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IL DECRETO "AD GENTES" DEL VATICANO II, TRA MEMORIA E PROFEZIA (Nel XXX di AG e nel XX di EN) J. Esquerda Bifet Premessa 1. "Ad Gentes", invito permanente della profezia - Il risveglio missionario prima del Concilio Vaticano II - "Ad Gentes": tra l'eredità del passato e le sfide del futuro - Il segno di maturità ecclesiale: quando la Chiesa approfondisce la missione, riscopre la gioia della sua identità - Ignorare la realtà missionaria e le sue difficoltà, porta a creare delle difficoltà artificiali e delle discussioni di lusso - La storia ecclesiale si costruisce nella fedeltà alle grazie ricevute dallo Spirito durante venti secoli 2. "Ad Gentes", una rilettura alla fine del secondo Millennio - L'iter del decreto conciliare - Il suo contenuto e il suo rapporto con i documenti conciliari - Studi fatti sull'AG - Un fermento profetico 3. La coscienza missionaria della Chiesa verso il terzo Millennio - L'influsso dell' "Ad Gentes" sui documenti postconciliari - "Ad Gentes" e "Evangelii Nuntiandi" a confronto - "Ad Gentes" e "Redemptoris Missio" a confronto - "Slavorum Apostoli", nuovo Codice, Catechismo - Influsso in altri documenti pontifici ed episcopali 4. Urgenze missionarie e missiologiche attuali - I "semi del Verbo" e l'incontro con il Verbo Incarnato - Il Vangelo nelle culture - Il risveglio missionario delle Chiese particolari e della vocazione cristiana - Rinnovamento ecclesiale per la comunione e missione - La fedeltà alle nuove grazie dello Spirito Santo - Il significato missionario del "tempo" nella Chiesa pellegrina, escatologica Linee conclusive. Proposte di ricerca scientifica verso il Giubileo del 2.000 Le attuali sfide della missione "ad gentes" esigono un più accurato studio dei temi missiologici. Questo è stato l'invito dell'enciclica "Redemptoris Missio" n.83. Per una conoscenza più approfondita dei contenuti del decreto "Ad Gentes", sarebbe necessario un'impostazione a partire dalle quattro Costituzioni. In questo modo, la missione "ad gentes" (e tutti i temi più particolarizzati) sarebbe impostata alla luce della "Chiesa sacramento" (LG), portatrice della Parola (DV) e del mistero pasquale (SC), inserita nel mondo "(GS).

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IL DECRETO "AD GENTES" DEL VATICANO II, TRA MEMORIA E PROFEZIA(Nel XXX di AG e nel XX di EN)

J. Esquerda BifetPremessa

1. "Ad Gentes", invito permanente della profezia

- Il risveglio missionario prima del Concilio Vaticano II- "Ad Gentes": tra l'eredità del passato e le sfide del futuro- Il segno di maturità ecclesiale: quando la Chiesa approfondisce la missione, riscopre la gioia della sua identità- Ignorare la realtà missionaria e le sue difficoltà, porta a creare delle difficoltà artificiali e delle discussioni di lusso- La storia ecclesiale si costruisce nella fedeltà alle grazie ricevute dallo Spirito durante venti secoli

2. "Ad Gentes", una rilettura alla fine del secondo Millennio

- L'iter del decreto conciliare- Il suo contenuto e il suo rapporto con i documenti conciliari- Studi fatti sull'AG- Un fermento profetico

3. La coscienza missionaria della Chiesa verso il terzo Millennio

- L'influsso dell' "Ad Gentes" sui documenti postconciliari- "Ad Gentes" e "Evangelii Nuntiandi" a confronto- "Ad Gentes" e "Redemptoris Missio" a confronto- "Slavorum Apostoli", nuovo Codice, Catechismo- Influsso in altri documenti pontifici ed episcopali

4. Urgenze missionarie e missiologiche attuali

- I "semi del Verbo" e l'incontro con il Verbo Incarnato- Il Vangelo nelle culture- Il risveglio missionario delle Chiese particolari e della vocazione cristiana- Rinnovamento ecclesiale per la comunione e missione- La fedeltà alle nuove grazie dello Spirito Santo- Il significato missionario del "tempo" nella Chiesa pellegrina, escatologica

Linee conclusive. Proposte di ricerca scientifica verso il Giubileo del 2.000

Le attuali sfide della missione "ad gentes" esigono un più accurato studio dei temi missiologici. Questo è stato l'invito dell'enciclica "Redemptoris Missio" n.83.

Per una conoscenza più approfondita dei contenuti del decreto "Ad Gentes", sarebbe necessario un'impostazione a partire dalle quattro Costituzioni. In questo modo, la missione "ad gentes" (e tutti i temi più particolarizzati) sarebbe impostata alla luce della "Chiesa sacramento" (LG), portatrice della Parola (DV) e del mistero pasquale (SC), inserita nel mondo "(GS).

Una rilettura di "Ad Gentes", in questo contesto conciliare e postconciliare così ricco, aiuterà a individualizzare i fatti nuovi, le nuove grazie e le nuove domande dello Spirito alla Chiesa nell'attualità.

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IL DECRETO "AD GENTES" DEL VATICANO II, TRA MEMORIA E PROFEZIA(Nel XXX di AG e nel XX di EN)

J. Esquerda Bifet

Premessa

Individuare un documento ecclesiale conciliare, come è il caso del decreto missionario "Ad Gentes", significa far attenzione a un evento o fatto di grazia, che continua ad incidere negli anni successivi. Le grazie dello Spirito Santo, concesse alla Chiesa durante la storia, continuano ad essere un dono permanente dello stesso Spirito. Si pensi al titolo mariano di "Theotokos" (concilio di Efeso, 431) nel caso di una definizione dogmatica, o anche al decreto tridentino sull'erezione dei Seminari (concilio di Trento, 1563) ) nel caso di una decisione pratica.

Il decreto missionario "Ad Gentes" si deve rileggere nel suo contesto conciliare e quindi in rapporto alle quattro Costituzioni ("Lumen Gentium", "Dei Verbum", "Sacrosantum Concilium", "Gaudium et Spes"). Il suo valore non si può estrapolare, ma neanche infravalutare. E' un fatto che i contenuti del decreto (nel suo retroscena conciliare) hanno avuto e hanno ancora un influsso decisivo in tutti i documenti postconciliari della Chiesa.

La mia riflessione tenta di dare una presentazione delle urgenze missionarie attuali alla luce dell'"Ad Gentes" (specialmente nel contesto di "Evangelii Nuntiandi", "Redemptoris Missio", "Tertio Millennio Adveniente" e "Ecclesia in Africa"). Inoltre vuol essere anche una offerta di proposte concrete di ricerca scientifica sull'evangelizzazione attuale e sulla nuova evangelizzazione.

1. "Ad Gentes", invito permanente della profezia

Alla fine del terzo millennio, trent'anni dopo il decreto conciliare "Ad Gentes" (1965), la Chiesa è abituata al tema missionario. In questo arco di anni spesso siamo stati invitati a prendere cura responsabile della missione senza frontiere. Sembra che il decreto missionario del concilio sia stato ed è ancora un fermento profetico che si approfondisce continuamente.

Ricordiamo brevemente alcuni documenti posteriori al decreto "Ad Gentes". L'anno 1975, dieci anni dopo il concilio, Paolo VI pubblicava l'esortazione postsinodale "Evangelii Nuntiandi", chiarendo idee, segnalando nuovi campi di missione e invitando tutta la Chiesa a preparare con Maria l'arrivo del terzo millennio. Il nuovo "Codice di Diritto Canonico", pubblicato nel 1983, dedica un titolo (lib. III, tit. II) all'azione missionaria della Chiesa. L'enciclica "Redemptoris Missio" di Giovanni Paolo II (1990) invita di nuovo tutta la Chiesa ad approfondire e chiarire i temi missiologici e a prendere parte responsabilmente nella missione universale "ad gentes". Il "Catechismo della Chiesa Cattolica" (1992) raccoglie in un modo pedagogico i contenuti missionari di tutti questi documenti. Una simile spinta missionaria è anche apparsa in molti altri documenti, in modo speciale in "Slavorum Apostoli" (1985), "Tertio Millennio Adveniente" (1994), "Ut Ununm Sint" (1995), "Ecclesia in Africa" (1995), "Vita Consecrata" (1996)...

Come si è potuto arrivare a questa coscienza missionaria? Quale è stato l'apporto del decreto conciliare "Ad Gentes"? In tutti i documenti postconciliari che abbiamo riassunto, si trova il fermento evangelico del decreto conciliare "Ad Gentes", come punto di riferimento per chiarire concetti missiologici ed aprire nuovi orizzonti alla missione ecclesiale universale. Bisogna riconoscere che il decreto missionario è un passo in più, però che dipende da una ricca eredità anteriore.

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All'inizio del secolo XX, che è stato chiamato secolo delle missioni, c'è stato un grande risveglio missionario in tutta la Chiesa. Basta ricordare gli Istituti missionari fondati durante questo periodo, il lavoro svolto dalle Pontificie Opere Missionarie, l'influsso della figura di Santa Teresa di Lisieux (canonizzata nel 1925; patrona delle missioni nel 1927), l'inizio della teologia missiologica e le encicliche missionarie, specialmente a partire dal Papa Benedetto XV, la cui lettera apostolica "Maximum illud" (1919) è stata chiamata la "magna carta" delle missioni. Il decreto conciliare "Ad Gentes" cita questi grandi documenti e ne prende i contenuti principali.1

In questi documenti ed eventi ecclesiali si presenta l'azione missionaria secondo diverse angolature, che saranno riprese nel concilio Vaticano II: il mandato missionario di Cristo, la natura missionaria della Chiesa, la propagazione della fede, la chiamata alla conversione, l'impiantazione della Chiesa, la responsabilità missionaria dei Pastori e delle Chiese particolari, la formazione del clero locale e dei catechisti, la cooperazione missionaria, ecc. Il Papa Pio XI era stato chiamato "Papa delle missioni". E' anche da sottolineare l'enciclica "Fidei donum" (di Pio XII, 1957), in cui oltre a suscitare l'aiuto urgente per l'Africa (in occasione dell'indipendenza della maggioranza dei paesi africani), il Papa invita i Vescovi a prendere coscienza della loro corresponsabilità missionaria "in solidum"; il Pontefice chiama specialmente i preti diocesani a partecipare nella missione "ad gentes".2

Quindi prima del concilio Vaticano II, le encicliche missionarie avevano offerto degli elementi basilari sia per la teologia della missione che per il risveglio missionario del secolo XX. D'altronde i documenti conciliari del Vaticano II, in modo speciale "Lumen Gentium", "Gaudium et Spes" e "Ad Gentes", hanno fronteggiato le nuove realtà nel campo dell'evangelizzazione, approfondendo la natura missionaria della Chiesa "sacramento universale di salvezza".

