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Periodico della Parrocchia S. Maria Assunta in Brembate di Sopra Anno II - N. 7 - Dicembre 2009

Insieme nr. 7 dicembre 2009

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bollettino parrocchiale - Parrocchia S. Maria Assunta - Brembate di Sopra

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Periodico della

Parrocchia S. Maria Assunta

in Brembate di Sopra

Anno II - N. 7 - Dicembre 2009

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Direttore: don Corinno Scotti

Direttore responsabile: Davide Agazzi

Editore: Parrocchia S.Maria Assunta,

Brembate di Sopra

Stampa: Società Cooperativa Grafica Bergamasca, Almenno S. Bartolomeo

Redazione: don Faustino, Max, Marco, Luciano, Giuseppe, Luisa

Impaginazione ed elaborazione foto: Max, Luciano, Giuseppe

Foto: Max

Collaboratori: don Corinno. p. Turoldo, p. Corrado, una mamma, don Gustavo, p. Leonardo,

p. Da Roit, Fiorenza, Luisa, p. Davanzo gruppo “distributori”

E-mail: [email protected]

Sito web: www.oratoriobrembatesopra.net

AUTORIZZAZIONE DEL TRIBUNALE DI BERGAMO N. 28 DEL 20.10.2008

Come ricevere il giornalino parrocchiale

"Insieme"?

Poiché molte persone hanno chiesto chiarimenti su come ricevere a casa il giornalino parrocchiale "Insieme", ecco alcune precisazioni che speriamo possano essere utili.

1) Il nome e l'indirizzo vanno consegnati UNA SOLA VOLTA in sacrestia.

2) La quota chiamata "di abbonamento" o "quota annuale" (di euro 12,00) è un'offerta.

NON E' OBBLIGATORIA per ricevere l'Insieme.

Tali offerte si raccolgono in chiesa nella cassetta con l'indicazione "INSIEME".

E' inutile allegare all'offerta il nome e l'indirizzo (se sono già stati dati). E' un'offerta libera per sostene-re le spese della stampa.

Quest’anno siamo riusciti a pubblicare 6 numeri di “INSIEME”. Il costo alla parrocchia è di € 2,50 ogni copia e ci sono 650 abbonati. Chiediamo che continuiate la vostra collaborazione

27 Associazioni e gruppi

3 Editoriale

4 Vita parrocchiale

22 Missioni

24 Attualità

La “Natività” della copertina e le altre fotogra-fie del servizio sul Natale sono gli affreschi e le tele della Chiesa parrocchiale

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Editoriale

“ Il popolo che camminava nelle tene-bre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa, una

luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia… poiché un bambino è nato per noi, ci è stato un figlio”. È l’annuncio che ascolteremo la notte di Natale, un annuncio che squarcia i cieli e giunge a noi da secoli di lontananza. È un grido di speranza che mette un fremito in noi, mendicanti di luce. È l’annuncio della nascita di un bambino.

Da che mondo è mondo, che cosa c’è di più “normale” della nascita di un bambino? Anche a Brembate di Sopra tale annuncio è giunto quest’anno in un sessantina di fami-glie che hanno vissuto questa felicità così intima e bella. E le campane hanno suonato a festa per quei bambini, appena usciti dalle mani di Dio e che i genitori contemplano con com-mozione. Bambini che hanno lo straordinario potere di cambiare radicalmente la vita delle loro famiglie. Con la loro nascita nulla è più come prima. Tutto ormai è in funzione del figlio. A Natale celebriamo la nascita di un Bam-bino – stavolta con la lettera maiuscola – perché quel Bambino è Dio, è figlio di Dio. Ha la Vergine Maria come madre, ma suo Padre è Dio Onnipotente. È un Bambino che cambia la storia. A co-minciare dalla misurazione del tempo, per-

ché la storia si misura su di Lui: prima di Cristo e dopo Cristo. Lui il Centro, Lui, ieri, oggi, sempre, l’inizio e la fine. Davvero è la grande luce che irrompe nella storia. Il Natale non è una fiaba per bambini, è il mistero di un Dio “scandaloso” che per dir-ci quanto ci ama è diventato bambino. E poi diventerà il Crocifisso, l’uomo della Croce. Sì, è vero. Anche per noi la Croce è la compagna di viaggio di tutta la vita, non possiamo dimenticarlo neppure a Natale. Ma ora lasciamo spazio solo alla gioia, quella gioia unica che solo a Natale si può sperimentare e che ha il potere di far luce anche sulle nostre croci. Insieme ci mettia-mo in cammino, ci lasciamo guardare dal Bambino e chiediamo a Maria di insegnar-ci a cantare le meraviglie che Dio ha opera-to nella sua e nella nostra vita”. Buon Natale

don Corinno

* * *

Avviso

Lettera del Vescovo

Insieme al giornalino di Natale, il Con-siglio pastorale della parrocchia ha la gioia di donarvi la “Lettera alle famiglie” del nostro Vescovo Francesco. Vi invitiamo a leggerla e a rifletterci su. Durante l’Avvento in alcune case si so-no riuniti gruppetti di persone guidate da animatori che si sono proposti. Abbiamo la speranza che anche voi lo facciate. Il Vescovo scrisse alle famiglie che so-no “piccole Chiese domestiche” per parlare della “Chiesa che è la grande famiglia”.

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“Vieni, Signore”

Vieni di notte, ma nel nostro cuore è sempre notte:

e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni in silenzio, noi non sappiamo più cosa dirci: e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni in solitudine,

ma ognuno di noi è sempre più solo: e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni, figlio della pace,

noi ignoriamo cosa sia la pace: e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni a liberarci,

noi siamo sempre più schiavi: e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni a consolarci,

noi siamo sempre più tristi: e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni a cercarci,

noi siamo sempre più perduti: e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni, tu che ci ami:

nessuno è in comunione col fratello se prima non è con te, o Signore.

Noi siamo tutti lontani, smarriti,

né sappiamo chi siamo, cosa vogliamo. Vieni, Signore.

Vieni sempre, Signore.

P. Davide Maria Turoldo

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Nella Messa del giorno di Natale ascoltiamo la pagina introduttiva del Vangelo di Giovanni, il prologo appunto, in cui si annuncia l’avvento di Dio nella carne, il motivo, le conseguenze. Tra le sue incisive espressioni vi è anche que-sta: «Venne tra i suoi e i suoi non l’hanno ac-colto» (Gv 1,11). A una prima lettura di questo versetto siamo portati a dire che non riguarda noi ma “altri”: si tratta di fatti avvenuti in Palestina, ormai passati, relativi al rifiuto cui Gesù è andato incontro. Non l’hanno accolto i suoi compae-sani di Nazaret; non l’hanno accolto i religiosi osservanti di Gerusalemme che han fatto di tutto per toglierlo di mezzo, riuscendo infine a farlo pendere dalla croce. Si può trarre una se-rie di considerazioni che riguardano però “loro”, ossia i contemporanei di Gesù, cioè gli “altri”. In seconda battuta, siamo tentati di tirarci fuori dall’implicazione di questo versetto perché, ci diciamo, noi abbiamo accolto Gesù. Siamo cristiani, siamo dei suoi! Sarebbe tuttavia troppo sbrigativo fermare il messaggio del versetto ai fatti accaduti 2000 anni fa. Sarebbe come togliere “attualità” pe-renne al Vangelo, sottraendoci alla sua inter-pellanza. E’ possibile allora applicare a noi quanto lì si dice? A noi che siamo i suoi? Credo di sì, anche perché diventa stimolante confrontarci sull’incessante venirci incontro di Dio, nel presente, e sul nostro frapporre osta-coli al suo ingresso nella nostra vita. Un primo punto da mettere a fuoco riguarda l’identità di Colui che «venne tra i suoi». Non

basta rispondere con definizioni apprese da altri, sui libri. Si tratta di rispondere esisten-zialmente e personalmente: Come Dio viene a me, a noi? Quali sono i segni della sua visita? Che cosa viene a fare? E’ come me lo aspetto? Che effetto mi fa un Dio misericordioso, buo-no con tutti, che sceglie l’umiltà, che per gua-rire la carne ferita si lascia ferire? I contempo-ranei di Gesù non erano tutti degli sprovveduti in fatto di conoscenza di Dio. Ma la presunzio-ne di conoscerlo bene non facilita l’esperienza di chi è veramente il Signore, anche perché l’incontro con lui è da aggiornare ogni giorno. Dato che il versetto del prologo vale pure per noi, un secondo punto da mettere a fuoco è di considerare quali sono le nostre resistenze al Signore, evidenti o celate, sia a livello perso-nale che comunitario. Non basta aver accolto il Signore una volta per tutte: come è perseve-rante il suo desiderio di venire “in” noi, “fra” noi, permeando il nostro tessuto familiare e

Abbiamo chiesto a Padre Corrado una collaborazione “fissa” al nostro giornalino. Ha accettato con

la disponibilità che conosciamo bene e scrive con la cultura e la saggezza che gli vengono da tanti anni di insegnamento.

