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FONDAZIONE GEOMETRI ITALIANI Poste Italiane Spedizione in a.p. -45% art. 2 comma 20/b L. 662/96 aut. n. DCB/CZ/17/2004 valida dal 19/01/04 In caso di mancato recapito restituire al CMP di Lamezia Terme. Il mittente si impegna a pagare la relativa tariffa. anno II NOVEMBRE - DICEMBRE 2010 12 numero INTERVENTI Per il Natale 2010 Il regalo dei Geometri di Fausto Savoldi COSTRUIRE “Ai giovani consiglio uno stage prima dell’Università” Incontro con Mario Botta SOCIETÀ E COSTUME “Costruire? E’ cosa concreta Impresa verticale filo a piombo” Intervista a Erri De Luca INTERVENTI Come dobbiamo “motivare” i giovani? Risponde Paolo Crepet MATERIALI Il ferro: il materiale della rivoluzione industriale “Non basta sapere, si deve anche applicare; non è abbastanza volere, si deve anche fare” J.W.Goethe

INTERVENTI Il ferro: il materiale della rivoluzione

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NOV - DIC 2010

FONDAZIONE GEOMETRI ITALIANI

Poste Italiane Spedizione in a.p. -45%

art. 2 comma 20/bL. 662/96

aut. n. DCB/CZ/17/2004valida dal 19/01/04

In caso di mancato recapito restituire al CMP di Lamezia Terme.Il mittente si impegna a pagare la relativa tariffa.

anno IINOVEMBRE - DICEMBRE 2010 12numero

INTERVENTIPer il Natale 2010Il regalo dei Geometridi Fausto Savoldi

COSTRUIRE“Ai giovaniconsiglio uno stageprima dell’Università”Incontro con Mario Botta

SOCIETÀ E COSTUME “Costruire?E’ cosa concretaImpresa verticalefi lo a piombo”Intervista a Erri De Luca

INTERVENTI Come dobbiamo“motivare” i giovani?Risponde Paolo Crepet

MATERIALI

Il ferro:il materialedella rivoluzioneindustriale

“Non basta sapere, si deve anche applicare; non è abbastanza volere, si deve anche fare”J.W.Goethe

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GEOCENTRO/magazinePeriodico bimestrale

Anno II N. 12 Novembre - Dicembre 2010

DIRETTORERESPONSABILEFranco Mazzoccoli

email: [email protected]

COMITATO Fausto Amadasi

Carmelo GarofaloLeo Momi

Bruno RazzaMauro Cappello

Gianfranco DioguardiStig EnemarkFranco Laner

Norbert LantschnerPier Luigi MaffeiFranco Minucci

Elisabetta SavoldiMarco Simonotti

COORDINAMENTOREDAZIONE

GMPRgroup - Claudio Giannasi Luca Caprara

Tel. 051 [email protected]

A.D. e IMPAGINAZIONEFilippo Stecconi

Francesca Bossiniwww.spaziolandau.it

EDITOREFondazione Geometri Italiani

Via Barberini, 6800187 Roma

Tel. 06 42744180 06 485463

Fax: 06 42005441www.fondazionegeometri.it

PER QUESTO NUMERO SI RINGRAZIAAndrea CantilePaolo Crepet

Marina Dragotto - AudisMario Vella

EDICIT Editrice Centro Italia UTET Scienze Tecniche

STAMPARubbettino

Industrie grafiche ed editoriali Finito di stampare

nel mese di dicembre 2010Carta interni:

riciclata Cyclus Print gr. 115www.polyedra.com

RESPONSABILE TRATTAMENTO DATI

Franco Mazzoccoli

PUBBLICITA’Plusservice Srl

Tel. 051 [email protected]

VARIAZIONE INDIRIZZODI SPEDIZIONE

Per richiedere la modifica delproprio indirizzo di spedizione della

rivista telefonare alnumero: 06 42744180

ONLINELa rivista è consultabile

all’indirizzo web:www.fondazionegeometri.it

Sezione “Geocentro”

COPYRIGHTè vietata la riproduzione, anche

parziale, di articoli, fotografie e disegnisenza la preventiva autorizzazione

Autorizzazione del Tribunale diRoma n. 250 del 29 maggio 2003

Foto di copertina:Immagine di un’acciaieria.

Dal volume “Atlante dell’acciaio” UTET Scienze Tecniche

12novembre - DICembre 2010

26 CITTàRiqualificazioneurbana a ForlìL’area ex Orsi-Mangellidi Marina Dragotto (AUDIS)

32 CoSTrUIre“Ai giovaniconsiglio uno stageprima dell’Università”Incontro con Mario Botta

34 ConCorSI 3° Concorso Internazionaleper Interior DesignersEdizione 2010/11 “Progetta un Sorriso”

36 ProGeTTINuova sede Schüco Le facciate Energy² aggiungono funzionalitàe significato all’involucro edilizio

7 InTervenTIRifletteresul futurosostenibiledi Franco Mazzoccoli

8 Per il Natale 2010Il regalo dei Geometridi Fausto Savoldi

10 PrevIDenZALa previdenzacomplementare:una nuova certezzaper il futurodei Geometridi Fausto Amadasi

13 InnovAZIone Geoweb Servizi telematiciper i GeometriIntervista a Giuseppe Simeone

16 InTervenTI Come dobbiamo

“motivare” i giovani?Risponde Paolo Crepet

23 AmbIenTe e TerrITorIoCittà innovativeGlobal City Report 2010di Scenari Immobiliariincorona LondraMale le italiane

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62 SoCIeTà e CoSTUme“Costruire?E’ cosa concretaImpresa verticalefilo a piombo”Intervista a Erri De Luca

64 APProFonDImenTIStima dei tempidi realizzazionedelle opere pubbliche“VISTO” uno strumento a supporto di Enti Locali e tecnicidi Mario Vella

72 FormAZIone Impianti termo tecniciTeoria e praticadel dimensionamentodei corpi scaldantidi Mauro Cappello

77 CArToGrAFIAGli stimoli e le eredità del Grand siècle nella cartografia italianadi Andrea Cantile

90 reDAZIonALIMarmomaccfiducia nel futuro Successo per la45^ edizioneIn crescita visitatorie operatori esteri

Samoter 2011I principaliappuntamenti

Replax T Sport: il sistema ideale per la recinzione di impianti sportivi

Sistemiper il controllodi fumo e calorein caso d’incendio

Serisolare Unicredit Group-Finecoa Milano:schermatura solaree messa in sicurezzacertificata delle vetrate

Gioco di squadraper l’Aquila. Wolf Hause Fondazione Milaninaugurano il complessodidattico-sportivo“Marco Cavagna”

Topcon presenta il nuovo ricevitore HiPer II

Gpse riconfinazione

40 mATerIALISantiago Calatrava Il ponte sul Canal GrandeDinamismo morfemicoe ibridazione di materialicon l’acciaio protagonistadi Franco Laner

45 Il ferro:il materialedella rivoluzioneindustriale

50 reSTAUroTorre del palazzo-castelloOrsini Barberinia MonterotondoProgetto di restauroe tecniche d’intervento

58 PerCorSI D’ArCHITeTTUrALe realizzazionidella modernitàe delle avanguardiein UmbriaFuturismoe Razionalismo

85 meDIATeCA

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Rifl etteresul futurosostenibileGEOCENTRO/magazine conclude il suo “2° anno”. I numeri pubblicati, tra l’altro, hanno trattato i diversi materiali per costruire: la pietra, il legno, il mattone, il cemento, il vetro, ai quali si sono ispirate le diverse copertine.Questo numero ha la copertina, dedicata all’ACCIAIO, materiale del quale dovremmo tutti noi essere fatti per avere la specifica qualità di resistenza e robustezza nei tempi di crisi che stiamo vivendo. Diverse sono le voci relative a quanto questa crisi durerà ed altre che ne dichiarano l’immediata risoluzione. Il momento è difficile e come sostiene qualcuno: “se siamo stati in grado di progettare modi per renderci la vita difficile, possiamo progettare altri modi per risolvere i nostri problemi”. Forse aiutandoci con le quattro regole del metodo cartesiano: - “La prima era di non accogliere mai nulla per vero che non conoscessi essere tale per evidenza: di evitare cioè, accuratamente la precipitazione e la prevenzione; e di non comprendere nei miei giudizi nulla più di quello che si presentava cosi chiaramente e distintamente alla mia intelligenza da escludere ogni possibilità di dubbio.

- La seconda era di dividere ogni problema in tante parti minori quante fosse possibile e necessario per meglio risolverlo.

- La terza, di condurre con ordine i miei pensieri, cominciando dagli oggetti più semplici e più facili a conoscere, per salire a poco a poco, come per gradi, sino alla conoscenza dei più complessi; e supponendo un ordine anche tra quelli di cui gli uni non precedono naturalmente gli altri.

- In fine di far ovunque enumerazioni cosi complete e revisioni cosi generali da essere sicuro di non aver omesso nulla.”

(René Descartes, 1637)

Convinti che le attività umane hanno alla base il “progetto”, dobbiamo con questo sempre anche voler raggiungere il traguardo della “sostenibilità”. Parlando di acciaio, se c’è una cosa naturale che spinge i progettisti a dare la preferenza a questo materiale in generale o nei casi particolari, è la coscienza ed il

INTERVENTI senso di responsabilità di adattamento e flessibilità che rappresentano un momento importante nello sviluppo e nella utilizzazione della costruzione in acciaio. Può essere smontata senza grandi spese, senza polvere e rumori né inquinamenti, con la possibilità di utilizzare i suoi elementi o fonderli a compensare le spese di demolizione. La costruzione metallica è un modo di costruzione vantaggioso e compatibile con l’ambiente come leggiamo nell’articolo “Il ferro: il materiale della rivoluzione industriale” tratto dal volume “Atlante dell’acciaio” di H. Schulitz, W. Sobek, K. Habermann (UTET Scienze Tecniche, 1999). A riflettere sulla sostenibilità ci porta anche l’iniziativa presa in occasione del Natale 2010 dal Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati, raccontata dal Presidente Fausto Savoldi. Un’iniziativa che contribuisce ad educare i bambini.In tema di educazione e specificatamente dei giovani, interessanti le considerazioni di Paolo Crepet che portano noi tutti a riflettere su comportamenti e modelli da seguire.Aspetti di vita ed esperienza sono quelli raccontati nelle interviste a Mario Botta, architetto, ed allo scrittore Erri De Luca. Le loro risposte ed i pensieri sono elementi per comprendere come dobbiamo comportarci e costruire il futuro.Parlando di futuro: “La previdenza complementare: una nuova certezza per il futuro dei Geometri” è il titolo dell’articolo a firma di Fausto Amadasi, Presidente della Cassa Italiana di Previdenza ed Assistenza dei Geometri Liberi Professionisti, il cui Comitato dei Delegati ha approvato la realizzazione di un Fondo di previdenza che ha sottoposto al parere dei Ministeri vigilanti.Interessante l’articolo non sul futuro ma su: “Le realizzazioni della modernità e delle avanguardie in Umbria. Futurismo e Razionalismo” che ha visto tra i protagonisti di questo movimento anche il geometra Arnaldo Marini di Terni.Anche questo numero spazia in diversi campi e di grande curiosità e si completa con gli articoli sui temi della riqualificazione urbana a Forlì; la realizzazione della nuova sede di Schüco International Italia, che si autoalimenta attraverso l’uso di facciate vetrate “intelligenti”; un’importante opera di restauro e la prima parte di un’interessante percorso sulla nascita della cartografia geometrica in Italia.Come di consuetudine auguri di Buona lettura, ma questa volta, uniti ai migliori Auguri di Buon Natale e Buon Anno, che possa il 2011 essere l’Anno Superlativo, cosi come sono superlativi gli attributi del colore rosso della nostra copertina.Il rosso è il colore che sta in cima all’arcobaleno …

Franco Mazzoccoli(Direttore di GEOCENTRO/magazine)

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Per il Natale 2010Il regalodei Geometridi Fausto Savoldi(Presidente del Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati e della Fondazione dei Geometri Italiani)

Tutti dobbiamo essere convinti che le situazioni  che interessano la nostra Terra sono dovute e dipendono da quello che l’uomo progetta e realizza. Cosi, come altri, anche i Geometri da tempo stanno riflettendo su questi comportamenti e sulla responsabilità nei confronti della sostenibilità. Sostenibilità che va oltre l’ambiente e include le persone, soprattutto i bambini che hanno bisogno di sviluppare inizialmente un apprezzamento per l’ambiente naturale, le sue creature e altri esseri umani di tutto il mondo. I bambini che sono il nostro futuro, vanno aiutati a comprendere che tutti noi siamo collegati ad altre persone e specie, ad altre terre attraverso il cibo che mangiamo, gli abiti che indossiamo, gli oggetti ed i materiali che utilizziamo e la nostra fiducia in un ambiente sano. I bambini cosi vengono educati a fare scelte quotidiane rispettando i diritti altrui ed a questa interdipendenza globale.Il Consiglio Nazionale dei Geometri e Geometri Laureati ha deciso di contribuire a questa operazione di educazione dando l’adesione agli appelli ed ai Programmi dell’O.N.G. ActionAid. Per questo Natale che chiude il primo decennio di questo nuovo secolo, il dono dato ai Colleghi è l’adozione per l’anno 2011, di quindici bambini che vivono nelle aree del Sud del Mondo, sostenendone il diritto allo studio ed a una vita migliore.ActionAid (attiva in 32 Paesi) opera principalmente in Africa, Asia e Sud America e utilizza un approccio basato sui diritti umani che dia alle persone che vivono in condizioni di povertà la possibilità di organizzarsi e mobilitarsi per rivendicare, ottenere e godere i propri diritti fondamentali.Collaborando con le comunità locali mette in campo progetti articolati su diversi temi fra i quali: il diritto al cibo, all’educazione, la lotta per sconfiggere l’HIV/AIDS, il sostegno alle popolazioni colpite dalle

emergenze (principalmente guerre e disastri naturali).In questa ottica, l’adozione a distanza non si limita alla distribuzione di aiuti e beni di prima necessità per arginare l’urgenza del momento ma prevede l’individuazione di un’area di intervento specifica – un villaggio, una regione – e la programmazione, condivisa con le famiglie coinvolte, di una serie di interventi a lungo termine che eliminino le cause della povertà e gettino le basi per un futuro più dignitoso e giusto.

Ecco i bambini che, insieme, aiuteremoZahra vive nello Yakawlang, un distretto dell’Afghanistan colpito dalla guerra. I raccolti sono scarsi, mancano i servizi essenziali: solo il 5% della popolazione ha accesso all’acqua potabile, i bambini devono camminare in media 8 chilometri per andare a scuola, i malati 10 per raggiungere il più vicino centro medico. Alejandra, invece, abita con la sua famiglia in una piccola casa di fango con il tetto di paglia a Manuela Maria Caballero, in Bolivia. Non va a scuola.Camila vive nella regione di Minas Gerais, in Brasile dove il massiccio disboscamento degli alberi ha provocato l’aumento dell’inquinamento atmosferico con la conseguente diffusione di malattie.Anche Jackson abita in Brasile, nella zona di Pernambuco, dove le grandi fattorie dei latifondisti, create per l’allevamento e per le piantagioni del cotone, hanno reso quasi impossibile alla popolazione accedere alla terra e alle altre risorse naturali.Non Khorn è cambogiano ed è nato nella provincia di Oddar Meanchey dove si registra il più alto numero di vittime causate dalle mine nascoste nei campi e nelle foreste dai tempi del genocidio che ha colpito il Paese.Xiaoyu e Yongfa vivono entrambi a Loudian, nel sud-est della Cina. Una terra ingenerosa, coperta dalle montagne, da dove gli uomini emigrano per lavorare nelle grandi metropoli cinesi. Restano solo donne, anziani e bambini. Su 300.000 abitanti un quinto non riesce ad avere abbastanza cibo e dipende dagli aiuti statali per la mera sopravvivenza.Anifa è ghanese, nell’area dove si trova la sua città, Tamale, la quantità di cibo prodotta dai raccolti di un anno è sufficiente solo per otto mesi: gli altri quattro mesi sono tristemente noti come il “periodo della fame”.Gerson Leonardo vive in Guatemala ad El Estor. E’ uno dei cinque bambini della sua famiglia. In quest’area una famiglia mediamente è formata da sei bambini, ma alcune arrivano ad averne dieci. Anche Hilda Stefania e nata ad El Estor quattro anni fa. Motanyane è di Leribe nel Lesotho dove una persona su due cerca di sopravvivere con meno di un dollaro al

INTERVENTI

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giorno e la speranza di vita alla nascita è molto bassa; 51 anni per gli uomini, 49 per le donne.Alpha è un bambino di Kedougou (Senegal). Con lui vivono 75.000 persone. Chi si ammala non ha possibilità di farsi curare perché nel distretto operano solo due medici che prestano le loro cure senza il materiale sanitario necessario.Kholofelo abita a Mokopane, Sudafrica. Nella sua terra c’è il platino ma a guadagnare sono solo le Compagnie minerarie. La disoccupazione sfiora il tasso del 75%.

Solo una persona su cinque sa leggere.Thuan è vietnamita. Nella sua provincia, Soc Trang, la denutrizione è un problema ampiamente diffuso. Molte persone lasciano l’area in cerca di un lavoro e spesso cadono nella rete della prostituzione. Un fenomeno che insieme alle donne vede coinvolti anche i bambini.Aggie vive a Mbala in Zambia ad oltre 1.000 chilometri dalla capitale dello Stato. La sua casa non ha accesso né alla corrente elettrica, né all’acqua potabile. Insieme a lei, nella sua famiglia, vivono altri sei bambini.