Se prima del Vaticano II (all'inizio del secolo XX) c'è stato un grande risveglio missionario e missiologico, alla fine del secolo XX la Chiesa si trova di fronte a nuove sfide: il processo di inculturazione del Vangelo, la maturità delle Chiese particolari, l'espansione delle sette, l'incontro tra tutte le religioni in tutti i continenti, le migrazioni moltitudinarie dei popoli, il concentramento della popolazione nelle grandi città...3

1    ? Vedi la nota 34 (del n.6) del decreto missionario. "Maximum illud" (Benedetto XV, 1919), "Rerum Ecclesiae" (Pio XI, 1926), "Saeculo exeunte" (Pio XII, 1940), "Evangelii praecones" (Pio XII, 1951), "Fidei donum" (Pio XII, 1957), "Princeps Pastorum" (Giovanni XXIII, 1959). Non dobbiamo dimenticare i documenti missionari del magisterio pontificio del secolo XIX: "Prae nobis" (Gregorio XVI, 1840), "Quanto conficiamur" (Pio IX, 1863), "Sancta Dei civitas" (Leone XIII, 1880), "Catholicae Ecclesiae" (Leone XIII, 1890).

2    ? Da cui deriva il titolo di sacerdoti "fidei donum". Vedere contenuti e bibliografia di ogni enciclica in: Teología de la Evangelización (Madrid, BAC 1995) cap. II, 4. Testi e introduzioni: El Magisterio pontificio contemporáneo (Madrid, BAC, 1992). T. SCALZOTTO, I Papi e l'evangelizzazione missionaria, in: Chiesa e missione (Roma, Pont. Univ. Urbaniana 1990) 547-595.

3    ? Studi in collaborazione sui problemi missiologici di attualità: Chiesa locale e inculturazione nella missione (Roma, Pont. Univ. Urbaniana, 1987); Missiologia oggi (Roma, Pont. Univ. Urbaniana, 1985); Prospettive di

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I contenuti del decreto missionario "Ad Gentes" s'inquadrano come fermento dinamico tra la ricca eredità missionaria del prossimo passato, e le nuove sfide nel campo dell' evangelizzazione. La domanda che si può fare è questa: i contenuti missiologici dell'"Ad Gentes" avranno la forza profetica necessaria per trasformare le nuove situazioni in nuove possibilità di evangelizzazione? Possiamo accettare l'"Ad Gentes", ancora adesso nel nostro tempo tra due millenni, come un'invito di valore permanente?

Ignorare la realtà missionaria e le sue difficoltà, con la scusa di fronteggiare problemi e necessità più immediate, porta a creare delle difficoltà artificiali e delle discussioni di lusso, specialmente nel campo morale, per mancanza della spinta santificatrice ed evangelizzatrice delle beatitudini.

La storia ecclesiale, in ogni epoca, si costruisce nella fedeltà alle grazie ricevute dallo Spirito durante venti secoli. Il significato escatologico della "sacramentalità ecclesiale" (AG 1 e 9), porta la Chiesa ad essere attenta alle nuove grazie dello Spirito scoperte con una maggiore fedeltà alle grazie del passato.

Il decreto missionario auspicava che tutte le Chiese particolari, anche quelle più giovani, si rinnovassero allo scopo di prendere la propria parte di responsabilità nella missione universale. Questa apertura sarebbe un segno di maturità ecclesiale: "Chiese che... portino il loro contributo a vantaggio di tutta quanta la Chiesa" (AG 6).

E' vero che la Chiesa deve fronteggiare tanti problemi e situazioni diverse del mondo di oggi. Però precisamente questa attenzione, alla luce della missione, diventa una riscoperta della propria identità. E questa riscoperta o approfondimento produce la gioia della risposta ai disegni salvifici di Dio. Per ciò, quando la Chiesa approfondisce la missione, riscopre la gioia della sua identità: "l'attività missionaria scaturisce direttamente dalla natura stessa della Chiesa: essa ne diffonde la fede salvatrice, ne realizza l'unità cattolica diffondendola, si regge sulla sua apostolicità, mette in opera il senso collegiale della sua gerarchia, testimonia infine, diffonde e promuove la sua santità" (AG 6).

2. "Ad Gentes", una rilettura alla fine del secondo Millennio

Trent'anni dopo la pubblicazione del decreto missionario, è lecito farne una "rilettura" che permetta riscoprire i suoi contenuti profetici per una Chiesa pellegrina tra due millenni. Sarà utile innanzitutto ricordare l'esito conciliare del documento, il contesto documentale dentro del concilio, i principali contenuti, gli studi fatti durante questo trentennio, il valore profetico di fermento evangelico permanente.

Il concilio Vaticano II, annunciato da Papa Giovanni XXIII nel 1959 e convocato nel 1961 (Const. Apost. "Humanae salutis"), iniziò i suoi lavori l'11 ottobre 1962 e, dopo quattro tappe, si arrivò alla chiusura l'8 dicembre 1965.

Nel contesto dell'assemblea conciliare del Vaticano II, il testo del decreto missionario "Ad Gentes" ha avuto un "iter" sofferto. Una prima

Missiologia, oggi (Roma, Univ. Gregoriana, 1982). Vedere le situazioni attuali descritte da "Redeptoris Missio" cap. IV ("gli immensi orizzonti della missione ad gentes"). M. ZAGO, "Redemptoris Missio" di Giovanni Paolo II: un grido per la missione: Omnis terra n.26 (1991) 9-15. Vedere commenti all'inciclica nel n.3 di questo studio.

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redazione constava di sette capitoli, il cui contenuto è stato dissolto per passare ad altri documenti ed essere ridotto a tredici proposizioni molto brevi. Questo nuovo testo offriva idee generali sull'attività missionaria, la formazione dei missionari e la cooperazione missionaria. Nel dibattito dei giorni 6-9 novembre 1964, il testo non è venne accettato dai Padri, i quali chiesero una nuova redazione.

Dopo otto redazioni, il nuovo testo fu elaborato accuratamente con una buona base ecclesiologica (e quindi trinitaria) per illuminare l'azione missionaria, fronteggiare le nuove situazioni e proporre indirizzi per il futuro della missione. Il dibattito sul nuovo testo (7-13 ottobre 1965) ha ottenuto la compiacenza dei padri conciliari, specialmente per la valutazione positiva delle religioni non cristiane come preparazione evangelica, l'accento della responsabilità collegiale dei Vescovi e la necessità dell'unione tra i cristiani per la missione universale. Il decreto è stato approvato quasi all'unanimità (é il documento che ha avuto più voti positivi) e promulgato il 7 dicembre 1965).4

Gli studi e ricerche fatte sull'"Ad Gentes" hanno sottolineato l'importanza dell'impostazione trinitaria ed ecclesiologica del testo, per poter arrivare a delle conclusioni pratiche sia per la scienza missiologica che per l'azione e la cooperazione missionaria. L'idea iniziale di "Chiesa sacramento" (AG 1) comunica una spinta di impegno missiologico fino alla "escatologia" (AG 9). Sotto questa luce si possono chiarire questioni disputate prima del concilio: la finalità e la continuità della missione "ad gentes", il rapporto con le altre religioni, l'inserimento nelle culture, la specificità della vocazione missionaria, la responsabilità missionaria di tutta la Chiesa, la cooperazione da parte di tutte le istituzioni.5

Nel contesto ecclesiologico del concilio Vaticano II, la missione della Chiesa (descritta nell'"Ad Gentes") è la stessa missione di Cristo prolungata nel tempo storico fino alla "parusia". E' quindi la missione che scaturisce dalla Trinità e dai disegni salvifici del Padre che si attuano sotto l'azione dello Spirito santo. La missione riceve la forza da questa dimensione trinitaria, cristologica, pneumatologica, ecclesiologica ed escatologica. Questi principi missiologici (cap. I) porteranno a delle conseguenze pratiche ed impegnative nell'azione missionaria diretta (cap. II), con la collaborazione responsabile delle Chiese particolari (cap. III), il contributo dei missionari (cap. IV), l'organizzazione e coordinamento

4    ? Testo ufficiale: AAS 58 (1966) 947-990. Cronaca e "iter" della celebrazione e dei documenti conciliari, in: Il Concilio Vaticano II (Roma, La Civiltà Cattolica, 1966ss), 5 volumi. Bilancio sul concilio nel suo venticinquesimo, 1987: Vaticano II, bilancio e prospettive venticinque anni dopo 1962-1987 (Assisi, Cittadella Edit., 1987). Documenti del concilio: Acta Synodalia Sacrosanti Concilii Oecumenici Vaticani II (Città del Vaticano 1970-1983).

5    ? Studi e commenti sul decreto conciliare: AA.VV., Decreto sobre la actividad misionera de la Iglesia: Misiones Extranjeras 13 (1966) 195-239; AA.VV., L'activité missionnaire de l'Eglise, Décret "Ad Gentes" (Paris, Cerf, 1967); AA.VV., Le Missioni nel Decreto "Ad Gentes" del Concilio Vaticano II: Euntes Docete 19 (1966); AA.VV., Chiesa e missione (Roma, Pont. Univ. Urbaniana 1990); E. BORDA, La apostolicidad de la misión de la Iglesia, estudio histórico teológico del capítulo doctrinal del decreto "Ad Gentes" (Romae, Ath. Romanum S. Crucis, 1990); S. BRECHTER, Decree on the Church's Missionary Activity, in: H. VORGRIMLER (ed.), Commentary on the Documents of Vatican II (London 1969) IV, 87-181. Per una bibliografia per particolarizzata: W. HENKEL, Bibliografia sul decreto De Activitate Missionali Ecclesiae "Ad Gentes" (anni 1975-1985): Euntes Docete 39 (1986) 263-274.

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dell'attività (cap. V) la cooperazione missionaria (cap. VI).

L'accento dell'"Ad Gentes" sulla natura missionaria della Chiesa particolare (n.38) e sulla dimensione missionaria di tutte le vocazioni (nn.39-41) viene armonizzata con l'affermazione sull'esistenza di una vocazione missionaria specifica. L'invito all'apertura missionaria "ad gentes" da parte di tutti gli Istituti di perfezione (n.40), non diminuisce l'importanza attuale e permanente degli Istituti e Istituzioni missionarie propriamente dette (n.27). Il grado di maturità di una Chiesa locale (anche giovane) si pone nella sua apertura responsabile "ad gentes" (n.6). Le nuove situazioni invitano a ripensare il concetto di missione "ad gentes" più in là dell'ambito geografico (n.6). L'inserimento del Vangelo nelle diverse situazioni sociali e ambiti culturali, viene studiato alla luce dell'incarnazione de Verbo (n.10).

