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Per le escursioni descritte è possibile richiedere l’accompagnamento delle guide naturalistiche di ‘Curiosi di natura’. Info: [email protected]; www.curiosidinatura.it. Depliant realizzato da “Curiosi di natura” con il contributo della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia - Direzione Centrale delle Attività Produttive idea e coord. scientifico Ass. ‘Curiosi di natura’ testi scientifici dott.ssa Anna Rossi consulenza storica dott. Massimo Medeot illustrazione e grafica Sandra Baricelli consulenza sul territorio Donatella Ermacora foto di ‘Curiosi di natura’, Maurizio Bekar e Anna Rossi Bibliografia: Castiglioni G. B., 1979 – Geomorfologia. UTET, Torino. Cucchi F., 1996 - Il carsismo. Dispense per il Corso di Geografia fisica. Ed. Dip. Scienze Geologiche, Ambientali e Marine, Università degli Studi di Trieste. Fabi L. , 1999 – Sul Carso della Grande Guerra. Guide Gaspari, Udine. Fabi L. , R. Todero 2004 – Andar per trincee. Transalpina Editrice, Trieste. Forti F., 1982 – “Carso triestino. Guida alla scoperta dei fenomeni carsici”. Ed. Lint, Trieste. Jahns H. M., 1992 – Felci, muschi, licheni d’Europa. Franco Muzzio Editore, Padova. Mezzena R., Dolce S., 1977 – Anfibi e rettili del Carso. Supplemento agli Atti del Museo civico di Storia Naturale Trieste, Volume XXX. Pignatti S., 1982 – Flora d’Italia. Edagricole, 1–3, Bologna. Poldini L., 1989 – La vegetazione del Carso Isontino e Triestino. Ed. Lint, Trieste. Poldini L., Gioitti G., Martini F. & Budin S., 1984 – Introduzione alla flora e alla vegetazione del Carso. Ed. Lint, Trieste. Cartografia “Carso Triestino e Isontino”, foglio n. 47, Casa Ed. Tabacco, scala 1:25.000 “Carso Triestino” 1:25.000 Carta Topografica per escursionisti con indice dei nomi e coordinate GpsWgs84, ed. Transalpina Carte tecniche Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, scala 1:10.000 e 1:5.000 scopri il Carso © 2006, by Associazione professionale di guide naturalistiche “Curiosi di natura” Tutti i diritti riservati – All rights reserved Il presente depliant è liberamente scaricabile dal sito www.curiosidinatura.it Ne è autorizzato l’uso esclusivamente a fini personali e didattici, purchè senza fini di lucro; ne è vietata la modifica e la traduzione, in tutto o in parte, e la riproduzione o distribuzione con ogni mezzo, senza l’autorizzazione scritta di “Curiosi di natura”.

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Per le escursioni descritte è possibile richiedere l’accompagnamentodelle guide naturalistiche di ‘Curiosi di natura’.Info: [email protected]; www.curiosidinatura.it.

Depliant realizzato da “Curiosi di natura” conil contributo della Regione Autonoma FriuliVenezia Giulia - Direzione Centrale delleAttività Produttive

idea e coord. scientificoAss. ‘Curiosi di natura’

testi scientifici dott.ssa Anna Rossi

consulenza storica

dott. Massimo Medeot

illustrazione e grafica

Sandra Baricelli

consulenza sul territorio

Donatella Ermacora

foto di ‘Curiosi di natura’, Maurizio Bekar eAnna Rossi

Bibliografia:

Castiglioni G. B., 1979 – Geomorfologia. UTET, Torino.

Cucchi F., 1996 - Il carsismo. Dispense per il Corso diGeografia fisica. Ed. Dip. Scienze Geologiche, Ambientalie Marine, Università degli Studi di Trieste.

Fabi L. , 1999 – Sul Carso della Grande Guerra. GuideGaspari, Udine.

Fabi L. , R. Todero 2004 – Andar per trincee.Transalpina Editrice, Trieste.

Forti F., 1982 – “Carso triestino. Guida alla scoperta deifenomeni carsici”. Ed. Lint, Trieste.

Jahns H. M., 1992 – Felci, muschi, licheni d’Europa.Franco Muzzio Editore, Padova.

Mezzena R., Dolce S., 1977 – Anfibi e rettili del Carso.Supplemento agli Atti del Museo civico di Storia NaturaleTrieste, Volume XXX.

Pignatti S., 1982 – Flora d’Italia. Edagricole, 1–3, Bologna.

Poldini L., 1989 – La vegetazione del Carso Isontino eTriestino. Ed. Lint, Trieste.

Poldini L., Gioitti G., Martini F. & Budin S., 1984 –Introduzione alla flora e alla vegetazione del Carso. Ed.Lint, Trieste.

Cartografia

“Carso Triestino e Isontino”, foglio n. 47, Casa Ed.Tabacco, scala 1:25.000

“Carso Triestino” 1:25.000 Carta Topografica perescursionisti con indice dei nomi e coordinate GpsWgs84,ed. Transalpina

Carte tecniche Regione Autonoma Friuli VeneziaGiulia, scala 1:10.000 e 1:5.000

scopri il Carso

© 2006, by Associazione professionale di guidenaturalistiche “Curiosi di natura”

Tutti i diritti riservati – All rights reserved

Il presente depliant è liberamente scaricabile dalsito

www.curiosidinatura.itNe è autorizzato l’uso esclusivamente a finipersonali e didattici, purchè senza fini di lucro; neè vietata la modifica e la traduzione, in tutto o inparte, e la riproduzione o distribuzione con ognimezzo, senza l’autorizzazione scritta di “Curiosi dinatura”.

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Introduzione

Con questa guida vi proponiamo un itinerario tra ledoline del Carso, che saranno il filo conduttore col qualeportarvi alla scoperta di natura, vita, storia e tradizionidi questo territorio. Un territorio particolare perché ècostituito da un tipo di roccia, il calcare, che si scioglielentamente per l’azione della pioggia, assumendo delleforme particolari chiamate ‘fenomeni carsici’, tra i qualila dolina. La roccia calcarea rende arido il Carso, anchese la pioggia vi cade più abbondante che in altre zonedi aspetto più verdeggiante.

