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IL RUOLO DELLA CASISTICA SPONTANEA NELLA MODERNA PARAPSICOLOGIA Carlos Aluarad,o Negli ultimi tempi importanti componenti della nostra Associazione si sono interrogati sul ruolo che rivestono i casi spontanei in Parapsi- cologia. Ben quattro Presidenti che mi hanno preceduto, nel loro discor- so inaugurale hanno discusso il problema da differenti prospettive' ma nessuno di loro lo ha affrontato come argomento fondamentale (D. Dela- noy, D. Readin, J. Palmer e S. Braude). Ricordiamo anche alcune pubbli- cazioni in difesa della casistica spontanea: I.Stevenson, R.White, C. Alva- rado, M. Biondi, etc. Io riprendo I'argomento nel tentativo di trovargli una giusta collocazione. La Parapsicologia - dice Abraham Maslow (1954) - è una scienza focalizzata sul metodo piuttosto che sui problemi: cioè molti parapsicologi indirizzano le loro ricerche in un sola direzione, la sperimentazione,invece di focalizzare la loro ricerca su un particolare problema. Ma frdarsi di un solo modo per affrontare lo studio della psi, solleva molte questioni: le conoscenze che si ottengono dalla solo prospettiva sperimentale, quali implicazioni comportano oggr nel nostro campo? Che limiti incontriamo nell'affrontare I'argomento in questo modo? Che prezzo paghiamo quan- * La presente relazione è stata presentata alla 38c "Annual Convention" della Parapsycological Association che si è tenuta negli USA nell'agosto di quest'anno, ed è stata inviata alla nostra Redazione in anteprima.Il dr. C. Alvarado è I'attuale Presidente della Associazione americana. Il dr. Cassoli, che ha tradotto la relazione,lo ringrazia per la particolare attenzioneriservata al nostro Centro e al capo-redattore in particolare.

IL RUOLO DELLA CASISTICA SPONTANEA NELLA MODERNA ...cspbo.altervista.org/qp2/articoli/1995-2/QP 1995-alvarado.pdf · di novità, come recentemente ha scritto william Braud (1994).La

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IL RUOLO DELLA CASISTICA SPONTANEA NELLAMODERNA PARAPSICOLOGIA

Carlos Aluarad,o

Negli ultimi tempi importanti componenti della nostra Associazionesi sono interrogati sul ruolo che rivestono i casi spontanei in Parapsi-

cologia. Ben quattro Presidenti che mi hanno preceduto, nel loro discor-so inaugurale hanno discusso il problema da differenti prospettive' manessuno di loro lo ha affrontato come argomento fondamentale (D. Dela-noy, D. Readin, J. Palmer e S. Braude). Ricordiamo anche alcune pubbli-

cazioni in difesa della casistica spontanea: I.Stevenson, R.White, C. Alva-rado, M. Biondi, etc. Io riprendo I'argomento nel tentativo di trovargliuna giusta collocazione.

La Parapsicologia - dice Abraham Maslow (1954) - è una scienzafocalizzata sul metodo piuttosto che sui problemi: cioè molti parapsicologi

indirizzano le loro ricerche in un sola direzione, la sperimentazione,invecedi focalizzare la loro ricerca su un particolare problema. Ma frdarsi di unsolo modo per affrontare lo studio della psi, solleva molte questioni: leconoscenze che si ottengono dalla solo prospettiva sperimentale, quali

implicazioni comportano oggr nel nostro campo? Che limiti incontriamonell'affrontare I'argomento in questo modo? Che prezzo paghiamo quan-

* La presente relazione è stata presentata alla 38c "Annual Convention"della Parapsycological Association che si è tenuta negli USA nell'agosto diquest'anno, ed è stata inviata alla nostra Redazione in anteprima. Il dr. C.Alvarado è I'attuale Presidente della Associazione americana. Il dr. Cassoli, cheha tradotto la relazione, lo ringrazia per la particolare attenzione riservata alnostro Centro e al capo-redattore in particolare.

do con una posizione così unilaterale definiamo I'esperimento come lavia maestra per la legittimazione, il riconoscimento della parapsicologia?E che vantaggi possiamo avere ad interessarci della casistica spontaneanello studio dei fenomeni psi? Queste domande mi serviranno di guidanel proseguimento del mio discorso.

Le mie simpatie vanno ad un approccio pluralistico, piuttosto che aquello che è prevalente in questo momento. sono d'accordo con Rosenthale Rosnow che nel loro libro "Essentials of behavioral research,, (puntifondamentali nella scienza del comportamento) scrivono: *stante le limi-tazioni di una qualsiasi strategia di ricerca diventa una necessità logicaaffrontare i problemi da più punti di vista se si vuole capirli,'(pag.l37).Questo non vuol dire che io condivida il parere di Braude e white checercano di mettere da parte il metodo sperimentale. Io preferisco unaposizione chiaramente bilanciata circa il modo di affrontare le nostrericerche. come molti di voi, penso che ci sia da guadagnare di più dal-I'osservazione ben controllata, sperimentale o quasi-sperimetale che sia.Risultati ripetibili e misurabili (quantificabili) ottenuti dagli esperimen_ti sono fondamentali nella scienza, anche in parapsicologia. Il puntocruciale è di non buttar via ciò che la sperimentazione ci ha lasciato ineredità: bisogna continuare, migliorare, allargare questo lavoro. Ma nellostesso tempo dobbiamo riconoscere che enfatiz zare il metodo sperimen-tale come quello che in Parapsicologia ci procura maggiori conoscenze,è per lo meno problematico. La nostra metodologia ha disperato bisognodi novità, come recentemente ha scritto william Braud (1994).La viamaestra per la conoscenza non è solo quella sperimentale, ma una combi-nazione di vari approcci che si intersechino e convergano proficuamente.

vorrei allargare il mio discorso mettendo a fuoco precedenti filoni diricerca in Parapsicologia e individuare le conseguenze e anche i limiti incui incorre una scienza umana che dà tanta importanza all,esperimento.Ilmio discorso toccherà argomenti ben noti che si incontrano comunemen-te quando si studia la casistica spontanea: ra raccolta dei casi, il loroesame e gli studi cosidetti "sul campo". Anche se non scendo in dettaglidesidero citare quante e varie sono le metodologie, come le ha elencaterecentemente la white (1992), come pure voglio citare la difesa cheBraud ha fatto (1994) dell'esame delle nostre dirette esperienze. E comedisse Rhine quaranta anni fa (lgbs) la questione non è limitata solo dalconfronto fra sperimentazione e casistica spontanea. Fra queste duecategorie ci sono graduali differenze che complicano il problema quando

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si prende in esame per esempio una esperienza indotta. Di conseguenza

cercherò di rendere più semplice iI dibattito per favorire la discussione'

Il d.eclino d.ella casistica spontanea

Nella Parapsicologra di lingua inglese, mentre si affermava il para-

digma di Rhine, ci fu un chiaro declino della casistica spontanea. Nancy

Zingrone (1988) documentò questa tendenza nel suo studio quantitativo

delle riviste parapsicologiche americaane. Anch'io ho constatato questa

tendenza nei lavori presentati alla Parapsychological convention da

prima del 1958 ad oggi (vedi tabella 1). Per esempio, casi come il famosoiFantasma di Cheltenham" (Morton, 1892), o il caso "Chaffin Will" (Case,

Lg27), il caso wilmot (sidgwick, 1891) o il caso del poltergeist di Karin

(wijk, 1905), oggi sono molto più rari. così come lo sono casistiche tipo"Phantasm of the Living" (Gurney, Myers, Podmore,1886) o I'ultima pub-

blicazione di Camille Flammarion (1890), di Ernesto Bozzano (1923)

o l,opera di walter Franklin Prince (1928), per citarne solo alcuni.

Anche se dobbiamo andare cauti nel generalizzare quando si esce

dalla Parapsicologia di lingua inglese, è corretto dire che negli anni '40

e ,50 il metodo di ricerca ha virato dalla casistica spontanea e dallo

studio della medianità, agli esperimenti sulla ESP e sulla PK. Questo

cambiamento è chiaramente visibile nel libro di Amadou "La Parapsy-

chologie" (1954), in "Extrasensory Perception after Sixty Years" di Pratt

et al. (1940), in "Telepathy" di crington (1945) e in "Modern Experiments

in Telepathy" di Soal & Bateman (1954).

