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ANNO XVI N°921 16 SETTEMBRE 2016 RIVISTA APERIODICA DIRETTA DA STEFANO BORSELLI dIl Covilef RISORSE CONVIVIALI E VARIA UMANIISSN2279–6924 iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii Penetriamo nuovamente in epoche che non aspettano dal losofo una spiegazione né una trasformazione del mondo, ma la costruzione di rifugi contro l’inclemenza del tempo. Nicolás Gómez Dávila Dedicato a P. G. Wodehouse, il primo tra i rifugi contro l’inclemenza del tempo (n° 1). Scott Wal ter I L MOND O DI W O D EH O US E : C O M M E D IA B A S S A E I NC A R N A Z I O N E (Le mie piú sentite scuse a P . G. Wodehouse) «Dico, Jeeves, che questi libri di Wodehouse sono un vero spasso. Ci sa proprio fare, non trova«Non v’è dubbio alcuno, Signore» «Dannati critici, lamentarsi che scrive e ri- scrive sempre la stessa cosa. Beh, mi chiedo: che storia è questa? «L Uomo è un animale ingrato, Signore» «Voglio dire, con tutto il rispetto per Londra e quel tale Ben Jonson se è lui il tizio verrebbe da dire che se un uomo è stanco di Wodehouse, è stanco di vivere!» Jeeves espresse la personale opinione che il nostro scrittore avesse prodotto opere di valo- re trascendente, e indirizzò la mia attenzio- ne ai dieci romanzi e trentacinque racconti brevi che aveva scritto su di me. Accipicchia! lettori piú ansiosi possono star sicuri che nessun ulteriore scarabocchio da pseudo Wodehouse insozzerà questo articolo, an- che se non potrò mai scusarmi abbastanza per aver liberamente attinto dal maestro in persona, davanti ai cui versi lirici si sono prostrati uomini del calibro di Evelyn Waugh, Hilaire Belloc, George Orwell, Ogden Nash, Anthony Powell, I Ronald Knox, e T. S. Eliot. La bellezza del mon- do di Wodehouse, che sgorgava dalla prosa che scriveva con la grazia e la nonchalance di un bal- letto di F red Astaire, è cosí convincente che dav- vero luomo che se ne stanca devessere stanco di vivere. L adorazione dei colleghi è la testimonianza del magnetismo di Wodehouse. Belloc sul nire degli anni leggeva unicamente i propri lavori, il Diario di un nessuno di Grossmith, e Wodehou- se. La fascinazione di Orwell cominciò quando aveva otto anni, mentre nella cameretta di Eve- lyn Waugh si potevano udire i risolini provocati dalle impersonicazioni di Psmith ad opera del fratello maggiore, Alec. L erudito Monsignor Il Covile, ISSN 2279–6924, è una pubblicazione non periodica e non commerciale, Redazione: Francesco Borselli, Riccardo De Benedetti, Aude De Kerros, Pietro Ciro Lomonte, Roberto Manfredini, Ettore Maria Mazzola, Alzek Salíngaros, Andrea G. Sciffo, Stefano Serani, Stefano Silvestri, Massimo Commons. Attribuzione. Non commerciale. Non opere derivate 3.0 Italia utilizzati: per la testata i Morris Roman di Dieter Steffmann e gli Education www.iginomarini.com ☞Programmi: impaginazione LibreOffice ai sensi della Legge sullEditoria n°62 del 2001. Direttore: Stefano Borselli. De Marco, Armando Ermini, Marisa Fadoni Strik, Luciano Funari, Giuseppe Misheff, Pietro Pagliardini, Almanacco romano, Gabriella Rouf, Nikos A. Zaratin. ☞© 2016 Stefano Borselli. La rivista è licenziata sotto Creative License. ☞Arretrati: www.ilcovile.it.il.covile@gmail.com. Caratteri di Manfred Klein, per il testo i Fell Types realizzati da Igino Marini, (con Estensione Patina), trattamento immagini GIMP e FotoSketcher. Fonte e ©: «The Wodehouse World: Low Comedy and the Incarnation», Crisis magazine, gen- naio 1992, traduzio- ne di Francesco Borselli.

Il Covi e · Dedicato a P. G. Wodehouse, il primo tra i rifugi contro l’inclemenza del tempo (n° 1). Scott Walter IL MONDO DI WODEHOUSE: COMMEDIA BASSA E INCARNAZIONE (Le mie piú

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ANNO XVI N°921 16 SETTEMBRE 2016

RIVISTA APERIODICA

DIRETTA DA

STEFANO BORSELLI dIl Covilef RISORSE CONVIVIALI

E VARIA UMANITÀ

ISSN2279–6924

iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiPenetriamo nuovamente in epoche che non aspettano dal filosofo né una spiegazione né una trasformazione del mondo, ma la costruzione di rifugi contro l’inclemenza del tempo. Nicolás Gómez Dávila

Dedicato a P. G. Wodehouse, il primo tra i rifugi contro l’inclemenza del tempo (n° 1).

Scott WalterIL MONDO DI WODEHOUSE :

C O M M E D I A B A S S A EINCARNAZIONE

(Le mie piú sentite scuse a P. G. Wodehouse)

«Dico, Jeeves, che questi libri di Wodehousesono un vero spasso. Ci sa proprio fare, nontrova?»«Non v’è dubbio alcuno, Signore»«Dannati critici, lamentarsi che scrive e ri-scrive sempre la stessa cosa. Beh, mi chiedo:che storia è questa?«L’Uomo è un animale ingrato, Signore»«Voglio dire, con tutto il rispetto per Londrae quel tale Ben Jonson — se è lui il tizio —verrebbe da dire che se un uomo è stanco diWodehouse, è stanco di vivere!»Jeeves espresse la personale opinione che ilnostro scrittore avesse prodotto opere di valo-re trascendente, e indirizzò la mia attenzio-ne ai dieci romanzi e trentacinque raccontibrevi che aveva scritto su di me. Accipicchia!

lettori piú ansiosi possono star sicuri chenessun ulteriore scarabocchio da pseudoWodehouse insozzerà questo articolo, an-

che se non potrò mai scusarmi abbastanza peraver liberamente attinto dal maestro in persona,davanti ai cui versi lirici si sono prostrati uominidel calibro di Evelyn Waugh, Hilaire Belloc,George Orwell, Ogden Nash, Anthony Powell,

I

Ronald Knox, e T. S. Eliot. La bellezza del mon-do di Wodehouse, che sgorgava dalla prosa chescriveva con la grazia e la nonchalance di un bal-letto di Fred Astaire, è cosí convincente che dav-vero l’uomo che se ne stanca dev’essere stanco divivere.

