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Centro Findustria – Università Bocconi Il collegio sindacale In collaborazione con e i controlli interni Dicembre 2009 La ricerca elaborata dal centro Findustria si inserisce fra le varie iniziative promosse nell’ambito della partnership Ernst & Young e Bocconi, che prevede anche una serie di progetti sulle tematiche di Corporate Governance. In questa ricerca viene analizzato il ruolo del collegio sindacale e le interazioni di quest’ultimo con gli altri organismi di controllo. Il progetto è stato condotto attraverso numerose interviste dirette a un campione di professionisti che siedono nei collegi sindacali. Research Team Responsabile Maurizio Dallocchio Nomura Chair of Corporate Finance Coordinatore Laura Taveggia Ricercatori Davide Gremmo Gavino Arrica Francesca Ada Pra Stefano Cecchini 1

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Centro Findustria – Università Bocconi

Il collegio sindacale

In collaborazione con

e i controlli interni

Dicembre

2009

La ricerca elaborata dal centro Findustria si

inserisce fra le varie iniziative promosse nell’ambito

della partnership Ernst & Young e Bocconi, che

prevede anche una serie di progetti sulle tematiche di

Corporate Governance.

In questa ricerca viene analizzato il ruolo del collegio

sindacale e le interazioni di quest’ultimo con gli altri

organismi di controllo.

Il progetto è stato condotto attraverso numerose

interviste dirette a un campione di professionisti che

siedono nei collegi sindacali.

Research Team Responsabile Maurizio Dallocchio Nomura Chair of Corporate Finance Coordinatore Laura Taveggia Ricercatori Davide Gremmo Gavino Arrica Francesca Ada Pra Stefano Cecchini

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INDICE

Introduzione

1 I Sistemi di Amministrazione e Controllo

1.1 Il sistema tradizionale

1.2 Il sistema dualistico

1.3 Il sistema monistico

2 Il Controllo Legale

2.1 Il collegio sindacale nel sistema tradizionale

- Composizione e nomina del collegio sindacale

- Riunioni e deliberazioni del collegio sindacale

- Requisiti soggettivi e cause di ineleggibilità e decadenza

- Requisiti di professionalità per i sindaci delle società quotate

- Indipendenza dei sindaci

- Responsabilità dei sindaci

- Retribuzione dei sindaci

- Sostituzione e revoca dei sindaci e del collegio sindacale

- Doveri e poteri del collegio sindacale

3 Il Controllo Contabile

4 Analisi delle interviste

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INTRODUZIONE

La riforma del diritto societario del 2003 ha previsto l’introduzione in Italia di

alternativi sistemi di amministrazione e controllo (c.d. governance) delle Società per

azioni (Spa), mutuandoli da diverse esperienze estere.

La normativa che disciplina i sistemi governance delle Spa, con particolare riferimento

ai diversi ruoli ed alle diverse responsabilità per il controllo interno, così come

introdotte dalla riforma del 2003, ha dato luogo a taluni elementi di discussione e, in via

generale, di critica.

L’obiettivo della presente analisi risiede nella proposizione di alcuni spunti di

riflessione per una futura evoluzione dell’impianto normativo che disciplina il sistema

di governance delle Spa attraverso l’esposizione delle indicazioni derivanti dagli stessi

attori protagonisti nei ruoli di controllo interno delle suddette società.

Da ciò la necessità di un’evidenza empirica, ottenuta attraverso un’intervista diretta

effettuata a 36 presidenti dei collegi sindacali o sindaci effettivi che ricoprono cariche in

44 società quotate sul mercato italiano. Tale evidenza empirica è stata posta alla base

delle indicazioni proposte dal team di ricerca e dagli stessi intervistati.

Il presente lavoro si compone di due parti:

1. una breve descrizione dei tre sistemi di governance previsti dal diritto societario

italiano, seguita dalla descrizione analitica dell’impianto normativo relativo al

sistema del controllo interno delle Spa ;

2. un’analisi empirica rappresentata dai risultati dell’evidenza documentale

raccolta attraverso le suddette interviste.

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1 I SISTEMI DI AMMINISTRAZIONE E CONTROLLO

Il diritto societario italiano prevede, per le Spa, l’adozione di tre sistemi di governance

alternativi:

♦ il sistema tradizionale;

♦ il sistema dualistico;

♦ il sistema monistico.

1.1 IL SISTEMA TRADIZIONALE Ai sensi dell’art. 2380 c.c., se lo statuto non dispone diversamente, l’amministrazione e

il controllo delle Spa è regolato secondo lo schema del sistema tradizionale. Il sistema

tradizionale prevede che l’Assemblea dei Soci nomini l’organo amministrativo nella

forma di Amministratore Unico oppure di Consiglio di Amministrazione (CdA), il

Collegio Sindacale e, con il parere del Collegio Sindacale, l’organo di controllo

contabile.

Gli amministratori sono nominati dall’assemblea ordinaria, fatta eccezione per i primi

amministratori che sono nominati nell’atto costitutivo (art. 2383 co. 1 c.c.).

Spetta esclusivamente agli amministratori il potere di gestione dell’impresa, cioè il

potere di deliberare il compimento di tutti gli atti diretti alla realizzazione dell’oggetto

sociale (art. 2380-bis co. 1 c.c.). Agli amministratori spetta anche il potere di

rappresentanza, ossia il potere di compiere nei confronti dei terzi tutti gli atti che

rientrano nell’oggetto sociale, potere di rappresentanza che dai soci può essere attribuito

soltanto ad uno o ad alcuni membri del Consiglio (art. 2384 c.c.).

Il CdA, se lo statuto o l’assemblea lo consentono, “può delegare i propri poteri (di

rappresentanza o, insieme, di gestione e di rappresentanza) a un Comitato Esecutivo

composto da alcuni dei suoi membri, o anche ad uno o più dei consiglieri, cosiddetti

amministratori delegati ” (art. 2381 co. 2 c.c.).

“Il CdA determina il contenuto, i limiti e le eventuali modalità di esercizio della delega;

può sempre impartire direttive agli organi delegati e evocare a sé operazioni rientranti

nella delega. Sulla base delle informazioni ricevute, il CdA valuta l’adeguatezza

dell’assetto organizzativo, amministrativo e contabile della società; ha il compito,

inoltre, di esaminare i piani strategici, industriali e finanziari della società e di

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valutare, sulla base della relazione degli organi delegati, il generale andamento della

gestione ”(art. 2381 co. 3 c.c.).

“Gli organi delegati curano che l'assetto organizzativo, amministrativo e contabile sia

adeguato alla natura e alle dimensioni dell'impresa e riferiscono al CdA e al Collegio

Sindacale, con la periodicità fissata dallo statuto e in ogni caso almeno ogni sei mesi,

sul generale andamento della gestione e sulla sua prevedibile evoluzione nonché sulle

operazioni di maggior rilievo, per le loro dimensioni o caratteristiche, effettuate dalla

società e dalle sue controllate ” (art. 2381 co. 5 c.c.).

“Gli amministratori sono tenuti ad agire in modo informato; ciascun amministratore

può chiedere agli organi delegati che in consiglio siano fornite informazioni relative

alla gestione della società ” (art. 2381 co. 6 c.c.).

Se l’amministratore delegato ha interessi personali in un’operazione, non deve

compierla e deve rimettere ogni decisione al consiglio di amministrazione (art. 2391

c.c.).

Non possono essere delegati i poteri espressamente indicati nell’art. 2381:

− il potere di redigere il bilancio;

− il potere di adottare i provvedimenti relativi all’aumento o alla riduzione per perdite

del capitale sociale;

− il potere di redigere progetti di fusione o di scissione.

Gli amministratori, inoltre, hanno il compito di convocare l’Assemblea dei Soci, di

fissarne l’ordine del giorno oltre che di attuarne le delibere; hanno inoltre il potere ed il

dovere di impugnare le delibere assembleari che violino la legge o l’atto costitutivo

della società.

Gli amministratori, infine, hanno il compito della tenuta dei libri e delle scritture

contabili della società, redigendo annualmente il progetto di bilancio da sottoporre

all’approvazione dell’Assemblea dei soci.

Come si avrà modo di approfondire in seguito, il Collegio Sindacale, organo di

controllo proprio del sistema tradizionale, assume funzioni sostanzialmente limitate al

controllo dell’amministrazione. Spetta infatti ad un revisore contabile esterno, o ad una

società di revisione, iscritti nel registro istituito presso il Ministero della Giustizia, il

controllo contabile della Società.

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L’art. 2403 c.c. prevede che i sindaci vigilino sull’osservanza delle leggi e dello statuto

della società; prevede inoltre il controllo sul rispetto dei principi di corretta

amministrazione ed il controllo sul concreto funzionamento della struttura

organizzativa, amministrativa e contabile della società.

L’art. 2407 c.c. prevede, inoltre, che i sindaci svolgano la propria attività con la

professionalità e la diligenza richieste dalla natura dell’incarico e “sono responsabili

solidalmente con gli amministratori per i fatti o le omissioni di questi, quando il danno

non si sarebbe prodotto se essi avessero vigilato in conformità degli obblighi della loro

carica”.

Infine, la funzione di controllo contabile, secondo l’art. 2409-ter c.c., include:

− la verifica almeno trimestrale della regolare tenuta della contabilità aziendale;

− la verifica del bilancio d’esercizio, del bilancio consolidato se previsto in conformità

delle norme che li disciplinano;

− l’espressione di un giudizio, tramite apposita relazione, circa la conformità di cui al

punto precedente.

1.2 IL SISTEMA DUALISTICO

Tale sistema, tradizionalmente adottato in Germania (e per questo detto anche “modello

renano” o “alla tedesca”), prevede che la governance delle Spa sia affidata ad un

Consiglio di Sorveglianza e ad un Consiglio di Gestione. Il sistema dualistico prevede

che l’Assemblea dei Soci nomini il Consiglio di Sorveglianza mentre al Consiglio di

Sorveglianza è demandata la nomina del Consiglio di Gestione. L’Assemblea dei Soci

nomina infine l’organo deputato al controllo contabile.

La disciplina del Consiglio di Gestione corrisponde in gran parte a quella del CdA del

sistema tradizionale.

Le differenze risiedono principalmente:

− nel numero dei suoi componenti, non inferiore a due ed al fatto che, ad eccezione

dei primi nominati nell’atto costitutivo, gli amministratori successivi sono nominati

dal Consiglio di Sorveglianza;

− nell’impossibilità per gli amministratori di essere nominati membri del consiglio di

sorveglianza;

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− nella specifica azione di responsabilità nei confronti degli amministratori

esercitabile anche dal Consiglio di Sorveglianza

Peculiare del sistema dualistico è invece la disciplina del Consiglio di Sorveglianza. A

tale organo sono assegnate le competenze di controllo, prerogativa, nel sistema

tradizionale, del Collegio Sindacale e di indirizzo della gestione, prerogativa, nel

sistema tradizionale, dell’Assemblea dei Soci. In particolare, se previsto dallo statuto, il

Consiglio di Sorveglianza è tenuto a deliberare “in ordine alle operazioni strategiche e

ai piani industriali e finanziari predisposti dal Consiglio di Gestione”, che peraltro

rimane responsabile per i conseguenti atti di esecuzione (art. 2409-terdecies c.c.).