Anche il clima è difficile perché spesso soffia la bora,un vento gelido e impetuoso, che in poche ore puòabbassare la temperatura di una decina di gradi,portandola in inverno sottozero.

Nonostante queste condizioni di partenza ‘dure’, ilCarso è un altopiano ricco di piante ed animali selvaticiche, assieme alle grotte ed alle rocce dalle formesuggestive, lo rendono vario ed affascinante. Ed anchese si trova vicino ad una città, ancora oggi conservavaste zone naturali in cui passeggiare, scoprire lanatura… e poi magari fare tappa in uno dei tanti localitipici, concludendo in modo piacevole e gustosol’escursione.

Il filo conduttore di questa guida saranno quindi ledoline, degli avvallamenti scavati dalla pioggia nellaroccia calcarea, che hanno un clima ed una vegetazionecaratteristica, e che nei secoli sono state utilizzatedall’uomo per le coltivazioni, per cercarvi riparo, percostruire raccolte d’acqua.

Nella prima parte -che vi consigliamo di leggere primadi iniziare le escursioni- troverete una spiegazione dicosa sono il carsismo e i fenomeni carsici.

Poi descriveremo cinque doline, diverse per origine,forma, profondità, clima e attività umane, per poterapprofondire in ciascuna un diverso aspetto del Carso:la geologia, la botanica, la storia e le tradizioni, anchequelle enogastronomiche.

Ogni località -che potrete raggiungere seguendo leindicazioni di una mappa e del testo- può esserevisitata separatamente e nell’ordine che preferite.

Consigliamo però di iniziare con una visita al GiardinoBotanico “Carsiana”, che vi aiuterà a conoscere lepiante più diffuse nel territorio, che ritroverete poi nelleescursioni.

Le stagioni migliori per visitare il Carso sono laprimavera -in cui potrete apprezzare i colori dellefioriture- e l’autunno inoltrato, quando ‘esplodono’ ilgiallo, rosso e arancione delle foglie dello scotano(Cotinus coggygria).

Abbiamo cercato di usare un linguaggio semplice,quando non abbiamo potuto fare a meno di inseriretermini tecnici li abbiamo evidenziati in verde e con unasterisco, mettendo la spiegazione nel glossario amargine del testo.

Indice

Introduzione

Il Carso e il carsismo

Itinerario 1 “Carsiana”: un giardinobotanico in dolina.

Itinerario 2 “Riselce”: la dolina dicrollo.

Itinerario 3 Le doline della GrandeGuerra.

Itinerario 4 La dolina con la grotta.

Itinerario 5 La dolina con l’asaro-carpineto. Ci auguriamo che questa guida sia un aiuto per quei

turisti che cercano itinerari diversi da quelli più noti edaffollati. Potranno raggiungere da soli le varie località,ed attraverso questo testo conoscere e, speriamo,apprezzare il Carso.

Speriamo possa essere utile anche agli insegnanti eagli studenti che potranno utilizzarla per approfondireil tema del carsismo, anche prima di visitare il territorio.

Scopri il Carso attraverso le doline

paesaggio carsico in autunno

Un fiore tipico del Carsoil calcatreppolo ametistino(Eryngium amethystinum)

Avvertenze

Gli itinerari - anche quelli più impegnativi - sono su terreno

pianeggiante e sono adatti anche a chi non è allenato a camminare

a lungo. Per visitare alcuni luoghi non serve un abbigliamento

particolare: in qualche caso, che troverete indicato, è bene invece

avere pantaloni lunghi e scarpe da trekking.

A tutti raccomandiamo di muoversi nell’ambiente naturale con

rispetto e cautela, evitando di raccogliere piante. Segnaliamo e

invitiamo a rispettare la legge regionale che dà le norme per la

tutela della natura, quindi anche disciplina la raccolta di piante (al

momento in cui scriviamo è la n. 34 del 1981, con le successive

integrazioni della n. 32 del 1996 e della n. 10 del 2003).

Ricordiamo anche di non disturbare gli animali: nel caso in cui

debba capitare la fortuna di incontrarne, limitiamoci ad osservarli o

a fotografarli!

Dopo un’escursione in Carso c’è il rischio di trovare una zecca -

un animale simile ad un ragnetto nero - sui vestiti o attaccata in

qualche parte del corpo: perciò finita la passeggiata è sempre bene

controllarsi o farsi controllare, e togliere subito la zecca

eventualmente trovata.

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Per le escursioni descritte è possibile richiedere l’accompagnamentodelle guide naturalistiche di ‘Curiosi di natura’.Info: [email protected]; www.curiosidinatura.it.

Depliant realizzato da “Curiosi di natura” con ilcontributo della Regione Autonoma Friuli VeneziaGiulia - Direzione Centrale delle Attività Produttive

idea e coord. scientifico Ass. ‘Curiosi di natura’

testi scientifici dott.ssa Anna Rossi

consulenza storica dott. Massimo Medeot

illustrazione e grafica Sandra Baricelli

consulenza sul territorio Donatella Ermacora

foto di ‘Curiosi di natura’, Maurizio Bekar e AnnaRossi

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scopri il Carso

Il Carso

Il Carsotriestino eisontino haun’estensio-ne di circa250 kmq, sitrova in FriuliVenezia Giu-lia, regioned e l l ’ I t a l i anord- orientalee rappresentala porzioneitaliana di unterritorio piùvasto chia-mato Carsoclassico.

Quest’ultimocomprendeanche la par-te slovenadell’altopianoe si estendecomplessiva-mente per450 kmq finoalla valledell’Isonzo aovest, delVipacco anord e al territorio dei monti Brkini a est.

Il Carso è un altipiano allungato in direzione SE–NW, leggermente in discesa verso occidente. Laparte orientale presenta infatti un’altitudine di 400m s.l.m., mentre l’area più prossima all’Isonzo sitrova a circa 100 m s.l.m.

il Carso e il carsismo

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Il carsismo

L’altopiano carsico è formato dal calcare, una rocciacomposta da carbonato di calcio, che viene corrosadall’acqua piovana, resa debolmente acida dall’anidridecarbonica atmosferica. Questa azione chimica dellapioggia prende il nome di dissoluzione ed èresponsabile delle forme spettacolari che sono note intutto il mondo come ‘fenomeni carsici’.

