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ALMA MATER STUDIORUM – UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BOLOGNA
CAMPUS DI CESENA, DIPARTIMENTO DI PSICOLOGIA
Corso di Laurea Magistrale in Psicologia Clinica
Impulsività e compulsività in adulti con
dipendenze, binge eating o disturbo da deficit
dell’attenzione e iperattività
Presentata da
Marianna Campana
Relatrice
Prof.ssa Paola Gremigni
Tesi di laurea in Tecniche di analisi dei dati in Psicologia Clinica
discussa in data 16/11/2020 (sessione autunnale A.A 2019-2020)
IMPULSIVITÀ E COMPULSIVITÀ: UNO SPETTRO DI DISTURBI
Impulsività e compulsività sono tratti, ovvero caratteristiche interne e piuttosto stabili della persona,
che possono esprimersi in misura lieve e non causare particolare disagio, oppure manifestarsi in
diversi possibili disturbi del comportamento. Entrambi questi tratti derivano da una difficoltà del
cervello a “dire di no” di fronte all’impulso a compiere una determinata azione (ovvero nel controllo
inibitorio).
L’impulsività è la difficoltà a trattenersi dal compiere un’azione, che, quando messa in atto, è
spontanea e non pianificata/premeditata (ad esempio assumere una sostanza, comprare una
determinata cosa, abbuffarsi).
La compulsività è l’incapacità di smettere di fare un’attività già iniziata, messa in atto in modo
ripetitivo (più e più volte), automatico (come se non se ne potesse fare a meno), e stereotipato, ovvero
sempre nella stessa modalità e secondo regole rigide (ad esempio con una specifica sequenza nei gesti
o in specifici momenti della giornata). Un’azione qualunque (che sia lavarsi, chiudere la macchina,
mangiare) risulta compulsiva se messa in atto con una modalità ripetitiva, stereotipata e automatica.
Un’importante differenza tra impulsività e compulsività è che la persona impulsiva sente una forte
tensione prima dell’azione ma si calma e prova piacere dopo aver compiuto l’azione, mentre la
persona compulsiva non raggiunge mai un appagamento e persevera nel ripetere l’azione più e più
volte senza che la sua tensione cali. Sia impulsività sia compulsività portano a disinibizione cognitiva
(pensieri ripetitivi su un tema, un’azione) e comportamentale, ovvero il mettere in atto
frequentemente e ripetutamente una determinata azione.
È dagli anni ’90 del 1900 che la ricerca scientifica si interroga sulla relazione tra questi tratti:
impulsività e compulsività. Inoltre, sono stati condotti diversi studi per evidenziare quali persone più
comunemente manifestano impulsività e compulsività. Un tempo si pensava che chi avesse tratti
impulsivi non potesse avere anche tratti compulsivi, e viceversa. Poi la ricerca ha capito che in una
stessa persona possono coesistere impulsività e compulsività, quindi che la presenza di una
caratteristica non preclude l’altra, e anzi la loro compresenza è frequente. Ci sono persone che
possono avere bassi livelli di impulsività e compulsività, cosicchè questi non hanno un impatto
negativo sul loro funzionamento, inteso come la capacità di adempiere alle diverse funzioni per vivere
bene. Ci sono persone che invece hanno alti livelli di impulsività e/o compulsività e manifestano un
disagio o un disturbo (come il disturbo ossessivo-compulsivo, l’ADHD, l’autismo, le dipendenze, i
disturbi alimentari, e tanti altri…). Si dice che queste condizioni appartengono allo spettro dei
disturbi impulsivo-compulsivi, ovvero una grande classe di disturbi i cui tratti peculiari sono proprio
impulsività e compulsività. Questi disturbi spesso si presentano insieme in uno stesso individuo o in
uno stesso nucleo famigliare, e rispondono agli stessi farmaci/alle stesse terapie. Inoltre, individui
che sono più impulsivi, col tempo possono diventare più compulsivi e viceversa: ci può essere
un’evoluzione di un tratto nell’altro.
