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Il mio bambino non mi dorme

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Le difficoltà ad addormentarsi e i risvegli notturni dei bambini mettono a dura prova i genitori che vanno a dormire sempre più stanchi e sfiduciati nelle loro competenze. A essi è dedicato questo libro.

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Avrà mangiato troppo

Ovviamente collezionammo anche una serie di consigli:

Dalle più pappa di sera, così si sazierà...

Falla stancare, così poi dormirà...

Prova con la camomilla...

e così via, fino al Consiglio dei Consigli: “Lasciatela piangere, poi

si abituerà, ormai il latte è solo un vizio!”.

Confrontandomi con altre mamme, conosciute per la maggior parte

in forum presenti su internet e dedicati all’allattamento, scoprii che

quello che pensavo essere un “nostro” problema era in realtà comune

a molte famiglie. I bambini che dormivano tutta la notte, senza

interruzione, sembravano essere davvero pochi e molti si risvegliava-

no ben più di una volta per notte. Cominciai a informarmi e capii

che i risvegli notturni facevano parte del normale sviluppo fisiologi-

co del bambino e che non erano assolutamente un segnale di “pato-

logia”. Il mio latte le bastava, non la stavo affamando (tra l’altro mia

figlia cresceva bene). Così smisi di considerare il risveglio notturno

di Chiara come un problema e mi rasserenai.

Quando nacque anche il nostro secondo figlio, Jacopo, forti dell’e-

sperienza precedente, non ci ponemmo minimamente il “proble-

ma” di “farlo dormire”, pensando che il bambino avrebbe dormito

spontaneamente quando e quanto avesse voluto.

Già, ma... quando e quanto? Jacopo era quello che in qualche libro

viene definito un bambino ad “alta richiesta”. Sempre in braccio,

sempre a poppare e sempre sveglio. A undici mesi di vita il

bimbo, di notte, si risvegliava ogni ora, circa otto, nove volte in

una nottata. La mia mancanza di sonno diventò insostenibile.

La carenza cronica di sonno ci rende nervose, intrattabili, mette a

dura prova il nostro istinto di “mamma”. Si diventa come ossessio-

nate dal sonno. Ci si sveglia la mattina con l’idea fissa di riaddor-

mentarsi anche solo cinque minuti nel corso della giornata. Non si

programmano più gite o uscite con gli amici per timore di perdere

anche quei pochi minuti di sonno che potremmo assicurarci stan-

docene a casa. Ci si addormenta chiedendosi quando si risveglierà

il bambino, quanto ci vorrà per rimetterlo a dormire e, mano

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mano che si avvicina l’ora della “nostra” sveglia, si diventa sempre

più tese. Ci si alza dal letto sempre più stanchi e sfiduciati nelle

nostre competenze di genitori.

Così cercai una soluzione. Ne avevo assolutamente bisogno.

Cominciai a leggere tutti i libri in circolazione sul sonno e, nello

stesso tempo, a cercare articoli pubblicati su riviste scientifiche che

parlassero di “come”, “quanto” e “dove” dormissero i bambini.

Mi resi subito conto che i libri sul sonno dei bambini attualmente

in commercio hanno fondamentalmente un unico tipo di approc-

cio: lasciar piangere il bambino finché non si addormenta1.

Questo metodo non faceva per me; io volevo che mio figlio dor-

misse, non che piangesse. E poi non lo trovavo in linea con le

nostre scelte di genitori: allattamento a richiesta, sonno condiviso,

risposta ai bisogni dei bambini. In sostanza, il metodo di Ferber-

Estivill affronta essenzialmente il problema della capacità da parte

del bambino di addormentarsi da solo senza aiuti esterni, propo-

nendo una soluzione unica per tutti e per di più, così mi sembrava,

imposta a “forza bruta”. Ma il mio bambino si svegliava solo per-

ché abituato ad addormentarsi al seno? Era davvero questo il suo

problema? A molte mamme, distrutte dal sonno, viene suggerito

di interrompere l’allattamento per passare al latte artificiale, facen-

do loro intendere che, con la pancia piena, il bambino dormirà di

più (e quindi sottintendendo che il loro latte è insufficiente) e che,

disabituando il bambino a cercare il seno, saranno eliminati una

volta per tutte questi famigerati risvegli notturni.