Zahra2006, Afghanistan

Alejandra Galvis Garcia2005, Bolivia

Camila de Paula Moreira1999, Brasile

Jackson Leandro Do Nascimento2000, Brasile

Non Khorn2004, Cambogia

Xiaoyu Zhang2004, Cina

Yongfa Tang2003, Cina

Anifa Kadiiru2005, Ghana

Gerson Leonardo Yat Xo2000, Guatemala

Hilda Stefania Col Chiquin2006, Guatemala

Motanyane Makara2006, Lesotho

Alpha Cire Ba2002, Senegal

Kholofelo Pitjing2001, Sudafrica

Thuan Minh Vo2003, Vietnam

Aggie Nachula2001, Zambia

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La previdenzacomplementare:una nuova certezzaper il futurodei Geometridi Fausto Amadasi(Presidente della Cassa Italiana di Previdenza ed Assistenza dei Geometri Liberi Professionisti - CIPAG)

La strada da seguire nel campo della previdenza obbligatoria dei professionisti ha avuto una svolta importante nel 2005, quando il decreto legislativo n. 252 ha assegnato il ruolo di completamento della tutela pensionistica a quelle che, fino ad allora, erano state considerate soltanto forme accessorie di previdenza. I sistemi pensionistici complementari sono di fatto il secondo pilastro della previdenza italiana e, naturalmente, la Cassa di Previdenza dei Geometri ha posto in essere le propedeutiche attività alla disamina della questione. Si è giunti, infatti, ad un voto del Comitato dei Delegati Cassa che, nella riunione del 22-24 novembre 2010, ha approvato le necessarie modifiche allo Statuto della CIPAG ed al correlato Regolamento di attuazione delle norme statutarie. Le modifiche, che consentiranno alla Cassa di Previdenza dei Geometri di attuare la previdenza complementare per i circa 96.000 professionisti iscritti, saranno definitivamente vigenti dopo il parere favorevole dei Ministeri vigilanti. La realizzazione di un fondo di previdenza complementare per i geometri liberi professionisti, gestito direttamente dalla Cassa, rientra nell’ottica dell’ampliamento dei servizi in favore degli associati ponendo il nostro istituto tra i primi enti di previdenza obbligatoria ad intraprendere un percorso di questo tipo. La CIPAG, che nei mesi scorsi aveva inviato appositi quesiti alla COVIP (Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione), ha ricevuto ampie assicurazioni sulla possibilità di istituire direttamente fondi pensione negoziali attraverso l’adozione di apposita delibera da parte degli organi della Cassa. Per le finalità del fondo di previdenza complementare si ricorrerà, come previsto dalla normativa, ad un patrimonio gestito in modo autonomo e separato da quello destinato alla previdenza obbligatoria CIPAG. L’autonomia e la separazione del patrimonio comporteranno la non distraibilità dei contributi versati dal fine previdenziale, la non

aggressività da parte di terzi sulle posizioni individuali, la non ammissibilità sul patrimonio di azioni esecutive da parte dei creditori del soggetto che crea il fondo o dei rappresentanti dei creditori stessi, degli aderenti o dei rappresentanti degli stessi e il non coinvolgimento del patrimonio nelle procedure concorsuali riguardanti il soggetto che crea il fondo. Gli organi del fondo saranno gli stessi della CIPAG (Consiglio di Amministrazione, Comitato dei Delegati) mentre sarà cura del C.d.A nominare il responsabile esterno del fondo e tutto ciò garantirà a coloro che aderiranno al Fondo, unitarietà nelle politiche di gestione oltre ad un contenimento delle relative spese. Ma quali sono i vantaggi economici dei Fondi pensione complementari? Le somme versate o accantonate per la previdenza complementare sono deducibili (entro un certo ammontare) e i fondi pensione sono soggetti ad imposta sostitutiva delle imposte sui redditi nella misura dell’11 per cento, che si applica sul risultato netto maturato in ciascun periodo d’imposta. Inoltre, nella fase di contribuzione non ci sono vincoli legislativi al versamento, quindi l’aderente può sceglier autonomamente il contributo in base alle proprie disponibilità. E ancora, la normativa consente elevata flessibilità nella gestione della propria posizione qualora si

PREVIDENZA

Fausto Amadasi

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verifichino impreviste situazioni per le quali sia necessario interrompere o riscattare la contribuzione. Risulta evidente la straordinaria convenienza e sicurezza della gestione fatta dal proprio ente di previdenza. A tale proposito corre l’obbligo di precisare che il Comitato dei Delegati Cassa ha approvato i seguenti obiettivi di legge per una gestione sana e prudente dei Fondi pensione complementari, inserendoli direttamente nell’articolo 1, comma 2-bis, del Regolamento di attuazione delle norme statutarie: a) diversificazione degli investimenti; b) efficiente gestione del portafoglio; c) diversificazione dei rischi, anche di controparte; d) contenimento dei costi di transazione, gestione e finanziamento del fondo; e) massimizzazione del rendimento netto. Per favorire la funzionalità del sistema di contribuzione stiamo predisponendo un progetto per il pagamento dei contributi sul Fondo pensione complementare, anche attraverso un servizio integrato di scontistica. Si tratta di agevolare l’accredito di contribuzione, attraverso sconti ad accumulo concessi da esercizi commerciali convenzionati. Il sistema permetterà di alimentare il proprio montante contributivo versando al Fondo pensione complementare della CIPAG, il corrispettivo degli sconti sugli acquisti concessi da esercenti convenzionati. Ciò sarà realizzato grazie ad una carta

di credito prepagata ricaricabile dedicata, che ogni Geometra iscritto alla CIPAG potrà utilizzare in tutti gli esercizi commerciali abilitati. Infatti, l’innovazione consiste nel fatto che lo sconto non si applica immediatamente a detrazione del prezzo pagato, ma viene versato in accumulo nella posizione di conto correlata alla carta prepagata. Ogni iscritto alla CIPAG potrà dare indicazioni personalizzate al gestore sulla periodicità e sull’entità dell’importo da versare sulla propria posizione del Fondo di previdenza complementare, alimentando in parte o completamente la propria posizione. La Cassa di Previdenza dei Geometri ancora una volta ha voluto arrivare prima di tante altre, per garantire ai propri iscritti gli strumenti finanziari ed i trattamenti previdenziali migliori e più redditizi offerti dal mercato. Ovviamente il progetto partirà solo se l’interesse della base sarà confermato dai risultati di un questionario ad hoc inviato a tutti gli iscritti a CIPAG. Agiremo con prudenza, seguendo sempre le deliberazioni che lo Statuto ed il Regolamento impongono che siano volta per volta votate ed approvate dagli Organi competenti. Per la nostra previdenza complementare la strada è appena iniziata, ma saremo sempre aperti al contributo di idee e di soluzioni di ogni singolo iscritto, affinché le scelte siano sempre trasparenti e ponderate.

Un interno di Palazzo Corrodi-Trilussa, sede della Cassa Italiana Previdenza

ed Assistenza Geometri Liberi Professionisti, Roma

11

INNOVAZIONE

GeowebServizi telematiciper i GeometriIntervista a Giuseppe Simeone Amministratore Delegato Geoweb

Si parla molto di Geoweb, una società che offre un prezioso servizio ai professionisti della categoria dei Geometri e Geometri Laureati, ci può illustrare meglio di cosa si tratta?“Geoweb, nata da un’iniziativa del Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati e della Sogei - Società Generale d’Informatica, è una società per azioni, di cui il Consiglio Nazionale detiene la quota di maggioranza, costituita per lo sviluppo e la diffusione di servizi informatici e telematici rivolti in prevalenza alla categoria dei Geometri. L’obiettivo di Geoweb è quello di trasferire virtualmente gli sportelli dell’Agenzia del Territorio e di altri Enti, sul computer dei professionisti”.

Cosa si intende con trasferimento virtuale e quali sono i servizi che offre Geoweb?“I professionisti iscritti a Geoweb possono ottenere, accedendo alle banche dati realizzate dall’Agenzia del Territorio, le visure catastali sia del Catasto Terreni che del Catasto Fabbricati, nonché le ispezioni sulle Conservatorie dei Registri Immobiliari. Inoltre è possibile visualizzare e stampare gli estratti di mappa in scala, delle particelle del catasto terreni, trasmettere telematicamente gli atti di aggiornamento catastale, secondo le procedure Docfa e Pregeo, nonché prelevare gli estratti di mappa per l’aggiornamento e consultare telematicamente le planimetrie delle unità immobiliari del Catasto urbano.I Geometri iscritti a Geoweb non devono anticipare alcun pagamento per la trasmissione telematica di Docfa, Pregeo, prelievo estratti di mappa per aggiornamento e per la consultazione delle Conservatorie dei Registri Immobiliari; questo è possibile perché usufruiscono del pagamento anticipato da Geoweb, dei corrispettivi dovuti all’Agenzia del Territorio.L’importanza di tale servizio è evidente, si pensi ad un cittadino, che possiede immobili distribuiti sul territorio

nazionale, che si reca dal professionista per effettuare operazioni sugli stessi e riceve in tempo reale tutte le informazioni richieste. Un bel risparmio di tempo e una dimostrazione di efficienza”.

Quali altri servizi offre Geoweb?“Tutti i servizi offerti da Geoweb sono presenti sul portale www.geoweb.it; tra i più rilevanti: le consultazioni delle banche dati delle Camere di Commercio, del Pubblico Registro Automobilistico, della Dei (Tipografia Genio Civile per i prezzari dell’edilizia e l’enciclopedia tecno legislativa), della SEI (gare di appalto a livello nazionale).Geoweb consente a tutti i Geometri, iscritti e non iscritti, di fruire dei corsi di formazione, in modalità telematica del tipo ‘distance learning’, con assegnazione da parte dei Collegi dei relativi crediti formativi, necessari per l’aggiornamento professionale.Altro nuovo importante servizio è ‘Geo-Sit’, che consente la sovrapposizione georeferenziata dell’estratto di mappa, prelevato da Sister, alle ortofoto del territorio, con conseguente memorizzazione e stampa del relativo file.L’utente può contare sull’assistenza da parte del personale Geoweb mediante il servizio di ‘Help Desk’, sia telefonico che via rete, per ottenere risposte in tempo reale e risolvere rapidamente le problematiche segnalate”.

Quali saranno i futuri sviluppi di Geoweb?“Sono in via di definizione numerosi ulteriori servizi: la conservazione documentale; la fornitura di programmi fiscali delle denunce dei redditi dei clienti; la consultazione dell’archivio delle distanze tra i punti fiduciali ‘archivio delle misurate’; l’organizzazione gestionale dello studio del professionista. Sviluppi ulteriori potranno essere progettati anche su suggerimenti ed idee degli utenti, che contribuirebbero in tal modo al miglioramento dei servizi Geoweb”.

Giuseppe Simeone

13

Come si fa per iscriversi a Geoweb?“E’ sufficiente entrare nel sito e registrarsi; si verrà in seguito contattati dalla nostra assistenza per espletare alcune formalità e iniziare a lavorare immediatamente”.

Quanto costa?“Possono essere scelte due modalità:• ‘CANONE’: con il pagamento di un canone annuo

che consente di effettuare gratuitamente un numero illimitato di visure catastali e planimetrie. Tutti gli importi, possono essere totalmente deducibili dalle imposte e, comunque, sono inferiori a quelli di mercato, con il vantaggio che Geoweb è uno strumento di lavoro, un investimento che fa crescere la propria professionalità.

• ‘ZERO CANONE’: contratto “a consumo”, prevede il pagamento di un esiguo corrispettivo per ogni visura catastale effettuata. Modalità contrattuale più utilizzata dai professionisti che annualmente effettuano un numero ridotto di richieste.

Per entrambe le modalità di iscrizione l’utente ha la possibilità di controllare l’ammontare della propria spesa, aggiornato in tempo reale, ed effettuare pagamenti on line”.

A proposito di vantaggi, quali sono per il Geometra che si iscrive a Geoweb?“Numerosi. Abbiamo parlato dell’Agenzia del Territorio che si trasferisce virtualmente nello studio del professionista, con conseguente riduzione dei tempi necessari per raggiungere gli uffici del Catasto e delle Conservatorie; eliminazione del tempo di attesa agli sportelli; migliore organizzazione dell’attività lavorativa, in quanto i servizi sono disponibili 24 ore su 24.

I benefici per gli utenti generano inoltre una spirale virtuosa, in quanto viene ad alleggerirsi anche il lavoro degli impiegati dell’Agenzia del Territorio, che possono quindi dedicarsi allo svolgimento di attività a più alto valore aggiunto”.

Possiamo affermare quindi che Geoweb è stata una grande idea ed un successo!“Assolutamente si, in dieci anni dall’avvio operativo della Società, si sono iscritti oltre 22.000 Geometri che effettuano più di 150.000 operazioni giornaliere; un numero impressionante, superiore alle più rosee aspettative”.

In conclusione, quale messaggio vuole inviare alla categoria dei Geometri?“Geoweb si pone l’obiettivo di costituire la comunità on line dei propri utenti, per aggregare gli interessi dei singoli, aumentare la rappresentatività della categoria ed estendere il mercato delle attività professionali. In tale ottica Geoweb diviene, strumento prezioso per la sua vocazione all’innovazione, che il Geometra del Terzo Millennio ha a disposizione, per realizzare in maniera sempre più completa le proprie aspettative professionali, facilitare l’inserimento nel mercato europeo e qualificare la propria figura professionale anche nei confronti delle altre categorie. Concludo sottolineando che Geoweb perseguirà anche in futuro una politica di contenimento dei costi per gli utenti, privilegiando l’allargamento della platea degli iscritti. A tal proposito è utile ricordare che nel corso dell’ultimo decennio Geoweb ha periodicamente e sensibilmente ridotto i costi dei servizi.Questa politica di mercato, tra l’altro, è in palese controtendenza rispetto ad altre realtà in cui i costi hanno subito e subiscono sensibili aumenti”. ph

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14

ANNO II | n. 12 | NOVEMBRE - DICEMBRE 2010

Nell’ambito della sesta Assemblea Nazionale dei Presidenti dei Collegi dei Geometri e Geometri Laureati d’Italia svoltasi a Roma si è tenuto un incontro dedicato al futuro della professione. Sono stati invitati: Paolo Crepet, psichiatra, sociologo e scrittore, Monsignor Fabiano Longoni, membro della Consulta Nazionale della Conferenza Episcopale Italiana e Responsabile del coordinamento per il Nord-Est della Pastorale del Lavoro. Il Presidente del Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati Fausto Savoldi ha posto loro la domanda: “Come dobbiamo motivare i giovani?”.In queste pagine la risposta di Paolo Crepet. La risposta di Monsignor Longoni verrà pubblicata nel nostro prossimo numero. Paolo Crepet (Torino, 1951) Laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Padova nel 1976, in Sociologia presso l’Università di Urbino nel 1980, nel 1985 ottiene la specializzazione in Psichiatria presso la clinica psichiatrica dell’Università di Padova. E’ autore di diversi volumi, molti dei quali dedicati al mondo dei giovani. Tra le sue ultime opere: “Sfamiglia. Vademecum per un genitore che non si vuole rassegnare.” Einaudi, Torino 2009; “La Gioia di educare” Einaudi, Torino, 2008; “I figli non crescono più” Einaudi, Torino, 2005; “Voi, noi. Sull’indifferenza di giovani e adulti” Einaudi, Torino, 2003; “Non siamo capaci di ascoltarli - Riflessioni sull’infanzia e sull’adolescenza”, Einaudi. Torino, 2001

“Vi ringrazio perché ho sempre cercato nella vita di incontrarmi, di confrontarmi con persone che non sono simili a me per formazione, per lavoro e non so se sia la stessa cosa anche per voi, ma insomma, a me fa particolarmente piacere avere l’opportunità di un uditorio con il quale mai vent’anni fa avrei pensato di potermi incontrare. Lei mi ha fatto una domanda per la quale se avessi la risposta sarei multimiliardario, nel senso che avrei risolto il problema non solo in questo paese, perché quello a cui lei ha accennato nella domanda, è un problema che riguarda il mondo occidentale, nemmeno solo l’Europa, e tra un po’, a caduta, toccherà anche quei paesi che oggi sono definiti ‘in via di sviluppo’, ma che con un PIL a due cifre, secondo me, tra dieci anni ci avranno sicuramente raggiunto. Fra l’altro mi fa anche piacere avere qui Monsignor Longoni perché i miei buoni informatori mi dicono che la CEI sta pensando a un documento sull’educazione e anche questo mi fa molto piacere in quanto per me, laico, è importante potermi confrontare su un problema che, guardate, è il problema fondamentale anche per paesi più avanti di noi dal punto di vista educativo, pedagogico, del

Come dobbiamo“motivare” i giovani?Risponde Paolo Crepet

INTERVENTI

Paolo Crepet

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Nord Europa. Anche lì c’è un bisogno enorme di capire qual è il futuro, perché la sua domanda è in realtà molto più complicata perché è: qual è il futuro? Noi del futuro ne parliamo quando c’è il nuovo modello del telefonino. Allora, diciamo, tra sei mesi c’è il nuovo modello d’auto, c’è lo smartphone, e questo è il futuro. Ma il futuro, in realtà, è come vivremo tra 15 anni. Venerdì scorso ero a Rovereto, al MART il Museo di arte moderna, un luogo molto prestigioso dove si inaugurava la mostra dell’Architetto Mario Botta. C’era Gillo Dorfles, cioè il gotha. E’ stata una bellissima discussione perché lì se lo domandavano gli architetti, ma ve lo domandate ovviamente anche voi, dove vivremo, quali saranno i luoghi tra dieci anni? Queste non sono domande peregrine, non sono domande retoriche perché in base a questo dovremo anche capire qual è la formazione. Allora, noi siamo cresciuti in un paese in cui abbiamo vinto la Coppa dei Campioni senza allenamento, per puro talento, come se una squadra si fosse messa lì col Real Madrid e per puro talento avesse fatto 3 a 0. Noi eravamo un popolo con una cultura medio bassa, sto parlando degli anni ‘50. Il boom economico è stato fatto da persone - diciamo la verità - ignoranti, con un’enorme capacità di lavoro, una cosa mostruosa. I coreani di oggi sarebbero niente in confronto a quelli che hanno fatto il miracolo economico. Grande intuizione, grandissima intuizione non governata dalla cultura. Naturalmente quella è stata una generazione che ha fatto cose sbalorditive. Noi siamo passati – io sono padano come lei – dalla polenta al SUV in 35, 40 anni. E’ un niente, un lampo nella storia dell’umanità, un nulla. Siamo passati dalla miseria, che peraltro era la miseria di quarant’anni fa, di centoquarant’anni fa, di duecentoquarant’anni anni fa. Quindi per secoli non si è mossa la miseria, è sempre stata così, si moriva a 50 anni. Il mio papà faceva il medico del lavoro, c’erano gli operai che venivano, i minatori, i veneti, poveretti, che andavano in Belgio e tornavano con dei buchi sui polmoni, 52 anni ciao Nina, e adesso finalmente siamo un popolo che vive 85 anni, così dicono le statistiche.Ho fatto il viaggio con Gillo Dorfles che ha 100 anni, è fresco come una rosa. Una volta era da considerarsi un miracolo, andavi su tutti i giornali, un uomo di 100 anni che faceva un viaggio da Roma a Rovereto, cioè una cosa inimmaginabile, oggi è normalissimo. E’ sceso giù, si è bevuto il suo bicchiere d’acqua e via. Quindi oggi abbiamo delle straordinarie opportunità, la tecnologia. Riflettete su una cosa. Quando io mi sono laureato, diciamo alla prima metà degli anni ‘70, la quota parte di lavoro creativo era 5-8%, sì e no, tutto il resto era lavoro subordinato e ripetitivo, l’impiegato, l’operaio, la commessa, più o meno questo era. Chi si laurea oggi, stamattina, appartiene ad un mondo in cui il lavoro creativo è il 45-50%.