Queste proposte dell'"Ad Gentes" si devono inquadrare dentro del contesto conciliare, dove l'idea centrale sembra essere quella di "Chiesa sacramento" nella sua dimensione missionaria: "Chiesa sacramento universale di salvezza" (LG, 48; AG 1). Tutti i documenti del concilio potrebbero essere riletti continuamente sotto questa luce di sacramentalità ecclesiale come segno trasparente e portatore del Vangelo per tutti i popoli. In questo modo, la Chiesa diventa "vessillo innalzato di fronte alle nazioni" (SC 2), "che svela e insieme realizza il mistero dell'amore di Dio verso l'uomo" (GS 45).

Il primo documento approvato dal concilio, la Costituzione "Sacrosantum Concilium" (4 dicembre 1963) indica lo scopo dell'assemblea conciliare, accennnando sia la missione universale che il necessario rinnovamento: "Il sacro Concilio si propone di far crescere ogni giorno più la vita cristiana tra i fedeli; di meglio adattare alle esigenze del nostro tempo quelle istituzioni che sono soggette a mutamenti; di favorire ciò che può contribuire all'unione di tutti i credenti in Cristo; di rinvigorire ciò che giova a chiamare tutti nel seno della Chiesa" (SC 1).

Questo scopo principale del concilio appare quando, nel primo numero della "Lumen Gentium" viene spiegato il significato di "sacramento" applicato alla Chiesa: "Cristo è la luce delle genti: questo santo Concilio, adunato nello Spirito Santo, desidera dunque ardentemente, annunciando il Vangelo ad ogni creatura (cfr. Mc 16,15), illuminare tutti gli uomini con la luce del Cristo che risplende sul volto della Chiesa. E siccome la Chiesa è, in Cristo, in qualche modo il sacramento, ossia il segno e lo strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano, continuando il tema dei precedenti Concili, intende con maggiore chiarezza illustrare ai suoi fedeli e al mondo intero la propria natura e la propria missione universale" (LG 1)

Se è vero che il concilio Vaticano II è "concentrato nel mistero di Cristo, della sua Chiesa ed insieme aperto al mondo" (TMA 18), questo indica che il decreto "Ad Gentes" deve essere inquadrato nel contesto degli altri documenti conciliari e, in modo speciale in rapporto alle quattro Costituzioni: "Lumen Gentium" (Chiesa), "Dei Verbum" (Parola di Dio), "Sacrosantum Concilium" (liturgia), "Gaudium et Spes" (Chiesa nel mondo).

Nel rapporto con la "Lumen Gentium", l'idea della "sacramentalità" della Chiesa si aprirà più facilmente all'universalismo missionario. In questa luce, la "Lumen Gentium" potrebbe essere "riletta" in stretto rapporto con "Ad Gentes": La Chiesa è per natura missionaria dovuto alla sua sacramentalità come segno trasparente e strumento di salvezza (LG I). La sua realtà di "Popolo di Dio" si presenta come proprietà sponsale di Dio (di Cristo Sposo) e quindi come segno salvifico innalzato davanti a tutti i popoli (LG II). Ogni membro della Chiesa secondo la propria vocazione

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(gerarchia, laicato, vita consacrata) ha una responsabilità peculiare nella missione ecclesiale (LG III, IV, VI); tutti sono chiamati alla santità secondo il proprio stato di vita (LG V) e anche a collaborare nel cammino storico della Chiesa "sacramento universale di salvezza" (LG VII). Maria, figura della Chiesa, è modello e prototipo della maternità missionaria della Chiesa (LG VIII).

Di fatto, é la stessa "Lumen Gentium" che, alla fine del cap. II (Il Popolo di Dio), come riassunto della sacramentalità della Chiesa, presenta il suo carattere missionario in chiave trinitaria, cristologica, pneumatologica, ecclesiologica, antropologica (culturale), indicando gli indirizzi principali dell'azione missionaria a tutti i popoli. A partire da questa prospettiva missionaria della "Lumen Gentium", tutti gli altri documenti del concilio ricuperano una prospettiva universalista "ad gentes". La Chiesa "continua a mandare araldi del Vangelo, fino a che le nuove Chiese siano pienamente costituite e continuino a loro volta l'opera di evangelizzazione. È spinta infatti dallo Spirito Santo a cooperare perché sia compiuto il piano di Dio, il quale ha costituito Cristo principio della salvezza per il mondo intero... Così la Chiesa unisce preghiera e lavoro, affinché il mondo intero in tutto il suo essere sia trasformato in popolo di Dio, corpo mistico di Cristo e tempio dello Spirito Santo, e in Cristo, centro di tutte le cose, sia reso ogni onore e gloria al Creatore e Padre dell'universo" (LG 17).

Questo numero 17 della "Lumen Gentium" (nel contesto di Chiesa "sacramento" e "Popolo di Dio") potrebbe essere considerato come una sintesi magistrale sulla missione, punto di riferimento anche per il decreto "Ad Gentes". La prospettiva missionaria della "Lumen Gentium", in rapporto all'"Ad Gentes", illumina tutti gli altri documenti del concilio e, in modo speciale le Costituzioni conciliari.

La Costituzione "Dei Verbum" presenta la Chiesa che custodisce e garantizza la "rivelazione" (Scrittura e Tradizione), che è dono di Dio per tutta l'umanità. Il concilio, secondo la "Dei Verbum", "intende proporre la genuina dottrina sulla divina Rivelazione e la sua trasmissione, affinché per l'annunzio della salvezza il mondo intero ascoltando creda, credendo speri, sperando ami" (DV 1).

Secondo la Costituzione "Sacrosantum Concilium", la celebrazione liturgica è un momento privilegiato per annunciare Cristo a tutte le genti perché "contribuisce in sommo grado a che i fedeli esprimano nella loro vita e manifestino agli altri il mistero di Cristo e la genuina natura della vera Chiesa... In tal modo la liturgia, mentre ogni giorno edifica quelli che sono nella Chiesa per farne un tempio santo nel Signore, un'abitazione di Dio nello Spirito, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo , nello stesso tempo e in modo mirabile fortifica le loro energie perché possano predicare il Cristo. Così a coloro che sono fuori essa mostra la Chiesa, come vessillo innalzato di fronte alle nazioni, sotto il quale i figli di Dio dispersi possano raccogliersi, finché ci sia un solo ovile e un solo pastore" (SC 2).6

Nella Costituzione "Gaudium et Spes", il concilio presenta l'inserimento del Vangelo nel mondo e nelle situazioni sociali per mezzo della Chiesa, prendendo come punto di riferimento il mistero dell'Incarnazione. In questo modo la Chiesa diventa solidale con tutta l'umanità. "La comunità (ecclesiale) è composta di uomini i quali, riuniti insieme nel Cristo, sono guidati dallo Spirito Santo nel loro pellegrinaggio verso il regno del Padre, ed hanno ricevuto un messaggio di salvezza da

6    ? Cita Is 11,12 e applica il testo alla Chiesa come "vessillo innalzato di fronte alle nazioni".

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proporre a tutti. Perciò la comunità dei cristiani si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia" (GS 1).7

Il decreto conciliare "Ad Gentes" diventa un fermento profetico che serve a sviluppare il contenuto della realtà di "Chiesa sacramento universale di salvezza": la Chiesa è segno trasparente e portatore di Cristo (LG), garantisce e comunica la Parola di Dio (DV), celebra il mistero pasquale (SC), s'inserisce come fermento evangelico in tutte le situazioni del mondo (GS), chiama tutti i popoli a partecipare della salvezza di Cristo per mezzo della Chiesa (AG).8

Questa realtà di Chiesa "sacramento-mistero" (segno portatore della presenza attiva di Cristo) diventa "missione" reale ed efficace nella misura in cui la stessa Chiesa sia "comunione", cioè unità che riflette l'unità della Trinità di Dio Amore, "un popolo che deriva la sua unità dall'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" (LG 4).9

Il decreto "Ad Gentes", nel trasmettere una eredità missionaria precedente (contenuta principalmente nelle encicliche missionarie), progredisce nel campo dell'evangelizzazione più attualizzata e più efficace, armonizza le due tendenze anteriori sull'obiettivo della missione (impiantare la Chiesa, propagare la fede e salvezza in Cristo), e offre un fermento profetico per l'azione e la teologia missionaria del futuro.10

E' quindi giusto affermare che il decreto missionario (nel suo contesto conciliare) è punto di riferimento per le questioni attuali, anche dopo la pubblicazione della "Evangelii Nuntiandi" e "Redemptoris Missio". La teologia missionaria in tutti i suoi livelli (dogmatico, pastorale, missiografico, spirituale, ecc.) può ispirarsi continuamente nelle affermazioni conciliari la cui virtualità prosegue durante la storia successiva (come è accaduto con altri documenti conciliari del passato).

3. La coscienza missionaria della Chiesa verso il terzo Millennio

Una semplice lettura dei documenti postconciliari mette in evidenza il ricco contenuto e l'influsso del decreto "Ad Gentes" per quanto riguarda l'evangelizzazione missionaria. Alcuni documenti sono un riassunto ("Catechismo della Chiesa Cattolica") o un'applicazione normativa della dottrina conciliare ("Codice di Diritto Canonico"). Pero altri documenti ("Evangelii Nuntiandi", "Slavorum Apostoli", "Redemptoris Missio", "Tertio

7    ? Nella Costituzione si sottolinea il mistero di Cristo come centro della creazione e della storia, affinché la Chiesa faccia "ricapitolare in Cristo tutte le cose" (Ef 1,10). Il tema appare specialmente alla fine di ogni capitolo della prima parte della "Gaudium et Spes", specialmente nel n.22, dove si afferma che il mistero di Cristo svela il mistero dell'uomo.

8    ? Sulla dimensione missionaria globale del concilio Vaticano II: V. GARAYGORDOBIL, Las misiones en el concilio y repercusiones postconciliares: Lumen 35 (1986) 301-321.

9    ? Vedere il tema "Chisa mistero, comunione, missione", in: (SYNODUS EPISCOPORUM) Ecclesia sub Verbo Dei mysteria Christi celebrans pro salute mundi, Relatio finalis, Lib. Edit. Vaticana 1985.