Nel dettaglio, analogamente alle funzioni dell’Assemblea dei Soci del sistema

tradizionale, il Consiglio di Sorveglianza provvede alla1:

− nomina e revoca i membri del Consiglio di Gestione, determinandone il compenso

(salvo che lo statuto ne abbia attribuito la competenza all’Assemblea);

− approvazione del bilancio d’esercizio (lo Statuto può prevedere che la mancata

approvazione del Consiglio possa essere surrogata da quella dell’Assemblea, alla

quale spetta in ogni caso di deliberare sulla distribuzione degli utili risultanti dal

bilancio ex art.2364-bis c.c.);

− esercizio dell’azione di responsabilità contro i membri del Consiglio di Gestione

(competenza conservata anche dall’Assemblea dei Soci ex art.2409 -decies c.c.);.

Inoltre, analogamente alle funzioni del Collegio Sindacale del sistema tradizionale, il

Consiglio di Sorveglianza provvede alla2:

− denunzia al Tribunale di eventuali gravi irregolarità commesse dai membri del

Consiglio di Gestione (ex. art. 2409 c.c.);

− all’informazione per iscritto dell’Assemblea, almeno una volta all’anno, sull’attività

della vigilanza svolta, sulle eventuali omissioni e su eventuali fatti censurabili

rilevati;

I componenti del Consiglio di Sorveglianza possono assistere alle riunioni del Consiglio

di Gestione e devono intervenire alle Assemblee dei Soci (art.2409-terdecies c.c.).

1 Cfr. G.Campobasso, Manuale di Diritto Commerciale, terza edizione a cura di M. Campobasso, UTET Professionale 2006.

2 Cfr. G.Campobasso, op. cit.

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I membri del Consiglio di Sorveglianza, che possono essere anche non soci, sono

nominati nell’atto costitutivo e, successivamente, dall’assemblea ordinaria in numero

non inferiore a tre (art. 2364-bis e 2409-duodecies).

Almeno un componente effettivo deve essere scelto tra i revisori contabili.

Il consiglio deve riunirsi almeno ogni novanta giorni.

Come nel sistema tradizionale, il controllo contabile spetta invece ad un revisore

contabile esterno, o ad una società di revisione, iscritti nel registro istituito presso il

Ministero della giustizia, il controllo contabile (art. 2409-quinquiesdecies c.c.). I

compiti e gli obblighi dell’organo di controllo contabile sono gli stessi sottolineati nella

descrizione del sistema tradizionale.

Lo scopo pratico di questo sistema risiede nella separazione della proprietà dei soci dal

potere degli organi sociali interponendo tra l’Assemblea dei Soci e l’organo di gestione,

denominato Consiglio di Gestione, il Consiglio di Sorveglianza. In tal modo attività

tipiche dei soci del sistema tradizionale, quali l’approvazione del bilancio o la

designazione degli amministratori, vengono demandate ad un organo terzo che esercita

il controllo sull’amministrazione della società.

1.3 IL SISTEMA MONISTICO

Il sistema monistico, su matrice statunitense (detto anche “modello angloamericano”),

prevede che la governance delle Spa venga affidata al Consiglio di Amministrazione e

ad un Comitato per il controllo sulla gestione, costituito al suo interno, (art.2409-

sexiesdecies). Il sistema monistico prevede che l’Assemblea dei Soci nomini il

Consiglio di Amministrazione e che quest’ultimo nomini successivamente il Comitato

per il controllo sulla gestione. L’Assemblea dei Soci nomina, infine, l’organo deputato

al controllo contabile.

Al Consiglio di Amministrazione si applicano le medesime disposizioni previste dal

sistema tradizionale con un’unica differenza: al CdA spetta, infatti, la nomina dei

membri del Comitato per il controllo sulla gestione. Nella sostanza tale norma prevede

che i controllori, il Comitato per il controllo sulla gestione, vengano direttamente

nominati dai controllati, Il CdA.

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Rispetto al sistema tradizionale al Comitato per il controllo sono attribuite

sostanzialmente le medesime funzioni attribuite al Collegio Sindacale (art.2409-

octiesdecies).

Nel sistema monistico, almeno un terzo dei componenti del Consiglio di

Amministrazione devono essere in possesso dei requisiti di indipendenza stabiliti per i

sindaci, dal sistema tradizionale come da articolo 2399 1° comma. Inoltre, se lo statuto

lo prevede, quest’ultimi devono possedere anche i requisiti previsti da codici di

comportamento redatti da associazioni di categoria o da società di gestione di mercati

regolamentati (art.2409-spetiesdecies 2° comma).

I membri del Comitato per il controllo sulla gestione possono fare parte solo

amministratori in possesso dei requisiti di indipendenza: quindi non possono essere né

amministratori esecutivi né membri del comitato esecutivo, e non possono svolgere

alcuna attività di gestione (art. 2409-octiesdecies co. 2 e 3).

I membri del Comitato per il controllo sulla gestione devono assistere alle assemblee,

alle adunanze del consiglio di gestione e del comitato esecutivo. Per essi ,a differenza

del sistema tradizionale, non è prevista la decadenza dell’incarico per via automatica per

motivi riconducibili ad assenze ripetute o ingiustificate3.

Il Comitato per il controllo sulla gestione svolge, principalmente, le seguenti funzioni:

a) Verifica dell’adeguatezza della struttura organizzativa della società, del sistema

di controllo interno e del sistema amministrativo e contabile

b) verifica della corretta redazione dei documenti finanziari redatti dal CdA

c) verifica della tenuta della contabilità

d) verifica dei bilanci infrannuali e annuali

Come nel sistema tradizionale, il controllo contabile spetta invece ad un revisore

contabile esterno, o ad una società di revisione, iscritti nel registro istituito presso il

Ministero della giustizia, il controllo contabile (art. 2409-noviesdecies c.c.). I compiti e

gli obblighi dell’organo di controllo contabile sono gli stessi sottolineati nella

descrizione del sistema tradizionale.

Lo scopo pratico di questo sistema risiede al Comitato per il controllo sulla gestione per

l’espletamento del proprio incarico nell’ampia disponibilità d’informazione resa

disponibile. 3 Cfr. G.Campobasso, op. cit.

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2 IL CONTROLLO LEGALE

2.1 IL COLLEGIO SINDACALE NEL SISTEMA TRADIZIONALE

Nell’ambito della disciplina delle società per azioni, la riforma del diritto societario (D.

Lgs. n. 6 del 17 gennaio 2003, come successivamente modificato dal D. Lgs. n. 37 del 6

febbraio 2004 e dal D. Lgs. n. 310 del 28 dicembre 2004) ha profondamente modificato

le regole sui controlli, non soltanto attraverso il rinnovamento della disciplina

dell’organo di controllo “tradizionale” (il Collegio Sindacale), ma finanche con la

previsione di un raddoppio delle misure di vigilanza che si sostanzia nell’affiancamento,

al Collegio Sindacale stesso, di un “soggetto incaricato del controllo contabile”.

Il corollario più evidente di tale rinnovamento è rappresentato dal fatto che il controllo

contabile è stato sottratto al Collegio Sindacale, essendo attribuito ad un revisore o

società di revisione, con la sola eccezione, per di più facoltativa, prevista per le società

che, oltre a non fare ricorso al mercato del capitale di rischio, non siano tenute alla

redazione del bilancio consolidato.

A tal riguardo, dispone infatti il nuovo art. 2409-bis c.c. che “il controllo contabile sulla

società è esercitato da un revisore contabile o da una società di revisione iscritti nel

registro istituito presso il Ministero della Giustizia”.

Nella nuova formulazione dei compiti attribuiti al Collegio Sindacale, dunque, gli stessi,

salvo diverse possibili previsioni statutarie, vengono pertanto “limitati alla vigilanza

sull’osservanza della legge e dello statuto, sul rispetto dei principi di corretta

amministrazione e sull’adeguatezza dell’assetto organizzativo, amministrativo e

contabile della società” (art. 2402, co. 1, c.c.).

La nuova disciplina del Collegio Sindacale, in seguito alle modifiche alla stessa

introdotte dalla riforma del diritto societario, può essere pertanto riassunto nei seguenti

punti.

COMPOSIZIONE E NOMINA DEL COLLEGIO SINDACALE

Il Collegio Sindacale è un organo sociale obbligatorio ed ha natura collegiale; ad esso è

affidato il controllo e la vigilanza sulla gestione sociale, nell’interesse dei soci e, più in

generale, dei terzi.

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Ai sensi dell’art. 2397 c.c., il Collegio Sindacale è composto da tre o cinque membri

effettivi, che possono essere soci o non soci, e da due supplenti.

Ai sensi dell’art. 2400, co. 1, c.c., i sindaci vengono nominati per la prima volta

dall’atto costitutivo, mentre successivamente la loro nomina spetta all’assemblea

ordinaria, che ne nomina inoltre il presidente. Egli, oltre ad essere titolare dei poteri di

coordinamento dell’organo collegiale (convocazione, presidenza delle riunioni etc.), è

destinatario delle comunicazioni di rinuncia all’incarico dell’amministratore e delle

comunicazioni di dissenso dell’amministratore rispetto alle delibere del Consiglio (art.

2392, co. 3, c.c.).

L’atto costitutivo può stabilire particolari norme per la nomina dei sindaci, ma non

sottrarre all’assemblea ordinaria il potere di nomina.

I componenti del Collegio Sindacale restano in carica per tre esercizi, e “scadono” alla

data dell’assemblea convocata per l’approvazione del bilancio relativo al terzo esercizio

della carica. La cessazione dei sindaci per scadenza del termine, poi, ha effetto dal

momento in cui il Collegio viene ricostituito, non essendo prevista dal sistema l’ipotesi

del “vuoto”.

RIUNIONI E DELIBERAZIONI DEL COLLEGIO SINDACALE

L’art. 2404 c.c. prevede che il Collegio Sindacale si debba riunire almeno ogni 90 giorni

e si considera regolarmente riunito con la presenza della maggioranza dei sindaci

(mentre nella disciplina ante riforma non era fissato un quorum costitutivo). Il Collegio

delibera a maggioranza assoluta dei presenti (art. 2404 co. 4 c.c.), mentre nel vecchio

testo si disponeva che le deliberazioni dovessero essere prese a maggioranza assoluta.

I verbali delle riunioni del Collegio Sindacale devono essere riportati nel libro previsto

dall’art. 2421, co. 1, n. 5 c.c. e sottoscritti dai partecipanti.

REQUISITI SOGGETTIVI E CAUSE DI INELEGGIBILITA’ E DECANDENZA

Per quanto concerne i requisiti soggettivi dei sindaci, mentre prima della riforma del

diritto societario era previsto che tutti i componenti dell’organismo di controllo

dovessero essere iscritti nel registro dei revisori, il novellato art. 2397 c.c. dispone che

almeno un membro effettivo ed uno supplente debbano essere scelti tra gli iscritti nel

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registro dei revisori contabili istituito presso il Ministero della Giustizia. I restanti

componenti, se non iscritti in tale registro, devono essere scelti tra gli iscritti negli albi

professionali individuati con decreto del Ministero della Giustizia4 o tra i professori

universitari di ruolo in materie economiche o giuridiche.

