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SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO G.VOLPI di Favaro www.ist-comp-favaro.it [email protected] Numero 10, Giugno Anno scolastico 2007-08 storia identità personale e valori civili. Durante la cerimo- nia alcuni dei ragazzi presenti sono stati intervistati da Radio Uno Educational che ha messo in onda il servizio sull’iniziativa il 5 ottobre nel Telegiornale dei Ragazzi. Classi 2C, 2E Lunedì primo ottobre duemila- sette è stato ufficialmente inau- gurato il Bosco di Mestre. Erano presenti all’evento il sindaco di Venezia Cacciari, la dott.ssa Mariolina Toniolo presidente dell’Istituzione Bo- sco di Mestre e altre personali- tà di spicco della vita pubblica della terraferma, fra cui Mauro Pizzigati presidente del Casinò di Venezia e sponsor del Bosco di Mestre. Fra gli invitati anche Moni Ovadia, scrittore, musici- sta e regista di cultura ebraica. All’inaugurazione hanno pre- senziato i ragazzi delle classi 2C e 2E in rappresentanza della scuola Volpi, unico istituto scolastico ufficialmente inviata- to alla manifestazione. La pre- senza dei ragazzi alla cerimo- nia ha infatti concluso festosa- mente il percorso di studio sul Bosco e il suo progetto di rea- lizzazione iniziato nel prece- dente anno scolastico dalle classi prime all’interno del Progetto di plesso Cittadino Amico, percorso realizzato in collaborazione con l’Istituzione stessa. Significativa la scelta di dedicare l’area del bosco collocata vici- no al Forte Cosenz al ricordo del rabbino di Venezia Adolfo Ottolenghi, morto ad Au- schwitz nel 1944 insieme ad altri ebrei del ghetto lagunare. Alla presenza dell’attuale rabbi- no Elia Richetti e del figlio di Ottolenghi, Emanuele, è stata piantata nell’acqua una targa in legno, opera dell’architetto, ed ex assessore, Guido Zordan. La targa commemorativa aiute- i cittadini mestrini, in visita al parco, a soffermarsi a riflet- tere sui tragici eventi della Shoah. Ll tema della memoria come fondamento della vita civile e della democrazia è stato il cuore dell’intervento di Moni Ovadia che ha dialogato con i ragazzi sul rapporto fra La Volpi ha fatto SBAM! Al Concorso di lettura 1°- 2°e 3° posto Le seconde della Volpi hanno conquistato i primi tre posti assoluti nel Concorso di Let- tura SBAM organizzato dalla Libreria per ragazzi “Il Libro con gli stivali”. I nostri ragazzi hanno surclassato i coetanei mestrini di Manuzio, Bellini e Gramsci totalizzando i punteggi più alti nei gironi eliminatori e il 6 giugno all’Auditorium di Favaro la 2B e la 2E disputeran- no la finalissima per una vitto- ria che, comunque vada, assicu- rerà agli alunni della Volpi la palma di “miglior lettore 2007- 08”. Questa seconda edizione del Concorso SBAM ha visto la partecipazione in tutto di 15 classi che si sono sfidate su tre libri: “lI visconte dimezzato” di Calvino, “Stargirl” di Spinelli e “Hoot” di Hiaasen. La partico- larità di SBAM consiste nel mescolare domande sulla com- prensione dei testi a sceneggia- ture improvvisate e macchine sonore ispirate alla trama dei libri: i ragazzi quindi devono dimostrare di saper coniugare conoscenze, creatività e spirito di squadra, poiché le penalità per atteggiamenti poco cor- retti sono molto alte. La Volpi ha partecipato al Concorso con 5 classi ottenendo, oltre al primo e secondo posto, anche il terzo, il decimo e il dodicesi- mo posto rispettivamente con 2C, 2D e 2A. A cura della 2D Il cittadino NEWS Bosco Ottolenghi: la Volpi all’inaugurazione Progetto Iceberg: ci siamo anche noi! Il Gazzettino di Venezia: pubblicati gli articoli made in Volpi Benessere a scuola: Televenezia trasmette il servizio realizzato insieme ai ragazzi della Volpi Concorso SBAM: in finale! Primo soccorso: a scuola d’intervento Progetto Teatro: le “prime” esperienze Sommario: Informazione: Benessere a scuola: bulli- smo e mensa 2 Diritti umani e Giorno della Memoria: 14 I bambini di Terezin 15 Emergency e Ogoni 19 Istituzioni e territorio 26 La Certosa isola ritrovata 27 Cittadinanza attiva e Municipalità 30 Il sindaco Cacciari al Bosco Ottolenghi Intitolata al rabbino Ottolenghi area del Bosco di Mestre I ragazzi della Volpi presenti alla cerimonia 8

il cittadino n.0

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il giornale della Scuola Secondaria di 1° "G. Volpi"

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SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO G.VOLPI di Favaro www.ist-comp-favaro.it [email protected]

Numero 10, Giugno Anno scolastico 2007-08

storia identità personale e valori civili. Durante la cerimo-nia alcuni dei ragazzi presenti sono stati intervistati da Radio Uno Educational che ha messo in onda il servizio sull’iniziativa il 5 ottobre nel Telegiornale

dei Ragazzi.

Classi 2C, 2E

Lunedì primo ottobre duemila-sette è stato ufficialmente inau-gurato il Bosco di Mestre. Erano presenti all’evento il sindaco di Venezia Cacciari, la dott.ssa Mariolina Toniolo presidente dell’Istituzione Bo-sco di Mestre e altre personali-tà di spicco della vita pubblica della terraferma, fra cui Mauro Pizzigati presidente del Casinò di Venezia e sponsor del Bosco di Mestre. Fra gli invitati anche Moni Ovadia, scrittore, musici-

sta e regista di cultura ebraica.

All’inaugurazione hanno pre-senziato i ragazzi delle classi 2C e 2E in rappresentanza della scuola Volpi, unico istituto scolastico ufficialmente inviata-to alla manifestazione. La pre-senza dei ragazzi alla cerimo-nia ha infatti concluso festosa-mente il percorso di studio sul Bosco e il suo progetto di rea-lizzazione iniziato nel prece-dente anno scolastico dalle classi prime all’interno del

Progetto di plesso Cittadino Amico, percorso realizzato in c o l l a b o r a z i o n e c o n

l’Istituzione stessa.

Significativa la scelta di dedicare

l’area del bosco collocata vici-no al Forte Cosenz al ricordo del rabbino di Venezia Adolfo Ottolenghi, morto ad Au-schwitz nel 1944 insieme ad altri ebrei del ghetto lagunare. Alla presenza dell’attuale rabbi-no Elia Richetti e del figlio di Ottolenghi, Emanuele, è stata piantata nell’acqua una targa in legno, opera dell’architetto, ed ex assessore, Guido Zordan. La targa commemorativa aiute-rà i cittadini mestrini, in visita al parco, a soffermarsi a riflet-tere sui tragici eventi della Shoah. Ll tema della memoria come fondamento della vita civile e della democrazia è stato il cuore dell’intervento di Moni Ovadia che ha dialogato con i ragazzi sul rapporto fra

La Volpi ha fatto SBAM! Al Concorso di lettura 1°- 2°e 3° posto

Le seconde della Volpi hanno conquistato i primi tre posti assoluti nel Concorso di Let-tura SBAM organizzato dalla Libreria per ragazzi “Il Libro con gli stivali”. I nostri ragazzi hanno surclassato i coetanei mestrini di Manuzio, Bellini e Gramsci totalizzando i punteggi più alti nei gironi eliminatori e il 6 giugno all’Auditorium di Favaro la 2B e la 2E disputeran-no la finalissima per una vitto-ria che, comunque vada, assicu-

rerà agli alunni della Volpi la palma di “miglior lettore 2007-08”. Questa seconda edizione del Concorso SBAM ha visto la partecipazione in tutto di 15 classi che si sono sfidate su tre libri: “lI visconte dimezzato” di Calvino, “Stargirl” di Spinelli e “Hoot” di Hiaasen. La partico-larità di SBAM consiste nel mescolare domande sulla com-prensione dei testi a sceneggia-ture improvvisate e macchine sonore ispirate alla trama dei

libri: i ragazzi quindi devono dimostrare di saper coniugare conoscenze, creatività e spirito di squadra, poiché le penalità per atteggiamenti poco cor-retti sono molto alte. La Volpi ha partecipato al Concorso con 5 classi ottenendo, oltre al primo e secondo posto, anche il terzo, il decimo e il dodicesi-mo posto rispettivamente con

2C, 2D e 2A.

A cura della 2D

Il cittadino

NEWS

• Bosco Ottolenghi: la

Volpi all’inaugurazione

• Progetto Iceberg: ci

siamo anche noi!

• Il Gazzettino di Venezia: pubblicati gli articoli

made in Volpi

• Benessere a scuola: Televenezia trasmette il servizio realizzato insieme ai ragazzi della

Volpi

• Concorso SBAM: in

finale!

• Primo soccorso: a

scuola d’intervento

• Progetto Teatro: le

“prime” esperienze

Sommario:

Informazione: Benessere a scuola: bulli-smo e mensa

2

Diritti umani e Giorno della Memoria:

14

I bambini di Terezin

15

Emergency e Ogoni

19

Istituzioni e territorio

26

La Certosa isola ritrovata

27

Cittadinanza attiva e Municipalità

30

Il sindaco Cacciari al Bosco Ottolenghi

Intitolata al rabbino Ottolenghi area del Bosco di Mestre I ragazzi della Volpi presenti alla cerimonia

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Page 2: il cittadino n.0

Pagina 2 Il cittadino

“Il Gazzettino” fu fondato il 20 Marzo 1887 dal veneto Giam-pietro Talamini, ed è oggi per diffusione il maggior quotidia-no del Nord-Est e l’ottavo quotidiano d’informazione italiano con una tiratura pari a

circa 100.000 copie. “Il Gazzettino” è un quotidia-no del Veneto e del Friuli - Venezia Giulia, ed è costituito da due dorsi: uno NAZIONA-LE, uguale per tutte le edizio-ni, ed uno LOCALE. All’interno del dorso NAZIO-NALE è inserito il terzo dorso dedicato al Nord-Est. L’edizione del Lunedì ha inol-tre, come secondo dorso, il

fascicolo sportivo Ognisport. STORIA “Il Gazzettino”, uno tra i più antichi quotidiani d’Italia, era inizialmente stampato su un unico foglio e aveva una diffu-sione locale. Sul giornale, per lungo tempo, furono pubblica-te novelle e romanzi a punta-

te. DATE… Nella storia del gazzettino ci sono alcune date importanti

da ricordare: 1887 Giampietro Talamini

fonda “Il Gazzettino” 1977 la sua sede viene sposta-

ta da Venezia a Mestre 1984 “Il Gazzettino” viene acquistato dalla SEP e gli im-

pianti vengono rinnovati LAVORO In tutte le sedi del giornale si contano 1400 collaboratori, 400 dipendenti e 150 giornali-sti, dei quali 50 lavorano a

Mestre. PAGINE E STAMPA Per costruire una pagina si usa la FOTOFORMAZIONE, che è la parte positiva (cioè al contrario) della pagina, forma-ta da un materiale molto resi-stente. Essa sarà ricoperta d’inchiostro e appoggiata alla pagina bianca. Dopodiché, le macchine porteranno le copie del giornale per farle diffonde-

re. Ognuna di queste macchine è formata da 4 colonne che stampano 1000 copie ciascuna

e utilizzano 4 elementi. Lo SVOLGITORE: esso svolge bobine di carta per la stampa che vengono agganciate ai gruppi stampati. Ogni notte vengono usati 30 rotoli di carta che pesano 12-13 quin-

tali ed ognuno è lungo 21 chilometri; I GRUPPI STAMPANTI: essi sono formati da 3 cilindri o-gnuno: uno per la carta, uno per l’inchiostro e uno per il timbro (ogni notte vengono utilizzati 500 litri di inchiostro

a base d’acqua); La PIEGATRICE: essa piega le coppie stampate e le prepara per essere trasportate dal

nastro trasportatore; Il NASTRO TRASPORTATO-RE: esso aggancia le copie pronte, per trasportarle, così

creando dei fori a piè pagina. COSTI La pubblicità, si dice, è l’anima del commercio. Anche ne “Il Gazzettino” occupa un posto importante. Ad esempio, nell’ultima pagina i costi della pubblicità sono molto alti: dai 24.000 ai 25.000 €. Il costo del giornale è di 1 €, ma nei giorni festivi il prezzo sale di 50 centesimi. Le copie rimaste invendute vengono conservate per altri 6 mesi e il loro prez-

zo è di 2,50 €. ORE I giornalisti, dopo la loro cac-cia di notizie, si riuniscono alle 11:00 e alle 14:00 per decide-re quali di queste pubblicare. La stampa viene ultimata verso

le 23:30. Classe 2A

Il Gazzettino di Venezia

Informazione

su stampa e tv IL GAZZETTINO DI VENEZIA TELEVENEZIA

Argomento

Talamini con la prima copia del Gazzettino. Il nome del giornale deriva da una antica moneta vene-

ziana

Page 3: il cittadino n.0

La linotype originale esposta nella sede di Mestre del Gazzetti-

no

Il nastro trasportatore

Civetta: titolo di un articolo che si trova all’interno del gior-

nale, contornato da una cornice. Contornato: titolo seguito

da una breve sintesi dell’articolo, presente anch’esso all’interno

del giornale; è così chiamato perché contornato da una corni-

ce. Corrispondente: giornalista inviato in altra sede, specie

all’estero, da dove invia regolarmente informazioni o articoli di

giornale. Cronaca bianca: la parte di cronaca che si occupa

dei problemi politico-sociali della città. Cronaca nera: la par-

te di cronaca che si occupa dei fatti di sangue. Emeroteca:

raccolta ordinata di quotidiani e periodici. Fondo: è un artico-

lo che espone le idee di chi scrive rispetto ad un argomento di

una certa importanza; viene chiamato anche editoriale. Free-

lance: il giornalista indipendente che vende articoli e servizi sia

ai giornali che alle agenzie, senza essere assunto da nessuna

testata. Giornale: pubblicazione a mezzo stampa di notizie e

commenti su fatti di cronaca, politici, economici, culturali, spor-

tivi, avvenuti il giorno prima o nei giorni precedenti. Giro di

nera: Lo effettua quotidianamente il giornalista telefonando

alle Questure, ai Commissariati, alle Caserme dei Vigili del

Fuoco e agli ospedali. Inviato: giornalista mandato in una

determinata località perché riferisca su avvenimenti di grande

importanza. Occhiello: frase, lunga non più di una riga, che

introduce l’argomento dell’articolo. L’occhiello è chiamato

anche sovratitolo perché è posto sopra il titolo. Pubblicista: categoria professionale di gior-

nalisti iscritti all'albo dell'Ordine Nazionale dei

Giornalisti. In genere, i pubblicisti sono colla-

boratori dei giornali, pur svolgendo una pro-

fessione diversa. Quotidiano: giornali che

esce ogni giorno, riportando notizie, com-

menti e informazioni di vario tipo. Si possono

distinguere in: Quotidiani d'informazione, Quoti-

diani economici, Quotidiani sportivi, Quotidiani

politici, Quotidiani locali. Redattori: nei giorna-

li, coloro che sono responsabili della raccolta,

scelta, organizzazione e stesura del materiale

da pubblicare. Reporter: giornalista che lavo-

ra fuori dalla redazione. Segreto professio-

nale: obbligo del giornalista di non rivelare le

informazioni aventi natura di segreto apprese

nell’ambito della sua funzione.

Piccolo Glossario Giornalistico

Il cittadino Pagina 3

Page 4: il cittadino n.0

Servizio: è un articolo lungo che prevede un approfondi-

mento dei fatti, con aggiunta di dati e testimonianze. Set-

timanale: pubblicazione che esce ogni sette giorni .

Sommario: brevissimo riassunto del contenuto

dell’articolo, posto sotto il titolo. Spalla: è un articolo di

opinione ed è il secondo per importanza. Testata: titolo

del giornale, posto in alto in prima pagina. Tiratura: nu-

mero di copie di una testata effettivamente stampate e

distribuite. Vignetta: disegno che si propone, attraverso

la satira, di denunciare i difetti di un personaggio, di un

ambiente o di una consuetudine sociale.

Classe 2A

Pagina 4 Il cittadino

La sala riunioni della redazione del Gazzettino di Mestre. Qui viene predispo-sto il menabò o scheletro vuoto del

giornale

In passato i giornali venivano tagliati e piegati a mano con l’ausilio di semplici

macchine

Le copie invendute o resi ritornano in sede. Qui i resi vengono stoccati e dopo qualche settimana se invenduti, finiscono

al macero

Page 5: il cittadino n.0

PARLIAMO DA GIORNALISTI!

