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INFO/GRAPHIC 1
I NFO /GRAPH ICI L M A G A Z I N E D E L’A LT R A FA C C I A D E L L A M E L A N . 0 2 / 2 0 1 7
DALLA PROGETTAZIONE ALLA MESSA ONLINEPag. 28
ALL'INTERNO IL TEST
"Quanto è user-friendly la tua azienda?"
Pag. 49
INFO/GRAPHIC INFO/GRAPHIC2 3
COMPILA IL TEST
"Quanto è
user-friendly
la tua azienda?"
TRE/PER/TRE
3 LOGHI /pag. 4
3 PACKAGING /pag. 6
3 IDEE IN-STORE /pag. 8
NEWS
NUOVE DA FACEBOOK: ARRIVANO I SERVIZI /pag. 10
NUOVI LAVORI IN PORTFOLIO /pag. 12
JUST/4/YOU
TUTTO CIÒ CHE TI SERVE È MADE IN GOOGLE /pag. 14
UN ANNO DI ASSISTENZA IN OMAGGIO /pag. 15
QUANTO è USER-FRIENDLY LA TUA AZIENDA? /pag. 49
DAL BLOG
OLTRE IL SITO WEB:coccolare il cliente con l’area riservata/pag. 16
EASTER EGG: le sorprese nascoste nel web /pag. 18
GESTALT E DESIGN: catturare l’attenzione con un logo /pag. 20
UN SITO WEB ALLA MODA? 5 trend che non dovrebbero mancare /pag. 23
PERCHÉ CREARE UN BLOG? 3 ragioni per cui potrebbe esserti utile /pag. 26
LOGO E IMMAGINE COORDINATA: il cuore pulsante della comunicazione /pag. 28
GIF ANIMATE: trent’anni portati bene /pag. 30
QUANDO IL SITO NON BASTA:rafforzare la presenza online in 4 passaggi / pag. 33
IL SITO NEL SITO: Facebook e le pagine aziendali /pag. 36
ANALIZZARE IL TRAFFICO SUL PROPRIO SITO con Google Analytics /pag. 38
PAGINE SOCIAL AZIENDALI: guida alla sopravvivenza /pag. 40
GRAZIE PER (TU NO)...Facebook e i contenuti virali /pag. 43
TASSO DI CONVERSIONE: come migliorarlo con piccoli accorgimenti /pag. 46INFO/GRAPHIC
INDICE
EDITORIALEComunicazione “al caldo”
TRE/PER/TRE
NEWS JUST/4/YOU
DAL BLOG
3 IDEE IN-STORE
Stai facendo un buon lavoro per la tua azienda?
LOGO E IMMAGINE COORDINATA
NUOVI LAVORI IN PORTFOLIO
Da Berlino a Milano, passando per il Principato di Monaco, ecco tre idee che vi faranno venir voglia di prenotare il primo aereo.
Rispondi al test per scoprire se la tua azienda necessita di una miglior comunicazione.
Il cuore pulsante della comunicazione
Nuovi siti web firmati L’Altra Faccia Della Mela
Quando ci si accinge all’estate spesso le
aziende, anche le più strutturate, tendono
a trascurare la propria comunicazione. Tra
personale in ferie, agenzie che chiudono ed
il pensiero che corre alle vacanze, infatti,
non sempre si riesce ad essere efficienti
come nel resto dell’anno.
Si tratta però di una condizione che
andrebbe prevista per poter essere evitata,
dal momento che è proprio il periodo di
ferie quello più interessante per fare
comunicazione.
Come mai? I motivi sono principalmente
due:
quando i competitors abbassano la
guardia è il momento migliore per
aggredire il proprio target;
il target di riferimento sarà
probabilmente in ferie a sua volta,
avendo così la mente più libera ed
essendo più propenso a guardarsi
intorno, quindi più ricettivo verso la
comunicazione potenzialmente di suo
12
4
49
28
INFO/GRAPHIC INFO/GRAPHIC4 5
TRE/PER/TRE:3 LOGHIUN GIRO NEL WEB TROVANDO QUELLI CHE, SECONDO NOI, SONO TRE FRA
I LOGHI MIGLIORI DI SEMPRE.
Il logo è l’effigie del brand, il cuore
pulsante dell’immagine aziendale.
Sul blog ne abbiamo parlato
spesso (https://goo.gl/FnbKMc),
proprio perché esso rappresenta
le fondamenta per costruire tutta
l’esperienza visiva che ruota attorno
ad una realtà. Che sia seria ed
istituzionale o giovanile e sbarazzina,
ogni attività che vuole porsi ai suoi
consumatori deve
farlo in modo efficace.
E se lo fa con un buon
logo, metà dell’opera
è fatta!
HORROR FILMS Horror Films è un logo
realizzato da Siah
Design. A renderlo così interessante
sono la sua semplicità e l’ambiguità
della forma, che lo rende talvolta una
bobina ma anche un fantasmino. I
colori, dettati appunto dal carattere
horror, sono un nero di fondo ed il
bianco della bobina/fantasmino. Per la
valenza iconica di buio/faccia anemica
che accompagna l’essenzialità degli
opposti ma anche la leggibilità per
eccellenza nella coppia bianco/nero,
la scelta cromatica rappresenta la
ciliegina sulla torta di questo elaborato
che, se volessimo trovargli un difetto,
davvero faticheremmo.
LABRealizzzato da
DigitalOrange, il logo
Lab è un esempio
molto ben riuscito di
Gestalt (https://goo.
gl/4emRcg) applicata
al design. Ad essere
sfruttata, infatti, è la regola figura/
sfondo, detta anche regola della forma
e controforma, secondo cui la mente
umana è in grado di percepire due
forme che condividono i contorni in due
momenti separati. Per questo motivo se
si osserva il logo nel suo complesso si
legge “LAB”, mentre se si osserva il centro
della “A” si può notare l’alambicco, che
rafforza il concetto espresso dal nome.
PENCILIl logo Pencil, realizzato da Reghardt
Grobbelaar, è la dimostrazione che anche
con pochi segni il risultato può essere
molto efficace.
In questo caso è sempre la Gestalt a farla
da padrona, ma ad essere protagonista
è un altro principio. Secondo la regola
della forma chiusa, infatti, tendiamo a
percepire la matita dove in realtà ci sono
tre distinte forme geometriche, e questo è
reso possibile dalla capacità del cervello
di attingere alle proprie esperienze per
richiamare alla mente forme ed oggetti
già noti.
IL LOGO ÈIL CUORE PULSANTE
DELL’IMMAGINEAZIENDALE
HORROR FILMS
by Siah Design
LAB
by DigitalOrange
PENCIL
by Reghardt Grobbelaar
INFO/GRAPHIC INFO/GRAPHIC6 7
TRE/PER/TRE:3 PACKAGINGSOVVERTIRE LA PERCEZIONE DELL’OGGETTO PER RENDERE ENTUSIASMANTE
L’ESPERIENZA D’ACQUISTO.
Se c’è un posto dove un brand ed i suoi
prodotti rischiano di passare inosser-
vati è senza dubbio lo scaffale di un
espositore. E per un brand non ci può
davvero essere nulla di peggio...
Ci sono tuttavia concept grafici che,
grazie alla capacità di sovvertire total-
mente la percezione del prodotto, ries-
cono non solo a far notare il brand nel
bel mezzo del mare di competitors, ma
a rendere entusias-
mante l’esperienza
d’acquisto. Ed un
consumatore felice
sarà un consumatore
affezionato.
POLIUbySimon LalibertèAssemblare due pennelli di diverse
dimensioni è un problema che si può
risolvere in molti modi, ma farlo in ma-
niera così creativa e divertente non è
da tutti. Il designer Simon Lalibertè ha
pensato bene di trasformarli in baffi
e barba di un personaggio illustrato,
creando così un oggetto davvero deg-
no di nota che rafforza il concetto del
“pelo naturale” con cui sono fatti i pen-
nelli. Il tutto con una grafica minimal
e perfettamente in linea con il logo
stampato sul manico del pennello.
THELMA’SbySaturday MFG Come rendere l’idea
che i cookies sono
sfornati ogni giorno?
Semplice: lasciando
che siano proprio i
consumatori a sfornarli!
