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di Sardegna MENSILE SINDACALE, ECONOMICO E AGRICOLO DELLA COLDIRETTI SARDEGNA -ANNO XLII - NUMERO SPECIALE 2012 SPEDIZIONE IN A. P. 45 ART. 2, COMMA 20/B - LEGGE 662/96 - CAGLIARI A CHI DIAMO FASTIDIO? Se il prezzo del latte lo fa il mercato, lasciateci scegliere almeno il mercato che più ci conviene! NUMERO SPECIALE C S Il Coltivatore

IL COLTIVATORE DI SARDEGNA NUMERO SPECIALE AGOSTO 2012

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GIORNALE PUBBLICATO DALLA COLDIRETTI SARDEGNA

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Page 1: IL COLTIVATORE DI SARDEGNA NUMERO SPECIALE AGOSTO 2012

di SardegnaMENSILE SINDACALE, ECONOMICO E AGRICOLO DELLA COLDIRETTI SARDEGNA -ANNO XLII - NUMERO SPECIALE 2012

SPEDIZIONE IN A. P. 45% ART. 2, COMMA 20/B - LEGGE 662/96 - CAGLIARI

A CHI DIAMO FASTIDIO?

Se il prezzo del latte lo fa il mercato,

lasciateci scegliere almeno

il mercato che più ci conviene!

NUMERO

SPECIALE

CSIl Coltivatore

Page 2: IL COLTIVATORE DI SARDEGNA NUMERO SPECIALE AGOSTO 2012

numero speciale2

Il prezzo del latte lo fa il merca-to? Va bene, allora ci cerchiamo il mercato più conveniente. Il mercato regionale non remunera

adeguatamente il latte? Ok, allora var-chiamo i confini della nostra Regione.Con queste valutazioni avevamo chiu-so, nell’autunno dello scorso anno, le trattative sul prezzo del latte con gli industriali. Fu un periodo intenso nel quale, consapevoli che in gioco c’era la sopravvivenza delle nostre aziende, avevamo analizzato numeri, consul-tato documenti, elaborato dati che ci consentissero di affrontare in maniera decisa e risolutiva gli industriali al ta-volo del latte.Gli elementi erano tanti: la perdita per il settore di oltre 120 milioni di euro

in due anni, l’esistenza di altri merca-ti (come quello francese o spagnolo), perfino quello di altre regioni italiane, che remunerano meglio il latte.Tanto studio e tanta attesa per nulla: al tavolo gli industriali dapprima non si sono proprio presentati, poi si sono presentati rifiutando qualsiasi trattati-va e sostenendo che “Il prezzo del latte lo fa il mercato”.Dalla rabbia iniziale si è passati alla riflessione, al ragionamento ed alla strategia: «Portiamo il latte fuori dalla Sardegna».Oggi quella strategia l’ab-biamo testata, e i risultati si vedono: diversi allevatori, con il nostro sup-porto, hanno venduto il latte in conti-nente ricavando 75 centesimi per litro di latte. Certo, quei soldi non coprono per intero i costi di produzione, ma confermano che l’idea è vincente.Non solo, se poi vediamo che il prez-zo medio regionale, stando ai dati di Laore, passa da 63 centesimi a 68

centesimi, questo è sicuramente il se-gnale che abbiamo centrato appieno l’obiettivo.Basta poi osservare il ner-vosismo che l’iniziativa ha generato: continue azioni per boicottare l’invio del latte verso il mercato continentale e, ad operazione avvenuta, il tentativo di minimizzare la cosa inventando nu-meri per dimostrarne l’inefficacia.Questi elementi, assieme alle reazio-ni scomposte di alcuni portatori di interesse, ci danno una sola certezza: la strada per la ricerca del mercato migliore è aperta. Il cartello che tiene basso il prezzo del latte in Sardegna è stato superato valicando le “barriere commerciali” regionali.Sicuramente a qualcuno da fastidio che gli allevatori diventino protago-nisti del mercato, ma oggi siamo forti di una nuova consapevolezza: “Se il prezzo del latte lo fa il mercato, lascia-teci almeno scegliere il mercato che più ci conviene”.