IL GERGO A FUMETTI

P R E N D E R E

FLY

UN BUCO

GIRO DI NERA

Il cittadino Pagina 5

Page 6: il cittadino n.0

Pagina 6 Il cittadino

Informazione

su stampa e tv LA NOSTRA

EDICOLA Cosa si legge a Favaro I ragazzi guardano il Telegiornale?

Argomento

COSA SI LEGGE A FAVARO Intervista al gestore dell’edicola di piazza Pastrello

Signor Bruno da quanto tempo lei gestisce l’edicola di piazza Pastrello? “Io personalmente gestisco questa edicola da 5 anni, ma l’edicola esisteva già qui a Favaro nel

1945, cioè nel primo dopoguerra “. Come si diventa edicolanti e perchè? “Per aprire un’edicola bisogna ottenere una licenza comunale, in città ne viene concesso un numero limitato e di conseguenza deve essere acquistata da un altro edicolante che la cede per cessata attività, io l’ho acquistata nel 2002 dal mio predecessore, la signora De Masi. Ho scelto di fare quest’attività prima di tutto per curiosità, poi ho capito che poteva essere un servizio im-

portante”. Infatti, la sua attività è strettamente legata al territorio di Favaro e alla sua gente:

ha clienti fissi? “Sì. Proprio per i motivi che avete detto, in realtà, quasi tutti i miei clienti sono fissi perché abita-no qui; capitano comunque clienti occasionali perché l’edicola si trova su una strada di grande passaggio. Fra i clienti fissi, ad esempio, c’è un vecchio pensionato: il signor Giovanni, è il primo cliente della giornata, viene in edicola al mattino tutti i giorni e sempre alla stessa ora e acquista una copia del Gazzettino, scambiamo due parole, poi se ne va. Posso quasi dire che quando non

lo vedo mi chiedo se sta bene, per me è di casa”. Le sue vendite sono soddisfacenti? “Abbastanza. L’edicola è situata in una posizione favorevole, proprio in Piazza Pastrello: di fronte c’è il Municipio e proseguendo c’è il Centro commerciale La Piazza, quindi molta gente transita qui davanti a piedi e questo aiuta le vendite. Inoltre è facile rifornirla visto che si affaccia su via Triestina, la strada principale, e i furgoni che portano i giornali la raggiungono senza difficoltà. Di solito i quotidiani arrivano alle 6.30: una ditta di trasporti manda un furgone con i giornali fre-schi di stampa e contemporaneamente ritira le copie invendute del giorno prima che vengono

riportate nei depositi dei vari giornali e riciclate”. Quali quotidiani nazionali si possono trovare nella sua edicola e quali sono le testate

più vendute ? “Il giornale più venduto in assoluto è il Gazzettino, non solo nella mia edicola ma anche nelle altre edicole della zona. Ogni giorno ne vendo mediamente 200 copie, ma la domenica si può arrivare anche a 450-500 copie. Questo succede perché c’è solo un’edicola aperta di turno e

quindi tutti gli acquirenti sono costretti a rivolgersi allo stesso esercizio”. L’esposizione bene in vista di alcune testate, secondo lei, ne aumenta la vendita? “Non credo, i lettori acquistano i quotidiani locali perché sono particolarmente interessati alle notizie che li riguardano da vicino e chi acquista quotidiani diversi lo fa per scelta. Inoltre, io espongo tutti i quotidiani che ho in negozio e non solo quelli più venduti. Forse questo strata-

gemma potrebbe funzionare per riviste o altro, di sicuro non per i quotidiani.” Secondo lei, ci sono delle notizie che fanno vendere un maggior numero di copie

dei quotidiani? Ricorda qualche esempio? “Le notizie che fanno vendere più copie sono di sicuro quelle di cronaca. Non ne ricordo una in particolare che ha fatto aumentare la vendita dei quotidiani, ma certamente sono quelle che raccontano fatti accaduti proprio qui, nel nostro territorio o che ci riguardano direttamente… penso ad un incidente stradale accaduto qui a Favaro poco tempo fa: un ragazzo è deceduto

dopo un incidente in moto”.

Il titolare dell’edicola di

piazza Pastrello, signor

Valerio Bruno

G E R G

O DA GIO

R NA L I

STI

Page 7: il cittadino n.0

Ci pare di capire dalle sue risposte che nella sua edicola non ci sono richieste

particolari, giornali specializzati o stranieri.. “Esatto. Io non vendo nessun quotidiano straniero. Riguardo ad altri tipi di giornali, purtroppo è un dato di fatto che gli italiani in generale leggono poco, e Favaro non fa eccezione. Pochissime persone comperano più di un giornale al giorno. Oltre al quoti-diano locale, i clienti maschi acquistano giornali sportivi e le donne spesso giornali di

gossip. Quanto ai ragazzi, in base alla mia esperienza, non leggono proprio”. Secondo lei, perché in Italia si legge il quotidiano di meno che negli altri pae-

si europei? “Ripeto, di norma gli italiani leggono poco. Ultimamente la situazione è peggiorata per colpa dei Telegiornali e di Internet: il fatto di poter vedere le notizie in TV o di leggerle velocemente on line in tempo reale ha ulteriormente scoraggiato la lettura dei giornali. Secondo me, se posso fare una critica, i quotidiano parlano troppo di politica e di con-

seguenza manipolano la vendita, allontanano la gente”. Forse i quotidiani costano troppo? “No, io non credo sia questo il motivo, i quotidiani non costano troppo ripeto, è un

fatto d’abitudine: gli italiani leggono poco.” Lei ritiene comunque utile la lettura dei giornali, magari anche per noi ra-

gazzi.. “Certo, penso che in ogni caso è sempre utile leggere soprattutto perché ci si fa un’ idea della vita e si comincia proprio da ragazzi ... Magari sarebbe bello un quotidiano alla loro portata, che parli dei loro problemi e dia loro dei consigli, forse leggerebbero di

più.” Classe 2E

I PIU’ LETTI A FAVARO

Il Gazzettino di Venezia

Nuova Venezia

Repubblica

Corriere della sera

Gazzetta dello sport

Corriere dello sport

Tutto sport

Giornalismo televisivo Il linguaggio del giornalismo televisivo è più sintetico e immediato così il mes-s a g g i o è s u b i t o r i c e v u t o dall’ascoltatore; anche perché può es-sere ascoltato una sola volta al giorno, nelle fasce orarie più importanti, come quella del pranzo e della cena. Per rice-vere notizie da un telegiornale si usano due sensi: la vista, per osservare le immagini relative alla notizia, e l’udito per ascoltare la voce del giornalista che

ce la spiega.

Siete curiosi di sapere com’è per noi ragazzi il TG?

Eccovi serviti! Da un sondaggio svolto nella classe

2A abbiamo tratto le seguenti informazioni.

Molti preferiscono guardare il telegiornale piutto-

sto che leggere il quotidiano. La televisione, infatti,

è amata da tutti i ragazzi e il telegiornale ne fa par-

te. Non è solo questo però il motivo, anzi dobbia-

mo aggiungere altre caratteristiche che rendono il

telegiornale più accessibile: i servizi televisivi sono

accompagnati da immagini che noi riteniamo adatte

anche ai più giovani e che ne chiariscono il conte-

nuto; può inoltre esserci una musica di sottofondo

o una voce che fornisce ulteriori spiegazioni, in-

somma è molto più facile seguire il TG e prestare

attenzione costa meno fatica. Ai ragazzi piacciono

molto di più le rubriche sportive, alle ragazze quel-

le di gossip. I TG più seguiti sono il TG1 e Studio

Aperto, il primo probabilmente perché è chiaro e

completo, il secondo invece perché molto vario e

presenta anche servizi poco impegnativi, relativi alla

cronaca rosa. Naturalmente la maggior parte di noi

guarda il TG di sera, anche perché quasi nessuno

ha voglia di iniziare la giornata ascoltando le quota-

zioni della borsa di Tokio o i fatti di cronaca nera.

Riportiamo qui di seguito alcuni grafici.

Classe 2A

Giornalismo su carta stam-

pata Il linguaggio del giornalismo su carta stampata è più dettagliato e approfondito, ma per chi non ha voglia o tempo di leggere articoli di intere pagine di gior-nale può sempre leggere le più importanti, che si trovano nei tagli della testata. Può essere letto più volte in base alle esi-

genze del lettore.

Classe 2B

T I G A R B

A I L

T I G G

I’ ?

Il cittadino Pagina 7

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Pagina 8 Il cittadino

Argomento Informazione

su stampa e tv TELEVENEZIA Filma il BENESSERE

a SCUOLA

Notizie in diretta La giornalista di Televenezia Alessia Da Canal

realizza con le seconde un servizio sul benessere a scuola

I ragazzi delle classe seconde della Volpi hanno trascorso la serata del 26 dicembre 2007 davanti alla tv armati di registratori video - che novità - i ragazzi sono teledi-pendenti! E invece questa volta c’è di mez-zo uno scoop: Televenezia alle 21.00 ha messo in onda, all’interno del programma “Salute e benessere”, un servizio girato

alla Volpi sul tema del benessere a scuola. La giornalista Alessia Da Canal e il teleo-peratore Andrea Checconi hanno realizza-to il servizio in collaborazione con i ra-gazzi della scuola grazie al Progetto Citta-dino Amico, che quest’anno ha affrontato il tema dell’informazione giornalistica e

televisiva. L’esperienza ha entusiasmato i ragazzi che hanno avuto l’opportunità di prendere confidenza con le tecniche di ripresa e la conduzione di interviste in diretta, guidati dalla paziente regia di professionisti e-sperti. Ospiti illustri sono intervenuti ai due incontri organizzati a scuola: l’Assessore provinciale alle politiche edu-cative Andrea Ferrazzi e la professoressa Giovanna Lazzarin dell’Osservatorio con-

tro il bullismo, ex docente della Volpi. I temi affrontati sono stati molteplici, dal disagio tipico dei preadolescenti, alle diffi-coltà di relazione nei rapporti quotidiani a

scuola. Interessanti le domande rivolte dai ragazzi all’assessore Ferrazzi sulle motivazioni

che lo hanno spinto all’ impegno politico e

sociale “maturato - ha risposto l’assessore - in una famiglia dove, l’interesse verso gli

altri, meno fortunati, è stato di esempio”. La scuola, frequentata in un quartiere popo-lare di Mestre, ha fatto il resto perché conti-nua Ferrazzi “conoscere tanti ragazzi diversi mi ha posto davanti ai problemi della gen-te”. A conclusione degli incontri, la referente del progetto di Educazione alla cittadinanza, professoressa Martina Bettio, ne ha esposto le idee guida, sottolineando la centralità di tale tema all’interno di un Istituto che già da 10 anni organizza attività di educazione alla

pratica democratica.

Classe 2E

Alessia Da Canal, nata a Mestre (Venezia), è giornalista profes-sionista. Nel 1987 ha iniziato collaborando con un’agenzia che curava il tg per Teleregio-ne; poi per tre anni ha lavorato a Televenezia e per dieci a Te-lenuovo, collaborando anche con Tmc e Rds; nel 2004 è ri-tornata a Televenezia, dove per anni ha condotto il telegiornale. Attualmente si occupa del pro-gramma “Salute e benessere” e dal 2008 è direttrice del giorna-le “QuiRisparmio” a distribu-

zione gratuita.

Caricatura di Alessia e Andrea

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Il cittadino Pagina 9

Benessere a scuola: la 2B si interroga

1. Io sto bene a scuola quando Sento che i miei compagni sono miei amici. Imparo cose nuove. Gli insegnanti sono simpa-tici e comprensivi. ll metodo di insegnamento non è né permissivo né severo. Tra classe e insegnanti non si creano contrasti. Sto in com-

pagnia e mi sento parte di un gruppo. Sto male quando Sono preso in giro, I più grandi fanno i bulli con i più piccoli. Faccio una brutta figura da-vanti alla classe durante un’interrogazione, mi sento solo, Gli insegnanti scherzano di me

anziché rispiegare l’argomento. 2. I comportamenti dei compagni che mi fanno star bene sono quando nei miei

confronti si dimostrano Disponibili, scherzosi ma non offensivi, sinceri, pazienti, gentili, onesti, altruisti, teneri, premu-

rosi. I comportamenti dei compagni che vor-

rei cambiare Quando non ti accettano, sono presuntuosi, arroganti, impiccioni, dispettosi, violenti, sbruf-foni, fanno i bulli, criticano i pensieri altrui perché diversi dai loro, fanno baccano in clas-

se, vogliono fare sempre il capo. 3. I comportamenti dei professori che mi fanno star bene sono quando nei miei

confronti si dimostrano Sono pazienti e scherzosi, sanno trasmettere l’amore per la materia, alla fine della lezione

concedono cinque minuti di pausa/riposo. I comportamenti dei professori che vor-

rei cambiare: In generale dovrebbero dare meno compiti, mi

fanno sentire inutile, mi mettono in imbarazzo davanti alla classe, non si presentano con il sorriso, a volte sono

ingiusti. 4. Per migliorare il benessere a scuola si

potrebbe allungare la ricreazione e i momenti di discus-sione studenti/insegnanti, rendere l’ambiente pulito, eliminare il rientro, mettere degli arma-dietti personali per contenere il materiale sco-lastico,f are più esercitazioni in classe, aumen-tare l’obbedienza e diminuire la prepotenza, migliorare competenze e responsabilità degli

alunni.

Classe 2B

QUESTIONARIO

1. A Scuola, cosa ti fa stare bene e soprattutto,

cosa ti crea disagio? 2. Dei comportamenti dei compagni di scuola, quali ti piacciono e quali

cambieresti? 3. Ci sono atteggiamenti degli adulti che vorresti

cambiare? 4. Cosa faresti per ele-vare il livello di benesse-

re a scuola?

Classe 2B

La classe II B nel mese di Dicembre ha svolto al proprio interno un questionario, in prepara-zione all’incontro con alcuni giornalisti televisivi di TeleVenezia. Il tema affrontato è il benesse-

re a scuola e gli alunni della classe hanno risposto in questo modo.

FATTO!

In seguito alle nostre segnala-zioni ecco gli interventi attua-ti a scuola per il nostro benes-

sere

Tetto in eternit sostituito

Pulizia e cura degli ambienti ottenuta

Poggioli pericolanti sistemati

Impianto elettrico pericoloso

sostituito Banchi traballanti

ordinati Tensione con dei proff

risolta Graffiti sui muri e tavoli e “abuso

di gomme da masticare” non ancora aggiunto,

forse perché spetta a noi!

Classe 2B

Che attività vorremmo ripetere?

In ordine di preferenza

Canotaggio Orienteering Gite Del Progetto “Cittadino

amico” : Amnesty International Bosco di Mestre Concorso di lettura

“SBAM”

Page 10: il cittadino n.0

Pagina 10 Il cittadino

Per capire di più il fenomeno del bullismo abbiamo intervi-stato la professoressa Giovan-na Lazzarin, ex docente nella nostra scuola ed esperta di questo fenomeno; tra i suoi libri sull’argomento ricordia-mo il recente Attenti al lupo Aggressività e bullismo tra i gio-vani . Prof.ssa Lazzarin, cos'è il

bullismo? “Gli esperti a livello interna-zionale definiscono il bullismo come un' opera di aggressione da parte di un individuo più forte su quello più debole. Si può dire che nella scuola italia-na ci sia stato un numero piuttosto contenuto di casi di bullismo anche se i media ne parlano talvolta esagerandone

sia il numero sia la gravità". Come se ne sta parlando? Spesso si parla di bullismo in modo un po' troppo enfatizza-to e forse proprio per questo a volte vengono scambiate situazioni di difficoltà e disagi psicologici con manifestazioni

di bullismo. Quando si cominciò a stu-

diarlo? Il termine bullismo è nato in Norvegia per opera di uno studioso che indagava sulle

cause di suicidio di ragazzi di

15-16 anni; si è scoperto poi che dietro a queste tragedie c'erano spesso atti di bullismo. Una cosa molto importante è che questo fenomeno è sem-pre stato presente e lo è an-cora anche se in modo diverso rispetto ad un tempo. E’ sem-pre stato vero che gli adole-scenti si sono scontrati o presi in giro tra loro... era un modo per mettersi alla prova e per imparare a “stare al

mondo”. Che cos'ha di diverso il

bullismo attuale? “Di diverso oggi c'è il modo di reagire e la difficoltà maggiore è cercare di farlo in modo positivo, cioè senza avere paura e cercando di mantene-re una propria sicurezza di

fronte a queste situazioni”. Quali sono i motivi che possono scatenare delle

azioni di bullismo? “I motivi possono essere di-versi, un episodio che mi ha colpito particolarmente è stato quello di un mio alunno che reagiva al comportamento dei suoi compagni di classe con “pestaggi” e parolacce perchè si sentiva escluso; così lui comunicava agli altri il suo problema, ma nessuno cercava

di intervenire perchè tutti

avevano paura. E' evidente quindi che il bullismo non è mai un fatto individuale ma sociale. Dipende non solo dal “ bullo” e dalla vittima ma anche dalle reazioni di chi assiste agli episodi di bullismo. Si può dire che oggi questa situazione non è considerata così riprovevole se coloro che prevaricano gli altri in vari modi poi aspirano a finire su internet per mezzo di “youtube”; questo fenome-no deve far riflettere i genito-ri perchè sono loro che danno

i modelli di vita ai giovani”. Ha dei consigli da dare? “Darei un consiglio più che alle vittime e a chi pratica il bullismo, a chi assiste a questo atti, a chi sta attorno: non bisogna fare finta di niente, anzi bisogna intervenire, se-gnalare l'accaduto e sostenere la vittima per “denunciare”la

prepotenza del bullo”.