L’adorazione dei colleghi è la testimonianzadel magnetismo di Wodehouse. Belloc sul finiredegli anni leggeva unicamente i propri lavori, ilDiario di un nessuno di Grossmith, e Wodehou-se. La fascinazione di Orwell cominciò quandoaveva otto anni, mentre nella cameretta di Eve-lyn Waugh si potevano udire i risolini provocatidalle impersonificazioni di Psmith ad opera delfratello maggiore, Alec. L’erudito Monsignor

Il Covile, ISSN 2279–6924, è una pubblicazione non periodica e non commerciale,☞Redazione: Francesco Borselli, Riccardo De Benedetti, Aude De Kerros, Pietro Ciro Lomonte, Roberto Manfredini, Ettore Maria Mazzola, Alzek Salíngaros, Andrea G. Sciffo, Stefano Serafini, Stefano Silvestri, Massimo Commons. Attribuzione. Non commerciale. Non opere derivate 3.0 Italia utilizzati: per la testata i Morris Roman di Dieter Steffmann e gli Education www.iginomarini.com ☞Programmi: impaginazione LibreOffice

ai sensi della Legge sull’Editoria n°62 del 2001. ☞Direttore: Stefano Borselli.De Marco, Armando Ermini, Marisa Fadoni Strik, Luciano Funari, Giuseppe

Misheff, Pietro Pagliardini, Almanacco romano, Gabriella Rouf, Nikos A. Zaratin. ☞© 2016 Stefano Borselli. La rivista è licenziata sotto Creative License. ☞Arretrati: www.ilcovile.it. ✉ [email protected]. ☞Caratteri

di Manfred Klein, per il testo i Fell Types realizzati da Igino Marini, (con Estensione Patina), trattamento immagini GIMP e FotoSketcher.

Fonte e ©:

«The Wodehouse World: Low Comedy

and the Incarnation»,Crisis magazine, 1° gen-

naio 1992, traduzio-ne di Francesco

Borselli.

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Knox, mettendo da parte gli aridi tomi necessa-ri alle sue ricerche, si immergeva con sollievonell’oeuvre di Wodehouse. L’ammirazione di T.S. Eliot era quasi idolatrica. Anche il Kaiser,nel suo esilio post-bellico, apprezzava cosí tantoi lavori di Wodehouse da leggere per intero alcu-ni racconti brevi ai suoi fedeli ufficiali, che era-no, ovviamente, obbligati ad ascoltare tutto at-tentamente. Ho addirittura sentito di una cop-pia sposata che, ogniqualvolta cedesse alla tenta-zione di bisticciare, placava la propria ira leg-gendo Wodehouse ad alta voce.

La disputa contemporanea fra coloro che le-vano il proprio plauso per la «rilevanza» e quel-li che prediligono l’immaginazione piena di spi-rito, potrebbe essere risolto nel modo miglioreriflettendo sul fatto che l’autore piú amato delsecolo scorso scrisse solo di un mondo che, semai esistette, morí presto in quello stesso secolo(«la mia roba è fuori moda dal 1914 — dice Wo-dehouse — e a nessuno sembra importare gran-ché»). Il buon amico Malcolm Muggeridge con-fessò che Wodehouse in persona, non meno del-le sue creazioni, non era di questo mondo:

Wodehouse non è fatto per vivere inun’epoca di conflitto ideologico. Nonreagisce agli esseri umani in quel modo, enon sembra mai odiare nessuno — nem-meno i vecchi amici che gli hanno volta-to le spalle. Se pressato, al massimo rico-noscerà, per dirla con Charles Lamb,

simpatie imperfette, e non si spingeràoltre l’esprimere il desiderio che questoo quel personaggio pubblico sia indotto aritornare alla sua cella imbottita. Un ta-le temperamento lo rende inadatto ad es-sere un buon cittadino della metà delventesimo secolo.

Una prova di questa inadeguatezza è il politi-cally incorre che si trova in Wodehouse, i cuipersonaggi tendono ad appartenere al tipobianco europeo, per lo piú decisamente facolto-so («equipaggiato di tutto il necessario» comedirebbe l’eroe wodehousiano Bertie Wooster).Ancor peggio Bertie, dopo aver osservato demo-ni dall’aspetto umano del calibro di StiffyByng, manifesta regolarmente la sua disapprova-zione per l’intero genere femminile:

Che razza di sesso! Che razza di sesso,Jeeves!... Sai, piú conosco le donne, piúpenso che dovrebbe esserci una legge.Bisogna fare qualcosa riguardo a questosesso, o l’intero tessuto sociale collasse-rà, e poi che razza di asini sembreremotutti!1

(in tutta franchezza, devo aggiungere che il ses-so debole generalmente tratta Bertie con di-sprezzo: «Mostratemi una ragazza, dico spesso,e vi mostrerò qualcuno che ignorerà le mie os-servazioni»2 si lamenta).

Le lettere di Wodehouse sono state recente-mente pubblicate dalla sua biografa ufficiale,Frances Donaldson, un’amica di famiglia daquando aveva quattordici anni. La Donaldsonallega alle lettere una sorta di manuale di consi-gli per fidanzati in cui «Plum», come lo chiama-vano gli amici, mette giocosamente a nudo la na-tura patriarcale del matrimonio. Dopo aver mes-so i giovani uomini in guardia dallo sposare don-ne afflitte da malanni quali il «Furor Interio-Decoratus», conclude:

Da quanto ho scritto può forse sembrareche mi sia dedicato troppo alla parte fem-

1 The Code of Woosters, 1938. Le note sono del traduttore.2 Le zie non sono gentiluomini, Mondadori 1976, trad.

Elena Spagnol, p. 63.