10    ? I commenti all'"Ad Gentes", pubblicati in Chiesa e missione, o.c., studiano alcuni temi di attualità alla luce del decreto conciliare: Chiesa missionaria, Chiesa locale, dovere missionario del Pastori, vita consacrata, spiritualità missionaria, laicato, formazione, catecumenato, liturgia, religioni non cristiane, ecumenismo, dialogo, inculturazione, sviluppo, ecc.

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Millennio Adveniente", "Ecclesia in Africa", ecc.) sono una nuova riflessione appoggiata sulla dottrina conciliare e alle volte più approfondita per poter rispondere a delle situazioni missionarie peculiari.

Ormai, la coscienza missionaria "ad gentes", al meno per quanto riguarda il contenuto dottrinale dei documenti, è diventata più esplicita e normale. La dimensione missionaria di prima evangelizzazione appare praticamente in tutti i documenti e in tutti gli eventi ecclesiali. Le sfide missionarie della fine del secondo millennio e dell'inizio del terzo, trovano abbondante materiale dottrinale per poter essere fronteggiate. La vera sfida consiste in questo: se tutte le vocazioni, ministeri, servizi e strutture della Chiesa attuale sapranno rinnovarsi evangelicamente per poter rispondere alle urgenze missionarie del presente.11

A) Paolo VI. "Evangelii Nuntiandi"

Dieci anno dopo il concilio, Paolo VI pubblicò l'esortazione postsinodale "Evangelii Nuntiandi" (1975). E' uno dei documenti più citati e apprezzati nel periodo postconciliare. Il tema dell'evangelizzazione si presenta non soltanto nel campo della missione "ad gentes", ma anche in tutte le sue virtualità di annunciare il Vangelo nelle diverse situazioni della nostra società. Come si dice nel titolo, si tratta dell' "evangelizzazione del mondo contemporaneo".12

Nell' "Evangelii Nuntiandi", il tema dell'evangelizzazione viene approfondito, frequentemente in rapporto all'"Ad Gentes". Si può vedere un parallelo:

Fondamento teologico della missione:

AG I: natura missionaria della Chiesa nella sua dimensione trinitaria, cristologica e pneumatologica.

EN I: (esposizione dinamica) "dal Cristo evangelizzatore, alla Chiesa evangelizzatrice"

Azione evangelizzatrice:

AG II: Annuncio, testimonianza e costruzione della comunità nella carità; formazione del clero locale, catechisti, vita religiosa.

EN II-V: (II) Natura dell'evangelizzazione (rinnovamento, inserzione nelle culture, annuncio, testimonianza); (III) contenuto dell'evangelizzazione (salvezza, speranza, liberazione evangelica, conversione...); (IV) vie dell'evangelizzazione (testimonianza,

11    ? Vedere il tema del rinnovamento ecclesiale per la comunione e missione, nel n.4, D.

12    ? Come è noto, l'esortazione apostolica "Evangelii nuntiandi", raccoglie il frutto del Sinodo Episcopale sull'evangelizzazione (1974). Fu pubblicata l'8 dicembre 1975: AAS 58 (1976) 5-76. Paolo VI ha tre altri documenti di contenuto missionario: "Ecclesiam suam" sul dialogo (1964)), "Populorum progressio" (1967) "Octogesima adveniens" (1971). Su "Evangelii Nuntiandi": AA.VV., Esortazione Apostolica "Evangelii Nuntiandi", Commento sotto l'aspetto teologico, ascetico e pastorale (Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli 1976); AA.VV., "Evangelii Nuntiandi" Kommentare und Perspektiven: Neue Zeitschrift für Missionswissenschaft 32 (1976) 241-341; AA.VV., L'Annuncio del Vangelo oggi (Roma, Pont. Univ. Urbaniana, 1977); B. MCGREGOR, Commentary on Evangelii nuntiandi: Doctrine and Life (March-April 1977) 53-97.

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annuncio, liturgia, catechesi, "mass media", sacramenti, pietà popolare); (V) destinatari dell'evangelizzazione (universalismo, religioni non cristiane, ecc.)

Responsabili dell'evangelizzazione:

AG III-VI: Chiese particolari (III), missionari (IV), organizzazione dell'attività missionaria diretta, (V) cooperazione (tutti i fedeli e le comunità ecclesiali, vescovi e sacerdoti, istituti di perfezione, laici).

EN VI: Chiesa universale e Chiese particolari, Sommo Pontefice, Vescovi e sacerdoti, religiosi, laici, famiglia, giovani, ministeri diversificati.

Spiritualità missionaria:

AG: usa l'espressione "spiritualità missionaria" (n.29), descrive le virtù del missionario (n.23-25).

EN VII: fedeltà allo Spirito, autenticità, unità, servire la verità, carità apostolica, santità, Maria "Stella dell'evangelizzazione".

Sarebbe interessante far vedere lo sviluppo di alcuni temi missionari, a partire dall' "ad Gentes", rispettando la peculiarità e originalità di ogni documento. Sono molto più espliciti in "Evangelii Nuntiandi" alcuni temi di attualità: l'inserimento nelle culture (EN 20; AG 10) e nelle realtà sociologiche (EN 30-33; AG 12), la spiritualità o spirito dell'evangelizzazione (EN VII; AG 23-25), la necessità attuale di presentare una forte esperienza di Dio (EN 76; AG 25). Lo svolgimento dei temi secondo la "Evangelii Nuntiandi" non sarebbe stato possibile senza l'apporto previo dell'"Ad Gentes". La novità dell'esortazione di Paolo VI emerge principalmente nella risposta più esplicita e diretta ai problemi immediati dell'evangelizzazione.

B) Giovanni Paolo II

Paolo VI ha avuto una grande lungimiranza che sarà sviluppata posteriormente da Giovanni Paolo II in parecchi documenti a partire dalla sua prima enciclica "Redemptor hominis" (1979), presentando il "dinamismo missionario" della Chiesa che è sempre "in stato di missione" (RH 20).13

L'enciclica "Slavorum Apostoli" (1985) presenta i santi Cirillo e

13    ? Le encicliche di Giovanni Paolo II hanno un forte contenuto missionario "ad gentes": "Redemptor Hominis" (1979), "Dives in Misericordia" (1980), "Laborem Exercens" (1981), "Slavorum Apostoli" (1985), "Dominum et Vivificantem" (1986), "Redemptoris Mater" (1987), "Sollicitudo Rei Socialis" (1987), "Centesimus Annus" (1991), "Redemptoris Missio" (1990), "Veritatis Splendor" (1993), "Evangelium Vitae" (1995), "Ut unum sint" (1995). E' importante l'apporto della donna all'evangelizzazione, secondo la lettera apostolica "Mulieris dignitatem" (1988). E' anche evidente la linea missionaria delle esortazioni postsinodali: "Familiaris Consortio" (1981), "Reconciliatio et paenitentia" (1984), "Christifideles laici" (1988), "Pastores dabo vobis" (1992), "Ecclesia in Africa" (1995). L'invito per il terzo millennio è una chiamata pressante alla missione universale: "Tertio millennio adveniente" (1994). Sul pensiero missionario di Giovanni Paolo II: P.G. FALCIOLA, Sulle vie della evangelizzazione con Giovanni Paolo II (Roma, Pont. Unione Missionaria 1981); P. GIGLIONI, La missione sulle vie del concilio. Il pensiero missionario di Giovanni Paolo II (Roma, Pont. Univ. Urbaniana 1988).

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Metodio come modelli di inculturazione nel processo di evangelizzazione in Europa, e come invito per una "nuova evangelizzazione" che sappia ricuperare le radici cristiane della cultura occidentale.14

Venticinque anni dopo il concilio Vaticano II e quindici anni dopo "Evangelii Nuntiandi", Giovanni Paolo pubblicò l'enciclica "Redemptoris Missio" (1990). Il motivo di questa pubblicazione viene indicato all'inizio dell'enciclica: commemorare "l'impulso missionario" dato dal concilio, che ha suscitato una "nuova primavera del cristianesimo" e, al tempo stesso, segnalare che "la missione specifica ad gentes sembra in fase di rallentamento, non certo in linea con le indicazioni del Concilio e del Magistero successivo. Difficoltà interne ed esterne hanno indebolito lo slancio missionario della Chiesa verso i non cristiani, ed è un fatto, questo, che deve preoccupare tutti i credenti in Cristo. Nella storia della Chiesa, infatti, la spinta missionaria è sempre stata segno di vitalità, come la sua diminuzione è segno di una crisi di fede" (RMi 2). Il riferimento al decreto "Ad Gentes" è continuo, ma si tenta di approfondire alcuni temi missiologici per poter fronteggiare le nuove situazioni e richiamare la responsabilità ecclesiale nell'evangelizzazione senza frontiere.

L'enciclica missionaria di Giovanni Paolo II, alla luce della dimensione trinitaria, cristologica, pneumatologica, ecclesiologica e antropologica della missione, chiarisce alcuni concetti missiologici che erano già stati presentati da "Ad Gentes" e da "Evangelii Nuntiandi": la salvezza in Cristo, il concetto di Regno nella persona e messaggio di Gesù, il protagonismo dello Spirito Santo, la natura missionaria della Chiesa universale e particolare, il processo di inculturazione, la presentazione dei valori evangelici, il dialogo interreligioso, lo sviluppo, la vocazione missionaria specifica, la formazione e cooperazione missionaria, la spiritualità missionaria.

Tutti questi elementi missiologici si trovano nell'"Ad Gentes" e in "Evangelii Nuntiandi". Pero la novità forse più scottante dell'enciclica consiste nel presentare le nuove situazioni della missione (cap. IV), dove oltre la distinzione tra missione "ad gentes", pastorale ordinaria e nuova evangelizzazione (n.33), si mettono in rilievo i nuovi ambiti della missione "ad gentes": territoriali, sociologici, culturali (n.37-38). Di fronte a queste nuove esigenze missionarie, i concetti teologici, le urgenze pastorali e le conseguenze di animazione, cooperazione e spiritualità, vengono chiariti ed approfonditi nei diversi capitoli della "Redemptoris Missio".15

Potrebbe essere utile questo inquadramento dei capitoli dei tre grandi documenti missionari, distribuiti in tre livelli (teologico, operativo, spirituale):

Livello teologico:

14    ? AAS 77 (1985) 779-813. Vedere: J. VODOPIVEC, I Santi Cirillo e Metodio (Roma, Pont. Univ. Urbaniana 1985).