Da professionisti voi stessi potete fare una parte non irrisoria del vostro lavoro dalla vostra casa in campagna, da dove siete. Avete il vostro computer, avete le vostre linee veloci, potete fare un progetto, rivedere le carte, mandare le e-mail a mezzo mondo, tutto da dovunque, anche da una barca. Se siete così fortunati, potete farlo anche da lì.Questo apre delle considerazioni enormi e cambierà il mondo. Già i nostri figli ragionano solo così. Noi siamo a cerniera, io mi ricordo il telefono in corridoio, quello nero di bachelite. Se dico a mia figlia una roba del genere dice: ‘ma dove vivevi, da quale continente sub-sviluppato sei venuto fuori?’. Quindi noi siamo cerniera, abbiamo i ricordi di com’eravamo e siamo osservatori e partecipi di un mondo velocissimo, dove cambia il modo di comunicare enormemente e dove la comunicazione è diventata perlopiù virtuale. E questo, naturalmente, ha dei pro. Per esempio, io lavoro per un editore che è l’Einaudi che è a metà tra Torino e Roma, una volta avrei dovuto utilizzare molto gli aerei con il loro costo, adesso si fanno tele-conferenze, sei tranquillo, non devi più prendere aerei, non devi pagare, non devi affrontare la nebbia, non devi affrontare dei rischi ecc. Naturalmente tutto questo è virtuale. Una volta ci si dava la mano, si andava anche a prendere un caffé, magari si parlava anche di un problema personale. Oggi tutto questo è molto, molto difficile forse è impossibile. Vengo al dunque. Partiamo dalla crisi. La crisi è come il vento, dà fastidio però scrolla le foglie secche, aiuta. Se non ci fosse il vento gli alberi sarebbero pieni di foglie secche. Piaccia o non piaccia, esiste la stagione del vento da che mondo è mondo. Io non ragiono in termini apocalittici. Penso che le crisi – l’etimo della parola lo dice, crescita – siano positive, in gran parte positive. Selezionano, soprattutto in un paese dove ci hanno insegnato, purtroppo, negli ultimi decenni, che va avanti il furbetto, che va avanti quello approssimativo. Che se le cose le sai o non le sai più o meno è uguale. Che se sai l’inglese o non sai neanche parlare italiano tanto va bene lo stesso. Ecco, no. Abbiamo capito che c’è stata una bella scrollata e forse qualcuno che aveva buttato il cappello un po’ oltre l’attaccapanni adesso annaspa. Vedo anche in giro che ci sono paesi come la Germania, che non è poi così lontana da noi, che ha il 2,5 di PIL oggi, dopo la crisi. Vuol dire che la base di quella comunità è forte e quindi con un fisico forte l’influenza passa in 3 giorni mentre quello che ha il fisico deboluccio ad uscirne ci mette 15 giorni. Forse noi siamo un po’ più debolucci e quindi dovremo avere dei tempi più lunghi per uscirne. Dal punto di vista educativo questo è un danno? Assolutamente no, è una grande opportunità, guai a buttarla via. Noi abbiamo un problemino tra i tanti che c’è non da oggi e da ieri, ma da un bel po’ di tempo. Il problemino si chiama ricambio generazionale. Il ricambio generazionale nelle aziende italiane, non riferendomi alle grandi aziende,

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ma parlando anche delle piccole, piccolissime aziende familiari, soprattutto quelle, che come sapete sono il 90% della struttura produttiva del paese e hanno un problema di impossibilità di ricambio che arriva al 30%. Un terzo delle aziende sono a rischio di morire, di chiudere o di essere vendute per impossibilità. Ora l’impossibilità non è legata al fatto che non hai figli, diciamoci la verità, questi casi saranno l’uno per cento. E’ che il figlio, cresciuto col boom economico, cresciuto con i sì, dalle mie parti in Veneto si dice “poareto”. Ecco, quando le mamme dicono “poareto” del figlio vuol dire che siamo messi già malissimo perché i nostri figli hanno dei difetti, ma non sono poveretti, ma proprio per niente poveretti... E’ invece l’averli coccolati ed avergli detto sempre sì. Potrei citare - l’ho scritto anche nei miei libri – decine e decine di casi da me trattati di persone che si sono trovate nella situazione drammatica di dover vendere un’azienda che è un know-how, che aveva dei brevetti, creava ricchezza. E venderla, magari ad un acquirente straniero, in cambio forse di un posto in Consiglio di amministrazione per il figlio, poverino, al quale tra cinque anni gli daranno la liquidazione dicendogli: ‘senti vai a farti un giro perché tanto è inutile che scaldi quella sedia visto non sai fare nulla’. Questo è un problema per il paese? Io penso di sì. Allora è scellerato non credere nell’educazione. Educazione non vuol dire solo rapporti familiari, l’educazione vuol dire strutture educative, non penso solo alla scuola. Se noi continuiamo a togliere alla scuola, il risultato quale sarà? Di una dipendenza economica non solo dal petrolio, ma da tutto. Andate a chiedere ad una merchant bank americana, che dà i soldi per la tecnologia, a chi li dà? E chiedetevi se c’è un luogo in Italia dove quei soldi vengono erogati. La risposta è no. Io trent’anni fa ho avuto la fortuna di lavorare in India, all’Università di Chandigarh, costruita da Le Corbusier. Bene, mi chiedevo come mai (io che non avevo visto la fame, ma ne avevo solo sentito parlare, vedevo lì i bambini morti per strada) un paese che ha i bambini morti di fame investe i suoi soldi nei college? Adesso lo so, oggi lo so. E’ stata una scelta strategica, dura, terribile, cinica per certi versi, ma è stata una scelta strategica. Oggi Bangalore è uno dei luoghi dove le merchant bank americane investono miliardi per la tecnologia, per la semplice ragione che ci sono dei validi ingegneri, fisici, chimici e informatici preparati, quelli veri, quelli che sanno fare le cose, quelli che a 25 anni si assumono la responsabilità di un’azienda.Certo, come noi negli anni ‘50. C’erano dei ragazzi di 25 anni che avevano un’azienda e c’erano 5 operai sotto di loro, e poi da quei 5 sono diventati 100. Perché? Perché c’era una capacità anche di sopportare lo stress, i no, le frustrazioni. Ma perché nella vostra vita non vi sono capitate? E allora se sono capitate a voi, pensate che magicamente i vostri figli saranno esentati, basta farsi un vaccino, come facciamo con l’influenza? Allora bisogna che i ragazzi imparino ad

affrontare le loro battaglie. D’altra parte il mare senza gli scogli è anche noioso, o no? Ci sono le battaglie, sono belle anche da vincere. Ma se voi avete avuto 20 anni di tutti sì, di una scuola non meritocratica, della scuola del sei meno meno, della scuola ‘ci vado io a parlare con quella di matematica e vediamo se possiamo aggiustare le cose’ dove pensate che si arrivi poi? Che miracolosamente, a 20 anni, un giorno sulla strada di Damasco ... ? Lei che ha la fede Monsignor Longoni ci crede, io un po’ meno, che possano accadere queste cose perché bisogna meritarsele nella vita, mi spiego? E oggi i nostri figli non solo hanno noi, i genitori, come posso dire, fragili, ma hanno anche un mondo che li illude. Pensate al mondo della televisione. I nostri figli ogni giorno devono combattere per dire che non è vero quello che hanno sentito nello spettacolo in tv. E’ complicato dire non è vero a 16 anni, lo posso dire io che non basta fare così e così davanti a una telecamera per guadagnarsi la vita, che la vita non è fare il furbo per tre giorni, mi spiego? La vita non è fare uno show in tv dove per vincere basta mettersi il cappello così, lo stivale colà, il rossetto. Però ci vuole uno che a loro faccia notare la differenza tra lo show e la vita. Perché l’imbroglio è che gli hanno detto, guarda che quella ha vinto la vita, quella per 30 anni diventerà la più grande ballerina, cantante, show girl del mondo. Ma quella lì a Pasqua non la riconoscono in un bar. E chi è che raccoglie su quella ragazzina illusa e abbandonata? E i nostri figli corrono tutti i giorni il rischio di essere illusi.E guardate che non è solo la televisione. Magari fosse solo la televisione. Io ti posso raggiungere ovunque perché hai l’iPad dove ti raggiungo con la mia pubblicità, con i miei prodotti, ma anche con la mia ideologia che a volte è quella di vendere un prodotto che dura un mese, sei mesi, che è fatto apposta per durare poco perché poi possa essere ricomprato un’altra volta. E allora su questo dobbiamo essere noi mediatori. Noi genitori, educatori, preti, psicanalisti, siamo dei mediatori, non possiamo accettare quel che c’è. Dobbiamo insegnare innanzitutto ai nostri figli ad essere critici con le cose che hanno. Così come mi hanno insegnato i miei maestri a essere critici anche con loro stessi. ‘Non ti fidare neanche di me perché ti posso anche imbrogliare un giorno. Abbi la testa tua, fatti i tuoi progetti’. Questo mi diceva il mio maestro. Allora come si esce? C’è un dato nuovo, straordinario, siamo in Europa. Una notizia straordinaria. Noi, io, la mia generazione avevamo 50 chilometri di raggio, il mio mondo era 50 chilometri. Il nuovo mondo era andare da Venezia a Bologna, una cosa che si faceva una volta ogni tanto con il permesso di tuo padre. Non avevamo i soldi, con l’auto R4 si arrivava a Ferrara e poi c’era la nebbia quindi era complicato. Adesso, invece, con meno di 40 euro vado dall’aeroporto di Orio al Serio all’altra parte del mondo. Uno si immagina che Orio al Serio sia affollata di

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giovani, invece sono solo pensionati perché i giovani non vanno. Allora bisogna imparare a dire ai nostri figli che il mondo è più grande. Io se fossi ministro farei una legge sulla valutazione. Quando si dice la valutazione degli atenei, è semplicissimo. Quello che ha 100% di Erasmus, dove il 100% dei suoi studenti fanno almeno, stiamo parlando del minimo, sei mesi all’estero. Dove vuoi, tanto anche se non studi comunque torni maturo perché hai cotto la pasta da solo, hai fatto la doccia anche se ti sei scordato lo shampoo e non c’è la mammina che nel frattempo è andata a comprartelo. Allora questo vuol dire farsi le ossa per essere pronti. Parlo a voi che siete uomini del fare. Bisogna però che anche i nostri figli siano del fare perché non è cambiato il mondo. Anzi si è più complicato. Dalla crisi economica che stiamo vivendo un risultato è chiaro a tutti: che le capitali del mondo non sono più quelle di prima della crisi, non più Londra, New York, Parigi. Oggi c’è San Paolo, c’è Shanghai, Bangalore. Il mondo è più largo, ci piace di meno, ce ne faremo una ragione, è così. E se qualcuno ha la buona grazia di andare in quei posti, viene a sapere che a Bangalore hanno fatto 18 chilometri a sei corsie in due anni e mezzo. Noi in Veneto abbiamo fatto 18 chilometri di un’autostrada in 39 anni. Chi vince? Beh non lo so, fate voi i conti. Ad oggi ancora non l’hanno inaugurata, dicono che per Natale forse ci fanno la grazia. Perché? Perché

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questo ritengo essere un paese governato dal TAR.Voglio dire con questo che è necessario avere un’idea di un’educazione che sia basata sull’autonomia dei nostri figli. Meno sono dipendenti da noi più cresceranno. Capisco che poi possa esserci anche un amor materno. Io per carità non ho buona memoria delle famiglie dove i figli erano cacciati a pedate o le figlie si prendevano due sberle enormi solo se si sapeva che si erano fidanzate. Capisco che oggi stiamo anche bene per tante ragioni anche di convivenza, anche forse di maggior sentimento, non voglio parlare di amore ma maggior sentimento. Ma questo non basta, dato che può essere anche un boomerang e lo dobbiamo sapere. Dobbiamo avere coraggio di investire i nostri soldi sull’educare. Questa primavera quando hanno fatto le elezioni politiche in Inghilterra, vi ricordate che c’erano tre candidati. C’è stato un giovedì sera dove ovviamente alla BBC hanno trasmesso in diretta diciamo l’ultimo round e c’era ovviamente un parterre di giornalisti che faceva le domande. Il primo giornalista, il decano, quello a cui è stato dato l’onere e l’onore di fare la prima domanda, si è alzato e ha detto: ‘io vorrei sapere da questi tre signori quali sono i vostri programmi per l’educazione?’. Io non so se in Italia avremmo posto la stessa domanda. Temo di no. Una domanda che considero la pietra miliare.Vi faccio un esempio che non c’entra con l’Italia, ma che è

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riconducibile all’Italia in un battibaleno, la Lego. Grande, storica fabbrica di giocattoli danese che ha sede in Danimarca, a Billund, paesino che è fatto tutto con i Lego fra l’altro. Ad un certo punto cresce, cresce, cresce, cresce. Cosa succede? Succede quello che pensa Marchionne, quello che pensa qualsiasi buon amministratore delegato. Se i mattoncini li facciamo in Messico o in Vietnam risparmiamo? Sì. E allora andiamo in Messico, bene. Spostano la produzione dal luogo dove era nata storicamente, quindi la stessa cosa che farebbe la Fiat se spostasse il Lingotto da Torino in Brasile, ciò che stanno quasi facendo. Qual è il futuro della Lego, ovvero cosa rimane a Billund, Danimarca? La testa dell’azienda, le strategie aziendali, il marketing, i nuovi prodotti. Possiamo continuare a pensare di andare avanti tre generazioni, venti generazioni con i mattoncini? Penso

di no, ci vorrà qualcuno, che dice, guarda, in mezzo ai mattoncini ci inventiamo un altro giocattolo e questo sarà venduto nel mondo. Questo sarà possibile con la creatività.Chi è che insegna la creatività, altro grande problema? Mi spiego. E’ come se io dicessi – e mi ricollego al dibattito di Rovereto, secondo me importantissimo e giusto – dove andremo a vivere? E tocco un problema che riguarda voi, come categoria. Io penso che la città sia finita, la grande città è finita per la semplice ragione che noi non siamo più industriali. Ci metteremo un po’ ad adattarci a questa idea, ma nessuno farà più la grande Fiat in Italia, non la faremo più. Stiamo mettendoci d’accordo per lasciare qualche cippo, qualche rimembranza, ma non ci sarà più. Perché? Perché sarà in Cina, sarà in qualche altro mondo. E allora cosa ci sarà qua? Cambierà, non ci sarà più una

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Torino che in 15-20 anni da cittadina diventa megalopoli perché arrivano i treni con gli operai. Non c’è più, anzi c’è il Sindaco che sta tentando di dire, fermatevi, almeno un pezzo, Viale Marconi, quello lasciatecelo. La Telecom è andata via, cosa rimane, la Juventus? Va beh, ma quella non porta immigrazione. Quindi questo è un grande tema. Dove andremo a vivere? E i giovani cominciano a pensare per esempio che non c’è più bisogno di andare a vivere in una grande città, che non è più chic. Ci sono tanti ragazzi e ragazze che, per economia, perché costa di meno e anche per qualità di vita, vanno in una paesotto della Toscana piuttosto che da qualche altra parte, mettono più volentieri i figli lì perché magari è più facile organizzare le scuole, è più salubre starci, hanno la gallina che ha fatto le uova e mangi quelle buone e non quelle che chissà da dove vengono. Tutto questo cambierà le nostre relazioni, ma per fare questo dobbiamo aiutare a crescere una generazione in maniera differente, questo è il problema. Le grandi opportunità ci sono, certo che ci sono tutte, e sono tutte alla nostra portata, però ci vuole la testa. Mi ricordo una bella litigata tra padre e figlio (io lavoro da tanti anni con Oliviero Toscani, che ha un figlio di 30 anni) perché il padre –il figlio all’epoca lavorava con lui – tornava nel suo office e vedeva questo figlio sempre davanti al computer. Non è che facesse chissà cosa, lavorava. Mi ricordo che gli ha detto: ‘guarda che noi non dobbiamo scaricare i computer, dobbiamo riempirli e per riempirli ci vuole lo scatto giusto, la foto giusta, il calendario diverso, la pubblicità che non ti aspetti, ci vuole la testa, non l’esecuzione, prima la testa e poi l’esecuzione. E per fare anche creatività ci vuole una cosa che sembra in netto contrasto che è la capacità di affrontare con tenacia la quotidianità, che vuol dire in qualche modo quella cosa che una volta ci dicevano i vecchi: la disciplina, un termine modernissimo, non antico. Disciplina vuol dire che devi saper fare quelle cose, te le devi organizzare con la tua testa, è uno, due, tre, non tre, due, uno, è quella cosa funzionale. E smettiamola di dire che se si laureano il prossimo anno o tra tre anni è la stessa cosa. Non è la stessa cosa. Noi generazione con i capelli bianchi non possiamo rovinarci per essere quelli che consegnano le pensioni sociali a dei figli di 25 anni. Noi non siamo l’INPS, siamo dei genitori. Io vedo genitori che sono diventati l’INPS, e la paghetta e la rata. Anche con i soldi si educa perché è inutile che ci giriamo intorno, che i soldi non ci sono. Ci interessano i soldi? Non diciamo sciocchezze. Quindi è un valore, poi sarà criticato giustamente anche da me, non solo dalla Chiesa, anche da me è criticato, però poi alla fine la giacca me la compro. Allora io penso che con i soldi si possa anche educare. Faccio un altro esempio: mettiamo che io abbia un figlio di 20 anni che a giugno venisse da me e mi dicesse, papà, vado a Ibiza con i miei

amici, mi dai i soldi? Posso dire di no, sì o no? Posso dirlo, la Costituzione mi permette di dire no. Perché? Perché a me quelli che vanno a Ibiza mi stanno sulle scatole, a me papà. Siccome li chiedi a me, vai in banca e li chiedi in banca, ma se li chiedi a me ti dico di no e ti spiego anche il no, perché vai a fare le stesse cose che fai qua, vai con gli stessi amici, invece che 5 birre ne bevi 25 e io non tengo la scala alla tua mediocrità. Posso dirlo, posso esimermi da contribuire anch’io al degrado morale ecc. ecc. di mio figlio? Penso di sì, bene. Mettiamo che quello stesso giovanotto venga da me e mi dica, papà, ho un mio amico che studia a Utrecht, in Olanda. Posso andarlo a trovare quest’estate? Quanto costa? 200 euro. Pronti qua, uno e due bigliettoni. Perché io metto i soldi dove fruttano, non li butto fuori dalla finestra. Io metto i miei soldi, educativamente parlando, dove fruttano. E fruttano a Utrecht? Sicuramente. Sapete perché? Perché vostro figlio la sera stessa che arriva va al pub con gli amici – giusto? – perché là ci sono delle bellissime biondine, perfetto, e la biondina olandese ti dice, te di dove sei? Italiano. Bene e dove vivi? Vivo con papà, mamma, la nonna, la zia. E questa dice, beh va beh, allora vado via. Uno, due, tre capisci che è meglio non dirle quelle cose lì in Olanda, capisci che c’è un mondo di giovani che a 20 anni vivono da soli in cinque in un appartamento e non hanno la vasca con l’idromassaggio, si divertono parecchio lo stesso e fanno gli esami quando devono essere fatti, perché c’è un’università che tre volte quell’esame non te lo fa fare, due sì, tre no. E allora cominci a capire che esiste anche un altro mondo, poi lo critichi, va bene, però capisci che c’è un altro mondo. Questo per me vuol dire investire i soldi. Allora siccome ognuno di noi fa quotidianamente delle scelte da questo punto di vista, beh io credo che sia importante cominciare a dire anche dei gran no. Cominciamo a dire io a quella cosa lì non partecipo. Dopodiché sapete benissimo che a 10 anni è un discorso, a 20 anni c’è anche una possibilità che lo facciano lo stesso, ma che si assumano l’onere dei loro errori.A questo incontro sono arrivato in ritardo perché ero con una famiglia, l’ennesima famiglia con un figlio iscritto a Ingegneria che non fa esami da tre anni. Cosa fa il padre? Paga le tasse scolastiche. Ma smettiamola, no? Posso dire stop, fine dei soldi. Vai a fare il muratore, non so, arrangiati. Si può dire arrangiati, è una cosa meravigliosa, non è un abbandonare. Vuol dire, io ti ho dato la possibilità, ti do sei mesi di tempo, se non fai niente in sei mesi basta. Non sono un imbecille che continua a pagare, a dare biada ai cavalli quando si sa che troppa biada li ammala. Ecco, allora queste sono le cose, un risorgimento anche morale, etico, che fa parte anche io credo di un auspicio di un rinascimento morale, etico di questa nostra comunità che se lo merita, chissà mai?"

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Quali sono le città più innovative del mondo? E, soprattutto, come e secondo quali criteri e parametri si possono individuare e classificare nel fermento e nella profonda fase di trasformazione che attraversa il Pianeta nell’era della globalizzazione?Un interessante contributo arriva dalla terza edizione del “Global City Report” elaborato dall’Istituto di studi e ricerche “Scenari Immobiliari” con l’autorevole apporto di Saskia Sassen, docente della Columbia University ed autrice di diversi testi sulle Città contemporanee.Detto subito che secondo lo studio (come si vede nella tabella che riporta la graduatoria delle prime venti) la città più innovativa è Londra, seguita da Chicago e Bilbao e che le italiane brillano per la loro assenza (Roma e Milano sono presenti solo nella classifica di “settore” relativa all’innovazione dell’offerta culturale), particolarmente interessanti risultano il percorso e le motivazioni che hanno condotto i ricercatori a queste conclusioni. Posto che le città più innovative, sono quelle che hanno registrato un’evoluzione rapida, coerente ed efficiente ed hanno saputo costruire un tessuto infrastrutturale, economico e sociale in grado di attirare nuovi residenti, funzioni, imprese e, soprattutto, i nuovi talenti creativi, la “lente d’ingrandimento” utilizzata si è basata sull’analisi di quattro principali parametri:• il livello di innovazione tecnologica, prendendo in

considerazione i progressi effettuati negli ultimi anni per quanto riguarda le comunicazioni, con particolare riferimento alla velocità di accesso a Internet, alla presenza di reti a fibra ottica e wi-fi

• l’innovazione dell’offerta culturale, considerando i progetti legati alla realizzazione o all’ampliamento di spazi culturali di particolare significato, spesso in grado di rilanciare l’immagine dell’intera città

• il livello di innovazione architettonica e i grandi progetti per la città, valutando i progetti in corso di

realizzazione caratterizzati da un particolare valore architettonico o riguardanti la valorizzazione di interi quartieri

• il livello di sostenibilità, con gli aspetti legati all’ecologia, al risparmio energetico, all’utilizzo di fonti alternative di energia.