Il termine ‘carsismo’ deve il suo nome proprio al Carsotriestino in quanto è stata la prima area dove glistudiosi di tutto il mondo hanno analizzato talefenomeno geologico.

I fenomeni carsici vengono divisi in epigei, che avven-gono in superficie, e ipogei, che si sviluppano sottoterra.

Le rocce che affiorano in superficie appaiono segnateda centinaia di piccoli solchi (scannellature), da fessure(crepacci) e buchi, da vaschette di forma tondeggianteo allungata, dal caratteristico fondo piatto. Questoinsieme di forme curiose, che fanno assomigliare laroccia ad un paesaggio lunare in miniatura, prende ilnome di ‘campo solcato’.

Un altro fenomeno di superficie sono le doline, chedescriveremo nel punto successivo.

Sottoterra invece si formano le grotte, ossia dei vuotiall’interno della roccia. Le grotte possono essere dellevere e proprie gallerie scavate da fiumi sotterranei,oppure dei pozzi larghi e molto profondi, che fungonoda inghiottitoi delle acque superficiali. L’esempio piùfamoso è l’abisso di Trebiciano, profondo 330 m, sulcui fondo scorre il fiume Timavo.

All’interno delle grotte fossili* si possono ammirarespettacolari sculture create dalla natura in centinaiadi migliaia di anni. Il calcare ‘rubato’ in superficie sideposita in grotta, formando le concrezioni: le stalattiti,che pendono dalla volta; le stalagmiti, che si innalzanodal pavimento; le colonne – alte decine di metri –derivate dalla fusione di una stalattite con unastalagmite.

Le doline

Le doline sono le tipiche forme carsiche di superficieche caratterizzano un altipiano carsico. Sono delledepressioni chiuse che, a seconda delle caratteristichegeologiche (tipo di roccia, caratteristiche degli strati)e climatiche della zona, possono raggiungeredimensioni più o meno grandi e forme molto diverse.

Sul Carso sono presenti più di 6000 doline, di cuiquasi 400 con diametro maggiore di 100 m; la maggiorparte si sviluppa nella zona centrale dell’altipiano, doveaffiorano i calcari più carsificabili*, come nei pressidi Monrupino dove ci sono più di 100 doline per kmq.Le profondità variano da pochi metri a circa 70 m; lapiù grande si trova nei pressi di Prosecco, raggiungequasi i 600 m di diametro e supera i 60 m di profondità.

Il tipo di dolina più diffuso è ‘a ciotola’ o ‘a scodella’:presenta fianchi poco inclinati ed è caratterizzata daun fondo ampio e piano formato da spessi depositi di‘terra rossa’, un suolo argilloso di colore rossastro,particolarmente adatto per le coltivazioni.

Le doline ‘a imbuto’ o ‘a pozzo’ invece hanno i fianchipiù ripidi, sul fondo ci sono molti massi dovuti a crollidelle pareti, e poca terra rossa.

A seconda della genesi sidistinguono doline di dissoluzione edoline di crollo. Quelle di dissoluzionesono le più diffuse e si formano per lapresenza di una zona dove siconcentra l’azione dell’acqua piovana,tale zona è generalmente più in bassodel terreno circostante, e può essereformata da una o più fratture dellaroccia o da una cavità che funge dainghiottitoio. In seguito le acque,scorrendo lungo i f ianchi delladepressione, la allargano e,concentrandosi sul fondo,l’approfondiscono sempre di più.

Le doline di crollo si originano per ilcedimento della volta di grotte vicinealla superficie; si distinguono da quelledi dissoluzione perchè presentanofianchi molto ripidi o verticali e per ilfondo coperto da massi e detriti dicrollo. Doline di crollo di grandidimensioni (cioè di diametro maggioredi 100 m) non sono molto diffuse sulCarso in quanto l ’acqua piovanascorrendo lungo i f ianchi delledepressioni nel tempo ne modifica laforma originale, cancellandone i tratticaratteristici e rendendo impossibiledistinguerle dalle doline di disso-luzione. Definire con certezza l’originedi una dolina è quindi molto difficile.

L’inversione termica

Le doline presentano un microclima* del tutto particolare,caratterizzato dal fenomeno dell’ ‘inversione termica’. Sul fondo diqueste conche infatti c’è sempre più freddo che all’esterno,soprattutto in inverno e primavera. Più la conca è stretta e profonda,più il fenomeno è evidente.

In dolina si avverte una calo della temperatura scendendo versoil basso, mentre solitamente la temperatura diminuisce salendo inquota, con una diminuzione di 0,6 C° ogni 100 m. Scendendo indolina, invece, diminuisce di 7 C° ogni 100 m, cioè circa 12 volte dipiù!

Infatti in inverno il fondo di queste depressioni può restare alungo sotto la neve, anche quando nel resto nell’altopiano è giàscomparsa.

Possiamo quindi dire che le doline sono come delle ‘isole’ con unclima più fresco umido di quello dell’altopiano che le circonda.

G r o t t e

f o s s i l i : sono

grotte in cui

prevale il riem-

pimento dei vani

a causa dei crolli

e della formazio-

ne di concrezioni,

sull’ampliamento

per dissoluzione.

Calcari più

carsificabili:

calcari più

solubili; le rocce

de l l ’ a l t i p i a no

hanno una velocità

di dissoluzione

che varia da

0.01 mm/anno a

0.03 mm/anno.

La carsificabili-

tà dipende da

diversi fattori,

primo fra tutti la

p u r e z z a del

calcare.

Microclima:

clima che si in-

staura in un’area

ristretta, a causa

d i pa r t i c o l a r i

e l e m e n t i

topografici e

amb ienta l i .

