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Incontro introduttivo del 19 marzo 2019 Valerio Pieri Alessandra Aluigi WORKSHOP «NON PROFIT: DALLA TEORIA ALLA PRATICA» III Edizione (19 marzo 21 maggio 2019) IL CONTRIBUTO DELLE AZIENDE NON PROFIT ALLE POLITICHE SOCIALI TERRITORIALI

IL CONTRIBUTO DELLE AZIENDE NON PROFIT ALLE …...Incontri e interviste sul campo con alcune delle principali realtà non profit che erogano servizi e interventi sociali nel Municipio

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Incontro introduttivo del 19 marzo 2019

Valerio Pieri

Alessandra Aluigi

WORKSHOP «NON PROFIT: DALLA TEORIA ALLA PRATICA»III Edizione (19 marzo – 21 maggio 2019)

IL CONTRIBUTO DELLE AZIENDE NON PROFIT ALLE POLITICHE SOCIALI TERRITORIALI

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Il contributo delle aziende non profit alle politiche sociali: luci…

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…e ombre

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Martedì 19/3VIA G. CHIABRERA 199

17:30-19.15

Introduzione ai temi trattati nel workshopVALERIO PIERI, Ricercatore di Economia Aziendale, Università degli Studi Roma TREALESSANDRA ALUIGI, Assessora alle Politiche Sociali del Municipio VIII di Roma Capitale

Venerdì 22/3VIA S. D’AMICO, 77

12:30-14.30

Le nuove strategie e modalità di intervento della Regione Lazio nel Piano Sociale 19-21ALESSANDRA TRONCARELLI, Assessora alle Politiche Sociali

Martedì 2/4VIA G. CHIABRERA 199

17:30-19.15

A quali bisogni di carattere sociale riescono a rispondere le amministrazioni locali?Incontro con gli addetti del Punto Unico di Accesso e della Consulta per le Disabilitàdel Municipio VIII di Roma Capitale

Venerdì 12/4VIA S. D’AMICO, 77

10:30-12.30

Le politiche sociali di Roma Capitale: aree di attenzione e traiettorie di cambiamentoLAURA BALDASSARRE, Assessora alla Persona, Scuola e Comunità solidale di Roma Capitale

Martedì 16/4VIA G. CHIABRERA 199

17:30-19.15.

L’esperienza del Municipio VIII di Roma CapitaleAMEDEO CIACCHERI, Presidente del Municipio VIII di Roma Capitale - ALESSANDRA ALUIGI, Assessora alle Politiche Sociali del Municipio VIII di Roma Capitale - ALESSANDRO BELLINZONI, Dirigente Municipio VIII

dal 17/4 al 7/5

Incontri e interviste sul campo con alcune delle principali realtà non profit che erogano servizi e interventi sociali nel Municipio VIII di Roma Capitale

Martedì 7/5VIA G. CHIABRERA 199

17:30-19.15

Discussione aperta sugli spunti emersi negli incontri precedenti e aggiornamento sullo stato di avanzamento dei lavori di gruppo

Martedì 14/5VIA G. CHIABRERA 199

17:30-19.15

Incontro con alcune aziende non profit operanti nel territorio del Municipio VIIIAziende operanti nelle aree dei servizi a disabili, anziani, minori e altri bisogni sociali emergenti

Martedì 21/5VIA G. CHIABRERA 199

17:30-19.15

L’esperienza degli Help Center del Gruppo Ferrovie dello Stato ItalianeGRAZIA MARIA RITA POFI, Responsabile Relazioni Esterne Ferrovie dello Stato Italiane

Programma degli incontri

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La spesa per prestazioni

sociali in Italia: highlights

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La spesa per prestazioni di protezione sociale in Italia

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Fonte: Rapporto Istat 2016

https://www.istat.it/it/archivio/185497

Segue nella slide successiva...