Latte ovino: da schiavi a protagonisti del mercato

di Marco ScalasPresidente di

Coldiretti Sardegna

A chi diamo fastidio? Tanto assurdo quanto ovvio. La cupola, cioè il sistema che secondo noi ha deciso di

sferrare un attacco a Coldiretti, non si incontra nei bar, ne si vede tutti i giorni insieme, non ha per forza gli stessi interessi anche se condivide uguali obbiettivi, e’ costituita solo da un nucleo che intende mantenere la nostra Regione ancorata ad un siste-ma feudale, dove non esiste la libertà ma la dipendenza, dove e’il padrone che detta le regole e decide vita o morte di tutto.Sembra essere tornati a centinaia di anni fa, invece siamo nel 2012 e, soprattutto, da questo sistema non ne siamo mai usciti. Il nostro essere Sardi, che combattono, che stanno sempre a testa alta, i sardi della ban-diera dei Quattri Mori utilizzata come baluardo di libertà contro l’invasore, e’ valido ancora per gli stranieri se vengono a colonizzarci ma non certa-mente per le nostre situazioni interne.

Qualcuno potrebbe pensare ora che sto parlando della politica, di questo sistema che ci governa, che fa leggi, quasi sempre sbagliate e che decide sulla nostra testa la sorte dei sardi.No, non è questo la cupola, in tale ruolo la politica rappresenta sempre e solo uno strumento, un braccio ope-rativo.La cupola è fatta solo di business, di denaro, di potere ecco gli obbiettivi comuni, e su questo si passa sopra tutto e tutti. Ecco perché gli impren-ditori agricoli devono stare a testa bassa, ecco allora a chi stiamo dando fastidio.Allora il sistema è complesso: nono-stante tutto quello che giornalmente ci passa di fronte le azioni positive, riescono magicamente a diventare negative. Vedete, portare il latte ovi-no fuori della Sardegna, è sempre stato fatto negli anni, ma quando per una volta viene fatto dagli agricoltori, diventa un tradimento per la Sarde-gna, noi di coldiretti diventiamo degli

Quella Coldiretti che sceglie di cambiare il sistema

di Luca SabaDirettore di

Coldiretti Sardegna

esattori di 3 cen-tesimi di euro in realtà mai inta-scati ne voluti, il prezzo di 75 centesimi diven-ta da netto a lordo, l’imprenditore la-ziale da 60 anni in Sardegna che ha sempre lavorato con il sistema viene

continua a pag. 3

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Il dato è allarmante: i produtto-ri sardi di latte ovino, nell’arco di due anni, hanno perso ricavi per complessivi 120 milioni di

euro, tutto questo senza contare il fatto che producevano latte pagato al disotto dei costi di produzione.

COSTI DI PRODUZIONESi lavora sempre in perdita

Con un costo di produzione che ormai si aggira intorno ad 1 - 1,15 euro/l, i produttori avevano visto remunerare il proprio prodotto circa 0,82 euro nel 2009, mentre i saldi per il 2010 e le proiezioni per il 2011 ve-

Alle radici dek problema latte ovinp

!

Prezzo del latte: all’appello mancano 120 milioni di euro

al sostegno del settore, ma occorre che il mercato della trasformazione si impegni con serietà per risolleva-re il settore. Se, infatti, il prezzo del latte in Sarde-gna si attesta intorno ai 0,60 cente-simi, i risultati di altre nazioni sono molto più soddisfacenti e remunera-tivi, la Francia ha pagato ai produt-tori nel 2010 1,10 euro per litro e la Spagna 1,05 euro per litro.

PREZZO E MERCATORompiamo le barriere

Tutto questo avviene nel totale si-lenzio ed indifferenza degli indu-

dono attestare un prezzo intorno ai 60 - 65 centesimi per litro. Una situazione di questo tipo, con-siderando tutto il latte prodotto in Sardegna, fa attestare una perdita di ricavi rispetto al 2009 di circa 60 mi-lioni di euro all’anno per un totale di 120 milioni di perdita complessiva.