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minile del questionario, ma basta pen-sarci un momento per capire che è l’uni-ca parte importante. Praticamente i mari-ti sono tutti perfetti. L’unica cosa chenon va nei mariti è la Cenerosi (quandosi lascia cadere la cenere sui tappeti), mavisto che al giorno d’oggi le donne fuma-no, anche la maggior parte delle mogli èaffetta da questa malattia.3

Non c’è rispetto neanche per le altre culture.In una lettera Plum ammette che insieme a suamoglie Ethel sono «giunti alla conclusione chedetestiamo i Paesi stranieri».4 Wodehouse è al-trettanto tristemente ignaro della necessità dipromuovere l’autostima nei giovani; uno deisuoi personaggi descrive un bambino come

un ragazzo che non ha bisogno di un’edu-cazione nelle lingue classiche, ma del ra-pido fendente di uno sfollagente alla ba-se del cranio.5

A proposito di tali inquietanti passi, l’eminen-te wodehousiano Richard Usborne, nella sue ul-tima raccolta6 dedica un intero saggio ai ragazzinella narrativa di Wodehouse, riassumendo cosíla poetica dell’autore:

3 Tuo Plum, Mursia, 1992, trad. Sandro Melani, p. 287.4 Tuo Plum, cit., p. 51.5 Very good, Jeeves.6 Richard Usborne, After hours with P. G. Wodehouse,

(Ore piccole con P. G. Wodehouse), Hutchinson, 1991.

(1) Tutti i bambini sono tremendamentebrutti... Ce n’è uno che somiglia a «un o-micida di massa con un’unghia incarnita».

(2) I bambini piccoli sono creature ma-ligne e quelli con lunghi riccioli biondied espressioni innocenti dovrebbero esse-re presi a botte da altri ragazzi o, nel ca-so questi non ce la facessero, da adulticome Ambrose Wiffen.(3) I ragazzi piú grandi sono dei mostri.Del suo cugino acquisito [...] Bertie di-ce: «Ecco un ragazzo che ti fa compren-dere come ciò che ci vuole per questoPaese sia qualcuno dello stampo del ReErode».(4) Anche con le bambine bisogna stareattenti.

M Wodehouse e la Caduta dell’Uomo.È celebre l’osservazione di Waugh:

Per Mr. Wodehouse non vi è stata alcu-na Caduta dell’Uomo; nessun «peccatooriginale». I suoi personaggi non hannomai assaggiato il frutto proibito. Sono an-cora nell’Eden. I giardini del Castello diBlandings sono quello stesso Giardinoda cui siamo stati tutti esiliati. Lo chefAnatole prepara l’ambrosia per gli im-mortali dell’alto Olimpo. Il mondo idil-liaco di Mr. Wodehouse non potrà mai

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invecchiare. Continuerà a liberare lefuture generazioni da una cattività chepotrebbe essere piú fastidiosa della no-stra. Ha creato per noi un mondo in cuivivere e dilettarsi.

Malcolm Muggeridge concordava, ma arri-vò a porre la domanda critica:

La creazione di un mondo simile è un’e-vasione dalla realtà? Rappresenta (perusare il gergo comune) una mancanza di«impegno»? Non credo, non piú di quan-to, quando il fondatore della religionecristiana disse che il suo regno non eradi questo mondo, ciò rappresentasse unamancanza di impegno. Ci sono impegnie impegni.

Alexander Cockburn — dà la misura dellamagia di Wodehouse, che questa possa toccareperfino quel marxista dal cuore gelido — diededavvero una definizione felice della relazionefra il nostro mondo e quello di Wodehousequando disse che quest’ultimo «si trova a un re-moto angolo dell’universo, irraggiungibile pres-soché da tutto tranne che dalla risata». A mioavviso, tuttavia, i due reami hanno piú punti dicontatto di quelli notati da molti critici. Adesempio, il femminismo nascente è presente nel-la Stiffy Byngs che terrorizza gli aspiranti pre-ux chevaliers come Bertram Wooster, e il fasci-smo appare in modo esplicito nel personaggiodi Sir Roderick Spode, una caricatura di SirOswald Mosley. La trasmigrazione da caricatu-ra a caricatura ben illustra quanto Wodehouseriduca in scala la reale bruttezza del nostro mon-do in maniera che questa possa entrare nel suo.Ascoltate l’attacco di Bertie al terribile Spode,leader dei «calzoncini neri» nel Codice dei Woo-ster:

Mi domandò se l’avessi chiamato ciccio-ne e gli risposi di sí.«Ciccione gelatinoso?»«Sí, ciccione gelatinoso. Mi sembra tem-po che qualche persona dotata di civi-smo vi dica quello che vi sta bene.» sog-giunsi. «Il vostro guaio, Spode, è di esse-

re riuscito a radunare intorno a voi un pu-gno di scemi che bevono le vostre teoriedemocratiche e gridano ‹Viva Spode!›cosicché v’immaginate che tutti la pensi-no come loro. Ecco il vostro grande sba-glio. Voi non sapete cosa dice la mag-gioranza della gente quando vi vede. Velo dico io: ‹Guarda quel sublime somarodi Spode. Va in giro dandosi arie da poli-ticante! Guardatelo, quanto è buffo! S’èmai visto un pachiderma simile?›»7

In modo simile, Wodehouse stesso scrisse aun suo corrispondente nel 1939 che approvavagli avvertimenti di Churchill nei confronti diHitler:

Non riesco a non credere che ci stiamocomportando in maniera un po’ troppobeneducata. Qualcuno si deve alzare inParlamento e chiamare Hitler un porco.