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La spesa per protezione sociale in Italia

Mld di euro Malattie Vecchiaia Superstiti Disabilità Famiglia Altri* Totale

Sanità 105 0 105 24%

Previdenza 3 216 43 6 10 19 296 66%

Assistenza 7 0 20 14 4 45 10%

di cui in denaro 6 0 18 11 1 37 8%

in natura 1 0 1 3 3 9 2%

108 223 43 26 25 23 447

24% 50% 10% 6% 6% 5%

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La composizione della spesa nei diversi paesi dell’Europa occidentale e settentrionale riflette la situazione socio-economica e demografica

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La spesa per prestazioni sociali, nel suo complesso, appresenta una quota molto significativa del PIL e l’Italia si colloca in linea con la media europea

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Fonte: Rapporto Istat 2016

https://www.istat.it/it/archivio/185497

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Anche a livello pro-capite, la spesa è significativa e l’Italia si colloca in linea con la media europea

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Fonte: Rapporto Istat 2016

https://www.istat.it/it/archivio/185497

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Un confronto sull’evoluzione della spesa pro-capite nel tempo

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Fonte: Rapporto Istat 2016

https://www.istat.it/it/archivio/185497

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Paradigma di riferimento per lo

studio per i sistemi di

pianificazione, programmazione e

controllo della PA

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L’individuazione degli obiettivi dell’azione del settore pubblico

La definizione dei bisogni, nella tradizionaledicotomia tra politica e gestione, spetta aipolitici

In una visione più ampia e moderna, svolgonoun ruolo fondamentale nell’individuazione deibisogni di azione del settore pubblico:

- i funzionari pubblici- i gruppi di interesse- i media- gli eventi casuali (es. terremoto)

Ai politici, tuttavia, appartiene in modoesclusivo il compito di:

- filtrare e ordinare gerarchicamente ibisogni in base alla loro priorità;

- definire gli obiettivi dell’azione delsettore pubblico

La verifica dell’effettiva rispondenza degliobiettivi definiti rispetto ai bisogni prende ilnome di valutazione della rilevanza (relevance)delle politiche pubbliche.

Cfr. Van Dooren et al (2010), Performance Management in thePublic Sector, Routledge, london, cap. 1

Situazione socio-economica

Bisogni di azione del settore pubblico

Obiettivi dell’azione del

settore pubblico

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RISORSE(INPUT)

PROCESSI(PROCESS)

PRODOTTI(OUTPUT)

IMPATTI(OUTCOME)

Efficienza

Obiettivi di natura strategica

Obiettivi di natura operativa

Efficacia

interna

Efficacia

esterna

Bisogni pubblici da soddisfare

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Produzione ed erogazione dei servizi pubblici: modelli di riferimento

Servizi prodotti dal settore pubblico

Utilizzo del settore privato

Partnership pubblico-privato

Cfr. H.Kitchen, Delivering local/Municipal Services, in Public Services Delivery, The World Bank, 2005, p. 117-152 (disponibile all’indirizzo http://siteresources.worldbank.org/PSGLP/Resources/PublicServiceDelivery.pdf)

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Utilizzo del settore privato

- Concessioni e affidamenti (tradizionale in Italia): - Vantaggio (prevalente): costo minore- critiche: scarsa flessibilità, qualità a rischio

- Licenze ad una o più imprese per la gestione di un certo servizio- Problema di definizione del numero e del costo delle licenze- Servono standard di comportamento e di qualità- Servono obblighi di rendicontazione- Deve essere definito prima quanto dura la licenza e secondo quali criteri verrà

rinnovata

- Bandi di finanziamento per aziende non profit

- Vouchers/Buoni offerti dal settore pubblico che possono essere spesi a discrezione dell’utente presso una delle aziende che producono il servizio

- Volontariato (biblioteche, nonni-vigili, ronde, ecc.)

- Affidamento di interi servizi ad aziende non profit private17

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Inquadramento normativo: il

sistema delineato nella

Legge 328/2000

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il «sistema integrato di interventi e servizi sociali» disciplinato dalla L. 328/2000

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modelli di welfareLe politiche per l'assistenza evidenziano le proprie differenzein virtù del modello politico, sociale e culturale che le sottende.