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sociale, così deve essere aggiornata la nostra accoglienza di lui. Pur restando noi stessi, cambiamo col passare dei giorni: è il quotidia-no il luogo in cui dare ospitalità a Colui che viene a noi, in maniera sempre nuova, chie-dendo di essere accolto per come egli si pre-senta, alle sue condizioni, senza la pretesa di fargli fare, ospitandolo, quello che ci aspettia-mo da lui. E’ sempre in agguato il compromesso: acco-gliere Gesù ma fino a un certo punto, fin dove non dobbiamo fare scelte che fan soffrire; dir-gli di sì, ma riservando spazi di movimento; obbedirgli tenendo tutto sotto controllo… Quando si affacciano problemi sappiamo tro-vare aggiustamenti, interpretazioni, coniugan-do a modo nostro la “radicalità” del Vangelo. E’ sempre possibile temporeggiare, rimandare una più sincera accoglienza di Cristo; avvertia-mo lo spessore della sua proposta, eppure ci diciamo: aspettiamo ancora un po’, prendia-moci tempo per vederci meglio (un gesto di perdono rimandato è segno di non accoglienza della parola di Gesù). E’ sempre pronta l’ipocrisia, che è la malattia dei farisei di ogni tempo e non solo di quelli citati nel Vangelo. L’attenzione alla facciata invece che all’interno ci impedisce di recepire

il cuore del Vangelo; viviamo una vita cristia-na soddisfatta delle nostre buone azioni e in-soddisfatta di quelle degli altri. Accogliere Gesù per noi che siamo “i suoi” significa ri-ospitarlo al centro della nostra esi-stenza, mettendolo a proprio agio, lasciandogli la libertà di fare e di dire, senza riprodurre la condotta di Marta, preoccupata di fare mille cose per Gesù e tuttavia disattenta nel ricevere da lui l’unica cosa di cui c’è bisogno (cf. Lc 10,42). L’accoglienza di Gesù, prima di impli-care di dargli qualcosa, comporta di ricevere il suo dono. Pensiamo a Maria di Nazaret: prima di essere chiamata a dare, la Vergine annunzia-ta è chiamata a ricevere il Dono di Dio. Siamo noi, dunque, ad essere interpellati sull’accoglienza o meno del Signore che viene oggi e qui, in questo Natale 2009. Egli viene in quello che stiamo facendo, soffrendo, speran-do, perseguendo… Adesso, non quando i pro-blemi saranno risolti, le liti pacificate, le diver-genze ricomposte, la crisi economica superata, la malattia debellata, il lavoro assicurato… Ecco perché, il versetto del prologo di Giovan-ni «venne tra i suoi e i suoi non l’hanno accol-to» parla anche di noi e non solo di quanti han-no rifiutato Gesù appendendolo alla croce!

P. Corrado Maggioni

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NATALE

PIU’… SANTO ?

Ho tolto dallo scaffale alto i libri sul Natale per metterli più a portata di mano dei nipoti: c’è il libro illustrato del Vangelo di S. Luca, i racconti delle tradizioni di vari paesi, storie piene di poesia e di bontà di vari autori, quello animato con i personaggi del presepio che si staccano e infine (misero e malandato) quello che preferisco ma che non viene più stampato.

Immagino di guardali con i bambini e… mi sembra che mi debbano guardare come fossi un’aliena, sopportando la cosa, ma senza inte-resse.

Mi sento triste. “Ma no, - mi dico – i sentimen-ti, la bellezza e la poesia hanno sempre attratto i bambini poiché parlano al cuore e quello dei bambini è sempre sensibile non cambia mai!

Però questi libri mi sembrano così lontani da loro! Mi viene un dubbio: sono forse io che non sono più abituata a usare il linguaggio che parli al cuore, impegnata a interessarmi delle

cose pratiche, ad ascoltare voci, messaggi, a guardare le apparenze, a non saper ascoltare i loro bisogni “veri” e non solo le richieste e-splicite spesso banali?

Cerco di difendermi un po’. Finite le zucche,, è cominciata la “grande parata natalizia”, il bombardamento pubblicitario per un Natale più, si cerca di indagare cosa figli e nipoti de-siderino per S. Lucia, magari usiamo la velata minaccia che se non fanno i bravi… Questo il contesto e io pretendo di interessarli con rac-conti di angeli e di un Bambino che volle na-scere povero per essere vicino a tutti gli uomi-ni? O sono atteggiamenti imposti solo dalla buona educazione? La radice dello sguardo buono sul mondo sta lì, in quella povera culla (e poi sarà sulla croce), ma io ci credo vera-mente?

Anch’io mi sono indignata per la famosa sen-tenza sulla presenza del crocifisso nelle scuole, ma non l’abbiamo già abolito dalla nostra vita? Non ne sappiamo più parlare e ancor meno testimoniare.

Alla persona che ha presentato ricorso dà fasti-dio il crocifisso e a quei giudici non importa nulla di ciò che Esso significa, e a ciascuno di noi? Facciamo sempre riferimento a Lui per le nostre scelte?

Ci prepariamo alla Sua Festa, al Suo Natale, ma il Suo Nome non lo pronunciamo se non in privato o in chiesa.

Pensavo di giustificare il mio disagio col pre-testo dei tempi e dei bambini che sono cambia-ti, ma mi sono tirata la zappa sui piedi, però mi sono fatta un bel esame di coscienza.

Ho deciso, riprenderò coi bambini il libro ma-landato e tagliuzzato, senza più figure colorate “Il lungo viaggio verso Betlemme”.

È il racconto di una chiocciolina che, lungo il cammino, incontra tanti personaggi, che hanno qualcosa di tutti noi, che si lasciano trascinare dalla forza e dalla determinazione di questa piccola chiocciolina fino ad arrivare alla Grot-ta pieni di gioia e di ritrovata pace.

A me e a tutti allora un buon

“SANTO NATALE”.

una mamma

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DICEMBRE 2009 In Avvento si terranno i Centri di Ascolto del-

la Parola nelle case. 6 domenica - II di Avvento

Ritiro adolescenti a Gandellino

11.15 S. Messa con Battesimi e presentazione bambini della Prima Comunione (chiesa)

16.00 tombola (oratorio)

7 lunedì

Ritiro Cresimandi a Mezzoldo

18.00 S. Messa ministri per l'Eucaristia (chiesa)

8 martedì - Solennità dell'Immacolata Con-cezione di Maria

7.30 S. Messa iscritti Azione Cattolica (chiesa)

9 mercoledì

20.30 preparazione Battesimi per genitori e padrini (oratorio)

11 venerdì

20.00 cena sociale del Gruppo Sportivo dell'O-ratorio, aperta a tutti, con prenotazione (oratorio)

13 domenica - III di Avvento

14.00 - 17.00 incontro per famiglie (oratorio)

14 lunedì

14.30 incontro per genitori dei bambini della Scuola Materna sul tema: “Natale: favola o mistero?” (Scuola Materna)

16 mercoledì

20.45 incontro vicariale per catechisti, aperto a tutti (oratorio)

17 giovedì

20.30 - 22.00 ritiro spirituale parrocchiale (oratorio)

18 venerdì

20.30 - 22.00 ritiro spirituale parrocchiale (oratorio)

19 sabato

14.30 confessioni per bambini della primaria (chiesa)

16.00 confessioni per ragazzi della secondaria (chiesa)

21.00 musical “Se fosse davvero Natale” pre-parato dai catechisti, genitori e cresimandi (chiesa)

20 domenica - IV di Avvento

16.00 Battesimi (chiesa)

21 lunedì

20.30 confessioni vicariali per adolescenti e giovani (chiesa)

CALENDARIO PARROCCHIALE CATECHESI ADULTI

Mercoledì 8.30 in chiesa parrocchiale

Giovedì 9.30 in Casa Serena 20.30 in oratorio

Venerdì 15.00 in chiesa parrocchiale

ADORAZIONE Il Santissimo Sacramento resta esposto ogni Venerdì

dalle ore 8.30 alle 17.30.

17.30 Vesperi - Benedizione eucaristica. - 18.00 S. Messa.

CATECHESI RAGAZZI Sabato 14.20 II-III elementare (oratorio) 15.50 IV elem. - II media (oratorio) 18.00 III media (oratorio)

Martedì 14.50 IV elem. - II media (oratorio)

Giovedì 14.30 Spazio compiti (oratorio)

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27 domenica - Sacra Famiglia

Festa dei Battesimi per i bambini battezzati dell'anno 28 lunedì - Santi Innocenti

GENNAIO 2010

1 venerdì - Maria Madre di Dio

Giornata della pace

17.00 - 18.00 adorazione per la pace (chiesa) 3 domenica - II dopo Natale 6 mercoledì - Epifania

Giornata per l'Infanzia Missionaria

14.30 processione dei magi

16.00 tombola (oratorio) 8 venerdì

20.45 corso fidanzati - 1° incontro (oratorio) 10 domenica - Battesimo del Signore

Giornata vicariale del Seminario diocesano 13 mercoledì

20.45 incontro vicariale per catechisti, aperto a tutti (oratorio) venerdì 15

20.45 corso per fidanzati - 2° incontro (oratorio) sabato 16

14.30 incontro per genitori dei bambini di II primaria (oratorio)

22 martedì

14.30 confessioni per bambini della primaria (chiesa)

16.00 confessioni per ragazzi della secondaria (chiesa)

20.30 confessioni per le parrocchie di Brembate Sopra e di Almenno S.B. (chiesa delle Cascine) 23 mercoledì

8.30 - 12.00 confessioni per tutti (chiesa)

15.00 - 18.00 confessioni per tutti (chiesa)

20.30 scambio di auguri tra volontari (oratorio) 24 giovedì

8.30 - 12.00 confessioni per tutti (chiesa)

15.00 - 18.00 confessioni per tutti (chiesa)

21.00 S. Messa di Natale (Casa Serena) - animata dalla corale di Valbrembo

23.15 veglia in preparazione alla Notte Santa (chiesa)

24.00 S. Messa di Natale (chiesa) - animata dalla nostra corale

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Ritiro C.P.P. e Catechisti È stata una giornata molto intensa quella del 4 ottobre, quando una cinquantina di persone, si sono recate alla Casa di ritiri della Botta. Erano i membri del Consiglio Pastorale parrocchiale e un folto gruppo di catechisti. La mattinata è stata animata da don Davide Rota, che tra i molti impegni, ha saputo trovare uno spa-zio anche per noi. Gli avevamo chiesto di scaldare il cuore e l’ha saputo fare in modo bellissimo. Ha iniziato con una frase di S. Paolo, corta ma intensa: “La realtà è Cristo”. Lui, Cristo è Colui che dà significato alla vita, alla storia. È Lui che recupera il nostro passato e illumina il nostro futuro. È Lui che crea comunione anche oltre lo spazio e il tempo. Lui ieri oggi e sempre. Il Signore però l’abbiamo poi incontrato nella S. Messa celebrata da don Corinno e don Gustavo dove in uno spirito di profonda comunione abbiamo condiviso sentimenti e preghiere. Dopo un buon pranzo e la recita del S. Rosario all’altare della Madonna di Lourdes, abbiamo ripre-so i lavori. Stavolta divisi in due gruppi: i membri del C.P.P. con don Corinno e i catechisti con don Gustavo. Riassumere tutto è impossibile, resta l’entusiasmo che, speriamo, si possa restare e vedere.

