminazione,sostituzione e controllo) poi, se si trova nella condizione dinecessità d’uso del prodotto, non essendoci alternative a pro-dotti sostitutivi non pericolosi, potrà utilizzare il prodotto pe-ricoloso previa adesione alle regole autorizzative del REACH.

30 Il Chimico Italiano n. 2 mar/apr 2009

ALLEGATI

TABELLA 1 – L’EFFETTO DEL REACH SUI DUE SISTEMI DELLA LEGISLAZIONE DELLE SOSTANZE CHIMICHE

Base Legale Dopo che REACHentra in vigore

Legislazione Direttive della Classificazione e Etichettaturadel mercato interno * Sostanze Pericolose 67/548/EEC Emendata(art. 94 e 95 Trattato EC) * Preparati Pericolos 1999/45/EC Emendata

Direttiva del Foglio di dati di Sicurezza 91/155/EEC Inclusione in REACHDisposizione delle Sostanze Esistenti 793/93 RevocataDirettive Restrittive sul marketing e uso 76/769/EEC Revocata + restrizionidelle sostanze e preparati pericolosi esistenti rilevata da REACHDisposizioni REACH COM (2003) 644 Programmate per il 2007

Legislazione per la sicurezza Direttiva degli Agenti Chimici 98/24/EC Invariatadel dipendente Direttiva Cancerogeni 2007/37/EC Invariata(art. 137 Trattato EC)

TABELLA 2 – SCOPO DELLA LEGISLAZIONE (POST-REACH)

Classificazione ed Etichettatura (C & E) Tutte le sostanze e preparati

REACH• Registrazione Tutte le sostanze ≥ 1 tonnellata per anno- Rapporto di Sicurezza Chimica Tutte le sostanze ≥ 10 tonnellate per anno

• Autorizzazione Tutte le sostanze di preoccupazione molto alta*• Registrazioni Tutte le sostanze• Foglio di dati di sicurezza Tutte le sostanze e preparati pericolosi che contengono sostanze pericolose

Direttiva Chimica Tutte le sostanze presenti nel posto di lavoro

Direttiva cancerogena Tutti i cancerogeni e mutageni (categorie 1 e 2) presenti nel posto di lavoro

* CMR: cancerogeni, mutageni, tossici per la riproduzione; PBT: persistente, bioaccumulative, tossico; vPvB: altamente persistente, altamentebioaccumulative, i.e.: sostanze tossiche che potrebbero accumularsi irreversibilmente nel corpo e nell’ambiente.

2 La definizione di unagente chimico pericolosova oltre le sostanze ed ipreparati pericolosi classi-ficati sotto le direttivedelle classificazioni e delleetichettature ed includetutte le sostanze che pos-sono presentare rischi peri dipendenti per il modo incui vengono utilizzate opresentate sul posto di la-voro.

n. 2 mar/apr 2009 Il Chimico Italiano 31

DAGLI ISCRITTI

TABELLA 3 – GLI ATTORI NELLA CATENA LOGISTICA, IL/I LORO RUOLO/I E LEGISLAZIONI GOVERNANTI

Fornitori Utenti Datori di Lavoro Obblighi sotto:

Produttori X X X C & E, REACH, LPD

Importatori X X C & E, REACH, LPD

Utenti a valle X* X X C & E, REACH, LPD

Distributori X X C & E, REACH, LPD

Dipendenti X

* non in tutti i casi, i.e. LPDnon applicabile agli utenti a valle. C

C.& E: Classificazione ed Etichettatura, LPD: Legislazione per la protezione del dipendente.

Bibliografia

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Direttiva 2006/121/CE del Parlamento Europeo e del Con-siglio del 18 dicembre 2006 G.U.C.E. L. 396/850 del30.12.2006.

Direttiva 2004/73/CEE della Commissione G.U.C.E. L. 152del 30.04.2004 e G.U.C.E. L. 216 del 16.06.2004.

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NOTIZIE DALL’EUROPA

32 Il Chimico Italiano n. 2 mar/apr 2009

SCOPE OF THE CONFERENCEThe program will consist of invited plenary lectures, oral

contributions in parallel sessions, poster sessions, and shortcourses. Contributions to the following topics are welcome:Advances in Fast Analysis, Industrial Aspects, Analysis forSustainable Chemistry, Mass Spectrometry, Bioanalytics,Material Properties and Analytics, Clinical Analysis, Nanoa-nalytics, Education and E-Learning in Analytical Chemistry,Process Analysis Technologies (PAT), Electroanalysis,REACH, Environment and Health, Sample Preparation, FoodQuality and Analysis, Sensor Technologies, Hyphenation andMultidimensional Techniques, Separation Science, Spectro-scopic Techniques.

Submission of abstracts has to be done via the web-siteof the conference: www.euroanalysis2009.at.

SHORT COURSESA number of Short Courses will be offered by recognized

experts on various topics including Sample Prepration, Qua-lity of Measurements, Experimental Design, Pattern Reco-gnition, and Near Infrared Spectroscopy. Participants ofthese courses will receive an official certificate.

EXHIBITIONThe exhibition on instrumentation, analytical services,

and scientific literature will form an integral part of the con-

ference. It will provide a unique opportunity for contactsbetween conference participants and exhibitors. Companiesinterested in presenting their products are invited to contactthe exhibition organisers:

med.ex GmbH, Mr Ralph KerschbaumerTel. ++43 512 5936-185, [email protected]

IMPORTANT DEADLINES

Registrationand payment: 1 August 2009 (for reduced registra-

tion fee) abstracts of participants wi-thout payment before15 August will not be included in theBook of Abstracts

Hotel reservation 1 August 2009(see website of the conference)

WEBSITE

Please note that all further information will only be avai-lable via the website, which will constantly be updated.Please refer to www.euroanalysis2009.at for programmedetails, to register, make hotel reservations and to submitan abstract.

Euro Analysis 20096-10 Sep 2009, Innsbruck, AustriaThe Impact of Analytical Chemistry on Quality of Life