NOI E GLI ALTRIIn Europa conviene

Questa l’analisi dell’Osservatorio Economico della Coldiretti Sarde-gna, il dato allarmante pone certa-mente il Governo Regionale di fronte a scelte che devono essere orientate

striali del latte, che anche per questa campagna, dapprima hanno diserta-to gli incontri, sostenendo poi che il prezzo del latte viene deciso dal mercato.Se il prezzo lo fa il merca-to, allora ha un senso cercare mer-cati nuovi, rompere le barriere dei mercati isolani per vendere il latte a prezzi migliori.

indicato come un poco di buono che paga in ritardo e si diffonde nelle ulti-me mattine di ritiro del latte un volan-tino, a colori, graficamente perfetto volutamente diffamatorio e falso che, guarda caso, non è opera di nessuno.Non so da chi sia composta la “cupo-la”, anche se posso immaginarlo, ma opera così, in maniera subdola, usan-

do la testa degli imprenditori perché si diffondano questi messaggi, con il tam tam delle campagne, dove alla fine tutti sanno credendo di sapere, dove i messaggi governati da colletti bianchi muovono un economia che ci lascia alla fame, al minimo manteni-mento.Si puà accettare che qualcuno possa intervenire sul prezzo di mercato? Certamente no.

Si può accettare che si chieda chia-rezza sui soldi pubblici che sono stati spesi per il settore? Certamente no.Si può accettare che si sia capito come funziona il giocattolo dopo tanto tem-po? Certamente no. Le rivoluzioni sono del popolo. Ab-biamo due strade: mollare tutto o cambiare il sistema.Noi abbiamo scelto la seconda, costi quel che costi.

segue da pag. 2

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SPEDIZIONE IN A. P. 45% ART. 2, COMMA 20/B - LEGGE 662/96 - CAGLIARI

A CHI DIAMO FASTIDIO?

Se il prezzo del latte lo fa il mercato,

lasciateci scegliere almeno

il mercato che più ci conviene!

NUMERO

SPECIALE

CSIl Coltivatore

IL COLTIVATORE

DI SARDEGNA

Mensile sindacale,

economico e agricolo

della Coldiretti Sardegna

Anno XLV

n. speciale agosto 2012

Spedizione in a.p. 45%

art. 2, comma 20/b,

L. 662/96 Cagliari

Iscritto al R.O.C.

(Registro degli Operatori

di Comunicazione) con

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Reg. del Tribunale

di Cagliari n. 45

del 15 gennaio 1953

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e Amministrazione:

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numero speciale4

Dopo il blocco del tavolo con gli industriali che hanno ribadito che “il prezzo del latte lo fa il

mercato”, e una sostanziale in-disponibilità ad individuare una strategia per addivenire ad un metodo di calcolo per il prezzo condiviso, Coldiretti ha lanciato una sfida per aprire il mercato.Sono stati individuati gli stru-menti economici che possono contribuire a spezzare l’oligar-chia degli industriali del latte.In primo luogo, è necessario realizzare un’asta pubblica che inviti cooperative e trasforma-tori nazionali ed internazionali interessati all’acquisto del latte ovino sardo, con l’obiettivo di ampliare un mercato regionale ormai asfittico ed ingessato da dinamiche falsate.Inoltre è indispensabile aggre-

gare la produzione di pecorino romano delle cooperative (oggi il 67% della produzione totale) attraverso la costituzione di un consorzio di secondo grado da realizzarsi con il sostegno della Sfirs che punti su un manager esperto capace di commercia-lizzare e valorizzare la produzio-ne del formaggio nei mercati.L’obiettivo è creare nuove strate-gie economiche che consentano di remunerare adeguatamente le nostre imprese valorizzando la produzione di formaggie ga-rantendo un reddito equo agli allevatori.