In particolare, le dipendenze da sostanza, quelle comportamentali e il binge eating appartengono
allo spettro: essi insorgono con caratteristiche impulsive e progressivamente diventano disturbi
compulsivi. Con il termine “dipendenze comportamentali” si intendono condizioni in cui vi è un
pensiero ripetitivo nei confronti di un’esperienza o un comportamento (come giocare d’azzardo, fare
sesso, fare shopping, usare Internet, ecc.) e l’urgenza ripetuta di metterlo in atto, anche se si rivela
controproducente. La persona arriva a non poter fare a meno di mettere in atto quel comportamento,
con la sensazione di non riuscire a smettere (come una persona con una dipendenza da sostanze sente
di non riuscire a smettere di assumere la sostanza da cui dipende). Il binge eating (BED), o disturbo
da alimentazione incontrollata, è invece un disturbo alimentare in cui la persona sperimenta frequenti
episodi di abbuffata, nei quali sente di perdere il controllo e mangia una quantità di cibo maggiore
del normale, molto più velocemente, fino a sentirsi sgradevolmente pieno. Il BED è spesso
considerato anche come una dipendenza da cibi, in particolare da quelli ricchi di sale, grassi,
zucchero. Nei primi stadi di questi disturbi l’assunzione di una sostanza, di cibo, o la messa in atto di
un comportamento sono volti alla ricerca di piacere in maniera non pianificata e spontanea (prevale
l’impulsività). Pian piano, quegli stessi comportamenti sono messi in atto in maniera sempre più
automatica e stereotipata, e non più per ricercare un piacere ma in risposta a una tensione interna
(prevale la compulsività).
Per quanto riguarda l’ADHD (disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività), sono pochi gli studi
che valutano la compulsività di tratto in queste persone perché storicamente l’ADHD era visto come
opposto al disturbo ossessivo compulsivo. Tuttavia, studi recenti hanno mostrato che adulti con
ADHD presentano spesso sintomi ossessivo-compulsivi, e che questi, quando presenti, amplificano
e peggiorano i momenti di disattenzione e di conseguenza il funzionamento della persona. La
compulsività si sviluppa negli ADHD come strategia per mettere ordine ad un ambiente percepito
internamente ed esternamente come caotico, ma diventa poi disfunzionale e causa ulteriore disagio.
Inoltre, persone con ADHD di frequente fanno uso compulsivo di sostanze psicostimolanti: spesso si
innescano dipendenze sia da sostanze sia comportamentali (in particolare sono frequenti quella da
gioco d’azzardo e da Internet in persone con ADHD). L’ADHD viene quindi ritenuto parte dello
spettro dei disturbi impulsivo-compulsivi.
Per la necessità di esplorare meglio questi aspetti, è stato realizzato uno studio volto a indagare
l’impulsività e la compulsività in persone con dipendenze da sostanza e/o comportamentali (in
particolare sono state considerate il gioco d’azzardo, la dipendenza da Internet e da shopping), con
binge eating (BED) e con disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività (ADHD).
OBIETTIVI
Gli obiettivi del presente studio erano tre:
1. Il primo era volto a indagare la relazione tra impulsività e compulsività di tratto, per verificare
se si tratta di caratteristiche separate ma associate tra loro o di caratteristiche sovrapposte (che
parzialmente indicano uno stesso aspetto).
2. Il secondo intendeva in primis verificare che persone con dipendenze, con binge eating, con
ADHD manifestino maggiori impulsività e compulsività rispetto alla popolazione generale
(siccome dipendenze, binge eating e ADHD appartengono allo spettro dei disturbi impulsivo-
compulsivi). Dopodichè si intendeva indagare se impulsività e compulsività fossero associate
o avessero un effetto sulle dipendenze in un gruppo di dipendenti, sul binge eating in un
gruppo di binge eaters e sull’ADHD in un gruppo di ADHD.