Ma questo non sempre capita, in quanto un bambino può risve-

gliarsi per motivi diversissimi tra loro e questi non sempre sono

un segnale di patologia. Quindi capii che, nell’affrontare un pro-

blema di sonno, una volta appurato che tale problema esista, biso-

gna adottare un approccio “globale e integrato”. Ovvero non ci si

può focalizzare solo su un aspetto della questione senza prendere in

considerazione tutti i vari fattori che concorrono a favorire o a

ostacolare il sonno dei nostri bimbi.

A un certo punto, quindi, mi resi conto che non esisteva una ricet-

ta unica per tutti ma era possibile elaborare una strategia che,

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tenendo conto di alcuni aspetti fondamentali, fosse ritagliata sulle

esigenze dal bambino e della famiglia.

Ma soprattutto mi resi conto che mio figlio era disperato quanto

me per la mancanza di sonno, solo che il suo modo di comunicar-

celo era fuorviante. Quando iniziò a dormire meglio, diventò subi-

to più sereno. Vivacissimo, come vuole la sua indole, ma allegro e

giocoso, diverso dal bambino irrequieto che eravamo abituati ad

avere in famiglia.

Prestando attenzione alla vita dei bambini nella sua interezza,

osservando come si addormentano e perché si risvegliano, è possi-

bile non solo migliorarne il sonno, ma anche acquisire delle abi-

tudini che li aiuteranno, anche più tardi, ad avere delle nottate

tranquille.

Quando dormiranno tutta la notte? Forse non subito, questo

dipende dal loro sviluppo, ma sicuramente avranno dei notevoli

miglioramenti che potranno garantire a tutta la famiglia un riposo

sereno.

E’ importante capire che il sonno dei bambini ha delle caratteristi-

che fisiologiche diverse da quelle di un adulto; vedremo, in segui-

to, che i bambini hanno un sonno più leggero e tendono a sve-

gliarsi più spesso. D’altra parte, esistono dei fattori che possono

realmente disturbare il sonno dei nostri figli. Un sonno disturbato

rende un bambino facilmente irritabile e intrattabile aumentando,

di conseguenza, il livello di disagio percepito da tutta la famiglia

(alcuni bambini, definiti come capricciosi o irrequieti, potrebbero

essere semplicemente dei bambini molto affaticati).

In questo libro, leggendo testi di autori che si avvicinassero alla

nostra sensibilità2, attingendo alle esperienze che altri genitori

hanno voluto condividere con me, integrando il tutto con quanto

mi è stato possibile trovare in letteratura, ho cercato dunque di

raccogliere e rielaborare suggerimenti e proposte che permettesse-

ro anche ad altri di elaborare una propria “via” al sonno dei bambi-

ni. Non esiste infatti una strada unica per tutti, piuttosto, pensan-

do alla via di Jacopo, a quella di Chiara, alla via di Lorenzo, di

Davide e a quella di tanti altri bambini, mi sono resa conto che

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tenendo conto di alcuni aspetti fondamentali, fosse ritagliata sulle

esigenze dal bambino e della famiglia.

Ma soprattutto mi resi conto che mio figlio era disperato quanto

me per la mancanza di sonno, solo che il suo modo di comunicar-

celo era fuorviante. Quando iniziò a dormire meglio, diventò subi-

to più sereno. Vivacissimo, come vuole la sua indole, ma allegro e

giocoso, diverso dal bambino irrequieto che eravamo abituati ad

avere in famiglia.

Prestando attenzione alla vita dei bambini nella sua interezza,

osservando come si addormentano e perché si risvegliano, è possi-

bile non solo migliorarne il sonno, ma anche acquisire delle abi-

tudini che li aiuteranno, anche più tardi, ad avere delle nottate

tranquille.

Quando dormiranno tutta la notte? Forse non subito, questo

dipende dal loro sviluppo, ma sicuramente avranno dei notevoli

miglioramenti che potranno garantire a tutta la famiglia un riposo

sereno.

E’ importante capire che il sonno dei bambini ha delle caratteristi-

che fisiologiche diverse da quelle di un adulto; vedremo, in segui-

to, che i bambini hanno un sonno più leggero e tendono a sve-

gliarsi più spesso. D’altra parte, esistono dei fattori che possono

realmente disturbare il sonno dei nostri figli. Un sonno disturbato

rende un bambino facilmente irritabile e intrattabile aumentando,

di conseguenza, il livello di disagio percepito da tutta la famiglia

(alcuni bambini, definiti come capricciosi o irrequieti, potrebbero

essere semplicemente dei bambini molto affaticati).