15    ? L'enciclica "Redemptoris Missio" fu pubblicata il 7 dicembre 1990. Cfr. AAS 83 (1991) 249-340. Studi: AA.VV., Cristo, Chiesa, Missione, commento all'enciclica "Redemptoris Missio" (Roma, Pont. Univ. Urbaniana 1992) (commento scientifico); AA.VV., La missione del Redentore (Leumann, Torino LDC, 1992); AA.VV., Redemptoris Missio, Riflessioni (Roma, Pontificia Università Urbaniana 1991) (commento divulgativo); AA.VV., Haced discípulos a todas las gentes, Comentario y texto de la encíclica "Redemptoris Missio": (Valencia, EDICEP 1991); AA.VV., Redemptoris Missio, points de vue, évolutions, perspectives: Spiritus 33 (1992) 143-232.

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Natura e contenuti basilari dell'evangelizzazione(AG I; EN I-III; RMi I-III)

Livello operativo:

A) Svolgimento dell'azione missionaria(AG II, III, V; EN IV-V; RMi IV-V)

B) Operatori dell'evangelizzazione(AG IV, VI; EN VI; RMi VI)

C) Cooperazione e animazione della comunità per farla diventare missionaria(AG VI; EN VI; RMi VII)

Livello spirituale:

Quale stile di vita da parte del missionario e comunità(AG IV; EN VII; RMi VIII)

Il nuovo "Codice di Diritto Canonico" (1983) applica a livello giuridico-pastorale gli indirizzi missionari del concilio. Nel tit. II del lib. III ("l'azione missionaria della Chiesa", can. 781-792) presenta la natura missionaria della Chiesa, la responsabilità della gerarchia e dei fedeli, la collaborazione dei missionari e catechisti, l'azione, cooperazione e animazione missionaria, la promozione delle vocazioni, il posto delle Pontificie Opere Missionarie.16

Il "Catechismo della Chiesa Cattolica" (1992) raccoglie la dottrina missionaria del concilio e postconcilio (specialmente "Lumen Gentium" e "Ad Gentes") e la presenta sinteticamente e con orientamento catechetico nel contesto del mistero della Chiesa ("Credo la santa Chiesa cattolica", nn. 748ss). La missione universale scaturisce dalla sorgente trinitaria, per Cristo, nello Spirito, e si prolunga nella Chiesa "mistero" e "sacramento universale di salvezza" (nn. 772-780). L'universalità della missione ecclesiale appare anche nelle sue note di "cattolicità" (nn.830-856) e di "apostolicità" (nn.857-870).17

I contenuti missionari del concilio appaiono nei documenti magisteriali postconciliari secondo il tema specifico del documento, nell'ambito di una Chiesa tutta missionaria.18

16    ? J.A. EGUREN, La Iglesia misionera en el nuevo Código de Derecho canónico: Rev. Esp. Derecho 44 (1987) 411-439; J. GARCIA MARTIN, La missionarietà della Chiesa nella nuova legislazione canonica, in: Chiese e Missione (Roma, Pont. Univ. Urbaniana 1990) 177-198; E. SASTRE, Perspectivas de Derecho misionero después del Código de 1983: Euntes Docete 36 (1983) 295-310; I. TING PONG LEE, Il diritto missionario del nuovo Codice di diritto canonico, in: La nuova legislazione canonica (Roma, Pont. Univ. Urbaniana 1983) 405-421.

17    ? AA.VV., Un dono per oggi, il Catechismo della Chiesa Cattolica (Roma, Paoline 1992); J. GARCIA MARTIN, La misión "ad gentes" en el "Catecismo de la Iglesia Católica": Omnis Terra n.239 (marzo 1944) 130-141; P. GIGLIONI, Per una lettura missionaria del Catechismo della Chiesa cattolica: Omnis Terra, n.34 (1993) 27-36.

18    ? E' utile vedere l'insieme dei temi trattati nei documenti principali del postconcilio (Paolo VI e Giovanni Paolo II): "Populorum Progressio"

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Nelle encicliche sociali postconciliari ("Populorum Progressio" 1967, "Laborem excercens" 1981, "Sollicitudo rei Socialis" 1987, "Centessimus Annus" 1991) non manca il rapporto tra sviluppo o progresso e missione, nella linea dei documenti missionari (cfr. AG 12; EN 30-33; RMi 58-59). E' importante specialmente il collegamento con la "comunione" e quindi con la missione universale: "Al di là dei vincoli umani e naturali, già così forti e stretti, si prospetta alla luce della fede un nuovo modello di unità del genere umano, al quale deve ispirarsi, in ultima istanza, la solidarietà. Questo supremo modello di unità, riflesso della vita intima di Dio, uno in tre Persone, è ciò che noi cristiani designiamo con la parola «comunione». Tale comunione, specificamente cristiana, gelosamente custodita, estesa e arricchita, con l'aiuto del Signore, è l'anima della vocazione della Chiesa ad essere «sacramento», nel senso già indicato" (SRS 40).

L'influsso del decreto conciliare "Ad Gentes" (con la sua normale esplicitazione ed evoluzione nei documenti postconciliari), appare anche nei documenti dei dicasteri della Santa Sede.19

Il magistero ordinario dei Vescovi si è ispirato frequentemente negli stessi documenti conciliari e postconciliari, specialmente in occasione della giornata missionari mondiale.20

L'influsso del decreto "Ad Gentes" e dei documenti postconciliari si può constatare nei documenti dell'Episcopato Latino-americano, specialmente nelle Conferenze Generali di Puebla (1979) e Santo Domingo (1992). Il documento di Puebla, nel suo contenuto "ad gentes", è stato citato frequentemente da Giovanni Paolo II nei suoi viaggi apostolici e anche

1967, "Evangelica testificatio" (1971), "Marialis cultus" (1974), "Redemptor Hominis" (1979), "Catechesi tradendae" (1979), "Dives in misericordia" (1980), "Laborem Exercens" (1981), "Familiaris consortio" (1981), "Reconciliatio et paenitentia" (1984), "Redemptionis donum" (1984), "Salvifici doloris" (1984), "Slavorum Apostoli" (1985), "Dominum et Vivificantem" (1986), "Sollicitudo Rei Socialis" (1987), "Redemptoris Mater" (1987), "Christifideles laici" (1988), "Mulieris dignitatem" (1988), "Redemptoris Missio" (1990), "Centesimus Annus" (1991), "Pastores dabo vobis" (1992), "Veritatis Splendor" (1993), "Tertio Millennio Adveniente" (1994), "Evangelium Vitae" (1995), "Ut unum sint" (1995), "Ecclesia in Africa" (1995), "Vita Consecrata" (1996).

19    ? E' stato un grande contributo missionario il documento della Congregazione del Clero sulla distribuzione degli apostoli. Notae directivae de mutua Ecclesiarum particularium cooperatione promovenda ac praesertim de aptiore cleri distributione "Postquam Apostoli" (25.3.80): AAS 72 (1980) 343-364 (EV 7, 232-281). Il documento viene citato e raccomandato da "Redemtoris Missio" 64. Vedere anche il documento sul dialogo interreligioso, del Pont. Consiglio per il Dialogo e della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli: Dialogo e Annuncio. Riflessioni e orientamenti sul dialogo interreligioso e l'annuncio del Vangelo di Gesù Cristo (Pentecoste, 19 maggio 1991): AAS 84, 1992, 414-446. Vedere anche la Cost. Apostolica "Sapientia Christiana" (1979) proemio, e la Cost. Apostolica "Pastor Bonus" (1988) art. 85-92, ecc.

20    ? G. COLOMBO, Lo sviluppo della coscienza missionaria nei documenti e nella vita della Chiesa italiana (Roma 1992) (Diss. Univ. Greg.). Cfr. AA.VV, Chiesa locale e cooperazione tra le Chiese (Bologna, EMI 1973). Il magistero episcopale fa uso del documenti missionari anche quando parla della "nuova evangelizzazione": CELAM, Nueva evangelización, génesis y líneas de un proyecto misionero (Bogotá 1990); (Commissione Episcopale del Clero, Spagna), Sacerdotes para la nueva evangelización (Madrid 1990).

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nell'enciclica "Redemptoris Missio": "Ogni Chiesa particolare deve aprirsi generosamente alle necessità delle altre. La collaborazione fra le Chiese, in una reale reciprocità che le rende pronte a dare ed a ricevere, è anche fonte di arricchimento per tutte ed interessa i vari settori della vita ecclesiale. A questo riguardo, resta esemplare la dichiarazione dei Vescovi a Puebla: «Finalmente è giunta l'ora per l'America Latina... di proiettarsi oltre le sue frontiere, ad gentes. E' certo che noi stessi abbiamo ancora bisogno di missionari, ma dobbiamo dare della nostra povertà»" (RMi 64).21

4. Urgenze missionarie e missiologiche attuali

La rilettura che abbiamo fatto dell'"Ad Gentes", nella prospettiva di più di trent'anni dopo la sua pubblicazione, ci aiuta a scoprire le urgenze missionarie della Chiesa tra due millenni. Vorrei soffermarmi brevemente sulle sfide presentate da Giovanni Paolo II, specialmente in "Tertio Millennio Adveniente", "Ut unum sint", "Ecclesia in Africa", e cercherò i punti di riferimento nel decreto conciliare "Ad Gentes".

A) I "semi del Verbo" e l'incontro con il Verbo Incarnato

Dopo duemila anni dalla nascita di Cristo, le culture religiose mostrano ancora i "semi del Verbo" che aspettano l'incontro esplicito e pieno col Verbo Incarnato. In Cristo, "il Padre ha detto la parola definitiva sull'uomo e sulla sua storia" (TMA 5); "il Verbo Incarnato è dunque il compimento dell'anelito presente in tutte le religioni dell'umanità" (TMA 6); "nel 2000 dovrà risonare con forza rinnovata la proclamazione della verità: «Ecce natus est nobis Salvator mundi»" (TMA 38).22

Il decreto conciliare "Ad Gentes" aveva indicato questa strada positiva per l'incontro con le religioni non cristiane. I cristiani e in modo speciale i missionari "debbono conoscere bene le tradizioni nazionali e religiose degli altri, lieti di scoprire e pronti a rispettare quei germi del Verbo che vi si trovano nascosti... ed insieme devono tentare di illuminare queste ricchezze alla luce del Vangelo" (AG 11; cfr. 3). L'esortazione apostolica "Evangelii Nuntiandi" riprende il tema e lo presenta come "autentica preparazione evangelica" (EN 53; cfr. LG 16). L'enciclica "Redemptoris Missio", nel sottolineare la presenza dello Spirito Santo nelle culture e religioni, ricorda che è lo stesso Spirito "che sparge i «semi del Verbo», presenti nei riti e nelle culture, e li prepara a maturare in Cristo" (RMi 28).23

21    ? Documento di Puebla n.368. DEMIS-CELAM, La misión "desde la pobreza" (una audacia de Puebla) (Bogotá 1985); Dar desde nuestra pobreza, vocación misionera de América Latina (Bogotá 1987); R. BALLAN, El valor de salir, la apertura de América Latina a la misión universal (Lima, Edic. Paulinas 1990; Idem, Latinoamérica misionera, una prioridad pastoral afirmada en Santo Domingo: Medellín 21 (1995) 251-264; D. COLOMBO, La missione "ad gentes" nelle Conclusioni di Santo Domingo: Omnis Terra n.34 (1993) 52-59. Sul risveglio "ad gentes" in America Latina: J. ESQUERDA BIFET, El despertar misionero "Ad Gentes" en América Latina: Euntes Docete 45 (1992) 159-190. Le conclusioni del COMLA V e storia dei Congressi precedenti: COMLA V, Il Vangelo nelle culture, cammino di vita e di speranza (Roma, Pont. Opere Missionarie 1996).