Anche prima della riforma la disciplina prevedeva specifici requisiti per la nomina dei

sindaci e definite cause di ineleggibilità, con l’obiettivo ultimo di garantirne

l’indipendenza e la neutralità. Oltre alle cause di ineleggibilità previste per gli

amministratori e riportate dall’art. 2382 c.c.: (interdetto o condannato ad una pena che

comporta l’interdizione anche temporanea dai pubblici uffici, inabilitato, fallito), già il

precedente art. 2399 c.c. individuava ulteriori cause di ineleggibilità e decadenza per i

sindaci, vale a dire:

a) il fatto di essere coniuge, parente o affine entro il quarto grado di un

amministratore;

b) il fatto di essere legato alla società o ad una sua controllata da un rapporto

continuativo di prestazione di opera retribuita;

c) la cancellazione o la sospensione dal registro dei revisori contabili5.

Il novellato art. 2399 c.c. individua nuove cause di ineleggibilità e di decadenza rispetto

a quelle previste dalla disciplina previgente; più nel dettaglio:

d) oltre al coniuge, ai parenti e agli affini entro il quarto grado degli amministratori

della società, non possono essere eletti anche i medesimi amministratori e gli

amministratori delle società controllate, della società che la controllano e di

quelle sottoposte a comune controllo;

e) non si fa più solo riferimento al rapporto continuativo di prestazione d’opera

retribuita, ma anche e più in generale a rapporti di natura patrimoniale che ne

compromettano l’indipendenza;

f) lo statuto può prevedere ulteriori cause di ineleggibilità, incompatibilità o

decadenza, oltre a limiti e criteri per il cumulo degli incarichi.

4 Tale elenco comprende avvocati, dottori commercialisti, ragionieri, periti commerciali e consulenti del lavoro.

5 Cfr. D.M. 320/2004 “individuazione delle professionalità abilitate a comporre il Collegio Sindacale ai sensi dell’art. 2397 co. 2 del CC”

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L’art. 2404 c.c. prevede infine che il Collegio Sindacale debba riunirsi almeno ogni tre

mesi e che il sindaco decada nel caso in cui non partecipasse, senza giustificato motivo,

a due riunioni del Collegio Sindacale stesso.

REQUISITI DI PROFESSIONALITA’ PER I SINDACI DELLE QUOTATE

Alla luce della disciplina dettata dal D. Lgs. n. 58/1998 (Testo unico delle disposizioni

in materia finanziaria o T.U.F.), le società con azioni quotate nei mercati regolamentati

italiani o di altri Paesi dell’UE devono scegliere tra gli iscritti nel registro dei revisori

contabili che abbiano esercitato per un periodo non inferiore a tre anni:

a) almeno uno dei sindaci effettivi (se questi sono in numero di tre) oppure almeno

due dei sindaci effettivi (nel caso in cui questi siano in numero superiore a tre);

b) almeno uno dei sindaci supplenti.

I rimanenti sindaci devono aver maturato un’esperienza di almeno tre anni nell’esercizio

di:

a) attività di amministrazione, controllo o compiti direttivi presso società di

capitale con Collegio Sindacale non inferiore a due milioni di Euro;

b) attività professionali o di insegnamento universitario di ruolo in materie

giuridiche, economiche, finanziarie e tecnico-scientifiche attinenti l’attività

d’impresa;

c) funzioni dirigenziali presso enti pubblici o pubbliche amministrazioni operanti

nei settori finanziario, creditizio o assicurativo.

Come già ricordato, gli statuti societari possono comunque prevedere ulteriori requisiti

di professionalità.

INDIPENDENZA DEI SINDACI

In via generale, le linee guida contenute nei Principi di Comportamento del CNDC6,

per quanto riguarda l’indipendenza dei sindaci e dei revisori, affermano che uno studio

professionale, individuale o associato, non potrà percepire da una società cliente (e più

in generale dal gruppo cui questa appartiene) emolumenti complessivi - sia per attività

6 Documento approvato il 25 gennaio 2005 dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti (CNDC).

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di revisione sia di consulenza - superiori al 15% del totale dei ricavi dello studio

medesimo.

Il concetto di indipendenza e’ legato al fatto che “un soggetto terzo ragionevole e

informato, che conosca i fatti e le circostanze rilevanti a uno specifico incarico di

revisione giungerebbe alla conclusione che il revisore esercita in modo obiettivo e

imparziale la sua capacità di giudizio per tutte le questioni sottoposte alla sua

attenzione”.

Fondamentale e’ la simultanea sussistenza della cosiddetta indipendenza “mentale” e di

quella “formale”; la prima afferisce al corretto approccio professionale all’incarico (i.e.

si devono considerare solo gli elementi rilevanti, escludendo i fattori esterni), la seconda

sarebbe invece legata proprio al fatto che un terzo sia nel dubbio in merito

all’obiettività’ dell’incarico svolto.

Infine il CNDC si e’ espresso sulla dipendenza finanziaria, asserendo che

l’indipendenza deve ritenersi seriamente compromessa nel caso in cui appunto il totale

dei corrispettivi per i servizi prestati supera la soglia del 15% dei ricavi totali.

RESPONSABILITA’ DEI SINDACI

Il nuovo art. 2407 c.c. prevede che i sindaci adempiano ai loro doveri con la

professionalità e la diligenza richieste dalla natura dell’incarico, mentre prima della

riforma era richiesta solamente la cosiddetta “diligenza del mandatario”.

Inoltre essi sono responsabili della verità delle loro attestazioni e devono conservare il

segreto sui fatti e sui documenti di cui hanno conoscenza in ragione del loro incarico.

I sindaci sono responsabili, in solido con gli amministratori, per i fatti o le omissioni da

questi compiuti, nel caso in cui il danno non si sarebbe prodotto se essi avessero vigilato

in conformità con gli obblighi della loro carica.

Ai sensi dell’art. 2403-bis i sindaci possono effettuare atti di ispezione e controllo,

chiedere informazioni agli amministratori sull’andamento delle operazioni sociali ed

impugnare le deliberazioni del consiglio prese in violazione della legge o dello statuto.

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RETRIBUZIONE DEI SINDACI In via generale, la remunerazione annuale dei membri del Collegio Sindacale è stabilita

dallo statuto; altrimenti, la stessa deve essere determinata dall’Assemblea all’atto della

nomina per l’intero periodo di durata dell’ufficio (art. 2402 c.c.).

SOSTITUZIONE E REVOCA DEI SINDACI E DEL COLLEGIO

Il mandato dei sindaci o dell’intero collegio può terminare o per sostituzione

(cooptazione) o per cessazione d’ufficio.

In riferimento alla sostituzione, l’art. 2401 c.c. prevede che in caso di morte, rinunzia o

decadenza di un effettivo, subentrano i supplenti in ordine di età. Il sostituente resta in

carica fino alla successiva Assemblea, che provvede a integrare i sindaci effettivi e i

supplenti necessari. I nuovi nominati scadono insieme con quelli in carica. Nel caso di

sostituzione del Presidente, il sindaco effettivo più anziano ne assume il ruolo fino

all’Assemblea successiva. Infine, se con i supplenti non si completa il Collegio

Sindacale, deve essere convocata l’Assemblea affinché si provveda al reintegro.

La rinunzia di un sindaco effettivo (salvo diversa previsione dello statuto sociale) ha

dunque effetto immediato, indipendentemente dalla sua accettazione da parte

dell’Assemblea, qualora sia possibile l’automatica sostituzione del dimissionario con un

sindaco supplente.

Per quanto riguarda la revoca, invece, l’art. 2400, co. 2, c.c. dispone che i sindaci

possono essere revocati solo per giusta causa e che la deliberazione di revoca deve

essere approvata con decreto dal Tribunale, sentito l’interessato.

DOVERI E POTERI DEL COLLEGIO SINDACALE

Come si è già avuto modo di rilevare, il nuovo testo dell’art. 2409-bis c.c., disponendo

che “il controllo contabile sulla società è esercitato da un revisore contabile o da una

società di revisione iscritti nel registro istituito presso il Ministero della Giustizia”, ha

sostanzialmente ridotto i compiti del Collegio Sindacale alla “vigilanza sull’osservanza

della legge e dello statuto, sul rispetto dei principi di corretta amministrazione e

sull’adeguatezza dell’assetto organizzativo, amministrativo e contabile della società”.

A tal proposito, pare opportuno rilevare però come la separazione della funzione del

controllo contabile non abbia certo “svuotato” il Collegio Sindacale delle proprie

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funzioni, potendosi enucleare una serie di doveri-poteri che, anche nella riformata

disciplina, permangono in capo al Collegio stesso.

I doveri del Collegio Sindacale possono essere infatti sintetizzati nei seguenti:

1. doveri di vigilanza;

2. tenuta del Libro delle adunanze e deliberazioni;

3. riscontro e denunzia di fatti censurabili;

4. partecipazioni alle riunioni degli organi sociali;

5. relazione all’Assemblea di bilancio;

6. operazioni straordinarie;

7. acquisizione di informazioni.

1. Doveri di vigilanza

Ai sensi del citato art. 2403 c.c. il Collegio Sindacale:

a) Vigila sull’osservanza della legge e dello statuto:

Tale vigilanza si sostanzia nel controllo sul:

− rispetto delle norme statutarie, legislative e regolamentari;

− rispetto delle specifiche disposizioni del settore di attività dell’impresa

(e.g. autorizzazioni).

Gli strumenti attraverso cui tale vigilanza viene esercitata sono: la verifica dell’esistenza

di una adeguata struttura organizzativa, l’acquisizione di informazioni da parte del

soggetto incaricato del controllo contabile, la partecipazione alle riunioni sociali e la

gestione dei rapporti con gli amministratori;

b) Vigila sul rispetto dei principi di corretta amministrazione:

Tale forma di vigilanza non si configura come un controllo di merito sull’opportunità e

la convenienza delle scelte di gestione, ma piuttosto come un controllo di legittimità.

Il Collegio Sindacale è pertanto tenuto a verificare la conformità delle scelte compite

dagli amministratori ai generali criteri di razionalità economica.

Il Collegio Sindacale, sulla base delle informazioni ricevute dagli amministratori o, nel

corso dei CdA, dal soggetto incaricato del controllo contabile, vigila sulla diligenza

mantenuta nell’espletamento dell’incarico ddgli amministratori stessi.