Disprezzava Kruschev definendolo un «babbeo»— e questo perché la copertura televisiva dellavisita del dittatore negli Stati uniti aveva inter-rotto la sua telenovela preferita. Lo stesso so-cialismo si busca una bella bastonata in una lette-ra alla sua amata figlia adottiva, Leonora:

Jerome K. Jerome ha detto a W. W. Ja-cobs che non riusciva a comprendere per-ché Jacobs temesse il Socialismo. Ha det-to che sotto il Socialismo tutti i bisogni

7 Jeeves non si smentisce, Mondadori BEM, 1956, trad.Alberto Tedeschi pp. 95–96.

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del Sig. Jacobs sarebbero stati soddisfat-ti. E Jacobs ha risposto che non volevache i suoi bisogni fossero soddisfatti. Hadetto: «Non voglio che un mucchio digente si dia da fare con me e mi facciadel bene, accidenti a loro.» Sembravaben riassumere quel che uno può prova-re al riguardo.

Uno potrebbe aggiungere a queste opinioniantiprogressiste il disgusto di Plum per la pro-gressista tassa sul reddito, specialmente in quan-to veniva applicata tanto alle società («qualsiasisocietà che riesce a cavarsela con i propri panta-loni e un bottone del colletto dovrebbe ringra-ziare il cielo») quanto al proprio benestare (nel’45 l’IRS lo pressava per 120.000 dollari di tas-se arretrate!). Tutto considerato, era un Satanadecostruzionista e nemico dell’Occidente, e cri-tici letterari benpensanti sono certi di lasciare ilpovero corpo di Wodehouse gemente e sussul-tante «come Prometeo che guarda l’aquila sca-raventarsi giú per il pranzo». Si immaginavaquesta scena quando si rese conto che gli inglesidi sinistra lo consideravano un «benestante pa-rassita». Chiese a un amico,

Ti è mai venuto in mente che è cosí chevengono trattati gli scrittori in Inghilter-ra? Tu, io, Shakespeare, tutti noi, sem-plicemente parassiti. — Hai mica lettoqualche buon parassita, ultimamente?

Di nuovo, il mondo dei romanzi di Wode-house non è distante dal nostro quanto moltipensano. Waugh notò che mentre «la seduzionee l’adulterio risultano ignoti» ai personaggi diWodehouse, «questi sono capaci della maggiorparte degli altri sbandamenti morali», inclusirabbia, ubriachezza, contrabbando e poi rapine,incendi dolosi, rapimenti, estorsioni.

Ricorrono addirittura alla violenza —un bel po’ di innocenti e colpevoli senzadistinzione, anche la polizia, si beccanouna botta in testa.

Il mondo di Wodehouse, quindi, riflette ilnostro, ma il riflesso giunge dallo specchio ri-

curvo dei lunapark, che ingrandisce i peccati ve-niali e rimpicciolisce le enormità.

In questo modo, la nostra valle di lacrime di-venta una sorta di pozzanghera, e non solo riu-sciamo a sopportare, ma anzi arriviamo a prova-re puro piacere nel vedere Bertie come Dio vedenoi: teneri, ma cosí sciocchi e inetti — e fieri.Non a caso il motore delle storie di Bertie e Jee-ves è alimentato precisamente dalle avvilentifrustrazioni che affliggono tutti i piani di Bertie,specialmente quelli che nascono da buone inten-zioni. Ad esempio, mentre cerca di fuggirsenefurtivamente con un oggetto dalla camera diStiffy, Bertram è obbligato a issarsi su un casset-tone dal piccolo terrier Bartolomeo, una «escre-scenza canina»; qui Bertie si ricorda di

Freddy Widgeon, che durante la visita auna tenuta di campagna era stato bracca-to e costretto a rifugiarsi in cima a un ar-madio da un pastore alsaziano, che mi di-ceva che ciò che lo aveva infastidito dipiú della faccenda era stata la totale per-dita di dignità — il colpo allo spirito fie-ro, se capisci cosa intendo — la sensazio-ne, in conclusione, che lui, l’Erede deiTempi, come lo avresti potuto definire,fosse finito a campeggiare su un armadioper il capriccio di un maledetto cane.

La tragedia di questa situazione sconvenienteconduce Bertie a profonde considerazioni sullanatura del male:

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Come sempre restio a criticare gli atti diuna onnisciente Provvidenza, che miprendesse un colpo se riuscivo a capireperché un cane di quella taglia fosse sta-to dotato delle mascelle e i denti di uncoccodrillo.

Da cui i picchi di tragedia e gli abissi di dispera-zione à la Wodehouse. E tuttavia il lettore nondispererà; piú probabilmente si innamorerà diBertie, dimostrando cosí la tesi di William Lyn-ch S. J. che il piú nobile servigio della comme-dia è ricordare a noi uomini prodi che «in unqualche senso importante» un tempo siamo sta-ti, e siamo tuttora, «un poco delle scimmie».

M Uno Sfaticato e il suo creatore.Il servigio di Wodehouse ai suoi simili risiede

nel caparbio perseguimento della propria voca-zione di scrittore. Malgrado abbia molto in co-mune col suo personaggio piú famoso, la sua in-dustriosità è solo una delle varie differenze, co-me rivelano le sue lettere, abilmente stilate. Di-versamente da Bertram Wilberfore Wooster,una stella nel firmamento del Club degli Sfati-cati, Plum non era un frequentatore di club, ein generale non aveva un carattere particolar-mente socievole; in una lettera definisce la pro-spettiva di una festa danzante «agghiacciante».E, sempre discostandosi da Bertie — «uno sca-polo per natura» —, amava il matrimonio, addi-rittura al punto di fare i piatti (anche se Ri-chard Usborne ci informa come frequentemente

sbagliasse lo spelling del nome della sua nuovamoglie, anche nel certificato di matrimonio).Neppure condivideva la passione di Bertie e Jee-ves per il vestirsi elegante («Ci sono momenti,Jeeves, in cui un uomo chiede a sé stesso, ‹I pan-taloni importano?› — ‹La moda passerà, Signo-re»), ma piuttosto apprezzava la mancanza diformalità di Parigi.