Il modello socialdemocratico (Finlandia, Danimarca e Svezia):

livelli più alti di protezione sociale, le politiche attive sul lavoro sono molto incisive, i sussidi per la disoccupazione sono

interrelati in una dinamica di diritti e doveri dei destinatari, i servizi sono universalistici e finalizzati allo sviluppo di un'uguaglianza sostanziale;

Il modello corporativo (Austria, Belgio, Francia, Germania e Lussemburgo): le prestazioni sociali sono strettamente

collegate alla posizione lavorativa, si prevedono coperture soprattutto per i rischi d'invalidità, malattia, disoccupazione e vecchiaia.Non ha carattere universale e gli esclusi dal mercato del lavoro hanno forti limitazioni nell’accesso ai sistemi di protezione sociale;

Il modello liberale (Irlanda e Regno Unito):

ha come cardine principale la riduzione della povertà, l’ampliamento dell’inclusione e il contenimento dei fenomeni di emarginazione sociale, di conseguenza è caratterizzato da rilevanti programmi di assistenza sociale e sussidi, subordinati al meanstesting (sistema di valutazione dei mezzi);

Il modello mediterraneo (Grecia, Italia, Spagna e Portogallo):

ruolo di ammortizzatore sociale è attribuito alla famiglia, cui spesso è delegata gran parte del lavoro di cura.M. Sibilla (2008), Sistemi comparati di welfare, FrancoAngeli, Milano

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il «sistema integrato di interventi e servizi sociali» disciplinato dalla L. 328/2000

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la legislazione in materiadi politiche socialiNel 1890 la ‘legge Crispi’ sancisce il carattere pubblico e istituzionale dell’assistenza. Agli inizi del ’900 si affermò un approccio basato sui grandi Enti d'assistenza nazionali. Il sistema era fondato su un sistema che favoriva l’istituzionalizzazione.A partire dal dopo guerra inizia a essere riferimento sostanziale la Costituzione italiana:art. 38 l’assistenza diviene un diritto di cittadinanza, un diritto soggettivo del cittadino non in condizione diprovvedere a se e alla sua famiglia;artt. 30 e 31 sulla tutela della maternità e sulla tutela giuridica del minore nato fuori del matrimonio;art. 32 per la tutela della salute;art. 34 sull’assistenza scolastica.Altri momenti fondamentali furono:Statuto dei lavoratori istituito con la l. 300/70;tutela delle lavoratrici madri con la l. 1204/71;l. 1044/71 sull’istituzione degli asili nido pubblici;l. 180//8 sulla riforma della psichiatria e sulla chiusura dei manicomi;l. 833/78 istituzione del Servizio Sanitario.F. Alvaro, M. Rebonato (2007), Farsi caricio prendersi cura,, Armando Editore, Roma

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il «sistema integrato di interventi e servizi sociali» disciplinato dalla L. 328/2000

Finalità della legge 328

garantire alle persone e alla famiglia interventi per il miglioramento della qualità della vita, per lo sviluppo, per i diritti di cittadinanza, di rimozione delle

insufficienze reddituali, di contrasto al disagio individuale e familiare, facendo della prospettiva di governance l’approccio per la programmazione e la gestione dei

servizi alla persona, riconoscendo ai soggetti sociali, al Terzo settore, un ruolo da co-protagonisti,, insieme agli Enti Locali, cui viene riconosciuto un ruolo

fondamentale in virtù di un decentramento sempre più forte.

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il «sistema integrato di interventi e servizi sociali» disciplinato dalla L. 328/2000

Sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali

CAPO I Disposizioni generali (artt.1-8)

Contiene il riferimento ai principi generali ed ai valori. La finalità della legge, gli obiettivi e i criteri organizzativi. Riconoscendo la centralità della persona, quale prima destinataria della dei servizi.

CAPO II Politiche del sistema integrato (artt.9-19)

Individua i settori di intervento : minori, persone con disabilità, anziani, immigrati, persone vittime vittima di violenza, persone dimesse dagli o.p.g., senza dimora, dipendenze, inserimento lavorativo, diritto all'abitare e rigenerazione urbana.

CAPO III Interventi e servizi del sistema integrato ( artt.20-30)

Individua i servizi e gli interventi: segretariato sociale. servizio sociale professionale, assistenza domiciliare, le strutture residenziali e semiresidenziali, servi mensa e accoglienza notturna, etc.