In questo libro, leggendo testi di autori che si avvicinassero alla

nostra sensibilità2, attingendo alle esperienze che altri genitori

hanno voluto condividere con me, integrando il tutto con quanto

mi è stato possibile trovare in letteratura, ho cercato dunque di

raccogliere e rielaborare suggerimenti e proposte che permettesse-

ro anche ad altri di elaborare una propria “via” al sonno dei bambi-

ni. Non esiste infatti una strada unica per tutti, piuttosto, pensan-

do alla via di Jacopo, a quella di Chiara, alla via di Lorenzo, di

Davide e a quella di tanti altri bambini, mi sono resa conto che

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Page 7: Il mio bambino non  mi dorme

esiste una via per ognuno di loro, in linea con il progetto educati-

vo dei propri genitori, con i loro sentimenti e le loro esigenze.

Devo proprio dire che va bene, come previsto magari qualche piccola diffi-

coltà, ma mi sembra, la dico grossa, di avere un altro bambino, intendo

più sereno durante il giorno (spesso anche la notte). Soprattutto mi hai

aiutato a rientrare in sintonia con lui, sento che sto facendo qualcosa che

fa stare bene lui e ovviamente noi. Il tuo “metodo” non mi sembra affatto

complicato né tanto meno assurdo: certo, l’idea che forse un giorno Lorenzo

si addormenterà da solo nel lettino oggi ancora mi sembra lontana, ma so

che piano piano ci arriveremo ;-). Sarà che ognuno/a deve trovare la pro-

pria chiave di lettura, intendo dire farsi un proprio programma, in linea

con i bimbi, se stessi, le giornate (lavoro o no, nonni/baby sitter/nido). Ma

tutto questo mi sembra un vantaggio, non ho assunto dogmi, sto provando e

mi sono data un tempo di un paio di settimane per capire se il “nostro pro-

gramma” va bene e se no, il diario mi aiuterà riflettere di nuovo (Giorgia,

mamma di Lorenzo, 11 mesi)

Ho iniziato ad ascoltare meglio il mio bimbo e quando vedo che ha sonno

cerco di creare le condizioni perché abbia un riposo sereno, sì, insomma,

sembra che a lui serva buio e soprattutto silenzio, niente radio né tv.

Dopo la prima mezz’ora immancabilmente si sveglia ma basta non mollare

e tra coccole e tetta si riaddormenta e tira anche due ore, grazie a questi

riposini la sera nessun pianto da coliche o nervosismo, è un bambino sereno

e sorridente sempre e comunque ma fare la nanna lo rende ancora più un

amore! (Paola, mamma di Davide, 3 mesi)

AVVERTENZE

Questo libro è stato scritto da una mamma che ha allattato i pro-

pri figli oltre l’anno di età e con il contributo di altre mamme che

condividono questa scelta. Per questo gli esempi riportati fanno

per lo più riferimento a bambini allattati al seno, piuttosto che a

bambini che prendono il biberon. Questo non vuol dire che i con-

Introduzione 17

Page 8: Il mio bambino non  mi dorme

sigli che troverete nel libro non abbiano validità generale. Ogni

genitore sarà tranquillamente in grado di riferire quanto riportato

alla propria situazione personale; non vengono infatti proposte

“ricette” ma viene mostrato come elaborare la propria personale

soluzione.

Ho cercato di essere il più precisa possibile nella citazione delle

fonti. Può d’altra parte essere capitato che qualche riferimento mi

sia sfuggito, in questo caso me ne scuso con gli autori.

Il libro è suddiviso in due parti: nella prima si espone in maniera

più teorica il “perché” e il “come” si dorme, facendo riferimento

anche ad aspetti antropologici, biologici e culturali; nella seconda

parte si danno dei suggerimenti pratici per gestire il “problema”

sonno. I genitori che avessero fretta di risolvere il proprio proble-

ma possono leggere della prima parte solo i capitoli II, III, VI e

VII. La seconda parte invece è caldamente consigliata ma, essendo

suddivisa per età del bambino, può essere consultata facilmente “a

salti”.