Soprattutto, Wodehouse si distaccava da Ber-tie, il piú malfamato Sfaticato del mondo, nellasua straordinaria produttività e maestria. Le let-tere lasciano intendere che potesse scrivere treromanzi e dieci racconti brevi in diciotto mesi, euna volta disse casualmente a un amico che pro-gettava di scrivere sei racconti simultaneamente.Da prigioniero tedesco durante la seconda guer-ra mondiale, scriveva in una stanza con altri cin-quanta prigionieri «che giocavano a freccette eping pong, parlavano e cantavano» con la mac-china da scrivere in bilico sulle ginocchia; inqueste favorevoli condizioni produsse quattrolibri e dieci racconti. Fra il suo novantesimocompleanno e la sua morte a 94 anni scrisse quat-tro nuovi libri, senza considerare il romanzoche si portò da finire in ospedale. Malgrado i bi-bliofili stiano ancora contando, la sua produzio-ne raggiunge almeno 96 libri, 16 commedie, te-sti per altre 28 commedie, piú di 300 racconti,varie poesie umoristiche, le sceneggiature per seifilm e, secondo le stime della Donaldson, altrecentinaia di migliaia di parole nelle lettere. An-cor piú disgustoso per un aspirante Sfaticato co-me me è l’amore di Wodehouse per la riscrittu-ra; non pensò nientemeno che a riscrivere quasicompletamente il suo Performing Flea per adat-tarlo ai gusti americani, e dopo aver riscrittoFebbre di primavera tre volte, proclamò che ave-va ancora bisogno di «un bel po’ di lavoro».L’unica «parte piacevole dello scrivere — soste-neva — è il rimescolare e il risistemare quandohai buttato qualcosa giú su carta».

Non erano i propri demoni a condurlo al suolavoro; si dedicava allo scrivere per la stessa mo-tivazione accampata da Flannery O’Connor,«Perché mi riesce bene». Non ci fu monaco me-dievale piú devoto alla propria chiamata, e la

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lunga e felice vita di Wodehouse è la dimostra-zione della saggezza nello scoprire la propriavocazione e perseguirla.

Da zelante artigiano qual era, nelle sue lette-re non lesinava i riferimenti alla svogliatezza al-trui: Le Carré è «tremendo», alcuni dei raccon-ti di Damon Runyon sono «buoni, ma pare nonriesca mai ad aspettare di avere una buona tra-ma; va avanti e butta giú qualsiasi cosa». Plumaccusa il collega paroliere Cole Porter dellastessa mancanza di maestria:

Il problema di Cole è che non ha nessu-na forza autocritica. Butta giú qualsiasicosa, sia che abbia senso o no, solo per-ché ha pensato a qualcosa che gli pareuna buona rima. [...] Dei testi di Colepenso che li cantasse in uno studio a El-sa Maxwell e Noèl Coward, puzzando di

gin, e che loro gli dicessero. «Oh Cole,tesoro, che meraviglia!»8

Malgrado l’umiltà nella riscrittura, Wode-house a volte indulgeva nell’autocompiacimen-to. Mentre riscriveva l’Anything Goes dello stes-so Porter, annunciò al collaboratore Guy Bol-ton di aver dato alla luce un

distico magistrale... «When the courts de-cide, as they did latterly, / We could readLady Chatterley / If we chose, / Any-thing Goes» (suona dannatamente megliodi qualsiasi cosa abbia mai scritto il vec-chio Re Cole).

Tuttavia questa autocelebrazione non è altroche il semplice e onesto diletto di un ragazzoche ha disputato un buon inning a baseball (ocricket), ed effettivamente Wodehouse fu ad-

8 Tuo Plum, cit., p. 236.

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Parla Bertie:

La radice dell’imbroglio erache Fiorenza apparteneva aquelle giovani intellettuali, im-merse fino al gozzo in discorsiseri, che appena vedono un uo-mo sentono il bisogno di girar-gli dietro e di sospingerlo ispi-randolo. Non avevamo ancorafinito di sistemare le faccendepreliminari, ed ella già si mette-va a controllare le mie letture,gettando ai passeri il Sangue sul-le Grate che era in quel momen-to il casuale oggetto dei miei stu-di, e sostituendolo con una cosaintitolata Tipi di TeoriaEtica. Né cercò di na-scondere il fatto che sitrattava di un sempliceinizio, come l’aperturadi un canale, e che c’e-ra di peggio per il futu-ro. ¶ Vi siete mai tuf-fati nei Tipi di Teoria

Etica? Il volume è ancora sulmio scaffale. Apriamolo e vedia-mo cosa ha da offrirci. Sí, eccoqua. ¶ «Dei due termini antiteti-ci nella filosofia Greca, uno soltan-to era reale ed autosufficiente:vale a dire l’Idea, lo Spirito comeopposto a ciò che esso deve penetra-re e plasmare. L’altro, che corri-sponde alla nostra Natura, era inse stesso fenomenico, irreale, sen-za alcuna base permanente, inquanto privo di predicati cheafferrassero la verità in due mo-menti consecutivi: in breve, ri-scattato dalla negatività soltanto

con l’includere le realtàpiú intime che da esso tra-sparivano». ¶ Bene. Ave-te afferrato l’idea, e pen-so che potrete capire per-ché la vista di lei mi face-va un poco piegare sulleginocchia.*

Parla Jeeves:

Credo inoltre che avreste tro-vato alquanto molesti i suoi me-todi educativi. Ho dato un’oc-chiata al libro datovi dalla si-gnorina Fiorenza... sta lí sul ta-volino da quando siete torna-to… e, a mio parere, esso è asso-lutamente inadatto. Non vi sa-rebbe piaciuto. E so dalla ca-meriera della signorina, chesorprese una conversazione trala signorina e un ospite… il si-gnor Maxwell, direttore d’unarivista… ch’ella aveva intenzio-ne di lanciarvi immediatamen-te su Nietzsche. Nietzsche nonvi piacerebbe, signore. Su Nie-tzsche non c’è da fare alcunaffidamento.**

* La gioia è col mattino, Elmo 1948,trad. di Giorgio Monicelli, p. 45.** «Jeeves entra in servizio», inAvanti, Jeeves, Monanni 1932,trad. Silvio Spaventa Filippi p. 39.