L’idea è della statunitense Saturday
MFG, che per confezionare i biscotti
prodotti a conduzione familiare mar-
chiati Thelma’s, ha ideato una scatola a
forma di forno da cui il fortunato consu-
matore può estrarre i dolci con un movi-
mento analogo a quando estrae le pietan-
ze dal proprio forno di casa.
CS LIGHT BULBSby Angelina PischikovaCerto può cambiare il wattaggio, ma alla
fine si tratta sempre di lampadine. O forse
no?
La designer Angelina Pischikova ha pen-
sato bene di stravolgere il concetto delle
lampadine, trasformandole in parti del
corpo di vari insetti. Scelta buffa se si
pensa agli insetti che, proprio dalle lam-
padine, spesso vengono attirati, ma di
certo non priva di fantasia.
A rendere il tutto ancora più bello ci sono
le illustrazioni, semplici e ben fatte. Nel
complesso, queste confezioni sono da-
vvero un esempio ben riuscito.
UN’ESPERIENZAD’ACQUISTO
ENTUSIASMANTE
POLIU
by Simon Lalibertè
THELMA’S
by Saturday MFG
CS LIGHT BULBS
by Angelina Pischikova
INFO/GRAPHIC INFO/GRAPHIC8 9
TRE/PER/TRE:3 IDEE IN-STOREQUANDO LA COMUNICAZIONE SI FA IN-STORE, L’ESPERIENZA DEL CONSUMER
RENDE IL BRAND TANGIBILE.
Fare della buona comunicazione è alla
base di ogni azienda che si rispetti e
che vuole costruire nel tempo una
solida brand reputation.
Fare comunicazione in-store, con tutte
le difficoltà che ne derivano, non è da
tutti.
Fare della buona comunicazione in-
store, riuscendo a dare quel quid in
più che crea la fila fuori dal negozio...
beh, quella è roba da
maestri!
In questo numero
di INFO/GRAPHIC
abbiamo voluto
presentarvi tre idee
che vanno oltre il
concetto di negozio
inteso come luogo
dove acquistare un
bene, connotandolo invece come il
luogo dove recarsi per trascorrere
qualche ora felice.
PANTONE CAFÉPrincipato di Monaco
Ma chi l’ha detto che un brand di
inchiostri inchiostri non può vendere
altro? L’idea del Pantone Café nel
principato di Monaco tende proprio a
sconvolgere questo concetto.
Ad essere serviti, rigorosamente
nelle coloratissime confezioni, sono
in questo caso bevande, brioches
ed altre leccornie,
trasformando così il
più famoso marchio
di classificazione
dei colori a livello
mondiale in qualcosa
di più: l’esperienza
del colore che
diventa addirittura
commestibile!
Essì, perché ad essere campionati e
classificati con codice Pantone sono
in questo caso i colori dei cibi.
RITTER STOREBerlino
Immagina di trovarti di fronte a due
piani colmi di espositori di tavolette di
cioccolato di qualsiasi tipo. Ora immagina
un bancone, diversi tipi di cioccolato e
tutte le praline che ti vengono in mente.
Ed infine immagina dei commessi che
sono pronti ad assemblarti la tavoletta
che preferisci, con il cioccolato ed i gusti
che ti suggerisce la fantasia... Ti sembra
un sogno? Probabilmente è quello che il
Ritter Store di Berlino puntava ad essere,
e direi che ci è riuscito alla perfezione!
La possibilità di acquistare la tavoletta
di cioccolato scelta sul momento è la
traduzione della filosofia di questo brand
in ’esperienza sensoriale.
LEGO STOREMilano
Essere come un bambino in un negozio
di giocattoli è l’emblema della felicità. Ma
se il bambino, nel negozio di giocattoli,
oltre che sognare di possedere tutto può
anche giocare, allora la comunicazione
ha fatto centro!
Ed è quello che succede nel Lego Store
più grande di Italia dove, fra augmented
reality, specchio digitale che riflette
l’osservatore in stile Lego e possibilità di
farsi un selfie con niente poco di meno
che... Batman, ogni bambino ha ragione
di voler fare la fila fuori dal negozio.
QUEL QUID IN PIÙCHE CREA LA FILA
FUORI DALLO STORE
PANTONE CAFÉ
Principato di Monaco
RITTER STORE
Berlino
LEGO STORE
Milano
INFO/GRAPHIC INFO/GRAPHIC10 11
La pagina aziendale su Facebook, lo
sappiamo, almeno per ora è ben lungi
dalla possibilità di sostituire il sito web.
Di sicuro, però, il buon Zuckerberg punta
a riuscirci, e per ogni azienda con una
comunicazione social che si rispetti
stargli dietro è d’obbligo.
Ecco allora che noi de L’Altra Faccia
Della Mela non ci siamo fatti sfuggire
l’occasione, mettendo in mostra ciò che
siamo bravi a fare!
E la vostra azienda è social?
Diamo forma alla vostra azienda
attraverso logo e immagine
coordinata.
Trasferiamo la vostra immagine
su carta, tramite biglietti da visita,
brochures, flyers, cataloghi e tutti i
supporti che riuscite ad immaginare.
Mettiamo la nostra esperienza
al vostro servizio, per progettare
con voi una strategia di
comunicazione online.
Ci occupiamo del vostro sito
internet, della gestione dei social
network e delle campagne via
mail.
Dalla progettazione
architettonica, al progetto
creativo, alla stampa in grande
formato e su qualsiasi supporto.
Ci occupiamo di allestimenti
in-store e fieristici, in linea con la
vostra comunicazione aziendale.
BRANDING
-1- -2- -3-WEB ALLESTIMENTI
NUOVE DA FACEBOOK: ARRIVANO I SERVIZI!NELLE PAGINE AZIENDALI DEL SOCIAL NETWORK BLU, ECCO CHE
ARRIVA LA POSSIBILITÀ DI METTERE IN VETRINA I SERVIZI
INFO/GRAPHIC INFO/GRAPHIC10 11
INFO/GRAPHIC INFO/GRAPHIC12 13
Maggio 2017:Concept, progettazione grafica e realizzazione del sito www.sanitritmilano.it.
Giugno 2017:Concept, progettazione grafica e realizzazione del sito web per l’Architetto Enea Franchi.
NUOVI LAVORI IN PORTFOLIO NUOVI LAVORI IN PORTFOLIO
INFO/GRAPHIC 13
INFO/GRAPHIC INFO/GRAPHIC14 15INFO/GRAPHIC 15
TUTTO CIÒ CHE TI SERVE È MADE IN GOOGLE!Grazie a G Suite, il pacchetto completo degli strumenti aziendali offerti da Google, non dovrai più preoccuparti di
nulla. Lavora in condivisione e tenendo al sicuro i tuoi dati!
Avete nel pentolone un nuovo sito? Allora è il momento di approfittare di questo regalo!
Facendo un sito con L’Altra Faccia Della Mela, l’assistenza è gratuita per un anno.
L’offerta è valida entro il 30/09/17.Per aderire vai su laltrafacciadellamela.it/assistenza-1-anno/ e compila il form inserendo il seguente codice:
Il pacchetto comprende:creazione caselle email;impostazione email nel client;formazione per aggiornamento sito;assistenza per aggiornamento sito.
UN ANNO DI ASSISTENZA IN OMAGGIO
1 ANNO DI 14NN04551A S S I S T E N Z A
COMUNICA ARCHIVIA
COLLABORA GESTISCI
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INFO/GRAPHIC INFO/GRAPHIC16 17
Navigando nel web, ci siamo quasi tutti abi-tuati a concepire il sito come qualcosa dove trovare informazioni su un’azienda. Ma cosa succede, però, se si va oltre questo concetto ed il sito diventa un modo per offrire servizi? Abbiamo visto in passato cos’è un e-commer-ce e cos’è un marketplace, dando già un primo sguardo a due tipi di sito che offrono servizi. Quello di cui vorrei parlarvi oggi, più che un tipo di sito, è una parte di esso: l’area riservata.