CAPO IV Soggetti del sistema integrato (artt. 31-40) Individua i soggetti istituzionali e le loro competenze

CAPO V Organizzazione del sistema integrato locale (artt. 41-43 )

Individua nel distretto socio-sanitario ,la dimensione ottimale per l'organizzazione e la gestione unitaria delle funzioni socio-assistenziali e sociosanitarie: costituzione dell'organismo di indirizzo e programmazione di distretto e dell'ufficio di piano

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il «sistema integrato di interventi e servizi sociali» disciplinato dalla L. 328/2000

Sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali

CAPO VI Programmazione regionale e locale (artt. 44-48)

Individua gli strumenti di programmazione: Piano sociale regionale e Piano sociale di zona

CAPO VII Disposizioni per l'integrazione socio-sanitaria ( artt. 49-53).

Contiene norme per garantire il coordinamento e l'integrazione tra le prestazioni sanitarie a rilevanza sociale a carico delle ASL e le prestazioni sociali a rilevanza sanitaria in capo ai comuni.

CAPO VIII Strumenti per la qualità del sistema integrato (artt.54-61)

Carta dei diritti di cittadinanza, carta dei servizi sociali, formazione e aggiornamento professionale, istituzione ufficio di tutela e garanzia dei diritti degli utenti, Osservatorio povertà.

CAPO IX Risorse e finanziamento del sistema integrato ( artt.62-64)

Il sistema integrato è finanziato dai comuni con il concorso delle risorse regionali in via sussidiaria e perequativa.

CAPO X Disposizioni finali

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La normativa di riferimento

nella Regione Lazio

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Dalla Legge Regionale 38/1996 alla Legge Regionale 11/2016

Fino a luglio 2016 la Regione Lazio non aveva una legge regionale che recepissequanto introdotto dalla L.328/2000

La nuova legge regionale n. 11/2016 nel capo terzo, fissa anche le tipologie diprestazioni essenziali da assicurare in modo uniforme a livello di distrettosocioassistenziale, senza differenze tra comuni grandi e piccoli o tra diversiterritori della Regione.

Il welfare regionale opterà con decisione per la gestione associata dei servizi, permigliorare la qualità degli interventi e della spesa. La legge prevede la possibilitàdi mantenere a livello comunale soltanto quei servizi che hanno non rilevanzasanitaria e che comportano una modesta complessità gestionale. Tutti gli altriinterventi dovranno essere gestiti invece a livello associato.

Saranno potenziati i livelli organizzativi di cui al capo quinto, ovvero gliorganismi e gli uffici dei distretti socio-assistenziali, attraverso il distacco delpersonale degli uffici dei singoli comuni dedicati ai servizi sociali

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Dalla Legge Regionale 38/1996 alla Legge Regionale 11/2016

Con la nuova legge, secondo quanto disciplinato dal capo nono, i comunidovranno destinare la maggior parte delle loro risorse al finanziamento dei pianidi zona distrettuali e la Regione interverrà con fondi integrativi per riequilibraree garantire servizi uniformi su tutto il territorio.

Nasce l’Osservatorio regionale delle politiche sociali,

Adozione da parte dei Comuni del distretto di una carta dei diritti di cittadinanzasociale,

Attuazione di processi di valutazione da parte dei cittadini e delle associazioni ditutela degli utenti e un monitoraggio periodico attraverso il Sistema informativodei servizi sociali e l’Anagrafe elettronica dei servizi sociali.

L’affidamento dei servizi dovrà avvenire secondo il criterio dell’offertaeconomicamente più vantaggiosa sulla base della qualità oltre che del prezzo,quest’ultimo fattore non potrà pesare più del trenta per cento. Viene escluso ilcriterio del solo massimo ribasso.