Anche se in Europa la ricerca ha mantenuto il suo "flavour", ci sono

stati esempi di ricerca con il metodo quantitativo e con procedure a,,scelta forzata" che risentivano della posizione prestigiosa americana e

recavano il marchio dellla obbiettività. Ricorderò gli studi di Urban in

Germania. zorab in olanda, Perot in Francia e Buscaroli in Italia. In

America Latina il miglior esempio è forse l'opera di Fernandez.

La nuova Parapsicologia sperimentale ha, inoltre, mostrato un atteg-

giamento molto critico verso i casi spontanei. Nel 1947 Ehrenwald scri-

veva: "La ricerca psichica contemporanea si va4ta giustamente di avere

superato il periodo in cui si fondava principalmente su aneddoti.."(1947,

6Oj.Anctre J.B.Rhine e sua moglie Louise vedevano il passaggio dalla

aneddotica alla sperimentazione come la via naturale attraverso cui

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doveva svilupparsi una ricerca scientifica per potere passare da unostadio ad un altro più evoluto. euesta prospettiva può avere anchequalche valore per i vantaggi che hanno le ricerche di laboratorio, madal punto di vista storico in generale e della parapsicologia in partico-lare, è viziata dal fatto che prende come modello lo sviluppo delle scien-ze fisiche, ignorando totalmente le scienze sociali ed umane che hannoloro particolari problemi, necessità e una loro specifica complessità.

La ricerca sulla casistica spontanea è stata compromessa da duepubblicazioni, una di Rhine e una di D.J. west, entrambe del 1g4g. Nei"Proceedings of the s.p.R." west aveva affermato che le testimonianze,in certe relazioni, erano inaffrdabiti quanto a memorizzazione ed altro.Rhine, dal suo canto, nel "Journal of parapsychology,' sostenne che lacasistica non avrebbe mai potuto dare prova della esistenza della psi,ma solo spunti per nuove ricerche di laboratorio. euesto punto di vistafu sostenuto in diverse pubblicazioni dei coniugi Rhine e questo puntodi vista risultò implicito anche nella casistica raccolta da L.E.Rhine(19521-1953). critiche ulteriori comparvero nei libri di Flew, Amadou,Rao, e Thouless, come pure in diversi articoli.

Il fatto poi che questa posizione sia stata fortemente criticata, insenso negativo, da stevenson e Braud, e che molti autori abbiano difesocon i loro scritti la ricerca nel campo dei casi spontanei, non cambia ilfatto che molti autori hanno etichettato la suddetta ricerca metodolo-gicamente "inferiore" a quella sperimentale. Le conseguenze sono chia_re: qualcosa bollato come erroneo, difettoso ed inferiore, avrà scarsoprestigio e poco seguito. come conseguenza, nelle ultime decadi ben pocosi è fatto nel campo della casistica spontanea.

Il problema di quale valore abbia ra casistica spontanea come provadell'esistenza della psi, non è risolvibile come una questione di bianco onero. Ci sono molti problemi, è vero, ma ciò che mi preoccupa è lavisione angusta di coloro che dicono che quella ricerca è inutile.

L'utilità di ciò che facciamo, compresa queila di raccogliere provesperimentali, è solo una questione di grado. prova di unl maggiorevalidità e aflidabilità dell'esistenza della ESp e della pK, si può otteneredalla sperimentazione,,ma ciò non vuol dire che i casi spàntanei nonsiano probativi. come w. carington ha scritto nel suo libro ,,Telepathy"(1945) il problema non è quello di trovare una prova assoluta. caringtonfa un confronto con la Etologia e la storia nelle quali errori, non presen-

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ti in una sperimentazione, esistono, ma ciononostante permettono ai

ricercatori di raggiungere un certo grado di consenso e di conoscenza'

pur entro certi limiti. Att.h" in Psichiatria, sociologia e Antropologia,

succede altrettanto. se altre scienze possono usare la casistica sponta-

nea come fonte di conoscenza, perchè ciò non è ammesso quando si

tratta di ParaPsicologia?

Qualcuno potrà dire che questa casistica è troppo approssirnativa e

imprecisa per portare qualche conoscenza nel nostro campo. Ma questo

puù essere facilmente controbattuto dalla considerazione degli svantaggi

e della limitazione che derivano dalla severità e precisione dell'esperi-

mento in laboratorio. E sono proprio le caratteristiche della casistica

spontanea che aumentano il loro valore come ricerca'

Altri diranno che i fenomeni non sono credibili e che il campo della

nostra ricerca è sotto continui attacchi e che questa è ragione più che

sufficiente per usare solo Ia metodologia sperimentale. vorrei dire che

noi siamo troppo ossessionati dal problema della credibilità, più di quanto

Io sono le Scienze sociali e comportamentistiche, che raccolgono la

maggior parte dei loro dati dalla ricerca non sperimentale'

Permettere che timori "politici" limitino il nostro orizzonte di ricer-

ca, è limitare il nostro concetto di scienza, è un assumere una posizione

che sarà fortemente limitativa.

Molti scrittori scrivono che la prova è una questione di grado e che

è desiderabile una metodologia pluralistica. simili dichiarazioni comun-

que non si adattano a quelto che accade nel nostro campo' Questo lo si

può vedere dallo scarso ,rrr-"ro di lavori sulla casistica spontanea che

sonostat ipresentat i inquesta..Convent ion".Aggiungoche,comeègiàsuccesso per altre pubblicazioni, che vedevano i casi spontanei come

ispiratori di ipotesi (Rhine, 1948; L.Rhine, 1967; Thouless' 1972) un

cerlo reuiual della ricerca nella casistica spontanea è dovuto al fatto che

questa viene valori zzata come un correlato ai test sperimentali, come

accade per il Ganzfeld. charles Honorton (1993) espresse questo punto

di vista-quando scrisse che le esperienze spontanee "fornivano elementi

predittivi di successo in laboratorio meglio di qualunque altro elemento

usato fino ad allora,,. Di conseguenza questa prospettiva svaluta i casi

spontanei ponendoli all'altezza di semplici corollari del metodo speri-

mentale.

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un altro elemento che mostra la scarsa consid.erazione di questa ri-cerca può essere offerto dal modo in cui alcuni libri di testo parlano dellacasistica spontanea. In molti di questi libri gli autori non mettono mi-nimamente in dubbio la possibilità che gli esperimenti portino conoscen-za, ma sistematicamente ne mettono in dubbio il valore della ricerca.Rhine & Pratt's in "Parapsychology: frontier science of the mind" (1gbz).K.R.Rao in "Experimental Parapsychology" (1966) e Louisa Rhine in"Psi: what is it?" (1975) sono esempi di questa acritica posizione versola sperimentazione contrapposta a una posizione ipercritica verso i casispontanei. Altri libri quali: Edge et al. "Foundation of parapsychology(1986) e Broughton "Parapsychology: The controversial science,' (1gg1)criticano la casistica spontanea senza sottoporre a uguale critica il labo-ratorio. Questo dice tutto sulla posizione preconcetta di alcuni dei nostriricercatori. Fortunatamente si tratta di un atteggiamento critico unila-terale. rnvece noi abbiamo bisogno di discussioni che tengano tutti imetodi sullo stesso piano.

I timiti della sperimentazione

E'ben noto che la ricerca sui casi spontanei è viziata da molti pro-blemi quali la diffrcoltà di valutare la casualità, la capacità mnemonicadei testimoni, l'errata identificazione, ra frode ecc. Ma ci sono moltiproblemi che limitano pure la validità delle conoscenze acquisite tramitela sperimentazione. Problemi come il contesto in cui il soggetto è speri-mentato, quello che è implicito nelle modalità sperimentali e nelle rela-tive istruzioni. La pressione psicologica a fornire buoni risultati, la per-sonalità dello sperimentatore e la sua capacità di condurre buoni rap-porti interpersonali, la artifrciosità della situazione, sono solo alcuni deiproblemi più owi: (Rosenthal & Rosnow, 1969; weber & cook, lg72).Tutto ciò non è discusso nella nostra letteratura con lo stesso approfon-dimento con cui lo sono le pecche della casistica spontanea.

un altro indice di questo clima è il modo d.iverso di reagire allacritiche. Nel suo ben noto articolo pubblicato su ,,Advances in parapsy-chological research" Akers (1984) scriveva che gli studi sperimentalimoderni sulla psi presentano reali e potenziali problemi metodologici erisentono di manchevolezze nei modi in cui sono riferiti. però sono pochii ricercatori che sembrano ammettere che il metodo sperimentale pre-senta delle incrinature o che dovrebbe essere senz,altro abbandonato.

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Ma questo è esattamente quanto hanno detto per anni della ricerca suÍ

casi spontanei.