AREA RISERVATA:FAR SENTIRE ESCLUSIVII PROPRI CLIENTI
Quando si è a contatto con il pubblico in un’azienda che offre servizi, si ha chiara l’idea di come spesso sia necessario scambiare con esso informazioni e documenti. Solitamente questo scambio avviene attraverso mail, te-lefonate e trafile burocratiche che possono risultare rognose. A farne le spese, spesso, è la fiducia che il cliente nutre verso l’azienda, che rischia di venire etichettata come lenta e improduttiva. Come si può ovviare a questo problema? Un modo decisamente elegante è creare nel proprio sito un’area riservata. Entrando in quest’area, infatti, il cliente ha la
percezione tangibile di essere trattato con più cura rispetto agli altri utenti.Ma cos’è esattamente un’area riservata? Ve lo spiego in tre punti:
come funziona; quali servizi offrire; chi può crearla.
COME FUNZIONAPer poter accedere ad un’area riservata, un utente ha bisogno di username e password. Per ottenerle ci sono due possibilità: riceverle dal gestore del sito o registrarsi. Quando è il gestore del sito a fornirle, sarà proprio ques-to ad occuparsi di registrare i nuovi utenti. Se invece si lascia la possibilità ai clienti di registrarsi, è buona regola chiedere tutti i dati necessari ad identificarlo e prevedere di ap-provare ogni nuova registrazione.
Una volta che si è in possesso delle creden-ziali, attraverso una url si arriva ad una pagi-na in cui inserirle, ed una volta confermato l’accesso si viene reindirizzati ad una pagina di benvenuto. Da qui, come se si fosse all’interno di un nuovo sito, si ha a disposizione una serie di bottoni attraverso cui raggiungere tutti quei contenuti riservati.
QUALI SERVIZI OFFRIREIl classico servizio da offrire è lo scambio di documenti. Poter trovare e scaricare tutto ciò che mi riguarda, effettuare ricerche fra i vari documenti e magari inviarne altri è sicura-mente un passaggio importante. Un servizio in più potrebbe essere l’assistenza diretta, ma-gari attraverso una chat, che evita telefonate e lunghi tempi di attesa. Si potrebbe offrire ai propri clienti registrati la possibilità di aggior-nare autonomamente i dati anagrafici. Insom-ma, non ci sono limiti.
CHI PUÒ CREARLAAnche la risposta a questa domanda non prevede limiti. Chiunque abbia la necessità di avere relazioni dirette con il proprio pubblico può crearne una. Immaginate ad esempio un’azienda che offre corsi di formazione. Si può prevedere che ogni studente abbia acces-so ad una propria area riservata in cui scari-care i materiali di approfondimento del corso, o magari conoscere da subito il risultato dei propri test. Allo stesso modo un amministra-tore di condominio potrebbe condividere con i condomini i verbali di assemblea, o un nego-zio può concedere in anteprima news, eventi o informazioni sui prodotti, permettendo di accedervi prima degli altri clienti.
7 Aprile 2017
INFO/GRAPHIC 17
OLTRE IL SITO WEB:“COCCOLARE” IL CLIENTECON L’AREA RISERVATA
INFO/GRAPHIC INFO/GRAPHIC18 19
Quando sentiamo parlare di “contenuto nas-costo” in ambito web, siamo abituati quasi sempre a starne alla larga. È infatti sovente che ad essere occultati siano contenuti che mirano a rilasciare virus o a rubare preziosi dati. Ma cosa succede se i contenuti nascos-ti hanno il solo scopo di strappare un sorriso all’utente? In questo caso ci troviamo di fronte ai cosiddetti Easter Egg.
EASTER EGG: LA STORIALa storia di questi simpatici scherzetti nas-ce dai videogiochi. Era infatti il 1979 quando Warren Robinett, uno sviluppatore delle Atari, decise di infilarne uno nel gioco Adventure. Si trattava di una sua firma nascosta in una stan-za segreta, creata per ridare dignità agli svilup-patori che venivano esclusi dai riconoscimenti del gioco. A loro infatti, considerati come dei semplici manovali che costruiscono un’opera progettata da altri, era negato il diritto di far comparire il proprio nome.
Fu il capo dei progetti aziendali ad evitare i provvedimenti disciplinari a Warren. Sottoli-neò infatti come questa trovata avesse incre-mentato le vendite, coniando il termine Easter Egg (letteralmente “Uova di Pasqua”, riferito
alle uova colorate che nei paesi anglosassoni vengono nascoste per far giocare i bambini).
In seguito a questa vicenda si dette il via ad una lunga serie di Easter Egg, creando quasi un gioco nel gioco per l’utente che cerca di imbattervisi.
GLI EASTER EGG OGGIL’usanza di rilasciare contenuti nascosti è oggi largamente diffusa. Dai videogiochi al web, infatti, è sempre più semplice trovare un software che ne contenga uno. Magari si tratta di un sito che abbiamo frequentato spesso senza sapere che contenesse una sorpresa, oppure del telefono che abbiamo in tasca. La loro utilità si limita a strappare un sorriso a chi ne incontra uno, oppure ad oma-ggiare in qualche modo lo staff.
Per scovarne alcuni è sufficiente cliccare nel punto giusto, per altri è necessario digitare un Konami code. Quel che è certo è che da Google ad Android, passando per Windows, gli Easter Egg sono ormai un must.
QUALCHE ESEMPIOEcco alcuni esempi, qualcuno più famoso e
qualcuno un po’ meno, degli Easter Egg nas-costi nella rete.
Provate a digitare su Google l’espressione do a barrel roll (“fai un avvitamento”) e di-vertitevi ad osservare il motore di ricerca che si arrotola su sé stesso.
I dolcetti nascosti di Android: se si acce-de alle info dispositivo dalle impostazioni del proprio smartphone e si clicca ripetu-tamente su Versione Android, il sistema operativo di casa Google restituisce delle simpatiche immagini di bizzarri dolcetti.
Vi siete mai chiesti se i robot stiano traman-do contro di voi? Se sì, la risposta ve la dà Firefox: basterà scrivere about:robots nella barra degli indirizzi e confermare.
Il Bianconiglio di Alice. Se utilizzate Pho-toshop nella versioneCS5, cliccate su Aiuto e poi tenendo premuto CTRL Info su Pho-toshop (su Mac Photoshop/CMD + Info su Photoshop).
L’originale ricetta dei Cookies. Se siete uten-ti Mac, avrete diritto ad essere fra i pochi eletti che possono accedere alla vera ri-cetta dei biscotti americani. Come fare? Aprite il terminale e digitate open /usr/share/emacs/22.1/etc/COOKIES
14 Aprile 2017
INFO/GRAPHIC 19
EASTER EGG:LE SORPRESE NASCOSTE NEL WEB
INFO/GRAPHIC INFO/GRAPHIC20 21
Quando all’università studiavo la percezione visiva, leggendo un testo di Paola Bressan mi sono imbattuta in un concetto interessante: se vogliamo capire perché vediamo determi-nate illusioni ottiche, dobbiamo prima capire perché vediamo il mondo nel modo che siamo abituati a considerare normale.
In altre parole, prima di chiederci perché vedia-mo un miraggio, dovremmo chiederci perché vediamo una sedia, una bottiglia, una penna… Ed è qui che entra in gioco la teoria della Ges-talt.
COS’È LA TEORIADELLA GESTALT
La Gestalt, tradotta spesso in italiano come psicologia della forma, è una corrente psico-logica che si occupa della percezione. Nata nei primi anni del Noveceto in Germania, ha avuto il merito di teorizzare alcuni princìpi che accomunano tutti gli esseri umani nel modo di percepire la realtà.
Il discorso è molto ampio e meriterebbe più spazio, ma in questo post mi limiterò a parlar-vi di alcuni princìpi riguarganti la percezione
visiva:
vicinanza; similarità; destino comune; forma chiusa; figura/sfondo.
IL PRINCIPIO DI VICINANZASecondo il principio di vicinanza, il nostro cer-vello percepisce gli elementi più vicini come appartenenti ad un’unica figura. Minore sarà la distanza fra due forme, maggiore sarà la loro coesione.
IL PRINCIPIO DI SIMILARITÀCome nel precedente caso, anche di fronte ad oggetti simili (per forma o per colore) il cer-vello umano tende ad assimilarli percependoli come un unico oggetto.
LEGGE DEL DESTINO COMUNEUn’interessante legge della Gestalt è quella del destino comune. Secondo questo princi-pio, ad essere raggruppati dal nostro cervello sono gli elementi che sembrano suggerire uno stesso movimento.