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La Regione Lazio. La legge n.11/2016

Le finalità della legge

La Regione Lazio assume quale punto di riferimento per le proprie politiche sociali,la centralità della persona, sia come singola, sia inserita nella comunità,sia nelle formazioni sociali in cui realizza la propria personalità, al fine di:

- promuoverne la dignità;- favorirne il benessere e lo sviluppo psicofisici;- promuoverne la realizzazione dei progetti di vita;

- tutelarne l’inclusione sociale attraverso la soddisfazione dei bisogni e delle necessità;-rimuoverne le condizioni di disuguaglianza, discriminazione, di bisogno e di disagio derivanti da limitazioni personali e sociali, da condizioni di non autosufficienza e da difficoltà economiche;- garantire e rinforzare il suo inserimento nelle reti sociali e territoriali di appartenenza.

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La Regione Lazio. La legge n.11/2016

Gli obiettivi

l sistema integrato persegue i prioritari obiettivi:

- rispetto della dignità della persona, della sua riservatezza e del suo diritto di scelta;

- riconoscimento della centralità della persona quale prima destinataria degli interventi e dei servizi e del ruolo della famiglia ;

- contrasto della povertà e al sostegno del reddito;

- mantenimento a domicilio delle persone anziane, delle persone disabili e di quelle con disagio psichico

- tutela dei minori in situazioni di disagio tramite il sostegno al nucleo familiare di origine e l’inserimento presso famiglie, persone e strutture comunitarie di accoglienza di tipo familiare;

- promozione dell’integrazione sociale nelle politiche;

- integrazione sociale e lavorativa delle persone con disabilità, delle persone con disagio psichico e di tutte le persone in condizione di svantaggio;

- contrasto di tutte le forme di dipendenza;

- soddisfacimento delle esigenze di tutela residenziale per coloro che non possono più permanere nel proprio domicilio;

- informazione e consulenza diffuse per favorire la fruizione delle opportunità di accesso ai servizi per le persone, le famiglie e le formazioni sociali;

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La Regione Lazio. La legge n.11/2016

Politiche del sistema integrato

Il sistema integrato di interventi e servizi sociali è il complesso di prestazioni sociali in favore della persona.

Il sistema integrato ha carattere di universalità, si fonda sui principi di cooperazione e promozione della cittadinanza sociale ed opera per assicurare il pieno rispetto dei diritti ed il sostegno della responsabilità delle persone, delle famiglie e delle formazioni sociali.

Il sistema integrato regolamenta le attività relative alla predisposizione ed erogazione di interventi e servizi sociali.

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Dalla Legge Regionale 38/1996 alla Legge Regionale 11/2016

Organizzazione del sistema integrato sociale

Distretto sociosanitario

Il distretto sociosanitario costituisce l’ambito territoriale ottimale all’interno del quale i comuni esercitano in forma associata e le funzioni di indirizzo e programmazione dei servizi e degli interventi gestiti dai comuni in forma associata a livello di distretto sociosanitario sono svolte:

- dal comitato composto dai sindaci dei comuni e dai presidenti delle unioni aderenti alla convenzione, in caso di utilizzazione della forma associativa;

- dagli organi dell’unione secondo quanto stabilito dallo Statuto dell’unione stessa;

- dai consorzi.

Tali organismi:

- stabiliscono gli indirizzi e le direttive per il conseguimento delle finalità connesse con l’organizzazione e la gestione locale del sistema integrato;

- approvano il piano sociale di zona e ne verificano l’attuazione;

- coinvolgono, nell’ambito dei processi di programmazione le organizzazioni del terzo settore, le organizzazioni sindacali e gli altri soggetti che concorrono alla realizzazione del sistema integrato presenti sul territorio, per la formulazione di pareri e proposte;

- istituiscono l’ufficio di piano, individuando il personale e le risorse necessarie per il suo finanziamento;

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Dalla Legge Regionale 38/1996 alla Legge Regionale 11/2016

Programmazione del sistema integrato sociale

Piano sociale regionale

Il piano sociale regionale definisce la programmazione degli interventi e dei servizi del sistema integrato e individua in particolare:

- gli obiettivi di benessere sociale da perseguire in relazione agli stati di bisogno ed ai fattori di rischio sociale da contrastare, in coerenza con la programmazione sanitaria regionale per quanto concerne gli obiettivi da realizzare attraverso prestazioni sociosanitarie integrate;