Noi non solo dobbiamo riconoscere che molti problemi pesano sul

metodo sperimentale, ma dobbiamo ammettere che i vantaggi che ci

offre sono relativi. Martin Orne (1971-) ha scritto che "le osservazioni di

laboratorio non sono necessariamente dati migliori, sono soltanto dei

dati meglio controllati nel senso vero della parola, ma lo sono meno in

un altro senso". Esempi di ciò che non è controllato nella sperimentazione

sono Ie dinamiche fra soggetti, sperimentatori e assistenti, le ansie del

soggetto durante Ia sperimentaziorte, o in reazione all'ambiente del Ia-

boràtorio, e infine Ie motivazioni e i bisogni non esplicitati del soggetto'

Nei riguardi di questi ultimi Richard Broughton (1993) ha scritto che "I

parapsi"ologi sperimentali hanno rispettato solo a parole il particolare

caratlere della psi che è quello di soddisfare a un bisogno". Questo è

chiaramente leggibile nelle domande che noi poniamo ai soggetti cui

chiediamo di svolgere un compito, compito che nella migliore delle ipo-

tesi non è importante per la loro psicologia, per i loro bisogni e per le

loro motivazioni, e nella peggiore è addirittura senza significato.Non

dico che gli sperimentatori nel nostro campo siano stati completamente

sordi a queste istanze e che non abbiano fatto dei progressi in questo

campo. mratti nella storia della Parapsicologia sperimentale ci sono dei

tentativi di rendere la situazione di laboratorio più simile a quella della

vita di ogni giorno. ci sono esempi di sperimentazione moderna ma

qualitativa, che si svolsero negli anni 40 e 50 in parte come reazione

all'approccio di Rhine di tipo statistico.

Questo tipo di approccio che comprendeva I'analisi dei dati sia psico-

logica che mldica, fu considerato da molti un tentativo di ricondurre la

psi netta vita di tutti i giorni. Molto di questo lavoro è stato fatto da

parapsicologi non di lingua inglese. citeremo il lavoro a risposta libera

ai pi"ro Cassoli ed Enrico Marabini (1954), come pure quello di Hans

Bender (1957). Fu sernpre in quegli anni che Orlando Canavesio fece

ricerche mediche con I'EEG sui sensitivi. Per ultimo, ma non certo per

importanza, i lavori -di tutta una vita- di René warcollier su responsi

a scelta libera. Altri esempi per portare anche le prove quantitative a

scelta forzatapiù vicine alla vita di tutti i giorni, includono i test di Fisk

(1951), i test competitivi di Ratte (1961); I'impiego di test quantitativi

ma con contenuti fantastici di Anderson (1966); I'impiego di coppie in-

namorate di Beloff (1973); gli esperimenti di Johnson (1973) di ricercare

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nel contesto di prove accademiche manifestazioni non intenzionali.

si sono impiegati altri metodi per fornire ai soggetti dei compiti piùnaturali che con le carte zener. euesti tentativi includono i lavori diCassoli e Marabini (19b4) su drammatizzazioni teatrali di situazioniparticolari. Di questo tipo sono anche i lavori di Krippner, ulmann eHonorton (1971) che hanno usato mezzi multisensoriali in aiuto alratrasmissione telepatica. Interessante l'impiego - come bersaglio - di lo-calità geografiche nei cosidetti test di "remote viewing" (visione a di-stanza), (Dunne & Bisaha, LgTg), e di stati emotivi (schouten, Lgg0). rrisveglio di interesse per i test a risposta libera cominciò negli anni 60,continua tutt'oggi e ci ha portato più vicino alle situazioni della casisticaspontanea. va incluso in questo trend il lavoro sulla ESp durante ilsonno (ulmann e Krippner, r-gz0), e in stato di oBE (Tart, 196g). Diparticolare rilevanza in questo periodo fu la presentazione da parte diRex stanford del modello PMIR che resta il solo programma di ricercastudiato per saggiare le facoltà psi che possono manifestarsi all,insaputadi chi le vive, durante la vita di tutti giorni.

Queste ed altre innovazioni metodologiche hanno cambiato il nostrocampo di ricerca. Hanno creato una nuova parapsicologia sperimentalepiù attenta alla psicologia del soggetto. euesto atteggiamento negli ul-timi anni ha portato a tentativi di trattare i soggetti come esseri umani,di farli sentire a loro agio pur entro le severe condizioni costrittive di unlaboratorio. La dinamica psicologica che si svolge nelle interazioni uma-ne non ha destato l'interesse degli sperimentatori e quindi non è com-parsa nelle loro relazioni. Ma ci sono studi che hanno tenuto conto diqueste variabili. Bononcini e Rosa (lgsz) hanno fatto ricerche sulla di-namica di gruppo, come lo ha fatto Carpenter (1ggg). patric Giesler(1985a, 1985b) nelle sue ricerche sul campo tenne in considerazione ilcontesto culturale in cui operava. La preoccupazione di Giesler per ilcontesto sociale, per i bisogni e per le credenze dei suoi soggetti, cam-peggla senza precedenti nella letteratura parapsicologica sperimentale.

comunque una cosa è parlare di esperimenti validi da un punto divista ecologico per la sensibilità psicologica e sociale dello sperimentatore,un'altra è parlare dell'eterno problema scientifico che può esprimersicosì: fino a che punto è lecito generalizzare i risultati ottenuti in labo-ratorio per portarli fuori del contesto sperimentale? Non ha importanzail fatto che i nostri esperimenti siano appropriati e sensibili: noi stiamo

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trattando ancora in condizioni che mimano la vita reale, che sono arti-ficiali e tali rimangono anche se noi apportiamo modifiche di laboratorioo teniamo in considerazione I'atteggiamento psicologico dei soggetti. Datoquesto per certo, qual'è l'effetto di queste condizioni sui nostri risultati?Qual'è la validità della conosceîza raggiunta sperimentalmente in que-ste condizioni? Si possono trasferire dati sperimentali ad altri contesti?Questi problemi sono stati discussi in Psicologia, ma non sono mai statirisolti.

Io non voglio dire che la ricerca sperimentale non è valida, perchè ciòche dimostra non può essere genetalizzata che in parte. Ma uno ha ildiritto di chiedere se i repeÉi sperimentali sono sempre validi fuori dalcontesto in cui sono stati studiati. Io vorrei porre la stessa domanda acoloro che simulano uragani in laboratorio e a chi studia il comporta-mento degli animali in gabbia. Questo è il problema cruciale che presen-ta gia la Psicologia che la Parapsicologia. Se i risultati della sperimen-tazione delle facoltà psi non possono essere generalizzati, noi stiarnostudiando una scienza dawero limitata e triste.

Considerazioni di questo tipo non sono nuove per la Parapsicologia.Antiche discussioni sugli studi di W.J.Crawford (1916), diBozzano (L929)e di Sudre (1956i1960) sulla levitazione del tavolino, hanno sostenutoche Ie caratteristiche meccaniche della PK "scoperta" da Crawford nonerano che la conseguenza delle sue idee e del metodo che usava.

Pierre Lebiedzinski (1924) ha sostenuto che le comunicazioni deglispiriti e i controlli spiritici sono caratteizzatí dal modo in cui essi sonostudiati e dai presupposti e credenze di coloro che prendono parte aquella ricerca. Possiamo usare lo stesso tipo di critica anche nelle ricer-che di laboratorio per lo studio della ESP e della PK? Anche se ci sonoprove dell'effetto sperimentatore nei test psi (White, L977), noi nonsappiamo con cerLezza se le caratteristiche vere della psi in laboratorione sono state contagiate o no. Vorrei aggiungere che la discussione suicosiddetti "effetti psi" deve essere attentamente considerata prima cheuno Ii dichiari prova della natura e delle caratteristiche della psi, cosache è stata fatta in passato (Rhine & Pratt, L957). Mi riferisco quiall"'effetto di posizione", allo "spostamento", allo "psi-missing", all'effettodifferenziale e preferenziale e al più recente concetto di "fi.rma". Anchese uno può discutere sul modo in cui questi effetti si manifestano nellavita di tutti i giorni (per esempio L.Rhine, 1965) io penso che questi

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risultati possono informarci più sul modo di effettuare in laboratorio le

varie prove, che sulla natura della psi. Questo può essere proprio il caso

degli effetti di declino, di posizione e differenziale in cui questi effettipossono essere la conseguenza della condizione sperimentale, monotona

e limitante. In sostanza, per citare Rex Stanford (1990) anche se lui lo

diceva in un altro contesto, "la cautela e il coinvolgimento autocoscientedell'Io, caratteristici del tipico esperimento di laboratorio, possono distor-cene i risultati in vari modi".