3. Infine, il terzo obiettivo era volto a valutare se e quanto impulsività e compulsività abbiano
impatto sulla qualità di vita (valutata come la personale soddisfazione e appagamento per
vari aspetti della propria vita), in diversi gruppi a confronto. Fino a oggi la ricerca si è
focalizzata molto sull’impatto della depressione e dell’ansia sulla qualità di vita, trascurando
quello di impulsività e compulsività. Si sa che molti disturbi caratterizzati da impulsività e
compulsività insorgono in giovane età, riducono la qualità di vita e impattano negativamente
sul funzionamento individuale e interpersonale, per la scarsa flessibilità cognitiva, la
disinibizione comportamentale e la presa di decisioni svantaggiose. Abbiamo perciò ritenuto
importante indagare meglio questo aspetto.
PARTECIPANTI E MISURE
Per il presente studio sono stati coinvolti in totale 360 partecipanti, suddivisi in quattro diversi
gruppi. Un gruppo era costituito da 62 persone con dipendenze varie (da sostanze e alcool, da gioco
d’azzardo, da shopping, da Internet e videogiochi). Un altro gruppo era composto da 51 persone con
binge eating, un altro da 65 persone con ADHD, e l’ultimo da 182 persone reclutate dalla
popolazione generale, quindi che non presentavano nessuna delle condizioni caratterizzanti gli altri
gruppi. Tutti i partecipanti sono stati reclutati online, pubblicando il link a una batteria di questionari
in gruppi, pagine Facebook o in forum di auto aiuto per persone con uno stesso problema o disturbo,
dopo aver ottenuto il consenso degli amministratori. Sono stati inclusi nello studio solo partecipanti
con età maggiore o uguale a 16 anni. I gruppi erano piuttosto omogenei tra loro per l’età e la
distribuzione di maschi e femmine, ad eccezione del gruppo dei binge eaters (per l’88% femminile).
Tuttavia, la ricerca conferma che i maschi hanno difficoltà ad ammettere di avere un disturbo
alimentare e ancor più a cercare aiuto per esso.
I dati sono stati raccolti da aprile a luglio 2020. I partecipanti, che acconsentivano spontaneamente
alla partecipazione allo studio, hanno risposto ad una batteria di test, costituita da alcune domande
iniziali socio-anagrafiche e da 10 questionari brevi che valutavano:
- L’impulsività come tratto (caratteristica interna e stabile)
- La compulsività come tratto (caratteristica interna e stabile)
- Comportamenti intermedi impulsivi e compulsivi (era fornita una lista di 33 comportamenti
comuni che, quando messi in atto in maniera ripetuta, diventano impulsi compulsivi o
compulsioni impulsive: il soggetto doveva indicare la frequenza con cui li mette in atto).
- La tendenza a fare abbuffate
- L’abuso o dipendenza da alcool e droghe
- Comportamenti di acquisto compulsivo (il fare shopping in risposta a stati di tensione o stati
d’animo negativi, senza poterne fare a meno)
- La tendenza al gioco d’azzardo
- L’uso di Internet problematico (attività online eccessiva che genera dipendenza)
- La sintomatologia ADHD negli adulti
- La qualità di vita, ovvero il grado di personale soddisfazione e appagamento per vari aspetti
della propria vita (la salute fisica, il lavoro, le relazioni sociali, famigliari ecc.)
RISULTATI
Per quanto riguarda il primo obiettivo (valutare la relazione tra impulsività e compulsività di tratto
nel campione totale di 360 partecipanti), è emerso che impulsività e compulsività non sono
caratteristiche sovrapposte, ma sono caratteristiche separate e associate. Questo significa che spesso
chi manifesta ad alti livelli di una, manifesta anche alti livelli dell’altra. La compulsività era descritta
da due aspetti: da una parte da un marcato senso di responsabilità ed eccessiva importanza attribuita
ai propri pensieri e dall’altra da una tendenza al perfezionismo e timore dell’errore. L’impulsività era
descritta dalla difficoltà a controllare i propri impulsi. È emerso come persone impulsive hanno un
moderato senso di responsabilità per le proprie azioni, il timore di recare danno a qualcuno e il timore
di non riuscire a controllare i propri pensieri (poichè possono tramutarsi in agiti impulsivi). Inoltre,
persone impulsive, anche se in misura minore, possono provare fastidio per i propri errori ed essere
esigenti da sé stesse, perseguendo standard di perfezionismo.