Poiché questo libro è frutto di un’esperienza personale, mi è venu-

to spontaneo, nel corso della stesura, passare dalla prima alla

seconda persona plurale e viceversa, come se parlassi con voi geni-

tori, alternando i miei ricordi ai consigli raccolti.

Note

1. Questo metodo detto dell’Estinzione graduale è stato proposto da

Ferber e ripreso in Italia da E. Estivill nel suo libro “Fate la nanna” (in

seguito ci riferiremo soprattutto a Estivill, più noto in Italia).

2. Primo fra tutti il pediatra californiano W. Sears, che in Italia è princi-

palmente conosciuto per il suo “Genitori di giorno e di notte” edito da La

Leche Legue (in seguito indicata anche con LLL) ma anche E. Pantley,

con il suo “The no cry sleep solution” edito da McGrawHill.

18 Il mio bambino non mi dorme

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Capitolo VIII

Quando i bambini non dormono

Le persone che dicono di dormire come un bambino,

di solito non ne hanno uno.

Leo J. Burke

Un bambino non nasce solo con un determinato colore degli

occhi o dei capelli, nasce anche con una personalità che, seppure

in maniera non sempre evidente, manifesta da subito i suoi trat-

ti. Spesso le mamme dichiarano che il carattere del proprio

figlio si era già manifestato durante la gravidanza e a volte com-

mentano: “Era così irrequieto anche nella pancia, non mi faceva

dormire!”.

Soprattutto quegli aspetti del carattere che entrano in conflitto

con i nostri desideri spesso ci lasciano disorientati, da un lato

vorremmo amare sempre e in maniera incondizionata i nostri

figli, dall’altro viviamo delle situazioni che inevitabilmente ci

affaticano e lasciano ben poco spazio alla poesia dell’essere

genitori.

Specialmente nella sfera del sonno una incompatibilità tra i

ritmi del sonno del bambino e le speranze dei genitori può tra-

mutarsi in un senso di frustrazione e incompetenza. Si sente

dire: “Non riesco a farlo dormire”, ma anche: “Non ci fa dormi-

re!”. Il sonno del bambino, che magari di per sé sta semplice-

mente seguendo il suo normale processo di sviluppo, entra in

conflitto con le aspettative dei genitori, con la pressione della

cerchia di amici e parenti, con modelli proposti o imposti dal

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contesto sociale.

Esistono due aspetti da tenere presenti e distinti: da un lato errate

abitudini che si instaurano e che possono, oltre che interferire con

il normale corso fisiologico, causare un notevole disagio al bambi-

no e alla sua famiglia, dall’altro un normale processo di sviluppo

che, pur non corrispondendo alle aspettative dei genitori, fa sem-

plicemente il suo corso.

Il bisogno di sonno dei bambini

Nel bambino, la carenza di sonno non sempre viene manifestata

con una sonnolenza diurna. A volte i sintomi sono esattamente

l’opposto: il bambino diventa estremamente irrequieto e potrebbe

persino manifestare sintomi tali da indurre il sospetto di un

disturbo legato all’iperattività.

Più tardi, nell’età scolare e oltre, i disturbi legati al sonno posso-

no compromettere la sua capacità di attenzione e il rendimento

scolastico. Capire cosa voglia dire “dormire bene” è analogo a

capire cosa voglia dire “mangiare bene”. Infatti, al di là dei gusti

personali, esistono delle indicazioni di massima che delimitano i

contorni di una buona e sana alimentazione (pochi grassi, molte

verdure, cibi non raffinati) e analogamente esistono delle indica-

zioni di massima che delineano i contorni del “dormire bene”

(ritmi regolari, un numero adeguato di ore di sonno, un ambien-

te confortevole). Quindi, così come è importante apprendere

queste nozioni in età infantile per limitare i rischi legati a un’ali-

mentazione scorretta in età adulta, è altrettanto importante capi-

re cosa voglia dire “dormire bene” per evitare il disagio che un

sonno insufficiente o di cattiva qualità porta con sé (carenza di

attenzione, nervosismo, ma anche obesità e abbassamento delle

difese immunitarie).

D’altra parte, un’errata comprensione dei ritmi sonno-veglia del

bambino e aspettative irrealistiche possono esacerbare una situa-

zione di per sé fisiologica e renderla problematica.

