Upload
others
View
2
Download
0
Embed Size (px)
Citation preview
Università degli Studi di Torino
IRIS - 18 ottobre 2006
INDIZI DI TRASFORMAZIONE DEL TERRITORIO PIEMONTESE:
CAUSE VICINE E LONTANE, SCENARI FUTURI
dr. Luca GiuntiParco Naturale Orsiera Rocciavrè e Riserve di Chianocco e Foresto
1920
oggi
oggi
1928
1939
oggi
oggi
1955
pratopascolo
bosco
improduttiva
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
1884 a) 1934 b) 1956 c) 1979 d) 1986 e) 2005 g)
0
5000
10000
15000
20000
25000
1861 1871 1881 1901 1911 1921 1931 1936 1951 1961 1971 1981 1991 1999 2000 2001 2003
popolazione
superficie
Risultati - ricerca storica e bibliografica
0
1000
2000
3000
4000
5000
6000
7000
8000
9000
1884 a) 1934 b) 1956 c) 1979 d) 2000 f)
Num
ero
capi
bovini ovicaprini
0
2000
4000
6000
8000
10000
12000
14000
1984
1985
1986
1987
1988
1989
1990
1991
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
Num
ero
capi
bovini ovicaprini
monticanti
stanziali
1962
0
500
1000
1500
2000
2500
3000
3500
1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004
Num
ero
capi
Camoscio Capriolo Cervo
0
200
400
600
800
1000
1200
1400
Num
ero
capi
1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003
Cacciati Ritrovati Abbattuti Gran Bosco
Mondovì,1921
1995 2005
Leishmania
Estate 2006:Inizio progetto ricerca per i flebotomi.Facoltà di Veterinaria Università di Torino
I modelli di simulazione climatica
Progetto Prudence: aumento di temperatura estiva previsto in Europa nel periodo 2071-2100.
IPCC: scenari da +1.4 a +5.8 °C (media annua)
INDIZI DI TRASFORMAZIONE DEL TERRITORIO PIEMONTESE:
CAUSE VICINE E LONTANE, SCENARI FUTURI
dr. Luca Giunti
Parco Naturale Orsiera Rocciavrè e Riserve di Chianocco e Foresto
A partire dal confronto iconografico tra cartoline postali di inizio 1900 e immagini recenti scattate dalla identica posizione, si mette in luce la trasformazione del paesaggio ad opera di fattori antropici. Tale modificazione èpercepibile anche nell'arco di una vita umana, mentre i cambiamenti descritti in precedenza nella stessa lezione dal prof. Mortara prevalentemente avvengono in tempi più lunghi).
Dopo la seconda guerra mondiale la ricostruzione, il lavoro in fabbrica e il boom economico hanno richiamato vicino ai centri urbani della pianura gran parte della popolazione italiana. Le montagne e le colline di tutta Italia sono state quindi progressivamente abbandonate, e i campi e i pascoli che l’uomo da secoli teneva puliti da arbusti e cespugli sono stati lentamente riconquistati dai boschi. Non da boschi belli e alti, intendiamoci, per quelli ci vorrà più di un secolo, ma dalle piante più veloci a crescere e a colonizzare spazi ritornati disponibili: rovi e cespugli, noccioli e frassini, salici e ontani. Nel frattempo in diverse aree italiane venivano attuati piani di ripopolamento (di solito legali ma talvolta anche abusivi) di cinghiali, caprioli e cervi, che in questi ambienti rinnovati hanno avuto la possibilità di alimentarsi e prosperare in relativa tranquillità, tanto che dagli anni '80 del secolo scorso si è potuto iniziare a cacciarli legalmente, sulla base dei periodici censimenti e conseguenti piani di abbattimento. Inoltre, sempre a scopo venatorio, sono stati introdotti i mufloni in alcune zone di Italia e del Piemonte.
Un ambiente particolare che si sta perdendo per queste ragioni è rappresentato dai prati a sfalcio, ricchi di essenze di fiori e varietà di insetti, oggi relegati a nicchie ancora accudite da anziani appassionati.
A conferma di questo vengono poi esaminate nel dettaglio le dinamiche di popolazione e di uso del suolo dal 1861 ad oggi, e le dinamiche di domestici stanziali e monticanti dal 1861 ad oggi, che evidenziano una riduzione delle piccole mandrie familiari stanziali ed un progressivo aumento dei capi - soprattutto ovini -monticanti in estate e in genere riuniti in greggi di molte migliaia di unità gestite da poche aziende.
Boschi maturi e ambiente tranquillo e vario hanno favorito il ritorno del picchio nero e in seguito della civettacapogrosso, e poi del gipeto, per il quale è stato predisposto un faticoso progetto europeo di reintroduzione. Infine queste nuove condizioni, unite al fatto fondamentale che non era più oggetto di fucilate, tagliole, trappole o bocconi avvelenati, hanno permesso al lupo di irradiarsi lungo l’Appennino a partire dai nuclei superstiti rimasti per decenni confinati nelle aspre montagne dell’Abruzzo.
L'aumento della temperatura degli ultimi anni ha favorito altri animali, tra cui viene citato il parassita flebotomo, vettore del protozoo dei Tripanosomi agente della leishmaniosi. Dall'estate scorsa quindi hanno inizio le ricerche sulla sua presenza e distribuzione nel territorio piemontese.