Per quanto riguarda il secondo obiettivo, innanzitutto è emerso che le persone del gruppo dei
dipendenti, dei binge eaters e degli ADHD presentano maggiore impulsività, compulsività e impulsi
compulsivi rispetto alla popolazione generale, ma non maggiori compulsioni impulsive. Queste
indicano azioni come “fare liste”, “lavarsi”, “sistemare/riordinare”, “pianificare/organizzare”,
“controllare sé stessi allo specchio”, “pulire troppo”, che in sé sono positive, ma quando messe in atto
in maniera compulsiva e ripetitiva causano disagio. Il dato è interessante perché indica che la
popolazione generale ha attribuito un significato positivo a queste azioni e quindi si evidenzia
l’esistenza di una simil-compulsività funzionale e positiva, che in realtà è indice di precisione e
organizzazione come caratteristiche positive, perché non pervasive e disfunzionali.
Sono state fatte poi delle analisi statistiche per comprendere quanto impulsività e compulsività siano
associate e abbiano un effetto sui vari comportamenti di dipendenza, sulle abbuffate e sulla
sintomatologia ADHD.
Þ Nel gruppo di persone con dipendenze, gli impulsi compulsivi (azioni come “fare gesti di
autolesionismo intenzionale”, “fare aggressioni verbali”, “dire parolacce/imprecare”,
“mentire”) predicono l’abuso/dipendenza da alcool e sostanze. Ciò significa che
all’aumentare di tali comportamenti impulsivi, aumenta la tendenza a fare abuso di alcool e
droghe, fino a diventarne dipendenti. Inoltre, è emerso che l’impulsività fa aumentare la
tendenza a fare acquisti compulsivi (o dipendenza da shopping). Questo risultato è in linea
con la ricerca precedente per cui esiste una dipendenza da shopping compulsiva che è anche
impulsiva ma non è vero il viceversa. Infatti, esisterebbero tre tipi di persone: gli acquirenti
non eccessivi (bassi livelli di impulsività e compulsività), gli acquirenti eccessivamente
impulsivi e gli acquirenti impulsivi-compulsivi. Si pensa anche che queste siano fasi
successive nella progressione della dipendenza. Siccome il campione dei dipendenti è
piuttosto giovane (l’età media è 33), si ipotizza che queste persone si trovino agli stadi iniziali
della dipendenza, e che per questo la dipendenza da shopping è quasi esclusivamente dettata
dall’impulsività e non dalla compulsività. Nello stesso campione, il gioco d’azzardo
patologico e l’uso problematico di Internet non sono risultati associati né all’impulsività né
alla compulsività né ai comportamenti intermedi impulsivo-compulsivi. Forse l’eterogeneità
del campione dei dipendenti (composto da persone che dichiarano di avere una
tossicodipendenza, come da persone che soffrono di dipendenza da gioco d’azzardo, da
Internet o da shopping, e da una persona con dipendenza affettiva) ha influito negativamente
sulla possibilità di far emergere le componenti impulsiva e compulsiva del gioco d’azzardo e
della dipendenza da Internet, che studi precedenti avevano rilevato. È emersa però
un’interessante associazione: alti livelli di dipendenza da shopping si associano ad un elevato
e problematico uso di Internet. Questo può essere indicativo di una progressiva trasformazione
dello shopping “dal vivo” (nei negozi) in shopping online, che porta a far coincidere le due
dipendenze comportamentali.