Il Collegio Sindacale verifica inoltre che gli amministratori:

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- non abbiano trascurato di assumere informazioni sufficienti in relazione al

compimento delle scelte di gestione;

- abbiano posto in essere tutte le cautele e le verifiche preventive normalmente

richieste per una determinata decisione;

Vigilare sui principi di corretta amministrazione significa poi verificare che gli

amministratori non pongano in essere operazioni:

- estranee all’oggetto sociale;

- in cui un amministratore abbia un interesse per conto proprio o altrui;

- manifestamente imprudenti o azzardate;

- che possano compromettere l’integrità del patrimonio sociale;

- volte a inficiare i diritti attribuiti dalla legge o dallo statuto ai soci:

- in contrasto con le deliberazioni dell’Assemblea o del CdA;

Pur non prevedendo l’ingerenza dei sindaci nell’ambito gestionale, la vigilanza sulla

corretta amministrazione comporta che l’operato dei sindaci investa di fatto anche

l’attività amministrativa.

c) Vigila sull’adeguatezza dell’assetto organizzativo, amministrativo e contabile

adottato e sul suo concreto funzionamento:

Per assetto organizzativo si intende “il complesso delle direttive e delle procedure

stabilite per garantire che il potere decisionale sia assegnato ed effettivamente esercitato

ad un appropriato livello ci competenza e responsabilità”.

Ai fini della valutazione dell’assetto organizzativo, all’inizio del mandato, i sindaci

devono considerare i seguenti aspetti:

- oggetto sociale, definito nello statuto;

- settore di attività;

- mercato in cui la società opera;

- dimensioni dell’impresa e prospettive di medio periodo;

- organigramma aziendale;

- definizione dei compiti e delle funzioni;

- definizione delle deleghe e dei poteri;

- documentazione di direttive e procedure aziendali.

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Nel caso di rilievi sull’assetto organizzativo, i sindaci li segnalano agli amministratori e

al responsabile del controllo contabile, sollecitando interventi correttivi.

Successivamente, essi seguono il follow up dei provvedimenti e scambiano

informazioni con le funzioni coinvolte.

Il sistema amministrativo - contabile è una parte del più generale sistema del controllo

interno deputata alla verifica dell’attendibilità delle informazioni di bilancio. Secondo la

dottrina aziendalistica, lo stesso si articola, in:

- ambiente di controllo;

- valutazione dei rischi;

- attività di controllo, della comunicazione e del monitoraggio.

L’adeguatezza del sistema amministrativo - contabile è responsabilità del CdA, mentre

la vigilanza sulla sua adeguatezza e sul suo concreto funzionamento sono di pertinenza

del Collegio Sindacale. I sindaci, all’inizio del mandato, devono considerare i seguenti

aspetti:

- le informazioni sulle quali gli amministratori e le altre funzioni valutano

l’adeguatezza del sistema;

- il confronto con il responsabile del controllo contabile;

- la valutazione autonoma del sistema;

- l’accertamento dell’effettivo monitoraggio del sistema, finalizzato al suo

concreto funzionamento.

Nel corso del mandato, inoltre, i sindaci identificano dei momenti di intervento per

accertare:

- il follow up sulle debolezze segnalate;

- eventuali modifiche significative al sistema;

- il monitoraggio corretto del sistema;

- eventuali debolezze segnalate dalla funzione di controllo contabile.

Inoltre, sempre per quanto concerne l’attività di Vigilanza, il Collegio Sindacale

effettua:

- ove espressamente stabilito dallo statuto, il controllo contabile ex. art. 2409-bis

co. 3 c.c.;

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- la vigilanza sulle operazioni gestionali di maggior rilievo (ex art. 2381 co. 5

c.c.);

- la vigilanza sull’andamento generale della gestione e sulla sua prevedibile

evoluzione (art. 2381 co. 5 c.c.);

- l’espressione del parere sul compenso da riconoscere agli amministratori rivestiti

di particolari cariche (art. 2389 co. 3 c.c.);

- il controllo delle operazioni poste in essere dagli amministratori in situazioni di

conflitto di interesse (art. 2391 c.c.);

- il controllo e l’attestazione dei limiti all’emissione di prestiti obbligazionari (art.

2412 c.c.);

- l’espressione del consenso all’iscrizione in bilancio, tra le immobilizzazioni

immateriali, dei costi di impianto e ampliamento, dei costi di ricerca, sviluppo e

pubblicità e dell’avviamento (art. 2426, punti 5 e 6, c.c.);

- la compilazione della relazione sui risultati dell’esercizio sociale e sull’attività

svolta nell’adempimento dei propri doveri, le osservazioni e le proposte sul

bilancio (art.2429 c.c.).

Anche se il Collegio Sindacale non esercita, per obbligo di legge o per scelta statutaria,

il controllo contabile, lo stesso deve comunque svolgere un’attività di vigilanza sul

bilancio di esercizio, che, nello specifico, si sostanzia nella:

- verifica delle procedure di formazione, deposito e pubblicazione del bilancio;

- vigilanza sull’impostazione del bilancio;

- verifica della corrispondenza tra il bilancio e le informazioni a disposizione.

Ai fini della stesura della Relazione sulla Gestione, il Collegio Sindacale deve poi

accertare la sussistenza dei contenuti obbligatori, valutare la completezza e la chiarezza

informativa (principi di verità, correttezza e chiarezza) e accertare la corrispondenza e la

coerenza con le risultanze di bilancio.

Anche i principi di comportamento per i sindaci delle società quotate7 propendono per

un controllo di legittimità e non di merito delle scelte di gestione degli amministratori.

7 Stilati dai Consigli Nazionali dei Dottori Commercialisti e Ragionieri (CNDC).

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Per quanto riguarda, invece, l’adeguatezza dell’assetto organizzativo, i sindaci devono

effettuare verifiche periodiche sull’esistenza di procedure interne e sul grado di

affidabilità del sistema contabile.

L’art.2403-bis prevede infine per i sindaci la facoltà di chiedere notizie agli

amministratori delle controllate in merito all’andamento delle operazioni sociali o a

determinati affari.

2. Tenuta del Libro delle adunanze e deliberazioni

Il Collegio Sindacale redige, ai sensi dell’art. 2421, co. 1, n. 5) c.c., un Libro delle

adunanze e delle deliberazioni, che deve essere sottoscritto dagli intervenuti e

depositato presso la sede della società; nel Libro delle adunanze e delle deliberazioni il

Collegio sindacale riporta i risultati dei propri accertamenti e le relazioni sull’attività di

vigilanza svolta, dando altresì evidenza degli accertamenti eseguiti (art. 2403-bis, co. 3

c.c.).

3. Riscontro e denunzia di fatti censurabili

Il Collegio Sindacale ha il diritto/dovere di opporsi a tutte le operazioni intraprese da

uno o più amministratori che risultino in contrasto con la legge e con lo statuto, dando

evidenza, nei relativi verbali, delle proprie motivazioni. Nel caso in cui il CdA non

intervenga, i sindaci devono prontamente informare l’Assemblea.

Nel caso in cui la gravità dei fatti riscontrati sia particolarmente rilevante e vi sia

urgente necessità di intervenire, il Collegio Sindacale può richiedere la convocazione

dell’Assemblea al Presidente del CdA; se quest’ultimo non dovesse provvedere, spetta

allo stesso Collegio Sindacale convocarla. Inoltre l’art. 2406 co. 2 c.c. prescrive che,

previa informazione al CdA, il Collegio Sindacale può direttamente convocare

l’Assemblea.

L’art. 2408 c.c. attribuisce poi al singolo socio la competenza di denunciare i fatti che

ritiene censurabili al Collegio Sindacale; nel caso in cui quest’ultimo ritenesse fondata

la denuncia, lo stesso intima al CdA di risolvere le irregolarità riscontrate e, in caso di

inerzia, provvede a convocare l’Assemblea. Se anche l’Assemblea non dovesse

prendere i necessari provvedimenti, il Collegio Sindacale deve provvedere con la

denuncia al Tribunale (ex art. 2409 c.c.).

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Nell’ipotesi in cui tale denuncia provenga da una percentuale del capitale “qualificata”

(secondo quanto previsto dalla statuto o, comunque, quando provenga da tanti soci che

rappresentino un ventesimo del capitale sociale, o un cinquantesimo nelle società che

fanno ricorso al mercato dei capitali di rischio) il Collegio ha l’obbligo di: i) indagare

senza indugio sui fatti denunciati; ii) presentare le proprie conclusioni ed eventuali

proposte all’Assemblea; iii) convocare senza ritardo l’Assemblea nell’ipotesi prevista

dall’art. 2406 c.c., ossia qualora ravvisi fatti di rilevante gravità e vi sia urgente

necessità d provvedere.

Il nuovo testo dell’art. 2409 c.c. prevede inoltre la possibilità per i soci che

rappresentino il decimo del capitale sociale o, nelle società che fanno ricorso al mercato

del capitale di rischio, il ventesimo del capitale soci (estesa anche al Collegio Sindacale,

al Consiglio di Sorveglianza o Comitato per il controllo sulla gestione, nonché, nelle

società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio, al Pubblico Ministero) “se vi

è fondato sospetto che gli amministratori, in violazione dei loro doveri, abbiano

compiuto gravi irregolarità nella gestione che possono arrecare danno alla società o a

una o più società controllate”, di denunziare al Tribunale tali gravi irregolarità.

In tale evenienza il Tribunale, sentiti in camera di consiglio gli amministratori e i

sindaci, può ordinare l'ispezione dell'amministrazione della società a spese dei soci

richiedenti, subordinandola, se del caso, alla prestazione di una cauzione.

4. Partecipazioni alle riunioni degli organi sociali

Tra i nuovi obblighi gravanti in capo al Collegio Sindacale, l’art. 2405 c.c. impone ai

sindaci di assistere alle adunanze del Consiglio di Amministrazione, alle Assemblee e

alle riunioni del Comitato Esecutivo (mentre prima della riforma i sindaci assistevano

solamente alle Assemblee ed ai CdA). Il dovere/potere di partecipare alle riunioni dei

tre organi sopra individuati rappresenta lo strumento principale per acquisire le

informazioni indispensabili allo svolgimento della funzione di vigilanza.

L’art. 2405, co. 2 c.c. prevede che, nel caso in cui un sindaco non partecipi senza

giustificato motivo a due adunanze consecutive del Consiglio di Amministrazione o del

Comitato Esecutivo nel corso di un esercizio sociale, decada dall’ufficio.

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5. Relazione del Collegio Sindacale all’Assemblea di bilancio

Il Collegio Sindacale deve redigere e depositare presso la sede sociale una relazione

scritta in occasione dell’Assemblea convocata per l’approvazione del bilancio ai sensi

dell’art. 2429, co. 2 c.c.

In questo documento il Collegio Sindacale informa l’Assemblea in merito ai risultati

dell’esercizio sociale ed alla propria attività di vigilanza svolta; se a seguito di

quest’ultima dovessero essere emerse lacune od omissioni, saranno indicate anche le

azioni intraprese per fronteggiarle.

Per quanto riguarda il bilancio, il Collegio Sindacale dovrà formulare un parere in

ordine allo stesso, proponendone o meno l’approvazione all’Assemblea.

6. Operazioni straordinarie

Nel contesto delle operazioni sociali straordinarie (e.g. aumenti di capitale sociale,

riduzioni per perdite, trasformazioni, fusioni, scissioni e conferimenti) spetta al Collegio

Sindacale vigilare sul rispetto dei principi di corretta amministrazione e sull’osservanza

della legge e dello statuto.

In relazione agli aumenti di capitale sociale, in particolare, il Collegio Sindacale deve

attentamente controllare l’esecuzione dell’aumento stesso, sollecitando gli

amministratori alla regolare esecuzione delle formalità imposte dalla legge e degli

adempimenti previsti dalla disciplina codicistica.