Carso, carsismo e doline

In copertina: le rocce calcaree corrose dall’acqua

In alto: una dolina ‘a scodella’ nel Carsomonfalconese

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Per le escursioni descritte è possibile richiedere l’accompagnamentodelle guide naturalistiche di ‘Curiosi di natura’.Info: [email protected]; www.curiosidinatura.it.

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D e s c r i z i o n epercorso

- Dall’A4: uscitaSgonico;

- da “Carsiana”procedere 150m lungo la stradaper Gabrovizza,imboccare la se-conda strada a

sx (p. 1), eseguire i segnalidel ‘Riselce’;

- dopo 25’ siincrocia il sent.

CAI 34 (p. 2),a sinistra si vedeil Centro Spor-tivo di Sgonico;

- c o n t i n u a r elungo il viottolo,poco avanti de-viare sul la dx

(p. 3) . Al lasinistra del sen-tiero c’è unaserie di doline insuccessione;

- s c e n d e r eancora un po’girando attornoalla quarta doli-

na della serie (p.4);

- curvare a dx, risalire e poi scendere bruscamente nella dolina“Riselce”, che da un lato è delimitata da una parete a strapiombo;

- il sentiero passa sotto la parete, arriva ad una pietraia, poi in un

prato, sulla sinistra si nota un piccolo arco di pietra (p. 5), sottoil quale c’è una piccola grotta;

- dopo 5’ c’è un bivio a T (p. 6), girando a sinistra, seguendo il“Riselce” si arriva nei pressi di Sgonico.

- proseguendo a destra in 45’ si torna verso “Carsiana”: si passasotto i tralicci della linea elettrica, poi sulla sinistra accanto ad una

proprietà privata. Si svolta a destra (p. 7) su una strada biancache costeggia la ferrovia, ed infine sbocca sulla strada Gabrovizza–Sgonico.

itinerario

"Riselce"la dolina di crollo

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‘Riselce’: la dolina di crollo

Note generali

Inizio dell ’ it inerario: GiardinoBotanico “Carsiana”, Sgonico (v.descrizione percorso sul retro).

A Sgonico si arriva con l’autobus n.46 della Trieste Trasporti.

Durata: 2 h e 30'

Il percorso segue il sentiero“Riselce”, allestito dal Comune diSgonico, fino alla dolina che dà ilnome al sentiero, dopo la quale sipossono scegliere due percorsi: unotorna a Sgonico, l ’altro verso“Carsiana”.

Il sentiero che scende nella dolinaRiselce è un po’ ripido, si consiglianoscarpe da montagna.

Calcari piùcarsif icabil i:calcari più solu-bi l i; le roccede l l ’ a l t i p i a nohanno una veloci-tà di dissoluzioneche varia da0.01 mm/anno a0.03 mm/anno.

La carsificabi-lità d ipende dadiversi fattori,primo fra tuttila purezza delcalcare.

B i v a l v i :molluschi con ilcorpo racchiusoin una conchigliacostituita da duevalve (dal latinobi e valvae–arum‘battenti del laporta’) legatetra loro da deilegamenti.

Cozze e von-gole sono deibivalvi.

Spore, sori:le felci non pro-ducono semi, masi diffondonotramite spore,che si trovanosulla pagina infe-riore delle frondee sono raggrup-pate in sori.

La forma deisori è caratteri-stica a secondadelle diversespecie ed èfondamenta leper il loro rico-noscimento.

La dolina di crollo

La dolina “Riselce” è una delle più spettacolari delCarso triestino: giunti sul fondo vi troverete in unadepressione molto ampia con un’imboccatura chesupera i 160 m x 160 m, e una profondità di quasi 40m. I fianchi sono molto scoscesi, il fondo a forma diimbuto, non molto ampio, è coperto da detriti di crollodi diverse dimensioni.

La parete rocciosa a lato del sentiero supera i 40 mdi altezza.

Molto probabilmente la dolina si è formata per ilcedimento della volta di una grotta vicina allasuperficie: quando vi trovate all ’ interno delladepressione dovete immaginare di essere sul fondo diun’antica galleria scavata da un fiume sotterraneo. Ilsoffitto, con il procedere della dissoluzione del calcareè diventato troppo sottile e instabile, ed è crollatolasciando allo scoperto la galleria.

Sul Carso non sono molto diffuse doline di crollo diqueste dimensioni, quindi “Riselce” rappresenta unfenomeno morfologico del tutto particolare.

La dolina si apre nei calcari più carsificabili* delCarso: il Membro di Borgo Grotta Gigante. Si tratta diun tipo di calcare molto puro (con un contenuto incarbonato di calcio superiore al 98%) spesso moltoricco di fossili.Le rudiste

Se rompete un pezzo di roccia affiorante, e avete unpo’ di fortuna, potete vedere delle conchiglie allungateche assomigliano ad un grande canino: le rudiste. Sitratta di un mollusco bivalve* ormai estinto, formatoda una valva di forma conica, mentre l’altra – simile adcoperchietto – chiude il cono.

Poiché questo animale è vissuto soltanto in unperiodo di tempo limitato (da 140 a 60 milioni di annifa), la sua presenza nelle rocce ci permette di dareun’età, anche se approssimativa, alla roccia in cui sitrova.

Le rudiste, che in sezione hanno una forma circolarepiù o meno allungata, sono ben visibili nelle lastre dicalcare utilizzate per le scale, le soglie e i muri deipalazzi di Trieste. Chi passeggia per la città, spessosenza saperlo, cammina su questi fossili!La flora delle pareti rocciose delle grotte

Sulla grande parete di roccia a lato del sentieropotete osservare alcune specie vegetali adattate avivere in condizioni di poca luce e abbondante umidità,come ad es. all’imboccatura delle grotte e degli abissi.

Dove la luce arriva più abbondante troverete l’edera(Hedera helix), che riesce a vivere anche con una

Rudiste sui sassi

La lingua cervina(Asplenium scolopendrium)

In copertina: la parete a strapiombo del “Riselce”

luminosità pari a 1/200 di quellaesterna. Nelle posizioni più buie,aggrappate negli anfratti della rocciacrescono le felci, che crescono con unaluminosità che è in media 1/700 diquella esterna.