LA LEGGE DELLA FORMA CHIUSAIl cervello umano tende a chiudere le forme che in realtà non lo sono. Per farlo, però, deve attingere dalle proprie esperienze, tenden-do ad attribuire all’elemento la forma di un oggetto già conosciuto.
21 Aprile 2017
INFO/GRAPHIC 21
GESTALT E DESIGN:CATTURARE L’ATTENZIONE CON UN LOGO
INFO/GRAPHIC INFO/GRAPHIC22 23
IL PRINCIPIO FIGURA/SFONDOQuando in uno stesso spazio due figure condi-vidono i contorni, il cervello tende a percepirne una come figura e l’altra come sfondo. Solo in un secondo momento si accorge dell’altra fi-gura ma non riesce comunque a distinguerle contemporaneamente.
LA TEORIA DELLA GESTALT APPLICATA AL DESIGN DEL LOGHI
Abbiamo parlato spesso, in questo blog, di come dovrebbe essere un logo ben fatto. Ci siamo soffermati sulla coerenza della com-posizione, sulla scelta dei loghi e sull’unicità. Cosa c’entra la Gestalt in tutto ciò?
Lo scopo di un elaborato grafico, che sia un logo o un impaginato, è senza dubbio quello di catturare l’attenzione. E quando si “inganna” il cervello, attraverso piccoli trucchetti come quelli che abbiamo appena visto, si cattura to-talmente l’attenzione dell’osservatore. Questo avviene perché la nostra mente resta attratta da un’immagine che considera intrigante.
ALCUNI LOGHI CHE SFRUTTANOI PRINCÌPI DELLA GESTALTEcco alcuni esempi di loghi che utilizzano uno, ma anche più, princìpi della teoria della Gestalt.
Unilever: il marchio della nota multinazio-nale sfrutta il principio della vicinanza per-
ché si percepisca una “U” laddove invece sono presenti tanti elementi separati.
Pure Wool: attraverso la somiglianza dei segmenti curvi, l’osservatore percepis-ce tre elementi ben distinti invece che un’unica forma.
Adidas: il principio del destino comune per-mette all’osservatore di percepire tre stris-ce bianche che, nella realtà, non esistono.
WWF: la regola della forma chiusa ci per-mette di vedere i contorni del panda, che nella realtà non sono delineati, come ben definiti.
Hope for African Children Initiative: il pro-filo dell’Africa e i profili dei due bambini vengono percepiti in due momenti diversi.
UN SITO WEBALLA MODA?5 TREND CHE NON DOVREBBERO MANCARE
28 Aprile 2017
INFO/GRAPHIC INFO/GRAPHIC24 25
Siamo alla fine di aprile e ormai qualche idea sui trend che rendono un sito web “alla moda” ce la siamo fatta. Ma è davvero così impor-tante essere al passo con le ultime tendenze quando si parla di web design? La risposta a questa domanda è sì. Assecondare i capric-ci della moda fa la differenza fra un design obsoleto ed uno accattivante, che cattura l’attenzione dell’utente.
E allora bando alle ciance! Ecco i trend del 2017 nel web design.
5 TREND CHE NEL 2017OGNI SITO WEBDOVREBBE AVERE
La lotta fra lo skeuomorphismo di casa Apple ed il flat design sembra sia finita, con buona pace del material design che nello scorso anno l’ha fatta da padrona. Archiviato il dis-corso sul trattamento grafico, allora, di cosa si occuperanno i designer nei prossimi mesi dell’anno? Queste le principali caratteristiche che fanno tendenza:
microinterazioni; gif animate;
navigazione essenziale; focus sul contenuto; colori brillanti.
MICROINTERAZIONISe si cerca in rete qualcosa a proposito delle microinterazioni si rischia di uscirne più con-fusi di prima. Molti articoli si perdono in spie-gazioni filosofeggianti a proposito di termini come trigger, feedback ed altre parolacce da addetti ai lavori. Lungi dal fare un trattato su questo trend, mi limiterò a dare una modesta definizione.
Le microinterazioni sono tutte quelle azio-ni l’utente può compiere per attivare piccoli eventi. Mi riferisco ad esempio ad esempio ad alcuni popup, che scompaiono a seguito di piccole azioni come un click o uno scroll. Un altro esempio di microinterazioni sono i pul-santi come “iscriviti alla newsletter”, condividi sui social o contattaci.
Ciascuna di queste piccole azioni ha lo scopo di tener viva l’attenzione dello user attraverso la continua interazione con il sito o l’app.
GIF ANIMATEAvete presente quelle brevi animazioni mol-to semplici che animano Facebook? Tipo questa, per intenderci. Ebbene, anche queste hanno acquisito una certa dignità nel web design. Certo, un minion danzante potrebbe non essere adatto al nostro sito… Utilizzare un’animazione per spiegare come funziona un prodotto o per focalizzare l’attenzione su un certo programma, però, può rivelarsi estrema-mente utile.
NAVIGAZIONE ESSENZIALEC’è stato un periodo in cui se non si aveva un elenco sconfinato di pagine e paginette nel proprio sito non si era nessuno. Quel periodo è finito. Adesso ci troviamo nell’era del web design pensato per i telefoni. L’architettura de-lle informazioni dev’essere immediata, esile, intuitiva. Poche pagine nel menu principale e con le informazioni principali in alto. Un menu ottimale non dovrebbe superare le 5 voci, ho-mepage compresa.
FOCUS SUL CONTENUTOCome per i menu sconfinati, anche per i siti pieni di arzigogoli è arrivato il momento di mettere la parola fine. Mi riferisco a tutti que-
gli elementi come le barre laterali, i banner, i pulsanti di ricerca, gli archivi con gli articoli recenti e quelli correlati e chi più ne ha più ne metta. Nel 2017 dimenticatevi queste cose: pulizia è la parola d’ordine. La pagina “chi sia-mo” è fatta per parlare dell’azienda, la pagina “servizi” è fatta per elencare i servizi. Da utente non voglio altri contenuti che infastidiscano la mia lettura e distolgano la mia attenzione dal contenuto principale. Da designer, il mio sco-po è concentrare tutta l’attenzione dell’utente sul messaggio senza altri fronzoli.
COLORI BRILLANTIHo recentemente speso, su questo blog, molte parole a proposito dei colori. Tenendo presen-te tutte le nozioni riguardo la scelta cromatica, tuttavia, non bisogna dimenticarsi di strizzare l’occhio agli ultimi trend. In particolare, a fare tendenza adesso sono i colori brillanti e viva-ci, magari con l’uso di sfumature e gradienti. Dimenticatevi quindi i siti dal fondo bianco o quelli total black ed optate per un design co-lorato e giocoso.
INFO/GRAPHIC INFO/GRAPHIC26 27
Di blog ne è piena la rete, e siamo infatti tutti ormai abituati a riconoscerli a colpo d’occhio. Sono così diffusi che anche Wired, la nota tes-tata, ha adottato alcuni blogger per la propria sezione idee. Se ce ne sono così tanti, allora, la vera domanda è perché creare un blog? È davvero indispensabile andare a caricare ulte-riormente il web con nuovi articoli sperando che qualcuno li peschi nel mare di internet?
PERCHÉ CREARE UN BLOG?ECCO TRE BUONI MOTIVI
Di ragioni per lanciarsi in un progetto simile ce ne sono molte. Oggi vi parlerò di quelle che a mio avviso sono le tre principali, che possono essere così riassunte:
il blog è uno strumento SEO; i post possono guidare l’utente verso un
contenuto specifico; il blog aumenta la brand reputation.
IL BLOG È UNO STRUMENTO SEOLe strade attraverso cui un utente può arriva-re al nostro sito non sono poi così numerose. A dare i risultati più immediati sono senza dubbio quelle a pagamento. Mi riferisco alle
campagne pay-per-click offerte dai motori di ricerca ed ai banner pubblicitari su altri siti.
Il blog, di contro, è uno strumento che dà ri-sultati sul lungo termine ma è anche molto efficace. Ogni articolo del blog, infatti, è una pagina a sé e può essere indicizzata su una specifica parola chiave. E soprattutto si tratta di pagine sempre aggiornate, il che porta i mo-tori di ricerca a tornare spesso sul sito per mo-nitorarne i cambiamenti. Avere un blog, inoltre, permette di avere sempre contenuti nuovi da postare sui social network, senza dover attin-gere a contenuti scritti da altri, e favorendo ulteriormente il traffico verso il proprio sito.