* * *

Mons. Giuseppe Battaglia

a 25 anni dalla morte 1890-1984 Consultando l’archivio della parrocchia risulta che Sebastiano Adriano Giuseppe Battaglia è nato in questa parrocchia il 5 marzo 1890 da Giacomo e Francesca Bonomi. Battezzato il giorno stesso del-la nascita da don Gian Battista Ruggeri, è sacerdote il 25 luglio 1914. Nominato parroco prima a Grumello del Monte e poi della Chiesa delle Grazie in Bergamo, viene consacrato Vescovo di Faen-

za nel 1943 dove rimane fino al 1970 anno in cui lascia la guida della diocesi.

Esercita il suo ministero in situazioni particolar-mente difficili. Era il tempo della lotta partigiana e a Faenza si era creato uno dei centri principali per assistere profughi e sinistrati.

Il Vescovo difese strenuamente i perseguitati po-litici, e i prigionieri. Le lotte fratricide tra fascisti e partigiani videro il Vescovo impegnato in un’opera di pacificazione. Affrontò diverse volte il segretario politico del partito fascista e offrì anche la sua vita per salvare le vittime. Per questo venne insignito della medaglia d’argento al valore militare.

Mons. Battaglia veniva regolarmente a Brembate di Sopra invitato dai parroci, don Morelli e don Presti.

Lo testimonia anche la lapide vicino alla porta secondaria della chiesa e benedetta dal Vescovo Battaglia per ricordare il dogma dell’Assunzione della Madonna al cielo.

La nostra parrocchia custodisce il calice che la parrocchia gli ha regalato in occasione del 50° di Ordinazione Sacerdotale.

A lui è dedicata una sala del nostro oratorio e in occasione dell’anniversario della sua morte il no-stro Gianluigi Caccia ha preparato una mini mo-stra ricordo.

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Le fami- glie di Tresolzio sono af- fezionate alla chie-setta di S. Luca, situata nel l o r o quartiere e ne cele-brano la festa con molta so-

lennità. Quest’anno poi la festa cascava di domeni-

ca.

Già la settimana prima le signore si sono mes-se con entusiasmo a pulire e far ordine nel-

la chiesina. In essa ci sono tele

preziose del settecento ol-

tre a reliquiari e paramenti

liturgici.

Molto bella è la statua di S. Luca, intagliata a Ortisei e donata alla Parrocchia dalla signora Isolina Rota recen-temente scomparsa. Anche il calice cesellato in oro è dono della signora che me-rita tutta la nostra ricono-scenza e i nostri suffragi.

Non conosco l’origine del-la devozione a S. Luca pro-prio a Tresolzio. Forse ci sono i documenti nel palaz-zo dei marchesi.

Ma ritorniamo alla festa. Al venerdì e al sabato s’è celebrata la S. Messa, me-ditando sulla figura si S. Luca e dei due libri scritti da Lui che appartengono ai libri ispirati del Nuovo Te-stamento. Domenica la S.

Messa è stata celebrata all’aperto a cui è segui-to un rinfresco, pur con il freddo pungente. Nel pomeriggio la processione con la statua del santo. Le strade erano addobbate con festoni e preghiere. C’era molta gente e un clima di rac-coglimento e di preghiera. Ringraziamo il Si-gnore!

Insieme a molte famiglie, c’erano le autorità cittadine insieme al nostro sindaco sig. Diego Locatelli. La banda “Gaetano Donizetti” sem-pre disponibile ha accompagnato la processio-ne.

Le feste sono continuate anche al lunedì.

E ogni giorno si sono realizzate tombole, torte, caldarroste e… tanta allegria.

Il parroco ha fatto una proposta: un pellegri-naggio alla tomba di S. Luca che si conserva nella chiesa di S. Giustina a Padova.

Sarà nella prossima primavera.

Per ultimo, ma non meno importante, sono le offerte raccolte durante le feste: € 4.312,00. Una cifra notevole per la quale dobbiamo esse-re profondamente riconoscenti.

Vale la pena ricordare che quei soldi corri-spondono alla spesa sostenuta per cambiare l’impianto dell’orologio della Chiesa che pro-prio in quei giorni si era completamente gua-stato e che è costato e che si è dovuto sostituire per un costo di € 4.000,00.

Grazie ancora.

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Promossa dall’assessorato alla cultura si è svolta dal 4 all’11 ottobre la 4ª settimana del volontariato.

Lo scopo è quello di motivare e di animare i gruppi che sul territorio fanno dei servizi in favore della comunità. Vi sono gruppi che fan-no capo alla parrocchia, altri al comune. Tutti hanno lo stesso obiettivo, quello appunto di rendere il paese più solidale, facendosi carico della fascia di persone più fragili. La settimana è iniziata con un incontro, pro-mosso dall’AVIS-AIDO con relazioni molto interessanti del sig. Leonida Pozzi e del dr. Giuseppe Giupponi. Una sera è stata riservata alla testimonianza di persone che operano sul territorio e anche dal gruppo “Mato Grosso”, dove un nostro concit-tadino ha prestato servizio per 6 mesi. Molto interessante e affollata la fiera del libro, allestita nella Haal di Casa Serena, a cui sono state invitate anche le scolaresche dei paesi dell’Isola. Molto apprezzate le cene preparate dagli alpini a base di trippa, cotechini, costine… alla fac-cia del colesterolo! La settimana si è conclusa con la Santa Messa nella Chiesa parrocchiale, presenti le autorità e le associazioni.

22 novembre 2009 - Pranzo sociale AVIS

con il nuovo presidente sig. Giuseppe Previtali.

17-17-31 ottobre “La musica di Dio” rassegna di corali in memoria del prof. Mario Testa.

(prof. Dolci - alcuni coristi - familiari del professore)

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Ancora una volta venerdì 25 settembre 2009, allo ore 20,30, opere e temi che spaziano dall’arte all’architettura, dalla liturgia alla de-vozione sono stati esaminati all’interno della nostra chiesa parrocchiale, con l’assistenza qualificata di un esperto di liturgia ed icono-grafia sacra, don Ezio Bolis, e di una storica dell’arte, prof.ssa Lisa Fracassetti, già relatori nell’incontro dello scorso anno. E’ così proseguito il racconto della fede e della devozione religiosa a Brembate di Sopra, attra-verso le opere d’arte presenti nella nostra par-rocchiale. Tele, affreschi e stendardi hanno offerto una preziosa rassegna visiva sul tema dell’Incarnazione, dogma centrale del Cristia-nesimo. A titolo introduttivo don Bolis chiarisce che la tematica specifica dell’incontro è “Maria e Ge-sù”, proprio perché Maria è Madre di Gesù, quindi una più approfondita conoscenza di Maria senz’altro favorisce una migliore cono-scenza di Gesù. Dopo brevi cenni storici all’origine della no-stra chiesa, si sofferma l’attenzione sul timpa-no della facciata e sul campanile, luoghi su cui

spiccano due opere scultoree rappresentanti

S. Maria Assunta.

Queste due Madonne hanno in comune alcuni elementi: ℜ una corona di dodici stelle, con un chiaro

riferimento biblico al testo dell’Apocalisse, cap. 12;

ℜ l’Assunta che schiaccia col piede il serpen-te, anche qui con un evidente richiamo bi-blico alla Genesi (cap. 3, 15); Maria è per-tanto la nuova Eva che però, contrariamente alla prima donna creata da Dio, obbedisce alla Parola del Signore;

ℜ Maria regale nell’atteggiamento e nell’abito: l’Assunta è chiamata, infatti, Re-gina nel Salmo 45, verso 10.

Si passa quindi all’analisi stilistica e soprattut-to al commento simbolico-religioso delle tele presenti alle pareti della navata della chiesa. Si inizia dalla splendida opera di Marcantonio Cesareo, eseguita nel 1644: la tela della “Assunzione di Maria”, anche per rendere omaggio alla nostra patrona. Quest’opera viene esaminata rapidamente, per-ché su di essa ci si è già fermati lo scorso an-no. In particolare si ricorda che Maria con la sua assunzione ha partecipato alla sorte glorio-sa di Gesù, affermando così teologicamente la piena glorificazione di Maria insieme a Gesù. Chi contempla questo quadro si sente spiritual-mente sollevato, perché in esso col mistero della morte c’è la speranza del Paradiso dopo la dipartita terrena. Un’altra tela che richiama una particolare at-tenzione è quella dell’”Annunciazione” di Gaetano Peverada († 1819). Maria si presenta inginocchiata, in ascolto della Parola di Dio, quindi è l’esempio del vero credente che sa ascoltare e meditare la parola divina, conser-vandola nel suo cuore, proprio come faceva la Madonna. Bella ed emozionante risulta la similitudine con cui don Bolis descrive il Mistero dell’Incarnazione, ricavandola dal quadro del Peverada: come un raggio di sole attraversa un vetro senza romperlo e penetra in una chiesa buia illuminandola, così il grembo di Maria viene fecondato dalla Luce del Padre, per ope-ra dello Spirito Santo, senza rompere la sua

“VEDERE L’INVISIBILE” ARTE E FEDE

Viaggio nei capolavori d’arte sacra della nostra parrocchiale

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Verginità. L’immagine pittorica ci invita per-tanto a condividere con Maria la grande gioia dell’annuncio ricevuto. Altre tele su cui gli esperti si soffermano sono: la “Pietà” e la “Madonna del Rosario”, en-trambe opere di Abramo Spinelli (‘900). La “Pietà” è la prosecuzione naturale della deposizione di Gesù dalla croce. Colpisce e commuove il fatto per cui Maria non solo ri-ceve tra le sue braccia il corpo esanime del Figlio, ma contemporaneamente allarga le sue braccia a tutta l’umanità.