GLI EFFETTI/1Aste pubbliche: in Continente

il nostro latte vale 75 centesimi

Concluso un accordo con industria-li della penisola per oltre 25 milioni di litri di latte ovino (pari a quasi il 10 per cento dell’intera produzione annua regionale) ad un prezzo di 0,75€/l per le imprese, rispetto ad un prezzo medio di piazza che in Sarde-gna rimane a 0,65 €/l, nonostante ci sia poco latteDiversi gruppi di allevatori, assisti-ti da Coldiretti, sono riusciti a mi-gliorare la quotazione di un merca-to chiuso, firmando un accordo che cerca di ridare dignità ad un prodot-to che “vale”(genera valore) molto più di quello che oggi viene pagato in Sardegna.Si è trattato di un esempio di discon-tinuità rispetto ai meccanismi di de-terminazione del prezzo cosiddetto

di piazza. Gli allevatori di Coldiretti si sono aperti al mercato dimostran-do la possibilità di avere una più equa remunerazione del proprio prodotto, attraverso il vero protago-nismo dell’imprenditore agricolo.L’azione portata avanti da Coldiret-ti ed i gruppi di pastori è il segna-le che il latte può essere pagato più di quello che offrono gli industriali della Sardegna. L’accordo firmato a dicembre pres-so gli uffici Coldiretti con un indu-striale della Penisola ha dimostrato da un lato che il latte ovino può es-sere pagato più del cosiddetto prez-zo di “piazza”, ha di fatto garantito un effetto benefico a tutto il mon-do allevatoriale che, sulla scia delle quotazioni che hanno destabilizzato il cartello, hanno visto adeguarsi il proprio prezzo di partenza arrivato alle quotazioni di 75 centesimi di euro per litro di latte.

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Le nuove “frontiere” per il latte ovino:

mercato extraregionale e aggregazione dell’offerta

Ecco gli strumenti economici in grado di abbattere

l’oligarchia degli industriale del latte:

aste pubbliche anche internazionali

ed investimenti in chi è capace

di vendere il Pecorino Romano

GLI EFFETTI/2Gli effetti indiretti delle aste?

Risale il prezzo del latte ovino

I dati parlano chiaro: dalla pubblica-zione delle quotazioni del latte Ovino alla stalla in Italia, elaborato dall’Os-servatorio della Filiera Ovicaprina dell’Agenzia Laore, emerge che in Sardegna il prezzo del latte di pecora sale tra gennaio e febbraio 2012 e ri-spetto all’anno precedente.Nel Dicembre diversi gruppi di alle-vatori sardi hanno stipulato contrat-ti di vendita a 0,75 €/l, migliorando

la quotazione di un mercato chiuso, con l’obiettivo di ridare dignità ad un prodotto che “vale”(genera valore). L’iniziativa, che ha dimostrato che il latte ovino può essere pagato più del cosiddetto prezzo di “piazza”, ha di fatto garantito un effetto benefi-co a tutto il mondo allevatoriale che, sulla scia delle quotazioni che hanno destabilizzato il cartello, ha visto ade-guarsi il proprio prezzo di partenza arrivato alle quotazioni di 0,75 €/l. L’Osservatorio della filiera ovi-ca-prina dell’agenzia Laore Sardegna ha pubblicato gli aggiornamenti del

REGIONE GEN 2012 (€/L) FEB 2012 (€/L)Toscana 0,89 0,89Lazio 0,83 0,83Sicilia 0,68 0,68Sardegna 0,63 0,68

prezzo del latte ovino in Italia dal quale si evidenzia che, mentre in To-scana, nel Lazio ed in Sicilia il prezzo è rimasto stabile tra gennaio e feb-braio 2012, in Sardegna si registra un incremento del prezzo che passa da da 0,63 a 0,68 €/lt franco Azienda.La pubblicazione dei prezzi dei pro-dotti della filiera ovina nel mercato della Sardegna conferma che il prezzo del latte ovino passa da 60/65 centesi-mi al litro nel 2011 a 70/75 centesimi nel 2012 con un incremento rispetto all’anno precedente di oltre il 16 per cento.