I uantaggi dei casi spontanei

II vantaggio notevole degli studi sui casi spontanei, è che permettono

di controllare se i risultati del laboratorio possono riscontrarsi anche al

di fuori del contesto sperimentale. Questo ci può aiutare a stabilire sequello che alcuni prendono per caratteristiche intrinsiche (specifiche)

della psi, sono solo risultati che sono stati determinati dalla situazione

sperimentale. Cambiando il contesto in cui accadono, possiamo studiareIa psi da prospettive convergenti. Non è che io proponga I'uso dei casi

spontanei come materiale complementare al metodo sperimentale, maquello che suggerisco è che i casi spontanei siano visti e considerati nel

loro giusto valore, materiale capace di fornire utile conoscenza sulla psi.

Per esempio, sia Tyrrel (1946) che Ehrenwald (1947) hanno criticato la

eccessiva fiducia di Rhine sul fatto che i test con le carteZenet potessero

costituire una base per discutere se Ia psi potesse essere vista come unfatto percettivo. Essi dissero che la varietà di aspetti che assumeva la

casistica spontanea dimostrava un quadro differente e più complesso diquello che si può avere leggendo gli scritti di Rhine.

Se confrontiamo quello che sappiamo dalle ricerche sul poltergeist

con ciò che sappiamo dagli esperimenti con la PK, si può meglio chiarireil concetto illustrato più sopra. Gli studi sui movimenti spontanei di

oggetti hanno suggerito l'ipotesi che essi diminuiscano in funzione delladistanza (Roll, Burdick e Jones, 1973). Questo non risulta alle ricerche

sulla PK in laboratorio.

Continuando sull'argomento possiamo chiederci se altre generaliz-

zazioni, che abbiamo appreso studiando Ia psi in laboratorio, siano va-

lide. Molte ricerche su particolare variabili psicologiche come il credereo meno nella ESP, I'estraversione e I'introversione, ed altre variabili

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della personafita, non ci dicono molto sulla ESP in sè, ma soltanto ciinformano sulla capacità del soggetto ad ottenere o meno risultati insituazioni artifrciali. Per esmpio, i test a scelta forzata condotti su psicotici(Zorab,1957) per vedere se hanno capacità psi e che hanno dato scarsirisultati, ha indotto alcuni a concludere che la ESP è una capacità nor-male senza relazioni con le malattie mentali (Rhine, Pratt, L957). Ma hasenso sperimentare su schizofrenici usando dei test a scelta forzata cherichiedono attenzione ed interesse, qualità che mancano in questi pa-zientT? (Rogo, 1986). In contrasto,le osservazioni cliniche molto ambiguee problematiche di psichiatri, come è il caso di Ehrenwald (1947) sugge-riscono che la ESP negli psicotici può interagire con la sindrome inoggetto e con i bisogni del paziente. Il correlare tutto questo con situa-zioni sperimentali di laboratorio dimostra mancanza di sensibilità neiriguardi delle dinamiche che sottendono e i fenomeni psi e la psicopa-tologia. Gli stessi problemi sorgono nella ricerca sperimentale quandoha voluto studiare le capacità psi in rapporto alla irritabilità nervosa oad altre variabili psicologiche.

Lo stesso si può dire dei tentativi di generalizzare sulla distribuzionedella psi fra gente di culture diverse, come nei lavori di Foster (1943)con gli indigeni d'America, e di Rose (1951) con gli aborigeni dell'Austra-lia, nei quali entrambi i ricercatori portarono sul luogo l'applicazione deimetodi a scelta forzata. Il non avere tenuto conto delle differenze cultu-rali nell'uso dei nostri test in simili condizioni. è stata criticata da molti(Pobers, 1956) e Giesler (1984).

Questi esempi non sono recenti, ma noi possiamo estrapolarli aglistudi in Ganzfeld e ad altre situazioni sperimentali in cui sono sommi-nistrati dei test per conoscere la personalità e Ie variabili cognitive deisoggetti.

Per completare gli studi sperimentali sulla psi e stato mentale, pos-siamo seguire I'esempio della psichiatria, che ha usato metodi non spe-rimentali per integrare i dati clinici e di laboratorio. Per esempio, lacasistica raccolta sulle personalità multiple (Ross, Miller, Reagor, Bjorn-son, Fraser & Anderson) e la rassegna di studi sulla distribuzione difenomeni dissociativi fra la popolazione in generale, (Ray, June, Turay& Landy) sono stai fondamentali per il miglioramento della comprensio-ne di certe psicopatologie. Naturalmente ci sono sempre problemi diattendibilità con le casistiche e studi relativi, ma questi problemi pos-

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sono essere trattati con attenzione e buon senso. Nella letteratura cisono già esempi di casistiche che ci offrono degli spunti per la ricerca.Gli studi sul poltergeist di W.Roll (1970) ne sono un esempio, come i casi

studiati da Hyslop (1909) e McHarg (1973) nei quali sono presi in con-

siderazione le eventuali componenti psi di reali componenti allucinatorie'Spero che questo indirizzo di ricerca continui con la raccolta di un più

largo numero di casi come pure con lo studio di casi singoli.

In riferimento ai problemi antropologici, la casistica spontanea cioffre la possibilità di saperne di più sulle correlazioni culturali e psico-

logiche della psi. Per esempio il confronto che fa Stevenson fra i casi di

reincarnazione indiani e americani ci aiuta a meglio comprendere quelle

culture, come pure gli studi recenti di McClenon (1994) con studenticinesi, giapponesi e americani. Piero Cassoli (1955) ha condotto in Italiadelle ricerche su casi singoli, come ha fatto Patric Giesler in Brasile(1982). Il metodo usato in questi studi è più sensibile alle dinamicheculturali e sociali. Inoltre Cassoli sottolinea l'importanza delle credenzereligiose e dei contesti famigliari per meglio interpretare i vari aspettidi casi di visioni religiose, di guarigioni e di Madonne piangenti.

Giesler si serve dell'Antropologia "simbolica" nel suo lavoro e questogli permette, in un caso di poltergeist, di esplorarne i significati e l'im-patto sociale che si realizzano in un ambiente ritualmente condizionato.Approfondimenti di questo tipo sono praticamente impossibili in labora-torio.

Questo è il punto: i risultati sperimentali possono darci solo la metàdell'intero panorama. In alcuni casi I'approccio non sperimentale costi-

tuisce una metodologia superiore a quello sperimentale perchè possiamo

documentarne il più ricco contesto sociale e studiarne Ie variabili psico-

logiche che vi si presentano. L'intuizione profonda che ne consegue, valebene per noi la perdita di precisione e di controllo su alcune variabiliimportanti.

Possiamo anche discutere i limiti del metodo sperimentale se pensia-

mo a fenomeni non adatti a tale tipo di investigazione, come le impres-sioni telepatiche, le apparizioni, i casi di reincarnazione, le visioni alletto dei defunti, la PK non ricorrente, il poltergeist e le esperienzeperimortali. Anche îyrrel nel 1946 disse: "Noi possiamo applicare ilmetodo ortodosso usato dalla scienza a un angolo della ricerca psichica,non a tutto il campo." In qualche caso, come nello studio di Maher e

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Hansen (1992) su un caso di infestazione, possono realizzarsi dellericerche semi-sperimentali. Ma se noi enfatizziamo troppo I'esperimentoe lo riteniamo la via maestra per arrivare ad una conoscertza, rre conse-gue che in pratica molti dei fenomeni fondamentali della Parapsicologiarimangono inesplorati, dimenticati e trascurati, perchè non li si puòimprigionare entro quel metodo. Forse è questa la ragione per cui questemanifestazioni sono state ignorate negli ultimi anni.

Invece di studiare i fenomeni che sconcertano la gente e che sono cosìimportanti per le loro credenze, rtoi abbiamo scelto una Parapsicologiapiù facile da trattare e che richiama la rispettabilità e la precisionedella Fisica e della Psicologia sperimentale. Noi abbiamo definito questoapproccio come rigoroso e di costo preventivabile. Ma stiamo pagando uncaro prezzo per questa scelta. L'insieme della nostra ricerca, così confr-nata, non dice che ben poco alla gente di ciò che gli accade. Noi siamosempre più ignoranti sulla conoscenza fondamentale del fenomeno chedovremmo essere capaci di spiegare o almeno di comprendere meglio.