% Les Femmes Savantes di P. G. &

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dirittura capace di gioire durante l’internamen-to tedesco perché era stato in grado, dopo 27 an-ni, di giocare, e giocare bene, a cricket.9

Ovviamente la felicità, per Wodehouse e isuoi eroi, non dipende da crude considerazionimateriali, ma sprizza dal loro fanciullesco amo-re per la vita. Questa joie de vivre è possibile uni-camente a causa del buon ordine delle loro ani-me, anime che, seppur alberghino alle volte ingiovani «a mala pena senzienti», come Zia Aga-tha definisce Bertie, riflettono ciò nonostanteuna visione cristiana di umiltà e amore: «Eraun’anima semplice e gentile» Wodehouse dicedei modelli reali dei suoi eroi «che sapeva di es-sere un fesso ma sperava di non riuscire sgraditoper questo».10 E, in ogni caso,

il tuo sfaticato può sempre lavorare segli va. È molto raro, ovviamente, che glivada. Preferisce semplicemente condur-re un’esistenza beata.11

9 Cosí Wodehouse ricorda la prigione di Loos: «L’arreda-mento era in stile molto moderno e le pareti, di pietraimbiancata, erano decorate con disegni audacementeeseguiti dai detenuti francesi la cui tendenza mentale èraramente, se non mai, pudica. L’effetto generale era ditrovarsi in un volume rilegato di La Vie Parisienne.Condividevo la cella con Cartmell, l’accordatore di pia-noforte di le Touquet e un accordatore di pianoforte im-provvisamente privato di pianoforti da accordare è co-me una tigre il cui consulente medico ha improvvisa-mente messo a dieta vegetariano.»

10 Un mattino di gioia, Mursia, trad. Sandra CampagnaPonzetto, p. 11.

11 Letteralmente «exist beautifully».

Ahimè, di tale gusto per il bello e del garbatoozio che lo rende possibile c’è adesso gran penu-ria, vieppiú maggiormente fra i nostri poeti ecritici. Piú che ragazzini maliziosi assomiglianoad amari, smunti vegliardi che hanno, citandoChesterton «perduto la loro normale capacitàdi godere delle cose di cui si può godere». Que-sta facoltà, aggiunge Chesterton, «scivola conti-nuamente di mano dagli uomini, e scivola viavia piú velocemente col modo moderno di cerca-re sempre l’ultima novità.» Questa «fretta di feli-cità» conclude «è di per sé infelice». Non si ri-troverà, fortunatamente, fra i devoti di Wode-house, che non riuscirebbero a stancarsi dei rac-conti di Bertie e Jeeves piú di quanto Wodehou-se non potrebbe delle partite di cricket.

M Freschi festeggiamenti.Coloro che non riuscissero a placare la pro-

pria sete di Wodehouse saranno felici dell’usci-ta di due nuovi volumi di Usborne e Donaldson,riportati alla luce da uno dei maggiori collezio-nisti di wodehousiana, James H. Heineman. Isaggi di Usborne rievocano piuttosto bene ilmondo di Wodehouse e presentano anche lavisione ridicola di un uomo che sorveglia l’ope-ra di Plum con la puntigliosità scolastica di untomista intento a commentare l’opera omniadell’Aquinate. Usborne cita il maestro a piú ri-prese, e le descrizioni presenti nei suoi raccontisono quasi piacevoli quanto gli originali.

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Il saggio migliore del lotto è «Il mio Castel-lo di Blandings»,12 la toccante ricostruzione diuna tenuta di campagna non dissimile da quellamitica di Wodehouse, in cui Usborne, da buongiovane oxoniano, fa da aio al figlio di un baro-ne durante le vacanze, nei primi anni trenta. Èlui stesso a confessare di non essere nato per ilmestiere e di essere riuscito a barcamenarsi conl’etichetta della vita di una casa di campagnagrazie agli insegnamenti appresi dalle storie diWodehouse.

Lord Hastings, l’austero datore di lavoro,era il ventunesimo nella sua discendenza di baro-ni ed era dotato di «uno di quegli splendidi tito-li ausiliari»: Siniscalco di Aquitania. Dopo averdipinto un dettagliato ritratto della casa nel pe-riodo di massimo splendore, Usborne narra deldeclino nel primo dopoguerra, malgrado unpostscriptum riveli che un businessman di Nor-wich ha da allora ristrutturato la casa, parti del-la quale

sono già stati affittati come appartamen-ti, come sale conferenza, o per l’occasio-nale cena Elisabettiana, con tanto di ca-meriere avvenenti, syllabubs [un dessert(N.d.T.)] e idromele.

Fra gli altri articoli di valore contenutinell’ultimo prodotto della penna di Usborne —che ci ha anche regalato The Penguin Wodehou-se Companion, Wodehouse Nuggets, e Wodehouse

12 In After hours with P. G. Wodehouse, cit.

at Work — vi sono la rettifica sulla razza dellascrofa da competizione di Lord Emsworth,l’Imperatrice di Blandings, che, a discapito del-le illustrazioni di copertina che la dipingono co-me un «maiale bianco e rosa», si rivela essere unBerkshire Nero.

Usborne ci ragguaglia anche sull’autore deiTypes of Ethical Theory, un libro che FlorenceCraye impone a Bertie in occasione del loroprimo fidanzamento. Potreste ricordare il pas-saggio nel quale Bertie si imbatte casualmente:

Il postulato, o il principio comune ine-rente al linguaggio è certamente, nel-l’obbligo che esso porta, coestensivo al-l’organismo sociale, del quale il linguag-gio è lo strumento e gli scopi del qualeesso si sforza di interpretare.

Contemplando questo profondo ragionamen-to Bertie controbatte:

Tutto perfettamente vero, senza dubbio,ma non quella specie di roba che s’attac-chi ad un giovanotto con la testa anneb-biata dalla spranghetta.13 14

Grazie ad Usborne possiamo finalmente iden-tificare il luminare che vergò queste oscure sen-tenze; si tratta di tale James Martineau, 1805–1900, che era anche, non ce ne meravigliamo,un Unitariano. Usborne ammette di non essereriuscito a spulciare il libro per trovare l’esattapagina della citazione, visto che

è un libro veramente molto lungo, e ilDott. Martineau è uno di quei filosofiche, a mio avviso, riescono a far scompari-re le proprie ipotesi con grande rapidità.