Prezzi Medi mensili latte ovino in Italia (fonte: Rete di rilevazione ISMEA - prezzi €/L inclusa franco azienda

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A chi fa fastidio il latte venduto in Continente?I recenti e continui tentativi di

screditare l’operato della nostra Organizzazione da parte di al-cuni (per onestà non tutti) espo-

nenti del mondo della trasformazio-ne casearia ci portano ad affermare che la strada della ricerca di un mer-cato che paghi il latte alle migliori condizioni è certamente la base sulla quale dobbiamo continuare per dare una mano concreta e reale, non fitti-zia, ai pastori della Sardegna, anche quando questo vuol dire vendere il latte fuori dall’Isola.Dopo anni di battaglie, di discussio-ni infruttuose, l’unica scelta possi-bile dopo che a ottobre 2011 l’indu-stria di trasformazione ha lasciato il tavolo delle trattative affermando che il prezzo del latte veniva fatto dal mercato era: valicare le “barriere “ del mercato isolano alla ricerca di acquirenti che garantiscano agli al-levatori una remunerazione miglio-re del proprio prodotto.

PREZZO DI PIAZZAMeglio portare il latte fuori

I gruppi di pastori che abbiamo aiutato, insieme ad altri numerosi gruppi spontanei hanno consenti-to al sistema di poter garantire una migliore remunerazione. Il risulta-to: a fronte di un “prezzo di piazza” Sardo di 65 centesimi, la garanzia di 75 centesimi offerti dagli industria-li continentali. 75 centesimi, seppur continentali, valgono più di 65 cen-tesimi, anche se sardi.Sicuramente la remunerazione con-seguita non è ancora sufficiente, ma a fronte di un mercato regionale cri-stallizzato su 65 centesimi per litro di latte, si tratta di un primo risulta-to che ci incoraggia nell’idea di per-seguire questa strada.Senza contare che l’azione, lo con-fermano i dati sull’andamento dei prezzi regionali, ha stimolato un’at-tività di contrattazione silente dei cui risultati beneficia l’intera clas-se allevatoriale.Abbiamo capito che avere liberato i pastori da un mer-cato chiuso identificando un mer-cato che remunera meglio il lavoro degli allevatori da fastidio ad alcuni che stanno tentando di distruggere quanto è stato costruito.Quando il comparto ha perso e perde nel passaggio da una remunerazione di 85 cent a una di 65 cent, 60 milio-ni di euro di ricavi per i pastori nes-

suno si è fatto sentire a difesa degli allevatori. Oggi che i pastori si sono trovati un mercato da soli e non hanno chiesto denari per questo alla Regione Sardegna, sono considerati quasi dei traditori perché portano il latte fuori dall’isola.Chi non tollera l’aver messo in luce l’esistenza di mercati che riconosco-no un valore maggiore alle fatiche quotidiana dei pastori?La risposta a queste domande è fin troppo semplice. Da sempre infatti a tutti i pastori è stato detto che il prezzo del latte lo fa il mercato: una volta che i pastori riescono a met-tersi insieme per cercare mercati più remunerativi, destabilizzando il mercato regionale gestito, come tut-ti sanno come un cartello, ecco che la trasformazione, per bocca della politica, cerca una nuova verginità, è bene ricordarlo, dopo avere abban-donato il tavolo delle trattative sul prezzo del latte, senza avere dato di-sponibilità a trattare un accordo sul-la definizione non solo di un prezzo equo, ma anche solo di un prezzo.Durante l’anno sono stati tanti i ten-tativi di boicottare i gruppi di tutti i pastori che hanno scelto di portare il latte verso la penisola, da tentati-vi di rompere i gruppi offrendo un prezzo superiore, allo screditamento dell’industriale che sta acquistando il latte accusandolo d ‘insolvenza. Oggi le stesse persone stanno ten-tando di distruggere questi accordi infangando in modo fin troppo chia-ro chi ha pagato il latte più di tutti i trasformatori sardi.