A cura della classe 2C

“Troppe volte la scuola è caricata di compiti che spetta-no ad altre istituzioni educati-ve, in primis la famiglia e la sola autorevolezza degli inse-gnanti non può arginare un fenomeno come questo. La scuola pertanto non va lasciata sola, c'è bisogno di una figura che aiuti e affianchi il ruolo

l'insegnante”. “Per questo motivo - continua Ferrazzi - è stato avviato il progetto “Stare bene a scuo-la”negli istituti superiori della

Abbiamo intervistato anche l’assessore alle Politiche edu-cative della provincia di Vene-zia, Andrea Ferrazzi, per capi-re quali azioni concrete stanno adottando le istituzioni per contenere il fenomeno del

bullismo. Innanzitutto egli ha definito il bullismo come una “serie di episodi ripetuti di violenza compiuta dai ragazzi verso i loro coetanei”; fatti spesso documentati nelle pagine di cronaca. Dice l’assessore

Provincia di Venezia che pre-vede l’apertura di sportelli nelle scuole gestiti da psicologi che offrono consulenza ai ragazzi e alle ragazze, ma an-

che alle famiglie e ai docenti”. Noi alunni delle medie ci chie-diamo tuttavia, se non sia il caso di intervenire prima, attraverso azioni di prevenzio-ne e sensibilizzazione dirette alla nostra fascia d’età, quan-do le difficoltà iniziano a mani-

festarsi. A cura della classe 2C

Attenti al lupo! Bullismo: cos’è e come difendersi

L’assessore Ferrazzi : “La scuola non va lasciata sola”

Argomento BENESSERE A

SCUOLA INCHIESTA SUL FENOME-NO DEL

BULLISMO

Il punto di vista degli

esperti Intervista alla

prof.ssa Lazzarin autrice del libro edi-to da Armando Bim-

bi

Il punto di vista delle

Istituzioni

La parola ad Andrea Ferrazzi assessore provinciale alle politi-

che educative

Page 11: il cittadino n.0

Il cittadino Pagina 11

Assessore Miraglia, cos’è

per lei il bullismo? “Possiamo dire che è la predi-cazione di un gruppo di più forti nei confronti di chi è più debole; è un fenomeno che unisce violenza e meschinità e che crea una connivenza nega-tiva dove vittime possono anche essere coloro che nel gruppo non hanno il coraggio

di ribellarsi.” Quali potrebbero essere le cause che determinano

questo fenomeno? “Tante e molto complesse: una società che ha in sé molti elementi di violenza, la caren-za di valori condivisi, la man-canza di chiari e seri riferi-menti su diritti e doveri, l’enfatizzazione che al livello multimediale viene data agli

atti di bullismo da parte di

coloro che lo praticano”. Ci sono stati casi gravi nel

nostro territorio? “Vi sono stati casi peraltro non numerosi, ma sono state anche individuate delle realtà dove il fenomeno potrebbe

svilupparsi”. Come sono stati affronta-

ti? “Con iniziative specifiche che hanno coinvolto la scuola, la famiglia, le istituzioni, le par-rocchie, i centri sportivi e altri luoghi di aggregazione dei ragazzi. Importanti sono state le iniziative di formazio-ne per comprendere il feno-meno e le sue cause al fine di attivare azioni concrete per combatterne la presenza e la

diffusione”.

In quale fascia d’età que-sto fenomeno è più svilup-

pato? “Nella scuola secondaria di primo grado e secondo gra-

do.” Quali iniziative sono state predisposte dal suo asses-sorato per valutare il feno-meno e impedirne la dif-

fusione? “Offerte di progetti specifici

per le scuole”. Quali consigli darebbe a

noi studenti? “Non aver timore di denuncia-re gli atti di bullismo, ma più in generale porsi di fronte alla vita con la consapevolezza del proprio valore di persona con amore per la cultura, l’arte e la scienza, con l’impegno per un progetto positivo di vita : in sostanza con la speranza che deve essere propria della giovinezza, sempre e nono-

stante tutto”. A cura della classe 2C

più grandi verso i più piccoli o i più indifesi. Per risolvere que-sto gravissimo problema la nostra scuola ha pensato alla formazione di speciali figure di allievi chiamati “operatori ami-ci”: due ragazzi e due ragazze eletti dai compagni con l'incari-co di sostenere i ragazzi in difficoltà, di promuovere as-semblee per parlare dei nostri problemi e cercare di trovare delle soluzioni condivise, per accogliere i ragazzi stranieri o inseriti da poco nell’istituto … insomma tutto ciò che può contribuire a rendere più pia-cevole o, per meglio dire, me-no dura la nostra vita a scuola. Quest'anno la nostra classe ha deciso di “fregare” sul tempo i politici veri ed ha indetto le sue elezioni alcuni mesi prima di aprile: a dicembre tutti i nostri

Che cos'é la scuola? Per la maggior parte degli studenti è un obbligo, un dovere, un impegno indesiderato... insom-ma un “giramento di pianeti”, non solo per le lezioni da seguire e i compiti da fare, ma anche per i problemi che pos-sono nascere in classe. Primo fra tutti il bullismo. Ne abbia-mo avuto conferma da una domanda che abbiamo posto ai nostri compagni: ”Cosa non ti fa stare bene in classe?” Sono saltate fuori molte rispo-ste, quelle più gettonate vanno dalle prese in giro dei compa-gni alla tensione scaricata su noi poveri alunni dai proff. stressati a causa di ragazzi un “po’ vivaci” di altre classi. Ma la cosa che ci ferisce decisa-mente di più sono gli atti di bullismo perpetrati dai ragazzi

candidati avevano già aperto la loro campagna elettorale per spiegare agli elettori il pro-gramma e convincerli che avrebbero avuto le qualità giuste per realizzarlo! Nicola, grazie al superamento di alcuni ostacoli incontrati nel suo percorso scolastico, avrebbe potuto capire meglio altri ragazzi che vivono lo stesso disagio; Asia, che non ha pro-blemi a socializzare ed è molto disinvolta, avrebbe agevolato le relazioni dei compagni più timidi e insicuri; Annamaria, da molti anni in Italia, ma di origi-ne albanese, avrebbe potuto accogliere altri ragazzi stranie-ri e spiegare loro il funziona-mento della scuola; Gjulio, ragazzo assai spigliato e di temperamento ottimista ed allegro, avrebbe esposto senza

L’assessore Miraglia

“Mai perdere il valore di sé come persona”

Il punto di vista

delle Istituzioni

La parola ad Anna Maria Giannuzzi Miraglia

assessore alle politiche educati-

ve del Comune di

Venezia

Il nostro punto di

vista

La parola ai ragazzi

Strategie di Benessere a scuola

Più benessere a scuola con gli Operatori-amici

soggezione ai professori i problemi più urgenti per poi negoziare possibili

soluzioni. Le elezioni sono andate molto bene e tutti i can-didati hanno ottenuto un grande successo; ora tocca la parte più difficile per tutti: mantenere le promesse! Ma noi siamo fiduciosi nelle qualità dei nostri politici e li soste-

niamo con forza.

Classe 2C

BULLO……….. MA A CHI !

Page 12: il cittadino n.0

Giovedì 13 marzo, giornata decisiva per la nostra indagine sul servizio mensa: dopo nume-rosi contatti con AMES l’Azienda del Comune di Vene-zia che si occupa – fra altri servizi al territorio – anche della ristorazione scolastica, otteniamo un appuntamento con la sig.ra Antonella Semen-zato, Responsabile per il Nord-Italia della SIARC, la società che ha vinto la gara d’appalto per la gestione del servizio nel Comune di Venezia. L’incontro avviene presso la Scuola Media Volpi grazie alla disponibilità del Presidente di AMES dott. Efsta-

thios Tsuropolis. La SIARC – Servizio Italiano Ristorazione Collettiva – con sede a Catanzaro, nasce negli anni settanta grazie ad una felice intuizione imprenditoriale del suo fondatore e attuale Presidente Giuseppe Albano e si sviluppa velocemente in un settore in crescita , ma ancora poco conosciuto. Anche Anto-nella Semenzato, dopo studi letterari, approda per caso al settore ristorazione frequen-tando corsi di formazione pri-vati – come lei stessa riferisce - solo da poco alcuni Istituti alberghieri hanno iniziato a strutturare percorsi didattici in

questo settore. Sig.ra Semenzato, quali caratteristiche hanno per-messo alla SIARC di vince-re l’appalto per la ristora-zione scolastica nel Comu-

ne di Venezia? “La Società ha soddisfatto pie-namente i criteri elencati da AMES. La gara d’appalto richie-deva la presentazione di un progetto interessante per il servizio e non solo una propo-sta economica. Infatti fra le caratteristiche richieste vi era-no : la competenza e la com-provata esperienza del diretto-re del servizio, la dimestichezza

con la gestione di alimenti biologi-ci, una organizzazione efficiente del personale nei diversi settori cucina, trasporto, tipo di fornitori e caratteristiche dei prodotti. SIARC ha lavorato per AMES anche in precedenza, ma la gara d’appalto viene riproposta ogni 4 anni, e AMES valuta con attenzio-ne le ditte in gara senza privilegia-re la continuità di rapporto, ma dando priorità alla bontà del

progetto presentato.” Come avviene nel concreto il

vostro lavoro? “Ci occupiamo di ristorazione, quindi il primo passo del nostro lavoro è il rapporto con i fornito-ri. Gli alimenti vengono consegna-ti nelle cucine dove vengono stoccati nei magazzini e nei frigo-riferi: la fornitura è giornaliera tranne per cibi non deperibili come la pasta. Le verdure arriva-no in genere ogni giorno, il pesce surgelato e la carne ogni settima-na. La selezione dei fornitori è molto severa perché teniamo molto alla qualità dei prodotti scelti con una campionatura – diciamo un assaggio. Inoltre i contratti sono di breve scadenza per mantenere sempre alto il controllo sugli alimenti che devo-no rispettare una scheda tecnica con elencate le caratteristiche: ad esempio prosciutto senza polifo-sfati, poco sale e così via. L’80% del cibo che voi consumate è

biologico. Il cibo viene poi preparato nelle cucine: le verdure mondate, lava-te ed asciugate in appositi macchi-nari e poi porzionate. E’ un lavo-ro lungo, infatti le cucine aprono verso le 5.30 del mattino. Noi gestiamo 6 cucine nel Comune per un totale di 8500 pasti al giorno. Le più vicine sono a Cam-palto e a Favaro presso la Scuola Fucini, ma ce ne sono a Marghera, Gazzera, Lido di Venezia, San Piero in Volta, solo il centro sto-rico di Venezia è escluso. Dalle cucine alle 11.30 ogni giorno

partono i furgoni per la conse-gna dei pasti nelle scuole. Per noi la scuola è un lavoro re-cente, ci occupiamo anche di mense ospedaliere e Istituti di pena. Il menu invece non è scelto da noi, ma l’azienda riceve le indicazione dall’ULSS 12, dove un’equipe di speciali-

sti ha predisposto i pranzi.” Quanti occupati ha la SIARC e quali mansioni

svolgono? “La SIARC dà lavoro a 300 persone fra cuochi, aiuto cuo-chi, personale di cucina, sco-dellatrici. I cuochi sono re-sponsabili del funzionamento delle cucine e del personale che dipende da loro, devono anche verificare il buon funzio-namento dei macchinari. Gli aiuti gestiscono la fornitura del cibo e il loro trasporto, man-tengono puliti i locali. Abbiamo poi un ufficio che organizza i turni delle scodellatrici e coor-

dina il lavoro”. In un lavoro così delicato, legato all’igiene e alla salu-te, quali sono i punti di

crisi? “Domanda appropriata. La SIARC è certificata HACCP: una sigla inglese che indica un certificato di garanzia della qualità del servizio. HACCP è un sistema di autocontrollo dell’azienda per mantenere sotto controllo la qualità dei prodotti ed evidenziare pro-prio i punti critici e le possibili soluzioni elaborate. Bisogna aggiornare continuamente delle schede tecniche riportan-do eventuali problemi e gli interventi attuati per risolverli. Ad esempio, per noi punti critici sono principalmente i frigoriferi, il cui funzionamento è controllato 3 volte al giorno, e il mantenimento della tem-peratura dei cibi durante e dopo la cottura e nel traspor-

to: questo per impedirne il

Cibo in viaggio Intervista alla responsabile del Servizio di ristorazione scolastica

della SIARC

Argomento BENESSERE A

SCUOLA INCHIESTA SUL SERVIZIO

MENSA

Intervista alla Sig.ra Antonella

Semenzato Responsabile SIARC del Nord-Italia Intervista a Valeria Campagnario scodellatrice

GNAM !

GNAM !

Pagina 12 Il cittadino

Page 13: il cittadino n.0

deterioramento; non a caso i cibi avanzati vengono buttati per evitare il consumo e il riutilizzo di alimenti non ben conservati. Poi vi sono controlli rigidi sul personale che deve rispettare tutte le norme igieniche neces-sarie a tutelare la salute dei

ragazzi”. Ringraziamo SIARC e AMES per tutti i chiarimenti ricevuti e concludiamo così la nostra inda-gine sul “cibo in viaggio”: il pran-zo è servito!

Classe 2E

NEW JOBS…!

Scodellatrice chi è costei?

Professione Scodellatrice. Tra le mille difficoltà che si incontrano al giorno d'oggi per inserirsi nel mondo del lavoro, ecco una nuova opportunità: fare la scodellatrice. Ma è davvero un nuovo modo di sbarcare il lunario oppure ci troviamo di fronte ad un vecchio mestiere camuffato da new job? L'etimologia della parola può aiutarci: scodellare secondo il mitico vocabolario della lingua italiana Devoto-Oli significa lette-ralmente “versare la minestra o altre vivande poco consistenti dalla zuppiera alla sco-della”, quindi la scodellatrice, nome derivato, è colei che versa il cibo nei piatti, am-pliando un po' il ruolo!.... Ma dove svolgono il loro lavoro queste figure professionali? Nelle mense naturalmente, principalmente all'interno delle scuole come la nostra in cui è previsto questo servizio. E quindi ora ne cerchiamo una: ore 13.10 di martedì

29 gennaio si va a pranzo con una curiosità nuova e non si tratta del menù. La parola passa a Valeria Campagnario, scodellatrice alla Scuola media Volpi, che gen-tilmente ha accettato di descrivere il “nuovo misterioso lavoro” e raccontarci la sua

esperienza.