I POST POSSONO GUIDARE L’UTENTE VERSO UN CONTENUTO SPECIFICOQual è lo scopo del vostro sito? Si tratta di un sito vetrina con il solo scopo di attirare i clienti nel punto vendita? È un e-commerce e quindi il fine ultimo è promuovere degli acquisti on-line? Vi serve per arricchire la vostra lista di contatti?
Di qualunque natura sia il vostro sito, con buona probabilità esiste una pagina su cui volete guidare gli utenti. Ebbene, il blog è lo strumento giusto per farlo. Mettiamo il caso
che abbiate un e-commerce di abbigliamento. Dopo un post sui migliori coloranti naturali per tessuti esistenti, metterete un link alla vostra ultima collezione di abiti in cotone tinti solo con coloranti naturali.
IL BLOG AUMENTALA BRAND REPUTATIONSe la possibilità di aumentare il traffico sul vostro sito e dirigere gli utenti alla pagina che desiderate non vi ha convinti pienamente, ecco l’ultima risposta al perché creare un blog.
Quando un utente apre Google, solitamente rivolge ad esso una domanda. Trovare una risposta che risolva i suoi dubbi è quindi la migliore delle ipotesi. Se a rispondere alle proprie domande gli utenti trovano un blogger, saranno ben felici di seguirlo, specie se il blog tratta spesso argomenti interessanti. Ma cosa significa tutto ciò? Significa che se a soddis-fare i dubbi di un utente è il blog del vostro sito aziendale, avrete guadagnato un lettore affezionato aumentando così la reputazione del vostro marchio.
5 Maggio 2017
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PERCHÉ CREARE UN BLOG?TRE RAGIONIPER CUI POTREBBE ESSERTI UTILE
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Quando si utilizza l’espressione “logo“, più o meno tutti sanno a cosa ci si riferisce. Abbia-mo affrontato anche su questo blog, infatti, le caratteristiche di un marchio efficace. Quello di cui vorrei parlarvi oggi, però, è qualcosa che va oltre gli aspetti tecnici. Si tratta del motivo per cui realizzare logo e immagine coordinata è, per ogni designer, uno dei progetti più inte-ressanti su cui probabilmente può trovarsi a lavorare.
LA BRAND REPUTATION
Con l’espressione brand reputation, ci si rife-risce all’idea che ruota attorno ad una certa marca, ai suoi prodotti e ai suoi servizi. Idea che, specie nell’era digitale in cui le informa-zioni circolano in tempo reale, viene diffusa da cliente a cliente espandendosi a macchia d’olio. Una frase molto emblematica che spie-ga bene il concetto di brand reputation l’ha pronunciata Seth Godin, scrittore ed impren-ditore statunitense:
“Un brand è l’insieme delle aspettative, delle memorie, delle storie e delle relazioni che con-tribuiscono alla scelta di un prodotto o servi-zio rispetto ad un altro. Se il consumatore non
è disposto a pagare di più, a fare una scelta o a fare del passaparola, allora quel brand non ha alcun valore per lui.”
IL CUOREDELLA COMUNICAZIONE
Una volta chiarito cosa si intende per brand reputation, è bene fare qualche riflessione sul logo e sull’immagine coordinata. In particola-re, ci sono due aspetti da considerare:
1 cosa si intende per logo e immagine coor-dinata;
2 perché sono così importanti.
LOGO E IMMAGINE COORDINATA: COSA SONOL’immagine coordinata è l’insieme di tutti i modi che possono essere utilizzati per rap-presentare il brand. Chiaramente essa deriva totalmente dal logo, e come esso deve esse-re unica e riconoscibile. I principali elementi, quelli che in ogni azienda non mancano mai, sono il bigliettino da visita, la carta intestata, la busta da lettera… Logo e immagine coordi-nata sono inoltre il fulcro di tutta la comunica-zione online. Dal sito web alla semplice e-mail,
infatti, tutto ruota attorno ad essi per rendere ogni materiale sempre riconoscibile. Esiste poi tutta la parte di gadget ed oggettistica, che riporta logo e colori aziendali e segue le linee guida del brand.
Che si tratti di un cartaceo, di un materiale di-gitale o delle maglie dei commessi, nulla può sottrarsi all’essere un supporto per esporre l’immagine coordinata.
LOGO E IMMAGINE COORDINATA: PERCHÉ SONO COSÌ IMPORTANTISe la brand reputation è l’insieme delle sensa-zioni connesse ad un marchio, logo e imma-gine coordinata sono gli elementi che hanno il compito di richiamarle. Pensate alla vostra bevanda preferita o all’auto dei vostri sogni: più che il prodotto in sé, ciò che vi farà veni-re voglia di acquistarlo sono le emozioni che associate ad esso. Ma cosa c’entra il logo in tutto ciò? Il logo è l’elemento visivo che, prima di ogni altro, vi riporterà con la mente a queste sensazioni. Ed è per questo che se ha la giusta forza ed il giusto impatto, si può dire di aver fatto centro.
12 Maggio 2017
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LOGO E IMMAGINE COORDINATA:IL CUORE PULSANTE DELLA COMUNICAZIONE
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Ormai ne è piena la rete. Dai social network ai siti web più disparati, imbattersi nelle gif ani-mate è davvero molto semplice. Forse, però, non tutti sanno che nel 2017 hanno compiuto 30 anni. Come regalo di compleanno, allora, ho pensato di dedicar loro un articolo su questo blog, analizzandone soprattutto le ragioni per cui sono un’ottimo stratagemma di marketing.
GIF ANIMATE: COSA SONO
L’acronimo GIF sta per Graphic Interchange Format, ovvero “formato di scambio grafico”. Furono rilasciate nel 1987 dalla CompuServe, società statunitense di servizi informatici, con il nome di 97a. Nome che ben presto fu sos-tituito da quello che tutti conosciamo. Il loro successo fu immediato, poiché rappresenta-vano il primo formato di immagini digitali con una discreta resa colore ed un peso minimo.
Ad oggi, la loro popolarità cresciuta esponen-zialmente. Non esiste infatti un utente del web che si rispetti a cui non è mai sfuggito un so-rriso davanti ad un Presidente Obama con la spada laser o ad un branco di Minions in preda all’euforia.
GIF ANIMATE:PERCHÉ RAPPRESENTANOLA STRATEGIA VINCENTE
Oltre ad essere un buon espediente per sorri-dere un po’, le gif animate rappresentano la strategia vincente quando si parla di content marketing. Le ragioni di questa affermazione possono essere riassunte in 5 punti:
sono di largo consumo; sono efficaci; rappresentano un’alternativa economica ai
video; sono mobile-friendly; catturano l’attenzione dell’utente.
LE GIF ANIMATE SONO DI LARGO CONSUMOSecondo le dichiarazioni di Twitter, già nel 2015 gli utenti hanno condiviso oltre 100 mi-lioni di gif animate, ed il fenomeno non accen-na ad arrestarsi. Viene da sé che una gif che racconta un brand, se lo fa in modo simpatico, rappresenta un’incredibile opportunità di no-torietà nella rete.
SONO EFFICACIQuando si legge un testo senza contenuti vi-suali, il cervello umano tende a ricordarne il 20%. Se invece il contenuto viene supportato da immagini, la percentuale sale in modo es-ponenziale.
Stando a questa premessa, diventa incredibil-mente vera l’affermazione di Alex Chung, crea-tore del noto portale di giff animate Giphy, che sostiene “se un’immagine vale 1.000 parole, una gif animata che ha in media 60 frames, vale più di 60.000 parole.”
RAPPRESENTANO UN’ALTERNATIVA ECONOMICA AI VIDEORealizzare un video può certamente essere molto fruttuoso per un’azienda. I costi ed i tempi per la messa a punto, però, tendono a scoraggiare i più.
Ed è qui che vengono in soccorso le gif anima-te, che sono molto più economiche dei video ma allo stesso tempo hanno un impatto visivo molto simile ad essi.
SONO MOBILE-FRIENDLYPuò sembrare pazzesco pensare che un for-
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GIF ANIMATE:TRENT’ANNI PORTATI BENE.
19 Maggio 2017
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mato ideato trent’anni fa sia tanto efficiente sul mobile, e pure è così.