Nell’ipotesi opposta di riduzione del capitale per perdite, il Collegio deve formulare le

proprie osservazioni alla relazione degli amministratori, predisposta ai sensi dell’art.

2446 c.c. Il Collegio deve, altresì, provvedere senza indugio alla convocazione

dell’Assemblea, qualora gli amministratori non vi provvedano.

In caso di trasformazione, il Collegio Sindacale deve accertare la conformità alla legge

della delibera e dei successivi atti di esecuzione.

Nell’ipotesi di fusione, è compito del Collegio accertare che il progetto di fusione

risponda al contenuto previsto dall’art. 2501-bis c.c. e che vengano osservate le altre

disposizioni di legge in riferimento al procedimento di fusione (contenuto della

relazione degli amministratori, deposito e pubblicazione degli atti e delle deliberazioni).

Analoghi controlli devono essere effettuati in ipotesi di scissione di società.

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Nel conferimento di azienda, da ultimo, il Collegio Sindacale della società conferente

deve accertare la correttezza, dal punto di vista tecnico, dei criteri utilizzati nella

determinazione del valore dell’azienda conferita e delle azioni o quote ricevute in

corrispettivo.

7. Acquisizione delle informazioni

Questo “dovere” del Collegio Sindacale e’ trasversale a tutta la sua attività. Il CdA, ad

esempio, fornisce costantemente al Collegio Sindacale dati ed informazioni in merito

alla propria attività e alle operazioni di maggior rilievo intraprese dalla società, o alle

operazioni con parti correlate o nelle quali un amministratore abbia un interesse

specifico.

La comunicazione di queste informazioni può avvenire sia per iscritto sia verbalmente,

ed e’ verbalizzata dai sindaci nel proprio Libro.

Il flusso informativo non si limita a quello intercorrente tra Collegio Sindacale e organo

di gestione, ma e’ riferito anche ai dati e alle notizie che costantemente si scambiano il

Collegio Sindacale e il revisore contabile o la società di revisione (ex art. 2409-septies).

I poteri del Collegio Sindacale possono essere invece ricondotti a:

1. atti di ispezione e controllo;

2. convocazione dell’assemblea dei soci;

3. utilizzo di dipendenti propri e ausiliari.

1. Atti di ispezione e controllo:

Ai sensi dell’art. 2403-bis, co. 1 c.c., i sindaci possono in qualsiasi momento, anche

individualmente, procedere ad atti di ispezione e controllo, anche in riferimento alle

società controllate.

Il Collegio può inoltre chiedere agli amministratori notizie sull’andamento delle

operazioni sociali o su determinati affari, anche con riferimento a società controllate,

potendo inoltre “scambiare informazioni con i corrispondenti organi delle società

controllate in merito ai sistemi di amministrazione e controllo ed all'andamento generale

dell'attività sociale” (art. 2403-bis, co. 2 c.c.).

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2. Convocazione dell’assemblea dei soci:

Il potere di convocazione dell’Assemblea dei soci è attribuito al Collegio Sindacale nel

caso di:

a. rilevazione di fatti censurabili di rilevante gravità, quando vi sia urgente

necessità di provvedere (art. 2406 co. 2 c.c.);

b. denuncia di un socio o di una minoranza qualificata risultata non infondata;

c. cessazione della carica di tutti gli amministratori.

3. Utilizzo di dipendenti propri e ausiliari:

Nell’ambito dell’espletamento di specifiche operazioni di ispezione e di controllo, sotto

la propria responsabilità e a proprie spese, i sindaci possono avvalersi di propri

dipendenti e ausiliari che non si trovino nelle condizioni previste dall’art. 2399 c.c.

A tal proposito è comunque previsto che l’organo amministrativo della società possa

rifiutare agi ausiliari e ai dipendenti dei sindaci l’accesso ad informazioni riservate.

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3 CONTROLLO CONTABILE

Per controllo contabile si intende:

1. la verifica, nel corso dell’esercizio e con periodicità almeno trimestrale, della

regolare tenuta della contabilità sociale e della corretta rilevazione nelle scritture

contabili dei fatti di gestione;

2. la verifica del fatto che il bilancio di esercizio, ed eventualmente il bilancio

consolidato, corrispondano alle risultanze delle scritture contabili e degli

accertamenti eseguiti e della loro conformità alle norme che li disciplinano;

3. la redazione (depositata secondo le disposizioni dell’art. 2429 c.c.) di una

relazione nella quale si esprime un giudizio sul bilancio di esercizio, ed

eventualmente sul bilancio consolidato.

Il revisore o la società di revisione documentano la propria attività in un apposito libro e

possono:

a) chiedere agli amministratori documenti che comprovino i fatti di gestione;

b) avere notizie e informazioni sull’andamento della gestione;

c) procedere ad ispezioni al fine di verificare la coincidenza della documentazione

con l’attività di gestione effettiva.

Salvo il caso in cui venga attribuito al Collegio Sindacale (possibilità che, come

anticipato, la nuova disciplina limita alle società che, oltre a non fare ricorso al mercato

del capitale di rischio, non siano tenute alla redazione del bilancio consolidato)

l’incarico relativo al controllo contabile e’ conferito dall’Assemblea, sentito il Collegio

Sindacale, la quale stabilisce inoltre il corrispettivo valido per l’intera durata

dell’incarico. Quest’ultimo ha durata triennale, con scadenza alla data di convocazione

dell’Assemblea per l’approvazione del bilancio relativo al terzo esercizio.

L’incarico può essere revocato solo per giusta causa, sentito il parere del Collegio

Sindacale, e la relativa delibera deve essere approvata con decreto dal tribunale ex art.

2409-quater.

I soggetti incaricati del controllo contabile sottostanno alle disposizioni dell’art.2407

c.c. e sono responsabili nei confronti della società, dei suoi soci e dei terzi, per i danni

derivanti dall’inadempimento ai loro doveri.

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È inoltre previsto che il Collegio Sindacale e i soggetti incaricati del controllo contabile

si scambino tempestivamente le informazioni rilevanti per l’espletamento dei relativi

compiti (art. 2409-septies c.c.).

I Principi di revisione suddividono l’attività di controllo contabile in due fasi:

1. Pianificazione documentata e motivata del lavoro di controllo finalizzata ad una

documentata conoscenza della società.

Per arrivare a stendere la relazione finale, il revisore deve acquisire un’approfondita

conoscenza della realtà in cui opera la società; tra gli altri, il revisore deve si deve

occupare dei seguenti aspetti:

- il settore in cui la società opera;

- il posizionamento all’interno del settore;

- la storia della società;

- la struttura organizzativa interna.

Tutte le informazioni ottenute dal revisore nel corso del suo mandato e provenienti da

diverse fonti (bilanci passati, incontri con il management, banche d’affari, studi di

settore, etc.) andranno ad alimentare un memorandum che andrà periodicamente

aggiornato al fine di tenere conto dei seguenti aspetti:

a. valutazione del cosiddetto “rischio di revisione”, che si sostanzia

nell’espressione di un giudizio non corretto sul bilancio, a sua volta scindibile

in:

i. rischio intrinseco, ovvero legato alla presenza di errori nel bilancio o in una

sua voce;

ii. rischio di controllo, ovvero di debolezza del sistema di controllo interno;

iii. rischio di individuazione di eventuali errori;

b. valutazione del sistema di controllo interno amministrativo-contabile;

c. definizione del livello di significatività delle informazioni, ovvero dell’impatto

che la loro assenza potrebbe avere su un lettore del bilancio,

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2. Esecuzione del lavoro di controllo pianificato al punto precedente attraverso:

a. raccolta di dati e informazioni circa la correttezza delle voci di bilancio;

b. documentazione del lavoro svolto e degli elementi raccolti;

c. definizione dei risultati del lavoro svolto;

d. ottenimento di una lettera di attestazione;

e. Emissione della relazione finale contenente il giudizio sul bilancio

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4 ANALISI DELLE INTERVISTE

L’analisi si è focalizzata sulle società quotate sul mercato italiano. È stato individuato

un campione iniziale di 90 società, equamente divise tra gli indici FTSE MIB, FTSE

ITALIA Mid Cap, FTSE ITALIA Small Cap.

Abbiamo ottenuto un’intervista da parte di 36 presidenti dei collegi sindacali o sindaci

effettivi. Le società nelle quali essi ricoprono dette cariche sono 44. La seguente tabella

raccoglie i nomi di queste ultime.

Acea Datalogic Indesit Reno de Medici

Acegas-Aps Edison Interpump Saipem

Alleanza Assicurazioni Enia Intesa Sanpaolo Saras

Atlantia Erg Lottomatica Seat Pagine Gialle

Autogrill Esprinet Luxottica Sias

Banca Generali Fiat Maire Tecnimont Sopaf

Banca Monte dei Paschi di Siena Fondiaria Sai Mediaset Telecom Italia

Banca Popolare di Milano Geox

Milano Assicurazioni

Telecom Italia Media

Benetton Gruppo Coin Mondadori Terna

Beni Stabili Gruppo Editoriale L'Espresso Prysmian Unicredit

Danieli Hera Recordati Vittoria Assicurazioni

Tabella n. 1: Campione delle società

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Le società sono state suddivise sulla base della classificazione proposta da Borsa Italiana in nove settori e tre segmenti come evidenziato nelle seguenti tabelle:

Settore N. Società %

FTSE Italia Beni di Consumo 6 14%

FTSE Italia Energia 5 11%

FTSE Italia Finanza 11 25%

FTSE Italia Industria 7 16%

FTSE Italia Salute 1 2%

FTSE Italia Servizi al Consumo 5 11%

FTSE Italia Servizi di Pubblica Utilità 4 9%

FTSE Italia Tecnologia 2 5%

FTSE Italia Telecomunicazioni 3 7%

Tabella n. 2: Classificazione società per settori

Indice di appartenenza N. Società %

FTSE ITALIA Mid Cap 21 48%

FTSE ITALIA Small Cap 5 11%

FTSE MIB 18 41%

Tabella n. 3: Classificazione società per segmento azionario

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1) Ritenete che la frequenza di riunione del CdA sia in numero congruo? Perché?

Dall’analisi effettuata emerge che la quasi totalità dei sindaci intervistati ritiene che la

frequenza di riunione del CdA sia stata sufficiente per ottemperare alle proprie funzioni.

Le motivazioni alla base di questa risposta afferiscono per lo più al ruolo attivo del

comitato esecutivo (dove esistente) il quale, portando all’attenzione del Consiglio le

principali operazioni, permette allo stesso di operare in maniera sia più efficace sia più

efficiente.

Delle 44 società rientranti nel campione, 17 hanno costituito un comitato esecutivo.

La media aritmetica della frequenza di riunione delle Società del nostro campione è pari

a 10, in 3 casi il numero di riunioni è stato superiore a 15, ma questo è giustificato

presumibilmente dall’accadimento di operazioni straordinarie.

Gli intervistati che hanno risposto negativamente alla domanda in oggetto, hanno

addotto le seguenti motivazioni: la prima relativa alla tempistica di invio della

documentazione ai Sindaci, la seconda relativa all’eccessivo numero di punti all’ordine

del giorno da affrontare nel corso della singola riunione.