E LA POLITICA?Noi scegliamo il mercato

Ora invece si tenta con la politica attraverso strumenti da sempre co-struiti e programmati con gli stes-si attori e che evidentemente oggi sfuggono dal controllo. Noi di Coldiretti riteniamo di dover rispondere ad un solo padrone, i no-stri soci: sono loro che ci chiedono aiuto perché sono in difficoltà, per-ché dar da mangiare ai loro figli con 65 centesimi per litro di latte non è più possibile. Solo a loro vogliamo e dobbiamo rispondere, e per questo continueremo nella strada che oggi garantisce la miglior remunerazione del prodotto: quella del mercato che pagherà meglio, se sarà quello della penisola si andrà nella penisola.

LA POLEMICAChi sono coloro che

non tollerano il fatto

di aver messo in luce

l’esistenza di mercati

che riconoscono un

valore aggiunto alle

fatiche quotidiana

del lavoro pastori?

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numero speciale 7

A chi fa fastidio il latte venduto in Continente?LE INEFFICIENZELa vicenda del Consorzio Latte

Il Consorzio Latte nasce attraverso un accor-do chiamato Contratto di Programma, desti-nato dal Ministero dell’Economia a rilanciare alcuni settori economici di territori depressi. In questo caso l’accordo nacque per rilanciare l’intera filiera o vicaprina finanziando con 72 milioni di euro infrastrutture, ristrutturazioni e rinnovamenti di aziende di produzione prima-ria, aziende di trasformazione che lavoravano nella filiera.L’accordo fu firmato oltre che dal mondo della trasformazione anche dal mondo della pro-duzione che non ricevette i risultati attesi in quanto fu coinvolta solo marginalmente.La gran parte dei benefici andarono a carico del sistema della trasformazione che avrebbe dovuto garantire l’assunzione di nuove 320 unità lavorative, di queste 120 direttamente nella struttura del Consorzio Latte a Maco-mer. La Regione nel 2004 concesse a questo Consorzio in comodato gratuito una struttura di 20 mila metri quadri completamente attrez-zata per la trasformazione, lo stoccaggio e il condizionamento dei prodotti lattiero caseari.Dopo diversi anni nonostante l’impegno del Consorzio Latte di dover assumere 120 unità, la realizzazione di quanto previsto dal Con-tratto di Programma portò all’assunzione di meno di 20 persone all’interno della struttura consortile, che in brevissimo tempo andarono in cassa integrazione e tutt’ora rimangono in questo stato.Il Consorzio Latte ricevette 14 milioni di euro per i punti 24-25-26 dell’accor-do di programma , il resto dei denari furono messi a disposizione quasi completamente per le imprese di trasformazione che avreb-bero dovuto realizzare investimenti garanten-do nuove 200 unità lavorative.Al ottobre dell’anno scorso Coldiretti con le altre organizzazioni di categoria fece una manifestazione sotto il Consorzio Latte dimo-strando la completa inattività della struttura, nessuno quel giorno era presente a lavoro.Da mesi Coldiretti chiede trasparenza sul funzionamento del Consorzio Latte. Da mesi