22    ? "Tertio Millennio Adveniente", Lett. Apostolica circa la preparazione del Giubileo dell'anno 2000 (10 novembre 1994): AAS 87 (1995) 5-41. Commento: AA.VV., Tertio millennio adveniente. Testo e commento teologico-pastorale (Cinisello Balsamo, San Paolo 1995).

23    ? "Semi del Verbo": SAN GIUSTINO, Apologia II, 8: PG 6, 457-458.

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Sia la scienza missiologica che l'azione missionaria diretta dovranno impostare lo studio e l'azione in modo da scoprire i "semi del Verbo" (quindi gli aspetti positivi delle culture e religioni) e indicare (senza sincretismi né relativismi) il cammino verso l'incontro esplicito con Cristo. Però quest'annuncio non potrà essere soltanto a livello di concetti, ma specialmente come "dialogo di vita", a livello di scambio di esperienze di incontro con Dio.

Il decreto "Ad Gentes" ha segnalato lo scopo finale dell'azione missionaria: "quando tutti quelli che sono partecipi della natura umana, rigenerati in Cristo per mezzo dello Spirito Santo, riflettendo insieme la gloria di Dio, potranno dire: «Padre nostro»" (AG 7). L'incontro tra i "semi del Verbo" e lo stesso Verbo Incarnato avverrà, come "mistero di grazia" (TMA 6), quando troveranno "evangelizzatori che parlino di un Dio, che essi conoscano e che sia a loro familiare, come se vedessero l'invisibile" (EN 76). Senza questa "esperienza di Dio", "il missionario non può annunciare il Cristo in modo credibile" (RMi 91), poiché "lo Spirito spinge a trasmettere agli altri la propria esperienza di Gesù" (RMi 24).

B) Il Vangelo nelle culture

Il tema dell'inculturazione è tra i più studiati in questi ultimi anni. Anche se la parola ("inculturazione") è relativamente recente, la realtà si trova esplicitamente nell'"Ad Gentes" quando parla di rispettare l'identità e la ricchezza culturale dei popoli, poiché "ogni elemento di bene presente e riscontrabile nel cuore e nell'anima umana o negli usi e civiltà particolari dei popoli, non solo non va perduto, ma viene sanato, elevato e perfezionato per la gloria di Dio" (AG 9; cfr. 11, 22).24

Questo tema è stato segnalato e approfondito da "Evangelii Nuntiandi" (n.20), da "Slavorum Apostoli" e ancora da "Redemptoris Missio" (nn.52-54). Nell'esortazione apostolica postsinodale "Ecclesia in Africa", Giovanni Paolo ne dedica un intero capitolo (cap. III: "evangelizzazione e inculturazione"). Il Papa presenta l'urgenza e necessità, i fondamenti teologici, i criteri, i campi di applicazione, ecc. Oltre segnalare le tappe precise (rispetto, purificazione, portare alla pienezza in Cristo), si offrono due criteri di attuazione: "la compatibilità con il messaggio cristiano e la comunione con la Chiesa universale" (EA 62).

Il documento sull'Africa ("Ecclesia in Africa") offre una ricca esperienza di inculturazione come frutto non soltanto del Sinodo ma anche di documenti dell'Episcopato africano. Di fatto, l'insegnamento s'ispira al decreto "Ad Gentes" (n.22), sulla diversità culturale delle Chiese giovani. "Sulla scia del Concilio Vaticano II (AG 22), i Padri sinodali hanno interpretato l'inculturazione come un processo comprendente tutta l'estensione della vita cristiana - teologia, liturgia, consuetudini, strutture -, della Chiesa senza ovviamente intaccare il diritto divino e la grande disciplina della Chiesa... La sfida dell'inculturazione in Africa consiste nel far sì che i discepoli di Cristo possano assimilare sempre meglio il messaggio evangelico, pur restando fedeli a tutti i valori africani autentici" (EA 78).25

"Preparazione evangelica": EUSEBIO DE CESAREA, Preparatio evangelica I,1: PG 21,28 a-b.

24    ? Allocut. di Giovanni Paolo II, "Angelus" 7 gennaio 1996, in "L'Osservatore Romano" 8-9 gennaio 1996, p.5.

25    ? Raccolgo dottrina e bibliografia attuale sul tema dell'inculturazione, in: Teología de la evangelización (Madrid, BAC 1995)

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C) Il risveglio missionario delle Chiese particolari e della vocazione cristiana

Una attenta lettura di "Ecclesia in Africa" colpisce per la sua prospettiva evangelica e quindi coraggiosa. Non è soltanto un invito alla testimonianza e alla santità, ma anche a una responsabilità evangelizzatrice "ad gentes" da parte di tutte le chiese giovani di Africa e Madagascar. Il capitolo VI viene incentrato su questo tema: "Mi sarete testimoni fino agli estremi confini della terra" (At 1,8). Non si tratta soltanto dell'annuncio del Vangelo in Africa, con i problemi peculiari di inculturazione, testimonianza e solidarietà, ma dell'evangelizzazione "ad gentes": "In ogni momento (afferma il Papa) l'Assemblea speciale s'è mantenuta nella prospettiva del mandato missionario che la Chiesa ha ricevuto da Cristo di testimoniarlo nel mondo intero" (EF 128). Il Papa fa sua l'affermazione fatta durante l'assemblea: "La frase profetica di Paolo VI - «voi, africani, siete chiamati ad essere missionari di voi stessi» - va intesa così: «siete missionari per il mondo intero»" (EA 129).26

Era stato il decreto "Ad Gentes" ad invitare tutte le chiese giovani a diventare anch'esse missionarie, nel senso che questa apertura "ad extra" sarebbe un segno di impiantazione della Chiesa e di maturità nella crescita ecclesiale. Per il fatto di vivere responsabilmente "in unità di pensieri e di vita con la Chiesa universale... a poco a poco, saranno in grado di provvedere a se stesse e di portare aiuto alle altre" (AG 19).

Lo stesso decreto "Ad Gentes" ribadisce la necessità di collaborazione da parte di tutte le Chiese particolari, in modo che, sotto la guida del Vescovo, "la diocesi tutta si fa missionaria" (AG 38). In questo senso si ricupera la priorità della responsabilità missionaria da parte della Collegialità Episcopale (in comunione col Sommo Pontefice), di tutto il popolo di Dio e di ogni vocazione cristiana, laicale, religiosa, sacerdotale.

Questo tema era stato ripreso con cenni nuovi dall' "Evangelii Nuntiandi" (cap. VI) e "Redemptoris Missio" (cap. VI). In effetti, "nessuna Chiesa particolare, neanche la più povera, potrà essere dispensata dall'obbligo di condividere le sue risorse spirituali, temporali e umane con altre Chiese particolari e con la Chiesa universale" (EN 42). "Nel vincolo essenziale tra la Chiesa universale e le Chiese particolari si esercita l'autentica e piena missionarietà" (RMi 62). La responsabilità missionaria universale "incombe innanzitutto sul collegio dei Vescovi con a capo il successore di Pietro... sia come membri del collegio episcopale, sia come pastori delle Chiese particolari" (RMi 63; cfr EN 68).

Questo risveglio missionario delle Chiese particolari e, quindi, di tutte le vocazioni cristiane, può portare a delle conseguenze riduttive riguardo la vocazione missionaria specifica. E' un fatto che, dopo il concilio Vaticano II, la coscienza di essere Chiesa per natura missionaria, ha portato a generalizzare il concetto di "missione", dimenticando o infravalutando la missione "ad gentes". Si dovrà studiare meglio il decreto "Ad Gentes" anche in rapporto con "Evangelii Nuntiandi" e "Redemptoris

cap. VIII (evangelizzazione delle culture e delle religioni).

26    ? Il testo è della Relatio post desceptationem (22 aprile 1994): "L'Osservatore Romano", 24 aprile 1994, p.8. L'invito del Papa all'apertura universalista da parte della Chiese particolari in Africa, si ripete frequentemente nell'esortazione apostolica: nn.19-20, 35, 38, 56,128.139, 141.

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Missio".

Una lettura accurata di questi documenti missionari porta alla valutazione della vocazione missionaria "ad gentes" delle Chiese particolari e di ogni vocazione cristiana, mentre, al tempo stesso, ribadisce la specificità della vocazione missionaria propriamente detta (AG 23) e la necessità degli Istituti missionari specifici (AG 23 e 27). L'affermazione dell'"Ad Gentes" rimane programmatica, come punto di riferimento: "Benché l'impegno di diffondere la fede ricada su qualsiasi discepolo di Cristo in proporzione alle sue possibilità, Cristo Signore chiama sempre dalla moltitudine dei suoi discepoli quelli che egli vuole, per averli con sé e per inviarli a predicare alle genti (cfr. Mc 3,13 ss). Perciò egli, per mezzo dello Spirito Santo, che distribuisce come vuole i suoi carismi per il bene delle anime (cfr. 1 Cor 12,11), accende nel cuore dei singoli la vocazione missionaria e nello stesso tempo suscita in seno alla Chiesa quelle istituzioni che si assumono come dovere specifico il compito della evangelizzazione che appartiene a tutta quanta la Chiesa. Difatti sono insigniti di una vocazione speciale coloro che, forniti di naturale attitudine e capaci per qualità ed ingegno, si sentono pronti a intraprendere l'attività missionaria, siano essi autoctoni o stranieri: sacerdoti, religiosi e laici" (AG 3).27

D) Rinnovamento ecclesiale per la comunione e missione

Nella lettera apostolica "Tertio Millennio Adveniente", Giovanni Paolo II rivolge alla Chiesa una pressante chiamata al rinnovamento evangelico per poter annunciare Cristo nel mondo attuale. "La miglior preparazione alla scadenza bimillenaria, pertanto, non potrà che esprimersi nel rinnovato impegno di applicazione... dell'insegnamento del Vaticano II alla vita di ciascuno e di tutta la Chiesa" (TMA 20). Il rinnovamento ecclesiale si presenta dunque in chiave missionaria. La Chiesa "non può varcare la soglia del nuovo millennio senza spingere i suoi figli a purificarsi nel pentimento, da errori, infedeltà, incoerenze, ritardi" (TMA 33). E poiché "nel 2000 dovrà risonare con forza rinnovata la proclamazione della verità: «Ecce natus est nobis Salvator mundi»" (TMA 38), "la Chiesa anche in futuro continuerà ad essere missionaria: la missionarietà infatti fa parte della sua natura" (TMA 57).