Innovazione tecnologicaSecondo l’aspetto tecnologico la città più innovativa è risultata Stoccolma dove il 98% della popolazione è raggiunto dalla banda larga, grazie anche ad un sistema di fibra ottica la cui realizzazione è iniziata nel 1994 e che raggiunge oggi un’estensione di un milione di chilometri. Seguita da Seoul dove è possibile vedere la televisione sulla propria auto, in metropolitana o nei treni veloci, attraverso il proprio smartphone. E da Chicago, punta d’eccellenza negli Stati Uniti soprattutto per quanto riguarda l’attenzione verso gli aspetti sociali ed ai servizi in Rete ad essi dedicati.

Innovazione culturaleIl primato secondo questo parametro spetta (e non c’è in fondo da stupirsi) a Parigi, grazie alla vivacità dell’offerta culturale, una dotazione infrastrutturale in costante evoluzione e la presenza di eventi importanti e spesso all’avanguardia. Per fare un esempio, nel maggio 2010 è stata portata a

Città innovativeGlobal City Report 2010di Scenari Immobiliariincorona Londra

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AMBIENTE E TERRITORIO

termine la prima esperienza di decentramento di una grande istituzione culturale nazionale e parigina, il Centre Pompidou che ha aperto al pubblico la sua nuova sede a Metz. La scelta della città è attribuibile ad una duplice motivazione: si inserisce nell’ambito di un più ampio processo di internazionalizzazione della cultura portato avanti da Parigi e dalle altre grandi città francesi ed è il punto di incontro tra due assi che attraversano l’Europa. Inoltre Metz è collegata a Parigi in un’ora dal Tgv. L’edificio ospiterà 5mila metri quadrati di spazi espositivi, ma anche uno studio per proiezioni o performance artistiche, un auditorium, una libreria ed un ristorante.Al secondo posto si situa Berlino, la cui ambizione è di diventare la capitale culturale europea. In quest’ottica, dopo undici anni di lavori, nel 2009 è stato riaperto il Museo Egizio, che era stato gravemente danneggiato durante la Seconda Guerra mondiale e poi abbandonato. L’intervento di ricostruzione restituisce alla capitale tedesca l’Isola dei Musei. Si tratta del complesso dei cinque musei che nel 1999 erano inseriti nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco e che per la prima volta, dopo sessant’anni, tornano ad essere tutti visitabili.Al terzo posto Bilbao, che ha saputo riqualificare il tessuto urbano e la sua immagine di città industriale rinascendo intorno al nuovo Guggenheim Museum, divenuto “emblema” della città e uno dei simboli più noti dell’architettura contemporanea.

Innovazione architettonica, immobiliare e grandi progettiUn aspetto particolarmente importante sul quale il rapporto di Scenari Immobiliari correttamente si sofferma di più. Anche in questo caso – si legge nel report – il concetto di innovazione non è univoco ed è stato interpretato in modo differente in ogni Paese, in base all’impronta culturale e alle esigenze della popolazione. Tuttavia si sono individuati alcuni caratteri fondamentali dai quali sembra non poter prescindere:• il rinnovamento si riflette nei processi di design e

costruzione, ad esempio attraverso l’installazione di nuovi componenti e prodotti prefabbricati

• emerge un rapido e significativo miglioramento dell’accessibilità e della flessibilità delle abitazioni, che si adattano alle esigenze sempre più differenziate delle diverse tipologie di utilizzatori e delle diverse fasce d’età

• l’enfasi maggiore viene posta sulla sostenibilità, che comprende svariati aspetti legati all’efficienza energetica, ambientale, idrica, alla salute e alla sicurezza nella selezione dei materiali e nelle componenti strutturali

• i nuovi sistemi di gestione degli edifici permettono agli occupanti di controllare una varietà sempre più ampia di funzioni per un maggiore confort, come ventilazione, temperatura, illuminazione. L’alta tecnologia facilita la supervisione remota e il controllo delle applicazioni e dei sistemi di sicurezza

• i nuovi progetti hanno l’obiettivo di contribuire a creare un mix urbano sociale più armonico, garantendo una qualità adeguata delle abitazioni destinate alle fasce deboli della popolazione

• la richiesta di maggiore efficienza energetica e l’integrazione di energia rinnovabile influenza sia la struttura degli edifici che le sue applicazioni in tutti i segmenti di mercato

• gli uffici ed i locali produttivi devono presentare un alto grado di flessibilità. Le richieste di adattabilità e divisibilità degli immobili stimolano lo sviluppo di nuove soluzioni strutturali e tecnologiche, che sono facilitate dall’espansione della trasmissione dei dati wireless

• nel comparto delle infrastrutture, gli investimenti devono prevedere un approccio strategico verso le caratteristiche funzionali a lungo termine dell’infrastruttura e i costi associati al ciclo di vita

Anche se in questa classifica parziale compaiono numerose città statunitensi, europee e cinesi (queste ultime caratterizzate dalla capacità di cambiare radicalmente aspetto nell’arco di pochi anni) il livello più elevato di innovazione spetta a Toronto, che costituisce un valido esempio di come una grande città possa essere “sostenibile”. La rivitalizzazione del waterfront che avverrà nell’arco dei

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prossimi vent’anni – rileva lo studio – rappresenta il più grande progetto di rivitalizzazione urbana attualmente in corso nel nord America ed uno dei progetti più ambiziosi al mondo in quanto prevede l’utilizzo dei più innovativi criteri di sostenibilità, eccellenza nel design urbano, sviluppo immobiliare, infrastrutture tecnologiche e perseguimento di importanti obiettivi di politica pubblica.L’area coinvolta, che sorge vicino al lago Ontario, misura 800 ettari su cui verranno realizzati immobili residenziali e servizi in grado di ospitare una popolazione di circa 70mila persone e di offrire lavoro a 30mila persone. Le tipologie edilizie saranno differenziate, adatte ad ogni tipo di famiglia e fascia d’età. Circa il 20% delle abitazioni sarà in regime di social housing. Tutte le aree residenziali disporranno di scuole e servizi ai cittadini, mentre sul waterfront sorgeranno gli spazi pubblici e commerciali. Infine il 35% del progetto sarà destinato a spazi verdi, nell’ambito dei quali verranno piantati 34mila alberi.La sostenibilità è riassunta in cinque obiettivi principali, perseguibili attraverso una serie di azioni a breve, medio e lungo termine: riduzione del consumo energetico, realizzazione di edifici verdi, miglioramento della qualità dell’aria e dell’acqua, potenziamento dei trasporti pubblici e creazione di comunità dinamiche e vitali.Al secondo posto si colloca Londra. Tra i numerosi progetti destinati a contribuire all’evoluzione urbanistica della città, emerge la cosiddetta “scheggia di vetro” progettata da Renzo Piano, che dovrebbe essere terminata nel 2012, in occasione dei giochi olimpici e diventerà il grattacielo più alto d’Europa (vedi GEOCENTRO/magazine n. 11). Al terzo ancora Chicago.

Il livello di sostenibilitàQuesto aspetto innovativo – come si legge nel report – è ritenuto univocamente il più significativo in quanto prioritario riguardo agli aspetti relativi all’impatto ambientale, ai timori legati ai cambiamenti climatici e al progressivo esaurimento delle risorse naturali. Di conseguenza, nello sviluppo delle città, centrale risulta essere lo sfruttamento di fonti di energia alternative, fronte sul quale gli Stati Uniti sono all’avanguardia. Il maggiore sistema di energia solare si trova, infatti, nel centro congressi di San Francisco. Una superficie di 5.400 mq genera 826mila Kwh all’anno, che si possono tradurre nel soddisfacimento del fabbisogno di 184 abitazioni per un anno o nell’eliminazione di 7mila auto dalle strade. Nel corso della sua vita la centrale ridurrà le emissioni di anidride carbonica di 35mila tonnellate. E’ anche grazie a questo “plus” che la città della costa est si colloca al terzo posto di questa classifica. Dietro a due città già citate, Toronto e Stoccolma. Nel tirare le somme, con un occhio alla classifica, il Report di Scenari Immobiliari evidenzia in primo luogo che New York, Londra, Parigi, emergono come metropoli globali,

cioè politicamente influenti a livello mondiale, cruciali dal punto di vista economico e con un’offerta culturale di livello internazionale. Londra e Parigi, in particolare, sono le uniche che figurano tra le prime venti città in tutti i settori considerati. Sono all’avanguardia per la dotazione infrastrutturale, grazie alla presenza dei due sistemi aeroportuali più importanti d’Europa e tra i primi al mondo e al maggior numero di linee di metropolitana, ma anche per l’offerta culturale, per lo sviluppo tecnologico e per il grado di internazionalizzazione.Sotto il profilo culturale le prime città sono tutte europee, mentre per gli altri aspetti prevalgono le città americane. Tra queste, insieme alla “Grande Mela”, emergono Chicago e San Francisco, ma anche Boston, che fino a qualche anno fa risultava in fondo alle classifiche nazionali, mentre ora si situa al quarto posto del ranking mondiale. Le grandi città asiatiche hanno superato quelle americane quanto a sviluppo demografico ed edilizio ma sono ancora arretrate sotto il profilo della sostenibilità, dell’offerta culturale, dell’apertura verso i mercati internazionali e della stabilità politica. Fanno eccezione le città-simbolo del progresso e dello sviluppo tecnologico. Singapore, che figura all’undicesimo posto nel mondo e Seul, che emerge a sorpresa, tra le prime venti città globali ed è la seconda al mondo quanto ad innovazione tecnologica.È interessante, infine, sottolineare che l’innovazione “complessiva” premia soprattutto le città storiche del vecchio continente o degli States. Probabilmente chi ha maggiore esperienza sa cogliere meglio le trasformazioni e restare nella categoria delle eccellenze.

(Fonte: elaborazione Scenari Immobiliari)

Le venti città più innovative

La classifica è stata stilata dando un “peso” ad ogni città, a seconda della posizione nelle classifiche relative ai diversi aspetti/parametri ottenendo così un unico indice sintetico che ha consentito di individuare la posizione delle prime venti metropoli più innovative a livello mondiale.

1 Londra2 Chicago3 Bilbao4 Boston5 Parigi6 Stoccolma7 Toronto8 San Francisco9 Berlino10 Helsinki

11 Singapore12 New York13 Seoul14 Vienna15 Copenhagen16 Melbourne17 Dubai18 Abu Dhabi19 Hong Kong20 Francoforte

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di Marina Dragotto (Coordinatrice AUDIS - Associazione Aree Urbane Dismesse)

CITTà

Prosegue con questo articolo, dedicato alla città di Forlì (e in particolare all’intervento sull’area ex Orsi-Mangelli, un caso emblematico dei processi di rigenerazione urbana sviluppati in Italia negli ultimi 15 anni), la collaborazione con l’Associazione Aree Urbane Dismesse che propone la presentazione e l’analisi secondo i principi della Carta della Rigenerazione Urbana di alcuni significativi interventi di trasformazione e riqualificazione realizzati nelle città italiane.

Con il Prg avviato nel 1996 e approvato nel 2003 il Comune di Forlì fissa nella riqualificazione delle grandi aree di trasformazione (sistema delle aree dismesse e aree ferroviarie) uno degli assi portanti dello sviluppo urbano.La relazione tra trasformazioni urbane, riqualificazione del tessuto esistente e la necessità di promuovere la creazione di luoghi urbani ricchi di opportunità di fruizione è confermata nel Psc (2009) che nelle Norme Tecniche di Attuazione dichiara la scelta di “privilegiare i luoghi complessi per costruire, attraverso la riabilitazione di vaste porzioni di territorio in disuso, la ricchezza di usi e relazioni tipici della città tradizionale” (art. 8). La città non si accontenta più di avere una buona vivibilità, ma punta ad offrire ai suoi abitanti “vitalità e vivacità delle opportunità e delle relazioni”, attraverso la creazione di luoghi urbani più ricchi “lungo percorsi accessibili e comodi in grado di costituire un insieme di complessi attraenti”, assumendo nella progettazione la logica della costruzione di sistemi (art. 8).

In questo quadro gli ambiti urbani da riqualificare rappresentano la scelta strategica del Psc di Forlì per elevare il rango urbano di tutta la città. I compiti loro assegnati riguardano “il miglioramento della qualità urbana ambientale e architettonica, dello spazio urbano, oltre ad una più equilibrata distribuzione dei servizi, delle dotazioni territoriali o di infrastrutture per la mobilità” (art. 11 Nta).Tra gli ambiti più avanzati che in questi anni si sono sviluppati in attuazione delle previsioni degli strumenti di piano del Comune di Forlì ricordiamo, oltre al PRU n. 2 “Ex Orsi-Mangelli” (comparto AC1 del Poc) di cui questo articolo si occupa nello specifico:- il PRU n. 1 “Sistema ferroviario - via Pandolfa” relativo

all’area dell’Ex Foro Boario (comparto AC5); - i comparti Ex Forlanini, Ex Cantina Sociale (comparto

AC4) ed il PRU n. 4 Ex Bartoletti (comparto AC2).

L’area ex Orsi-MangelliScheda tecnica• Funzione precedente: industria per la produzione di seta

artificiale, cellophane e nylon• Funzione attuale: nuovo quartiere polifunzionale

(residenza, commercio, direzionale, servizi, parco)• Committente/Promotore: Comune di Forlì, Regione

Emilia-Romagna, Provincia di Forlì-Cesena, Istituto Autonomo Case Popolari di Forlì-Cesena (oggi Acer che si occupa di attuazione e gestione degli alloggi di edilizia sovvenzionata), Soc. Fortex Sidac (oggi Acmar s.c.p.a. di Ravenna);

• Altri soggetti coinvolti già dalla fase iniziale: Poste Italiane (che successivamente ha ceduto l’edificio di proprietà), Romagna Acque Società delle Fonti S.p.A. (realizzazione nuova sede direzionale);

• Soggetti coinvolti successivamente: AUSL di Forlì (realizzazione di una palazzina uffici); I.RO S.p.A. (realizzazione di interventi residenziali e terziari); S.CO.E.S. Società Cooperativa Stradale per Azioni con sede in Forlì (realizzazione nuova sede Inail e edifici a destinazione mista), della Società I.Rossi S.r.l con sede in Forlì (realizzazione edifici a destinazione mista).

Riqualificazioneurbana a ForlìL’area ex Orsi-Mangelli

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pubblica, euro 1.500.000,00 contributo per bonifiche, euro 2.132.295,60 contributo per realizzazione parcheggio comunale); Comune di Forlì euro 10.525.754,52; soggetti privati euro 139.464.297,83 (stima del totale degli investimenti).

DescrizioneL’area ex Orsi-Mangelli, è parte integrante dell’ampio programma di recupero delle aree dismesse di prima industrializzazione che dalla fine degli anni ‘90 caratterizza il territorio del comune di Forlì. La sua collocazione tra la stazione ferroviaria e il centro storico, la sua importante dimensione (13 ha), le dinamiche della sua ri-progettazione e i problemi affrontati per la sua attuazione ne fanno un caso emblematico dei processi di rigenerazione urbana sviluppati in Italia negli ultimi 15 anni.Il processo di dismissione dell’insediamento industriale, iniziato nel 1984 e concluso nel 1993, vede da subito l’affiancamento tra soggetto privato (Fortex Sidac Srl) proprietario della maggior parte della superficie e soggetti pubblici che rilevano parte delle aree (Comune, Poste Italiane, Romagna Acque) o sono attuatori di specifici interventi (Iacp Forlì, ora Acer). Nonostante i cambiamenti subiti dal progetto in corso d’opera per le modifiche alle destinazioni d’uso, per l’insorgere dei problemi di bonifica e per i cambiamenti di mercato, questa forte base di soggetti e il mix di funzioni ha consentito al programma di rigenerazione di mantenere una buona coerenza rispetto agli obiettivi iniziali senza modificare in modo significativo l’assetto urbanistico.

Qualità urbanisticaCome si è visto, il progetto di rigenerazione dell’area è perfettamente in linea con le previsioni dei piani urbanistici della città che si stavano definendo negli stessi anni della sua concezione. Per la sua attuazione il Comune e i soggetti privati si sono avvalsi di strumenti di attuazione diversi, tutti gestiti in coerenza con gli obiettivi del progetto di rigenerazione (l.r. 19/98, delibere di Giunta Regionale n. 2966/96, 1629/98 e n. 88/00).

• Strumenti urbanistici: - Variante di anticipazione del PRG 1999 - Piani generali: Prg 2003; Psc-Poc 2009 - Accordo di programma ai sensi dell’art. 27 della

Legge n. 142/90 e dell’art. 14 della L.R. n. 6/95, per il recupero urbano dell’Area Ex Orsi Mangelli in variante al Prg (1999)

- Accordo di programma (Comune-Regione) per l’approvazione del PRU n. 2 Ex Orsi Mangelli (2003)

- Piano Urbanistico Attuativo di iniziativa pubblica: approvazione e sottoscrizione della convenzione 1999

- Varianti al Piano urbanistico attuativo: 2007 per adeguamento della viabilità e recepimento delle richieste della Soprintendenza; 2010 per adeguamento delle destinazioni d’uso senza aumento volumetrico complessivo.

• Piano urbanistico attuativo: Studio Natalini Architetti di Firenze e Prococi Engineering di Como

• Progettazione esecutiva opere di urbanizzazione: Ufficio tecnico Acmar s.c.p.a. Ravenna

• Progetto esecutivo pubblica illuminazione: Studio tecnico ing. Marco Moretti di Rimini.

• Progettazione esecutiva del verde: Soc. GSA s.r.l. di Gueltrini e Stignani Associati di Ravenna.

• Superficie territoriale area di intervento: 131.632 mq.• Superfici edificabili: residenza 28.006 mq. (di cui

4.000 di edilizia residenziale pubblica a canone sociale); commerciale-terziario privato 27.658 mq., terziario pubblico 18.516 mq. oltre a 13.844 mq. con destinazione flessibile (terziario pubblico o in alternativa terziario privato).

• Superfici pubbliche: 32.120 mq. fra piazza, parcheggi, spazi di sosta e strade, 31.802 mq. fra parco, altre aree verdi e percorsi ciclabili e pedonali nel verde).

• Finanziamenti previsti dall’Accordo di Programma relativo al PRU n. 2 (aggiornamento 2010): Regione Emilia-Romagna euro 6.043.469,09 (di cui euro 2.411.173,49 contributo per edilizia residenziale

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Nella pagina precedente,Piazza Mangelli (Area ex Orsi-Mangelli, Forlì)

A sinistra,Prospettiva dell’Area da Ovest (Studio Natalini)

La fabbrica prima delle demolizioni Aerofoto, 1997

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Affidato agli Studi Natalini e Prococi Engineering il Piano attuativo per l’ex Orsi-Mangelli, in attuazione di quanto previsto dagli strumenti urbanistici generali, persegue i seguenti obiettivi:• trasformare il “vuoto urbano” della fabbrica in un nuovo

quartiere con destinazioni miste, integrate tra loro;• realizzare vasti spazi pedonalizzati, ciclabili e a verde;• connettere il nuovo quartiere al tessuto urbano

circostante;• curare la qualità realizzativa attraverso un forte controllo

sul linguaggio degli elementi architettonici edilizi e dello spazio pubblico.