Þ Nel gruppo di persone con binge eating è emerso che agire compulsioni impulsive
(comportamenti che diventano compulsivi quando ripetitivi, come “curare il proprio aspetto”,
“pianificare/organizzare”, “sistemare/riordinare”, “fare liste”) fa aumentare la probabilità di
fare abbuffate, come sintomo principale del binge eating. Questo risultato indica che soggetti
con binge eating avrebbero una tendenza alla ripetitività e alla compulsività nelle loro azioni
quotidiane. L’abbuffata nel binge eating facilmente diviene un’abitudine per alleviare uno
stato emotivo interno negativo (detta meccanismo di evitamento emotivo). È ampiamente
possibile che persone con binge eating mettano in atto anche altri meccanismi di evitamento
emotivo, come l’eccessivo controllo, la pianificazione, la cura ossessiva di sé, tutti
comportamenti identificabili come compulsioni impulsive. Dunque, la messa in atto di vari
comportamenti compulsivi nella vita quotidiana come meccanismo di evitamento emotivo
può essere campanello d’allarme per l’identificazione di un binge eating.
Þ Nel gruppo di adulti con ADHD è emerso come sia impulsività sia compulsività hanno un
effetto sulla sintomatologia ADHD, e in misura simile. L’impulsività fa aumentare la
sintomatologia del 12%, la compulsività del 10%. Questo risultato è innovativo e interessante
poiché mette in luce la marcata compulsività (quasi pari all’impulsività) che contraddistingue
gli ADHD adulti. Inoltre, la sintomatologia ADHD è risultata associata all’agire impulsi
compulsivi, come fare abuso di alcool e sostanze, “fare gesti di autolesionismo intenzionale”,
“fare aggressioni verbali”, “mentire”, “dire parolacce/imprecare”. L’associazione tra impulsi
compulsivi e sintomatologia ADHD testimonia ancora una volta che le dipendenze da
sostanza e comportamentali di frequente si sviluppano in comorbilità con l’ADHD.
Per quanto riguarda il terzo obiettivo, sono state realizzate delle analisi per valutare in ciascun gruppo
l’impatto di impulsività e compulsività sulla qualità di vita: ci si aspetta che queste dimensioni si
associno ad un calo della personale soddisfazione e appagamento per diversi aspetti della propria vita
(la salute fisica, il lavoro, le attività del tempo libero, le relazioni sociali, famigliari ecc.). Si è
osservato, in ciascun gruppo, anche un eventuale impatto dell’età e del sesso (maschile/femminile)
sulla qualità di vita.
Þ Nel gruppo di persone con dipendenze, solo l’impulsività determina un abbassamento nella
qualità di vita (all’aumentare dell’impulsività, la qualità di vita si abbassa di circa il 17%).
La compulsività non sembra avere effetto sulla qualità di vita in queste persone. Se
l’impulsività e gli impulsi compulsivi si erano dimostrati i principali predittori rispettivamente
della dipendenza da shopping e da sostanze, l’impulsività è anche il maggiore responsabile
della riduzione della qualità di vita in queste persone.
Þ Nel gruppo di persone con binge eating, è emerso che la compulsività determina un
abbassamento della qualità di vita del 23%. Dato che le compulsioni impulsive erano
associate all’aumento dei comportamenti di abbuffata, è naturale che la compulsività abbia il
principale effetto sulla riduzione della qualità di vita in questo gruppo. Si ottiene però un altro
risultato rilevante: in queste persone l’età si associa ad un abbassamento della qualità di vita.
Ciò significa che il binge eating diventa più invalidante dal punto di vista fisico, sociale,
famigliare nel lungo termine o in persone che hanno un’età più alta.
Þ Nel gruppo di adulti con ADHD si è ottenuto un risultato innovativo e interessante:
impulsività e compulsività si rivelano entrambe responsabili di un abbassamento della qualità
di vita. Tuttavia, mentre l’impulsività determinava in misura maggiore la sintomatologia
ADHD (12%) rispetto alla compulsività (10%), l’impatto sulla qualità di vita è opposto. La
compulsività impatta negativamente sulla qualità di vita degli ADHD in misura maggiore
rispetto all’impulsività (rispettivamente del 7% e del 6%). Questo risultato rivela che gli
ADHD che presentano anche compulsività di tratto hanno i sintomi più invalidanti e una
peggiore qualità di vita.