Per avere una conferma empirica delle osservazioni ricevute dai soggetti intervistati

riguardo la frequenza delle riunioni del Cda abbiamo voluto definire quale tipo di

relazione ci fosse tra questa e alcune variabili codificate come segue:

• Capitalizzazione di mercato al 31.12.2008

• Fatturato al 31.12.2008

• Presenza di almeno un’operazione di finanza straordinaria nel corso del 2008

• Presenza o meno di un Comitato Esecutivo

Riportiamo qui di seguito i metodi di analisi e i risultati.

In merito all’analisi delle prime 2 variabili abbiamo operato, dividendo il nostro

campione in 4 classi:

• Capitalizzazione / fatturato < 1.000 mln €

• 1.000 mln € < Capitalizzazione/ fatturato < 5.000 mln €

• 5.000 mln € < Capitalizzazione / fatturato < 10.000 mln €

• Capitalizzazione / fatturato > 10.000 mln €

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Una volta suddiviso il campione, abbiamo calcolato la media aritmetica delle riunioni

del Cda relativa a ciascuna classe.

Capitalizzazione (mln €) Riunioni N. società

X < 1000 9 20

1000 < X < 5000 11 16

5000 < X < 10000 14 5

X > 10000 12 3

Tabella n. 4: Riunioni medie per classe di capitalizzazione

Fatturato (mln €) Riunioni N. società

X < 1000 8 11

1000 < x < 5000 10 19

5000 < x < 10000 14 5

X > 10000 11 9

Tabella n. 5: Riunioni medie per classe di fatturato

Dall’analisi effettuata emerge una relazione positiva per i primi tre cluster. L’ultima

classe ci ha restituito un numero di riunioni che non segue la relazione positiva sopra

citata, ma questo risultato è sicuramente inficiato dalla scarsa presenza nel nostro

campione di società con fatturato e capitalizzazione maggiore di 10.000 mln €.

Lo stesso trend descritto risulta da un'analisi effettuata, utilizzando al posto della media

aritmetica, la media ponderata con pesi le due variabili di riferimento (capitalizzazione

di mercato e fatturato).

Anche la variabile relativa alla presenza di almeno un’operazione di finanza

straordinaria nel corso del 2008 si è rivelata avere un impatto positivo sul numero di

riunioni del CdA. La media delle riunioni delle società che non hanno effettuato alcuna

operazione di finanza straordinaria nel corso del 2008 è difatti molto inferiore a quella

delle società che invece ne hanno effettuata almeno una (rispettivamente 7 e 12

riunioni).

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Almeno un’operazione Riunioni

NO 7

SI 12

Tabella n. 6: Riunioni medie e almeno un’operazione di finanza straordinaria

In conclusione, abbiamo voluto indagare se la presenza o meno di un Comitato

Esecutivo impatti in maniera significativa sul numero di riunioni del CdA. La nostra

analisi ha in questo caso espresso un effetto neutro della variabile in questione.

Comitato Esecutivo Riunione

SI 10

NO 10

Tabella n. 7: Riunioni medie e presenza del Comitato esecutivo

1bis) Come definite la tipologia di partecipazione dei sindaci durante le riunioni

del CdA?

1ter) Quali contributi apportano i sindaci alla discussione delle tematiche nel corso

delle riunioni di CDA?

La partecipazione dei sindaci alle riunioni del CdA è stata definita dalla maggioranza

degli intervistati (59%) “attiva”. Ulteriore considerazione può essere fatta, considerando

che è opinione diffusa che il ruolo del sindaco all’interno del consiglio non deve essere

molto distante dal ruolo dei consiglieri indipendenti. Ciò è stato più volte confermato

dagli intervistati, i quali, per sostenere tale tesi, hanno affermato come la partecipazione

del sindaco deve essere finalizzata all’apprendimento di quante più informazioni

possibili; per far ciò essi devono aver la possibilità di intervenire, domandare e ricevere

dettagliate risposte in sede consiliare, senza che ciò venga visto come uno

sconfinamento di competenze. Tale tipologia di partecipazione, oltre che alle tematiche

relative alle competenze vere e proprie dei sindaci, è intesa anche come un contributo

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ovviamente in termini di opinioni che essi possono dare al consiglio in materia

gestionale ed in relazione agli ordini del giorno.

Considerazioni per tutto opposte emergono per il restante 22% degli intervistati, i quali

dichiarano una partecipazione di tipo passivo. Le loro risposte fanno emergere come la

partecipazione di tipo passiva si possa spiegare considerando i sindaci come degli

uditori privilegiati in sede di consiglio, che devono prendere parola se sono i consiglieri

a richiederlo o relativamente a tematiche di competenza, principalmente nel rispetto

dello statuto e della normativa.

Per concludere, la tipologia di partecipazione in consiglio dei sindaci definitasi “mista”

è ricoperta dal 19% degli intervistati. Quest’ultima prevede una partecipazione dinamica

per temi inerenti alle competenze del collegio sindacale e nel momento in cui qualsiasi

tipo di considerazione viene richiesta dai consiglieri.

Le considerazioni sulle tipologie di partecipazione dei sindaci alle riunioni del CdA

consentono di valutare i contributi che i sindaci apportano alle discussioni consiliari.

Dalle interviste emerge che la partecipazione di tipo attivo, è contraddistinta per quasi la

metà dei sindaci (42%) con il trattamento di tematiche sia di competenza che non di

competenza. Questo dato rafforza la teoria per la quale il sindaco viene coinvolto a

pieno titolo nelle riunioni del CdA, potendo esprimere pareri anche sulla strategia, sul

business ed in generale sulle questioni gestionali. L’opinione del restante 58% degli

intervistati che hanno definito la loro partecipazione attiva, è che le tematiche che essi

affrontano in consiglio riguardino esclusivamente aspetti di propria competenza.

Come facilmente prevedibile, la partecipazione passiva è caratterizzata nel 100% dei

casi dalla discussione con oggetto tematiche di competenza.

Per quanto riguarda la tipologia di partecipazione mista, la tendenza (88%) è di

affrontare esclusivamente tematiche di competenza.

In termini generali si può notare come la partecipazione sia maggiormente attiva ed

inoltre la linea di confine tra il ruolo del sindaco e del consigliere sia ben definita. Oltre

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a ciò, è da sottolineare come la partecipazione risulta essere collegata alle tematiche di

competenza del Collegio Sindacale.

Partecipazione Tematiche di intervento

Attiva Passiva Mista Di competenza Non di competenza

24 9 8 30 11

Tabella n. 8: Tipologia di partecipazione e tematiche di intervento (n. interviste)

Di competenza Non di competenza

Attivi 58% 42%

Passivi 100% 0%

Misti 88% 12%

Tabella n. 9: Tipologia di partecipazione e tematiche di intervento (%)

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2) Quali azioni effettuate al fine di vigilare sull'adeguatezza della struttura

organizzativa della Società per gli aspetti di competenza, del sistema di controllo

interno e del sistema amministrativo-contabile nonché sull'affidabilità di

quest'ultimo nel rappresentare correttamente i fatti di gestione?

• Analisi documentale

• Richiesta alla Società di Revisione

• Utilizzo della Funzione Internal Audit o di altre funzioni interessate

• Incarico ad uno o più esperti esterni

• Altro (specificare)

Analizzando le risposte del nostro campione alla domanda riguardo le azioni effettuate

al fine di vigilare sull'adeguatezza della struttura organizzativa della società per gli

aspetti di competenza, del sistema di controllo interno e del sistema amministrativo-

contabile nonché sull'affidabilità di quest'ultimo nel rappresentare correttamente i fatti

di gestione è emerso che:

L’analisi documentale è effettuata dalla quasi totalità del nostro campione (solo una

società ha riferito che essa viene effettuata dalla funzione di internal audit) e si è

osservato come essa sia importante in riferimento alle operazioni con parti correlate.

La richiesta alla società di revisione è effettuata dalla maggioranza delle società

intervistate (solo il 20% ha risposto negativamente) ed è considerata utile specialmente

per situazioni patologiche, per un maggiore coordinamento tra il collegio sindacale e la

società di revisione e per la risoluzione di particolari problematiche contabili.

Anche la funzione di internal audit è utilizzata nella quasi totalità del nostro campione

(solo due le società che hanno risposto negativamente). E’ importante qui sottolineare

come alcuni dei sindaci intervistati ci abbiano riferito che la funzione di Internal Audit

sia considerata il “braccio armato” del collegio sindacale. Essa consente infatti di

coordinare le aree di ispezione e di gestire i follow up, mentre il Collegio dovrebbe

essere referente di tutte le funzioni di controllo interne ed esterne.

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Riguardo l’utilizzo di esperti esterni, ben il 33% del nostro campione ha risposto

positivamente. E’ stato osservato come esso sia utilizzato prevalentemente per pareri di

tipo legale e sia spesso proprio il collegio sindacale a suggerire ad altre funzioni di

utilizzarlo.

Riguardo l’ultimo punto, ovvero “Altro”, è importante segnalare l’utilizzo delle

cosiddette “audizioni” che rappresentano un controllo di secondo livello.

3) Il TUF prevede che “i sindaci possano, anche individualmente, procedere in

qualsiasi momento ad atti di ispezione e di controllo, nonché chiedere agli

amministratori notizie, anche con riferimento a società controllate, sull'andamento

delle operazioni sociali o su determinati affari, ovvero rivolgere le medesime

richieste di informazione direttamente agli organi di amministrazione e di

controllo delle società controllate”: cosa intendete per “atti di ispezione e

controllo”?

Dall’analisi delle risposte del campione, è emersa una chiara distinzione nella

definizione di atti di ispezione e controllo.

I primi, infatti, sono considerati come azioni a carattere straordinario e invasivo, da

effettuare in situazioni di particolare criticità; mentre gli “atti di controllo” risultano

essere più legati ad aspetti di carattere ordinario e per lo più effettuati con una certa

periodicità.

Il 14% degli intervistati, ha interpretato il concetto di “atti di ispezione e controllo”

come la facoltà da parte degli stessi di “poter vedere qualsiasi cosa o di poter parlare

con chiunque” per avere le informazioni di cui necessitano in qualsiasi momento.

La maggior parte degli intervistati ritiene che gli atti di ispezione e controllo prevedano

l’acquisizione di informazioni attraverso un’analisi di carattere documentale.

Quest’ultima, si concretizza a sua volta in una verifica campionaria o tramite la

ricezione di eventuali segnalazioni fatte al Collegio Sindacale.

Alla data della nostra ricerca, l’8% degli intervistati, ha specificato che queste tipo di

azioni, non sono state ritenute necessarie in quanto, la collaborazione tra i vari organi è

stata adeguata.

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Dalle evidenze sopra esposte, emerge come non sia stato possibile delineare una

procedura comune e condivisa per attuare gli atti di ispezione e controllo; oltretutto, la

mancanza di una chiara indicazione in materia legislativa, permette una libera e

soggettiva applicazione del concetto di atti di ispezione e controllo.

4) Con quale ruolo o soggetto aziendale il Collegio sindacale interagisce

nell'ambito delle seguenti attività?