Partito dalla necessità di intervenire su un’area industriale nata nel 1926 e densificata per successive addizioni fino a coprire quasi interamente la superficie territoriale, il progetto riduce la superficie edificata al 50% del totale ricavando ampi spazi per un parco urbano (27.000 mq), lo spazio pubblico pedonale (20.000 mq) e i parcheggi. La volontà di creare un “effetto città” è stata perseguita attraverso tre elementi:• un mix di funzioni articolato: residenze a libero mercato,

residenze a gestione pubblica, un centro commerciale, ampi spazi direzionali (sia pubblici che privati), servizi, spazi a destinazione culturale e un albergo (questi ultimi non realizzati);

• il rifiuto della zonizzazione attraverso l’integrazione di diverse funzioni all’interno dello stesso edificio;

• un impianto urbano unitario che attraverso la successione dei pieni e dei vuoti e un linguaggio architettonico coerente in tutte le sue parti crea un ponte tra l’area della stazione e il centro storico.

L’elemento portante del nuovo quartiere è il grande viale alberato che lo attraversa in direzione est-ovest biforcandosi a “Y” verso il Viale della Libertà (stazione e prima periferia) e a “T” verso Viale Manzoni (centro storico) definendo due snodi fondamentali. In quello a “T”, nel cui centro viene a trovarsi la ciminiera conservata, nasce una grande piazza

circolare che, insieme al parco a sud del viale, ordina lo spazio pubblico.A nord del viale sono collocate le zone per il commercio e l’artigianato integrate con le residenze e servite da un ampio parcheggio alberato collocato verso la ferrovia. A sud del viale le residenze affacciano sul parco che, insieme al grande parcheggio interrato (288 posti) costituisce la cerniera tra l’area e il centro storico.La scelta di privilegiare i percorsi pedonali e ciclabili, senza trascurare l’attenzione alla mobilità veicolare (prevalentemente perimetrale all’area), consente al progetto di riconnettere la maglia dei percorsi alla città esistente.La collaborazione tra pubblico e privato, prevista e perseguita fin dai primi passi dell’intervento, si è sviluppata attraverso un sistema articolato dei ruoli:• Comune: coordinamento degli interventi e soggetto

attuatore di parte delle bonifiche e del parcheggio interrato (dotazione extra standard urbanistico);

• Fortex Sidac Srl (oggi Acmar s.c.p.a.): soggetto attuatore delle urbanizzazioni primarie e secondarie di tutta l’area e di interventi edilizi e di bonifica sui lotti di proprietà;

• Ausl di Forlì, Romagna Acque Società delle Fonti S.p.A., I.RO S.p.A., I.Rossi S.r.l., S.CO.E.S.: soggetti attuatori degli interventi edilizi sui lotti di proprietà;

• Acer Forlì-Cesena: soggetto attuatore di interventi di edilizia residenziale pubblica incaricato dal Comune.

I cambiamenti avvenuti in corso d’opera, sia nelle aspettative di mercato (albergo non realizzato) che negli impegni di alcuni soggetti pubblici coinvolti, ha comportato la necessità di correggere alcune destinazioni d’uso attraverso la Variante del 2010 che, senza comportare aumento volumetrico o un cambiamento nella strategia complessiva del progetto, ha aumentato la flessibilità delle funzioni insediabili per favorire il completamento dell’intervento e per accompagnare l’area verso una sempre crescente integrazione reale con la città consolidata.

Qualità architettonicaLa coerenza del linguaggio architettonico adottato in tutta l’area, grazie al coordinamento dello Studio Natalini e alle norme adottate per la definizione dei materiali e degli elementi architettonici degli esterni, ha consentito di creare uno spazio urbano unitario. L’impianto tipologico accentua questa caratteristica adottando elementi tipici della città consolidata italiana (portici, continuità edilizia, altezze, ecc), pur in una interpretazione contemporanea.Gli isolati hanno piccole dimensioni e gli edifici hanno altezze contenute con un massimo di quattro/cinque piani fuori terra.

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Qualità socialeLa qualità sociale del progetto, ricercata già nelle indicazioni degli strumenti urbanistici generali, è rilevabile in alcuni fattori centrali nella definizione di un brano di città complesso:• un’offerta residenziale mista: edilizia destinata al libero

mercato, edilizia pubblica;• l’insediamento di nuove attività lavorative: terziario,

commercio e artigianato;• la previsione di alcuni servizi alla persona per il tempo

libero (palestre, spazi a destinazione culturale);• la realizzazione di un centro commerciale di scala urbana

con la presenza di esercizi commerciali diversificati e di alcuni pubblici esercizi;

• la presenza di attività lavorative che hanno fino ad oggi generato 255 addetti (130 nei servizi, 118 nel commercio e 7 nel settore industria e ricerca);

• l’insediamento di una popolazione prevalentemente giovane (anche se va rilevato che l’insediamento dei residenti è iniziato da poco).

Tuttavia, anche sul piano sociale un bilancio completo sugli esiti del progetto deve essere rinviato di qualche anno, quando saranno completati tutti gli elementi indispensabili a rendere pienamente attiva l’area in tutte le sue componenti.

Qualità economicaLa tenuta delle previsioni economico-finanziarie iniziali è stata messa in crisi da due fattori principali: l’imprevisto costo di bonifica dei suoli e la mancata attuazione di alcune funzioni sia pubbliche (nuova sede della Questura e nuova sede ASL) che private (l’albergo).La complicata vicenda della bonifica dei suoli, oltre ad un aumento considerevole dei costi previsti, ha comportato un danno d’immagine a tutta l’area influendo sulla sua attrattività. La percezione di essere in un’area in continua lavorazione e in presenza di possibili elementi di rischio per la salute delle persone (che in effetti non ci sono) ha avuto effetti su tutta l’area determinando un rallentamento sia nelle vendite che nelle locazioni (che si è aggiunto alla sfavorevole fase economica attuale), pur a fronte della qualità del progetto e delle realizzazioni.Nonostante ciò, grazie anche all’avvio del centro commerciale che ha svolto una funzione di ancora, nell’area si sono collocate diverse attività economiche. Le unità locali insediate sono oggi 67: di cui 45 nel settore servizi, 19 nel commercio e 3 nell’innovazione e ricerca.Oltre al centro commerciale è prevista la realizzazione di altre superfici a destinazione terziaria-commerciale capaci di attirare l’insediamento di ulteriori imprese e servizi.

Qualità ambientale ed energeticaIl progetto comporta un netto miglioramento dell’area in

Elemento fondamentale di questa impostazione è stato aver affidato, per norma, il controllo formale esteriore di ogni elemento architettonico agli stessi estensori del Piano Urbanistico Attuativo.

Qualità dello spazio pubblicoLa dimensione, la complessità e l’attenzione progettuale dedicata allo spazio pubblico rappresentano uno dei punti salienti della rigenerazione dell’area.Gli elementi principali sono costituiti dal grande parco (3 ha) e dalla grande piazza circolare intorno alla ciminiera collocata nello snodo del viale centrale. Il parco è progettato con un andamento leggermente ondulato, un manto erboso non costante resistente ad un’alta frequentazione; il suo impianto si integra con i giardini privati delle residenze, evitando la frammentazione dei verdi di risulta. Oltre al parco e alla piazza, costituiscono parte sostanziale dello spazio pubblico i percorsi ciclo pedonali e il sistema dei parcheggi scoperti, tutti caratterizzati dalla presenza di alberature e, su via Manzoni, di un controviale di separazione dalla viabilità esterna.La rete dei percorsi suddivide l’area in porzioni misurate (isolati), analoghe a quelle della città storica, riportando la grande estensione dell’area industriale ad una dimensione urbana.Il ritardo nella realizzazione del parco e nel completamento di alcuni edifici ha influito sulla piena occupazione delle funzioni insediabili e di conseguenza ha determinato un impoverimento nell’uso effettivo dello spazio pubblico. Un deficit accentuato dalla gestione del centro commerciale, tutta rivolta verso l’uso del corridoio centrale coperto senza sfruttare l’affaccio sui portici e il viale centrale, prevalentemente pedonale, sul quale è incardinata l’area.Una valutazione piena della qualità dello spazio pubblico sarà, perciò, possibile solo dopo il completamento dell’area e con tutte le funzioni insediate.

Il viale centrale (via Bonali, vista verso Piazza Mangelli)

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termini ambientali con un dimezzamento della superficie edificata e l’introduzione di un parco urbano di 3 ha.Tuttavia, come la maggior parte degli interventi di rigenerazione di aree dismesse impostati prima dell’entrata in vigore del Decreto Ministeriale 471/1999, nell’ex area Orsi-Mangelli il tema della bonifica non è stato preso in considerazione nella fase di impostazione del nuovo impianto urbanistico. Ciò ha comportato una drammatica dilatazione dei tempi di intervento e un sensibile aumento dei costi di realizzazione.In un primo tempo, infatti, sembrava che la bonifica da amianto conclusa nel 1992 avesse risolto tutti i problemi ambientali dell’area e la progettazione successiva si è svolta senza considerare possibili problemi del sottosuolo.Nel 2000, dopo l’approvazione del piano attuativo, le indagini condotte dalla società proprietaria della maggior parte dell’area (Fortex Sidac Srl), in accordo con Arpa Forlì, non ha rilevato una situazione preoccupante non risultando superati i limiti di cui al DM 471/99 per le sostanze inquinanti del sottosuolo. Con l’avvio dei lavori di urbanizzazione e di preparazione alle edificazioni, invece, è emersa una situazione molto più compromessa che ha imposto la redazione di un piano di caratterizzazione e successivi progetti di bonifica prima sulle aree private e poi su quelle pubbliche. Tra sondaggi, caratterizzazione e progetti di bonifica, influenzati anche dall’aggiornamento della normativa ambientale (D.Lgs 152/06), i lavori di bonifica dell’area comunale iniziano nell’ottobre del 2007 per concludersi a inizio ottobre 2010 con un costo di intervento pari a 5.441.000,00 euro. Per quanto riguarda i temi del risparmio energetico, poco presenti alla scala edilizia, va rilevato che la concezione dell’intervento risale ad anni nei quali tutti gli aspetti dei costi di gestione, della razionalizzazione dei consumi e della produzione di energie alternative non erano sviluppati. Gli unici edifici nei quali sono riscontrabili tecnologie e soluzioni architettoniche volte al contenimento dei consumi energetici, tra quelli fin qui realizzati, sono quelli costruiti dall’Acer che, essendo ente di gestione, per primo ha colto i vantaggi di un rinnovamento del prodotto edilizio in termini di riduzione dei consumi.

Qualità culturale e paesaggisticaIl progetto sceglie di cancellare completamente la maglia del tessuto industriale esistente e si rapporta alla storia della città di Forlì e dell’area attraverso:• la conservazione di alcuni puntuali elementi

architettonici: la ciminiera, parte del muro di cinta e del fabbricato della centrale termica (demolito in quanto danneggiato e ricostruito);

• la costruzione di un tessuto urbano rapportato alla scala degli isolati del centro storico;

• la definizione di un linguaggio architettonico che, pur essendo contemporaneo, guarda agli elementi della tradizione dell’Italia centrale.

La ciminiera, unico vero elemento di archeologia industriale rimasto, sebbene abbassata per ragioni statiche, costituisce il fulcro della nuova organizzazione dell’area.Alla costruzione del nuovo paesaggio il progetto dedica una particolare attenzione, non solo utilizzando la ciminiera come un riconoscibilissimo e forse naturale elemento di Landmark visibile da grandi distanze, ma pensando nell’insieme il rapporto visivo fra l’area e il suo intorno.Due elementi sono particolarmente interessanti:• l’apertura, lungo il viale centrale, di un ampio cono

visivo sul centro storico e i suoi elementi verticali (campanile di San Mercuriale e Torre Civica);

• la schermatura di edifici dissonanti esistenti all’esterno dell’area, attraverso i volumi costruiti all’interno.

Cos'è AUDISL’Associazione Aree Urbane Dismesse affronta le problematiche riguardanti la trasformazione di quelle parti di città che hanno interrotto il loro ciclo funzionale e che soffrono della frattura tra la struttura urbana e i suoi nuovi utilizzatori. Nel corso della sua attività, iniziata nel 1995, AUDIS ha saputo cogliere l’evoluzione del tema delle aree dismesse, stimolando il dibattito tra amministratori pubblici, operatori privati e tra tutti coloro che sono coinvolti nei processi di trasformazione urbana, ampliando continuamente il dibattito.La Carta della Rigenerazione Urbana approvata nel 2008 costituisce il punto di arrivo dell’Associazione come promotrice di una cultura volta alla riprogettazione della città dall’interno.Gli associati AUDIS sono Comuni di grandi e medie città, amministrazioni provinciali e regionali, imprese e società private e pubblico-private, istituti di ricerca e associazioni, università.www.audis.it

(Si ringraziano per questo articolo: l’arch. Stefano Bazzocchi del Comune di Forlì per le spiegazioni sul progetto, i materiali forniti e la collaborazione nella redazione del testo; l’ing. Prosper Wanner e il dott. Marco Vani per il contributo all’analisi)

Tra gli altri nel Team di lavoro della Acmar scpa

Capoprogetto delle urbanizzazioniGiorgio Morigi, Geometra

Tecnico di cantiere delle urbanizzazioniStefano Errani, Geometra

Capoprogetto della costruzione del Centro PolifunzionaleSergio Mazzesi, Geometra

Tecnico di cantiere del Centro PolifunzionaleCarlo Ballardini, Geometra

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COSTRUIRE

Incontro con Mario Botta

Nato nel 1943 a Mendrisio, Canton Ticino, Mario Botta, dopo un periodo d’apprendistato presso lo studio degli architetti Carloni e Camenisch a Lugano, frequenta il liceo artistico di Milano e prosegue i suoi studi all’Istituto Universitario d’Architettura di Venezia, dove si laurea nel 1969 con i relatori Carlo Scarpa e Giuseppe Mazzariol. Durante il periodo trascorso a Venezia, ha occasione di incontrare e lavorare per Le Corbusier e Louis I. Kahn.La sua attività professionale inizia nel 1970 a Lugano. Realizza le prime case unifamiliari nel Canton Ticino e successivamente numerosi progetti in tutto il mondo che gli sono valsi importanti riconoscimenti internazionali.Tra i 300 edifici recanti la sua firma vanno menzionati il teatro e casa per la cultura a Chambéry; la galleria d’arte Watari-um a Tokio; la mediateca a Villeurbanne; il SFMOMA museo d’arte moderna a San Francisco; la cattedrale della resurrezione a Evry; il museo Jean Tinguely a Basilea; la sinagoga Cymbalista e centro dell’eredità a Tel Aviv; la biblioteca municipale a Dortmund; il centro Dürrenmatt a Neuchâtel; il MART museo d’arte moderna e contemporanea a Rovereto; la torre Kyobo a Seoul; gli edifici amministrativi Tata CS a Nuova Delhi e Hydrabad; il museo Fondazione Bodmer a Cologny; il centro pastorale Giovanni XXIII a Seriate e la biblioteca a Bergamo; la ristrutturazione del Teatro alla Scala di Milano, la chiesa del Santo Volto a Torino e il centro wellness ad Arosa.

Architetto Botta, ha realizzato la sua prima costruzione a 16 anni, praticamente da “apprendista”. Come ricorda quell’esperienza?“Svolsi un periodo di apprendistato, come disegnatore edile, prima di andare a studiare per prendere la maturità. In pratica ho iniziato facendo il percorso al contrario. Ed è stato un bene perché credo che studiare architettura, come poi ho fatto, conoscendo il mestiere, sia stato per me molto più proficuo che partire dal punto di vista teorico e poi cercare l’applicazione pratica. In sostanza studiare senza sapere quale

sarà l’applicazione futura delle proprie conoscenze. Anche ai miei figli ho consigliato un percorso simile ovvero di fare lo stage appena finito il liceo. Gli ho detto: fatevi prima un’esperienza e poi decidete se fare l’ingegnere, il tecnico o l’architetto. Poi, purtroppo, so che, in un certo senso sono ‘perdente’, perché non è che il mondo oggi segua questa teoria. Ma per me, lo ripeto, è stata molto positiva”.

A proposito di stage, lei ne ha svolto uno presso lo Studio di Le Corbusier e Luis I. Kahn. Cosa ha imparato da quei Maestri? “Ho avuto il privilegio di confrontarmi con loro in età giovanissima. Ero ancora studente e il rapporto con questi grandi Maestri è stato non tanto di insegnamento diretto, perché io ero lì a fare il ‘ragazzo di bottega’. Come dire, in qualche modo, a rubare il mestiere. Però è stato interessante poter entrare in contatto presto, perché ho potuto mettere in campo certe doti di apprendimento, che richiedono umiltà. Una predisposizione particolare e proficua che a diciotto, vent’anni, uno può avere. Forse a trenta non più. E anche questo, penso, fa un po’ parte del segno dei tempi. Andare ad imparare un mestiere dopo una laurea come si fa oggi è molto più difficile che impararlo con una licenza media o un diploma. Perché sino ad una certa età si ha una disposizione particolare ad imparare che invece dopo nel tempo non c’è più”.

Svolge da sempre un’intensa attività didattica ed è stato cofondatore dell’Accademia di Architettura di Mendrisio, sua città natale. Come è nata l’idea e come si caratterizza l’insegnamento dell’Accademia? “L’idea dell’Accademia è nata da una serie di circostanze politiche, culturali ed economiche oggi irripetibili. Comunque, sostanzialmente per rispondere ad un bisogno che la disciplina dell’architettura aveva di fronte alla tecnica. Noi avevamo già due Scuole di grandissima qualità, il Politecnico di Losanna

“Ai giovaniconsiglio uno stageprima dell’Università”

Mario Botta

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ni sono i dati tecnici e i dati distributivi di cui ho bisogno... Un conto è, invece, dire che quell’edificio insiste su un determinato territorio per cui la progettazione diventa anche quella di quel territorio. Andando oltre la semplice risposta tecnica. E’ una grande responsabilità e di fatto la nostra sfida più importante”.