Sull’argomento, Usborne ci consegna ancheun’eccellente panoramica dei religiosi wodehou-

13 «Aver la spranghetta si dice di coloro, i quali avendo so-verchiamente bevuto sentono gravezza, o dolore di te-sta nello svegliarsi la mattina seguente dal sonno.» Cru-sca, 4ª edizione (1729–1738). Quando il vino è gentilissi-mo, / Digeriscesi prestissimo, / E per lui mai non molesta /La spranghetta nella testa, Redi (N.d.T ).

14 Trad. italiana: Avanti, Jeeves, racconto «Jeeves entra inservizio», Ed. Monanni, Milano 1932, p. 10, trad. SilvioSpaventa Filippi.

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siani nel saggio «Laughter in Church» (Risate inchiesa).

Le uniche lamentele che avanzo nei confron-ti di Ore piccole con P. G. Wodehouse sono lamancanza di un qualsiasi titolo che identifichiquale saggio si stia leggendo e l’analoga man-canza di un indice. Per fortuna Tuo, Plum diFrances Donaldson ha un ottimo indice, è orga-nizzato e strutturato in modo intelligente e in-clude quattro interessanti appendici e sedici pa-gine di fotografie. (In una scattata davanti albar della casa di Long Island di Plum e Ethel,vediamo non uno ma due shaker per cocktail ap-prontati, senza dubbio, nella speranza di basta-re alla bisogna) La signorina Donaldson ha an-che fornito delle brevi note a piè di pagina cheidentificano quasi ogni commedia, racconto,personaggio, etc. a cui Plum si riferisca nellesue lettere; anche le digressioni editoriali su ar-gomenti quali i traumi di Wodehouse in tempodi guerra sono ben fatte.

Ancor meglio, la Donaldson sceglie acuta-mente di darci solo una selezione rappresentati-va della corrispondenza, producendo un librodi appena 269 pagine organizzato principalmen-te per argomenti — una scelta ben piú saggiache non appesantire il pubblico con un tomo dimille pagine indirizzato a quei pedanti che ago-gnano esercizi per i tricipiti, piú che per il pro-prio ingegno. Plum, che ha sempre mirato in-nanzitutto a intrattenere, approverebbe.

La piú alta virtú del libro risiede probabil-mente nelle lettere di Plum alla sua figliocciaadottiva Leonora; formano una notevole auto-biografia, soprattutto se consideriamo che altrelettere rivelano come i due lavori semiautobio-grafici di Wodehouse, Performing Flea e Bringon the Girls, fossero stati scritti piú con l’intentodi divertire che di riportare accuratamente i fat-ti. Inoltre, le lettere chiariscono che il peculiarelinguaggio di Wodehouse, la sua «selvaggia poe-tica dell’assurdo» per come la mette J. B. Prie-stley, fosse il suo naturale stile letterario. «Inquesto istante sono pieno di energia e di vele-no,» scrive a un amico,

trovandomi nel bel mezzo del capitolodelle mie reminiscenze del campo di pri-gionia in cui rispondo ai miei critici, e inparticolare a Mr. Harry W. Flannery,che propongo di ridurre a una macchiad’unto. Mi nutro di carne cruda, e la vitaumana non è al sicuro a meno di un mi-glio da me.

M Incontrando Shaw.Scopriamo anche che Wodehouse adorava i

libri di Churchill sulla prima guerra mondiale,riteneva che Trollope fosse «maledettamentebravo» e che Ira Gershwin «valesse dieci» Lo-renz Hart. Ancor piú interessante, leggiamo:«che uomo repellente fosse Shaw». Wodehouselo incontrò in due occasioni; nella seconda del-le quali

Ethel, scioccamente, gli porse il fiancodicendo «Mia figlia è in tale trepidazio-ne per il suo tour mondiale» e lui replicò«Il mondo intero è in trepidazione per ilmio tour mondiale». Ci è mancato pocoche sbottassi «Non io, accidenti a te».

In effetti, è difficile immaginare un uomo piúantitetico rispetto a Wodehouse di Shaw, chemalgrado fosse anch’egli assai talentuoso nellaprosa inglese, era al contempo un fervente vege-tariano, la cui meticolosità apparentemente siestendeva al punto di non consumare il propriomatrimonio.

Wodehouse l’eterno ragazzo appartiene contutte le scarpe, insieme a Chesterton, al partitodella birra e della libertà, avverso a quello delsapone e del socialismo. Shaw, di contro, è l’epi-tome dell’uomo meticoloso. E se possiamo tro-vare buffo l’uomo meticoloso, Padre Lynch ci ri-corda che

se mai è esistito un uomo non-comico,quello è lui. Perché si ricorda da dove ènato, ma con un raffinato, se non violen-to, disgusto.

«Di fronte a questo puritanesimo», Lynch ag-giunge «i peccati di Rabelais e la coscienza spor-

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ca di Chaucer sono molto meno distanti dallaverità» — e dal cuore della commedia.

La fanciullesca natura bonaria di Wodehousespiega anche molto della personalità che rivelanelle lettere. Le sue sensibilità estetiche sonoquelle di un ragazzo: avendo affittato un appar-tamento a Parigi, è tanto imbarazzato a causa diun «enorme» nudo che «domina il salotto» dadecidere di nasconderlo nella stanza degli ospi-ti. E poi c’è il bambinesco amore per i proprianimali domestici, cui in tempo di guerra riser-vava la carne mentre con Ethel si nutrivano diverdure. Persino le sue terribili fatiche lettera-rie sono descritte con l’aria dell’ambizioso im-prenditore del banchino delle limonate. Vero,era elettrizzato dalla fama e sensibile alla mini-ma critica al suo lavoro, ma tutto alla manieranon amara dello scolaro che si agita per la pro-pria popolarità con gli amici, che cerca di com-piacere. L’occasionale rimbrotto che riserva achi lo critica non va oltre la scaramuccia fracompagni di scuola; alla fine dei conti, è incapa-ce di nutrire rancore e prova un infantile disgu-sto per la mera eventualità di avere dei nemici.A un certo punto ammette che il suo giudizioletterario sugli altri non è influenzato da animo-sità personali. Diviene perfino buon amico —«compare» — di William Connor, che in tem-po di guerra realizza il piú scurrile attacco con-tro di lui. (La sua unica pecca caratteriale puòessere un amore immoderato per il proprio pe-chinese — una razza che senza dubbio fornisceuna motivazione plausibile del perché siano sta-ti inventati i compattatori per rifiuti.)