Valeria Campagnario ha 53 anni e lavora come scodella-trice da 8, è stata assunta dalla SIARC nel 2000, la Società che ha avuto in appalto la gestione del servizio mense da AMES – l’Azienda del Comune di Venezia che si occupa

della ristorazione scolastica . “Per lavorare come scodellatrice – racconta Valeria - non è necessario avere un titolo di studio particolare: per me questo non è stato il primo lavoro, anni fa insegnavo ma sono stata licenziata e così mi sono ritrovata ad affronta-re il dramma della disoccupazione. Ora presto servizio in due scuole, alla media Volpi al martedì e alla Fusinato gli altri giorni, lavoro per un’ora, dalle 12 e mezza all’una e mezza: orari per me comodi, visto che ormai i miei figli

sono grandi e autonomi”. Valeria ci spiega che la condizione necessaria per poter fare questo lavoro è di essere una persona in buona salu-te, non affetta da malattie contagiose. Bisogna sottoporsi a frequenti controlli e aggiornare regolarmente il proprio libretto sanitario. Tutto ciò è obbligatorio proprio per evitare di trasmettere eventuali malattie agli altri. Questo lavoro, infatti, si svolge a contatto con il pubblico, spesso ragazzi o bambini, che devono essere protetti. Come precauzione si deve indossare un abbigliamento adatto, cuffiette, maschere, grembiule. Il cibo va servito con i guanti e solo il personale addetto ha accesso ai locali dove viene portato il cibo da servire in tavola. “Con la salute non si scherza” - continua Valeria – “le scodellatri-ci vengono spesso sottoposte a ispezioni improvvise e casuali per verificare la qualità del servizio e il rispetto delle norme igieniche. Il risultato dei controlli viene tabu-lato in un registro dove vengono riportate le irregolarità riscontrate: dopo alcuni avvisi, la scodellatrice che non

supera i controlli viene espulsa dal servizio. Questo, sempre per tutelare la salute degli utenti”. E il cibo? Da dove viene e come arriva scodellato

nei nostri piatti? Valeria sorride e risponde: “Il Centro di preparazione del cibo, nel nostro caso, è alla Scuola per l'infanzia Fucini dove vi trovano le cucine. Da qui, viene trasportato con un furgoncino fino alle mense, conservato dentro conte-nitori che ne mantengono costante la temperatura, e

tato con un furgoncino fino alle mense, conservato dentro contenitori che ne mantengono costante la temperatura, e quindi “scodellato”. Di solito noi lavoriamo in coppia con

turni di lavoro di un’ora”. Ma il cibo,.....come viene preparato il menù? “Non è compito delle scodellatici redigere il menù. Il menù è studiato per il benessere dei ragazzi da una dietologa, da un nutrizionista e approvato dal Comitato genitori, che ha il compito anche di fare ispezioni in mensa. La regola principale è preparare cibi nutrienti ma leggeri, facilmente digeribili,

perché i ragazzi poi devono riprendere a studiare”. I prodotti biologici, rientrano nelle scelte della gestio-

ne mensa? “Certo – dice Valeria - anche se costano il triplo dei prodotti normali e qualche volta allontanano i ragazzi perché il loro aspetto esteriore in genere è meno bello rispetto al non bio-

logico e i bambini spesso si fanno condizionare da ciò”. Perché alcuni di noi hanno “pasti speciali”? “Qui alla Volpi ci sono una decina di “pasti speciali” come li chiamate voi: vengono preparati per i ragazzi affetti da gravi allergie e intolleranze alimentari certificate dal medico. Nelle cucine alla Fucini c’è addirittura un forno non termoventilato dove si cuociono solo i pasti per i celiaci così da evitare con-taminazioni con farine normali. Inoltre si servono pasti senza

carne di maiale per i ragazzi musulmani”. A proposito di cibo: dove finisce quello che non man-giamo – in realtà gran parte di quello che ci viene da-

to? Si può contabilizzare lo spreco? “Le scodellatrici hanno l' obbligo di gettarlo via. Io penso che si potrebbe destinare parte del cibo ai canili separando con cura verdure e resti di carne, ma per ora non è permesso. Quanto all’ultima domanda, non so rispondere con precisione perché i pasti distribuiti non corrispondono a quelli davvero consumati: spesso il cibo servito viene buttato senza un assag-gio. Dipende anche dal menù: alcuni cibi particolarmente gra-diti spariscono in un attimo, altri vengono rifiutati e rimango-no nei contenitori come le minestre e le verdure. Forse alcuni piatti andrebbero sostituiti per assecondare un po’il gusto dei giovani … ma la cosa peggiore è vedere che alcuni ragazzi non solo non mangiano quasi nulla, ma giocano con il cibo e que-

sto è triste...” Inchiesta a cura della classe 2E

GNAM !

Il cittadino Pagina 13

Page 14: il cittadino n.0

OLOCAUSTO: di origine greca, la parola significa SACRIFICIO. Viene utilizzata in ambito religioso per indicare i riti messi in atto volonta-riamente dal credente per entrare in contatto con la divinità utilizzan-do offerte. Il sacrificio estremo è l’offerta con-sapevole della propria vita in nome della fede, in tal senso la parola olo-causto si ricollega al ter-mine MARTIRIO. SHOAH: di origine ebraica, la parola signifi-ca CATASTROFE. Il termine indica la di-struzione totale derivata da eventi naturali dram-matici di cui l’uomo è testimone incolpevole e innocente. Gli ebrei uti-lizzano il termine Shoah per indicare gli eventi della seconda guerra mondiale per sottolinea-re la loro estraneità a quanto subito, vissuto come una calamità da cui non ci si può difende-re. GENOCIDIO: di origi-ne greca, la parola signifi-ca distruzione pianifi-cata di un popolo Il termine ha valenza giuridica e nei trattati internazionali in senso stretto viene utilizzata solo nel caso della ster-minio degli ebrei inno-centi e inermi, pianificata per motivi razziali. Si discute la possibilità di applicare il termine an-che allo sterminio degli Armeni da parte dei

Turchi, ma la popolazio-ne armena occupava un territorio definito e op-poneva resistenza politi-ca, aspetti assenti nel caso degli ebrei. LAGER: di origine te-desca, significa MA-

GAZZINO. Il termine indica i campi recintati costruiti per confinare gli oppositori del nazismo con lo sco-po di rieducarli. Vennero rinchiusi nei campi oppo-sitori politici e persone considerate nocive per la società tedesca come Rom, testimoni di Geo-va, ebrei, omosessuali, apolidi, criminali comuni e malati mentali, comuni-sti e prigionieri di guerra di diversa nazionalità. La rieducazione avveniva attraverso il lavoro, i prigionieri infatti veniva-no sfruttati come mano-dopera gratuita fino alla morte per stenti. Alcuni campi erano riservati allo sterminio pianificato. I Lager più famigerati erano presenti sul terri-torio di Germania, Au-stria e Polonia, come Mauthausen, Auschwitz, Treblinka, Dachau. In Italia funzionarono i campi di concentramen-to di Fossoli (frazione di Carpi) Borgo San Dal-mazzo, Bolzano e la Ri-siera di San Sabba. 27 GENNAIO GIORNO DELLA MEMORIA: nel giorno della liberazione di Au-schwitz da parte delle truppe sovietiche, dal

2001 si ricorda la Shoah con dibattiti, film, letture per continuare a riflette-re. Le linee guida della legge che ha istituito il giorno della Memoria sottolineano l’importanza della testi-monianza e di un ricordo reso vivo anche attraver-so espressioni artistiche. GIUSTI: per gli ebrei, tutti coloro i quali, indi-pendentemente da na-zionalità, religione, citta-dinanza, hanno salvato dallo sterminio gruppi di ebrei rischiando la loro stessa vita.

Classe 1A

Le parole dello sterminio

Scarpe di deportati nel Museo della Me-moria di Mauthausen

“Se comprendere

è impossibile,

conoscere è

necessario, perché

ciò che è accaduto

può ritornare, le

coscienze possono

nuovamente

essere sedotte ed

oscurate: anche le

nostre”

Primo Levi

27 Gennaio GIORNO DELLA

MEMORIA I DIRITTI NEGATI BAMBINI DELLA

SHOAH: TEREZIN

Argomento

Pagina 14 Il cittadino

Page 15: il cittadino n.0

In Boemia c' è una strana città chiamata Terezin che si trova

a sessanta chilometri da Praga . E' una città chiusa da mura fortificate, sorta 200 anni fa per volere dell' imperatore Giusep-pe II d' Austria. Doveva essere una fortezza , invece è diventa-ta una prigione. Ancora oggi pesa come un'ombra. Il ghetto-Terezin, durante la guerra, era la città della fame, della paura e dell’inganno: una stazione-vetrina nel percorso tracciato verso la morte, dove portare gli stranieri in visita e negare le calunnie sulla barbarie nazista. Qui venivano rinchiusi artisti e musicisti costretti ad esibirsi per gli occupanti. Qui, all' ini-zio, venivano convogliati gli ebrei della Boemia e della Mo-ravia, poi di tutta l' Europa e da

lì mandati verso l'est , nei gas e nei forni di Auschwitz. Qui erano rinchiusi, all’inizio, i bambini. I bambini non sape-vano nulla… a Terezin non si stava poi così male. Poi con il tempo, guardandosi attorno, cominciarono rapidamente a capire lo strano mondo in cui erano costretti a vivere e a morire. Vivevano soli, tra portoni e cortili: il loro mon-do era un mondo di colori e di ombre, di fame e di spe-ranza. A 14 anni dovevano lavorare nelle officine, i più piccoli frequentavano la scuo-la: giocavano, studiavano e disegnavano aiutati di F.D. Brandeis, pittrice e insegnante di disegno, per tre o sei me-si , per uno o due anni, dipen-deva dalla fortuna di ciascuno

perché i convogli continuavano ad arrivare e a partire, verso

est, verso il nulla . Quindicimila bambini vissero a Terezin e solo 732 di loro fecero ritorno. Disegni e poe-sie è tutto ciò che è rimasto di loro. Alcuni disegni recano la firma, l'anno, il gruppo e l'ora. Di altri è possibile venire a sapere, il numero di trasporto a Terezin e ad Auschwitz, la data della morte. Nella maggior parte dei casi il 1944, il penulti-

mo anno di guerra. Ma i loro disegni e le loro poe-sie ci parlano, sono la loro voce che si è conservata, la voce della memoria, della veri-tà e della speranza: così hanno

vinto la morte. Classe 1A

bambini di Terezin decise di riunirli e dare loro aiuto. Incontri annuali, dibattiti, scuola, lavoro, Mayer costruì insieme ai suoi ragazzi una famiglia di 732 componenti. Da allora, ormai adulti e spar-si per il mondo libero, i Boys hanno continuato a sostenersi e di questo Mayer, oggi 95enne, è orgoglioso. Ne hanno fatta di strada: Kurt Klappholz docente universita-rio alla London Scholl of Lon-don, Roman Halter architetto progettista del Memoriale dell’Olocausto in Israele, Ben Helfgott sportivo olimpionico britannico premiato dalla regi-na. Ed è proprio Helfgott che oggi tiene i rapporti con gli altri, in una specie di network globale. Avrebbero potuto perdersi, invece i Boys di Te-rezin ce l’hanno fatta grazie al loro sentirsi “comunità” dalle baracche del lager al mondo

libero.

E’appena uscito in Germania il libro dello storico britannico Martin Gilbert intitolato “Erano i Boys. La storia di 732 g i o v a n i s o p r a v v i s s u t i

all’Olocausto”. L’opera raccoglie le testimo-nianze dei sopravvissuti di Terezin, il lager dei bambini situato nell’omonima fortezza alle porte di Praga. Tuttavia, questo non vuole essere l’ennesimo libro sullo stermi-ninio, ma la storia del ritorno alla normalità di un gruppo di orfani di guerra che hanno ritrovato la forza di vivere grazie alla solidarietà e al loro legame. Il termine Boys, con cui i sopravvissuti e le soprav-vissute di Terezin, chiamano loro stessi, è un’invenzione di Paul Yogi Mayer, atleta berli-nese di grido, che nel 1938 fuggì in Gran Bretagna dopo l’esclusione dalle Olimpiadi per motivi razziali. Nel 1945, commosso dalla storia dei

Qui non ho visto sorrisi

Paul Yogi Mayer e i 732 Boys of Terezin

Noi e la Shoah

Noi ragazzi della 1A abbiamo dodici anni al

massimo, siamo nati nel 1996 più o meno e della Shoah non conosciamo niente. Però sappiamo

con quel tipo di conoscenza che nasce

dal cuore che i bambini sono tutti uguali. Non perché c'è scritto nelle leggi, nella Costituzione

o nella testa delle persone che “pensano“, ma per il modo in cui i

bambini vedono il mondo: i bambini di

fronte ad un prato verde si mettono a correre, gridano per la felicità senza motivo; per i bambini la felicità è

sempre gratis e se nella corsa incontrano un

albero si trasformano tutti in scimmie oppure

in piloti spericolati.

Ecco perché Jona che visse davvero nella

balena e i bambini di Terezìn ci hanno colpiti dentro: sono veri e noi avremmo potuto essere loro. Uccidere è orribile ma uccidere i bambini è “peggio“: è assassinare il

Futuro e la Felicità.

Iris, Teddy, Dagmar, Anna, Pavel, Ruth,

Miroslav, Anita o Giulia o Silvia o Antonio o Matteo o Jacopo o Elena o Giovanni o

Chiara ……………

Liste di nomi

I nostri

Il cittadino Pagina 15

Lo storico inglese Martin Gilbert, biografo di Chur-c h i l l e s t u d i o s o dell’Olocausto. Ha pub-blicato di recente il volu-

me sui ragazzi di Terezin

Page 16: il cittadino n.0

In un Mondo Chiuso

I Bambini di Terezin

Pagina 16 Il cittadino

Pavel17.01.1929-29.09.1944Hanus12.07.1929-10.12.1944Eva15.05.1929-

29.09.1944Hanus12.07.1929-10.12.1944Eva15.05.1929-18.12.1943Franta04.-

28.10.1944Alena24.9.1926-sopravvissutaRuth24.08.1930-18.05.1944 Miroslav30.03.1932-

Che giallo che giallo, volava in alto leggera, sicu-

ra sicura, il suo ultimo mondo voleva

baciare. ... Quella di allora è stata l'

ultima. Non vivono farfalle qui, nel ghetto

Qui devo abitare? Ma è

sudicio! Il pavimento è solo terric-

cio, e qui dovrei sdraiarmi?

Ma come, potrei

sporcarmi! ... Orribile questa Terezin.

Quando a casa si torna

proprio non lo so.

Ma la morte sta d' ovunque, falcia tutti in ogni caso,

anche quelli che portano la puzza sotto il naso.

... Una volta ero bambino,

tre anni fa. Quel bimbo sognava altri

mondi. Ora non sono più bambi-

no. Ho visto il rosso porpo-

ra, ormai sono cresciuto,

la paura ho conosciuto...

e una mano dolce che proteg-

ga gli occhi dagli orrori di giorno osserva-

ti. Anche al ghetto è buono il

buio per gli occhi stanchi, tutt' il

giorno desti...

Piccolo giardino pien di rose, profumato,

stretto sentierino a passeggio va un piccolo

bambino,bellino,

come un boccio che si

schiude e quando il boccio si aprirà

il bambino non ci sarà.

Verrà il giorno che volerò

via libero da catene del corpo, là sarò libero e spazierò, libera sarà anche la terra

mia. Oggi è piccola. Un pugno

di sogni supplisce gli spazi, appare nei giorni penosi tra l' ira della guerra e gli stra-

zi.

... “Mammina cullami, sono foglia

cadente, vedi, mi rannicchio, ho tanto

freddo!”...

Il vento canta tra le chiome degli alberi

un triste canto pieno di nostalgia:

casa mia, casa mia,

ma il tempo non passa mai…

Page 17: il cittadino n.0

Argomento

27 Gennaio

GIORNO

DELLA MEMORIA

I DIRITTI NEGATI

C’è una radio nel

lager!