Una chiamata simile si trova nell'enciclica "Ut unum sint" (sull'impegno ecumenico) poiché l'unione tra i cristiani domanda a ciascuno di "convertirsi più pienamente al Vangelo, e senza mai perdere di vista il disegno di Dio, deve mutare il suo sguardo" (UUS 15). L'efficacia evangelizzatrice dipende in gran parte dalla comunione tra tutti i battezzati, poiché "di fronte al mondo, l'azione congiunta dei cristiani nella società riveste allora il trasparente valore di una testimonianza resa insieme al nome del Signore. Essa assume anche le dimensioni di un annuncio perché rivela il volto di Cristo" (UUS 75). La comunione "piena e visibile" (UUS) 99) farà sparire "uno dei grandi ostacoli dell'evangelizzazione oggi" (EN 77).

27    ? L'enciclica "Redemptoris Missio", che sottolinea ancora la responsabilità missionaria delle Chiese particolari (RMi 62-63), non dimentica di riaffermare la specificità della vocazione missionaria propriamente detta: "La vocazione speciale dei missionari ad vitam conserva tutta la sua validità: essa rappresenta il paradigma dell'impegno missionario della Chiesa, che ha sempre bisogno di donazioni radicali e to-tali, di impulsi nuovi e arditi" (RMi 66; cfr. 32, 65-66, 79). A mio avviso, la vocazione missionaria "ad gentes" dei laici (CFL), dei sacerdoti (PDV) e della vita consacrata (DP) si avvia principalmente verso l'universalismo, mentre la vocazione missionaria "specifica" (ad esempio, degli Istituti Missionari) tende esclusivamente alla "prima evangelizzazione".

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Il decreto "Ad Gentes" aveva avvertito la necessità di un forte "rinnovamento interiore" a scopo di rispondere responsabilmente all'urgenza dell'evangelizzazione universale: "Essendo la Chiesa tutta missionaria, ed essendo l'opera evangelizzatrice dovere fondamentale del popolo di Dio, il sacro Concilio invita tutti i fedeli ad un profondo rinnovamento interiore, affinché, avendo una viva coscienza della propria responsabilità in ordine alla diffusione del Vangelo, prendano la loro parte nell'opera missionaria presso le genti" (AG 35).28

Riguardo il rapporto tra unione dei cristiani e missione, il decreto conciliare afferma: "la necessità della missione chiama tutti i battezzati a radunarsi in un solo gregge ed a rendere testimonianza in modo unanime a Cristo, loro Signore, di fronte alle nazioni. Essi, se ancora non possono testimoniare pienamente l'unità di fede, debbono almeno essere animati da reciproca stima e amore" (AG 6).

Anche l'"Evangelii Nuntiandi" rivolge una chiamata al rinnovamento interiore a scopo di disponibilità ed efficacia missionaria: "Che ne è della Chiesa a dieci anni dalla fine del concilio?... E' veramente radicata nel cuore del mondo? ... E' più ardente nella contemplazione e nell'adorazione, e in pari tempo più zelante nell'azione missionaria, caritativa, di liberazione?" (EN 76).

Il "carattere gioioso" del Giubileo porta con se "la gioia della conversione" (TMA 32) per poter annunciare a tutti i popoli la "buona novella", la gioia della salvezza in Cristo. E' necessaria la testimonianza della gioia pasquale da parte di missionari "lieti nella speranza" (Rom 12,12). "La caratteristica di ogni vita missionaria autentica è la gioia interiore che viene dalla fede. In un mondo angosciato e oppresso da tanti problemi, che tende al pessimismo, l'annunciatore della «buona novella» deve essere un uomo che ha trovato in Cristo la vera speranza" (RMi 91).29

E) La fedeltà alle nuove grazie dello Spirito Santo

Il rinnovamento che domanda il decreto "Ad Gentes" ha un senso di fedeltà all'azione dello Spirito Santo. Il punto di riferimento è l'Annunciazione in rapporto alla Pentecoste. Maria è figura della Chiesa che si apre alle nuove grazie dello Spirito per diventare madre e missionaria. "Fu dalla Pentecoste infatti che cominciarono gli «atti degli apostoli», allo stesso modo che per l'opera dello Spirito Santo nella Vergine Maria, Cristo era stato concepito, e, per la discesa ancora dello Spirito Santo sul Cristo che pregava, questi era stato spinto a cominciare il suo ministero"

28    ? In altri documenti del concilio si accenna all'urgenza del rinnovamento ecclesiale per poter rispondere alle urgenze dell'evangelizzazione: LG 8; SC 1; PO 12. Il tema della "sacramentalità" della Chiesa indica anche la necessità di lasciar trasparire il volto di Cristo nel volto della Chiesa (cfr. LG 1). Sul rinnovamento ecclesiale per la missione: J. ESQUERDA BIFET, Renovación eclesial y espiritualidad misionera para una nueva evangelización: Seminarium 31 (1991) n.1, 135-147.

29    ? La "mancanza di gioia e di speranza" (EN 80) sarebbe un grande ostacolo per l'evangelizzazione che domanda "la sollecitudine apostolica di trasmetterne ad altri la gioia e la luce" (RMi 40). "Evangelii nuntiandi" manifesta questo augurio: "Possa il mondo del nostro tempo, che cerca ora nell'angoscia, ora nella speranza, ricevere la buona novella non da evangelizzatori tristi e scoraggiati, impazienti e ansiosi, ma da ministri del Vangelo, la cui vita irradi fervore, che abbiano per primi ricevuto in loro la gioia del Cristo" (EN 80).

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(AG 4).30

L'invito a perseverare con Maria, come gli apostoli, per prepararsi all'evangelizzazione sotto l'azione dello Spirito, si ripete continuamente dopo l'invito di Giovanni XXIII (che augurava "una novella Pentecoste").31

Il testo di "Ad Gentes" n. 4 (che abbiamo riportato) sarà una spinta per l'epoca postconciliare. L'invito si ripete in "Evangelii Nuntiandi" e in altri documenti magisteriali. L'enciclica missionaria di Giovanni Paolo II finisce con questo invito: "Come gli Apostoli dopo l'ascensione di Cristo, la Chiesa deve radunarsi nel Cenacolo «con Maria, la Madre di Gesù» (At 1, 14), per implorare lo Spirito ed ottenere forza e coraggio per adempiere il mandato missionario. Anche noi, ben più degli Apostoli, abbiamo bisogno di essere trasformati e guidati dallo Spirito" (RMi 92).32

Nel cammino della Chiesa verso il terzo millennio, è necessario ascoltare le nuove voci dello Spirito. Nella preparazione del grande Giubileo, "si vuole suscitare una particolare sensibilità per tutto ciò che lo Spirito dice alla Chiesa e alle Chiese (cfr. Ap 2,7ss)" (TMA 23). "Lo Spirito è anche per la nostra epoca l'agente principale della nuova evangelizzazione. Sarà dunque importante riscoprire lo Spirito come Colui che costruisce il Regno di Dio nel corso della storia e prepara la sua piena manifestazione in Gesù Cristo, animando gli uomini nell'intimo e facendo germogliare all'intero del vissuto umano i semi della salvezza definitiva che avverrà alla fine dei tempi" (TMA 45).

Questo rinnovamento ecclesiale in Cenacolo con Maria (augurato dall'"Ad Gentes") porterà alla testimonianza di "koinonia" che è un elemento basilare della "audacia" della missione (At 2,42-44; 4,32-33).33

30    ? Nel capitolo VIII della "Lumen Gentium" si accenna allo stesso paragone tra Annunciazione e Pentecoste, sempre nel rapporto tra Maria e la Chiesa: "Vediamo gli apostoli prima del giorno della Pentecoste «perseveranti d'un sol cuore nella preghiera con le donne e Maria madre di Gesù e i suoi fratelli» (At 1,14); e vediamo anche Maria implorare con le sue preghiere il dono dello Spirito che all'annunciazione, l'aveva presa sotto la sua ombra" (LG 59).

31    ? Preghiera per il concilio: AAS 51 (1959) 382; Const. Apostolica "Humanae salutis": AAS 54 (1962) 5-13. Oggi la dimensione pneumtologica della missione è stata approfondita: AA.VV, Credo in Spiritum Sanctum, Atti del Congresso Internazionale di Pneumatologia (Lib. Edit. Vaticana 1983); AA.VV., El Espíritu Santo, luz y fuerza de Cristo en la misión de la Iglesia (Burgos 1980); DINH DUC DAO, La missione della Chiesa è essenzialmente missione nello Spirito: Omnis terra 18 (1986) 80-88; T. FEDERICI, Lo Spirito Santo protagonista della missione (RM 21-30), in: Cristo, Chiesa, Missione (Urbaniana University Press 1992) 107-151; J. LOPEZ GAY, Lo Spirito Santo e la missione (Roma 1983); P. ROSSANO, Sulla presenza e attività dello Spirito Santo nelle religioni e nelle culture non cristiane: Documenta Missionalia 16 (1982) 59-71; J. SARAIVA, Dimensione pneumatologica dell'evangelizzazione: Euntes Docete 32 (1979) 3-32.

32    ? Cfr. LG 4; AG 4; SC 43; MC 19; EN 75; RH 22; DeV 25; RMa 24; RMi 87, ecc. Ho studiato i testi magisteriali conciliari e postconciliari in: L'azione dello Spirito Santo nella maternità e missionarietà della Chiesa, in: Credo in Spiritum Sanctum, Atti del Congresso Internazionale di Pneumatologia (Lib. Edit. Vaticana 1983) 1293-1306.

33    ? La "comunione" (koinoia) è in rapporto di dipendenza dall' parola predicata dagli Apostoli, l'Eucaristia, la carità nella condivisione dei beni: "erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e

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L'invito di "Ecclesia in Africa" ai teologi, per approfondire il tema della "Chiesa-famiglia" (EA 63), potrà portare ad una "effusione dello Spirito" in una "nuova Pentecoste" con Maria "Stella dell'evangelizzazione", che farà della Chiesa "famiglia del Padre, fraternità del Figlio, immagine della Trinità" (EA 144).