Soprattutto, non indulse mai nell’autocom-miserazione. Alcune trasmissioni umoristicheche in modo naif realizzò mentre era prigionie-ro tedesco causarono una severa censura nei suoiconfronti, ma di lí a poco già concludeva:«Non provo un briciolo di autocommiserazio-ne. Mi sono reso ridicolo, e devo pagare il fio»(Quant’erano innocue queste famigerate trasmis-sioni? Ecco l’apertura della prima: «Giovani uo-mini che muovono i primi passi nella vita spessoe volentieri mi hanno domandato: ‹Come possodiventare un prigioniero di guerra?›»).

Ironicamente, i servizi segreti americaniavrebbero in seguito studiato proprio quelletrasmissioni quali esempi di come far filtrare lapropaganda sotto il naso del nemico. Questonon stupisce, visto che gli eroi di Wodehouse so-no sempre alle prese con personaggi ottusi, bu-rocrati, e uno strambo assortimento di poliziottie giudici completamente privi di senso dell’umo-rismo. I pomposi vengono infilzati e i tipi pedan-ti, esperti del newt-fancying [è Gussie Fink Not-tle, appassionato di salamandre (N.d.T.)], sepur non maledetti, vengono in ogni caso consi-derati gretti e patetici.

Usborne formula bene questo concetto: Wo-dehouse

schiera giovane contro vecchio, prigionie-ro contro magistrato, nipote contro zia,ragazza del coro contro star, curato con-tro vescovo, scrittrice di bestseller controraffinato scrittore di prosa (pastels in pro-se) o poeta laureato (willowry).

Bertie Wooster può essere, Orwell aggiunge,«un Don Quixote svogliato» con

nessun afflato di combattere contro i mu-lini a vento, ma a cui difficilmente passe-rebbe per la testa di rifiutare di farlo, se sitrattasse di una questione d’onore.

In breve, per Wodehouse, la moralità è da ri-trovarsi nel Codice dei Woosters — che è an-che il codice del campetto — mai abbandonareun amico in difficoltà.

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È proprio cosí che l’amicizia e la carità ce-mentificano il mondo creato da Wodehouse, edè questa la ragione per cui tutti i suoi appassio-nati attendono un nuovo racconto nello stessomodo impaziente in cui attendono di rivedereun vecchio amico. Bertie Wooster e P. G. Wode-house ispirano tenerezza come possono solo iragazzi discoli, romantici, dal cuore d’oro.

E tuttavia ci saranno sempre quelli congeni-tamente incapaci di apprezzare queste delizie.Quando Plum scrive che «il New Yorker dichia-ra seccamente che [ Jeeves] è diventato una no-ia», sappiamo che una disordinata stanchezzadi vivere è alle porte. Cos’altro, uno si chiede,ecciterebbe questi critici? Wodehouse aveva isuoi sospetti; sarcasticamente annunciava, «allevolte vorrei aver scritto quella roba forte che irecensori amano cosí tanto, tutta incesti e omo-sessualità.»

Senza dubbio anche le sue lettere, avesseroincluso questa bruttezza à la page, avrebbero in-contrato delle critiche piú calorose.

Ma anche i recensori favorevoli di adessospesso lo giudicano in modo sbagliato. Se origi-nariamente veniva considerato uno scrittore diserie B per ragazzi e loro alter ego troppo cre-sciuti, Wodehouse oggi è diventato per lo piúun autore di culto alto, incensato dagli estetiper la sua grande produttività e la prosa metico-losa — autore di «frasi deliziose» dice un criti-co, malgrado «al lettore poco importi cosa allafine accada ai suoi giovanotti con le ghette». Infondo, insomma, non sarebbe altro che una «me-ra sciocchezza». Ma la prosa di Wodehouse nonè una sciocchezza; è l’unica strada che porta al

suo mondo, in cui gli amici vengono aiutati neiloro problemi senza età di amore e di soldi e ibuontemponi riescono a trovare la gioia nono-stante magistrati dispeptici, terrier che imper-sonificano coccodrilli, futuri dittatori in calzon-cini neri e zie furibonde.

Ovviamente, se non puoi goderti quel mondoe ridere, non puoi capire come Joyce Cary possadire che risata e preghiera sono la stessa cosa.Un carmelitano, comunque, quando, dopo lamorte di Wodehouse, gli venne chiesto di ricor-darlo durante la Messa, rispose saggiamente,«Beh, lo farò, visto che me lo chiedete. Ma nelcaso di qualcuno che ha donato cosí tanta gioiaa cosí tante persone, ritenete sia necessario?»

Effettivamente, il genio di quell’ordinarioscolaro di periferia Sir Pelham Grenville Wode-house, Cavaliere dell’Impero britannico, viene,come per Jeeves, dal nulla e riluce nella — no-stra salvezza. I suoi racconti sono cosí belli, cheè quasi impossibile descriverlo. Semplicemente,esistono beatamente;15 ovvero: sono divini. In-somma, se avete il cuore adatto a questo mondo,comprenderete appieno la reazione di OgdenNash alla notizia dell’arrivo di un nuovo raccon-to con Jeeves:

Bound to your bookseller, leap to your libraryDeluge your dealer with bakshish and bribery,Lean on the counter and never say when,Wodehouse and Wooster are at it again.16

15 Anche qui, letteralmente «exist beautifully», vedasinota precedente.

16 Corri in libreria, bracca il bibliotecario, / Corrompi lacommessa con tutto il tuo salario, / Sporgi oltre il ban-cone che adesso manca poco / Wodehouse e Woosterson di nuovo in gioco.

dIl Covilef N° 921Wehrlos, doch in nichts vernichtet / Inerme, ma in niente annientato (Konrad Weiß Der christliche Epimetheus)