RADIO CATERINA E RADIO MIMMA

voci di speranza dal lager

Internati militari (Italienische Militär-Internierten) furono denominati i soldati ita-liani catturati nel settembre 1943 dopo la proclamazione dell’armistizio. I tedeschi non vollero qualificarli come “prigionieri di guer-ra” per sottrarli così al controllo e all’assistenza degli organi internazionali pre-visti dalla convenzione di Ginevra del 1929. Hitler li considerava vittime predestinate al “castigo esemplare” in quanto rei di essere venuti meno al patto di alleanza, che era in realtà un rapporto di soggezione alla Germa-nia. Seicentomila uomini e forse di più: uffi-ciali, sottufficiali, soldati, medici, cappellani militari furono chiusi nei carri ferroviari e trasferiti nei campi della Polonia e della Ger-mania a lavorare come schiavi nelle miniere

e nelle fabbriche di guerra. Più di quarantamila morirono di fame, di malattia (come ad esempio la tubercolosi), per sevizie ed esecuzioni o sotto i bombar-damenti. Il dato macroscopico che caratte-rizzò la vicenda dei militari italiani internati nei lager fu il loro massiccio rifiuto di com-battere e di collaborare con i tedeschi e con i fascisti. Il NO che li trattenne prigionieri in Germania, e che molti pagarono con la vita, fu un atto volontario e consapevole. E’ a questa consapevolezza che si legano le storie

di Radio Caterina e di Radio Mimma. Radio Caterina nasce nel campo di prigionia di Sandbostel nella Germania nord-occidentale non lontano da Brema nella Bassa Sassonia, in un terreno paludoso, fuori mano, situato tra l’Elba e il Weser. Fu co-struita di nascosto da alcuni ufficiali dell’esercito italiano con materiali poveri facilmente reperibili come ad esempio sta-gnola, cartine dei pacchetti di sigarette, cera delle candele, grafite delle matite, filo di rame (sottratto di nascosto dalla dinamo della bicicletta del postino tedesco), scatole di latta (usate come cuffie di ascolto), mone-te di rame, liquido dei sottaceti (procurato grazie ai prigionieri francesi che erano assi-stiti dalla Croce Rossa internazionale e quin-di godevano di un trattamento migliore a

differenza degli italiani). Inizialmente la radio era alimentata dall’illuminazione elettrica delle baracche, in un secondo tempo, quando i tedeschi venne-ro a conoscenza dell’esistenza della radio, fecero togliere l’illuminazione elettrica dalle baracche degli italiani e la radio fu alimentata indipendentemente da una pila costruita sempre in modo artigianale, utilizzando acidi sottratti in infermeria sempre dal gruppo italiano, inventando reumatismi e malesseri Pagina 16

vari per farsi ricoverare. Attraverso Radio Caterina si poteva ascoltare Radio Londra e questo avveniva tra le 21 e le 23. Le notizie venivano lette al mattino suc-cessivo da due ufficiali che passavano il bollet-tino ai lager confinanti dopo averlo tradotto in

inglese. Radio Mimma, simile a Radio Caterina, aveva la possibilità di ricevere anche le onde corte e fu costruita successivamente nel campo di Fallingbostel, sempre nel nord della Germania, quando quasi tutto il gruppo di Radio Caterina fu qui spostato. Le onde corte permettevano l’ascolto della stazione partigiana Italia Combat-te. Entrambe le radio potevano essere com-pletamente smontate per sfuggire alla ricerca della Gestapo, in questo modo tutti i tentativi di scoprirle furono sempre elusi e per più di 12 mesi queste furono le uniche voci della verità e della speranza per centinaia di perso-ne che oltre a vivere in condizioni precarie, erano anche all’oscuro di ciò che stava acca-dendo nel

mondo.

Le copie di radio Caterina e radio Mimma si trova-no al museo dell’Internamen-

to di Padova.

Classe 3A

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27 Gennaio GIORNO DELLA

MEMORIA I DIRITTI NEGATI L’uso della radio nella scuola fascista

Argomento

“Ogni villaggio deve avere la sua radio”, queste parole, pronunciate da Mussolini nel luglio del 1933 per pubblicizzare un apparecchio radiofonico (Radiorurale) a prezzo imposto destinato alle zone di riunione collettiva, ispirarono il progetto Ente Radio rurale, voluto dal Ministero dell’Educazione Na-

zionale, dal Partito Nazionale Fascista e dal Ministero delle comunicazioni. Il progetto intendeva sfruttare le opportunità di formazione a distanza messe a disposizione della radiofonia al fine di omogeneizzare anche le più remote scuole primarie ai rituali e ai contenuti

dell’educazione fascista, sintonizzando tutti gli alunni in un ascolto simultaneo. Le trasmissioni scolastiche iniziarono nell’aprile del 1934 a cadenza trisettimanale (lunedì, mercoledì e sabato dalle 10.30 alle 11.00). Ad un primo momento di preparazione all’ascolto gestito dal do-cente, seguiva un momento centrale in cui era protagonista la radio e un ultimo momento di scrittu-

ra del contenuti dei programmi. Una preziosa documentazione di tutto ciò è custodita presso il Fondo Materiali Scolastici dell’archivio storico Indire. Questa documentazione, diciotto quaderni provenienti dall’intero terri-torio, permette di ricostruire i contenuti della programmazione e le attività che gli insegnanti faceva-

no seguire agli ascolti, in un periodo di tempo che va dal 1934 al 1938. Si riportano qui alcuni esempi.

La radio nella scuola fascista Nel 1933, prima ancora dell’invenzione del pc, l’educazione a di-

stanza si faceva con la radio

Marzo 1937 – “Nella mia scuola c’è la Radio. L’altoparlante è sulla cattedra, sotto ai ritratti del Re e del Duce. È un piccolo quadrato, in mezzo a un buchino dal quale si sentono tutte le voci del mondo intero. La Radio fu inventata dal grande italiano Guglielmo Marconi. L’Italia oltre ad essere bella e grande ha anche molti genii» - Alunna Adelma Roi, IV classe, scuola elementare «Antonio Pro-volo» di Verona

«9 dicembre 1936 – Stamattina la radio c’ha trasmesso un bel disegno: un idrovolante. È impossibile dire della nostra curiosità quando l’apparecchio ci detta i punti e la gioia nostra quando unendo i punti ci appare il disegno! Tornati in classe abbiamo rivolto un pensiero di gratitudine al Duce, che volle nelle scuo-le “la radio rurale” perché educasse l’animo di ogni fanciullo italiano» Alunna Giovanna Panzetti, V classe, scuola elementare di Cuorgnè (AO)

- 1° marzo 1937 – “Questa mattina la radio rurale per celebrare la fondazione della MVSN ha trasmesso delle bellissime radioscene, dedicate alla conquista della A.O. […] Questa trasmissione mi com-mosse assai e fece crescere sempre più nel mio cuore di Piccola Ita-liana l’amore per la mia cara Patria che ora è un Impero per opera del Duce che l’ha guidata e sempre la guiderà verso i suoi fulgidi destini, e fece nascere in me il desiderio ardente di fare qualche cosa per la sua grandezza. Quando sarò donna, come le madri spartane, sarò orgogliosa di dare molti difensori alla mia patria»

Alunna Giovanna Panzetti, V classe, scuola elementare di Cuorgnè (AO)

«4 maggio 1938 – Hitler ieri passò da Firenze per andare a Roma, la città era tutta imbandierata con bandiere tedesche e italiane. […] Si sentì alla radio una gran confusione. È la folla che attende il Duce e il Führer al Vittoriano. Gran-di acclamazioni: – Evviva il Duce! – Evviva Hitler! – Evviva il Duce! – Evviva Hitler! A me mi pareva proprio di essere in mezzo a tutta quella gente» Alunno Romano Donnini, III classe, scuola elementare «Edmondo De Amicis» di Firenze

Classe 3A

Pagina 18 Il cittadino

Page 19: il cittadino n.0

Caso Afghanistan

I medici di Emergency in prima linea

Diritti umani e Globalizza-

zione EMER-

GENCY e il caso Af-

ghanistan: medici in

prima linea

Argomento

Anche quest’anno la nostra scuola ha aderito al pro-getto “Cittadino Amico”. L’argomento proposto alle terze è stato il tema della tutela dei diritti umani nelle aree di conflitto con focalizzazione sull’operato di Emergency in Afghanistan. Abbiamo assistito ad una “lezione” speciale tenuta dal dottor Luigi Alessio, neurochirurgo dell’Ospedale di Padova, specializzato in chirurgia spinale, che ha aperto nel 2006 il primo reparto di neurochirurgia a Kabul nel locale ospedale di Emergency, Durante l’incontro il dottor Alessio ci ha spiegato che Emergency è un’associazione non governativa fondata nel 1994 dal dottor Gino Strada, Emergency opera in Stati come Sudan e Afghanistan, Paesi nei quali sono stati da poco introdotti all’interno degli ospedali, reparti come quelli di cardiochirurgia pediatrica e neurochirurgia. I medici di Emergency non solo si fanno carico di istituire ospedali e offrire assistenza medico-sanitaria, ma istruiscono persone del luogo per fare in modo che gli ospedali siano ge-

stiti anche e soprattutto da personale locale in modo autonomo. Il dottor Alessio si è recato in Afghanistan, e più precisamente nell’ospedale di Kabul, in due periodi diversi del 2006. Il primo soggiorno di due mesi aveva lo scopo di conosce-re il luogo e le esigenze medico-sanitarie, i succes-sivi tre mesi per il lavoro vero e proprio. Si è occupato della realizzazione del reparto di neuro-chirurgia in toto, dall’acquisto della strumentazione all’avvio operativo delle sale, compresa la degenza post-operatoria e la riabilitazione, fondamentale per interventi di questo genere, coronando così un suo sogno: essere medico di Emergency e aiutare chi aveva davvero bisogno della sua competenza. Questo sogno per il dottor Alessio è cominciato con una visita ad un sito Internet nel quale Gino Strada cercava medici con la sua specializzazione per una missione in Afghanistan. Si è recato a Mila-no per il colloquio di selezione per poter avere il

posto subito e partire.

Il dottor Luigi Alessio, neurochirurgo all’ospedale di Padova, ha aperto il primo re-parto di neurochirurgia in Afghanistan. L’ospedale di Emergency a Kabul è diventato quindi il punto di riferimento per i pazienti di un’intera area geografica dove questo servizio era prima assente. La maggior parte degli interventi chirurgici hanno come pazienti i

bambini, devastati dalle mine giocattolo. L’ospedale di Emergency

a Kabul

I Il cittadino Pagina 19

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E così è stato: Gino Strada necessitava di un neurochirurgo spinale e fra i candidati ha scelto proprio il dottore padovano che soddisfava i principali requisiti richiesti: grande esperienza, buona conoscenza della lingua inglese, capacità di operare in situazioni di emergenza, motivazione e adattabilità. La posta era alta: in Afghanistan fino a poco tempo fa non era conosciuto il termine neurochirurgia e i pazienti con frattura alle vertebre

rischiavano la morte. Attualmente, Emergency in Afghanistan gestisce tre ospedali che ha costruito situandoli, strategicamente, al nord, al centro e al sud del Paese. Oltre agli ospedali principali ha attivato molti centri di primo soccorso nelle aree più impervie, con particolare attenzione ai reparti maternità e pediatria. Negli ospedali di Emergency non c’è alcun genere di discriminazione politica, etnica o fra i sessi, inoltre l’assistenza sanitaria è gra-tuita, ma la situazione continua ad essere drammatica. Si com-batte ininterrottamente dal lontano 1978 e il terreno è rico-perto di mine antiuomo che disseminate a migliaia sull’intero territorio tolgono la vita e la felicità a tantissimi bambini inno-

centi. Il dottor Alessio ci ha fatto vedere numerose diapositive e un video che ritraggono le vittime delle bombe, il bellissimo, sep-pur desolato, paesaggio dell’Afghanistan, l’ospedale pubblico di Kabul, in completo stato di degrado, e quelli costruiti da Emer-

gency. Circa i motivi della sua scelta coraggiosa ha detto queste paro-le, che vogliamo usare come conclusione. “Conoscevo da tem-po Emergency e l’attività di Gino Strada che ammiro moltissi-mo e considero un vero eroe dei nostri giorni. L’esperienza diretta mi ha arricchito facendomi conoscere ancor meglio l’associazione e portandomi a riflettere sulle cose che vi ho raccontato. Succedono purtroppo tutti i giorni così vicino a noi e non possiamo assolutamente dire: - Questo non mi riguarda - oppure - Io non posso fare nulla…- . Sono fermamente con-vinto infatti, che dobbiamo ricordarci di queste persone tutti i giorni anche adottando stili di vita diversi, ad esempio non diventare correntisti di una banca che promuove il traffico di armi, oppure comperare prodotti equo-solidali o dare un con-tributo per incentivare il recupero di queste popolazioni detur-pate nel fisico e nell’anima. Sono piccole cose ma, se fatte con costanza e rispetto da più persone, possono contribuire a cam-

biare le sorti del mondo”. Classe 3B

L’Afghanistan in cifre

1978 –88 Guerra contro l’occupazione russa

1988-98 Guerra civile fra fazione ed etnie

1998 I Talebani al potere

2001 Guerra ai terroristi di Al Queda – le truppe americane sbarcano nel

paese 2008

La guerra continua attualmente

1/3 della popolazione afghana è

mutilata dalle mine antiuomo

Gino Strada fonda nel 1994 Emergency, ONG specializ-zata in interventi di medicina d’urgenza nelle aree in con-flitto. Emergency è attual-mente presente anche in Sudan, Iraq, Cambogia e si finanzia con donazioni priva-te e grazie al sostegno di soci volontari. Il progetto E m e r g e n c y n a s c e dall’esperienza sul campo fatta da Strada come medico della Croce Rossa interna-zionale, ma i principi sono innovativi. Emergency co-struisce ospedali e garantisce assistenza d’alta qualità an-che quando l’emergenza si conclude: lo scopo è quello di formare personale locale in grado di gestire in modo

autonomo le strutture. Strada da anni si batte con-tro la produzione delle mine antiuomo, in particolare quelle giocattolo, è scrittore

apprezzato e conferenziere.

Mappa dei paesi in cui opera Emergency

Pagina 20 Il cittadino

Page 21: il cittadino n.0

PAROLE E IMMAGINI SULL’AFGHANISTAN

in viaggio fra libri e film

Diritti umani e Globalizza-

zione IL CASO AFGHANI-

STAN Viaggio nella letteratura

Argomento

IL CACCIATORE DI AQUILONI di Khaled Hosseini

“ Esiste un modo per tornare ad essere buo-ni”….Questa frase udita al telefono riporta Amir alla sua infanzia in Afghanistan, una vita spensierata fino a quando, dopo la gara di aqui-loni, non accadde ciò che separò Amir e Has-san per sempre. Con l’arrivo dei sovietici anche Amir e il padre Baba sono costretti ad andarse-ne in America alla ricerca di un'altra vita, mi-gliore e libera, ma niente è come prima. Amir un giorno riceve una telefonata: il suo passato

darà senso al suo futuro. Un libro molto forte e commovente che parla della triste realtà dell’Afghanistan, paese un tempo ricco di sorprendenti bellezze. La lettu-ra è appassionante perché lascia con il fiato sospeso e la trama è imprevedibile, anche se è sicuramente una lettura difficile e cruda nei contenuti.

LA DANZATRICE BAMBINA di Anthony Flacco

Zubaida ha nove anni e vive in villaggio disperso nelle terre aride dell’Afghanistan, ma è una bambina spe-ciale: vive la passione per la musica

come un istinto naturale e irresistibile. Un giorno, a causa di una stupida distra-zione, rimane vittima di un terribile incidente domestico riportando gravissi-me ustioni su tutto il corpo. Dopo l’incidente Zubaida si trova a combatte-re contro la morte, fino a che, grazie all’aiuto di due medici americani, riesce ad essere trasferita negli Stati Uniti e la

sua vita cambia… L’aspetto più sconvolgente è la consape-

volezza di leggere una storia vera. Questo libro, particolarmente appassio-nante ed emozionante, presenta in mo-do realistico le condizioni di vita in Af-ghanistan, durissime per una donna,

terribili per una bambina malata. Ho ammirato la forza d’animo con la quale Zubaida vuole vivere e tornare a sentirsi la musica dentro, l’amore del padre disposto a tutto per salvarla e la tenacia di coloro che non si sono arresi di fronte alle mille difficoltà e hanno le

hanno una teso una mano.

F I L

M

T R A T T O

D A L

L I B R O

O M O N I M O

Il cittadino Pagina 21

Page 22: il cittadino n.0

SOTTO IL BURQA di Deborah Ellis

Parvana, una ragazzina undicenne di Kabul vive con la madre e le due sorelle, Nooria e Mari-ham, e il fratellino di due anni Alì. La sua vita scorre tranquilla fino al colpo di stato dei Tale-bani quando perde la scuola, gli amici, la casa. Il padre, incarcerato senza motivo, lascia la famiglia senza sostegno e tutto diventa più difficile. La madre traveste Parvana da maschio per poterle permettere di lavorare e mantene-re la famiglia dato che alle donne era vietato e la maggiore Nooria viene mandata a Mazar, un paese dove li Talebani non sono ancora arriva-ti: lì potrà continuare a studiare e non dovrà portare il burqa, ma anche a Mazar arriva il

vento della discriminazione. Il padre, uscito di prigione, parte con Parvana alla ricerca di un luogo sicuro e libero in cui

portare la sua famiglia. La storia è ambientata in Afghanistan quando il regime talebano imponeva dure regole alle donne: fino ai 15 anni per uscire di casa dove-vano mettere il chador, un velo che copre le spalle e il capo, dopo i 15 anni il burqa, più pesante e che copre anche il viso lasciando scoperti solo gli occhi; le donne non potevano

lavorare, andare a scuola o prendere l'autobus. Questo racconto fa capire molte cose: molte persone nel mondo sono costrette a subire violenze di ogni tipo senza potersi difendere, soprattutto le donne, alle quali vengono negati

spesso i diritti fondamentali.