• - Andamento della gestione ordinaria

• - Situazione finanziaria

• - Operazioni straordinarie

• - Valutazione di particolari voci dell’Attivo o del Passivo di Stato

Patrimoniale

• - Andamento previsto della gestione nel trimestre/semestre successivo

• - Andamento delle controllate

• - Andamento delle consociate

• - Altro (specificare)

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AD Presidente CFO DG Direttore Corporate

Direttore Amm.vo

Direttore Finaniziario

Direttore Contabile Management CdA Società di

Revisione

Andamento della gestione ordinaria 13 1 6 5 4 5 1 6 2 2

Situazione finanziaria 5 18 1 3 8 1 4

Operazioni straordinarie 10 5 9 2 1 4 3 1 10 2

Valutazione di particolari voci dell'Attivo o del Passivo di Stato

Patrimoniale

5 8 2 3 1 1 26

Andamento previsto della gestione nel trimestre/

semestre successivo

12 5 3 1 2 16

Andamento delle controllate/

consociate 7 1 6 1 1 2 1 2 7 4

Altro (specificare) 1

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FIA Affari Legali

Responsabili di altre funzioni

CS CCI CE Esperti esterni

Affari societari

CdA controllate

Risk Manager

Funzione Compliance

Funzione Crediti

Andamento della gestione ordinaria 4 1 7 1 2 2

Situazione finanziaria 1 2 1 1 1 1

Operazioni straordinarie 1 7 5 1 1

Valutazione di particolari voci dell'Attivo o del Passivo di Stato

Patrimoniale

3 1 2

Andamento previsto della gestione nel

trimestre/semestre successivo

1 1

Andamento delle controllate/consociate 1 1 8 1 1 1

Altro (specificare)

Tabella n. 10: Attività e funzioni aziendali

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Come si evince dalla tabella n. 10 è emerso che per ogni attività le funzioni con le quali

il Collegio Sindacale interagisce sono tra le più varie. Inoltre, non è stata riscontrata una

relazione 1:1 per ogni attività analizzata.

Andamento della gestione ordinaria

Il soggetto maggiormente chiamato in causa è l’amministratore delegato, seguito a sua

volta dalle specifiche funzioni aziendali, dal management, dal CFO, dal direttore

generale e infine dal direttore finanziario.

Situazione finanziaria

In questa tipologia di attività, il Collegio Sindacale, fa riferimento nella maggior parte

dei casi al CFO, seguito poi dal direttore finanziario e dall’amministratore delegato.

Operazioni straordinarie

L’amministratore delegato ed il CdA nel suo complesso sono coloro che vengono

definiti, in linea generale, come gli interlocutori più importanti nell’ambito delle

operazioni straordinarie. Seguono il CFO e la funzione Affari Legali che vengono

coinvolti in maniera trasversale nel corso di questa attività.

Valutazioni di particolari voci di Stato Patrimoniale

Come facilmente prevedibile nella quasi totalità degli intervistati, la Società di

Revisione è il soggetto di riferimento per il Collegio Sindacale nell’ambito di questa

attività. Solo in pochi casi, a parere dei sindaci, quest’ultima è sostituita dal CFO.

Andamento previsto della gestione nel trimestre/semestre successivo

La maggior parte dei sindaci ha dichiarato di far riferimento quasi esclusivamente al

CdA nel suo complesso o all’amministratore delegato.

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Andamento delle controllate/consociate I principali interlocutori che i Sindaci identificano per ottenere informazioni

sull’andamento delle controllate / consociate sono, oltre ai rispettivi colleghi anche il

CdA e l’amministratore delegato.

Concludendo, appare chiaro come la scelta dell’interlocutore da parte dei Sindaci sia

ampia e possa presentare delle differenze sensibili all’interno del campione. È

comunque possibile riscontrare una funzione di riferimento per ogni singola attività,

scelta dalla maggioranza dei sindaci intervistati.

4bis) Nel caso di posizioni disallineate con le altre funzioni, quali azioni

intraprendete?

L’analisi delle interviste permette di osservare come le azioni che i sindaci

intraprendono in caso di posizioni disallineate con le altre funzioni siano abbastanza

omogenee. Si può sottolineare come la tendenza prevalente (61%) nell’affrontare tale

problematica interna sia quella di confrontarsi e di dialogare con tutti i soggetti coinvolti

nel dibattito, cercando di raggiungere una posizione comune e condivisa, anche

attraverso riunioni ad hoc che coinvolgono la funzione eventualmente interessata.

Alcuni sindaci hanno specificato inoltre che in caso di posizioni disallineate con le altre

funzioni il confronto con il presidente o amministratore delegato, o con l’intero CdA,

potrebbe permettere di affrontare e superare il problema.

La restante parte dei sindaci intervenuti nella ricerca, sostiene invece che, se dovessero

esserci posizioni disallineate tra essi e le altre funzioni della Società, il loro compito è

proprio quello di procedere con la verbalizzazione della propria posizione.

Un altro strumento che consente il superamento di posizioni di stallo è la cosiddetta

moral suasion, che infatti permette ai membri del Collegio Sindacale di influenzare e

indirizzare i soggetti coinvolti verso una posizione condivisa.

A parere di una ristretta minoranza di sindaci, il disallineamento non deve essere gestito

internamente alla Società, bensì con il coinvolgimento di esperti esterni, oppure nei casi

limite, attraverso la segnalazione alla CONSOB.

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Importante sottolineare come in ben il 30% delle interviste fatte, i sindaci dichiarano

che ad oggi, non è mai capitato di sostenere delle tesi in disaccordo con le altre

funzioni. Ciò evidenzia una condotta comune e condivisa degli accadimenti societari,

garantita da un flusso informativo.

Concludendo, la maggioranza dei sindaci intervistati sostiene che le posizioni di

disallineamento debbano essere affrontate direttamente attraverso il dialogo e il

confronto e ciò deve avvenire all’interno della Società. Solo se non si riesce a

raggiungere un’opinione condivisa allora è necessario ricorrere agli strumenti che la

legge impone, quali ad esempio la verbalizzazione.

5) Qual è la tipologia di interazione tra il Collegio sindacale e la Funzione internal

audit?

• Assegnazione di incarichi specifici al Preposto

• Valutazione delle relazioni ispettive stese dal Preposto

• Accesso alle relazioni ispettive del Preposto al controllo interno in merito

alle controllate

• Altro (specificare)

La finalità di questo quesito è quella di capire quali sono le caratteristiche principali

della collaborazione tra il Collegio sindacale e l’internal audit.

Dall’analisi delle interviste effettuate, la prima considerazione che emerge è relativa

all’assegnazione di incarichi specifici al preposto. Infatti la grande maggioranza degli

intervistati (73%) ha affermato che tale strumento viene effettivamente utilizzato dal

collegio sindacale. Il restante 27% dei sindaci invece dichiara che non ha mai usufruito

di tale possibilità.

Il secondo aspetto oggetto di indagine è rappresentato dalla valutazione delle relazioni

ispettive stese dal Preposto. Come previsto dalla normativa vigente, a questo quesito

hanno risposto tutti positivamente, alcuni sottolineando che le relazioni stesse sono

richiamate nel libro delle adunanze e delle deliberazioni, redatto dal collegio sindacale.

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L’ultimo punto analizzato riguarda la possibilità per un sindaco di accedere alle

relazioni ispettive stese dal Preposto al controllo interno delle controllate. Il 69% degli

intervistati riconosce di aver a disposizione i mezzi e il potere di accedere direttamente

a queste informazioni. I restanti sindaci sostengono che vi sono due strade percorribili

per venire a conoscenza di tali relazioni: la prima è costituita dalla presenza di un

sindaco della capogruppo all’interno del collegio sindacale della controllata, la seconda

legata alla possibilità dal parte del collegio sindacale della capogruppo di richiedere

direttamente al collegio sindacale della controllata tale relazioni.

6) Come vengono monitorate le situazioni di potenziale conflitto di interesse?

Il monitoraggio delle situazioni di potenziale conflitto di interesse rappresenta una

funzione molto importante attribuita al Collegio Sindacale. Il fine della domanda in

esame è rappresentato dalla ricerca di uno strumento condiviso che possa aiutare i

sindaci nell’espletamento di tale funzione.

Dall’analisi dei dati raccolti emerge che la grande maggioranza dei sindaci intervistati

(80%) procede al monitoraggio delle situazioni di potenziale conflitto di interesse

attraverso un utilizzo costante e preciso delle procedure adottate. Gli altri strumenti che

possono essere utilizzati sono:

• la verifica a posteriori,

• l’autodenuncia,

• la discussione in cda,

• la richiesta di intervento di advisor esterni.

Da tutto ciò si può dedurre che la definizione e poi l’adozione di un efficace ed

efficiente procedura di monitoraggio rappresenti una condizione necessaria per

l’espletamento di tale funzione da parte del Collegio Sindacale.

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6bis) Nel caso di situazioni di conflitto di interesse che tipo di intervento o approfondimento può fare il sindaco in ambito di discussione o delibera?

L’impugnabilità della delibera del CdA o del Comitato Esecutivo adottata con il voto

determinante di un amministratore interessato ad una determinata operazione, nel caso

in cui essa possa recare danno alla Società, rappresenta la motivazione per la quale è

stato chiesto ai sindaci, quale tipo di intervento o approfondimento essi possono

effettuare.

Dall’analisi delle risposte ottenute emerge come la maggioranza relativa (44%) dei

sindaci intervistati valuta come strumento principale a propria disposizione la

verbalizzazione.

Una parte significativa di sindaci (14%) invece sostiene che le situazioni di conflitto di

interesse possono essere gestite attraverso una forma di dialogo con il Presidente del

CdA, con l’amministratore delegato o con la funzione legale.

Ulteriori approfondimenti possono avvenire tramite l’acquisizione di informazioni

ritenute rilevanti e con un’attenta analisi documentale, potendo, i sindaci, anche servirsi

del monitoraggio effettuato dal Comitato per il Controllo Interno.

Un’importante considerazione emersa dalle interviste è la percezione di un grado di

controllo molto elevato su tali situazioni, in quanto i sindaci ritengono che al giorno

d’oggi è difficile che la situazione di conflitto di interesse possa sfuggire al controllo

della Società.

7) Quale interazione esiste con i sindaci delle controllate/collegate?

Le società in cui la presenza di un sindaco della Capogruppo è riscontrata anche in una

o più controllate rappresentano la circa metà del nostro campione di analisi.

Il flusso informativo tra il Collegio Sindacale della capogruppo e quello della

controllata/collegata avviene principalmente in tre modi: una riunione one-to-one

all’anno con i presidenti dei Collegi Sindacali delle partecipate, una serie di incontri

informali e la predisposizione di un questionario da somministrare ai presidenti dei

Collegi Sindacali delle controllate (le cui risposte andrebbero verbalizzate).

Dall’analisi delle interviste è emerso inoltre che gli incontri standard comunque non

sono in grado di garantire un flusso informativo adeguato.

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Una bassa percentuale di intervistati, l’8,3%, dichiara che l’interazione fra capogruppo e

controllata/collegata sia poco intensa.