Una felce particolarmente appa-riscente per le sue fronde lucenti, alamina intera, lunghe fino a 60 cm, èla lingua cervina (Asplenium scolo-pendrium). Se guardate sulla paginainferiore delle fronde noterete dellespecie di bastoncelli allungati di coloremarrone: sono le spore* radunate insori*.

In questo ambiente è comune ancheil Polypodium vulgare, che invece ha lespore* radunate in grandi sori* gialli;viene chiamato comunemente felcedolce perché il suo rizoma contienezucchero.

Elleboro verde(Helleborus odorus

var. istriacus)

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consulenza sul territorio Donatella Ermacora

foto di ‘Curiosi di natura’, Maurizio Bekar e AnnaRossi

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D e s c r i z i o n epercorso

- Dall’A4: uscitaR e d i p u g l i aoppure Lisert.

- parcheggiarea “La Crosara”

(p. 1) lungo lastrada tra Sa-grado e Doberdòdel Lago, nellospiazzo si trovauna bachecacon informazionituristiche;

- seguire lastrada asfaltataper Marcottini,dopo 100 m im-boccare sulla sxil sent. CAI 77;

- p r o c e d e r elungo il sentieroper circa 750 m,fino a quando cisi inserisce su

uno sterrato (p.2), anch’essocol segnavia CAI77;

- voltare a dx esal ire f ino alCippo Corridoni

(p. 3);

da qui ci sono tre possibili itinerari:

I) prendendo un sentiero sulla destra si arriva dopo circa 500 m

ad una strada bianca (p. 4), voltare a destra e seguire unatraccia che scende costeggiando delle trincee, dopo circa 250m si nota sulla sinistra una dolina ‘a scodella’.

II) scendendo invece sulla sinistra nel bosco di fronte al Cippo

Corridoni, si arriva nella dolina dei Bersaglieri (p. 5), dallatipica forma ‘ad imbuto’;

III) sempre dal Cippo Corridoni, proseguendo in salita lungo lastradina sterrata si arriva, costeggiando resti di trincee, al

Cippo Brigata Sassari (p. 6).

itinerario

le dolinedella Grande Guerra

3

Page 8: impaginato intero definitivo - Curiosi di natura · 2020. 4. 8. · Il carsismo L’altopiano carsico è formato dal calcare, una roccia composta da carbonato di calcio, che viene

Note generali

Inizio dell’itinerario: quadrivio de “LaCrosara” lungo la strada tra Sagradoe Doberdò del Lago (v. descrizionepercorso sul retro).

Durata: 2 h e 30’

Itinerario su sterrato. Per scenderenelle due doline c’è soltanto unatraccia: si consigliano pantalonilunghi e scarpe da montagna.

L’itinerario si snoda all ’ internodell’Area delle battaglie, di grandeinteresse dal punto di vista storico;dal punto di vista naturalistico, visegnaliamo la possibilità di vederein poco spazio i due diversi tipi didolina: ‘a scodella’ e ‘ad imbuto’

Le doline della Grande Guerra

L’Area delle battaglie

Nell’altipiano di Doberdò, sulle alture che dominanoil fiume Isonzo, a meridione del San Michele, incon-triamo ciò che ancor oggi viene chiamata “l’Area delleBattaglie” dove sono visibili sia linee trincerate italianee austriache della Grande Guerra, risalenti al 1915,che seconde linee fortificate italiane costruite tra il ‘16e il ‘17 (che, quando il fronte si spostò più a orienteverso il Vallone, vennero spesso edificate integrandoprecedenti opere austriache).

Tale zona fu violentemente contesa fra i due esercitifin dalle prime battute del conflitto: le truppe imperial-regie avevano il compito di fermare ogni assalto italianoin direzione di Gorizia e Trieste, quelle italiane di sfon-dare il sistema di fortificazioni austriache. Oggi su talearea sono facilmente visitabili il Cippo Filippo Corridoni,quello dedicato alla Brigata Sassari, la Trincea delleFrasche, dei Razzi e la dolina dei Bersaglieri,denominata così dalle truppe che l’avevano conqui-stata e mantenuta nonostante i contrattacchi nemici.

I continui bombardamenti spinsero i soldati a cercarrifugio scavando nella dura roccia carsica trincee ericoveri, sfruttando inoltre ogni anfratto del terreno,come doline, grotte, massi, avvallamenti per ripararsi,quanto possibile, dalla furia della battaglia.

Nelle doline furono costruiti ripari, posti di comando,medicazione e, per un ultimo anche se precario riposo,cimiteri: la violenza delle esplosioni e il fluttuare dellalinea del fronte spesso tolsero la pace persino ai caduti.

La trincea più difficile da occupare per le truppeitaliane fu la Trincea delle Frasche, situata a pocadistanza dal Cippo Corridoni e caratterizzata da uncamminamento sotterraneo che la mette incollegamento con la vicina Dolina dei Bersaglieri.

Nel tentativo, che si protrasse dalla III battagliadell’Isonzo (ottobre 1915) fino alla VI (agosto 1916),persero la vita moltissimi soldati italiani fra i quali ancheFilippo Corridoni, al quale il fascismo, dopo la fine delconflitto, fece erigere un cippo commemorativo a formadi totem (costruito su progetto di Francesco Ellero) cheancora oggi porta i simboli del regime fascista: manoalta in segno di saluto ed aquila romana rivolta ad est.

Filippo Corridoni

Nato a Macerata nel 1887, caduto in combattimentosul Carso, alla “Trincea delle Frasche”, il 23 ottobre1915. Fu leader del Sindacalismo rivoluzionario in Italia,interventista ed amico personale di Mussolini, figura digrande carisma ed impegno nella lotta sociale.

Venne decorato con medagliad’argento, trasformata poi in medagliad’oro alla memoria con la seguentemotivazione:

“Corridoni Filippo, soldato del 32°reggimento fanteria, soldato volontarioe patriota instancabile, col braccio e conla parola, tutto se stesso diede alla Patriacon entusiasmo indomabile.