A Brembate di Sopra esiste un’altra “Pietà”, sempre opera di Abramo Spinelli e oggetto di particolare devozione: “L’Addolorata”, con-servata presso la cappella di via Donizetti. La tela della “Madonna del Rosario” richia-ma l’attenzione alla recita del S. Rosario, di cui don Bolis ricorda tutta l’evoluzione storica, a partire dal medioevo. Attraverso i secoli il S. Rosario ha permesso ai nostri avi, anche se analfabeti, di “leggere” il Vangelo, ripetendolo e meditandolo, di fatto, attraverso la contemplazione dei Misteri del S. Rosario. Anche gli splendidi affreschi dell’abside sono oggetto di analisi stilistica ed iconografica. Un elogio viene espresso in proposito nei confron-ti del restauratore Francesco Belotti, nostro concittadino. Tutti gli affreschi, attribuiti ad un ignoto imita-tore di Giacomo Cotta (†1689), sono a tema mariano. Viene analizzato in particolare l’affresco della “Immacolata Concezione”. Quest’opera aiuta a riflettere sulla gravità del peccato che di-strugge l’immagine del Figlio di Dio e su Ma-ria tanto “piena di grazia”, come si legge nel Vangelo, da non essere contaminata dal pecca-to. Brevemente ma efficacemente viene pure in-trodotto il discorso sulla Via Crucis, i cui qua-

dri, anch’essi recentemente restaurati da Fran-cresco Belotti, sono opera di Gaetano Pevera-da, con datazione 1803. Anche della Via Crucis vengono spiegate le fasi di comparsa e di evoluzione nella storia. La Via Crucis ha sempre rappresentato un mo-mento di preghiera e di riflessione ed un cam-mino penitenziale per i devoti cristiani. E’ sempre stata una preghiera molto coinvolgen-te, anche perchè ricca di canti e suggestiva nel suo percorso fra le varie Stazioni. Lo “Stabat Mater”, in particolare, che si canta nella via Crucis, è sempre stato amato dai fedeli e pure da intere generazioni di musicisti quali Scarlat-ti, Vivaldi, Pergolesi e Rossini. L’incontro culturale si conclude con un elogio per gli stendardi che la nostra parrocchia con-serva con cura ed amore, quali simboli di rap-presentatività religiosa e di grande devozione a Gesù, a Maria e ai Santi. Ogni esemplare è realizzato a mano, con tecni-ca adeguata, su raso di seta pura, dipinta e ri-camata e con rifiniture in passamaneria in oro e frange ed è munito di asta e traversa in otto-ne dorato. La decorazione è sia sul davanti, dove compare l’immagine principale, sia sul retro con immagini secondarie o simboli. Non resta che chiudere l’interessante incontro con un pensiero particolare ai nostri antenati che ci hanno trasmesso un patrimonio artistico davvero inestimabile. Dimostriamo loro tutta la nostra riconoscenza ed ammirazione, sforzandoci di “Vedere l’Invisibile” in queste opere d’arte, ossia impe-gnandoci a capirle e a meditarle nel loro gran-de e religioso significato.

L’opera d’arte deve abbellire,

istruire,

educare i nostri sentimenti,

perché ci aiuti ad agire

più cristianamente.

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Nel fine settimana del 6 - 8 novembre, in ora-torio ci siamo ritrovati a riflettere sulla que-stione educativa con il nostro amico Giuseppe Tondelli, giunto ormai al 3° appuntamento con la nostra comunità (dopo i corsi di marzo 2008 e di novembre 2008). Giuseppe Tondelli, col-laboratore della Coop. Creative di Reggio E-milia, è stato allenatore FIGC, educatore e for-matore sportivo nazionale del CSI, istruttore Area Motoria per le scuole dell'infanzia. Ma soprattutto, per noi, è ormai uno di famiglia che ci invita ogni volta, con le sue riflessioni e le sue provocazioni, a riprendere con coraggio l'impegno educativo. Il corso era aperto a tutta quanta la comunità (baristi, catechisti, allenatori, genitori, educa-tori, animatori e tutti quanti hanno a cuore l'e-ducazione delle nuove generazioni). Poi, di fatto, sono stati presenti soprattutto alcuni ca-techisti. Ma va bene anche così. Del resto ve-diamo che anche altre proposte che vengono fatte sul territorio da altre agenzie educative non sempre incontrano un'adesione di massa (eufemismo per dire che sono ignorate). D'altra parte, l'esperienza educativa è un'azio-ne basata sulla speranza (ce lo siamo detti più volte nel corso). “La speranza educativa” era anche il titolo della prima serata che si è svolta venerdì 6. Partendo dalla lettera del papa Be-nedetto XVI ai fedeli di Roma (gennaio 2008),

abbiamo visto l'importanza di basare l'azione educativa proprio su un atteggiamento di spe-ranza: “Anima dell'educazione, – scrive il Pa-pa – come dell'intera vita, può essere solo una speranza affidabile. Oggi la nostra speranza è insidiata da molte parti e rischiamo di ridiven-tare anche noi, come gli antichi pagani, uomini senza speranza e senza Dio in questo mondo. […] Alla radice della crisi dell'educazione c'è infatti una crisi di fiducia nella vita”. Ci vuole infatti speranza per vedere e amare ciò che non è sotto i nostri occhi, ma che lo sarà in futuro (cioè il risultato educativo): “È lei (la speranza), questa piccola, che spinge avanti ogni cosa. Perché la Fede non vede se non ciò che è. E lei, lei vede ciò che sarà. La Carità non ama se non ciò che è. E lei, lei ama ciò che sarà” (C.Peguy). Gli incontri sono proseguiti sabato 7 nel pome-riggio, con una riflessione che ha preso avvio da un brano della Novo millennio ineunte (2001) di Giovanni Paolo II, riguardante la spi-ritualità di comunione. Il Papa di venerata me-moria con quella lettera apostolica ci affidò un compito ben preciso per il nuovo millennio che si apriva: “Prima di programmare iniziati-ve concrete occorre promuovere una spiritua-

lità della comunione, facendola emergere co-

me principio educativo in tutti i luoghi dove si plasma l'uomo e il cristiano, dove si educano i ministri dell'altare, i consacrati, gli operatori pastorali, dove si costruiscono le famiglie e le comunità. Spiritualità della comunione signifi-ca innanzitutto sguardo del cuore portato sul mistero della Trinità che abita in noi […]. Spi-ritualità della comunione significa inoltre ca-pacità di sentire il fratello […] come «uno che mi appartiene», […] per offrirgli una vera e profonda amicizia. Spiritualità della comunio-ne è pure capacità di vedere innanzitutto ciò che di positivo c'è nell'altro […]. Spiritualità della comunione è infine saper «fare spazio» al fratello, portando «i pesi gli uni degli altri» (Gal 6,2)”. Ci sono stati poi anche due incontri, uno alla domenica mattina e uno al pomeriggio. Concludendo il messaggio che questo corso ci

non consiste nel vedere paesaggi nuovi, ma nell'avere occhi nuovi (M. Proust)

CORSO DI FORMAZIONE PER EDUCATORI

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lascia, tra gli altri, è quello di creare sempre più una maggiore stima, relazione e collabora-zione tra chi si impegna nell'educazione, per-chè tutti insieme siamo una forza. Come dice anche questo racconto. Una volta si tenne nella falegnameria un'as-semblea dei ferri per stabilire le rispettive competenze. Il martello presiedeva la riunione. Sin dall'inizio l'assemblea gli chiese di dimet-tersi. Il motivo? Faceva troppo rumore e passa-va il tempo dando colpi. Il martello, a sua vol-ta, chiese alla vite di ritirarsi: bisognava girarla troppo affinché servisse a qualcosa. Sentendosi attaccata, la vite chiese l'espulsione della carta vetrata: aveva dei metodo troppo duri e causa-va sempre delle frizioni con gli altri. Quest'ul-tima, a sua volta, chiese che venisse espulso il metro: passava la sua vita a misurare gli altri secondo le proprie regole, come se fosse per-

fetto. In quel momento entrò il falegname e cominciò a lavorare con tutti. Quel giorno ter-minò uno splendido armadio…Quando il fale-gname si ritirò, l'assemblea degli utensili pro-seguì. Presa la parola la sega e disse:" Signori, è stato dimostrato che abbiamo dei difetti. Ma il falegname lavora con le nostre qualità. E' questo ci rende coraggiosi, così che mettiamo da parte i nostri punti deboli e ci concentriamo sull'utilità dei nostri punti forti". L'assemblea appurò che il martello era forte, la vite univa e dava consistenza, la carta vetrata era l'unica nell'eliminare le asperità… E tutti osservarono che il metro era preciso e esatto. Allora si sen-tirono una squadra capace di produrre e fare cose di qualità. E si sentirono orgogliosi delle rispettive forze e di lavorare insieme.

don Gustavo

Per 365 volte la Bibbia ripete la parola

“NON TEMERE”

365 volte: come i giorni dell’anno.

È il buon giorno di Dio

per ogni giorno dell’anno.

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BATTESIMI

BRAMBILLA ALESSANDRO di Massimo e di Biella Barbara nato il 28.05.2009 battezzato il 04.10.2009 Fa’ o Signore che il piccolo Alessandro professi la fede del Battesimo, in tutte le circostanze della vita. Per questo, noi ti preghiamo. ZANNINI VITTORIA

di Marco e di Palermo Adele nata il 19.07.2009 battezzata il 18.10.2009 Per la nostra Vittoria e per tutti i nostri bambini, perché con l’aiuto del Signore siano capaci di affrontare al meglio il mondo che li aspetta. Per tutti noi genitori ed educatori, perché con l’aiuto del Signore siamo capaci di trasmettere a loro i valori e gli strumento necessari per mi-surarsi con questa difficile, ma avvincente sfida.