F) Il significato missionario del "tempo" nella Chiesa pellegrina, escatologica

C'è un tema dell'"Ad Gentes" che, a mio avviso, non è ancora sufficientemente approfondito e che, al tempo stesso, sembra un fermento che può sviluppare la teologia, la pastorale e la spiritualità missionaria. Mi riferisco al rapporto tra la "sacramentalità" della Chiesa (AG 1) e la sua realtà "escatologica" (AG 9).

Come abbiamo accennato sin dall'inizio, l'"Ad Gentes" deve essere studiato a partire dalla "Lumen Gentium" e in rapporto ad altri documenti. Nella "Lumen Gentium", il tema della sacramentalità ecclesiale è punto di partenza (cap.I), mentre il tema della escatologia presenta la sacramentalità come spinta missionaria fino alla "parusia" (cap. VII). Da questo incrocio ("sacramentalità" e "escatologia") sorge l'espressione "Chiesa sacramento universale di salvezza" (LG 48; AG 1). Però il decreto "Ad Gentes" s'inserisce nel mistero della storia umana (AG 8) e presenta l'escatologia come una garanzia dell'azione missionaria in tutta l'umanità e nel tempo presente. La "presenza" della grazia di Cristo tra i popoli dimostra che "l'attività missionaria non è altro che la manifestazione, cioè l'epifania e la realizzazione, del piano divino nel mondo e nella storia" e che questa stessa attività "tende alla sua pienezza escatologica" (AG 9).34

La lettera "Tertio Millennio Adveniente" ha una forte dinamica escatologica fondamentata "sulla speranza dell'avvento definitivo del Regno di Dio" (TMA 46). La sfida però di questa realtà consiste nel fatto che in Cristo, "il Padre ha detto la parola definitiva sull'uomo e sulla sua storia" (TMA 5) e che "il Verbo Incarnato è dunque il compimento dell'anelito presente in tutte le religioni dell'umanità" (TMA 6). Il significato della storia è quindi di salvezza in Cristo: "La pienezza del tempo si identifica con il mistero dell'Incarnazione del Verbo... e con il mistero della Redenzione del mondo" (TMA 1). Dal fatto che "in Gesù Cristo, Verbo incarnato, il tempo diventa una dimensione di Dio... Cristo è il Signore del tempo; è il suo principio e il suo compimento" (TMA 10).

Alla luce di queste riflessioni, la storia dell'evangelizzazione appartiene essenzialmente alla storia dell'umanità, poiché "con l'incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo" (GS 22). Perciò, "Cristo e la Chiesa, che a lui con la sua predicazione evangelica rende testimonianza, superano i particolarismi di razza e di nazionalità, sicché a nessuno e in nessun luogo possono apparire estranei" (AG 9). In questo senso si può affermare che Gesù è proprietà di tutta l'umanità, come dono definitivo del Padre al mondo (cfr. Gv 3,16).

Linee conclusive. Proposte di ricerca scientifica verso il Giubileo del 2.000

nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere... stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune" (At 2,42.44).

34    ? CL. GARCIA EXTREMEÑO, La actividad misionera de una Iglesia sacramento y desde una Iglesia comunión: Estudios de Misionología 2 (1977) 217-252.

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E' quindi giusta l'intuizione dell'enciclica "Redemptoris Missio" quando condiziona l'"albeggiare di una nuova epoca missionaria" al fatto di "rispondere con generosità e santità agli appelli e sfide del nostro tempo" (RMi 92). Il "rinnovamento" di cui parla l'"Ad Gentes" (n.35) è un presupposto indispensabile per acquistare "una viva coscienza della propria responsabilità in ordine alla diffusione del Vangelo... presso le genti" (AG 35).

Le attuali sfide della missione "ad gentes" esigono un più accurato studio dai temi missiologici. Questo è stato l'invito dell'enciclica "Redemptoris Missio": "l'insegnamento teologico non può né deve prescindere dalla missione universale della Chiesa... curando anche che alcuni Sacerdoti, o alunni ed alunne si specializzino nei diversi campi delle scienze missiologiche" (RMi 83).

Se tutte le discipline teologiche "vengono rinnovate per mezzo di un contatto più vivo col mistero di Cristo e con la storia della salvezza" (OT 16), i temi missiologici saranno studiati in questa prospettiva che, secondo l'"Ad Gentes", è trinitaria, cristologica, pneumatologica, ecclesiologica, escatologica e antropologico-culturale (AG cap. I). Questo studio porterà ad un miglior rapporto con le religioni non cristiane (cfr. AG 16) e ad "approfondire la conoscenza della teologia e dei metodi pastorali" (AG 20).35

Per una conoscenza più approfondita dei contenuti del decreto "Ad Gentes", sarebbe necessario un'impostazione a partire dalle quattro Costituzioni. In questo modo, la missione "ad gentes" (e tutti i temi più particolarizzati) sarebbe impostata alla luce della "Chiesa sacramento" (LG), portatrice della Parola (DV) e del mistero pasquale (SC), inserita nel mondo (GS). Al tempo stesso, la prospettiva universalista e di prima evangelizzazione che offre l'"Ad Gentes" (nel contesto delle quattro Costituzioni) illumina ogni tema particolare sia degli altri documenti conciliari che dei documenti postconciliari.36

Una rilettura di "Ad Gentes", in questo contesto conciliare e postconciliare così ricco, aiuterà a individuare i fatti nuovi, le nuove grazie e le nuove domande dello Spirito alla Chiesa nell'attualità.

35    ? Il decreto "Ad Gentes" affida al dicastero missionario questo compito: "E necessario pertanto che questo dicastero costituisca insieme uno strumento di amministrazione ed un organo di direzione dinamica, che faccia uso dei metodi scientifici e dei mezzi adatti alle condizioni del nostro tempo, tenga conto cioè delle ricerche attuali di teologia, di metodologia e di pastorale missionaria" (AG 29). Vedere anche Cost. Apostolica "Pastor Bonus" art.86.

36    ? Ad esempio, sul laicato, la vita sacerdotale o la vita consacrata. Sul laicato: AG 41 (e GS 43, AA, EN 70, RMi 71-72), alla luce di LG IV, per concretizzare la dimensione ecclesiale e missionaria in "Christifideles laici". Sulla vita sacerdotale: AG 39 (e PO, OT, EN 68, RMi 67-68), alla luce di LG III, per sottolineare la dimensione missionaria di "Pastores dabo vobis". Sulla vita consacrata: AG 40 (e PC, EN 69, RMi 69-70 e altri documenti postconciliari: ET, RD, ecc.), alla luce di LG VI, per valutare la dimensione missionaria dell'esortazione postsinodale sulla vita consacrata (1996). In modo simile si potrebbe fare su altri temi studiati nei documenti specifici: Spirito Santo (DeV), mistero di Cristo e mistero dell'uomo (RH), misericordia divina (DM), Maria (MC, RMa). lavoro umano (LE), questioni sociali (SRS, CA), morale (VS), vita (EV), ecumenismo (UUS), inculturazione (SAp), catechesi (CT), famiglia (FC), donna (MD), riconciliazione (RP), dolore umano (SD), formazione sacerdotale (PDV), giubileo (TMA), Africa (EA).

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Il servizio del Magistero è la "Parola" del Vangelo applicata all'oggi della Chiesa. Gi studi teologici-missiologici si appoggiano su questo servizio stabilito dal Signore, che offre un respiro di libertà e un grande spazio di ricerca, senza condizionamenti esagerati alle riflessioni opzionali e tecniche di altri studiosi. Il teologo e concretamente il missiologo o lo studioso di temi teologici-missiologici trova nei testi del Magistero non soltanto una garanzia e uno spazio di libertà e iniziativa, ma anche un grande tesoro di riflessioni tecniche attuali (come si può osservare nelle note).

Sarà utile ricordare una questione pratica. La "terminologia" dei documenti cambia secondo i tempi (così come accade anche nelle riflessioni teologiche). Lo studioso saprà distinguere la terminologia variabile (e perfezionabile) dal contenuto stesso che ha valore permanente.37

Al tempo stesso, gli studi sull'evangelizzazione in generale (pastorale ordinaria e "nuova evangelizzazione"), sapranno distinguere tra azione evangelizzatrice generale e evangelizzazione "ad gentes" (universalismo e prima evangelizzazione). In questo modo, i nuovi areopaghi della "nuova evangelizzazione" saranno illuminati con la dimensione "ad gentes", per non svalutare il primo annuncio del Vangelo.

E' importante non infravalutare la dimensione cristologicadella missione "ad gentes", che abbraccia anche le altre dimensioni (trinitaria, pneumatologica, ecclesiologica, antropologica): "non si può comprendere e vivere la missione, se non riferendosi a Cristo come l'inviato ad evangelizzare" (RMi 88). Questa è l'urgenza più importante verso il terzo millennio. "Esiste allora l'urgente bisogno di un Sinodo che, in occasione del Grande Giubileo, illustri e approfondisca la verità su Cristo come unico Mediatore tra Dio e gli uomini e unico Redentore del mondo" (TMA 38).38

37    ? Ad esempio, le voci "adattamento" (meglio: inculturazione), "missioni" (meglio: paesi di missione o dove la Chiesa non è ancora sufficentemente impiantata), "propagazione della fede" (meglio: annunciare, testimoniare, comunicare la fede), ecc. Vedere un commento di Giovanni Paolo II al decreto "Ad Gentes" nell'allocuzione dell'"Angelus" di 7 gennaio 1996 ("L'Osservatore Romano" 8-9 gennaio 1996, p.5), dove parla di "promozione delle Chiese particolari nei territori di missione".

38    ? E' questo anche l'invito della "Redemptoris Missio": "Alla vigilia del terzo millennio tutta la Chiesa è invitata a vivere più profondamente il mistero di Cristo, collaborando con gratitudine all'opera della salvezza. Ciò essa fa con Maria e come Maria, sua madre e modello: è lei, Maria, il modello di quell'amore materno, dal quale devono essere animati tutti quelli che, nella missione apostolica della Chiesa, cooperano alla rigenerazione degli uomini. Perciò, «confortata dalla presenza di Cristo, la Chiesa cammina nel tempo verso la consumazione dei secoli e si muove incontro al Signore che viene; ma in questo cammino ... procede ricalcando l'itinerario compiuto dalla Vergine Maria»" (RMi 92).