Ma tutto ciò non servirà: Maria/Osama dovrà cresce-re in fretta e imparare presto l'orrore che porta con sé ogni dittatura, anche religiosa. Condotta insieme ai ragazzini del quartiere alla scuola religiosa "Madrassa", anche centro di addestramento militare, Osama viene però scoperta e messa in prigione in attesa di essere giudicata dal tribunale giudiziario talebano. In casi come il suo, è prevista la lapidazio-ne. Ma Osama ha solo 12 anni e viene "graziata": Andrà in sposa al vecchio Mullah che la condurrà nel suo Harem...

Osama, è un film-denuncia sulla condizione delle donne nei paesi islamici. Le donne per legge, non possono uscire di casa - quindi lavorare - se non accompagnate da un uomo, sono obbligate ad indos-sare il burqa, un velo che le copre interamente, sono mogli-bambine di anziani uomini che le rinchiu-dono in harem, punendole anche con la lapidazione. Possiamo dirci fortunati perché viviamo in un mondo libero, democratico e in pace, dove uomini e donne sono rispettati ed hanno le stesse dignità e pari op-

portunità. Il film ha vinto un Golden Globe

VIAGGIO A KANDAHAR di Mohsen Makhmalbaf

Una giornalista espatriata durante una delle tante guerre civili, ritorna in Afghanistan in aiuto della sorella rimasta nella terra d’origine che minaccia il suicidio per una forte depressione.. Fra le bellezze del paesaggio e la desolazione della guerra, guarderà negli occhi la realtà dell’oppressione e dell’ipocrisia

religiosa.

A cura della 3D e 3B

LETTI

E

VISTI

PER VOI

OSAMA di Siddq Barmak

Prima la chiamavano Maria ed era una ragaz-zina di 12 anni. Poi, perché potesse soprav-vivere al regime crudele e insensato dei Talebani, hanno deciso di travestirla da ma-schio e di chiamarla Osama.

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OGONI POPOLO PERDUTO

dal delta del Niger un esempio di diritti ignorati

Diritti umani e Globalizzazione AMNESTY INTERNATIO-

NAL e la tutela dei diritti dei popoli indigeni Gli Ogoni

Argomento

Noi ragazzi della 1B abbiamo incontrato per due volte una rappresentante di “Amnesty International”, la prof.ssa Liliana Cereda, che ci ha spiegato che questa organizzazione è un’associazione non governativa che difende i diritti umani e combatte perché vengano rispettati in tutti i paesi, organiz-zando manifestazioni e raccogliendo firme di protesta. È nata nel 1961 ed è stata fondata da Peter Benenson a Londra av-vocato inglese, che da allora l’ ha fatta conoscere in più di 150 paesi ottenendo l’ adesione di quasi duemila iscritti. Nel 1977 ha ricevuto anche il premio Nobel per la pace. Oltre a difen-dere i diritti umani e a denunciare le discriminazioni che col-piscono molte persone per quello che sono e non per quello che compiono di sbagliato, Amnesty International si occupa anche dei popoli indigeni che purtroppo dal secolo scorso vengono perseguitati direttamente con la conquista e la vio-lenza o indirettamente attraverso strumenti che distruggono il loro ambiente naturale per motivi economici Ci sono molti esempi legati alla deforestazione, al trivellamento del terreno per ricavare il petrolio, alla costruzione degli oleodotti o l’installazione di industrie chimiche molto tossiche e inquinan-

ti per l’atmosfera e le acque, fonte di vita. Queste lezioni sono state molto interessanti perché ci hanno fatto conoscere realtà che non conoscevamo ma che devono e dovrebbero essere note a tutti perché possono davvero compromettere il nostro pianeta e il futuro di molti popoli diversi da noi e proprio per questo fonte di crescita e ric-

chezza.

Classe 1B

E’ stato molto interessante apprendere, dal racconto e dal gioco di simulazione, proposto dagli operaratori di Am-nesty, la storia di questo tenace popolo della Nigeria, che ha cercato di difendere con ogni forza e con il proprio sangue il diritto a vivere in un ambiente salubre, nel rispetto e tutela

della propria identità. Per meglio farci comprendere quanto accaduto a

questa popolazione siamo stati divisi in quattro gruppi che rap-presentavano: il popolo Ogoni, il Governo della Nigeria, i gior-nalisti e la Shell; ogni gruppo doveva presentare le proprie necessità ed istanze. Dopo un primo momento di confusione ci siamo accorti che ci stavamo proprio scontrando: era molto difficile accordare le esigenze del mercato del petrolio con il rispetto dell’ambiente e dell’economia degli Ogoni, il nostro governo però a differenza di quello reale aveva trovato un accordo con gli Ogoni e aveva fatto delle leggi affinché gli im-pianti petroliferi fossero più sicuri e meno inquinanti. Il nostro governo chiedeva più investimenti a favore degli Ogoni (scuole, ospedali, strade) e l’assunzione di personale del posto nelle piattaforme e nelle industrie per la lavorazione del petrolio. Dopo l’intervento degli operatori di Amnesty ci siamo docu-mentati leggendo e rielaborando con le nostre parole la tesina di B. YORGURE, “Ogoni: un popolo straziato dalla vio-

lenza della ricchezza”.

Classe 1C

Il territorio Ogoni, nell’area est del delta, è sfruttato dalla multinazionale S h e l l p e r l’estrazione del petrolio. Ciò ha causato gravi danni a pesca e agricoltu-ra, uniche risorse

Ogoni

Il cittadino Pagina 23

Page 24: il cittadino n.0

Chi sono gli Ogoni

Gli Ogoni sono un'etnia africana che

abita la regione del Delta del Niger,

compresa nello stato nigeriano del

Rivers. È composta da tre clan, gover-

nati da un gebenemene (re), i tre clan

sono a loro volta suddivisi in sei tribù

distinte: Babbe, Gokana, Ken Khana,

Nyo Khana, Tai ed Eleme. Le sei tribù

occupano circa 111 villaggi. Si stima

che la totalità della popolazione Ogo-

ni sia di 500.000 unità

Bandiera Ogoni creata da

Ken Saro - Wiwa

A partire dagli anni 1990 l'etnia Ogoni

si è data un'organizzazione politica

largamente maggioritaria nella popola-

zione (il Movimento per la sopravviven-

za del popolo Ogoni) che rivendica con

mezzi nonviolenti l'autodeterminazione

del popolo Ogoni e si oppone alla di-

struzione dell'ecosistema del Delta,

causato dalle perdite di petrolio degli

stabilimenti presenti nell'area.

L'esponente di maggior rilievo della cultura Ogoni è stato Ken Saro-Wiwa, impiccato nel 1995 per il suo impegno

in difesa del suo popolo

Cosa è accaduto in realtà

In Nigeria, ad est di Port Harcourt nel River State, in un’area di

100.000 km2 , vivono gli Ogoni. La foresta pluviale è stata rasa al suolo per coltivare la terra e l’area è costituita da pianure costiere e terrazze con dolci declivi attraversati da valli profonde che conducono all’acqua. Le acque per loro sono la cosa più preziosa che gli permette di vivere. Il rapporto che hanno con la terra, l’acqua e gli altri elementi natura-li è improntato ad una forte religiosità che si scontra con le esi-genze delle società petrolifere. Il prodotto più usato dagli Ogoni per la loro agricoltura è lo yam e la stagione della semina è per

loro un momento centrale della loro identità. Il popolo degli Ogoni ha molte difficoltà ambientali dovute all’inquinamento causato dal petrolio e come molte etnie dell’Africa Orientale hanno lottato per la loro sopravvivenza. Gli Ogoni godevano dell’lautodeterminazione fino a quando il colonia-lismo non ha imposto loro le proprie strutture politico-amministrative. Oggi, nell’indipendente Nigeria. il Mosop - Movi-mento per la sopravvivenza degli Ogoni - fondato nel 1990, lotta contro il colonialismo interno che è iniziato con uno sfruttamento delle risorse naturali e minerali in favore delle etnie nigeriane più

numerose. Il primo presidente del Mosop è stato Ken Saro Wiwa, fino a

quando non è stato condannato a morte e impiccato nel 1995. La Carta dei Diritti voluta da Saro Wiwa sottolinea la volontà di questo popolo al riconoscimento dei propri diritti. Gli Ogoni infat-ti, ritengono di non essere adeguatamente ricompensati per il prelievo dalla loro terra di petrolio da parte delle compagnie stra-

niere e per i danni ambientali derivanti da tali attività. Nel 1993 il Mosop è diventato membro dell’UNPO (Organizzazione internazionale formata da popoli e nazioni in tutto il mondo che non sono rappresentati nelle principali organiz-

zazioni ufficiali come le Nazioni Unite).I La situazione dell’economia ogoni è chiara: il prodotto più espor-tato è naturalmente il petrolio, ma ciò non comporta benessere se non per pochi, mentre per la maggioranza c’è solo miseria e vio-

lenza. Gli Ogoni stanno conoscendo una brusca riduzione dei prodotti agricoli dovuta sia all’area sottratta alle coltivazioni in favore dell’industria estrattiva, sia alle conseguenze del fenomeno delle piogge acide. Inoltre vasti bacini di acqua dolce sono salati e il

pescato non è più abbondante come un tempo.

Manifesto per la campagna di difesa

degli Ogoni

Pagina 24 Il cittadino

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“ non con le armi, ma con il cervello ” Ken Saro - Wiwa

La vera prigione di K. Saro-Wiwa

Non è il tetto che perde

Non sono nemmeno le zanzare che ronzano Nella umida, misera cella.

Non è il rumore metallico della chiave Mentre il secondino ti chiude dentro.

Non sono le meschine razioni Insufficienti per uomo o bestia

Neanche il nulla del giorno Che sprofonda nel vuoto della notte

Non è Non è Non è.

Sono le bugie che ti hanno martellato Le orecchie per un'intera generazione

E' il poliziotto che corre all'impazzata in un raptus omicida

Mentre esegue a sangue freddo ordini sangui-nari

In cambio di un misero pasto al giorno. Il magistrato che scrive sul suo libro

La punizione, lei lo sa, è ingiusta La decrepitezza morale L'inettitudine mentale

Che concede alla dittatura una falsa legittima-zione

La vigliaccheria travestita da obbedienza In agguato nelle nostre anime denigrate

È la paura di calzoni inumiditi Non osiamo eliminare la nostra urina

E' questo E' questo E' questo

Amico mio, è questo che trasforma il nostro

mondo libero

APPUNTI

1958 Shell inizia lo sfrutta-mento del delta del Niger. Oggi, il petrolio rappresenta il 90% dell’esportato del paese e l’80% degli introiti

del governo nigeriano. 1993 la Shell è costretta ad abbandonare il paese ma vi rientra con il sostegno

dell’esercito. 1995 in febbraio Ken Saro Wiwa è arrestato con altri 8 attivisti e in prigione subisce gravi violazioni dei diritti umani. In novembre viene

impiccato. 1996 a Saro Wiwa viene assegnato, dopo la morte, il

premio Nobel per la pace. 2001 la Corte Suprema degli USA stabilisce che la Royal Duch Shell venga processata per lo sfrutta-mento sconsiderato del territorio degli Ogoni perpe-trato in accordo con la filiale nigeriana Shell Petroleum Development Company. La Shell è inoltre accusata di aver reclutato membri dell’esercito locale per compiere atti violenti contro villaggi e attivisti del MO-SOP e di aver costruito le accuse contro Saro Wiwa pagando testimoni falsi per assicurarsi la sua condanna

per omicidio. La Shell continua a battersi per evitare che venga inten-

tato il processo in tribunale. 2008 gli Ogoni attendono

ancora giustizia.

un tempo. A causa delle fuoriuscite di petrolio, il terreno è inquinato e l’aria è intossicata dal gas, di conseguenza il cibo sta diventando sempre più co-stoso e mancano risorse da investire in forza lavoro

e sementi. Gli operai delle industrie petrolifere sono quasi tutti stranieri e il governo non ha ancora avviato alcun progetto di sviluppo nella terra degli Ogoni. I soste-gni sanitari sono pochissimi e le infrastrutture scola-stiche scadenti. Le strade sono rovinate e inadatte, quindi agli spostamenti tramite veicoli sono molto

difficoltose. La situazione è precipitata dagli anni settanta per

l’enorme aumento dell’attività estrattiva. Classe 1C

Il cittadino Pagina 25

Page 26: il cittadino n.0

Pagina 26 Il cittadino

L’ISOLA DELLA CERTOSA

un esempio di riqualificazione del territorio

Cittadinanza attiva ISTITUZIONI E TERRITORIO LA CERTOSA un’isola ritrovata

Argomento

Dal Gazzettino di Venezia di martedì 20 maggio “Domenica 25 maggio 2008 verrà ufficialmente inaugurato con una corsa campestre il primo

lotto del Parco della Certosa…” “Un pezzo di Certosa diventa parco pubblico. Dopo l’area cantieristica, proseguono gli interventi sull’isola. A regime l’area accessibile com-

prenderà 15 ettari……” I COSTI: in 10 anni di lavoro spesi 700mila euro di cui 200mila per la realizzazione della pas-

serella per gli attracchi dei mezzi Actv. Mara Rumiz, assessore al patrimonio: ” Serve la collaborazione con soggetti privati disposti a sostenere l’amministrazione comunale nel recupero degli spazi

verdi.(…). Dopo la consegna di questa prima tranche, dobbiamo porci il problema di come recuperare il

resto dell’isola. Venezia non è solo una città monumentale, ma accanto ad essa c’è da scoprire e conoscere la

laguna…”

Anna Maria Miraglia, assessore all’istruzione: “ Per far conoscere la Certosa, ben venga il

coinvolgimento delle scuole…. Per i ragazzi è un modo per approfondire il concetto di identità e di riconoscimento in un

territorio…”.

Lo stato di degrado dell’isola prima degli interventi di riqualifica-

zione ambientale

Istituzione ufficiale“Parco della Laguna” 8/9 luglio 2003 Ente deliberante: Consiglio Comunale Finalità: tutela e valorizzazione ambientale e socioecono-

mica della Laguna Nord di Venezia Soggetti coinvolti: Amministrazione Comunale, investi-

tori privati, comunità locali Scopi istituire un Parco di “interesse locale” salvaguardare le valenze naturalistiche, archeologiche,

storiche e culturali dei luoghi promuovere attività e servizi compatibili con l’ambiente creare nuove opportunità di lavoro promuovere e diffondere conoscenze ed informazioni

relative al territorio della Laguna Nord Finanziamenti: Unione Europea, Provincia, Comune,

operatori privati.

I L P A R C O DELLA L A G U N A NORD

Page 27: il cittadino n.0

Il cittadino Pagina 27

Destinazioni d’uso consentite: Attrezzature collettive, verde pubblico, attività

produttive, che rispettino la vocazione dell’isola come spazio a parco pubblico e che siano compati-

bili con l’utilizzo ricreativo da parte degli utenti, sia per quanto riguarda gli scoperti interni,

che gli spazi acquei adiacenti.

Per gli scoperti si prevedono i seguenti interventi

- riqualificazione paesaggistica: comprende le opere atte a conferire ad uno spazio scoperto un

assetto paesisticamente coerente, sia valorizzando

l’assetto esistente sia creandolo ex-novo; - restauro naturalistico: comprende le opere

atte a ripristinare, su di uno spazio scoperto, con-

dizioni di naturalità in grado di auto sostenersi

L'isola della Certosa si trova nella laguna centrale ed è deli-mitata a Nord dall'isola de Le

Vignole, a Ovest e a Sud dal Canale delle Navi e a Est

dal forte di Sant'Andrea. E’ situata a circa 200 m. ad Est

di Venezia alle spalle di Sant'Elena

LE ISOLE Numero e disposizione: sono circa 40 le isole che si trovano nella laguna, più della metà si trova

nella parte settentrionale Isole maggiori: sono quelle più grandi e stabilmen-

te abitate: Burano, Sant’Erasmo, Torcello e Murano Isole minori:. sono quelle già recuperate e riutiliz-zate, come la Certosa, quelle in via di recupero dopo l’abbandono successivo alla guerra, come San Giaco-mo in Palude, quelle in degrado e tendenti a scompa-

rire come S. Ariano.