Certo la meta di molti sperimentatori non va al di Ià di questo livellodi comprensione dei fenomeni. Non voglio negarne il valore. Ma forseKarlis Osis (1985) delineò bene la situazione quando scrisse: "Noi dob-biamo'volare basso'se vogliamo facilitare la sperimentazione di labora-torio. Sfortunatamente abituandoci a volare basso tendiamo anche arestringere il nostro orizzonte, così come una piccola chiazza di lucecopre solo un piccolo frammento di realtà". Una conseguenza di questalimitazione -forse uno degli intendimenti di Rhine e dei suoi collabora-tori- è una Parapsicologia defrnita solo come lo studio della ESP e dellaPK, resa operativa nei suoi confini limitati, per adattarsi al contestosperimentale. Ma che ne sarà della nostra intenzione di comprendere leesperienze così ricche che la gente vive durante Ia vita?

Noi prestiamo pochissima attenzione ai fenomeni che storicamentesono stati di importnza capitale per tratteggiare I'esperienza umana. Stoparlando dell'influenza c}ne hanno avuto i fenomeni paranormali sullecredenze, sui rituali, sulle religioni e sulle varie istituzioni sociali epolitiche attraverso i secoli. Fra questi includiamo le credenze nei potericurativi di alcuni Re d'Europa (Bloch, l96L/73), le apparizioni dellaVergine Maria (Zimdars-Swartz, f991); i miracoli dei Santi (Ward, 1982)ed "epidemie" di reuiuals religiosi e di possessioni collettive riferite nellastoria degli ultimi secoli in Europa (Knox, 1950). La Storia dello

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spiritualismo ci insegna che il credere e il praticare la medianità siamentale che fisica, ha avuto profondo impatto sulla posizione sociale dialcune donne (Braude, 1989). Recenti studi e sondaggi hanno dimostratoche una signifrcativa parte della popolazione pretende di avere avutoesperienze paranorrnali. Haraldsson e Houtkooper (1991) hanno com-piuto delle indagini su campioni rappresentativi di popolazione di tredi-ci nazioni europee e degli Stati Uniti. In questa indagine erano stateposte tre domande sulla telepatia, sulla chiaroveggeîza e sui contatticon i defunti. Anche se la loro interpretazione è opinabile, risultò checirca 100 milioni di europei occidentali e circa 150 milioni di americaniriferivano di avere avuto almeno una esperienza di quel tipo. Sfortuna-tamente la maggior parte dei parapsicologi rifruta di affrontare diretta-mente queste affermazini e fa molta attenzione a non essere confusacon chi tratta questi fenomeni e con chi li vive sulla propria pelle.

Senza tenere conto di questi milioni di individui che hanno questeesperienze, continuiamo a fossilizzarci su condizioni di laboratorio arti-ficiali e su metodi che nel migliore dei casi aggrediscono i problemi

creati dall'esperienza solo indirettamente.

Anche quando alcune esperienze paranormali sembra possano esserestudiate sperimentalmente, noi perdiamo di vista sia il loro signifrcatoche la loro intensità emotiva. Anche Stevenson (1981) ha detto: "Noi

possiamo osservare Ie conseguenze di forti stati emotivi molto meglio neicasi spontanei che in laboratorio. Le forti emozioni che si provano nellavita non si presentano in laboratorio, o lmeno non spesso. Mi riferiscoad awenimenti come gravi malattie, incidenti, stress di vario tipo e -

sopratutto - Ia morte". Fate un confronto, per esempio, fra il tipo di ESPche si riscontra nei sogni premonitori di un disastro - come quelli stu-diati da Barker (1967) e Stevenson (1970) - e quelli così emotivamenteirrilevanti degli esperimenti sulla telepatia durante il sogno condotti daUllman e Krippner (1970). Aggiungo che le cratteristiche affettive epercettive delle esperienze di OBE studiate in laboratorio (Tart, 1968)impallidiscono di fronte a quelle descritte da ricercatori tipo Celia Green(1968). La questione che ne nasce non è se stiamo trattando con duedifferenti fenomeni, ma che non comprendiamo ciò che accade alle espe-rienze fenomenologicamente più semplici del laboratorio. La ricerca suicasi spontanei offre il meglio quando studia queste esperienze nella lororicchezza e varietà. Come si può vedere nella fig.2, quando si esaminanodelle esperienze di ESP, si possono ottenere informazioni sul tema, sulla

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forma, sul tipo, sulla incidenza della esperienza in esame (fra gli altriv. Irwin, 1994). La fig.3 fornisce una veduta più dettagliata di una diqueste variabili: la forma. Queste variabili possono essere studiate van-taggiosamente senza le limitazioni del metodo sperimentale e ponendo

attenzione alle interazioni fra le variabili (Schouten, 1979, 1981,1982).I nostri studi ci possono dire molto circa la distribuzione statistica dicerte affermazioni. Ho confrontato il risultato di quattro indagini concampioni di studenti, usando il questionario di Palmer (v. fig.4). Questistudi, condotti in Brasile, India e Stati Uniti, ci danno una idea dellafrequenza con cui si presenta ogni presunto fenomeno. La frgura mostra

che la ESP in stato di veglia e di sogno è di più frequente riscontro, mentrel'aura e il movimento di oggetti sono i più rari. Inoltre ci sono delle nuovericerche indfuízzate allo studio delle relazioni fra le diverse esperienze(Alvarado & Zingrone, L994; Palmer, 1979) e spero che in futuro si potrà

saperne di più su come si struttura la funzione psi nei casi spontanei.

Lo studio del poltergeist è un altro campo che può offrire molto sugliaspetti fenomenologici e contestuali di una esperienza spontanea, non

ottenibile altrimenti. Studi di singoli casi come quelli di Karin (Wijk,1905),

Seaford (Pratt & Roll, 1956), Miami (Roll & Pratt, 1971), Rosenheim(Bender, 1968) e Garulhos (Andrade, 1984), sono di valore inestimabiletanti sono gli elementi che forniscono in merito alle loro caratteristichee al contesto sociale. Una prospettiva fenomenologica ancora più comple-ta ci è offerta da Cox (1961), Roll (1977), Gauld (Gauld & Cornell, 1979)e Huesman & Schriever (1989).

Un altro esempio ci è fornito dai casi di ESP ricorrente nei sogni.Marabini (1956) ebbe I'opportunità di studiare i sogni di un singolosoggetto. Egli ne mise a fuoco il contenuto simbolico e rilevò le somi-glianze con iI contenuto di sogni non paranormali. Anche Schriever (1987)

e Stevenson (1992) sottolineano la ricchezza fenomenologica che derivadagli studi sulla ESP durante i sogni.

In breve, vorrei dichiarare ciò che appare owio. Per capire la feno-menologia spontanea, ci vuole Ia fenomenologia spontanea. Non c'è nullache possa sostituirla. Sfortunatamente la ricerca di questi ultimi anniha dimenticato questa owietà. Questa dimenticanza è una sfortuna nonsolo per l'approccio oggi prevalente in Parapsicologia - quello fondato sulmetodo - ma perchè ci induce a non riconoscere o a non avere cura dellenostre responsabilità sociali come ricercatori.

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La gente che ci riferisce le sue esperienze vuole sapere che significatohanno. Quante volte ci è stato chiesto di dare una spiegazíone a ciò cheè accaduto a qualcuno, e noi non sapevamo cosa dire se non le solite coseowie per loro assolutamente inutili! Io mi sono trovato spesso in similifrangenti quando qualcuno mi diceva di avere memoria di vite passate,di avere avuto esperienze ESP, o esperienze perimortali, ed altro. Que-ste esperienze imbarazzantí le abbiamo fatte tutti. Tutti noi abbiamoavuto le nostre beghe davanti a queste domande e allora 1o, noi diciamoche su quell'argomento si sono fatte scarse ricerche, e aggiungiamo, sesiamo onesti e sinceri, che non sappiamo rispondere...2o, proponiamo unelenco di spiegazioni normali, sostenendo che in riferimento a ciò che ciraccontano, non c'entrano nè gli spiriti nè la ESP e così via. La cosa piùfrustrante di questa situazione non è tanto il non sapere cosa dire,quanto il dovere ammettere che noi, come parapsicologi, abbiamo sceltodi "non sapere", cioè di rimanere ignoranti. Perchè allora non consigliaredi condurre ricerche più approfondite sull'argomento?