Þ Si è inoltre osservato come impulsività e compulsività di tratto impattino sulla qualità di vita
nel campione tratto dalla popolazione generale, un gruppo di 182 persone non reclutate da
gruppi specifici e quindi non aventi una delle condizioni cliniche considerate prima. È emerso
come sia l’impulsività sia la compulsività si associano a un peggioramento nella qualità di
vita, anche se minimo dato che il campione non è clinico (rispettivamente del 4% e del 7%).
Questo risultato dimostra ancora una volta che la compulsività ha un impatto più negativo
sulla qualità di vita rispetto all’impulsività: tratti di personalità compulsivi sono più
invalidanti rispetto a quelli impulsivi. Nello stesso gruppo è emerso però un altro dato
interessante: le compulsioni impulsive (comportamenti di ordine quotidiano che se ripetuti
possono diventare compulsivi) sono risultate associate ad un aumento della qualità di vita del
6%. Queste indicano azioni come “lavarsi”, “sistemare/riordinare”, “pianificare/organizzare”,
“pulire troppo”, “applicare regole”, “controllare sé stessi allo specchio”, “controllare cose tipo
serrature, interruttori della luce ecc.”: si tratta di comportamenti in sé positivi, quando non
sono messi in atto in maniera ripetitiva e automatica. Questo dimostra che, in persone che non
soffrono di particolare disagio psicologico, comportamenti di controllo, precisione e
organizzazione possono rivelarsi funzionali e positivi per la qualità di vita, quando non
diventano compulsivi, ripetitivi e automatici.
Un ultimo importante risultato si è ottenuto dal confronto dei livelli di qualità di vita tra i quattro
gruppi coinvolti nello studio. Sulla base dei precedenti risultati, ci si aspettava che i gruppi con
maggiori livelli di impulsività e compulsività, dato l’impatto che queste dimensioni hanno sul
benessere, presentassero minore soddisfazione e appagamento per la propria vita. Infatti, binge eaters,
persone con dipendenze e ADHD riportano tutti una qualità di vita peggiore rispetto alla popolazione
generale. In particolare, i binge eaters hanno i livelli più bassi di qualità di vita, seguiti dagli ADHD
e infine dai dipendenti, anche se i punteggi ottenuti dai tre gruppi non si discostano di molto tra loro.
Invece i tre gruppi si discostano in misura rilevante dalla popolazione generale, che presenta una
qualità di vita più alta e con minore variabilità tra i membri del gruppo. Questo porta ancora una volta
ad affermare che la compulsività ha un impatto più negativo sulla qualità di vita rispetto
all’impulsività: infatti il binge eaters è la condizione emersa come più compulsiva, l’ADHD è
determinato sia da impulsività sia da compulsività e le dipendenze sono determinate solo da
impulsività. Non sono stati reperiti studi precedenti che confrontano la qualità di vita in questi
disturbi, e quindi i presenti risultati costituiscono un importante contributo.
CONCLUSIONE
Il presente studio è stato ispirato dall’importanza di mettere in relazione tra loro impulsività e
compulsività e di osservare come questi tratti si declinano in alcuni disturbi e come impattano sulla
qualità di vita degli individui.
Lo studio può avere diversi risvolti in ambito clinico. Riconoscere che impulsività e compulsività
sono aspetti separati ma di frequente associati evidenzia l’importanza di considerare entrambi gli
aspetti in una fase di valutazione psicologica e di mantenersi aperti alla possibilità che un disturbo
connotato da impulsività possa manifestare col progredire del tempo anche tratti compulsivi, e
viceversa. Inoltre, lo studio ha messo in luce la compresenza di impulsività e compulsività in persone
con dipendenze, con binge eating e con ADHD e suggerisce l’importanza di integrare strategie
terapeutiche che agiscano su entrambe queste dimensioni nel loro trattamento. Dato che la
compulsività ha rivelato un impatto più negativo sulla qualità di vita rispetto all’impulsività, lo studio
suggerisce anche l’importanza di agire precocemente sulle dipendenze, sul binge eating o su altri
disturbi dello spettro per impedire che i comportamenti impulsivi diventino compulsivi e quindi che
il disturbo progredisca nella fase più invalidante.