FALSAPERLA PIERLUIGI

di Renato e di Russo Roberta nato il13.03.2009 battezzato il 04.10.2009 La nascita di Diletta prima e Pierluigi poi ha riempito la nostra vita. Consci del fatto che sono un tuo dono, ti rendiamo grazie e ci affidiamo a te: aiutaci nel nostro difficile compito di genitori, veglia sui nostri fili e falli crescere da buoni cristiani. Per questo noi ti preghiamo.

D’AURIA GIULIA

di Andrea e di Carminati Laura nata il 25.04.2009 battezzata il 04.10.2009 Padre buono, che nel tuo immenso amore ci hai fatto dono di Giulia, accompagnala sem-pre nel cammino della vita e falle sentire costantemente la tua presenza perché, illumina-ta dalla tua grazia, possa essere una tua testimone fedele per tutti coloro che incontrerà. Per questo noi ti preghiamo.

PIAZZOLI CAMILLA

di Mirko e di Gualandris Silvia nata 14.06.2009 battezzata il 01.11.2009 Grazie Signore per averci benedetto ancora una volta con la nascita di Camilla. A te oggi l’affidiamo: perché possa crescere nella tua luce. Noi ti preghiamo.

Anagrafe

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FUNERALI

GUALANDRIS GIUSEPPE di anni 70 morto il 9 settembre 2009

ROTA AGNESE di anni 81 morta il 23 settembre 2009

RATTI GIUSEPPINA di anni 87 morta il 28 settembre 2009

VALAGUZZA LUCIA di anni 62 morta il 29 settembre 2009

COBILDI GIANNI CLAUDIO di anni 73 morto il 15 ottobre 2009

MACONI CLELIA di anni 58 morta il 19 ottobre 2009

RONCELLI GERMANO di anni 67 morto il 10 novembre 2009

NAVA EFREM di anni 62 morto il 14 novembre 2009

GALBIATI

GIUSEPPINA di anni 88 morta il 18 novembre 2009

BAILO GIUSEPPE di anni 73 morto il 28 novembre 2009

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ROTA ARMANDO di anni 46 morto il 13 novembre 2009

Carissimo Armando, siamo tanti, qui, per te e con te. Siamo qui a salutarti. Siamo qui a ringraziarti. Siamo qui a chiedere le tue preghiere, ora più di prima. Siamo qui perché sei stato speciale e abbiamo tanto bisogno di capire il perché, così che il tuo e-sempio non cada nel vuoto. La tua malattia è stata lunga, estenuante, di una sofferenza fisica grandissima ma pur sempre picco-la rispetto alla sofferenza morale di chi si sente e vede regredire giorno per giorno nella propria fisi-cità. Quella tua fisicità di trentottenne, per otre 8 anni, fino a venerdì, quando sei salito al Padre, sei tor-nato a CASA. Avresti potuto umanamente lamentarti, ribellarti, urlare il tuo dolore, disperarti come vediamo fan-no in tanti, in troppi…. Ma tu, invece, eri sereno, allegro, gioioso, eri di compagnia, desideravi stare con gli altri, sempre pronto ad una risata. Hai sempre voluto continuare nel cammino della vita anche quando faticavi a mantenere l’equilibrio, poi da seduto sulla carrozzella, infine anche dal letto dal quale non ti alzavi più…. Sospiravi, sì, dei sospirosi lunghi, fatti con il cuore più che con i polmoni… ma non cedevi allo sconforto e… pregavi! Quanto pregavi…. Offrivi la tua sofferenza a Dio per chi aveva bisogno e per chi stava peggio di te. Cosa ha sostenuto te ed i tuoi cari Armando, è stata la FEDE. Questo abbiamo bisogno di capire e imparare da te. La tua FEDE, non con la sola F maiuscola, ma tutta a lettere stampate. Ancora facile la FEDE nella teoria di chi sta bene, ha il necessario, procede tranquillo. Tu hai mostrato come si CREDE nella pratica, quando la sofferenza potrebbe sfiancare, far dispera-re… oppure far VOLARE come hai fatto tu. Quando se ne parlava, un po’ scherzosamente, si diceva che non si può comprare il pane dal mecca-nico o riparare le scarpe dal farmacista… ogni cosa andava chiesta nel giusto posto…. La FEDE la si poteva chiedere ed avere solo da DIO, è Lui solo il dispensatore di questo immenso bene. E tu l’hai saputa chiedere e il Signore, quando chiedi la FEDE, provvede divinamente… perché è l’unica, la più importante, la sola richiesta che Gli dobbiamo fare, tutto il resto scaturisce da LÌ…. E questa tua FEDE, come abbiamo toccato con mano, ha fatto la grande differenza nella tua malat-tia. Questo è quello che abbiamo visto da te, che dobbiamo capire, quello per cui siamo qui così in tanti, quello che ti ha reso così speciale, quello per cui ti ringraziamo. Ti chiediamo... prega per noi, perché sappiamo chiedere, come hai fatto tu, questo impareggiabile dono, per procedere nel nostro cammino terreno, nelle gioie e nei dolori che la vita ci riserva, con la forza e la pace che tu hai avuto. Per potere “SBARCARE SULL’ALTRA SPONDA” quando anche a noi toccherà, da veri VINCI-TORI, come hai fatto tu. Grazie Armando.

Arrivederci….

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Notizie dall'Ecuador Carissimi finalmente questa mattina ufficialmente mi hanno informato circa la mia destinazio-ne. Andrò per due mesi nella missione dei Fi-dei Donum della Diocesi di Pordenone. Una missione che avevo contribuito ad aprire 4 an-ni fa. Infatti nel 2005, con il Direttore del cen-tro missionario.

Domani con il Vescovo di Esmeraldas andrò a Tachina per sostituire don Piero per i prossimi due mesi. Il Vescovo ha insistito con i miei superiori e loro hanno accettato. Io sapevo di questa decisione perchè don Piero mi ha infor-mato subito dopo l'incontro con il Vescovo, per avvisarlo che sarebbe partito per l'Italia. Sono davvero contento di poter continuare a dare una mano alla Diocesi di Pordenone. Mi dispiace per la salute di don Piero: speriamo che tutto si risolva al più presto e che presto ritorni di nuovo qui da noi. Salvo che ci sai già qualche altro sacerdote disposto a sostituirlo e continuare l'impegno preso con il Vicariato di Esmeraldas. Generalmente gli impegni si man-tengono... così dicono!!

Da febbraio in poi, invece, andrò in una nostra missione comboniana, Borbòn, sempre nel Vi-cariato di Esmeraldas, piuttosto difficile per la violenza in aumento e per la presenza massic-cia della guerriglia colombiana. Mi dicono che quasi ogni giorno c'è un funerale di qualcuno assassinato. Dovrei seguire e accompagnare 25 comunità. Al momento opportuno penserò co-me svolgere anche questo impegno.

Quando riceverete questo messaggio, don Pie-ro sarà già tra di voi (parte domani, sabato 28 nov) e con lui arrivano anche i miei saluti per tutti voi. Vi penso in bene e mi affido ancora una volta alle vostre preghiere. Vi lascio anche il numero della parrocchia di Tachina: 0039-06-2475115 se per caso avete intenzioni di ve-nire a farmi compagnia in questi due prossimi mesi.

Un forte abbraccio. Ciao.

P. Leonardo

* * *

Storia di Natale Alcuni anni fa sulla rivista missionaria dei Sa-veriani ho letto questa storia di Natale che og-gi voglio condividere con voi, perché parla di accoglienza, di fratellanza di amore e in un clima come quello dei nostri tempi, di rifiuto, di discriminazione, di razzismo può aiutarci a riflettere. Un bambino arabo aveva in mano una medici-na. Suo padre gli aveva detto che la salute è la cosa più importante della vita. Con molta cura, il bambino stava portando la medicina ad un malato, vicino di casa. Era il mese benedetto del ramadan e bisognava aiutare gli altri. Nella stessa città viveva una bambina africana. Por-tava in mano un profumo che le aveva dato sua madre. La mamma aveva spiegato alla bambi-na che cose inutili come i profumi, se date o ricevute in dono, rendono la vita più felice. In quella città c’era anche un bambino cinese che aveva in collo una catenella d’oro portafortu-na. I suoi genitori gliel’avevano comprata quando era nato, come buon auspicio che po-tesse fare tanti soldi, diventare ricco ed essere felice. I tre bambini vivevano in una città europea. Erano figli d’immigrati. A scuola il cinesino aveva problemi più degli altri, specialmente con la lingua, anche se si impegnava molto a studiare. La bambina africana era la più allegra della classe ma veniva presa in giro a causa del colore della pelle, anche se lei era nata e cre-sciuta in Europa e non aveva mai visto l’Africa. Il bambino arabo aveva anche lui grossi problemi perché, dopo l’11 settembre, qualche altro bambino, quando litigavano, lo insultava dicendogli “terrorista”! Un giorno i tre bambini s’incontrarono, per caso. Era il periodo di Natale e, camminando, passarono davanti ad una chiesa. Videro luccicare tante luci e si avvicinarono incuriositi: era il presepio. Il cinesino chiese cosa potesse rappresentare quella cosa così bella. La bambina africana spiegò che era la rappresentazione della nascita di Gesù, il Dio dei cristiani. L’arabo aggiunse che Gesù è sta-to un grande profeta che ha detto cose sagge e ha insegnato che bisogna essere buoni con tut-ti, perché tutti siamo fratelli e creature dell’unico Dio. Il cinesino osservò bene e vide che davanti a Gesù c’erano tre statuine inginocchiate, vestite in modo strano. Erano le statuine dei magi. Uno era nero, uno era vestito come un arabo, il