Il trascurare i casi spontanei fa parte della concezione che abbiamodella Scienza in genere e della Parapsicologia in particolare. La Scienzamoderna, ivi incluse le Scienze comportamentistiche e sociali, si è fram-mentata in tante specializzazioni ed è diventata così accademica che lesue frnalità non sono sempre chiare. Come ha scritto il filosofo NicholasMaxwell (1984) sulla Scienza in generale e Abraham Maslow (1954) inPsicologia e Emiliy Cook (1991) in Parapsicologia, si è compiuta unascissione fra il sapere impersonale e obbiettivo e un tipo di conoscenzache si interessi dei problemi che nella vita per noi hanno un valore.

Questo comporta anche il fatto che dobbiamo stabilire quale postooccupiamo nel mondo, fatto che valuteremo studiandone i fenomeni eapplicando, per la soluzione dei nostri problemi, quello che andiamo viavia imparando. E così, posto iI problema, non c'è bisogno di alcun par-ticolare e preventivo metodo di indagine. Posizione particolarmente uti-le per discutere I'impiego dei casi spontanei nello studio di fenomeni chegeneralmente sono ritenuti in connessione con problemi come quellodella spiritualità, della soprawivenza, della evoluzione della personalitàe della salute mentale. Questi fenomeni sono studiati meglio fuori dallaboratorio, anche se talora da quei problemi può venirne un motivo,uno spunto per fare qualche ricerca in laboratorio. Un esempio ben notodi quest'ultima possibilità sono gli studi stessi del Rhine ("The reach ofthe mind", 1947, "New world of the mind", 1953) sull'ipotesi della non-

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frsicalità. Rhine giustificava i test con le carte e con i dadi dicendo che

i risultati potevano dire molto sull'esistenza di una parte non fisica

dell'essere umano. Si potrebbe dire -come fece Ferdinando Cazzamalli

nel 1954- che Rhine chiedeva un po' troppo a un giuoco di carte' Aggiun-go che se generalizzíamo fino a questo punto dovremmo prestare mag-giore attenzione ai casi spontanei che per primi diedero lo spunto per

quelle ricerche.

Ci sono molti campi che possiamo studiare tenendo bene in mentequanto abbiamo detto poc'anzi. Uno è lo studio dei rapporti fra Religione

e Parapsicologia così come risultano dallo studio dei miracoli nella tra-

dizione cattolica, islamica o di altre fedi. Salvo poche eccezioni questo

argomento non compare nei verbali della nostra ricerca. Ma di questi

fatti si è sempre parlato molto ed hanno avuto una straordinaria in-

fluenza pressochè ovunque. Autori come Quevedo (1971/1969), Raef(1970), Reginald Omez (1951/1959), Rogo (1982) e Thurston (1952) han-

no discusso di questi fenomeni e dei problemi concettuali loro connessi.

Sfortunatamente questi tentativi non ci hanno offerto degli spuntiper nuovi modelli nè indicazioni di come si svolgono i fenomeni. La

domanda più frequente è stata: nei contesti religiosi c'è qualcosa chepossa favorire il manifestarsi della psi? Dalle osservazioni di Leroy (1928)

sulla levitazíone, della White (1982) sui fenomeni ESP, o dagli studi che

io stesso ho effettuato sui fenomeni luminosi, sono emersi degli spuntiper cui possiamo dire che i fenomeni che si manifestano nella vita deiSanti, sono più cospicui di quelli constatati nei laici. Ma ne sappiamo

troppo poco per parlarne oltre.

Altre manifestazioni, come le apparizioni Mariane, un argomento di

cui parlò Dean Redin (1993) nella sua allocuzione presidenziale, ci pos-

sono perrnettere di studiare il contesto religioso tramite ricerche sul

campo. Un modello da seguire possono essere le ricerche di Gagliardi eMargnelli (1989) e Laurentin & Joyeaux (1985/87) che hanno fatto ricer-

che sugli stati psicofisiologici di bambini che dicono di vedere la Madon-

na e di parlarle.

Poi c'è I'eterno problema da risolvere nei confronti delle guarigioní

miracolose, delle visioni e della incorruttibilità dei corpi, della bilocazioneecc. Questi fatti possono essere spiegati ricorrendo alle interpretazioniconvenzionali della suggestione, della allucinazione o di una errata perce-

zione? Richiedono spiegazioni psicologiche? Un interessante esempio di

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possibile approccio è quello di Piero cassoli (1955). cassoli studiò unaragazza di 17 anni, Angelina Ronza, che diceva di vedere la Madonna,e contemporaneamente guarì di disturbi gastrici. La ragazza portavauno scapolare che si bagnava di un liquido (Iacrime?) mentre cadeva inestasi. Dopo una minuziosa analisi delle testimonianze e attraversopersonali osservazioni, Cassoli si indirizzò verso una spiegazione para-normale della lacrimazione. Ma la parte più importante del suo studiofu l'indagine sul contesto sociale della famiglia. L'indagine di cassolirivelò che Angelina viveva in un ambiente fortemente religioso in cuiera facile parlare di miracoli, che si accettavano come reali. I fenomenidi Angelina erano cominciati dopo che le era stata donata una reliquiadi un precedente ben noto caso di una statua piangente della Madonna.cassoli in altre parole sostenne la tesi che il contesto sociale nei feno-meni religiosi è importante nella determinazione e nella configurazionedei fenomeni stessi. Questa casistica è fondamentale per la comprensio-ne da parte nostra di questi fenomeni ed essenziale per valutare ledinamiche culturali e sociali che li sottendono.

L'argomento d.ei miracoli è legato ad un altro di grande interesse peril pubblico: la relazione fra spiritualità e fenomeni psichici. La spiritua-lità è diffrcile da definirsi, ma io vorrei dire che è uno degli argomentiimportanti che vanno affrontati usando i metodi sociologici. Rhea white(1982) ha notato che alcuni fenomeni di cui si parla nella vita dei santi,"forse sono associati al livello cui sono giunti nella loro ascesa mistica".un sostegno a quanto detto si può trovare nel tipo di misticismo e nellarelativa pratica, di individui per i quali un amore senza condizioni, lacarità e la vocazione per una missione, sono un modello di vita quoti-diana. uno studio di Malquìades Andrés Martìns (1975) sul misticismoin Spagna nel periodo fra il 1500 e il 1700 ha messo in luce che questatradizione mistica si fonda su una dedizione totale alla contemplazione,che comporta una trasformazione del sé ed una integrazione del concet-to di cristo e di Dio nell'essere stesso del mistico, trascendendo sia lamente che il corpo. come Felice Masi (1994) ha scritto in una discussio-ne sulle stigmate: "L'idea cristica di amore, passione e redenzione fa untutt'uno con I'individuo...L'aspetto psicologico non è di questa terra, nonè egocentrico e disturbato dalle preoccupazioni quotidiane". euesta di-mensione transpersonale non può essere misurata con i nostri strumentipsicologici. Essa richiede una analisi della storia della vita del misticoe della sua collocazione. Invece di trascurarli, dovremmo renderci conto

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che questi problemi per millenni sono stati di interesse preponderante

in molte forme di misticismo e di occultismo, e che a tutt'oggi sono

importanti per molti popoli della terra.

Ma ci sono altri problemi necessariamente collegati alla religione. Lagente, per esempio, vuole sapere perchè alcuni di loro vive tante diqueste esperienze ed altri una sola, e se sono da considerarsi diversi da

coloro che simili esperienze non hanno. Questo è il momento in cui la

nostra ricerca, con le dovute differenze individuali, potrebbe offrire a chi

fa simili esperienze, un qualche indirizzo e contemporaneamente per-

metterci di condurre delle ricerche basate su particolari ipotesi e model-

li. Le ricerche di Irwin (1979) sulle correlate cognitive della psi e sulle

esperienze collegate con la psi, la ricerca di Richard (1990) sulla facilità

di essere ípnotizzati, le nostre ricerche (Alvarado & Zíngrone, 1994)

sulla vivacità della vistalizzazione nell'immaginazione e la tendenza a

fantasticare, ci potranno aiutare a valutare certi aspetti psicologici dei

fenomeni psi in contesti naturali e quindi condurci a modelli che dovre-

mo verificare. Questa ricerca potrà anche aiutarci a spiegare perchè

alcuni hanno più esperienze di altri, cosa che preoccupa sempre chi le

rrive.