Coldiretti rivolge domande chiare e puntuali, e non riceve risposte adeguate. E non lo fa per lanciare accuse o per alimentare sterili polemiche fini a se stesse. Lo fa perché vede gli allevatori sardi costretti ad operare sotto-costo, perché coglie appieno la loro dispera-zione. Lo fa perché sente il dovere di capire fino in fondo se gli strumenti creati e finanziati per migliorare le performances del comparto ovicaprino, e quindi la remunerazione del lat-te, stanno funzionando. Lo fa perché se oggi gli allevatori continuano a soffrire, e sono co-stretti a portare il latte in continente per ottene-re una remunerazione almeno decente per il loro prodotto, forse qualcosa non sta andan-do come dovrebbe.Se i 72 milioni di euro non sono arrivati, evi-dentemente non si è riusciti a rendicontare le attività previste, tra l’altro dopo ben 10 anni di attese.Si parla di nuova compagine associa-tiva, ma il Consiglio di Amministrazione ed i soci sono in buona parte gli stessi che era-no presenti nei 10 anni precedenti nei quali il Consorzio non ha prodotto i risultati attesi.Per questi motivi è necessario che qualcuno risponda a queste domande:1) Dal 2000, anno della sua nascita, cosa ha fatto e cosa fa esattamente il Consorzio Lat-te? Cosa ha prodotto in 10 anni per il sistema agropastorale sardo?2) Negli ultimi 10 anni quali e quante lavorazio-ne ha effettuato per conto dei propri consorziati e quanto i consorziati hanno messo a disposi-zione del Consorzio Latte per giustificare la te-nuta di uno stabilimento di 20000 mq, conces-so gratuitamente dalla Regione Sardegna?3) A prescindere dalla cassaintegrazione, quanta forza lavoro occupa ed ha occupato stabilmente la struttura del Consorzio Latte, e quanta ne avrebbe dovuto occupare attraver-so i 14 milioni di euro ricevuti dallo Stato?4) Si parla di finanziamento dello Stato sino al 40%, ma sono stati raggiunti gli obiettivi previsti e gli impegni assunti dall’Accordo di Programma finanziato con soldi pubblici? E come mai un programma avviato nel 2001 con contributi pubblici tra il 50 ed il 75 %, sarà finanziato al 40%? Per caso, dopo 10 anni,

alcune spese sono state riconosciute non rendicontabili dallo Stato? E se si come mai?5) Le 110 nuove unità lavorative registrate dal Banco di Sardegna sono oltre le 300 previste dall’Accordo di Programma per i finanziamen-ti ricevuti, o 200 persone circa non sono mai state assunte nonostante gli impegni presi nell’Accordo di Programma con il Ministero dell’Economia?6) Quante sono le aziende agricole che nell’Accordo di Programma sono state coin-volte? Dai documenti dovrebbero essere oltre 500, a noi risulta non siano neanche nell’ordi-ne di una decina.7) Che fine hanno fatto gli oltre 14.000.000 di euro finanziati dal sistema pubblico nell’am-bito delle azioni n°24, 25 e 26 dell’Accordo di Programma ? Quali sono i risultati ottenuti con l’impiego di questi denari? Quali le ricadu-te nella filiera?8) La Corte dei Conti ha recentemente solle-vato criticità in merito alla gestione dei finan-ziamenti pubblici in capo al Consorzio: questo rappresenta un segnale concreto della man-cato funzionamento dell’Accordo di Program-ma rispetto ai denari spesi?9) Oltre alle risorse derivanti dall’Accordo di Programma, il Consorzio beneficia o ha be-neficiato di altri danari pubblici, quali i risultati visibili ottenuti ? E’ vero che il Consorzio opera su strutture pubbliche di 20000 metri quadrati concesse in comodato gratuito, con contratto in scadenza nel 2014 e solertemente rinno-vato per altri 10 anni già nel 2011? Quali be-nefici sta portando o porterà alla collettività la concessione gratuita di tali strutture, visto che negli ultimi 10 anni non ha prodotto benefici proporzionali all’investimento concesso?10) E infine, la domanda più importante: nell’ultimo anno il prezzo del latte è salito di 6 centesimi, probabilmente anche per effetto dell’iniziativa di alcuni allevatori, supportati da Coldiretti, che hanno venduto il proprio latte in continente. Quali benefici misurabili il Consorzio Latte ha portato al sistema ovi-caprino sardo? E a quello allevatoriale?E’ davvero finito il momento delle pole-miche. E’ invece giunto il momento di mi-surare i risultati delle strategie ideate per il comparto ovicaprino, e supportate con danaro pubblico: è il momento di farlo in tra-sparenza, pensando davvero alla tenuta di un comparto vitale per l’economia dei nostri territori.

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