LA CERTOSA Certosa: deriva dal nome del monastero dei padri

certosini Posizione: si trova nella laguna centrale a est di Venezia tra S.Pietro di Castello, Lido e l’isola delle

Vignole Superficie: circa 22 ettari Proprietà: Stato In concessione: al Comune di Venezia per 99 anni

a partire dal 1995 Gestione: dal 1985 al 1997 Comitato Certosa: bonifica, ri-scoperta e conoscenza dell’ambiente dell’isola; ricer-ca di progetti e programmi di finanziamento per il

suo recupero. Dal 2004 Polo Nautico Vento di Venezia: ge-

stione di strutture nautiche polifunzionali Attività e Servizi: darsena, cantiere nautico, risto-rante, albergo con 25 posti-letto, Istituto europeo

del design.

INTERVENTI E USI

La cantieristica è una risorsa

per la Certosa

A cura della classe 1C

Page 28: il cittadino n.0

LA CERTOSA un’isola ritrovata

Argomento

CENNI STORICI XII secolo: sorge il monastero dei padri

dell’Ordine agostiniano XV secolo: subentrano i padri Certosini che completano il grande complesso monastico a tre chiostri, circondato da giardini, frutteti, orti e pascoli che garantiscono piena autonomia

all’insediamento XIX secolo: il complesso monastico, in seguito al decreto napoleonico, viene spogliato delle sue opere d’arte (vi lavorò anche il Tintoretto) e raso al suolo; il suo uso diventerà prevalentemente militare (lavorazione di esplosivi, polveriera,

poligono di tiro …) Fino al 1997: continua l’uso militare dell’isola ad opera del battaglione dei Lagunari. Numerosi edifici sono ridotti ormai allo stato di rudere e destinati a “preziose” cave di materiali edili

d’epoca 1985: sorge il Comitato Certosa per la salvaguar-

dia dell’isola dal degrado 2004: l’isola viene data in gestione al Polo Nauti-co Vento di Venezia che gestisce attività legate alla vocazione nautica dell’isola -dalla cantieristica,

ai corsi di vela e canoa

GEOGRAFIA

Forma: rettangolare irregolare Perimetro: difeso da una fondamenta muraria Ambiente e paesaggio: prevalentemente forestale che richiama i paesaggi

primitivi lagunari Vegetazione e flora: boschi e boscaglie igrofile (cioè amanti dell’acqua) come il pioppo bianco e il pioppo nero, frassino; boscaglia alloctona (cioè piante provenienti da altri ambienti) come la robinia, il sambuco ed il gelso; praterie xerofile (cioè piante che vivono su suoli aridi) come il giunchetto

minore, la salvia di prato, l’aglio, l’erba medica. Fauna: assai ricca di rettili come il biacco e la lucertola; di uccelli nidificanti come il merlo, l’usignolo, il cuculo, la cinciallegra; di uccelli migratori come la ghiandaia marina, l’assiolo; di vertebrati come il riccio e i conigli introdotti

qualche decennio fa nell’isola

L’antica Certosa in un dipinto e

la mappa della laguna veneta

Rovi ed edera, piante infestanti, hanno a lungo colonizzato l’isola, soffocando la ve-

getazione. Oggi alla Certosa - dopo la bonifica - sono stati nuova-mente predisposti gli orti medievali con piante offici-nali e aromatiche, fra cui il rosmari-

no

Pagina 28 P Il cittadino

Page 29: il cittadino n.0

Il cantiere navale Costruisce nuovi scafi a vela e a motore abbinando le tecnologie più innovative e al tempo stesso più rispettose dell’ambiente naturale

La canna palustre La sua presenza indica l’esistenza

di una falda d’acqua dolce

Istituto Europeo del Design

In questo istituto si svolgo-no corsi e master presti-

giosi a livello internazionale

UNA NUOVA VITA PER LA C E R T O S A

A cura della classe 1C

Il cittadino Pagina 29

Page 30: il cittadino n.0

Pagina 30 Il cittadino

CITTADINI IN BICI

Educazione stradale al parco Bissuola

Cittadinanza

attiva CITTADINI IN

BICI EDUCAZIONE

STRADALE PRIMO SOCCORSO A scuola

d’intervento

Argomento

Il giorno 8 maggio le classi terze della Scuola media Volpi, insieme alle classi di altri istituti di Mestre, han-no partecipato ad un’iniziativa particolare: una giorna-ta in bicicletta presso il parco Bissuola per imparare i

comportamenti adeguati da mantenere sulla strada. La manifestazione è stata organizzata e diretta dalla

Polizia Municipale della provincia di Venezia. All’interno del parco Bissuola sono stati allestiti vari stand che illustravano professioni volte a salvaguarda-

re la sicurezza sulle strade. Hanno preso parte a questa manifestazione la Croce Verde, la Protezione civile, il Ministero dei trasporti,

la Polizia urbana. Oltre ad assistere alla presentazione dei vari stand, gli alunni si sono cimentati in un percorso formativo da compiere in bicicletta. La prima parte del percorso consisteva nel controllo della funzionalità delle bici-clette da parte di un vigile urbano, la mancanza di ogni componente utile per viaggiare in strada com-

portava l’assegnazione di due penalità. Nella seconda parte del percorso gli alunni sono stati sottoposti ad un test sulle regole della strada: per

per ogni risposta sbagliata il vigile conteggiava ai ragazzi una penalità. Durante il compimento del per-corso i vigili osservavano il comportamento dei par-

tecipanti e il rispetto delle regole ciclistiche. A fine percorso tutti gli alunni si sono recati all’istituto Giordano Bruno per assistere ad un picco-lo spettacolo gestito dagli stessi vigili, con lo scopo di spiegare agli alunni le varie conseguenze causate dal mancato rispetto delle regole della strada. A conclu-sione della manifestazione, un vigile ha letto una let-tera scritta da un giornalista che ha assistito alla mor-te di una ragazza per un incidente stradale causato da una distrazione di un guidatore ubriaco. Questa testi-monianza è stata per noi ragazzi estremamente com-

muovente. Questa manifestazione è stata utile per noi futuri cittadini e futuri guidatori, per conoscere la pericolo-sità della strada e per evitare quelle piccole distrazio-ni che potrebbero essere fatali a noi stessi e agli altri cittadini. È stato interessante conoscere anche i

lavori utili al benessere del cittadino. Classe 3D

I ragazzi delle terze partono dal-la Volpi per la biciclettata al par-co Bissuola. L’iniziativa, organiz-zata dalla Polizia municipale , ha completato il percorso di educa-

zione stradale

Page 31: il cittadino n.0

LEZIONI DI PRIMO SOCCORSO

come e quando intervenire nelle emergenze

Intervista al coordinatore per la sicurezza della media professor Piero Volpi

organizzatore delle lezioni per le classi terze

Esercitazione di primo soccorso a scuola: utile o superflua? Ci siamo posti questo quesito e con l’intento di ricevere qualche rispo-sta abbiamo intervistato il prof. Piero Volpi che ha provato in

prima persona questa esperienza. Professor Volpi, quale ruolo ricopre nella nostra scuola, oltre a quello di docente di

educazione artistica? “Sono il coordinatore del primo soccorso e il responsabile della sicurezza all’interno della scuola, anche se è necessario chiarire

alcuni aspetti del problema” . Vuole dire che all’ interno della scuola sono altri i veri

responsabili della sicurezza? Voglio dire che in realtà tutti i lavoratori della scuola sono re-sponsabilizzati, compreso l’intero corpo insegnanti. C’è poi il prof. Mauro Baraldi - il responsabile del Servizio di prevenzione e pro-tezione - che è esterno alla scuola e il Dirigente scolastico che ha un ruolo alto per quanto riguarda la responsabilità nel campo della

sicurezza. La sicurezza nella scuola riguarda diversi campi: dalle prove antin-cendio all’intervento di primo soccorso come la somministrazio-ne di farmaci salvavita. Ogni inse-gnante deve frequentare un corso di 12ore organizzato dalla scuola e ripeterlo ogni tre anni per essere

formato su come agire. Vi faccio un esempio per chiarirci: a scuola è stato attuato un piano antincendio. La professoressa è responsabile di tutta la classe e può decidere se rispettare le istru-zioni o sbarrarsi dentro la classe. Mettiamo il caso che la professo-ressa svenga. I ragazzi compiereb-bero un grandissimo errore se scappano ed evacuano velocemen-te lasciandola in classe, ancor peggio se un gruppo rimane con

lei. Se invece la classe rimane

compatta sarà più semplice per le forze armate recuperarla: questa strategia in particolare si chiama

“compartimentazione”. Sono comportamenti che si apprendono esercitandosi nelle diverse prove che si organizzano

a scuola”. Lei ha accennato anche ai

farmaci salvavita… “Questo è un altro aspetto im-portante della sicurezza che ri-

chiede molta responsabilità. Se un insegnante ha nelle sua classe un ragazzo che soffre di crisi epilettiche, asma, di shock anafilattico o di diabete giovanile patologie per le quali deve fare uso di farmaci salvavita, gli inse-gnanti non possono rifiutarsi di eseguire i l’iniezione. In questo caso i genitori devono segnalare la patologia alla scuola che si deve fornire di un armadietto per i

farmaci necessari. Lei ha organizzato per le classi terze delle lezioni di primo soccorso, come è nata

questa iniziativa? “La scuola ha ricevuto la richiesta dal genitore di un ragazzo di 3A, Francesco Lunetta, che fa parte dell’ Ufficio formazione dell’ Usl 12 veneziana ed è, più precisa-mente, corresponsabile del Cen-tro di riferimento IRC* Veneto

Padova – Mestre”. Il che cosa consisteva questa

lezione? “Era costituita da due parti , una teorica e una pratica, ma per questioni di tempo siamo siamo riusciti ad eseguire solo quella teorica. A qualcosa è servito, i ragazzi sono stati attenti e sono stati soprattutto informati su cosa è necessario fare quando si assi-ste ad un incidente stradale. Devi chiamare assolutamente il 118 e dare informazioni precise e rapide come: - mi chiamo……mi trovo

a……in via……vicino a……

chiamo da questo numero... Bisogna essere chiari e non farsi

prendere dal panico. Credo che sia giusto e corretto che ogni ragazzo e insegnante sappia intervenire in caso di neces-sità all’ interno della classe o fuori. Dai 14 anni in su un ragazzo è perseguibile per legge se si rifiuta di aiutare una persona in pericolo

o di chiamare il 118. Si presume quindi che ci sia una continuità nel futuro per questo progetto che è basilare per ogni

persona”. La sicurezza nella scuola coinvolge anche il personale ausiliario, fon-damentale nella gestione delle emergenze. Per maggiori chiari-menti, abbiamo intervistato quindi il signor Mario Rossi che ha fre-quentato il corso di formazione e

l’esercitazione di primo soccorso. Signor Rossi, cosa ha impa-rato in questo corso, è stato

utile? “Sicuramente è stato molto utile. Mi hanno fornito le nozioni basilari per poter effettuare interventi semplici su piccoli traumi, ferite lievi, fino ad arrivare alla pratica della rianimazione. .Se la cosa è più grave del previsto bisogna contattare il 118, la cosa che fa la differenza è vedere se la persona è cosciente o no. L’importante è evitare di peggiorare la situazione di chi si trova in pericolo, ad e-sempio dopo un incidente strada-le. Anche se non si può fare mol-to, è fondamentale dare un sup-porto morale alla persona in diffi-coltà, riuscire a tranquillizzarla

aiuta in ogni caso”. Dopo questo servizio, abbiamo capito di più sulla sicurezza nella scuola e ora anche noi siamo più tranquilli, alla Volpi c’è chi veglia

su di noi! *IRC, Istituto Italiano Riani-

mazione Cardiopolmonare

A cura della classe 2E

Il cittadino Pagina 31

Page 32: il cittadino n.0

Pagina 32 Il cittadino

MUNICIPALITA’ PER LA SCUOLA

tutte le iniziative

Cittadinanza attiva ISTITUZIONI E TERRITORIO MUNICIPALI

TA’ le iniziative per la scuola Progetto Teatro Classi prime ANPI Celebrazione del 25 aprile

Argomento

Incontro con l’autore E.Pittalis “Dalle tre Venezie al Nord-

est”

Giornata della Memoria film di R. Polanski “Il pianista”

Proiezione del film

di Siddiq Barmak “Osama”

Celebrazioni del 25 aprile con reading letterario

Lezione di teatro

con il maestro Gianni De Luigi

Attività teatrale triennale per le classi prime con Gabriele Ferra-

rese

LE L O C A N

D I N E DEGLI SPETTA-

COLI D E L L E

CLASSI P R I

M E

Page 33: il cittadino n.0

LEZIONI DI TEATRO Il maestro Gianni De Luigi con le prime all’Auditorium

Il cittadino Pagina 33

Giovedì13 marzo 2008 le classi prime della Volpi si sono recate all’Auditorium di Favaro per assistere a una lezione teatrale. La com-

pagnia di attori, guidata dal maestro Gianni De Luigi, avrebbe mo-strato come “mettere” in scena uno spettacolo con costumi che

raffiguravano le maschere della commedia dell’arte. Ci hanno pro-posto di utilizzare i cellulari con fotocamera per documentare la

lezione e questo ci ha molto sorpreso. Prima di passare alla rappre-sentazione vera e propria gli attori si sono presentati e hanno intro-

dotto i personaggi spiegandoci da dove provenivano e che dialetto parlavano. Noi conoscevamo già alcune maschere, ma nessuno cono-

sceva lo Zanni. Questa maschera è nata a Bergamo e raffigura gli uomini che tra-

sportavano il carbone dalla parte alta della città a quella bassa, stan-chi di questo lavoro si recavano a Venezia in cerca di fortuna. Qui

nasce la figura dello Zanni, un uomo perennemente affamato e avido

di guadagno. Poi gli attori hanno messo in scena una parte del loro spettacolo: la

storia di una principessa che non voleva sposare l’uomo scelto da

suo padre ma quello che lei amava. Alla fine, l’attore keniota Henry ci ha mostrato alcune coreografie

acrobatiche. Questa lezione pratica è risultata divertente e ha arricchito le nostre

conoscenze sul teatro.

A cura della classe 1D

OPERAZIONE CHIRURGICA

ASPORTAZIONE DELL’INTESTINO-SALCICCIA

LO ZANNI

H E N R

Y I L

F U N A M B O L

O

IL MATRIMONIO RIFIUTATO

Il Progetto Teatro è una attività triennale per le classi prime, fi-nanziata dalla Municipalità. Ha impegnato alunni e docenti di lettere per un’ora alla settimana durante tutto l’anno scolastico guidati dal regista Gabriele Fer-

rarese. In chiusura, le classi hanno alle-stito uno spettacolo presso l’Auditorium di Favaro alla pre-senza dei genitori degli alunni delle classi quinte dell’Istituto

comprensivo.

Page 34: il cittadino n.0

Pagina 34 Il cittadino

C

E L E B R A Z I O N

E

D E L 2 5 A P R

I L E

LIBERTA’PER NOI E’...

Poter esprimere le proprie idee, poter espri-mere la propria religione, poter uscire senza pericoli, poter parlare, poter decidere, poter sapere, poter imparare, poter cantare, poter ballare, poter recitare, poter giocare, poter

guardare, poter ammirare, poter saltare, poter sognare, poter ascoltare, poter capire…

POTERE nel lecito s’intende! La possibilità di dire ciò che si pensa, stare

con le persone care e gli amici…la possibilità di studiare e di vincere l’ignoranza nel mon-

do…la libertà si trova in ogni piccolo gesto che ci può rendere felici, stampare un sorriso

nel nostro volto e aprirlo in quello degli altri

senza paura di essere privati della possibilità di esprimere se stessi…la libertà è la capacità

di aiutare gli altri e donare un momento di felicità a chi ne ha bisogno…la libertà è vita e

rispetto… Poter esprimere le proprie idee e opinioni

senza aver paura di dirle, uscire con gli amici divertendosi insieme, praticare sport. Libertà è

poter dire di no e controbattere se una cosa

secondo noi è sbagliata. Esprimere le proprie idee, senza essere condi-zionato da qualcuno, poter scegliere cosa

comprare, essere autonomi, poter decidere della vita di se stessi accettandone le conse-

guenze, rispettare se stessi e il prossimo. Libertà è assumersi delle responsabilità, deci-dere di esprimere le nostre scelte senza condi-zionamenti esterni. Poter mettere in discussio-ne scelte che non condividiamo, saper cioè dire di no quando serve. Poter organizzare da soli i propri compiti, essere rispettati e rispettare quello che si è e quello che sono gli altri e…

scegliere il modo di vestirsi! Esprimere le proprie opinioni senza essere rimproverato, poter giocare per la città senza

limiti di orario, poter prendere decisioni in

autonomia. Non essere condizionati da qualcuno e non

essere obbligati a fare le cose che vogliono gli

altri. La libertà è dire quello che si pensa senza

aver paura di quello che potrebbero dire le

persone che ci ascoltano, non essere obbligati a lavorare a dieci anni come in certi paesi del

mondo. E’ vedere un bambino che gioca con il suo cane o con gli amici. Passeggiare con la propria fami-

glia nel parco, avere un’istruzione, pensare e parlare. Vivere in un paese senza aver paura di essere minacciati e avere il dito puntato con-tro. Avere l’opportunità di dire “no” e di dire

“sì”. Rispettare se stessi e gli altri. E’divertirsi, uscire con gli amici e avere la

libertà di amare. Divertirsi per me è molto importante, praticando soprattutto dello

sport. Libertà è uscire con gli amici o con la

fidanzata, fare nuove amicizie e nuove

esperienze

I E R I

E

D O M A N I

Page 35: il cittadino n.0

Il cittadino Pagina 35

La possibilità di amare chi si vuole è fondamentale.