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terzo era vestito come un cinese. L’asiatico stava deponendo la sua catenella d’oro davanti al bambino Gesù; il nero portava nelle sue ma-ni un profumo e l’arabo aveva con sé una me-dicina. I tre bambini si guardarono l’un l’altro e, pieni di gioia, gridarono: “Ma quelli siamo noi!”. Allora si misero a guardare con più at-tenzione il presepio. Si accorsero che tutte le statuine erano rivolte verso la capanna dove c’era il Bambinello. Uno dopo l’altro esclamarono: “Che gioia! Che tenerezza!”. E cominciarono a toccare e accarezzare le statuine con le loro piccole ma-ni. Il loro vociare aveva disturbato qualcuno, che cominciò a sgridarli dicendo: “Zitti! Non toccate! Andate via!”. Era un vecchio con il bastone. Pensando che i bambini stessero fa-cendo una monelleria, li aveva sgridati. Ma poi, vedendo il loro stupore e i loro occhietti sgranati, il vecchio capì che forse aveva esage-rato. Allora cambiando tono, si rivolse a loro: “Come vi chiamate? Da dove venite?” chiese gentilmente il vecchio. Poi cominciò a spiega-re che in chiesa bisogna fare silenzio e non disturbare, perché la gente prega. Il bambino arabo disse che anche lui pregava, insieme a suo padre, cinque volte al giorno. La bambina africana disse che lei quando pregava, cantava e danzava e batteva le mani. Il cinese disse che lui non sapeva pregare, ma che aveva visto i suoi genitori, davanti alle tavolette con i nomi degli antenati, chiudere gli occhi e pensare molto profondamente in silenzio….Il vecchio allora chiese loro di fargli vedere come faceva-no a pregare. L’arabo, tenendo la medicina tra le mani, si mise a fare le prostrazioni e ad invocare Allah grande e misericordioso. L’africana, stringen-do la boccetta di profumo, si mise a cantare danzando e battendo le mani dalla gioia. Il ci-nesino chiuse gli occhi e congiunse le mani, stringendo il suo portafortuna d’oro. Finita la loro preghiera, i bambini si rivolsero al vecchio e gli dissero: “E tu come fai a pre-gare?”. Il vecchio disse che quando era bambi-

no pregava. Ma poi aveva smesso, perché non credeva più a niente. I bambini insistettero che dicesse anche lui una preghiera davanti al pre-sepio. Allora il vecchio cominciò a pensare alla preghiera che sua madre gli aveva inse-gnato. Non sapeva più le parole esatte e ricor-dava a malapena il senso. Il vecchio chiese scusa perché non ricordava bene le parole del-la preghiera di Gesù. Poi dal cuore, gli uscì pressappoco questa preghiera: “Padre nostro, di tutti gli uomini, sia fatta sulla terra la tua volontà. Gli uomini vivano da fratelli, come tu vuoi. Da’ a tutti ogni giorno quello che serve loro per vivere e venga distribuito con giustizia, così che tutti possano avere ciò che è necessa-rio. Perdonaci quando distruggiamo la natura, siamo prepotenti ed egoisti e non pensiamo agli altri. Liberaci dal male, dalle guerre, dalle malattie, dalle ingiustizie, dalla solitudine e dalla disperazione. E togli via i peccati dal no-stro cuore e dal mondo. Soprattutto insegnaci a perdonare, come tu fai sempre con noi. A-men!” I tre bambini, ascoltata la preghiera del vecchio, rimasero contenti e batterono le mani dalla gioia. Il vecchio si commosse. Allora, come segno d’amicizia, i tre bambini pieni di gioia gli regalarono le cose più preziose che avevano: la boccettina del profumo, il porta fortuna d’oro e la medicina. Il vecchio, che grazie a loro aveva finalmente detto una preghiera, provò qualcosa d’indescrivibile dentro di sé. Si sentiva circon-dato d’affetto, si sentiva amato. Era tanto che non stava così bene! La perla dell’amore, se-polta nel fango della sua vita, era apparsa di nuovo e la sentiva risplendere nel suo cuore. Grazie a quei tre bambini immigrati, pregando, aveva riscoperto il senso della vita: chiamare Dio con il nome di Padre e pregarlo per tutti i fratelli del mondo. Il vecchio ringraziò i tre bambini. Poi rivolto a Gesù nel presepio, disse un’altra preghiera, così: “Ti ringrazio, Signore, perché in questi tre bambini i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata per me e per tutte le genti. E ora, ti prego, aumenta la mia fede”. Inutile dirlo: il vecchio con il bastone era italiano.

Padre Silvano Da Roit

Il gruppo missionario facendosi portavoce anche dei nostri missionari, augura a tutti un Santo Natale e ringrazia per l’aiuto e il sostegno di tutta la comunità alle proprie iniziative.

Fiorenza

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Il Sinodo:

La Chiesa in Africa

al servizio

della riconciliazione

e della pace

Questo Sinodo è stato voluto proprio dalla Chiesa africana per interrogare sé stessa, con-dividere problemi e speranze, avere sostegno, aiuto e illuminazione nel leggere le sue realtà e sentire la comunione della Chiesa tutta. Era stato annunciato già da papa Woityla e da due anni e mezzo erano cominciati i lavori di pre-parazione, dietro indicazioni di papa Benedet-to. Fra i quasi trecento partecipanti (Vescovi e Cardinali africani, presidenti di conferenze e-piscopali, capi dicastero della curia romana e comunità ecclesiali) c’erano anche Vescovi ortodossi e copti di Egitto ed Etiopia. Si dice che l’Africa sia la culla dell’umanità, il cristia-nesimo è presente fin dagli inizi in questi pae-si, queste Chiese sono sopravvissute a numero-se prove e persecuzioni e hanno arricchito la Chiesa universale con tradizioni teologiche e spirituali e con Santi e Martiri. Con la percezione che abbiamo noi, qui in Eu-ropa, sembra utopistico pensare che la Chiesa possa risolvere i gravi problemi che affliggono quel continente, affrontare da sola guerre, in-giustizie e fame: da sola no… ma. Il Vescovo di Bissau, tracciando un primo bilancio del Sinodo ha detto “Se il primo Sinodo è stato di Risurrezione, questo è come una nuova Pente-coste!” e sappiamo bene cosa, dopo quel gior-no di 2000 anni fa, è avvenuto. Questa assise vuole essere dunque un nuovo inizio con impulso e coraggio rinnovati. Una carrellata di testimonianze, promossa dal-le comunità dei Focolari e di S. Egidio, hanno fatto conoscere esperienze di risultati tangibili, di singoli e di gruppi, che sono i frutti della nuova evangelizzazione. L’Africa è troppo grande e varia per racchiu-derla in stereotipi: non si cambia l’Africa tra-sferendo modelli, cultura e tecnologia dal no-stro mondo, ma si aiutano le persone a prende-re coscienza del loro valore e delle loro poten-zialità e si innesta, sul loro vissuto, il messag-gio evangelico. Se sul forte senso di appartenenza alla famiglia di origine e all’etnia (che è spesso causa di rapporti conflittuali) si illumina la coscienza di

una fratellanza umana prima e di fede poi, la riconciliazione e la collaborazione diverrebbe-ro pratica di vista, come sta avvenendo in tante realtà. Dai Vescovi africani è venuta la richiesta e-splicita, rivolta ai media, di dare voce anche al lato positivo del continente così da incoraggia-re e apprezzare ciò che si realizza. Dal Sinodo sono uscite le proposizioni (non vaghe dichiarazioni di intenti, ma impegni concreti) che verranno sottoposte al Papa per l’approvazione, intanto si è prodotto un mes-saggio conclusivo che riassuma gli argomenti e le posizioni trattate. C’è naturalmente, prima di tutto, un’analisi complessiva anche in rapporto con il resto del mondo. - L’Africa è la più colpita da tragedie come povertà estrema, malattie e fame, ma ciò che è dovuto a cause naturali, ma in larga misura ad azioni umane con tragica complicità e co-spirazione criminale tra responsabili locali e interessi stranieri. - Durante questa assemblea abbiamo spesso ricordato che l’iniziativa per ogni riconcilia-zione e pace viene da Dio: come ci ha ricorda-to il Papa, lontano da Dio c’è disordine. Dio affida a noi la parola della riconciliazione, siamo nominati ambasciatori di Cristo. Appro-fondiremo nelle nostre comunità il Sacramento del Perdono poiché la dimensione privata del-la colpa non è molto sentita, si tende a privile-giare l’aspetto pubblico, in concreto formare una coscienza critica e retta. - Ci si impegna ad una maggiore collaborazio-ne fra tutti i membri della Chiesa: clero, reli-giosi, fedeli laici e volontari: in ciò siamo pro-vocati dal proverbio africano “un esercito di formiche ben organizzato può abbattere un ele-fante”. Un’importante area dove una tale coo-perazione nazionale è molto utile è nei mezzi di comunicazione: da 15 stazioni radio del 19-94 alle 163 di oggi in 32 paesi. - Ringraziamo Dio per la benedizione di nu-merose vocazioni, sacerdoti, fratelli e suore e riconosciamo l’apporto fondamentale di tanti fedeli laici. Sarà particolarmente curata la formazione, dopo le indicazioni del Santo Pa-dre in occasione della celebrazione per l’anno sacerdotale. - L’Africa ha bisogno di politici di buona vo-lontà, di più, di politici santi: perciò la Chiesa intensificherà il suo apostolato per la cura di quanti rivestono cariche pubbliche. - Ci congratuliamo con le nostre care famiglie cattoliche per essere rimaste fedeli agli ideali