Fervente interventista per la grandeguerra, anelante della vittoria, seppediffondere la sua tenace fede fra tutti icompagni, sempre di esempio percoraggio e valore.

(…) Ritto con suprema audacia sullaconquistata trincea al grido di “Vittoria!Viva l’Italia!” Incitava i compagni, che loseguivano, a raggiungere la mèta, finchècadeva fulminato da piombo nemico”.

Ma le enormi perdite, ed i modestivantaggi ottenuti, ispirarono ben altrisentimenti ai soldati: proprio dall’Areadelle Battaglie proviene il “Canto diprotesta” (qui a destra) contro leterribili condizioni della guerra in cui,per conquistare pochi metri di terra, sidevono perdere tanti compagni. Fuscritto da militi ormai ignotiprobabilmente tra i l 16/12/1915(episodio della “Trincea dei raggi” o“dei razzi”, che gli eroici fanti dellabrigata Sassari riuscirono aconquistare con un assalto allabaionetta), ed il 29/3/1916 (Vbattaglia dell’Isonzo).

Nelle vicinanze della Trincea delle frasche

troviamo il Cippo Brigata Sassari, che è appunto ricordata per il

successo nell’assalto ad un obbiettivo ritenuto imprendibile: le

munitissime Trincee delle Frasche e dei Razzi, che si appoggiavano

alle doline come quella dei Bersaglieri.

Dal Diario Storico del 151° fanteria (uno dei due reggimenti che

costituivano la Sassari) possiamo leggere alla data del 12 novembre:

“Avanzano altri plotoni del 151° e del 152°, con magnifico slancio guidato

con mirabile esempio dagli ufficiali. Sotto un intensissimo fuoco d’arti-glieria e di mitragliatrici, dopo ripetuti assalti riescono ad impadronirsidella posizione “Trincea delle Frasche”... “Gli austriaci erano stati

costretti a cedere. Il giorno dopo cadeva anche la Trincea dei Razzi.”Era nato così il mito della Brigata e di quelli che per gli austriaci sa-

ranno sempre die Reute Teufel-i diavoli rossi, dal colore rosso delle

mostrine che i soldati portavano al colletto.

Dopo altre azioni belliche, anche la Sassari ottene la Medaglia d’Oro

al Valor Militare.

Canto

di protesta

Non ne parliamodi questa guerrache sarà lunga

un’eternità;per conquistareun palmo di terra

quanti fratellison morti di già!

Fuocoe mitragliatrici,si sente il cannone

che spara;per conquistar

la trincea:Savoia! - si va.

Trincea di raggi,maledizioni,

quanti fratellison morti lassù!Finirà dunque

‘sta flagellazione?di questa guerranon se ne parli

più.

O monte San Michele,

bagnato disangue italiano!Tentato più volte,

ma invanoGorizia pigliar.

Da monte Nero a monte

Cappucciofino all’alturadi Doberdò,

un reggimentopiù voltedistrutto:

alfine indietro

nessuno tornò.

Il Cippo CorridoniIn copertina: resti della trincea detta “LaTortuosa”, prima austriaca e poi italiana

Page 9: impaginato intero definitivo - Curiosi di natura · 2020. 4. 8. · Il carsismo L’altopiano carsico è formato dal calcare, una roccia composta da carbonato di calcio, che viene

Per le escursioni descritte è possibile richiedere l’accompagnamentodelle guide naturalistiche di ‘Curiosi di natura’.Info: [email protected]; www.curiosidinatura.it.

Depliant realizzato da “Curiosi di natura” con ilcontributo della Regione Autonoma Friuli VeneziaGiulia - Direzione Centrale delle Attività Produttive

idea e coord. scientifico Ass. ‘Curiosi di natura’

testi scientifici dott.ssa Anna Rossi

consulenza storica dott. Massimo Medeot

illustrazione e grafica Sandra Baricelli

consulenza sul territorio Donatella Ermacora

foto di ‘Curiosi di natura’, Maurizio Bekar e AnnaRossi

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D e s c r i z i o n epercorso

- Dall’A4: uscitaSistiana;

- dal parcheggiodel cimitero diAurisina andarenella direzioneopposta al cen-tro del paese;

- dopo 1’ svol-tare a destra peruna stradellaindicata dal se-gnavia CAI 31

(p.1), passaresotto la ferrovia

(p. 2), svoltarea destra e subitodopo a sinistra,quindi diritti;

- a circa 20’dall’avvio prose-guire lungo i lsentiero CAI 31

(p. 3), che sistacca sulla de-stra al la f inedello sterrato;

- p r o c e d e r eancora per 5’,giunti all’altezzadi un muro asecco (alto circa1,70 m) su cui è indicato il simbolo CAI abbandonare il sentiero CAI

31 e imboccare la seconda traccia a destra (p. 4);

- il sentierino costeggia un muretto a secco, piega a destra ed inpochi minuti porta all’imboccatura della dolina sul fondo della qualesi trova la Grotta del Pettirosso

itinerario

la dolina

con la grotta

4

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La dolina con la grotta

Note generali

Inizio dell’itinerario: Cimitero diAurisina (v. descrizione percorso sulretro). Ad Aurisina si arriva conl’autobus n. 44 della TriesteTrasporti.

Durata: 1 h e 30’

Itinerario pianeggiante e su sentieroben tracciato. Si consigliano in ognicaso pantaloni lunghi e scarpe damontagna.

Purtroppo la dolina è molto vicinaall’autostrada, il cui rumore di fondopuò dare un po’ di fastidio. Il luogoè comunque particolare ed ha unsuo fascino, consigliamo perciò divisitarlo.

Neolitico: l ’ult imo periodo dell ’età della pietra,caratterizzato dall’uso della pietra levigata, durante il quale l’uomoviveva già in capanne, specialmente su palafitte, e iniziaval’agricoltura e l’allevamento degli animali.

Mesolitico: civiltà compresa tra il Paleolitico e il Neolitico,caratterizzata da utensili di selce di dimensioni molto piccole in gradodi migliorare le risorse alimentari.