Si occupa da tempo dei temi della memoria rispetto all’architettura. Cosa deve fare oggi l’architetto per lasciare un messaggio corretto e una traccia utile per far comprendere la nostra epoca alle future generazioni?“Deve interpretare al meglio la sensibilità del nostro tempo. Non dobbiamo fare degli interventi, degli edifici che rispondono solo in termini tecnici e funzionali perché sia la nostra tecnica, sia le nostre funzioni si esauriscono nel giro di pochi anni. Ma il segno architettonico resta. Ecco allora che prendere possesso della terra madre diventa importante al di là della funzione. Perché l’oggetto dell’architettura una volta realizzato si carica di valori simbolici, metaforici che vanno oltre la risposta funzionale. Non a caso, il primo atto di fare architettura consiste nel porre una pietra sulla terra, non una pietra su una pietra. È grazie a questo primo atto che da una condizione di natura si passa a una condizione di cultura. Ecco perché l’architettura ci appartiene, poiché rappresenta il nostro spazio di vita, modellato dai segni che appunto costruiscono questo spazio”.

e il Politecnico di Zurigo. Realtà nelle quali, però, il sapere disciplinare era sopratutto influenzato da una formazione tecnica. Nel profilo che io avevo tracciato per l’insegnamento dell’Accademia mi sembrava invece interessante prevedere una formazione più umanistica. Ed è così che con l’Accademia abbiamo voluto far nascere un nuovo profilo che prendeva le scienze umane come elemento portante. Poi ovviamente nell’insegnamento ci sono anche complementi di matematica, di logica, di statica, di tutte quelle attività/conoscenze che servono a svolgere il nostro mestiere. Però il quadro di fondo parte dalla storia delle idee, quindi della filosofia, la storia dell’arte, dell’architettura. Puntando molto sulla conoscenza umanistica indispensabile per formare un nuovo tipo di architetto che noi abbiamo chiamato “Territoriale”. Cioè che abbia una consapevolezza del territorio e nel progettare vada oltre al fatto della pura costruzione sapendo leggere l’identità di un territorio”

Come si crea questa consapevolezza? Come si legge l’identità di un territorio?“Si legge da tanti punti di vista. Dalla geografia, ma soprattutto dalla cultura, dalla storia, dalla memoria di quel territorio. E’ una lettura molto complessa che non si lascia spiegare in due parole. Ma, per semplificare, un conto è dire, mentre ci apprestiamo a costruire una casa, un palazzo, una scuola, questi

MART, Museo d’arte moderna e contemporanea, a Rovereto

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ifiIDA

International Federation of Interior Architects/DesignersA Partner of the InternationalDesign Alliance E • C • I • A

EUROPEAN COUNCIL OF INTERIOR ARCHITECTS

BEDA The Bureau of europeanDesign Association

socio fondatore di:

Concorso Internazionale per Interior Designers

3° International competition

for Interior Designersedizione 2010/2011

Con il riconoscimento / Under the auspices ofPresidenza della Repubblica con MedagliaPresidenza del senato con MedagliaPresidenza della Camera con Medaglia

Associazione Italiana Progettisti d’Interni Interior designers

I N T E R I O R D E S I G N E R S

ASSOCIAZIONE ITALIANA PROGETTISTI D’INTERNI

info / www.aipi.it

AIPi è membro di

con il patrocinio di

media patners

partners

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no.it

ADI Associazione per il Disegno Industriale

POLITECNICO DI TORINO

Coordinamento Libere Associazioni Professionali

CoLAP

GIORNATE INTERNAZIONALI DELL’ARREDOABITARE IL TEMPO Ottagono lo spirito di Stella

| architettura | design | materiali |

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CONCORSI

L’AIPi intende istituzionalizzare, identificare e valorizzare la figura dell’interior designer e tramite questo concorso vuole mettere in risalto le qualità culturali, creative e tecniche del progettista d’interni che: • identifica, ricerca e risolve creativamente i problemi appartenenti alla funzione

dell’ambiente interno; • esegue servizi relativi agli spazi interni, che includono programmazione, studio

del progetto, progettazione del posto, estetica ed ispezione del lavoro, impiegando la pratica e la conoscenza specializzata di costruzione d’interni, sistema edilizio e componenti, norme edilizie, attrezzatura, materiali e arredamento;

• prepara disegni e documenti relativi al progetto dello spazio interno; per intensificare la qualità di vita e proteggere salute, sicurezza e benessere del pubblico: (Questo documento, adottato dall’Assemblea Generale dell’I.F.I ad Amburgo nel Maggio 1983, è stato riconfermato nell’Assemblea ECIA del 1992, di cui AIPi è socio fondatore).

Art.1 Tema del Concorso (edizione 2010-2011) Il tema di questo Concorso “Progetta un Sorriso” verte sulla progettazione dello spazio interno di un piano di una struttura ospedaliera esistente, destinata a Reparto di Pediatria generale, Chirurgia Pediatrica, Day Hospital, e Onco-ematologia Pediatrica. Il ricovero in ospedale è sempre un trauma per il bambino. Improvvisamente il piccolo si trova in un ambiente sconosciuto e potenzialmente minaccioso, lontano dal mondo di giochi che gli è familiare, tra persone che non ha mai visto prima e con la sensazione di essere impotente, di fronte a strumenti e procedure sgradevoli. All’ansia e alla paura si aggiungono il dolore e il disagio fisico della malattia, che spesso si protraggono per molto tempo, e il senso di inadeguatezza nei confronti degli altri bambini. Nello stesso tempo i genitori vivono con ansia i problemi del figlio e tendono a sviluppare frustrazioni e paure che ricadono sul bambino. Il rischio che tutto questo comporta, soprattutto nei casi di lungodegenze e di malattie gravi, è che dolore, angoscia, collera, noia e tristezza diventino un ostacolo nella terapia medica del bambino malato, diminuendo la sua capacità di reagire e affrontare i traumi. Elementi principali del progetto Lo studio di un reparto a “misura di Bambino” in grado di migliorare la qualità delle degenze ospedaliere e degli interventi diagnostici e terapeutici e di aiutare ad essere più rispettosi delle esigenze affettive, cognitive ed espressive del bambino, in considerazione delle sue diverse fasi di sviluppo. Un ambiente accogliente, fa bene all’umore e quindi concorre al successo delle cure, è in grado di accogliere anche il genitore, dove il piccolo paziente trovi scuola, giochi e magari clown che animano le corsie. E’ richiesto lo studio di spazi ospedalieri idonei, sul piano strutturale, relazionale e affettivo, ai problemi propri del bambino e dell’adolescente, così che possa esserci l’adeguato rispetto dei bisogni di salute e di cura. Il tema del concorso si colloca all’interno del 7° piano dell’ Azienda Opedialiera Universitaria di Modena – Policlinico. Al 7° piano è sito il dipartimento Materno Infantile del Policlinico ove si trovano i reparti di Pediatria generale, Chirurgia Pediatrica, Day Hospital, e Onco-ematologia Pediatrica. L’obiettivo è quello di rendere migliore, attraverso lo studio di spazi umanizzati, la qualità della degenza dei bambini in ospedale. L’interior designer deve attribuire al progetto valori significativi, attraverso la creatività, l’utilizzo di nuove tecniche, materiali innovativi ed ecocompatibili, tenendo in considerazione il rispetto delle normative, affinchè gli spazi siano accessibili, usufruibili e funzionali a tutte le tipologie di utenti, in particolare valutando con attenzione che il progetto rispetti tutte le normative affinchè sia accessibile a individui portatori di handicap. Art.2 Categorie e Partecipazione Il Concorso è diviso in due categorie: categoria 1: rivolta ai progettisti liberi professionisti quali interior designer, designer, architetti, geometri e ingegneri italiani e stranieri che, per studio o per professione, siano impegnati nell’interior design e nelle arti applicate; categoria 2: rivolta agli studenti italiani e stranieri di Istituti Superiori, Università e Accademie che, per studio, sono impegnati nell’interior design e nelle arti applicate. La partecipazione è ammessa singola e/o in gruppo; nel caso di partecipazione in gruppo, pur riconoscendo la paternità del progetto presentato a tutto il gruppo, sarà necessario indicare un Capogruppo quale unico referente nei confronti dei rapporti con l’organizzazione del concorso. I candidati possono partecipare con una o più proposte purchè iscritte e presentate separatamente. Art.3 Iscrizione Per partecipare al Concorso è obbligatoria un’iscrizione che avverrà compilando l’apposito modulo reperibile sul sito www.aipi.it che, regolarmente compilato, dovrà essere spedito tramite R.R. o via e-mail, con attestazione di avvenuto pagamento (solo per la catg.1), presso la segreteria AIPi, con la seguente dicitura: 3° Concorso Internazionale per Interior Designer “Progetta un Sorriso” edizione 2010/2011 presso AIPi - via Borgazzi 4 – 20122 Milano Tel. 02/58310243 Fax 02/58312485 e-mail: [email protected] A seguito dell’iscrizione i concorrenti riceveranno la cartella del Concorso contenente tutte le informazioni e modalità di presentazione degli elaborati. Per ulteriori informazioni e/o chiarimenti contattare la segreteria del Concorso, presso la sede AIPi, tutti i giorni dalle ore 10,00 alle ore 13,00, escluso il sabato ed i festivi. Art.4 Quote iscrizione Per i candidati singoli e/o in gruppo appartenenti alla categoria 2 è a titolo gratuito.Euro 25,00 per i candidati singoli iscritti alla categoria 1. Euro 50,00 per i candidati in gruppo iscritti alla categoria 1. La quota è da versare al momento dell’iscrizione, alla quale dovrà essere allegata la ricevuta di avvenuto pagamento. Le quote di partecipazione non potranno essere rimborsate in alcun caso. I versamenti potranno essere effettuati, specificando la causale “Iscrizione al 3° Concorso Internazionale per Interior Designers “Progetta un Sorriso” edizione 2010/2011”, mediante le seguenti modalità: Vaglia postale, indirizzato a AIPi Associazione Italiana progettisti d’Interni – interior designers, 20122 Milano, via Gerolamo Borgazzi 4 Bonifico Bancario sul c/c n° 100000009417 – IBAN IT 95 C 03069 01606

100000009417 – BIC BCITITMM ( abi 03069 – cab 01606 ) intestato a AIPi presso Banca Intesa San Paolo spa. Art.5 Elaborati e scadenze Al fine di garantire la possibilità di una mostra, tutti gli elaborati, in forma anonima, dovranno essere contenuti entro tre tavole tassativamente rigide, pena l’esclusione, in formato 50x70, redatte orizzontalmente o verticalmente con qualunque tecnica rappresentativa. Gli elaborati dovranno essere accompagnati da una relazione descrittiva, in formato A4, non superiore a tre pagine dattiloscritte, e da un supporto magnetico (CD) contenente le foto dei lavori e dei partecipanti ed il loro curriculum. Tutte le comunicazioni e diciture riferite al progetto in concorso dovranno essere redatte in italiano e in inglese, maggiori dettagli saranno inclusi nella cartella di concorso. Tutti gli elaborati dovranno pervenire alla segreteria AIPi entro il 31 marzo 2011. Gli elaborati potranno essere spediti a mezzo postale o con corriere espresso e farà fede la data di spedizione; inoltre, gli elaborati potranno essere direttamente consegnati a mano presso la segreteria ed in questo caso sarà rilasciata regolare ricevuta di avvenuta consegna. Tutte le spedizioni saranno a cura, spese e responsabilità dei concorrenti. In ogni caso saranno ammessi solo gli elaborati pervenuti entro 7 giorni dopo la scadenza, ma spediti entro la scadenza; tutti gli altri saranno esclusi. La segreteria e l’organizzazione non si assumono responsabilità riguardanti ritardi o smarrimenti postali. Gli elaborati dei vincitori e dei segnalati non saranno restituiti; tutti gli altri, dopo l’uso per le mostre, saranno restituiti, se richiesti per iscritto e se ritenuti non necessari da AIPi ai fini dell’esercizio di quanto previsto dall’art. 11, a spese del richiedente.Le richieste di restituzione dovranno pervenire entro sessanta giorni dalla fine dell’ultima mostra del concorso, che avverrà entro il mese di Giugno 2011. I materiali non ritirati entro 60 giorni successivi saranno distrutti al macero. Gli elaborati non devono contenere “MOTTI “ previa esclusione, poiché è un modo di individuazione del progetto. Art.6 Esclusioni Non possono partecipare al Concorso: I membri della Giuria, i loro coniugi e parenti fino al terzo grado ed i loro collaboratori; I membri del CdA AIPi, i loro coniugi e parenti fino al terzo grado ed i loro collaboratori; I membri della Commissione Soci AIPi, i loro coniugi e parenti fino al terzo grado ed i loro collaboratori; I dipendenti delle società sponsorizzatrici, i loro coniugi e parenti fino al terzo grado;Coloro i quali hanno collaborato alla stesura del suddetto bando, i loro coniugi e parenti fino al terzo grado. Art.7 Giuria La giuria sarà composta:• da rappresentante Politecnico di Milano• " " Politecnico di Torino• " " Università di Venezia• " " Board IFI• " " Board ECIA• " " ADI• " " AIAP• da rappresentanti AIPi (Presidente e Capo Progetto)• " " Riviste specializzate• " " Major sponsor• " " Mondo imprenditoriale

Art.8 Premi Categoria 1: 1° classificato: opera di maestro italiano contemporaneo + premio pari ad € 4000,002° classificato: targa di menzione di merito + premio pari ad € 3000,00 3° classificato: targa di menzione di merito + rimborso spese di € 2500,00 Categoria 2: 1° classificato: € 2500,00 più targa di menzione di merito 2° classificato: € 2000,00 " " 3° classificato: € 1500,00 " " Inoltre, si chiarisce che il progettista vincitore della categoria 2 sarà messo in condizione di seguire la realizzazione di un comparto del suo progetto che sarà presentato in occasione del Salone Internazionale del Mobile edizione 2011 Art.9 Risultati e Divulgazione I lavori della Giuria si completeranno entro l’ 8 Maggio 2011, i risultati saranno resi noti ai vincitori mediante comunicazione raccomandata ed inoltre diffusi a mezzo stampa e con un’apposita manifestazione di premiazione. La Giuria diffonderà, in occasione della cerimonia di premiazione, una relazione conclusiva indicante i criteri di valutazione e la motivazione dei progetti premiati. I progetti vincitori saranno esposti in una mostra e presentati al pubblico nella cerimonia di premiazione che si terrà entro il mese di Giugno 2011. L’organizzazione si riserva inoltre la possibilità di pubblicare i lavori pervenuti sulla stampa specializzata, nonché di realizzare un catalogo delle opere pervenute. I partecipanti al Concorso con l’invio dei progetti acconsentono all’utilizzo dei loro materiali ai fini sopra elencati. Nulla sarà dovuto ai concorrenti per gli usi di cui sopra. Art. 10 Accettazione Con l’invio dei progetti e di una copia del presente bando regolarmente sottoscritta, i concorrenti (siano essi singoli o gruppi di lavoro) accettano, senza riserve, le condizioni espresse nel bando e le decisioni della Giuria, sia per l’interpretazione del bando che per la valutazione delle opere in competizione. 4. Art. 11 Controversie, competenza esclusiva Per qualunque controversia a qualsiasi titolo derivante dalla adesione e partecipazione al concorso di cui al presente bando, sarà (esclusivamente) competente a decidere per territorio il foro di Monza con esclusione di qualunque altro foro eventualmente concorrente anche per via di connessione.

3° Concorso Internazionale per Interior DesignersEdizione 2010/11 “Progetta un Sorriso”

Il Responsabile del Concorso I.D. Sebastiano Raneri Presidente AIPi

Il Capo Progetto I.D. Roberto Blanzieri

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PROGETTI

La nuova sede di Schüco International Italia, nata da un'intelligente operazione di recupero di un ex magazzino situato nella zona industriale di Padova, su progetto degli architetti Renato Bredariol e Marco Bonariol dello studio B+B Associati, rappresenta il principale esempio in Italia di applicazione della filosofia Energy2 (risparmiare energia e produrre energia), sulla quale l’azienda ha investito in questi anni in termini di ricerca e sviluppo. Nonché l’emblema realizzato delle tecnologie sviluppate e proposte da Schücosul mercato che in gran parte si ritrovano applicate in essa.Elemento fondamentale e maggiormente innovativo del complesso sono le facciate dove i principi Energy2 trovano piena applicazione aggiungendo nuova funzionalità e significato all’involucro edilizio anche attraverso l’utilizzo del nuovo modulo fotovoltaico Schüco ProSol TF realizzato in film sottile. L’Edificio ha ottenuto la Classe A nella certificazione energetica. Secondo il monitoraggio svolto dall’Azienda, nel periodo febbraio 2009 – febbraio 2010, l’energia risparmiata è stata pari 135.926 kW/h, l’energia prodotta, 554.541 kW/h e le emissioni di CO2 evitate 319.550 kg.A questi risultati concorre in maniera significativa il complesso dei sistemi per l’automazione dell’edificio indirizzati ad un utilizzo “intelligente” delle diverse componenti architettoniche.

L’edificioE’ costituito da due corpi di fabbrica collegati da una passerella. Il corpo di fabbrica di più recente costruzione – come si legge nella documentazione illustrativa del progetto – è stato sviluppato con due zone d’uso differenti: la zona nord-ovest, ad unico volume, destinata a show room e la zona sud-ovest, che si sviluppa su tre piani, destinata ad uso uffici e sala conferenze.L’altro corpo di fabbrica vede una zona dedicata alla

ristorazione (piano terra zona sud-ovest) e le restanti zone ad uffici.Sul secondo edificio si attestano i capannoni che hanno subito un intervento di ripristino limitato e non fanno capo al sistema edificio-impianto oggetto della costruzione-riqualificazione ma che sono stati comunque utilizzati, data l’ampia superficie di copertura, per l’installazione di un significativo impianto fotovoltaico.

Le facciateL’involucro esterno del complesso integra, sia nella nuova costruzione sia nella parte ristrutturata, diverse soluzioni per i sistemi di facciata, studiate in relazione all’uso degli ambienti interni e alla loro esposizione, in una progettazione globale che ha tenuto conto degli aspetti tecnologici e di efficienza energetica, dell’impatto formale e della resa estetica, unitamente al comfort interno degli ambienti di lavoro.La facciata Schüco E2 di Via del Progresso recepisce alcuni tra gli elementi che possono essere integrati in un sistema Schüco E2, ed è stata realizzata su una struttura a montanti e traversi ad elevato isolamento termico.Le finestre installate, del tipo ad apertura parallela, oltre alla gradevolezza estetica data dall’inserimento a scomparsa nella struttura della facciata presentano un’elevata efficacia sotto il profilo della ventilazione naturale degli ambienti. L’apertura a tutta altezza, consente infatti l’ingresso dell’aria esterna attraverso la parte inferiore e al tempo stesso la fuoriuscita dell’aria viziata dalla parte superiore. Il sistema comprende una schermatura solare Schüco CTB a micro-lamelle in alluminio. Inserita a scomparsa nella zona marcapiano, la schermatura è complanare al resto del sistema.Grazie alla configurazione delle lamelle, la tenda associa ad un elevato fattore ombreggiante un ottimo grado di trasparenza anche quando è completamente abbassata, consentendo a chi si trova all’interno di fruire della vista esterna ed evitando al

Nuova sede Schüco Le facciate Energy² aggiungono funzionalitàe significato all’involucro edilizio

Facciata Schüco Energy², particolare delle aperture parallele motorizzate

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a sporgere realizzati con vetro sigillato strutturalmente, mentre sul fronte sud sono stati inseriti moduli fotovoltaici architettonici a film sottile. La trasmissione luminosa garantita da questi moduli che fanno entrare il 20% di luce è pari a quella ottenuta sulla facciata Schüco E2 con la schermatura solare Schüco CTB, quindi garantisce un’ottimale illuminazione naturale e al tempo stesso consente visibilità dall’interno verso l’esterno.L’intercapedine è ispezionabile esclusivamente dall’interno, quindi la pelle interna della doppia parete è necessariamente tutta apribile ed è stata realizzata con un doppio nastro di infissi apribili a tutta altezza, con ante del tipo a sormonto con sistema ad anta ribalta. Una schermatura solare a lamelle da 35 mm posta nell’intercapedine e collegata alla stazione meteorologica garantisce una corretta gestione in funzione dell’irraggiamento solare.