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della famiglia cristiana e per aver conservato i valori migliori della nostra famiglia africana. Vi mettiamo in guardia contro gli attacchi di velenose ideologie provenienti dall’estero, che pretendono di essere “cultura moderna”. Sia-mo coscienti delle gravi difficoltà, per questo invitiamo governi e autorità civili a ricordare che il paese che permette la distruzione delle famiglie, distrugge sé stesso. - Il Sinodo ha una parola speciale per le don-ne. Noi incarichiamo voi, donne cattoliche, ad essere pienamente coinvolte nei programmi per le donne dei vostri paesi, con gli occhi del-la fede bene aperti affinché le buone idee non vengano distorte dagli spacciatori di ideologie straniere e moralmente velenose. - Ai padri ricordiamo l’importante ruolo di genitori responsabili e mariti fedeli; cercate di organizzarvi in gruppi o associazioni per mi-gliorare le vostra vita cristiana e per saper interpretare ruoli di guida nella società. - Ai giovani diciamo: siete il futuro della Chie-sa e della società, (60% della popolazione è sotto 25 anni) strumenti di pace e avanguardie di un cambiamento sociale positivo. Siete spesso reclutati e assunti per pratiche violen-te: resistete e noi consideriamo la nostra vici-nanza a voi una priorità. Anche ai bambini che sono i più entusiasti e impegnati in mezzo ai loro coetanei, va la nostra speciale attenzio-ne e cura. Un forte appello viene lanciato alla comunità internazionale: la costruzione della famiglia umana riguarda tutti, coloro che professano la stessa fede in Cristo e anche a uomini e donne di altre fedi. Chiediamo alle agenzie ONU di essere più coerenti e trasparenti nella realiz-zazione dei loro programmi. Nello stesso tem-po raccomandiamo ai paesi africani di valuta-re con attenzione i servizi offerti alla nostra gente, assicurandosi che siano buoni per noi perché ci sono tentativi furtivi di distruggere e scalzare i preziosi valori africani della vita e della famiglia. - La chiesa non è seconda a nessuno nella lot-ta contro l’HIV-AIDS, nella cura e nella vici-nanza e ringraziamo tutti coloro che sono ge-nerosamente impegnati. Con il Santo Padre anche noi avvertiamo che la distribuzione di profilattici (ancorché gratuita) non risolve il problema. I programmi di educazione alla ses-sualità responsabile (astinenza e fedeltà) han-no già ottenuto dei successi. Cari giovani non permettete che vi si inganni pensando che non potete autocontrollarvi: si con la grazia di Dio, lo potete. - Per ultimo ai grandi poteri di questo mondo

rivolgiamo una supplica: trattate l’Africa con rispetto e dignità. La recente turbolenza del mondo finanziario mostra il bisogno di nuove regole; non permettete nuove tragedie privile-giando gli interessi dei ricchi e potenti a sca-pito dei poveri. Devono cessare le devastazio-ni criminali dell’ambiente per l’ingordo sfrut-tamento delle risorse naturali, deve finire la politica miope di fomentare guerre per ottene-re profitti. È possibile che nessuno sia capace e voglia interrompere questi crimini conto l’umanità? - Qualunque sia l’incidenza di interessi stra-nieri, c’è sempre la vergognosa e tragica col-lusione dei leaders locali, trafficanti africani e anche agenti locali di alcune organizzazioni internazionali che vengono pagati per diffon-dere letali ideologie. Che ne è del nostro tradi-zionale senso africano di vergogna? Questo Sinodo lo proclama forte e chiaro: è tempo di cambiare abitudini, per amore delle genera-zioni presenti e future. - Il Papa ha detto nella sua omelia iniziale “l’Africa è il Polmone Spirituale dell’umanità di oggi. Questa è una risorsa più preziosa dei minerali e del petrolio.”. Ci ha messo in guar-dia dal duplice virus del materialismo (già dif-fuso in occidente) e del fanatismo religioso “tossici rifiuti spirituali dal primo mondo” li ha definiti il Papa. - Vogliamo preservare il nostro patrimonio spirituale contro tutti gli attacchi e le infezio-ni. Desideriamo più dialogo e cooperazione con fratelli di altre tradizioni cristiane, con i musulmani e con i seguaci della religione tra-dizionale africana dalla quale hanno assorbito un profondo senso di Dio Creatore. Ci sono testimonianze di Padri Sinodali che hanno percorso con successo la strada del dialogo con i musulmani. Auspichiamo rispetto reci-proco e la libertà sia di professare che di ab-bracciare una fede”. Questa è una sintesi. La conclusione suona come un appello accora-to e un grido unanime, già pronunciato da Be-nedetto XVI in terra d’Africa. “L’AFRICA non è impotente! Il nostro desti-

no è ancora nelle nostre mani, chiede solo un po’ di spazio per respirare!

AFRICA, ALZATI,

PRENDI IL TUO LETTUCCIO

E CAMMINA!”

Luisa

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(*) il titolo, spero si capisca, è un invito implicito alla lettura: certo che l'abbiamo letto, ma non al posto vostro…

Luca Bonati, A volte un sogno, Gruppo Alba-tros Il Filo, Roma 2009, pp. 142. “2 miliardi e 300 milioni o poco più”. Questo è l'enigmatico incipit del libro in-

titolato “A volte un sogno”, edito dalla

casa editrice “Gruppo Albatros”. Ed è

un po' strano per chi conosce Luca Bo-

nati. Perchè dopo aver raccolto le sue

belle poesie in 3 volumi pro manuscripti,

ora con questo libro, incoraggiato

dagli amici (si potrebbe quasi dire

'costretto') giunge alla sua prima

pubblicazione con una casa editrice.

E, infatti, anche in questo caso si

tratta di poesie. Eppure quello

strano incipit costituisce come

una sorta di piccola porta d'in-

gresso (l'aridità dei numeri rimanda ad un'idea di

delimitato, per quanto la cifra possa essere gran-

de), piccola porta d'ingresso, dicevo, che si apre

e ci introduce negli spazi immensi e vasti della

poesia. Del resto anche l'autore racconta di una

piccola libreria (sognata?) che sul retro si apre su

una serie di stanze piene di libri antichi e a parti-

re da quello sviluppa un intreccio di prosa e di

poesia. Grande appassionato di montagna e di fotogra-

fia, ritroviamo in questo racconto e nelle sue

poesie tutta la sua capacità di provare e suscitare

meraviglia nei confronti di ciò che ci circonda.

Nelle poesie di Luca Bonati non siamo invitati

tanto ad andare oltre l'apparenza, nel senso di

scavalcarla. Siamo piuttosto invitati a guardare

dentro l'apparire delle cose, per cogliere quello

stesso anelito di eternità che ogni persona custo-

disce nel cuore.

Luca Bonati è nato il 16 gennaio 1963 a Berga-

mo, dove lavora. Vive a Brembate di Sopra.

Grande appassionato di fotografia e di monta-

gna, ha scritto: Ein Berg, ein Leben, Paludi dell'ani-

ma e Dopo la notte, l'aurora (tutti pro manuscripti).

Sito del libro:

http://xoomer.virgilio.it/avolteunsogno/Home.

html Sito dell'autore:

http://www.webalice.it/luca63.bonati/

Sito della casa editrice:

http://www.ilfiloonline.it/shop/product_info.p

hp?products_id=2963

Il libro sarà disponibile anche presso il bar

dell’oratorio ad un prezzo scontato.

don Gustavo

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Sobrietà,

solidarietà,

stili di vita

“E se anche voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti”. Suonava così il ritornello di una canzone che Fabrizio de Andrè scrisse nei lontani anni 70. La possiamo utilizzare come incipit di questa rifles-sione. È sul tema degli stili di vita che vorrei soffer-marmi: c’è un post-crisi da progettare e questo post-crisi deve comprendere in modo preciso una dimensione di impegno individuale. Contro due rischi: quello della retorica del “non è successo niente, continuiamo a fare come prima”; ma an-che quello non meno pericoloso del “ciò che de-ve cambiare è l’economia mondiale, le grandi politiche monetarie, gli stipendi dei super manager,…”. Dunque la retorica del “non è successo niente”. Assecondarla è pericoloso, perché significa che stiamo sprecando la crisi. Così ci ammoniva Lu-ciano Manicardi nella sua relazione a Triuggio: “Di fronte alle crisi il rischio che corriamo facil-mente è di negare o di rimuovere, o di fuggire ed evadere, o di darsi da fare per chiudere la brec-cia, o per mutare solo la superficie e non la so-stanza, il fondo delle cose, o per cercare di ripa-rare ciò che non può essere riparato. Il rischio è che si combattano battaglie di retroguardia per paura. Ma forse… si può osare anche un altro sguardo sulla crisi. La crisi è sollecita e attende la nostra responsabilità. A noi la risposta”. Ma poi c’è anche il pericolo della tentazione di scaricare solo sul piano istituzionale la responsa-bilità della crisi e del post-crisi. Il che significa non lasciarsi coinvolgere e rinunciare a mettersi in discussione a livello individuale. Allora parla-re di stili di vita significa avere l’umiltà di rico-noscere che il nostro modo di consumare, di ac-quistare, di fare le ferie, di risparmiare, … hanno

a che con la possibilità di pensare ad un futuro diverso. Ma significa anche riconoscere che la ricerca di un autentico benessere, di una vita se-rena, di una sicurezza non solo gridata, devono passare attraverso una graduale revisione delle nostre priorità e la capacità di mettere al centro il tema della sobrietà. Sobrietà è un concetto ricco di significati che evocano la semplicità, l’equilibrio, l’essenzialità, il senso della misura, l’armonia, la delicatezza, la sensibilità verso l’altro. Sobrietà è disponibilità alla condivisione dei be-ni, senza egoismo e senza sprechi; è collocarsi nel solco della tradizione francescana, riscopren-do la virtù cardinale della temperanza. Sobrietà è soprattutto vedere il mondo con lo sguardo degli altri e in particolare dei poveri, cioè dalla parte di chi già vive in una sobrietà, o addirittura ristrettezza, non scelta, ma imposta da squilibri economici ingiusti. La sobrietà di oggi à un investimento sul futuro di tutti, un segno di rispetto per le generazioni future e per la terra, l’habitat umano da coltivare, custodire e conse-gnare a chi verrà dopo di noi. È solidarietà nel tempo, protesa verso il futuro. È prossimità con i poveri del mondo che impegna ad analizzare le proprie abitudini di vita, a im-prontarle allo stile di essenzialità, risparmiando nel consumo dell’energia, accontentandosi dell’acqua del rubinetto…. Si deve risparmiare, naturalmente, non per accrescere il nostro conto in banca, ma per condividere fraternamente i doni che Dio ci ha elargito. Dal momento che la sobrietà comprende impor-tanti dimensioni culturali, antropologiche e poli-tiche, occorre evitare di banalizzarla in un casi-stica quantitativa. Il cambiamento parte dalla coscienza personale, è prima di tutto una scelta interiore, che poi si traduce in comportamenti, gesti, stili di vita. Si tratterà spesso di piccoli gesti collocati in grandi orizzonti perché accom-pagnati da una coscienza “politica” (come co-struzione della città e del mondo), dalla parteci-pazione ad una strategia che non può essere per-seguita in solitudine e che domanda quindi un ruolo che le nostre parrocchie potrebbero tentare di giocare: quello di favorire una riflessione, un approfondimento di questi argomenti per giunge-re ad incoraggiare le famiglie più sensibili ad aggregarsi per sperimentare modi di vivere di-versi, ma capaci di portare più gusto, più gioia. Se tantissimi uomini e donne di poco conto, fa-cessero insieme le stesse scelte economiche di poco conto, in molti luoghi del mondo di poco conto, ebbene, forse qualcosa del nostro sistema sociale inizierebbe a cambiare e il cambiamento non sarebbe… di poco conto. Sarà questo il mo-do per sentirci ed essere coinvolti.

don Roberto Davanzo

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Da diversi anni la corale si reca in pellegri-naggio al Santuario della Beata Vergine del Monte Altino, in Vall’Alta di Albino, solita-mente nel mese di settembre.