Catasto Regionale delle Grotte: la Regione FriuliVenezia Giulia ha creato un catasto delle grotte, gestito dalla SocietàAlpina delle Giulie del C.A.I. Alla data del 30 aprile 2006 le cavitàiscritte nel Catasto erano 7042, di cui 3045 si trovano nella VeneziaGiulia e 3997 in Friuli. Per ogni cavità c’è una scheda nella quale sonocontenute informazioni morfologiche, bibliografiche e descrittive dellagrotta, oltre alla rappresentazione grafica della sua pianta e lasezione longitudinale.

La galleria di un fiume sotterraneo

Scendendo nella dolina sul lato esposto a nord – estsi nota una parete verticale di roccia che forma unacurva e si dirige verso l’imboccatura ad arco della Gottadel Pettirosso (il cui nome in sloveno è Pejca v Lašci oVlasca Jama). È una grotta a galleria lunga 22 m; lascritta R148 posta all’entrata è parte della sigla cheidentifica la cavità presso il Catasto Regionale delleGrotte*.

Osservata con attenzione, la parete rocciosa dàl’impressione di essere stata l’ansa di un fiume, edeffettivamente un tempo – alcuni milioni di anni fa –qui scorreva un fiume sotterraneo, le cui acque hannodato origine alla grotta.

I corsi d’acqua superficiali che penetravano nelsottosuolo attraverso grandi inghiottitoi (molto similialle grotte di S. Canziano in Slovenia), assieme all’acquapiovana che si infiltrava sottoterra, trovavano un varcotra le tante fratture e tra uno strato e l’altro della rocciacalcarea, e pian piano la corrodevano, formando uncomplesso ed esteso sistema di gallerie sotterranee.

Col tempo, in seguito a cambiamenti ambientali eclimatici, poteva succedere che il fiume abbandonassetali gallerie per scorrere a quote superiori o inferiori, aseconda delle nuove condizioni ambientali. Si sono cosìformati a differenti altezze diversi sistemi di gallerie,antichi testimoni di tali mutamenti.

Le gallerie e le grotte dove non scorre più acqua ingrandi quantità vengono chiamate ‘grotte inattive’. Coltempo vengono riempite dai detriti di crollo e su soffitto,fondo e pareti si formano colonne, stalattiti estalagmiti, prodotte dalla rideposizione del calcaresciolto nell’acqua.

Con il procedere della corrosione delle rocce insuperficie, i soffitti di tali cavità diventano sempre piùsottili, instabili, e crollano, mettendo allo scopertol’antico percorso del fiume, come è avvenuto in questocaso.

La Grotta del Pettirosso nella preistoria

La grotta fu esplorata già nel 1892 dal Dr. L. KarlMoser, che vi scoprì una costruzione a ferro di cavallo,che si pensò servisse per raccogliere l ’acquaproveniente dallo stillicidio. Sotto una grande piastracalcarea venne inoltre ritrovato lo scheletro di ungiovane.

In scavi successivi vennero alla luce anche frammentid’osso incisi, ossa di cervo lavorate, ceramiche e vasirisalenti all’epoca del Neolitico*; reperti del Neoliticoe del Mesolitico* vennero rinvenuti anche in occasionedi altri scavi nella dolina in cui si trova la grotta.

Un fiore bello, ma pericoloso: il dittamo

Nei dintorni della dolina cresce una pianta dal fiorebello ed appariscente, alla quale conviene prestaremolta attenzione perché può provocare forti irritazionie bruciature sulla pelle, in alcuni casi addirittura febbre.

Si tratta del dittamo (Dictamnus albus), un’erbaceaperenne, alta fino a un metro, con vistosi fiori rosastriati di porpora che sbocciano in maggio; le fogliesono composte da foglioline ellittiche, dentellate ecoriacee.

Cresce in Europa centro meridionale e in Asia Minore.In Carso è comune soprattutto ai margini delleboscaglie e nelle radure.

Tutta la pianta - che appartiene alla famiglia delleRutaceae, come gli aranci e i limoni - è ricoperta dighiandole che contengono un olio essenziale dall’aro-ma di limone. L’olio produce un vapore infiammabile; ingiornate molto calde l’aria intorno alla pianta può pren-dere fuoco senza che questa ne rimanga danneggiata.

Il dittamo (Dictamnus albus)

Sezione della grotta e di parte del fondo della dolina: sulla destra laparete verticale, a sinistra la grotta in sezione (immagine fornita dalCatasto Grotte – v. glossario)

In copertina: la Grotta del Pettirosso

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Per le escursioni descritte è possibile richiedere l’accompagnamentodelle guide naturalistiche di ‘Curiosi di natura’.Info: [email protected]; www.curiosidinatura.it.

Depliant realizzato da “Curiosi di natura” con ilcontributo della Regione Autonoma Friuli VeneziaGiulia - Direzione Centrale delle Attività Produttive

idea e coord. scientifico Ass. ‘Curiosi di natura’

testi scientifici dott.ssa Anna Rossi

consulenza storica dott. Massimo Medeot

illustrazione e grafica Sandra Baricelli

consulenza sul territorio Donatella Ermacora

foto di ‘Curiosi di natura’, Maurizio Bekar e AnnaRossi

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D e s c r i z i o n epercorso

- Dall’A4: uscitaTrebiciano;

- Da l l a p i a z -zetta centraledel paese diT r e b i c i a n oprocedere 200m verso Opicina,i m b o c c a r e lastradina sul ladestra (fon-tanella verde,

p. 1);

- seguire le in-dicazioni per lapista ciclabi leal l ’ inizio del laquale si parcheg-

gia (p. 2);

- seguire laciclabile per 400m (al centro dellastrada sono in-dicate in giallo ledistanze);

- imboccare lacarrareccia asinistra subitodopo il tracciatodell ’oleodotto/m e t a n o d o t t o

(p. 3);

- percorsi 700 m, dopo il primo incrocio (p.4) proseguire per altri350 m e prendere il sentiero a destra nei pressi della centralina dicontrollo del metanodotto e all’altezza del palo giallo e rosso

dell’oleodotto numero 44 bis (p. 5);

- seguire il sentiero per 300 m fino ad un’estesa radura nellaboscaglia, al bordo di un’ampia dolina (segno giallo su una

roccia a destra del sentierino, p. 6);

- il sentiero d’accesso non è ben marcato; si può raggiungere ilfondo scendendo dalla radura in direzione della depressione finoad intercettare una traccia che taglia il pendio verso sinistra. Seguirlain leggera discesa fino al fondo della dolina.

itinerario

la dolina

con l’asaro−carpineto

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Page 12: impaginato intero definitivo - Curiosi di natura · 2020. 4. 8. · Il carsismo L’altopiano carsico è formato dal calcare, una roccia composta da carbonato di calcio, che viene

Note generali

Inizio dell ’ it inerario: paese diTrebiciano (v. descrizione percorsosul retro). A Trebiciano si arriva conl’autobus di linea n. 39 della TriesteTrasporti.