- le tipologie dei servizi e degli interventi che costituiscono i livelli essenziali di prestazioni da assicurare in modo omogeneo sul territorio;

- le modalità di verifica dei risultati, di erogazione delle prestazioni sociali ,di raccordo fra la programmazione regionale e quella locale e le modalità per la formulazione dei piani sociali di zona;

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Dalla Legge Regionale 38/1996 alla Legge Regionale 11/2016

Il Piano sociale regionale definisce la programmazione degli interventi e dei servizi del sistema integrato e individua in particolare:

- l’entità e le modalità di finanziamento del sistema integrato;

- i criteri per la sperimentazione di servizi e interventi volti a rispondere a nuovi bisogni sociali;

- il fabbisogno di strutture residenziali e semiresidenziali ;

- le modalità per il coordinamento e l'integrazione dei servizi socio-assistenziali con quelli sanitari ed educativo-scolastici;

- le esigenze di formazione, riqualificazione ed aggiornamento degli operatori;

- le modalità per la programmazione partecipata.

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Il nuovo Piano

Sociale Regionale

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Gli aspetti essenziali del nuovo Piano Sociale Regionale

IMPOSTAZIONE centrata sui livelli essenziali delle prestazioni (al momento non esigibili, ma definiti come obiettivi di servizio), in luogo dell'approccio, ormai obsoleto per quanto radicato, centrato sulle categorie;

LOGICA dell'integrazione, che va perseguita a diversi livelli: integrazione delle politiche e degli attori (istituzionali e non), dei programmi e dei processi, dei servizi e degli interventi, delle risorse umane, strumentali e finanziarie;

APPROCCIO di prossimità alla persona, che privilegia interventi domiciliari, centrati su: la permanenza nel proprio contesto di vita, il sostegno all'abitare, l'inclusione nella comunità di appartenenza, la predisposizione di soluzione abitative che riproducano le condizioni di vita familiari;

INNOVAZIONE nei processi partecipativi, nello sviluppo di comunità responsabili e mutualistiche, nel coinvolgimento nella coprogettazione delle organizzazioni di terzo settore e nella valutazione d’impatto delle attività, dei progetti e delle politiche;

APPROCCIO basato conoscenza approfondita dei cambiamenti sociali, dell’offerta di strutture e servizi, delle vulnerabilità e delle prese in carico per la programmazione di interventi personalizzati.

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Obiettivi generali

Il Piano assume gli obiettivi di benessere elencati nell’art. 4 della legge 11/2016, in coerenza con gli obiettivi nazionali ed europei, per fare del Lazio una “regione che si prende cura e protegge”, al fine di:

- rimuovere gli ostacoli relazionali, sociali ed economici che limitano la libertà e l’uguaglianza dei cittadini e delle cittadine e il pieno sviluppo della persona;

- contrastare la solitudine, la povertà, l’esclusione sociale e la disuguaglianza di genere;

- ampliare le protezioni fornite dal sistema dei servizi e degli interventi sociali e sociosanitari per renderlo più adeguato rispetto ai bisogni emergenti e più equo e omogeneo nell’accesso alle prestazioni.

- coinvolgere attivamente e proattivamente il cittadino in modo da metterlo al centro dei servizi stessi, personalizzati e costruiti intorno ai suoi bisogni assistenziali;

- verificare la qualità delle prestazioni e dei servizi in modo da garantire una presa in carico completa, continuativa e integrata.

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Obiettivi specifici

OBIETTIVO 1: SUPERARE LA SOGLIA DELLA POVERTÀPrevenire i rischi di impoverimento e ridurre le conseguenze e la cronicizzazione della povertà, con particolare riferimento alle povertà estreme, alle famiglie con figli di minore età e alle persone con disabilità che necessitano di sostegni intensivi, mediante misure di sostegno al reddito integrate con interventi personalizzati di accompagnamento ed empowerment. Introdurre il reddito di dignità.