106 Il mio bambino non mi dorme

Page 11: Il mio bambino non  mi dorme

Il bisogno di sonno delle mamme e dei papà

Quando un bambino non gode di un buon sonno, o semplicemente

il suo sonno non combacia con le esigenze dei genitori, gli effetti

della carenza di riposo si ripercuotono su tutta la famiglia. Si crea-

no delle tensioni a causa del mancato riposo della famiglia e si

perde la serenità.

Alcuni studi hanno mostrato come i genitori consapevoli dello svi-

luppo fisiologico del proprio figlio percepissero in maniera più

serena le difficoltà legate alla gestione delle notti. In definitiva

questo si rifletteva in un clima familiare più disteso.

Spesso però, quando la mamma torna al lavoro o quando semplice-

mente è affaticata dalle incombenze di casa, la gestione delle not-

tate può divenire molto problematica. Poiché i bisogni espressi

vengono facilmente confusi con l’egoismo, si arriva anche a sentirsi

in colpa per il normale desiderio di sognare almeno una notte di

sonno ininterrotta...

Si ha quello che si può chiamare “conflitto di bisogni”, un conflit-

to cioè tra la necessità dei genitori di riposarsi bene per poter

affrontare la giornata e la necessità del bambino di essere accudito

anche di notte, non solo di giorno, oltre che di riposare lui stesso.

Ma... riflettiamoci, è un conflitto di bisogni o un conflitto di stra-

tegie? In molto casi, si rischia di confondere il bisogno (riposare)

con la strategia (dormire solo di notte, tutta la notte, distanziarsi

dal bambino). Continuare a pensare in termini di conflitto di biso-

gni può ulteriormente appesantire la situazione, gravandola di

sensi di colpa. Proviamo invece a concentraci sui bisogni effettivi

(il riposo, la necessità di essere accudito e confortato) e a elaborare

una strategia che riesca a soddisfare i bisogni di tutti.

Non è semplice indicare una soluzione, in definitiva si tratta di

trovare un equilibrio bilanciando le diverse esigenze senza lasciarsi

travolgere né dai sensi di colpa, né da aspettative irrealistiche.

Dove porre l’ago della bilancia va lasciato alla libertà dei genitori e

alle loro scelte educative; in ogni caso l’ago, che alla nascita pende-

va inevitabilmente e giustamente a favore del bambino, con il pas-

Quando i bambini non dormono 107

Page 12: Il mio bambino non  mi dorme

sare del tempo si sposterà verso quei bisogni dei genitori che ini-

zialmente non erano del tutto soddisfatti.

E’ importante riconoscere la presenza di un bisogno; prima di esse-

re genitori, siamo persone con limiti, difetti e sentimenti.

Un’esigenza può essere ignorata a patto di mascherare contempo-

raneamente anche i sentimenti che inevitabilmente nasceranno.

Ma in una relazione di lungo termine, come sarà quella con i

nostri figli, questa finzione non potrà essere protratta a lungo

senza conseguenze e spesso si invieranno dei messaggi non verbali

di genere completamente diverso da quelli che avremmo voluto

manifestare. I bambini sono particolarmente sensibili ai messaggi

non verbali e potrebbero essere fortemente disorientati dal nostro

comportamento.

Trovare un equilibrio

E’ meglio ammettere apertamente con se stesse che si sta raggiun-

gendo o superando il limite piuttosto che sforzarsi di sorridere

quando dentro sentiamo accumularsi il risentimento e la fatica.

Quando un bambino è ancora piccolo, cercare un aiuto che possa

permetterci di riposare è la prima e cosa da fare, senza sentirsi in

colpa se la casa non è in ordine e i panni aspettano sullo stendino.

In questo modo, ad esempio, il bisogno della mamma di riposare

potrebbe essere soddisfatto contemporaneamente al bisogno del

figlio di essere accudito.

Più tardi, quando un bambino sarà in grado di cogliere i messaggi

verbali, manifestargli le nostre esigenze, rispettando le sue neces-

sità, lo potrà aiutare a rendersi conto di come anche i suoi compor-

tamenti abbiano un effetto sui genitori e di cosa lui stesso possa

fare per “aiutarli”.

Il modo in cui cercheremo di soddisfare anche il nostro bisogno di

riposo sarà semplicemente quello di chiederlo al bambino facendo

attenzione a due espressioni: “per favore” e “grazie”1.

Il “per favore” infatti distingue la nostra richiesta da una pretesa.