Grazie al loro peso ridotto, il processo di cari-camento è molto veloce, a differenza dei video che specie con connessioni da telefonino ri-sultano di difficile fruizione. Niente utenti spa-zientiti che passano oltre, dunque, anche con connessioni ad internet “di fortuna”.
CATTURANO L’ATTENZIONE DELL’UTENTESe c’è qualcosa che le aziende si contendono sul web è senza dubbio l’attenzione dell’utente. I social network ci hanno abituati a concedere pochi secondi ad ogni informazione. Con le gif animate, però, non è così.
Davanti a contenuti in movimento, che veico-lano il messaggio in modo fresco e giocoso, siamo più o meno tutti disposti a spendere qualche prezioso secondo in più.
GIF ANIMATE:OLTRE IL SOCIAL NETWORK
Chi lo ha detto che vanno bene solo su Face-book? Recentemente la Dell ha rilasciato un rapporto sull’uso dele gif animate nell’e-mail marketing. In seguito ad una serie di test ha riscontrato un incremento del 42% sui click all’interno del messaggio e del 103% sulle conversioni dello stesso.
Non è da meno Netflix che, sempre all’avanguardia quando si parla di creatività, ha realizzato una serie di gif animate esposte su cartelloni in giro per la Francia.
QUANDO IL SITONON BASTA:
26 Maggio 2017
RAFFORZARE LA PRESENZA ONLINEIN 4 PASSAGGI
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Quando si pensa a rendere visibile la propria azienda sul web, il pensiero corre dritto al sito. E certamente si tratta di un pensiero corretto. Bisogna però prendere atto del fatto che il sito, da solo, non è sufficiente per costruire una presenza online forte.
QUATTRO PASSAGGI PER RAFFORZARE LA PRESENZA ONLINE
Cosa si può fare allora per accrescere la pro-pria visibilità? I passaggi principali, quelli che ogni azienda non dovrebbe tralasciare, sono riassumibili in 4 punti:
Google Maps; le schede locali; i forum di settore; i social network.
GOOGLE MAPS:LA PRESENZA ONLINEPER ECCELLENZASono assolutamente sicura che tutti quanti, almeno una volta, abbiamo cercato su Google Maps un certo indirizzo. E sono anche abbas-
tanza sicura che una buona parte dei miei lettori abbia cercato direttamente sulla mappa attività di proprio interesse.
Non serve allora che mi dilunghi sull’importanza di questo strumento, che rappresenta il modo più immediato per farsi notare in una certa zona. Una volta registrati su Maps, infatti, ed una volta confermato il proprio indirizzo tramite una cartolina, il nome della propria azienda appare sulle mappe, co-rredato dalle informazioni più importanti, le foto e le eventuali recensioni. Google Maps rappresenta quindi uno strumento gratuito e molto efficace, ed è davvero un peccato non utilizzarlo.
LE SCHEDE LOCALILe schede locali sono dei piccoli spazi web che alcuni sito offrono, gratuitamente o a pagamento, per rendere visibile la propria azienda. Ci sono siti contenenti schede locali per qualsiasi attività o siti che includono solo schede locali di un certo argomento. Proprio a causa della vastità del web non esiste un vero vademecum sui siti su cui sarebbe opportuno imporre la propria presenza online.
Quello che però è certo è che una buona stra-tegia di web marketing prevede la ricerca dei siti più adatti al caso e l’inserimento delle re-lative schede.
I FORUM DI SETTORENel gergo di internet, i forum sono siti dove un utente può porre una domanda ed altri utenti possono rispondere. Si generano così discus-sioni più o meno lunghe secondo il tipo di ar-gomento. Come nel caso delle schede locali, esistono forum generici e forum di settore. Ce ne sono alcuni dove si parla solo di musica, altri dove si parla solo di cibo, e così via. Im-maginate ora in questo contesto di avere qual-cuno che parli della vostra azienda.
A prescindere da quello che dirà, una cosa è certa: aumenterete il numero di persone che vi conoscono e con esso magari anche il traffico al vostro sito!
I SOCIAL NETWORKSu questo blog ne abbiamo parlato abbondan-temente. Ribadire l’utilità dei social quando si parla di presenza online è però quasi dovero-so. Raggiungere gli utenti attraverso le reti so-ciali che più frequentano risulta infatti molto
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produttivo, oltre che essenziale ormai a livello di brand reputation. Gli strumenti offerti alle aziende dai vari social network, inoltre, offro-no una panoramica completa per descrivere la propria attività e raggiungere nuovi utenti profilati.
Che scegliate Facebook, LinkedIn, Youtube o altri, essere presenti nei social è davvero es-senziale.
CONCLUSIONI
La presenza online è qualcosa che si costruis-ce nel tempo, con costanza e perseveranza. Avere un sito non è condizione sufficiente per dirsi presenti nel web, ed i passaggi elencati rappresentano solo l’inizio di un lungo lavoro. Ad ogni modo, si tratta di un lavoro che dà i suoi frutti.
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IL SITO NEL SITO:FACEBOOK E LE PAGINE AZIENDALI
2 Giugno 2017
Sebbene il social network delle aziende per eccellenza sia LinkedIn, le pagine aziendali di Facebook sono ormai un must. Sono quello strumento che anche la più piccola delle atti-vità commerciali conosce ed utilizza. Più che una semplice pagina su un social network, quello che Facebook offre è quasi un sito nel sito. Con tanto di strumenti che permettono di mostrare questa o quella informazione.
LE TAB DELLE PAGINEAZIENDALI DI FACEBOOKOltre a permettere di inserire le relative infor-mazioni, le cosiddette tab possono essere spostate a piacimento per occupare la posi-zione che si desidera. Tra gli strumenti più uti-lizzati, che consentono a questo social di as-sumere l’aspetto di un vero e proprio sito web con tanto di menu di navigazione, troviamo:
le informazioni; i servizi; la vetrina.
LE INFORMAZIONIDagli orari di apertura alla mission, passando per le informazioni di contatto, la tab offre una panoramica completa.
I SERVIZIIl gestore della pagina aziendale può, grazie a questa tab, elencare uno per uno i propri servizi. Può aggiungere tutte le informazioni relative al singolo servizio, prezzo compreso. E può, inoltre, taggare ciascun servizio nei propri post.
LA VETRINALa vetrina è un surrogato dell’e-commerce. È infatti possibile inserire fino a mille prodotti, di cui dieci in evidenza, ciascuno con la sua scheda prodotto e il relativo prezzo. E, natural-mente, il pulsante per l’acquisto diretto.
GLI INSIGHTS: L’ANALYTICS DELLE PAGINE AZIENDALIUno strumento molto utile delle pagine azien-dali è quello sotto la voce Insights. Proprio come il noto Google Analytics, infatti, per-mette di monitorare costantemente le statis-tiche della propria pagina aziendale. Numero di click, numero di utenti coinvolti, pubblico raggiunto… tutte le informazioni necessarie, insomma, a migliorare il proprio rapporto con il cyber-pubblico.PERCHÉ FACEBOOK NON PUÒ SOSTITUIRE IL SITO WEB
Con le caratteristiche che offre, è evidente che il social blu punta a monopolizzare il web con l’intento di sostituirsi ai siti. Un progetto ambi-zioso, ed un servizio niente male se si pensa che, salvo le campagne, è totalmente gratuito. Ho però motivo di credere che non sia anco-ra il momento di rinunciare al sito per essere presenti unicamente su Facebook. Magari in un futuro potrà succedere, ma al momento ho principalmente quattro ragioni che mi portano a confidare ancora nel caro vecchio sito web:
Facebook non è visibile in tutti i Paesi (la Cina, ad esempio, ancora censura molte piattaforme del web);
ci sono funzioni che non possono essere integrate nelle pagine aziendali del social network;
per quanto le pagine siano configurabili, un sito può essere molto più d’impatto e coerente con l’immagine aziendale;
da un’azienda con un’immagine solida, gli utenti se lo aspettano.
Il mio consiglio, quindi, è quello di curare bene la propria pagina aziendale, inse-rendo tutte le informazioni e curandosi di aggiornarle, ma di non rinunciare, almeno per il momento, al più “tradizionale” sito internet.