In linea generale, è possibile notare che nel caso in cui non ci siano sindaci della

Capogruppo nel Collegio sindacale delle controllate, la relazione tra di essi è più debole,

e tale quindi da risultare scarsamente costruttiva a livello informativo. Si sente quindi la

generale necessità di formalizzare i rapporti fra Collegio Sindacale della capogruppo e

delle sottostanti in modo da creare una più organica e stabile rete di comunicazione tale

da garantire un flusso informativo più fluido e concreto.

8) Negli ultimi tre anni, sono state mai effettuate comunicazioni specifiche alle

Autorità di vigilanza?

Ai fini di meglio comprendere quali società intervistate sono state caratterizzate da una

specifica comunicazione con l’autorità di vigilanza, abbiamo chiesto ai loro sindaci se

esse hanno effettuato comunicazioni specifiche alla CONSOB.

Ne è risultato che solo 3 delle società intervistate, hanno effettuato comunicazioni

all’Autorità di Vigilanza nel corso dell’ultimo triennio; ciò è stato originato o da

operazioni di finanza straordinaria o eventi che hanno reso necessaria una spiegazione

da parte delle stesse società (i.e. fughe di notizie o il famoso caso Tavaroli).

E’ evidente quindi che questo tipo di comunicazione si renda necessario solo in casi di

particolare straordinarietà.

8 bis) Nell’ambito della scheda di controllo Consob, quali sono le tematiche che

ritenete maggiormente critiche e/o rilevanti

Prima di passare all’individuazione delle tematiche ritenute maggiormente rilevanti

all’interno della scheda di controllo Consob, abbiamo rilevato, grazie ai risultati delle

interviste, l’opinione che i sindaci hanno di questo strumento e delle motivazioni a

supporto della stessa.

Sul campione d’interviste svolte, il 36% degli intervistati considera la scheda di

controllo Consob come un mezzo d’informazione efficace, anche grazie ad un’elevata

standardizzazione delle informazioni e dei dati richiesti. Inoltre più di un terzo dei

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sindaci che hanno espresso un giudizio positivo, hanno dichiarato di utilizzare la scheda

di controllo come checklist di attività da svolgere nel corso del loro mandato triennale.

Il 41% degli intervistati ha espresso invece un parere negativo nei confronti della stessa,

in quanto:

• È considerata una replica della relazione stesa in precedenza dal Collegio

Sindacale (16% del totale)

• La tempistica e le modalità di elaborazione e di spedizione sono inadeguate

(17% del totale)

• Troppo complicata e quindi non facilita un adeguato approfondimento degli

argomenti da trattare

Alcuni intervistati hanno proposto dei suggerimenti per poter risolvere le problematiche

da loro stessi evidenziate. Innanzitutto la scheda di controllo Consob dovrebbe essere

semplificata in modo da raccogliere le informazioni veramente rilevanti per l’Autorità

di Vigilanza, senza cadere in aspetti troppo specifici e di poca utilità.

Più della metà dei sindaci che hanno espresso parere negativo hanno suggerito di

utilizzare la scheda di controllo come checklist e non limitarsi a fornire dati che saranno

rielaborati dalla CONSOB a fini statistici; questo giudizio converge con quanto sopra

enucleato da parte dei sindaci che valutano positivamente questo strumento. Infine

l’ultimo suggerimento afferisce alla spedizione dei contenuti della scheda, infatti, i

sindaci propongono di abolire la raccomandata A/R da inoltrare a CONSOB con il CD

contenente i dati, e di adottare un programma di più facile utilizzo che permetta l’invio

telematico degli stessi.

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Le tematiche ritenute rilevanti all’interno della scheda sono:

• Sistema di Controllo Interno

• Operazioni atipiche

• Conflitto d’interessi,

• Antiriciclaggio

• Indipendenza degli amministratori

• Operazioni con parti correlate

A livello generale, la percentuale degli intervistati che hanno ritenuto la scheda di

controllo Consob come un mezzo d’informazione inutile è di poco superiore rispetto a

coloro che invece l’hanno considerata utile. Nonostante ciò, le motivazioni di chi ci ha

riportato un parere negativo sono in numero maggiore e tendono a porre maggiormente

l’accento sugli aspetti più burocratici e tecnici (e.g. tempistiche e modalità di

spedizione) piuttosto che a livello di contenuti.

Si ritiene quindi che, la scheda di controllo Consob potrebbe essere resa più efficiente

ed efficace semplicemente apportando alcune modifiche a livello strutturale, risultando

quindi più funzionale sia per la società che deve provvedere alla sua compilazione sia

per l’Autorità di Vigilanza che deve attuare un controllo dell’attività svolta.

9) Quali tipologie di interazione esistono con la Società di Revisione?

Al fine di meglio definire quale sia il rapporto tra le Società del campione con la Società

di Revisione abbiamo chiesto ai sindaci intervistati quali siano in concreto le modalità

di interazione con essa.

Solo un terzo del campione ci ha riferito che le riunioni con la società di revisione si

limitano a quelle definite per legge. Al contrario, la restante parte del campione ci ha

riferito della presenza di ulteriori occasioni di incontro sia a livello formale (30%), sia a

livello informale (15%).

In pochi casi ci è stato riferito che la società di revisione partecipa a quasi tutte le

riunioni del Collegio Sindacale.

E’ da evidenziare inoltre, quale ulteriore modalità di interazione, la predisposizione di

una cosiddetta management letter da parte della società di revisione nella quale vengono

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indicate tutte le debolezze riscontrate da quest’ultima. Essa viene successivamente

inviata al CdA ed al Collegio Sindacale.

Concludendo, secondo gli intervistati, l’interazione è considerata molto forte e anzi

sottolineano come essa si sia rafforzata dopo l’affidamento, a livello normativo, al

Collegio Sindacale della presentazione della proposta di affidamento dell’incarico

all’Assemblea.

10) In base a quali criteri esprimete un parere sull’adeguatezza e

sull’indipendenza della Società di Revisione?

A prescindere dai criteri formali stabiliti dalla legge, il nostro intento è comprendere

quali siano le variabili che i sindaci considerano nell’affidamento dell’incarico. I due

criteri più utilizzati dai nostri intervistati per esprimersi sull’adeguatezza e

l’indipendenza della Società di Revisione sono il rapporto instaurato con il partner e il

background storico della Società di revisione.

Dall’analisi delle interviste effettuate la valutazione sull’adeguatezza viene effettuata

dai sindaci principalmente sull’appartenenza della Società di revisione al gruppo delle

cosiddette Big Four: ciò permette di poter riporre una sorta di fiducia implicita, senza

dover procedere a delle verifiche più minuziose. Per tutte le altre Società di Revisione i

criteri utilizzati sono: la struttura organizzativa, il personale coinvolto, l' expertise, le

credenziali e i servizi aggiuntivi offerti.

Passando a considerare il concetto di indipendenza, la maggior parte dei sindaci

intervistati si è espressa valutando come criterio inderogabile l’ammontare di compensi

ricevuti per attività non di revisione. Gli altri criteri suggeriti sono:

• Le fee percepite

• L’essere revisore di un concorrente

• L’analisi storica degli incarichi

• L’appartenenza al gruppo delle Big Four

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Concludendo, a prescindere dai criteri formali prescritti dalla normativa, il ventaglio di

caratteristiche utilizzato è molto più ampio e variegato, e ciò fa assumere alla

valutazione caratteri di tipo soggettivo e non meramente oggettivo.

11) Come vengono analizzati, da parte del Collegio Sindacale, i documenti

predisposti dal Revisore Esterno?

Le modalità di analisi dei documenti predisposti dal revisore esterno da parte del

Collegio sindacale rappresentano un aspetto molto importante che incide sulla tipologia

del rapporto che si instaura tra l’organo di controllo e il soggetto incaricato della

revisione contabile.

La domanda è stata posta per capire se è possibile tracciare una linea cha accomuna tutti

i sindaci nell’analisi dei documenti predisposti dal revisore esterno.

Una prima analisi delle risposte ottenute fa subito emergere come non ci sia un modalità

prevalente adottata dai sindaci. È importante sottolineare come le interviste svolte

hanno messo in luce alcune scuole di pensiero alternative: una parte consistente dei

sindaci (49%) sostiene che i documenti predisposti dal revisore esterno sono analizzati

in maniera approfondita, collegialmente e con riunioni specifiche attraverso l’esame sia

della lettera di opinione, sia delle relazioni che essi sono tenuti per legge ad presentare.

Analisi che in alcuni casi è riassunta in un giudizio espresso dal collegio sindacale.

Il 13% dei sindaci intervistati procede ad analizzare i documenti del revisore solo per

quanto riguarda particolari tematiche ritenute rilevanti (derivati, dividendi,

partecipazioni, etc.), se sopravvengono dei casi specifici meritevoli di approfondimento.

Negli altri casi il collegio sindacale non procede all’analisi dei fogli di lavoro della

Società di revisione perché ciò causerebbe un elevato grado di rigidità nei rapporti con

la stessa. L’opinione di questi sindaci è che l’analisi dei documenti dovrebbe essere

concentrata solo sulla lettura dei risultati che essi hanno prodotto, senza effettuare

ingerenze o giudizi sull’attività del revisore e quindi prendendone formalmente atto.

Per concludere è emerso come il modo in cui i sindaci analizzano i documenti

predisposti dal revisore esterno è conseguenza di una diversa interpretazione del

rapporto tra il collegio sindacale e le società di revisione.

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12) Qual è la presenza di Sindaci nell’Organismo di Vigilanza, previsto dalla Legge

231/2001? Che interazioni esistono con detto Organismo?

Al fine di meglio definire quali siano effettivamente le interazioni del collegio sindacale

con l’Organismo di Vigilanza, abbiamo chiesto ai sindaci intervistati quale sia la

presenza di sindaci nell’Organismo in questione e che tipo di interazioni esistano con

esso.

Da un’analisi delle risposte risulta che nel 20% dei casi è presente un sindaco in tale

organismo. Tuttavia dalle interviste emerge come, in numerose società, si inviti il

presidente del Collegio sindacale, o l’intero Collegio, alle riunioni dell’Organismo di

Vigilanza.

Gli intervistati si dividono circa l’utilità/inutilità della presenza di sindaci

nell’Organismo di Vigilanza. In numerosi casi è stato osservato come essa sia

necessaria al fine di preservare un buon flusso informativo tra gli organi. Tuttavia, in

altrettanti casi, essa è stata definita come superflua, dato che l’organismo deve

comunque garantire un buon flusso informativo, ed inutile, data la necessità di

mantenere i due organi distinti e autonomi. Le modalità di interazione più utilizzate che

abbiamo rilevato nelle nostre interviste sono l’utilizzo della funzione di internal audit

come tramite tra organismo di vigilanza e collegio sindacale e la redazione semestrale di

una relazione riguardo l’attività di tale organismo.

Da un’analisi complessiva delle risposte ottenute possiamo concludere che il campione

è diviso circa l’utilità o meno della presenza di un sindaco nell’Organismo di Vigilanza

e che diversi sindaci concordano sul fatto che l’interazione con l’Organismo dovrebbe

essere più frequente e di miglior qualità.