Inoltre lo studio dei casi spontanei offre la esclusiva possibilità diprendere in considerazione modelli di interazione complessa mettendo

tutti insieme variabili relative al contesto ambientale con variabili dellapersonalità e variabili cognitive. Noi abbiamo bisogno di sapere quanto

gli ambienti che generano emozioni e fede come le riunioni religiose, le

sedute medianiche e la solitudine, possano influire sui fenomeni paranor-

mali. Questi ambienti interagiScono con altre variabili psicologiche? Noigeneralmente ci focalizziamo su modelli semplici che mettono in corre-

Iazione la valutazione di una variabile psicologica con una esperienzapsi. Ma, come dimostrato dalla figura 5, la situazione potrebbe esserepiù complessa. L'influenza di variabili cognitive e della personalità, come

un carattere nevrotico, potrebbero essere contesto-dipendenti in quelle

situazioni naturali in cui si presenta il fenomeno psi. Altri esempi diquesto tipo di approccio possono essere dati dal modello socio-culturaledi Kelly & Lock (1933) sugli Stati Alterati di Coscienza e la psi, e il

recente modello di Irwin nel quale I'esperienza paranorlnale è vista comel'interazione di esperienze di vita, di credenze e di variabili cognitive.

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Modelli di questo tipo sono riscontrabili in molti settori della Psico-logia. Essi ci ricordano che è importante entrare nella struttura dellapersona, nei suoi bisogni, nelle sue motivazioni, come hanno fatto Bender(1966), Coleman (1964), Ehrenwald (1955) e Roll (1970). Inoltre in que-sti modelli possiamo anche includere l'importanza che queste esperienzehanno per chi le vive sia nel corso della vita che nel concetto che essihanno di se stessi.

Rivivo ancora I'impressione che ricevetti più di due anni fa duranteun colloquio registrato che feci a una donna che aveva frequenti fenome-ni psi. Diceva: "Queste esperienze sono parte di me come i miei occhi, lamia pelle, i miei capelli, ma incidono molto più profondamente. Perchègli occhi, i capelli, la pelle, possono andare perduti, ma queste esperien-ze non se ne vanno, continuano, continuano...". Simili dichiarazioni ciaiutano a capire ciò che Rhea White chiama "l'effetto increspature" (rippleeffect), che rappresentano I'impatto, il rilievo che queste esperienze hannosulla nostra vita. Tutto ciò che ho detto fin'ora può affrontare le doman-de che i soggetti ci rivolgono e alle quali non siamo capaci di rispondere.

Un'altra preoccupazione di molti soggetti è che ciò che vivono sianomanifestazioni di malattie mentali. Ricerche che affrontano il problemadi queste preoccupazioni sono rapprsentate dagli studi di McCreery eClaridge (1995) sulle relazioni fra OBE e schizoidi, gli studi di Persinger(1984) sui fenomeni psi e sintomatologia da sofferenza del lobo tempo-rale, e lo studio di Ross e Joshi (1992) su una serie di fenomeni psi e illoro rapporto con gli stati dissociativi ed esperienze traumatiche. Ma iparapsicologi sembrano restii a fare queste indagini. Così pure sembria-mo riluttanti a impostare un programma di ricerca di grande respiro chemiri a tratteggiare dei criteri empirici per una diagnosi differenziale fra,per esempio, schizofrenia ed esperienze ESP. Più di un secolo fa EdmundGurney parlò in generale di differenze fra allucinazioni telepatiche esoggettive in "Phantasms of the Living' (1886) e l'argomento è statoripreso da West (1960) e Marabini (1992). Ma mancano studi sull'argo-mento, che può essere meglio indagato usando I'analisi comparata comefanno spesso i ricercatori in Psichiatria che hanno sistematicamenteraffrontato differenti sindromi con precedenti condizioni e modelli dibase.

:

JI

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Casi spontanei ed esperirnenti in prospettiua

Fino ad ora ho discusso dei vantaggi della casistica spontanea e neho difeso la validità come approccio scientifico per lo studio della psi. Inparticolare ho sostenuto che lo studio della casistica è fondamentale inParapsicologia perchè offre una intuizione profonda ed unica della veraessenza dei fenomeni. Ho detto inoltre che lo studio dei casi ci permettedi affrontare problemi di natura sociale intrecciati in particolari reso-conti (come i miracoli), come pure di affrontare più ampi orizzonti comela spiritualità, la sanità mentale e le cause che stanno sotto a questieventi della vita della gente. La casistica spontanea può procedere pa-

rallelamente al lavoro di laboratorio. Così può risolvere il problema dicome certi dati (di laboratorio) possono essere generalizzati e trasportatiad altri contesti.

Il problema, come io lo vedo, non è quello di una competizione frametodologie diverse, sebbene mi renda conto che posso avere dato que-sta impressione con i miei commenti, specialmente quando ho citato casiin cui la casistica spontanea può essere superiore all'esperimento. Il miopunto di vista è di mettere sullo stesso piano metodologie diverse, inquanto penso che alcuni aspetti dei nostri problemi richiedono approccidiversi e che la metodologia deve essere scelta in base alla sua forza oalla sua debolezza (in quel determinato caso).

Nel criticare la sperimentazione ho messo in evidenza la difficoltà digeneralizzare i risultati del laboratorio come pure il problema dellavalidità dei risultati del laboratorio quando sono toccati da questioni

socio-psicologiche inerenti il contesto in cui si svolgono. Ma dobbiamoanche tenere presente che problemi simili ci sono anche nello studiodella casistica spontanea. Il contesto in cui sono pubblicati i casi o in cuisono riuniti a formare una casistica, le variabili inerenti alle varie situa-zioni che si presentano in una intervista, il modo di presentare un que-stionario, possono compromettere la validità e la possibilità di generaliz-

zazione dell'informazione che vi è raccolta.

Patric Giesler (1984) ha messo in luce, in antropologia, alcuni proble-mi che possono influenzare i risultati, quando I'osservatore, che si sup-pone imparziale, fa pesare quella che è Ia propria opinione in materia.Inoltre i fenomeni spontanei si presentano in contesti sociali molto di-versi, come le sedute medianiche, le esperienze di chi si sente vicino alla

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morte,la solitudine, i problemi religiosi, situazioni che necessariamentenon si possono generalizzare estendendole alla vita di tutti i giorni.

Sebbene alcune aree di ricerca in Psicologia mostrino che studi sulcampo possono offrire risultati diversi da quelli condotti in condizionedi laboratorio, e quindi più artefatti, altre aree dimostrano invece mag-giore concordanza. Questo problema non è altrettanto chiaro in Parapsi-cologia. E qui posso fare solo delle supposizioni. Come ci si deve compor-tare quando una ricerca sul campo produce risultati in contrasto conquelli sperimentali? Forse è il risultato non sperimentale quello che èproblematico, a causa della mancanza di validità dei mezzi usati. . Questiproblemi meritano più attenzione e ulteriore ricerca.

Noi dobbiamo seguire il pensiero di Campbell (1986) e Maslow (1954)quando sostengono che è più importante pensare in modo adatto a quelcerto problema, piuttosto che preferire un metodo solo perchè ci piace.

In Parapsicologia, quando abbiamo individuato un problema dobbia-mo sviluppare un programma di ricerca con metodologie multiple. Pro-durremo di più se affronteremo i problemi scegliendo vari approcci, piùo meno validi. E'ciò che Tyrrell nel 1948 chiamò "Sintesi convergente",cioè I'esaminare, il confrontare e iI riflettere su ogni fatto che possaavere rilevanza. IJn modo per attuarlo è quello di usare I'approccio spon-taneo e sperimentale nella stessa ricerca. Haraldsson (1975) mise inatto questo metodo quando correlò nel medesimo studio i risultati deitest ESP e i sogni precognitivi spontanei con la frequenza con cui ilsoggetto ricordava i propri sogni. Si potrebbe anche dar vita a un pro-gramma che includa le due metodologie come ha fatto Irwin (1981) stu-diando le relazioni fra l' "assorbimento" e le esperienze fuori del corpo,e Persinger (1987) mettendo in relazione ESP e campo geomagneticoParecchi degli studi recenti in Ganzfeld potrebbero seguire una via diquesto tipo e studiare sia i racconti di presunte esperienze ESP, comeregistrati nella modulistica sperimentale, sia i risultati dei test ESP inrelazione a mezzi di indagine psicologica come il NEO.

Anche se i dati per portare avanti una simile ricerca esistono inalcuni laboratori, gli sperimentatori che raccolsero questi dati sembrache abbiano interesse solo nei risultati sperimentali e al loro collega-mento con valutazioni psicologiche. E così pure awiene quando usano iracconti di presunte esperienze: lo fanno solo per prevedere i risultatidurante gli esperimenti. Bisognerebbe invece cercare le correlazioni dei

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valori del test NEO sia nei confronti dei risultati sperimentali che conla casistica spontanea.