OBIETTIVO 2: LAVORARE INSIEMEAumentare la coesione delle comunità locali, migliorando il clima di fiducia, la collaborazione e il lavoro in rete tra i soggetti che hanno responsabilità socio-assistenziali, compresi i destinatari degli interventi e le loro famiglie, anche attraverso le reti di solidarietà del privato sociale. Promuovere un welfare comunitario caratterizzato da azioni di prevenzione, affermazione dei diritti, progettazione partecipata e sviluppo locale.

OBIETTIVO 3: NON LASCIARE NESSUNO SOLORidurre l’isolamento e la solitudine delle persone a maggior rischio di esclusione sociale, con particolare riferimento alle persone anziane e con disabilità che necessitano di sostegni intensivi, mediante il potenziamento dei servizi e degli interventi di prossimità e il sostegno alle famiglie, ai caregiver e alle reti di solidarietà locali.

OBIETTIVO 4: ASSICURARE SERVIZI DI QUALITÀ IN TUTTI I TERRITORIDiminuire le incertezze in merito al diritto alle prestazioni sociali e sociosanitarie, attraverso lo sviluppo e la regolamentazione di un sistema di welfare locale caratterizzato da una solida infrastrutturazione e da una distribuzione razionale ed equa dei servizi e degli interventi essenziali, in modo omogeneo in tutto il

territorio laziale, nel rispetto delle peculiarità locali, con personale adeguato e qualificato.

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Obiettivi specifici

OBIETTIVO 5: ACCEDERE PIÙ FACILMENTE AI SERVIZI SOCIALI E SOCIOSANITARIAgevolare i percorsi di accesso ai servizi sociali e sociosanitari per tutta la popolazione, soprattutto per le persone più esposte al rischio di emarginazione sociale, eliminando o riducendo gli ostacoli e le barriere di tipo informativo, culturale e fisico, anche attraverso l’integrazione dei sistemi di welfare e punti unici di ingresso e passaggio tra i diversi servizi.

OBIETTIVO 6: GENERARE AUTONOMIAAumentare l’appropriatezza, la qualità e l’efficacia degli interventi, in una logica di welfare generativo, che tiene conto non solo dei bisogni, ma anche delle risorse (attuali e potenziali) dei beneficiari, mediante l’adozione di misure che favoriscono l’autonomia personale, evitando ogni forma di dipendenza assistenzialistica.

OBIETTIVO 7: OFFRIRE SERVIZI ADEGUATI AI BISOGNI DELLE PERSONEMigliorare l’efficienza del sistema, mediante l’adozione di un rigoroso metodo di programmazione e valutazione, con una gestione dei servizi coerente con i bisogni locali e le caratteristiche istituzionali e socio-demografiche che caratterizzano i diversi territori della Regione, nel rispetto del CCNL.

OBIETTIVO 8: CONOSCERE DI PIÙ PER FARE MEGLIOIncrementare la disponibilità e l’utilizzo di informazioni tempestive e di dati affidabili che consentano una buona programmazione e gestione del sistema integrato dei servizi sociali e sociosanitari, fondate su una migliore conoscenza degli stati di bisogno della popolazione e delle caratteristiche quantitative e qualitative delle risorse e dell’offerta di servizi nei differenti territori

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Obiettivi specifici

OBIETTIVO 9: GARANZIA NEI PERCORSI DI ASSISTENZAGarantire percorsi che assicurino continuità nelle cure e nei bisogni di assistenza.

OBIETTIVO 10: STUDIO DEI FENOMENI SOCIALIApprofondire le cause che conducono i soggetti all’assistenza socio-sanitaria e predisporre le relative contromisure, al fine di limitare i rischi di eventuali patologie connesse, quali ogni forma di dipendenza, disturbi del comportamento alimentare (DCA), fenomeni di depressione, ansia e stress, anche collegati ad attività e luoghi lavorativi.

OBIETTIVO 11: PROMUOVERE LA PARTECIPAZIONE DEI CITTADINIAl fine di rendere efficace la comunicazione Istituzionale immediatamente fruibile dal cittadino in merito all’offerta dei servizi assistenziali, è previsto il potenziamento del sito web istituzionale regionale in modo completo. Tale obiettivo specifico sarà perseguito attraverso la realizzazione di strumenti “sociali”

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La spesa prevista nel Piano Sociale Regionale 2019-2021

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