Il modulo Schüco ProSol TF in film sottileSi basa sulla tecnologia fotovoltaica amorfa e si presta a soluzioni avanzate nell’utilizzo in facciate e finestre per un’architettura “solare” applicata all’involucro edilizio, con nuovi standard di efficienza e design. Rispetto ai moduli cristallini, le cui caratteristiche estetiche sono vincolate dalla rigida tecnologia costruttiva, il film sottile – come spiegato nella presentazione del prodotto – permette di produrre moduli fotovoltaici con un’ampia flessibilità nelle dimensioni, nella forma, nel colore e nel grado di trasparenza. A differenza dei moduli fotovoltaici che vengono normalmente installati sulle superfici dei tetti la cui disposizione è subordinata a puri aspetti tecnici, come

tempo stesso durante le ore diurne il ricorso all’illuminazione artificiale.La facciata Schüco FW60+. Una lunga facciata vetrata a nastro ad altezza variabile, realizzata con il sistema a montanti e traversi Schüco FW60+, fascia il fronte nord e il piano terreno sui fronti est e sud (in parte) della nuova palazzina, e costituisce l’involucro esterno di reception, sala riunioni, showroom involucro edilizio, showroom energie rinnovabili e passerella di collegamento.Nell’ambiente della reception la vetrata, realizzata in vetro camera con lastra basso emissiva, presenta due altezze andando a formare una facciata doppia suddivisa da un traverso intermedio. Il prospetto est è corredato di tende esterne oscuranti motorizzate a rullo con cassonetti a scomparsa all’interno dell’aggetto dei piani superiori, rivestiti esternamente con pannelli in conglomerato di legno e fibra di resina.La facciata della sala riunioni è dotata sui prospetti nord e sud di ante di ventilazione e di schermature oscuranti interne, realizzate con un telo tecnico il cui lato esterno, rivestito in alluminio, riesce a riflettere verso l’esterno parte dell’irraggiamento solare entrato attraverso il vetrocamera.Lo showroom involucro edilizio, oltre alla vetrata rivolta a nord ha un ulteriore affaccio vetrato aperto a sud realizzato con vetro selettivo. La facciata a doppia pelle. E’ l’elemento caratterizzante il lato sud dell’edificio. Con pianta ad U si estende su due piani per un’altezza di circa 900 cm e dà l’affaccio ad uffici al primo piano e sala del Consiglio di Amministrazione al secondo piano. Un’unica intercapedine a tutta altezza con griglie per l’ingresso e l’uscita dell’aria alla base e in sommità garantisce la ventilazione naturale.Le pareti esterne ( realizzate su sistema Schüco FW60+) sono state trattate diversamente a seconda del loro orientamento. Sui lati corti (est e ovest) sono stati inseriti infissi apribili

Rendering del complesso. In giallo, facciata a doppia pelle. In arancio, facciata Schüco FW60+. In rosso, facciata Schüco Energy². In blu, Impianto fotovoltaico Schüco in copertura

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liapotenza, orientamento e riduzione dei costi, l’utilizzo in facciata permette di aggiungere una nuova funzionalità e significato all’involucro edilizio, senza tuttavia perdere di vista la produzione di energia. L’impiego del fotovoltaico amorfo nelle superfici di facciate non solo accresce l’immagine e il prestigio dell’edificio ma tiene anche in considerazione fattori puramente economici. Infatti, la disposizione verticale dei moduli per facciate, esalta i vantaggi della tecnologia amorfa che, nonostante l’orientamento non ottimale, riesce a sfruttare al meglio la componente della luce diffusa. Inoltre, il rendimento globale del modulo è influenzato solo marginalmente dalla temperatura della cella, fattore che ha un effetto molto positivo soprattutto nelle facciate ventilate e nelle facciate isolate.

L’automazioneIl sistema di building automation sviluppato per l’edificio permette il controllo completo dell’intero involucro e di alcune zone interne.Negli uffici, la cui facciata è realizzata con il “sistema Energy2”, sono presenti alcune schermature solari esterne CTB e degli apribili motorizzati paralleli, entrambi questi elementi di automazione sono collegati ad un dispositivo locale che permette tramite le proprie uscite di alimentare e quindi alzare ed abbassare le tende ed aprire e chiudere le aperture. Il comando può avvenire localmente mediante il collegamento di pulsanti tradizionali agli ingressi del dispositivo locale o in automatico dal sistema di controllo. Lo stesso dispositivo conosce inoltre in modo logico la posizione in tempo reale della schermatura solare e grazie ad un contatto magnetico anche lo stato (aperto o chiuso) dell’apertura motorizzata.

La centralina di protezione solare è il cuore della gestione automatica delle schermature solari esterne. Uno dei vantaggi consiste nella gestione centralizzata di tutti i principali programmi automatizzati che consente la realizzazione di funzioni dipendenti da temporizzazioni, temperatura, irraggiamento solare, pioggia e vento.

L’inseguitore solareNel corso di un giorno il sole traccia in cielo una traiettoria che muta costantemente lungo le stagioni e che dipende dalla latitudine geografica e del suo punto di osservazione. Sono stati quindi rilevati gli orientamenti delle facciate e la posizione geografica dell’edificio. In base a questi dati è possibile determinare in qualsiasi momento l’esatto angolo di incidenza solare su tutte le sezioni della facciata. Il comando utilizza queste informazioni al fine di ottimizzare l’effetto positivo dell’ombreggiamento per ottenere la massima illuminazione all’interno senza abbagliamento, creare una barriera al calore nei periodi estivi e sfruttare al massimo l’apporto solare esterno nel periodo invernale.

Corte interna e showroom a doppia altezza, facciata Schüco FW60

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Tra gli altri nel team di progetto

Progetto Architettonico, Direzione Lavori Generale e Interior DesignB+B Associati, Studio di Architettura. Renato Bredariol, Marco Bonariol, Architetti

Sicurezza CantiereManolo Dal Col, Geometra

ANNO II | n. 12 | NOVEMBRE - DICEMBRE 2010

Santiago Calatrava Il ponte sul Canal GrandeDinamismo morfemicoe ibridazione di materialicon l’acciaio protagonista

MATERIALI

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di Franco Laner

Architetto, Laner è professore ordinario di Tecnologia dell’architettura ed insegna presso l’Università Iuav di Venezia.aLa sua attività di ricerca riguarda la storia della tecnologia, sistemi costruttivi antisismici, sperimentazione di materiali edili, in particolare legno e laterizio, in quanto è sperimentatore del Laboratorio Ufficiale prove dell’Iuav. In quarant’anni di attività di ricerca, ha pubblicato memorie ed articoli, circa 400, fra cui diversi libri.

Quando scendo dall’autobus in Piazzale Roma, per recarmi a far lezione, getto lo sguardo al Ponte di Calatrava. Così l’hanno battezzato i veneziani, nonostante che il suo nome ufficiale sia Ponte della Costituzione, dopo aver scartato altre dizioni, come Quarto Ponte o Ponte della Zirada.E così Calatrava ha già una consacrazione popolare. Il ponte oggetto di polemiche a non finire, di giudizi contrastanti, di scontri politici, di costi raddoppiati (14 milioni di euro contro i 7 preventivati) inagibilità per i disabili, ecc., è per me bellissimo, capace di superare non solo il Canal Grande, ma anche e soprattutto la dicotomia ingegneria-architettura, perché l’opera è sintesi di razionalità e bellezza.Nel titolo di questa nota ho utilizzato alcune parole chiave: l’Autore, il luogo e l’oggetto, il ponte, recentemente

Nella pagina precedente,Il Ponte di Calatrava che unisce Piazzale Roma a Venezia (i lavori in corso per la costruzione dell’ovovia per il trasporto dei disabili, non consentono di apprezzare in pieno la razionalità/bellezza del manufatto)

In basso,Particolare del corrimano di bronzo e l’attacco del parapetto di vetro. Sullo sfondo un altro ponte di acciaio all’inizio del Rio Novo.

A sinistra,Particolare del raccordo rivestito in pietra d’Istria della struttura di acciaio con l’invito al ponte. Molto, molto bello. Non solo per il fluire delle tensioni, ma per la capacità di risolvere il raccordo acqua-terra-cielo.

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inaugurato alla chetichella (11 settembre 2008) che collega Piazzale Roma – vergognosa porta della città di Venezia, per la sua bruttezza e disfunzionalità, cerniera fra terra ed acqua – con la stazione ferroviaria di S. Lucia. Ho inoltre aggiunto dinamismo morfemico, per sottolineare come il Progettista spagnolo sia capace di imprimere dinamicità alla necessaria staticità dei suoi manufatti.Egli stesso, durante una conferenza che tenne nella nostra Aula Magna ad Architettura nel 1995, rimarcò come le sue opere contenessero il concetto greco di tempo, di freccia progressiva, dinamica. Capace di congelare l’attimo precedente col presente e l’attimo successivo. Questa

intenzione di movimento, di forza, si percepisce passando in rassegna la sua produzione progettuale, specie i suoi ponti o stazioni ferroviarie, che hanno già in sé la nozione di movimento e di passaggio.L’altra parola chiave, ibridazione di materiali, vuol richiamare la capacità di mettere insieme e governare materiali diversi. Nel ponte veneziano, l’acciaio è protagonista, perché di questo materiale è fatta la spina dorsale del dinosauro di 81m di lunghezza, ma giocano un ruolo fondamentale anche il vetro, declinato per alleggerire, rendere trasparente il manufatto in uno splendido gioco di rimando con l’acqua, il cemento armato, pur negato alla vista ma che consente di opporsi alle

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ANNO II | n. 12 | NOVEMBRE - DICEMBRE 2010

enormi spinte dell’arco, la pietra d’Istria dei raccordi con le spalle (e che più di altri si concilia con il costruito veneziano), mentre il bronzeo corrimano aggiunge simbologia e sacralità, per il suo tradizionale impiego in strumenti culturali e religiosi e suggerisce un idea di ambivalenza, di luna e sole, acqua e fuoco.Due sono le principali critiche all’opera di Calatrava. Gli viene imputato un manierismo tecnicistico e compiacimento eccessivo nell’indugiare in giochi che i prodigi della tecnica oggi consentono e inoltre, seconda più feroce critica, la decontestualizzazione rispetto al luogo, così carico di storia e tradizione. In altre parole il ponte poteva andar bene anche a

Stoccolma, al Cairo o a Rio.Per superare entrambe le questioni insisterei sulla necessità che un’opera ben riuscita e capace di emozionare, deve essere in grado di contenere in sé opposti come regola e progetto, economia e poesia, verità e bellezza. Ingegneria e architettura se si vuole semplificare!Da questo punto di vista l’opera di Calatrava mi sembra paradigmatica. Il giudizio di molti architetti frena l’entusiasmo distinguendo fra l’autentica bellezza e la “stupefacenza” derivante dallo spregiudicato impiego di mezzi tecnici e materiali e sospende il giudizio sull’incontestualità dell’opera, neutra ed asettica rispetto al contesto veneziano.

Nella pagina precedente,Impalcato del ponte con i gradini di vetro. Attenzione a non inciampare per il cambio di profondità della pedata!

A sinistra, in basso,Lo scheletro in acciaio del ponte che si allarga in prossimità della mezzeria, dove è obbligatoria una sosta, non solo per il riposo, ma per far omaggio a Venezia che ti viene incontro.

A sinistra, in alto,L’elegante raccordo dell’interfaccia pietra d’Istria e acciaio

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Non è vero! Perché da una parte c’è Venezia, dall’altra piazzale Roma. Il ponte è fra Venere e un moderno e devastante Marte!Gli ingegneri, se da una parte sembrano arretrare di fronte all’intuizione e all’affrancamento da regole e vincoli economici, dall’altra indicano con orgoglio le frontiere raggiungibili dagli attuali strumenti tecnici, che superano la necessaria proporzionalità esponenziale fra tensioni e dimensioni dell’elemento resistente, che permette quasi di conservare la stessa scala fra una scultura da tavolo e un manufatto sul territorio.Calatrava riesce a contenere questo passaggio di scala riducendo esasperatamente le strutture resistenti, con materiali impiegati al limite, con nodi costruttivi che mai impediscono il fluire delle tensioni, senza spigoli ed intagli, che scatenerebbero l’energia di frattura, con raccordi sapientemente addolciti ed armoniosi nelle tre direzioni dello spazio.Riferendomi a questa materializzazione del sempre fluente scorrere delle tensioni, segno caratterizzante del progetto, rivolsi a Calatrava, durante la sua conferenza veneziana del ‘95, una domanda sulla sua disinvoltura nel passaggio

di scala. Riferendomi alle lampade, alle sedie, ai tavoli, all’arredo del Cabaret Tabouretti da lui progettato a Basilea, chiesi appunto le motivazioni del perché avesse dato forma aerodinamica agli oggetti. Senza scomporsi, mi rispose che preferì disegnarli piuttosto che l’incarico venisse affidato ad un arredatore o che venissero acquistati belli e pronti! Ingegnere, architetto, artista. Ma anche manager e professionalmente attento!Un’ultima, piccolissima annotazione. Chi ha detto che chi non sa insegna e chi sa fa? Ancora l’invidia mi rode per la capacità dimostrata da Calatrava di trasmettere, con semplicità, concetti essenziali di statica, di equilibrio, di congruenza, senza ricorrere all’algoritmo, che spesso nasconde il problema, e al contempo far nascere la voglia di approfondire proprio la formalizzazione matematica, ostica agli architetti, poiché all’intuizione deve seguire il sudore della conquista.Un’unica avvertenza. Non distraetevi nel passare il ponte per guardare Venezia che vi viene incontro.Ogni tanto guardate anche in terra, altrimenti il cambio di pedata vi farà inciampare ed aggiungere il vostro nome alla lista degli incidentati che protestano contro il Comune!

In alto,Ponte pedonale Campo Volantin a Bil-bao. L’apparente disequilibrio, l’incli-nazione e la curvatura, conferiscono al ponte una forte dinamicità e movimento (Santiago Calatrava, 1994-1997).

A sinistra in basso,Stazione ferroviaria dell’aeroporto Lyon-Saint Exupéry in Francia realizzata nel 1989-1993. Gli elementi della poetica di Calatrava sono già presenti, come la pla-sticità strutturale e i raccordi fra i diversi materiali

A sinistra in alto,Museo d’arte a Milwaukee, nel Wiscon-sin, USA, caratterizzato da un grande brise soleil pieghevole (Santiago Calatra-va,1994-2001)

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Nella rivoluzione industriale il ferro occupa un posto fondamentale. In campo artistico, i processi di produzione diventano un tema iconografico e rispecchiano in maniera impressionante le condizioni di lavoro dell’epoca. Nel suo quadro “La ferriera di Cyfarthfa” (Figura 1), il pittore inglese Julius Caesar Ibbetson (1759-1817) ha riprodotto una scena da una fucina. I masselli di ferro incandescenti vengono posti sotto un pesante maglio, in genere azionato da acqua, per essere fucinati.“Nulla è più maestoso del modo in cui la mano dell’uomo domina il metallo ribelle. Dovunque si volge lo sguardo si

incontrano mani attente. Un vigoroso artigiano lamina con la pesante leva il pane di ferro nel forno di puddellatura, che egli osserva attraverso un foro praticato nella parete del forno. Si perderebbe infatti la vista fissando troppo a lungo il metallo incandescente. Un altro lavoratore apre le porte del forno di affinazione, prende con la tenaglia una enorme barra e la trascina velocemente sulle piastre di ghisa del pavimento sotto il possente maglio... È in queste officine che si vede realmente il trionfo dello spirito umano sulla massa informe, qui si può seguire al meglio il suo progresso. Qui si trovano gli archetipi del corpo umano, in quanto un lavoro così pesante raddoppia la forza muscolare, e i modelli adatti agli scultori.”Questa rappresentazione dell’attività lavorativa, come si svolgeva nelle ferriere di Fourchambault, apparsa nella “Illustrierte Zeitung” del 1849, idealizza con il suo tono eroico le dure condizioni lavorative dell’epoca. Il passaggio dal carbone di legna al carbon fossile e al coke nel caricamento degli altiforni rende possibile la produzione di massa del ferro, oltre a una serie di altri sviluppi. Le conseguenze che tutto ciò avrebbe avuto per il paesaggio, l’urbanistica e

(Dal volume “Atlante dell’acciaio” di H. Schulitz, W. Sobek, K. Habermann. UTET Scienze Tecniche, 1999)

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Figura 1. “La ferriera di Cyfarthfa”, Julius Caesar Ibbetson (1759-1817)Il ferro:

il materialedella rivoluzioneindustriale

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MATERIALI

l’ambiente, vengono mostrate dal complesso di altiforni degli allora avanzati stabilimenti Laura (Figura 2).Le fasi essenziali della lavorazione vengono descritte con l’ausilio di una sezione verticale di un altoforno (Figura 3). L’inclinazione rende inutile l’impiego di un ascensore di caricamento. Carbone, minerale e fondente vengono continuamente versati dall’alto. I gas prodotti possono fuoriuscire senza ostacoli.Il livello scende in relazione al processo di fusione. Dal basso viene soffiata aria preriscaldata e la carica viene fatta colare a intervalli regolari.La ghisa ora prodotta in grandi quantità è caratterizzata da fragilità e bassa resistenza alla trazione. La qualità del materiale di partenza influenza il risultato finale. Ma, grazie a una resistenza alla compressione 100 volte superiore alla pietra, non bisogna attendere molto per vedere i primi impieghi in edilizia, motivati soprattutto dalla possibilità di risparmiare materiale e peso. Mancano i relativi procedimenti di calcolo e le proprietà metalliche della ghisa non sono pienamente conosciute, pertanto si fanno esperimenti su scala 1:1. I primi tentativi si registrano nella costruzione di ponti e di strutture industriali.Con la seconda lavorazione del ferro grezzo nel cosiddetto forno di puddellaggio, inventato nel 1784 da Henry Cort (figura 4), si riduce il contenuto di carbonio del ferro. Il ferro viene portato a fusione, mescolato e formato in lingotti. Questi lingotti vengono invece fucinati con il maglio a formare cilindri di lunghezza di circa 50 cm e diametro di 7-10 cm. Dopo la laminatura in barre, attraverso le ulteriori fasi di pacchettatura e saldatura (le barre, squadrate a 50 cm, vengono affiancate quattro a quattro, riscaldate al punto di saldatura e sottoposte alla laminazione finale), si ha il confezionamento finale del ferro puddellato. Parallelamente al costante progresso della tecnica dei forni e della metallurgica, la macchina a vapore e la ferrovia rappresentano importanti pietre miliari dell’industrializzazione, da un lato traendo vantaggio dallo sviluppo della tecnica del

Figura 2.Altoforno degli stabilimenti Laura

Figura 3. Sezione di altoforno

Figura 4. Sezione di forno di puddellaggio

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ferro e dall’altro contribuendo direttamente al suo ulteriore sviluppo. Mentre la macchina a vapore espleta importanti compiti nell’azionamento di altiforni, fucine e laminatori, la ferrovia diventa indispensabile per il trasporto delle materie prime e dei semilavorati. Anche lo sviluppo delle macchine utensili (invenzione del tornio di Maudslay nel 1810) è determinante per la seconda lavorazione del nuovo materiale.Le più importanti figure nella fase successiva della storia della produzione del ferro sono Kelly negli Stati Uniti ed Henry Bessemer in Europa.Con l’invenzione del “convertitore Bessemer” (la prima idea risale al 1855) (Figure 5 e 6) diventa possibile produrre direttamente l’acciaio dalla ghisa di prima fusione. Con l’iniezione di aria compressa il carbonio presente nella ghisa si combina con l’ossigeno e viene eliminato. Purtroppo non è ancora possibile garantire la qualità, e si possono lavorare solo i minerali che non contengono fosforo. A partire dal 1879 viene utilizzato il procedimento sviluppato da Sidney Gilchrist Thomas.Il procedimento Martin-Siemens (principio del forno a rigenerazione) viene all’inizio impiegato per la fusione di rottami e scorie dei laminatoi. Dopo il superamento di molti ostacoli tecnici, il nuovo “forno Martin-Siemens” diventa idoneo anche per la produzione di massa di acciaio dal minerale.Un’ulteriore tappa nello sviluppo storico che stiamo delineando è data dalla produzione di acciaio attraverso l’elettricità, le cui radici risalgono al XIX secolo ma che diventa economica solo in tempi più recenti, ovvero da quando esiste una disponibilità di quantità sufficienti di energia elettrica.