Durata: 2 h e 30’

Itinerario pianeggiante e su stradaghiaiata.

Per scendere nella dolina c’è soltantouna traccia, si consigliano pantalonilunghi e scarpe da montagna.

La dolina con l’asaro-carpineto

Rizomi: fusti

che crescono

orizzontalmente

poco sotto la

superficie del

suolo. Sulla

parte superiore

si svi luppano

g e m m e , s u

quella inferiore

radici.

Tipiche piante

con rizomi sono

iris, mughetti e

molte felci.

F o g l i a

s e m p l i c e :

ha una lamina

fogliare unica,

non divisa in

tante foglioline,

come invece

quella composta.

Pianta con la

foglia semplice è

la quercia, con la

foglia composta

l’ippocastano o

la robinia.

B r a t t e a :

foglia modifica-

ta, di solito più

p i c c o l a d e l l e

foglie vere.

Serve per pro-

teggere organi

delicati, quali

fiori, gemme.

L’asaro-carpineto: il bosco tipico della dolina

Tra le tante doline del Carso, abbiamo scelto questaperché sul suo fondo cresce la vegetazione carat-teristica di questo ambiente, detta Asaro-carpineto dalnome di due specie: l’asaro (Asarum europaeum) e ilcarpino bianco (Carpinus betulus).

È un bosco diverso da quello dell’altopiano - in cuiinvece dominano la roverella (Quercus pubescens), ilcarpino nero (Ostrya carpinifolia) e l’orniello (Fraxinusornus) - perché all’interno di questi avvallamenti siforma un microclima più fresco ed umido di quelloesterno, soprattutto in inverno e in primavera.

Non in tutte le doline è però possibile osservarel’Asaro-carpineto: infatti la condizione essenzialeperché cresca tale vegetazione è che la conca siasufficientemente profonda e stretta.

Più è profonda, maggiore è la differenza ditemperatura tra il fondo e l’esterno. Più è stretta, menoi raggi del sole riescono a penetrarvi e l’aria fredda,più pesante, resta ‘intrappolata’ sul fondo, senzariuscire a scaldarsi e a risalire.

Attualmente, anche in presenza di tali condizioni, nellamaggior parte delle doline manca la vegetazione tipicaperchè l’uomo ha sostituito il bosco naturale con altrepiante: ad esempio con gli alberi di robinia (Robiniapseudoacacia), dai quali veniva ricavato il legname peri pali. Questa specie, originaria dell ’America

settentrionale, molto adattabile ed invadente, si èinsediata al posto dei carpini bianchi ed è tuttorapresente, anche se la coltivazione è stataabbandonata.

Alla fine del percorso vi troverete sul fondo delladolina, profonda circa 30m e in cui l’uomo non èintervenuto a modificare la vegetazione, in un boscodi carpini bianchi, cerri (Quercus cerris) e noccioli(Corylus avellana), decisamente più ombroso e buiodella boscaglia dell’altopiano. Nel sottobosco cresconol’asaro, la falsa ortica (Lamium orvala), il dente di cane(Erythronium dens canis), l’erba trinità (Hepatica nobilis)e molte altre piante erbacee che all’inizio dellaprimavera formano un tappeto di fiori bianchi, viola,rosa.La fioritura del sottobosco

Nonostante il clima più fresco, la forma a conca diquesti luoghi protegge le piante dal vento di bora, perquesto le erbacee già all’inizio della primavera, quandole giornate si fanno più miti, possono fiorire; poi dametà maggio le fioriture diminuiscono.

Questo ritmo stagionale è un adattamento tipico dellespecie del sottobosco che, avendo bisogno della luceper fiorire, sfruttano il periodo in cui gli alberi non hannole foglie e l’ambiente è luminoso, per andare in riposoquando è troppo buio. I mesi in cui la dolina è nelmomento di massimo splendore sono perciò marzo edaprile.

Molte di queste erbacee possiedonobulbi e rizomi* sotterranei, che sonoun vero e proprio magazzino disostanze nutrienti.

Tali scorte danno alle piante ilnutrimento necessario per fiorire giàall’inizio della primavera, ancor primache siano spuntate le foglie, che, conla fotosintesi, produrranno l’energiaper vivere.L’albero caratteristico del bosco didolina: il carpino bianco

Può raggiungere anche 25 m di altez-za. La corteccia è grigio chiara e liscia,il tronco con l’età diventa contorto edà all’albero un aspetto ‘tormentato’.Ha foglie semplici*, ovali, seghettate,di un bel verde brillante e lucido. Sullastessa pianta si trovano fiori maschilie femminili, quelli maschili sono marronie penduli, quelli femminili sono pocovistosi. I frutti hanno una brattea*verde a tre lobi, che li aiuta a farsitrasportare dal vento.

Il carpino bianco ama i terreni umidie fertili, e vive bene dove ristagnal’acqua. Un tempo cresceva, assiemealla farnia (Quercus robur) nellepianure dell’Europa centrale e inPianura Padana. Oggi boschi di questotipo sono limitati in piccole areemarginali, perché quei terreni sonodiventati aree agricole, tra le piùsfruttate al mondo.

L’Asarum europaeum chefiorisce in maggio conminuscol i f ior i v iolacei

frutto di carpino bianco

In copertina: fiori di Hepatica nobilis