108 Il mio bambino non mi dorme

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Non possiamo pretendere che il bambino soddisfi le nostre esigen-

ze ma possiamo chiederlo “per favore” lasciando a lui la libertà di

scegliere se accoglierle o meno, nella sicurezza che il nostro amore

per lui sarà in ogni caso immutato. Per questo più avanti ripetere-

mo spesso di “provare e riprovare”. Il bambino deve avere tempo

per sperimentare delle situazioni nuove, per trovare la sicurezza

che il suo bisogno di contatto e vicinanza sarà comunque soddi-

sfatto. Ma una richiesta non potrà essere soddisfatta se noi non

avremo chiarezza di cosa chiedere e per questo l’invito ancora una

volta è quello di concentraci sui bisogni effettivi, non sulle strate-

gie per soddisfarli. Ricordiamoci che mentre una strategia può

essere modificata senza problemi, un bisogno non soddisfatto a

lungo andare si tramuterà in emozioni negative che non gioveran-

no alla relazione.

Il “grazie” non dovrebbe mai mancare sulle nostre labbra quando

un nostro bisogno è stato soddisfatto, anche se la persona a cui è

diretto ancora non può capirci (ma siamo sicure, poi, che non

capisca?).

Quello che segue è un esempio di come una mamma abbia appli-

cato un metodo di comunicazione efficace2 per risolvere il proprio

“conflitto di strategie”.

Samuele (2 anni) da po’ di tempo aveva preso un’abitudine pre-nanna che

oltre a non agevolarlo affatto nel rilassamento infastidiva tremendamente

me: aveva scoperto il piacere di torturare i “nei sporgenti” miei e di chiun-

que prima di dormire.

Infilava la manina di qua e di là e appena raggiungeva una sporgenza

come un neo o un brufolino vero e proprio iniziava a toccare, strisciare, ma

soprattutto graffiare spasmodicamente, così succedeva che io (dopo anche

un’ora!) mi innervosivo perché iniziavo a sentire proprio male da irrita-

zione, e lui si agitava tantissimo per la frenesia di staccare questi “brufo-

lini”... la cosa stava diventando assurda: lui non riusciva più ad addor-

mentarsi senza grattare.

Oramai era ossessionato e ossessionante... parlava di questi “brufolini”

come se fossero oggetti fatti apposta per le coccole prenanna, li nominava

Quando i bambini non dormono 109

Page 14: Il mio bambino non  mi dorme

anche da sveglio con tono adorante mentre io ero sempre più stanca e fru-

strata per la rabbia che non riuscivo più a trattenere dall’esasperazione; in

più temevo che lui vedesse nei miei gesti di allontanargli la “mano gratto-

sa” un rifiuto di contatto...

Ho provato a usare un abbigliamento stretto per impedirgli di arrivare al

suo “brufolino” preferito sulla mia spalla, ho provato i cerotti, i peluches

ripieni di cuciture da grattare al posto dei nei di mamma (i cosiddetti

brufolini posticci). Gli ho spiegato a mio modo che mi faceva male centomi-

la volte, ma niente...

L’ultimo tentativo, (che per ora sta portando buoni frutti anche in altre

occasioni) l’ho fatto con il metodo della “comunicazione attiva” cioè dell’u-

so di un linguaggio onesto e diretto ai nostri figli.

L’ho trovato in un libro che parla di “come farci ascoltare dai nostri figli”

(Thomas Gordon “Genitori Efficaci”) e spiega un metodo più efficace di

comunicare...

Così ho spiegato di nuovo a Samuele che mi faceva male ma anziché dirgli

cosa fare: “Non grattare! Mi fai male”, dicendogli: “Sono tanto stanca e

vorrei dormire ma non ci riesco se sento male al brufolino” ... e miracolo!

E’ successo che ha tolto da solo la manina dalla mia spalla!

Un po’ come renderlo partecipe del mio problema (perché il problema era

mio non suo!!!) e lasciarlo libero di scegliere: non gli ho detto cosa fare ma

solo cosa succedeva a me in seguito a una sua azione, e lui ha fatto la cosa

giusta...

(Arianna, mamma di Samuele 25 mesi)

Note

1. “Per favore” e “grazie” sono i due pilastri della comunicazione non vio-

lenta, per approfondire: Rosenberg M., Le parole sono finestre, Esserci.

2. Gordon T., Genitori efficaci, La Meridiana.

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