Un altro esmpio di approccio potrebbe consistere in una combinazio-ne di metodi che di volta in volta diano risalto agli esperimenti o aireperti sul campo. Giesler mette in atto proprio questo indirizzo nello

studio che fa della psi nel suo manifestarsi (psi-in-process). Egli feceesperimenti in un ambiente culturalmente aperto ai fenomeni, utilizzan-do dettagliate informazioni etnografiche. Correlò i risultati sperimentalicon le informazioni ottenute con metodi osservazionali in modo che lesue conclusioni fossero più aderenti al contesto sociale del soggetto. E'anche possibile condurre delle osservazioní controllate e dei quasi-espe-

rimenti durante la ricerca sul campo, come quelle fatte da Roll e Pratt(1972) e da Mayer e Hansen (L992) nei poltergeist e nelle infestazioni,così come nei recenti studi psicofisiologici fatti sui bambini che dicono divedere la Madonna (Laurentin & Joyeaux, 1985/87).

Molto di più si potrebbe fare in questo campo. Per esempio, la ricercasperimentale ha nella sua storia degli studi che correlano la ESP con la

estraversione, con la credenza nei fenomeni paranormali e con Ia difesa

nei riguardi dei fenomeni psi, con la nevrotizzazione e gli stati alteratidi coscienza. Si potrebbe fare di più cercando di confermare I'esistenzadi tali correlazioni anche nei casi spontanei. Così come si può condurreuna ricerca sperimentale con soggetti classifrcati secondo il loro tipoprevalente di manifestazíone ESP, secondo la frequenza delle loro espe-ríenze e secondo il tipo di esperienze c}re dicono di avere avuto. Per

esempio, io direi che le alterazioni dello stato di coscienza e della pro-pria immagine corporea riscontrate durante il Ganzfeld, si correlanopositivamente con eventuali precedenti esperienze mistiche e di OBE,dato che anche questi ultimi fenomeni comportano cambiamenti dellostato di coscienza e della percezione del sè. Inoltre se un buon successonel Ganzfeld è correlato alle capacità di concentrarsi sul proprio Io in-

teriore, forse una persona che ha avuto una esperienza di OBE riusciràmeglio con i test ESP di una che riferisce di avere avuto episodi ditelepatia allo stato di veglia o di avere avuto delle apparizioni'

Quindi iI problema rimane quello di comprendere nel modo migliorela psi studiandola nei diversi contesti in cui si manifesta, usando diversemetodologie, una strategia che è stata suggerita anche da Braude (1994)

in un articolo sull'espandersi - sia concettuale che metodologico - della

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nostra Scienza. Anche se non è realistico attendersi che ognuno di noiimpieghi questo tipo di ricerca, si può almeno sperare che tutti insiemesiamo capaci di portare nuovi contributi alla casistica spontanea e diintegrare tutte le metodologie come ho suggerito. Vorrei insistere sulfatto che c'è ancora tanto lavoro in questa direzione. Talora sento dispendere tanto tempo a parlarne, come ho fatto qui, ma poco a lavorarcisopra. Devono aumentare tra di noi coloro che mettano in opera ciò chepredicano. Per cominciare dobbiamo migliorare il livello deimezzi e metodidi ricerca quando esaminiamo dei casi spontanei. Dobbiamo smettere distudiare solo i casi che servono come prova, cioè basta andare alla ricer-ca del nuovo valido caso di sogno precognitivo o di un altro caso evidentedi poltergeist. Anche se c'è sempre spazio per prendere in considerazionele prove, bisogna fare di più per comprendere lo svilupparsi del fenome-no. Bisogna sperimentare nuovi modelli ed ipotesi (Watt, 1994). Se nonabbiamo ipotesi intese a spiegare il divenire del fenomeno, il sottoporredei casi ad esame non sarà altro che studiare anomalie prive di signi-ficato che non sembreranno collegate nè con la natura in generale nè conI'uomo in particolare..

Dobbiamo anche fare di più per migliorare e standardizzarela nostrametodologia. Nel caso di inchieste, dobbiamo cercare di capire meglio ilsignifrcato delle risposte che vengono date ai nostri questionari. Molti diquesti studi non ci forniscono delle descrizioni soddisfacenti e le risposteai questionari non sono seguite da interviste. Ci basiamo soltanto su deisemplici sì e no che possono trarre in inganno. Ciò awiene non perchèle esperienze degli intervistati non siano valide, ma perchè queste nonsi conformano alle nostre definizioni dei vari specifici tipi di fenomeniparanormali. Dobbiamo anche prestare attenzione ai metodi usati inaltre discipline, alle osservazioni dei partecipanti, aI tipo di esperienza,come pure alle tecniche statistiche. In questo modo potremo dedicarcicon continuità a quello che Gardner Murphy (1955) ha chiamato "la

storia naturale dello svolgersi della comunicazione paranormale" e po-tremo offrire le occasioni perchè lo studio sperimentale e quello sui casispontanei procedano in stretta collaborazione.

Note conclusiue

Per concludere. Vorrei ribadire che lo studio della casistica in Parapsi-cologia è importante almeno per tre ragioni. Primo, questo orientamento

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g

nella ricerca ci spinge a prestare attenzione alle esperienze spontaneedella gente, che sfortunatamente trovano poco spazio nella modernaletteratura, e che ci renderanno più consapevoli di quanto non lo siamoora dell'importanza sociale e umana della nostra ricerca. Secondo, que-

sto orientamento ci mette di fronte al fatto che ci sono aree e caratte-ristiche della psi che non possono essere affrontate in altra maniera.Infatti la caratteristica intrinseca dei fenomeni richiede che essi sianoaffrontati in modo diverso da quello sperimentale, che oggr fa da padro-ne nel nostro campo.Terzo, la casistica spontanea ci ricorda che i feno-meni psi sono troppo complessi e hanno tali e multiformi aspetti che nonpossono essere costretti nè entro il solo metodo sperimentale nè entro isoliti parametri dei casi spontanei. La nostra ricerca ha bisogno dellaprecisione del metodo sperimentale come della rigorosa verifrca delleipotesi di lavoro, ma ha bisogno anche dei metodi delle scienze sociali ecomportamentali, più aperte e sensibili al contesto in cui accadono. LaParapsicologia deve capire il valore e la necessità dell'approccio plurali-

stico allo studio dei fenomeni psi che dopo tutto, non accadono solo nellaboratorio, ma anche nella vita.

NOTA: La relazione del dr. C. Alvarado è corredata di una ricca e aggior-nata bibliografia di circa 150 voci, che non possiamo pubblicare per ragioni dispazio tipografrco. Ce ne scusiamo con I'Autore e con i lettori. La bibliografra èa disposizione di chiunque ne faccia richiesta alla redazione della nostra rivista.

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Median % of Experiences with StudentSamples Using Palmer's Questionnaire

Movement of Objects

Auras

Communication with the Dead

Past Life Memories

Lived in Haunted Houses

OBEs

APParitions

Dream ESP

Waking ESP

P K -

Varietles of Form ofESP Experiences

Hallucinations

\ ,

//

Behaviors

Intuitlon

I

ISomatic

Dreams-/

Emotions

Motor

Formof

ESP

Responses

Experimental and Spontaneous CasePapers in PA Conventions

co()ofL

1

0.8

0.6

0.4

0.2

01950s 1960s

ffi Experimental Papers

1970s 1980s 1990sDecades

I Spontaneous Case Papers

Aspects ofSpontaneous ESP Experiences

Theme TYPe Form\ l

\ \ /\ t / Psychological

Inner \ \ / andSocialCorrelates

SUMMARY

To conclude the Author emphasizes that case studies in parapsy-chology are important at least for three reason. First, this line of researchforces us to pay attention to people's spontaneous experiences, whichare unfortunately neglected in the modern research literature on thesubject. As a consequence, we will be more aware that we are now of thehuman and social relevance of our field. Second. it confronts us with thefact that there are areas and characteristics ofpsi than cannot be studiesin any other way. In fact, the very characteristics of the phenomenademand approaches other than the experimental studies that predomi-nate in our freld today. Third, case studies remind us that psi phenomenaare too complex and have too many dimensions to be constrainedexclusively by the experimental method or solely by the parameters ofcase studies. Our science needs both the exactness and rigoroushypothesis testing of experimental work, as well as the more expansiveand contextually sensitive methodologies of the social and behavioralsciences. Parapsychology must understand the value and necessity ofpluralistic approaches to the study of psi phenomena whic, after all,occur both in life and in the lab.

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