Queste per me sono le caratteristiche principali dell’essere libero E’quella sensazione che provi quando ti senti felice, quan-

do non ti poni limiti, barriere, quando non hai paura di essere giudicato e quando sei libero di scegliere la religio-

ne e di esprimere le proprie idee. Per me la libertà è scrivere ciò che si vuole su le perso-

ne più potenti del globo senza essere messi in prigione, disegnare chi si vuole, essere uguale a tutti davanti alla

legge, andare dove si vuole nell’Unione Europea o nel mondo senza usare molti documenti e usufruire di

medicine usando soltanto il libretto sanitario. Qualcosa che si cela all’interno di ogni persona e che si manifesta anche nei gesti più piccoli di ogni giorno che

possono rendere anche felici. Non importa la grandezza del gesto, basta che sia una scelta dettata dal nostro cuo-re. Libertà è quindi avere la possibilità di fare una qualsia-si scelta, di uscire con gli amici, di praticare uno sport e studiare. Libertà è la nostra parola libera dall’ignoranza, dal condizionamento di qualcuno, libera dalla paura di

esprimersi. Se tutto ciò non ci fosse permesso, potremo

ancora sognare. A cura della classe 3C

25 aprile di Alfonso Gatto

La chiusa angoscia delle notti, il pianto

delle mamme annerite, sulla neve accanto ai figli uccisi, l'ululato

nel vento, nelle tenebre, dei lupi assediati con la propria strage,

la speranza che dentro ci svegliava oltre l'orrore le parole udite

dalla bocca fermissima dei morti “liberate l'Italia, Curiel vuole

essere avvolto nella sua bandiera”. Tutto quel giorno ruppe nella vita

Con la piena del sangue, nell'azzurro Il rosso palpitò come una gola.

E fummo vivi, insorti con il taglio ridente della bocca, pieni gli occhi,

piena la mano nel suo pugno: il cuore d'improvviso ci apparve in mezzo al petto.

Nella poesia “25 aprile”di Alfonso Gatto, viene raccontata la fine della guerra e la liberazione

dell'Italia da parte dei partigiani. Nella prima parte la poesia esprime tutta l'an-goscia e il dolore dei soldati. La seconda inve-ce racconta la felicità di avere ancora un cuore che batte e quindi di essere vivi e liberi grazie

al sacrificio dei partigiani. Sofferenza e il sollievo, dolore e riscatto. Lot-tare per la libertà e l'indipendenza, far parte di una nazione, di un popolo: ecco cosa vogliono i

partigiani, ed è per questo che lottano.

Classe 3D

Ad un partigiano caduto di Giuseppe Bartoli

E’ un fiume di ricordi ormai amico

La strada che conduce A quei giorni lontani di smeraldo

Dove sostammo come creduli ragazzi A creare coi sogni nelle vene

Fantasie di speranze e di parole Fra pugni di “canaglie in armi”

Forse potrei dimenticare il giogo Che mi lega all’arco dei rimpianti Se soltanto le voci dei compagni

Tornassero a cantare Come quando la vita dilagava e tu portavi alla gioia di tutti

Il tuo sorriso di fanciullo E la forza serena dei tuoi occhi

Ma anche se il tempo non ricama Che fili d’ombra sulla memoria

E il tormento di quell’assurdo giorno Quando attoniti restammo

Davanti alla pietà della tua forca È pur sempre l’ora della tua lotta

Del tuo caldo vento di libertà Immenso come grembi di colombe

In volo fra fiori d’acquadiluna Tu solo amico adesso Puoi scegliere i ritorni

E dirci ancora Col battito delle tue ali

Le bellezze della vita E le dolci innocenze della morte.

Scelta dalla 3C

Page 36: il cittadino n.0

LA BUCA DELLE LETTERE

Caro nonno….

Caro nonno, era tanto tempo che volevo scriverti una lettera, ma poi ti vedo, e penso che ti dirò a voce quello che voglio dirti. Ma non ci riesco. Mi sembri troppo occupato a fare i tuoi lavori, sul trat-tore o nell’orto. Non riesco a dirti che sono preoccupata per te, che alla tua età (con tutto il rispetto) lavori dieci ore al giorno, e non è che lavori a maglia, ma nei campi o nel tuo orticello, che poi tanto piccolo non è. Porti dei pesi che persino lo zio fa fatica a portare, e sai che non dovresti, te lo dice sempre la dottoressa, che il tuo cuore non sarà sempre quello di vent’anni fa. Ma queste parole per te sono acqua fresca. Non pensare che io voglia solo rimproverarti perché non segui i consigli dei parenti e del medi-co, anzi: ti ammiro moltissimo, vorrei anch’io arrivare ad avere ottantaquattro anni e ad avere l’energia e la voglia di vivere che hai tu, sempre vispo e allegro con tutti. Sei una delle persone a cui voglio più bene, e so, anche se non dovrei dirlo, che sei il mio nonno preferito. Ricordi quand’ero piccolina, durante l’estate, quando tu eri disteso sulla sdraio sotto il pino, e io ti saltavo sulla pancia? Ecco, quello era il mio momento preferito della giornata, perché ti ferma-vi un’oretta per riposare, e potevo stare con te. E quando arrivava la nonna, con ago, filo e cen-trino, e mi diceva “ Se non lo lasci in pace, ti pungo con l’ago!”. Che ridere quella volta che l’ha fatto sul serio! Poi adoro quando, durante il pranzo, fai quelle battute da bimbo ingenuo, che mi lasciano il sorriso sulle labbra per tutto il pomeriggio. Ed infine ci sono i momenti in cui ti com-muovi, e stringi forte la mia mano come solo tu sai fare. In quei momenti capisco che sei fragile, vorrei proteggerti come si fa con un bambino piccolo, ed in fondo lo sei un po’, perché più si avanza con gli anni più si torna bambini. Quando ti sei rotto la gamba, l’anno scorso, è stato come se ti togliessero una parte di te: non potevi fare i tuoi lavori, e ti annoiavi a morte a stare tutto il giorno seduto sul divano. Penso che sia stato il mese più lungo della tua vita! Però mi facevi tenerezza, seduto in terrazza al sole, con la gamba sullo sgabello, a guardare il cielo, sperando che un miracolo ti togliesse quel gesso così pesante… Adoro leggerti ad alta voce le storie più belle dei miei libri, e l’ho fatto spesso quando avevi la gamba ingessata. Mi piace vedere che mi ascolti, che ti immergi nei miei racconti. Poi, ogni tan-to, ti viene in mente un aneddoto divertente o interessante, e me lo racconti per filo e per se-gno. Ascolto ad occhi chiusi le tue esperienze, immaginando di essere lì a vedere quello che hai visto tu: la guerra, o quando hai incontrato la nonna… E i nostri dibattiti, quando discutiamo sui temi attuali, e mi dici “Ai miei tempi era tutto diverso!”. Siamo due tipi molto cocciuti, e non abbandoneremo mai le nostre convinzioni! Nonostante ciò, io e te andiamo molto d’accordo. Io tengo molto a te. Non so come dirtelo, però ho tanta paura che tu te ne vada, all’improvviso, in cielo. Spesso ti abbraccio forte, perché ho paura di perderti. Chi riuscirebbe a farmi ridere come fai tu, con quelle battute che mi piacciono tanto, perché sembri serissimo? E chi si preoccuperebbe per la nonna in modo così dolce? Si vede che sei ancora innamorato di lei, che il vostro rapporto è ancora ottimo… Ora concludo la mia lettera, ma desidererei che tu mi rispondessi, anche con una lettera corta, per sapere cosa pensi di quello che ho scritto… Sappi che ti voglio e ti vorrò sempre un bene infinito. Baci, tua nipote P.S.: grazie di esserci!

Anonima 2C

Argomento

RUBRICA C’E’ POSTA

PER TE IL CUORE IN

DIRETTA Lettere e poesie Ti dedico una canzone...

Pagina 36 Il cittadino

Page 37: il cittadino n.0

Una cagnolina chiamata Ambra

Io ti vedo ma tu non ci sei, io ti accarezzo

ma non ti sento: sotto le mie dita

sento solo il vento.

Hai aperto in me una ferita che solo il tempo può richiudere ma non potrà mai nascondere.

È stata per me la tua vita

un’indimenticabile esperienza e allo scadere della tua partita

quei tuoi occhi, mi fissavano,

pieni di dolcezza e debolezza hanno piantato in me

un principio di sicurezza.

Ti volevo troppo bene: avevi sofferto già molte,

forse troppe pene.

In questi primi giorni senza di te non c’è niente

che possa liberarmi di questo pensiero nella mente... Io ti voglio bene e te ne vorrò

Sempre

Anonimo 2E

fra le limpide dita di settembre. Il cane si arresta,

corre dietro alle api, salta l’acqua irrequieta,

ascolta lontanissimi latrati, orina su una pietra

e porta la punta del suo muso a me, come un regalo. Tenera impertinenza

Per palesare affetto! E fu a quel punto che mi chiese,

con gli occhi, perché ora è giorno, perché verrà la notte,

perché la primavera non portò nel suo cesto

nulla per i cani vagabondi,

ma inutili fiori, fiori e ancora fiori. Questo mi chiede

Il cane E non rispondo. Andiamo avanti,

uomo e cane, appaiati dal mattino verde,

dall’eccitante vuota solitudine in cui solo noi

esistiamo … (…)

Tratto da ODE AL CANE di P.Neruda

Il cane mi domanda E non rispondo.

Salta, corre per i campi e mi domanda Senza parlare E i suoi occhi

Sono due domande umide, due fiamme Liquide interroganti E non rispondo,.

Non rispondo perché

Non so e niente posso dire. In mezzo ai campi andiamo

Uomo e cane. (…)

e uomo e cane andiamo fiutando il mondo, scuotendo il trifoglio,

per i campi del Cile,

Il cittadino37 << Pagina 37

Page 38: il cittadino n.0

1. Apologize di Timbaland 2. Parlami d’amore dei Negramaro 3. Sei parte di me degli Zero Assoluto

Scelte da lei...

1. Ti scatterò una foto di Tiziano Ferro 2. Apologize di Timbaland

3. Monsoon dei Tokio Hotel

Pagina 38 Il cittadino

TI DEDICO UNA CANZONE…..

Le colonne sonore delle nostre cotte

Scelte da lui... che è troppo tardi per chiedere scusa, è troppo tardi

ho detto che è troppo tardi per chiedere scusa, è troppo tardi

ti darei un’altra possibilità, cadrei, prenderei colpi per te

e ho bisogno di te come un cuore ha bisogno di battere

ma questo non è niente di

nuovo

ti amavo con una passione rossa, ma ora è diventata blu e tu hai chiesto scusa come un angelo,

nonostante il cielo non sia adatto a tema ho paura che sia

troppo tardi per scusarsi , è troppo tardi

ho detto che è troppo tardi per scusarsi , è troppo tardi

è troppo tardi per chiedere scusa, è troppo tardi

ho detto che è troppo tardi per chiedere scusa, è troppo tardi

ho detto che è troppo tardi per chiedere scusa

ho detto che è troppo tardi per chiedere scusa

sono appeso alla tua corda

mi tieni sospeso a tre metri dal suolo…

Chiedere Scusa (Apologize)

Sono appeso alla tua corda

mi tieni sospeso a tre metri dal suolo

sto ascoltando quello che dici

ma non riesco ad emettere alcun suono

dici che hai bisogno di me

poi vai via e mi stronchi

ma aspetta… dici che ti dispiace

non pensavi che mi sarei girato e avrei det-

to…

Page 39: il cittadino n.0

Il cittadino Pagina 39

Sei parte di me

No, sto pensando che

non ritornano

sto pensando che

che sei poi ci riprovo

lo so che non è più lo stesso

me lo chiedo da un po’

quei momenti con te

se ritornano le parole con te

se ne vale la pena oppure vorrei più fortuna

RIT. e per ogni giorno

mi prendo un ricordo che tengo nascosto lontano

dal tempo

insieme agli sguardi veloci momenti che tengo x

me

e se ti fermassi soltanto un momento

potresti capire davvero che e questo che cerco di

dirti da circa una vita

lo tengo per me

SEI PARTE DI ME

e lo porto con me

lo nascondo x me

in macchina non tornano chilometri che scorrono

discorsi che ti cambiano

e immagini che passano

e restano qua

se ho bisogno lo so

di sentire che

dentro c’è

voglia di ridere

qualche cosa in cui credere

RIT.e per ogni giorno

mi prendo un ricordo che tengo nascosto lontano

dal tempo

insieme agli sguardi veloci momenti che tengo x

me

e se ti fermassi soltanto un momento

potresti capire davvero che e questo che cerco di

dirti da circa una vita

lo tengo per me

SEI PARTE DI ME

SEI PARTE DI ME

e se ti fermassi soltanto un momento

potresti capire davvero che e questo che cerco di

dirti da circa una vita

lo tengo x me

SEI PARTE DI ME

SEI PARTE DI ME

lo tengo x me…

A cura della 2C

Page 40: il cittadino n.0

Il Progetto Cittadino Amico da 10 anni costituisce parte essenziale dell’attività formativa della Scuola secondaria di primo grado “G. Volpi”. Il progetto coinvolge tutte le classi della media per il triennio di permanenza nella scuola e comprende attività e incontri con

esperti programmati nell’arco dell’intero anno scolastico. Nel progetto sono impegnati i docenti di lettere, di religione e, come collaboratori ester-ni, i docenti di scienze: il progetto si organizza intorno a tre nuclei tematici: istituzioni e territorio, diritti umani, benessere a scuola, mentre le collaborazioni e gli argomenti da

affrontare vengono cambiati ogni anno e senza onere economico per i ragazzi. Rispetto a ciò, il giornale “Il cittadino” rappresenta l’atto conclusivo e la sintesi del lavo-ro di progetto. Da quest’anno, nel giornale, rinnovato nella forma e nella strutturazione dei contenuti, hanno trovato spazio anche quelle attività svolte nella scuola che, pur non essendo incluse direttamente nel progetto, hanno in comune con esso le finalità di educa-

zione alla cittadinanza in senso più ampio. Si fa espressamente riferimento al Progetto Iceberg, Il giornale dei ragazzi e delle ragazze, Il Gazzettino junior, il Concorso di lettura SBAM, il Progetto Teatro, l’Educazione strada-le e il Primo soccorso, tutti esempi di cittadinanza attiva poiché i cittadini, per definizio-ne, partecipano in modo democratico e corretto alla vita comunitaria in tutte le sue

forme.

La referente di progetto prof.ssa Martina Bettio

A nome dei ragazzi della Volpi si ringraziano per la collaborazione: Alessia Da Canal e Andrea Checconi Sbaraglini per Televenezia, Giulietta Raccanelli per Il Gazzettino di Venezia, il dottor Luigi Alessio per Emergency, Liliana Cereda e Sally Specter per Amnesty International, i signori Scaramuzza, Savogin e Bonifazio per ANPI, la dott.ssa Toniolo per l’Istituzione Bosco di Mestre, gli Itinerari Educativi del Comune di Venezia, l’Associazione Amici della Certosa, la prof.ssa Lazzarin per gli Operatori Amici,

la Municipalità di Favaro e in particolare il presidente dott. Gabriele Scaramuzza. Si ringraziano il Dirigente scolastico prof. Nicola Casaburi, la vicaria per la media prof.ssa

Gabriella Cabianca, la dott.ssa Marmino e i collaboratori scolastici. Si ringraziano in particolare: la sig.ra Patrizia Novello per Tecnitalia che ha reso

possibile la stampa a colori del nostro giornale insieme a Tecnopoint

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Redazione impaginazione

grafica : prof.ssa Martina Bettio

Pagina 40 Il cittadino

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