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ANALIZZAREIL TRAFFICOSUL PROPRIO SITOCON GOOGLE ANALYTICS
9 Giugno 2017
Sono passati più di 10 anni da quando Google ha introdotto Analytics. Eppure la percentuale di utenti che lo utilizzano è ancora incredibil-mente bassa. Ma come funziona questo po-tente strumento? E perché è così importante analizzare il traffico sul proprio sito web?
ANALIZZARE IL TRAFFICO: COS’È E COME FUNZIONAGOOGLE ANALYTICS
Google Analytics è uno strumento gratuito messo a disposizione da BigG per permette-re a blogger e gestori di siti di monitorare ed analizzare il traffico al proprio sito web. Per attivarlo è sufficiente compiere tre step:
aprire un account Google; generare il codice di tracking tramite la pro-
pria pagina su Analytics; inserirlo all’interno del proprio sito web.
Una volta collegato il sito, accedendo al pro-prio account ci si trova davanti ad una quan-tità non indifferente di dati, tutti illustrati mediante infografiche. Ogni dato espresso è relativo ad un dato periodo di tempo, che per
default è 30 giorni ma può essere modificato a piacimento. Si può così monitorare la quantità di pubblico in entrata ed il suo comportamen-to, oppure impostare degli obiettivi e contro-llarne il raggiungimento.
ANALIZZARE IL TRAFFICO:PERCHÉ È IMPORTANTE
La potenza di Google Analytics è notevole. Per darvene un’idea vi riporto alcune delle infor-mazioni che si possono avere grazie a questo strumento:
numero di utenti e numero di sessioni sul sito;
provenienza degli utenti (hanno raggiunto il sito tramite social, link diretto, ricerca organica, ecc.);
durata media delle sessioni e frequenza di rimbalzo;
provenienza dei click in termini geografici; dispositivo e sistema operativo utilizzato; quali pagine frequentano gli utenti.
Naturalmente si tratta solo di alcuni dei dati che Analytics fornisce, perché per averne
un’idea completa il miglior modo è utilizzarlo. Molto bene, direte voi, ma che me ne faccio di tutti questi numeri?
Il loro principale utilizzo è capire se il sito è utile agli utenti per trovare ciò che cercano. Se ad esempio abbiamo un’alta frequenza di rim-balzo e la sessione media dura pochi secondi, probabilmente c’è qualcosa che dobbiamo mi-gliorare. Se abbiamo molti utenti ma il numero di quelli provenienti dalla ricerca organica è basso, è possibile che la SEO vada rivista. O ancora, se la durata della sessione media da telefono è molto più alta di quella da desktop, magari c’è qualcosa che non va a livello di ot-timizzazione per il mobile.
Ovviamente avere davanti una panoramica pressoché infinita di dati non è condizione sufficiente. La chiave è saperli interpretare, questi dati. Proprio per questo motivo è bene, almeno per i primi tempi, affidarsi ad un pro-fessionista
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PAGINE SOCIAL AZIENDALI:GUIDA ALLA SOPRAVVIVENZA
Nell’epoca di internet alla portata di (quasi) tutti si sa: gestire le pagine social di un’azienda può essere terribilmente faticoso. I pericoli di questo mestiere, infatti, sono dietro l’angolo. Niente paura, però, in questa breve guida ve-dremo come affrontarli per difendersi al me-glio, ed uscirne più o meno vincitori.
I PERICOLI NELLA GIUNGLA DELLE PAGINE SOCIAL
Il primo passo è conoscere il proprio nemico. Ed ecco allora che possiamo classificare i pe-ricoli di questa giungla 2.0 in tre categorie:
gli epic fail; i clienti arrabbiati; gli haters professionisti.
GLI EPIC FAILLetteralmente “fallimento epico”, nel gergo di internet indica tutti quei casi in cui si fa una mossa falsa. Ricordate il caso della rosa di… gelato al cioccolato diventato virale ai danni dell’Algida? Si trattava di un post per la festa della donna, il cui effetto finale però non è stato esattamente quello sperato… Con buona pace degli utenti che si sono divertiti a scher-
nire l’azienda per mesi.
I CLIENTI ARRABBIATIUna consegna in ritardo, un prodotto sbagliato o un negozio chiuso quando sarebbe dovuto essere aperto. A far perdere la pazienza ai clienti ci vuole davvero un attimo. E l’attimo dopo, ahimè, è subito social! I clienti arrabbiati infatti, sempre più spesso decidono di river-sare la propria rabbia sulle pagine aziendali, finendo per coalizzarsi e trasformando ogni ordinario errore nell’occasione per mettere alla gogna l’azienda.
GLI HATERS PROFESSIONISTILa categoria degli haters è davvero singolare. Dall’inglese to hate (odiare), il termine si rife-risce a quelle persone che odiano qualcuno o qualcosa. E non si tratta, come nel caso dei clienti arrabbiati, di un odio motivato. Si tratta di un odio a prescindere. E così qualunque cosa l’azienda in questione possa fare o dire, sarà subito motivo di scherno.
PAGINE SOCIAL:COME SOPRAVVIVERE ADUNA VERA E PROPRIA GIUNGLA
Presentato così, il panorama non sembra dei più allettanti. Esistono però alcune regole d’oro che possono salvare la reputazione in molti dei casi sopra descritti. Vediamole pun-to per punto.
16 Giugno 2017
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La policy della propria pagina aziendale. Si tratta delle regole che l’admin della pa-
gina stabilisce, e che diventano il metro di misura per stabilire il ban di un utente. Una buona policy, non eccessivamente restrit-tiva ma ferrea nel rispetto di educazione e linguaggio non offensivo può togliere dall’imbarazzo degli haters più incalliti.
Non cancellare mai i commenti Purché si resti nei limiti dell’educazione,
anche un commento negativo non andre-bbe mai cancellato. Si tratta comunque del parere espresso da un cliente/utente, ed è meglio fornire una risposta piuttosto che cancellare il commento rischiando di alimentare le proteste.
Tempestività All’epoca di internet ogni utente è abituato
ad avere tutto e subito. Per questo motivo è bene rispondere in maniera tempestiva a qualsiasi commento o domanda, consoli-dando così l’immagine di un’azienda sem-pre pronta a curare le esigenze dei propri clienti.
Gentilezza Ci sono commenti che sfidano davvero la
pazienza, e rispondere con qualche brutta parola è il primo pensiero che può sfiorare la mente di chiunque. Nulla di più sbaglia-to! Agli admin delle pagine social tocca infatti l’arduo compito di essere sempre gentili celando il proprio disappunto dietro un sorriso virtuale. Il cliente si lamenta per-ché il negozio in questione non era aper-to la scorsa notte alle 2? Con gentilezza toccherà spiegar loro perché i negozi non sono aperti in quelle ore.
Un pizzico di ironia Malgrado tutte le accortezze, alla fine l’errore
scappa a chiunque. In questi casi c’è solo una cosa che può salvare l’admin: risolve-re la gaffe ironizzando sui propri errori. E chissà che da epic fail, la vicenda non si trasformi in un epic win.
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GRAZIE PER(TU NO)…
23 Giugno 2017
FACEBOOK E I CONTENUTI VIRALI
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è anche la volta delle notizione in cui si fanno strani calcoli su quanto costa un immigrato, in cui chi le condivide sta implicitamente dicendo “io che mi informo sono più furbo di te”.
LA FACILITÀ DI REALIZZAZIONEPotrebbe sembrare cosa da poco ma non lo è. Se infatti ad essere oggetto di condivisione è un’immagine che tutti possono realizzare per modificarla secondo la propria ispirazione, sarà più facile che il web si popoli di mille varianti della stessa immagine. Ed ecco che, in men che non si dica, l’immagine è diventata virale.
PER CONCLUDERE
Certamente i contenuti che diventano oggetto di condivisione virale hanno, chi più chi meno, delle caratteristiche comuni. Siamo però ben lungi dal trovare la ricetta infallibile della viralità. Di sicuro ci si avvicinano gli autori delle tanto discusse fake news.
Questi, infatti, generano contenuti apparentemente utili per persone che vorrebbero sentirsi più intelligenti della media,
le quali senza prestare troppa attenzione al contenuto si lasciano catturare dall’emozione di un titolo solitamente sensazionalistico, e lo condividono di getto coalizzandosi gli uni con gli altri.
È ormai qualche giorno che su Facebook sta spopolando la moda di quell’immagine suddivisa in nove riquadri, in cui su quello centrale campeggia un bel “TU NO”. E di certo non si tratta di un fenomeno isolato. Ma cos’è che rende questi contenuti virali?