E così lo scorso 27 settembre i coristi, diretti dal maestro sig. Natali, accompagnati dall’organista prof. Maurizio Mazzocchi e con l ’e ccez ionale par te cipa zione dell’orchestra “Viaggio Musicale” di Alme-no S. Bartolomeo, hanno animato la S. Mes-sa delle ore 16.00, sempre molto affollata da fedeli e turisti.

La partecipazione delle corali è un’attività tenuta in debita considerazione dal cappella-no don Paolo Suardi, sacerdote schietto e scrupoloso, il quale ha sottolineato che per la nostra corale si tratta del settimo anno di par-

tecipazione, ed ogni volta, al termine della celebrazione, esprime la sua gratitudine con un dono.

Le origini del Santuario di Altino risalgono ad un fatto prodigioso avvenuto il 23 luglio

1496: un abitante di Vall’Alta, di nome Quinto Foglia, si trovava in compagnia dei suoi due figli sulle pendici del Monte Altino (da cui il Santuario prende il nome) intento a lavorare nei boschi.

La giornata era afosa, la terra riarsa per la prolungata siccità di quell’anno; frustrato per le fatiche e il caldo torrido, Quinto Fo-glia e i suoi due figlioletti furono presi da grandissima sete. Non sapendo che fare, con i figli che rischia-vano di morire su quei boschi, Quinto Foglia

Pellegrinaggio della corale

S. Maria Assunta

al Santuario

della Madonna di Altino

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si rivolse con grandissima fiducia alla Mam-ma del cielo perché potesse soccorrerlo in quella gravissima difficoltà. La preghiera venne esaudita, la Madonna apparve e disse a Quinto Foglia di battere con il falcetto la roccia che gli stava davanti. Miracolosa-mente sgorgò uno zampillo di acqua sorgiva. Il fatto prodigioso richiamò dapprima i fede-li dei dintorni e poi via via si diffuse in tutti i paesi vicini sino ai confini della diocesi ber-gamasca.

All’indomani del miracolo gli abitanti di Vall’Alta iniziarono la costruzione di una piccola cappella che, via via negli anni e di conseguenza dell’afflusso dei devoti, venne ampliata e modificata. Ottant’anni dopo la cappelletta era già stata inglobata sostan-zialmente in una nuova costruzione e tale rimase fino a tutto il 1800.

L’edificio attuale porta con sé testimonianze di varie epoche, sovrapposizioni di stili e di elementi architettonici espressione di una secolare devozione. Come di consuetudine, la corale ha animato la Messa proponendo all’assemblea di unirsi in canto con l’aiuto dei foglietti distribuiti nei banchi. Il canto è una preghiera meravi-gliosa e molte persone hanno pregato con gioia quella domenica.

L’accompagnamento magistrale dell’or-chestra Viaggio Musicale ha reso la celebra-zione un vero evento, udibile anche all’esterno del Santuario, tanto che molti pel-legrini che passeggiavano nei giardini circo-stanti, godendo di un clima insolitamente caldo e del bellissimo panorama, si sono av-vicinati incuriositi.

Desideriamo esprimere tutta la nostra ricono-scente gratitudine alla nostra Mamma celeste che sempre accoglie le nostre invocazioni e sostiene la nostra attività.

Un doveroso ringraziamento lo rivolgiamo a don Paolo, che con il suo immancabile inte-ressamento dimostra quanto apprezzi l’atti-vità delle corali.

Da ultimo, ma non per importanza, vogliamo ringraziare tutti i componenti dell’Orchestra Viaggio Musicale di Almenno S. Bartolomeo e il direttore prof. Sergio Mazzoleni che han-no aderito con entusiasmo al nostro invito.

Per la verità l’orchestra si è esibita in diverse occasioni anche nella nostra parrocchiale e, a

quanti desiderano conoscere il gruppo, pub-blichiamo di seguito una breve presentazione:

Il Viaggio Musicale è l’orchestra giovanile dell’Istituto Comprensivo L. Angelici di Al-meno S. Bartolomeo, Barzana e Palazzago.

È la sintesi dell’attività musicale che si svol-ge nella scuola media durante le ore curricu-lari e i corsi di strumento dei laboratori del giovedì pomeriggio (sax, clarinetto, flauto traverso, chitarra). Inoltre dall’anno scolasti-co 2008/2009 la formazione è stata arricchita dai corsi dell’indirizzo musicale (flauto tra-verso, tromba, violino, chitarra).

Alcuni di questi ragazzi frequentano il con-servatorio. Il successo di quest’orchestra è il risultato dell’impegno e dell’entusiasmo di insegnan-ti, tecnici, genitori, ma soprattutto dei ragaz-

zi che vi partecipano. Tutto ciò ha permesso di creare un gruppo molto affiatato con cui condividere esperienze anche nell’ambito extra-scolastico. Il Viaggio Musicale è presente sul territorio da oltre 15 anni, partecipando a rassegne musicali nazionali, concerti, iniziative scola-stiche e sociali di ogni genere. Fra queste ricordiamo: ℜ La partecipazione al concorso nazionale

Scuolamusicafestival di Rimini negli anni 2004/2005/2006;

ℜ La partecipazione alla rassegna musicale nazionale storica di Chiusi “Ragazzi in gamba” dal 2006 al 2009;

ℜ Partecipazione allo spettacolo “Arte, sport e solidarietà” presso il Teatro Serassi di Villa d’Almè;

ℜ Il Concerto di Primavera che si svolge nel periodo di maggio presso il Tempio di San Tomé;

ℜ Concerti natalizi sul territorio di Almeno S. Bartolomeo e limitrofi;

ℜ Concerti vari in occasione di festività na-zionali e anniversari;

ℜ Concerti d’inaugurazione di edifici pub-blici.

L’orchestra è in collaborazione con i Green Bricks (gruppo musicale vincitore di concor-si a livello provinciale), lo storico gruppo dei Camaleonti, le corali di Almeno S. Bartolo-meo e Brembate di Sopra, e con vari gruppi di danza.

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Il gruppo Alpini di Brembate di Sopra ha orga-nizzato un pellegrinaggio al santuario mariano più amato nel mondo.

È commovente vedere la sensibilità di fede dei nostri alpini. Essi si stanno preparando al grande raduno nazionale nel mese di maggio 2010, e lo fanno appunto con un pellegrinaggio di sei giorni, dal 22 al 27 marzo.

Il programma completo e tutte le informazioni si possono richiedere ai nostri alpini: signori Giovanni Sana, Giovanni Valsecchi, Cesare Combi, Giampietro Codognola.

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Informazioni parrocchiali

Orari delle S. Messe

Feriali: ore 8,00 - 9,00 (in Casa Serena) - 18,00.

Festive: Sabato sera e vigilia delle feste: Invernale: ore 18,00 - Estivo: ore 18,30

Domenica e feste: ore 7,30 - 9,00 (Casa Serena) Invernale: ore 10,00 - 11,15 - 18,00. Estivo: ore 10,30 - 18,30.

Disponibilità per le Confessioni

Don Corinno: ogni venerdì 8.30 - 9.30 / 16.00 - 17.30 Don Gustavo: ogni sabato 8.30 - 9.30 Don Faustino: ogni sabato 16.30 - 18.30

N.B. A richiesta i sacerdoti, nei limiti del possibile, sono sempre a disposizione per questo ministero. In particolare mezz’ora prima delle S. Messe o subito dopo. Celebrazione del Battesimo

Prima domenica di ogni mese, ore 11.15 Terza domenica di ogni mese, ore 16.00 (estivo ore 17.00)

N.B. In vista del Battesimo, si prenda contatto con il Parroco. Il 2° Mercoledì di ogni mese alle 20.30 si terrà in Oratorio un incontro di preparazione per i genitori ed i padrini.

Celebrazione del Matrimonio

Il Matrimonio si può celebrare in ogni giorno dell’anno, eccetto le domeniche e i tempi di Avvento e di Quaresima. Occorre prepararsi adeguatamente.

Per questo la parrocchia organizza un corso di preparazione al matrimonio da gennaio. (E a mar-zo è possibile partecipare anche a corsi fuori parrocchia). Per le pratiche burocratiche ci si rivolge a don Faustino Rota (tel. 035.332.092) circa tre mesi prima del Matrimonio. In ossequio a giuste disposizioni diocesane, il Matrimonio va celebrato o nella parrocchia della sposa, o in quella dello sposo o in quella dove la coppia andrà ad abitare. Per eventuali eccezioni ci si rivolga alla Curia vescovile.

Per la richiesta di certificati

Per ogni genere di certificazione, ci si rivolge a don Faustino Rota, via Indipendenza 2, possibilmente non durante i pasti.

Tel. dei Sacerdoti: Don Corinno Scotti Tel. 035.620.103 - cell. 334.351.6097 e-mail: [email protected] Don Faustino Rota Tel. 035.332.092 - cell. 329.544.4774 Don Gustavo Bacuzzi Tel. 035.332.385 - cell. 348.084.1213 e-mail: [email protected]

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