Da un bel pezzo equipe di studiosi se lo chiedono, tentando di trarne la soluzione universale per essere virale. Ecco allora qualche spunto di riflessione volto a scoprire cos’hanno in comune questo genere di contenuti.
I CONTENUTI VIRALI
Prima fu la volta di meme e gif animate, poi arrivarono le vignette sul principino George. Ci fu l’epoca di chi vedeva il vestito nero e blu e di chi lo vedeva bianco ed oro, ma tutti comunque avevano l’immagine del profilo tinta di arcobaleno. Venne il tempo dei quiz matematici, del “condividi se sei indignato” ed infine del “Grazie per (TU NO)…” A non passare mai di moda furono le sempreverdi vignette su Gianni Morandi. E la storia potrebbe continuare.
Ma esiste qualcosa che accomuna questo genere di contenuti virali? In effetti alcuni punti in comune ce li hanno, e precisamente:
suscitano emozioni; aggregano; tendono a far sentire utile chi li condivide; tendono a far sentire intelligente chi li
condivide; sono di facile realizzazione.
LE EMOZIONILa vita cibernetica fatta di informazioni usa e getta e tempi brevissimi ci ha abituati ad avere “tutto subito”. E così dedicare più di qualche secondo per leggere un contenuto diventa un’impresa ardua. Ecco allora che entrano in gioco le emozioni: far scaturire un qualsiasi genere di sensazione (positiva o negativa), passando dalla porta di servizio del subconscio, catturerà immediatamente l’attenzione dell’utente.
Ed ecco che meme e vignette divertenti piuttosto che gattini o altri animaletti simpatici entrano subito nel cuore, scatenando la voglia di condivisione.
L’AGGREGAZIONEL’uomo, si sa, è un animale sociale. Ed è per questo che sentirsi parte di un gruppo piace (più o meno) a tutti. Che sia il gruppo di chi è felice per la legalizzazione dei matrimoni omosessuali negli Stati Uniti o di chi, molto più banalmente, il vestito lo vede blu e nero, l’importante è coalizzarsi con chi la pensa come noi.
L’UTILITÀEsiste davvero chi pensa che condividendo un post su Facebook potrà migliorare la situazione politica o combattere la violenza? Personalmente spero di no, ma questa è un’altra storia. Di certo, però, quando i post oltre ad essere emozionali ed aggreganti sembrano avere anche un minimo di utilità, si tende a condividerli di buon grado trasformandoli così in contenuti virali.
L’INTELLIGENZAA chi non piace sentirsi intelligente, magari più della media? Ecco allora che la rete si popola di quiz matematici che un qualsiasi ragazzino in età scolastica sarebbe in grado di risolvere, accompagnati da frasi del tipo “solo una persona su dieci è in grado di risolverlo”. Ma
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TASSODI CONVERSIONE:COME MIGLIORARLOCON PICCOLI ACCORGIMENTI
30 Giugno 2017
Spesso ci si chiede come incrementare il flusso di visite sul proprio sito. Certamente si tratta di un’ottima domanda, ed un sito che lavora bene dovrebbe puntare ad un traffico sempre crescente. Esiste però un altro para-metro che permette di migliorare le prestazio-ni di un sito web senza dover necessariamente aumentare gli utenti: il tasso di conversione.
TASSO DI CONVERSIONE: DI COSA SI TRATTA?
Il tasso di conversione (o conversion rate) in-dica la percentuale di utenti che esegue una determinata azione. Può trattarsi di macro conversioni o micro conversioni.
Le macro conversioni si riferiscono alla prin-cipale azione che vorremmo che un uten-te effettuasse sul sito, come ad esempio l’acquisto di un prodotto dall’ecommerce.
Le micro conversioni sono invece tutte quelle altre azioni che tendono in qual-che modo ad ancorare l’utente al sito. L’iscrizione alla newsletter, la compilazione di un form di contatto o magari la semplice visita di una pagina.
TASSO DI CONVERSIONE: INCREMENTARLO CON LA CALL-TO-ACTION
La call-to-action (letteralmente “chiamata all’azione”) è il bottone attraverso il quale l’utente compie l’azione che desideriamo. È il fulcro della nostra conversione. La ricetta perfetta per ottimizzarla non esiste, tuttavia abbiamo a disposizione i risultati di alcuni test A/B condotti da un team di ricercatori a Vancouver.
Ecco allora, sulla base di queste ricerche, qual-che accorgimento che possiamo applicare alla call-to-action per migliorarne la performance:
utilizzare la prima persona; utilizzare l’imperativo; aggiungere un benefit; inserire la CTA nella giusta posizione; utilizzare i colori giusti; utilizzare forme e dimensioni accattivanti.
UTILIZZARE LA PRIMA PERSONASpesso cambiare un semplice “inizia la tua prova gratuita” con “inizia la mia prova gra-tuita” può fare la differenza. Il testo in pri-
ma persona fa sentire l’utente importante, rendendolo meglio disposto nei confronti dell’interlocutore.
UTILIZZARE L’IMPERATIVOIl cervello umano è più propenso a compiere un’azione se questa viene data come unica opzione. E così “Vuoi iscriverti alla newslet-ter?” risulta molto meno efficace di un secco “Iscriviti alla newsletter!”
AGGIUNGERE UN BENEFITPerché dovrei iscrivermi alla newsletter? Ot-tima domanda. Ecco allora che il bottone “Is-criviti alla newsletter e ricevi il tuo omaggio” risulta già più efficace.
INSERIRE LA CTA NELLA GIUSTA POSIZIONESpesso si crede che il bottone della call-to-ac-tion debba essere sempre visibile senza scroll. Non è del tutto infondato, poiché meno azioni l’utente deve compiere (compreso il movimen-to di scroll verso in basso), più sarà probabile che arrivi a destinazione. Non sempre però è così: la CTA dovrebbe essere inserita alla fine della descrizione, come logica conseguenza di quello che un utente ha appena letto.
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HAI UN SITO WEB?
NO SÌ
SE SÌ, È RESPONSIVE?
NO SÌ NON CE L’HO
LA TUA AZIENDAMERITA DI PIÙ.
Se hai ottenuto un punteggio compreso fra 6 e 22 non stai facendo abbastanza per la tua azienda. Probabilmente il tuo sito deve essere aggiornato o la tua presenza online va incremen-tata.
SEI PRESENTE SU GOOGLE MAPS?
NO SÌ
SU QUANTI SOCIAL NETWORK HAI UNA PAGINA AZIENDALE?
0 da 1 a 2 > 2
SE SULLABUONA STRADA...
Se hai ottenuto un punteggio compreso fra 22 e 32 stai facendo un buon lavoro ma hai ancora bisogno di migliorare qualcosa. Non perdere altro tempo, la tua azienda è preziosa!
QUANTI ANNI HA IL TUO SITO?
<1 >1 >3
UTILIZZI ANALYTICS PER MONITORARE LE PRESTAZIONI DEL TUO SITO?
NO SÌ
OTTIMO!
La tua azienda è super user-friendly! Stai facendo un ottimo lavoro in termini di comunica-zione, continua così. Ricordati di continuare a tenere aggiornati il tuo sito ed i social network, e non perdere i contatti con i tuoi clienti.
UTILIZZARE I COLORI GIUSTIHo già affrontato in precedenza il discorso sul colore, tuttavia se si parla di call-to-action e conversion rate non si può non considerare l’argomento. È infatti dimostrato che botto-ni dai colori brillanti focalizzino l’attenzione dell’utente, invogliandolo a cliccare.
UTILIZZARE FORME E DIMENSIONI ACCATTIVANTIBenché la forma del bottone sia solitamente rettangolare, l’arrotondamento degli angoli può fare la differenza. Un bottone dai bor-di squadrati, infatti, tende ad allontanare l’attenzione, mentre le forme dolci ed arroton-date focalizzano lo sguardo. Stesso discorso vale per piccole forme, come ad esempio frec-ce, che possono essere inserite nel pulsante per rafforzarne l’efficacia.
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Quanto è user-friendly la tua azienda?
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RISPONDI ALLE DOMANDE,SOMMA I PUNTEGGI OTTENUTI
E POI CONFRONTA IL RISULTATO.
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