Il miglioramento qualitativo della tecnologia del materiale nel corso degli ultimi cento anni può essere illustrato prendendo come esempio la Torre Eiffel. Se l’edificio, per la sua epoca all’avanguardia in termini di struttura e impiego di materiale, era composto da circa 7000 tonnellate di acciaio, oggi si riuscirebbe a costruirlo con 2000 tonnellate. Anche l’effetto ottico sarebbe sicuramente molto diverso...In riferimento al periodo dal quale è noto il ferro (3000 anni), l’impiego di ferro e acciaio in edilizia occupa un lasso di tempo (250 anni) relativamente breve. Per quanto riguarda le strutture portanti, l’uso di ferro e acciaio può essere diviso in tre periodi: il periodo della ghisa (1780-1850), il periodo del ferro battuto (1850-1900) e il periodo dell’acciaio, dal 1880 fino ad oggi. I momenti di passaggio tra un periodo e l’altro non sono tuttavia netti. A seconda delle necessità, ghisa e ferro battuto vengono impiegati anche insieme. Se nei primi anni dell’impiego di strutture portanti in ferro in edilizia sono necessari molti tentativi, tra il 1850 e il 1870 si nota una modifica nelle modalità di dimensionamento, essendo ora possibile elaborare con calcoli strutture portanti semplici. Grazie alla teoria dell’elasticità elaborata da William Rankine nel 1859 in base a considerazioni pratiche (“Manual of Civil Engineering”), a un maturo procedimento grafico per la determinazione delle forze (che si basa sulle precedenti esperienze dell’edilizia in legno) e ai valori di resistenza dei chiodi, l’ingegnere è in grado di determinare al tavolo da disegno le dimensioni delle strutture portanti.Il passaggio dal ferro fucinato all’acciaio (circa 1880-1900) consente di incrementare le tensioni ammesse e di impiegare sezioni laminate maggiori, ma solo negli anni Trenta del nostro secolo si ha il salto successivo. L’introduzione della saldatura modifica in maniera radicale le tecniche di produzione e pure progetto e dimensioni devono adeguarsi. Raggiungere la stabilità con spigoli resistenti a flessione invece che con controventi diagonali porta al principio strutturale

Figura 5. Convertitore Bessemer

Figura 6. Immagine dell’acciaieria Bessemer

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del portale, una struttura portante che ha caratterizzato in maniera fondamentale l’architettura del successivo periodo. Nei procedimenti di dimensionamento accanto alla teoria dell’elasticità appare quella della plasticità. Oggi, grazie ai computer, è possibile ottimizzare le strutture portanti attraverso calcoli estremamente sofisticati, che riescono a operare una valutazione della struttura generale, per esempio inserendo gli effetti di tutti gli elementi secondari come facciate, rivestimenti e pareti divisorie.Lo sviluppo di semilavorati sempre più accurati (fusione di precisione) con proprietà definite con esattezza e la loro

lavorazione con procedimenti di taglio, punzonatura e saldatura a controllo numerico rendono le costruzioni in acciaio una opportunità degna della massima considerazione, anche in prospettiva futura. L’aspetto della riutilizzazione e della riciclabilità del materiale occupa un ruolo non marginale anche in edilizia, in un’epoca di aumentata consapevolezza ecologica. Non è infatti necessario partire sempre dall’impiego della materia prima e nessun altro materiale mostra una analoga capacità di adattamento alle situazioni più diverse e una uguale possibilità di cambiamento, demolizione e ricostruzione.

Figura 7. Produzione di travi forate

con una tagliatrice a controllo numerico

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Cenni storici Il Palazzo Orsini Barberini rappresenta, fin dai tempi della sua primitiva costruzione, l’elemento emergente dell’immagine urbana di Monterotondo e per la particolare condizione di coincidenza tra potere Politico e Religioso, le vicende storiche della città sono strettamente collegate a quelle del palazzo fino alla fine del potere temporale del papato.La sua storia e le caratteristiche dell’attuale costruzione architettonica, sono conseguenza delle diverse modifiche ad opera delle diverse famiglie che si sono succedute nella proprietà del palazzo, arricchendone di volta in volta il suo impianto originario.La costruzione della rocca risale al XII secolo intorno al maschio (presumibilmente preesistente), ma nulla è noto della sua forma originaria, prima del 1286, data in cui Monterotondo sarebbe entrata a far parte dei beni della famiglia Orsini, una tra le più illustri di Roma. Fondata sul punto più elevato di Monterotondo la rocca rappresenta il più recente dei castelli fortificati sorti nel territorio lungo la via Salaria. Al centro del cortile, contornato dai corpi di fabbrica, si ergeva il mastio, alto circa 50 metri, isolato e con base “a scarpa”, che doveva avere la funzione di torre di avvistamento e che verrà poi gradualmente inglobata nei portici ed altri ampliamenti del castello. L’unico elemento superstite della struttura quattrocentesca del castello è un portico a tre arcate su pilastri ottagonali affiancato alla torre, che divideva il palazzo.La pietra scelta per tali costruzioni consisteva in pesanti blocchi di travertino, la cui corteccia, squadrata in misura inferiore, caratterizzava la parte emergente del mastio e la parete orientale della cinta muraria. Il paramento della torre è invece realizzato a “tufelli”, o blocchi squadrati

di scorza di travertino, materiale di buona resistenza proveniente da cave del luogo. In questa zona l’opera “a tufelli” sarebbe rimasta in uso per tutto il secolo XIV, e forse oltre, specificatamente in costruzioni militari, per rendere i paramenti particolarmente resistenti. Caratteristiche queste, di architettura militare assai rara nel Lazio.Verso il 1400 gli Orsini intraprendono i primi lavori di trasformazione del palazzo che sarebbe diventato sede della loro residenza. Come attestano vari documenti dell’archivio della famiglia a metà del secolo vi fu ospitato Pio II, e sin dalle origini risultano strutturate nella rocca due residenze distinte per i due rami della famiglia Orsini. Il palazzo assume notevole importanza quando Clarice Orsini, appartenente al ramo discendente da Giacomo Orsini, sposa Lorenzo de Medici nel 1469.Nel 1500, il borgo e la rocca di Monterotondo vengono ereditati da Franciotto Orsini che trasforma e ampia la struttura da fortezza a residenza nobiliare, ultimando i piani inferiori e la scala reale, i cui due rami portavano agli appartamenti nobili, per ospitare Leone X, cugino di Franciotto Orsini.Le opere proseguono agli inizi del Seicento, quando il feudo diventa di proprietà dei Barberini, nel 1626, con la vendita a Carlo Barberini, fratello di Urbano VIII, da parte di Arrigo e Francesco Orsini. I Barberini si rendono fautori di un importante ulteriore ampliamento del palazzo allo scopo di renderlo più funzionale. La loro opera si inserisce all’interno di un importante piano di ristrutturazione urbanistica, che comprende anche l’istituzione di un vescovato, il quale avrebbe elevato Monterotondo a città. Tutte le iscrizioni degli Orsini vengono ricoperte e sostituite con quelle dei Barberini. In particolare nelle

Torredel palazzo-castelloOrsini Barberinia MonterotondoProgetto di restauroe tecniche d’intervento

La Torre del Palazzo Orsini Barberini, dopo i lavori

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RESTAURO

stanze con gli affreschi del Siciolante e del Bril, l’incarico di sovrapporre gli stemmi dei Barberini a quelli Orsini viene affidato nel 1628 a Simone Lagi. La crisi finanziaria del potente casato dei Barberini in seguito coincide con la morte di Urbano VIII. Monterotondo, nel 1727, viene venduto ai Grillo, marchesi genovesi, il Palazzo subisce solo alcuni miglioramenti. Nel 1814, la proprietà passa ai Boncompagni, che ne fecero la loro residenza di campagna. Nel 1890 l’Amministrazione Comunale di Monterotondo acquista la proprietà destinandone gli ambienti ad aule scolastiche.In seguito ai crolli del 1898, si effettua un primo restauro a cui fa seguito un secondo nel 1905. Dopo il terremoto di Avezzano del 1915, che provoca la perdita del coronamento originario del mastio, un terzo intervento strutturale cambia l’ immagine del palazzo.Dopo anni di abbandono che fecero perdere al palazzo tra l’altro molti affreschi che ornavano i soffitti delle sale ed il coronamento originario della torre, nel 1932 si inizia un’opera di ricostruzione e restauro. Altri lavori di ricostruzione vengono effettuati per porre rimedio ai danneggiamenti dovuti agli eventi bellici. Dopo anni di incuria l’Amministrazione Comunale ha avviato importanti interventi di restauro attualmente in corso per il recupero totale dello Storico Palazzo.

Il restauro della TorreCome rileva l’attività di indagine svolta, la Torre del Palazzo-Castello Orsini Barberini presenta, come spes so succede nelle strutture murarie massive soggette a elevati stati di compressione dovuti al prevalente effet to del peso proprio (e quindi pressoché costanti nel tem po), uno stato fessurativo riconducibile a due principa li e distinte tipologie di dissesto (ossia di danno strut turale), oltre che a ben noti e ricorrenti fenomeni di de grado chimico-fisico di malte e del cls.La prima tipologia è indubbiamente la mani festazione di comportamenti strutturali tipici e trova ri scontro nella manualistica tradizionale del settore che cerca e stabilisce correlazioni dirette e indirette tra ta li comportamenti

strutturali e i fenomeni fessurativi che vi si accompagnano. Misurazioni in atto durante il monitoraggio diagnostico, hanno evidenziato un lento ma costante progredi re del fenomeno fessurativo, denunciato dal suo allar gamento, accompagnato inevitabilmente dal prolunga mento verso l’alto, purtroppo non sufficientemente con trollabile (lesioni verticali sulle pareti si osservano in effetti, più o meno pronunciate, pressoché sistematica mente nelle torri murarie). Analisi tensionali sotto l’ef fetto del peso proprio hanno evidenziato che tendono a for marsi, collegate alla geometria nello spessore delle pa reti e in direzione orizzontale, zone soggette a modeste tensioni di trazione. In tali condizioni, anche modeste accentuazioni di tali sforzi, tipicamente in corrispondenza di fori (porte, fi nestre), sono sufficienti a innescare il processo fessu rativo. Cedimenti differenziali delle fondazioni possono da sole provoca re l’innesco di tale tipo di dissesto e amplificare ulte riormente il fenomeno eventualmente già in atto, po tendo causare, anche se si manifestano in misura mol to contenuta, la rottura delle rigide strutture murarie di fondazione e in elevazione. Qualora non siano ade guatamente contrastate da efficaci incatenamenti ed eventualmente da opportuni interventi sulle fondazio ni, le lesioni descritte tendono ad ampliarsi nel tempo e possono quindi comportare sia accentuazioni locali di tensioni di compressione, con conseguenti possibili schiacciamenti – e quindi danneggiamenti della muratura, generalmente senza con seguenze “immediate” per la stabilità – sia collassi do vuti alla perdita di equilibrio (locali o globali). In que sto caso gli spostamenti richiesti sono molto elevati e sono quindi generalmente possibili solo in periodi di tempo molto lunghi e, fatto anco ra più importante, largamente prevedibili. Più controverso e più recente è stato il riconoscimento della seconda tipologia di danno sostanzialmente indipendente da quella appena descritta (fatta salva un’interazione le gata all’accentuazione locale delle tensioni di compres sione cui si è fatto sopra cenno) e riconducibile al com portamento locale del materiale sotto costanti ed elevati (rispetto alla sua resistenza) sforzi di compressione. Lo stato fessurativo che vi si accompagna è caratterizzato da fessure diffuse di piccole e grandi dimensioni, che denuncia no la frattura degli stati murari che si trovano negli strati più esterni (fino a profondità variabili), più rigi-di (oltre che più fragili) e quindi maggiormente solle citati rispetto a quelli interni. Un’i spezione eseguita rimuovendo con cura i conci in pietra ha evidenziato profondità di pro-pagazione delle fratture fino a oltre 40 cm in una fascia del paramento interno delle pa reti della Torre. Come è noto, è stato in occasione delle prime indagini fatte

Palazzo Orsini Barberini, 1865

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per interpretare lo stato di salute del palazzo Comunale Orsini Barberini e successivamente della Torre che per la prima volta è stato evidenziato come, nelle condizioni di carico sopra descritte, posso no manifestarsi fenomeni di danno progressivo (crepe) in grado di evolversi in periodi di tempo molto lunghi (per secoli, come avviene nelle rocce) fino al collasso improvviso del manufatto. Ciò avviene anche in pre senza di stati tensionali elevati, ma comunque inferio ri al limite di resistenza del materiale; com’è noto, il tem po necessario per raggiungere il collasso è funzione del livello di sforzo, ma il fenomeno può iniziare anche a uno stato pari al 40-50% del valore di rottura. La situazione può essere tuttavia peggio rata dalla sinergia con le prime tipologie di danno che, innescando fessurazioni, riduce la continuità delle strut ture e provoca concentrazioni di sforzo. Risulta del tutto evidente che ai due fenomeni di dissesto de scritti sono connessi, in relazione ai problemi di sicu-rezza strutturale del monumento, gradi di pericolosità, urgenza di intervento e strategie di mitigazione del ri schio, sostanzialmente diversi. Innanzitutto, il fatto che ci sia molta più fa miliarità con i fenomeni di dissesto connessi a specifi ci comportamenti strutturali – il che significa ad esem pio maggiore disponibilità di mezzi affidabili per in terpretarli, per controllarne l’evoluzione e per esegui-re interventi in grado di mitigarne la pericolosità – piut-

tosto che con i fenomeni di danneggiamento progres sivo sotto carico costante dei materiali in esame, rende meno pericolosi i primi rispetto ai secondi. È anche ve ro, inoltre, che i primi:a) hanno una lenta evoluzione nel tempo (è tipicamente il caso di una delle classi più importanti di dissesto, quella collegata ai cedimenti in fondazione) consentendo di fare previsioni di largo respiro e piuttosto precise del momento in cui il dissesto porta l’intera struttura o una sua parte al collasso (si veda Heyman, 1999, per il calcolo delle condizioni di ribal tamento di muri inclinati; Bettio et al., 1995);b) si prestano a precise modulazioni per valutare le con-dizioni di stabilità e i margini di sicurezza esistenti in un determinato momento e in determinate con dizioni d’uso per l’intera costruzione o una sua par te (tipicamente i casi di ribaltamento, di un muro di sostegno, delle spalle di archi e volte, di pareti sot to l’effetto di terremoti, vedi Giuffrè, 1990; Heyman, 1999).La tradizione negli interventiEsistono nella tradizione efficaci e consolida ti metodi di intervento per migliorare le condizioni di stabilità di costruzioni murarie soggette a tali tipi di dis sesto. Lorenzo Pardi da Bologna discuteva, nel Cin quecento, sulle dimensioni da dare ai pilastri della Chie sa del Santo di Padova per conferire stabilità sotto l’ef fetto dei terremoti

Rilievo del diffuso stato di degrado della Torre e del Palazzo

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(Guidoboni et al., 1997). Le cate ne, in legno prima e in ferro poi, inizialmente inserite durante la costruzione e, successivamente, in sempre maggior numero per esigenze di consolidamento sta tico sono state “da sem-pre” il presidio più efficace contro i fenomeni di disse sto in esame. I collegamenti tra i solai in legno e le pa reti su cui si appoggiano sono oggi unanimemente ri conosciuti come il mezzo più efficace per contrastare il ribaltamento delle pareti e, quindi, l’effetto delle spin te orizzontali, anche in situazione sismica (Regione Umbria, 1999). Senza contare che i costruttori han no sempre avuta ben chiara l’importanza di “basare” solidamente le costruzioni per evitare i cedimenti (Scamozzi nel suo Trattato del 1615 discute il problema per una sua costruzione a Padova, Libro Vili, Cap. IV). Diverse considerazioni si applicano ai fenomeni di dis sesto legati al danneggiamento progressivo del materiale sotto elevati sforzi di compressione pressoché costanti nel tempo. Il fenomeno è, allo stato attuale delle cono scenze, difficilmente prevedibile: solo di recente, come già si è detto sono stati eseguiti studi sistematici, in vista anche del la messa a punto di adeguati modelli di previsione. In particolare, è ora possibile riconoscere i sintomi delle fessure verticali fini e diffuse, e verificare lo stato di sforzo locale con la tecnica dei mar tinetti piatti. Il cedimento, poi, ha conseguenze “disastrose” (porta al collasso globale della torre) e avvie ne apparentemente “senza preavviso” (fragile, nella ter minologia della meccanica strutturale), due caratteri stiche che rendono estremamente pericolosa la situa zione in termini di sicurezza strutturale, intesa come “margine garantito e quantificato” fra il livello di carico agente e quello che porta al collasso. E’ quello che si è verificato sulla Torre in questione quando il terremoto di Avezzano del 1915 provocò la perdita del coronamento originario del mastio che andò ad infrangersi, sfondandolo, sul tetto di copertura del palazzo sottostante. La ricostruzione degli anni ’30 è stata effettuata allo scopo di porre rimedio a danni causati da un lungo stato di abbandono, utilizzando materiali e tecnologie del tempo peraltro molto povere.

La scelte progettualiLe scelte progettuali e la tecnica d’intervento sono state mirate al miglioramento delle proprietà dei ma teriali (malte e conci in pietra), importante ma assolutamente ancora non sufficiente; l’efficacia delle iniezioni (che certamente migliorano le caratteristiche della muratura, non dei suoi singoli com ponenti) ancora non sufficienti; gli incatenamenti, intervento di consolidamento per eccellenza delle strutture murarie, non hanno utilità in tale ambito, avendo efficacia, evidentemente, sulle condizioni di equili brio della struttura (o di sue parti), ma non sulle capacità di resistenza del materiale. Trattandosi di un problema di materiali, nulla possono, inoltre,

interventi provvi sionali “classici”, come le puntellature e gli incatenamenti, che intervengono efficacemente – applicando rea zioni, cioè forze – sui meccanismi di collasso dipendenti dall’equilibrio della struttura (o di sue parti), ma non dalla resistenza dei materiali. Non si tratta di afferma zioni generiche e qualitative, ma di solide ragioni, stret tamente connesse con le basi stesse della sicurezza strut turale, che inevitabilmente chiede margini più elevati e maggiore rapidità di intervento per tutte le situazioni che si presentano incerte, meno prevedibili e che com portano possibilità di collasso “fragile”. In recenti evoluzioni di codici della sicurezza struttu rale è addirittura conside rato come misura supplementare per aumentare la si curezza di una struttura esistente il fatto che vengano attivati procedimenti di controllo e verifica periodica (monitoraggi ecc). Tutta l’impostazione del progetto, la sua lenta e dibattuta attuazione e la sua evoluzione mano a mano che venivano acquisite nuove “informazioni”, secondo un programma di indagini integrative (rispetto a quel le del progetto iniziale) inserito a tutti gli effetti come aspetto fondamentale del progetto iniziale, deriva direttamente dall’interpretazione dei fenomeni di dissesto e dalla con seguente impostazione del problema della sicurezza strutturale illustrato, oltre che dalla ricerca del miglior compromesso possibile fra esi genze connesse alla sicurezza strutturale e problemi di conservazione del bene architettonico. Per perseguire gli obiettivi progettuali individuati e nel guidarne l’attuazione, si sono rese necessarie due perizie di varianti di fondamentale rilevanza, nonché l’ottenimento di tutte le necessarie autorizzazioni degli enti preposti per la valutazione dell’intervento sotto l’aspetto conservativo-tecnico-economico. Gli interventi di rinforzo strutturale con materiali compositi, progettati sulla base di considerazioni

Esecuzione di prove meccaniche (martinetti piatti) sulla Torre

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geometriche (da cui dipendono le condizioni di equilibrio), sono stati de finiti grazie al lavoro di un gruppo pluridisciplinare in collaborazione con l’Impresa De Feo di Roma specializzata in Restauro e Consolidamento dei Monumenti, composta da Architetti, Ingegneri, Docenti Universitari, Restauratori-Conservatori che ha condotto un approfondito studio conoscitivo dell’intero organismo architettonico, (facendo emergere numerosi punti deboli della “fabbrica”) propedeutici ai fini della valutazione “strutturale”. E a migliorare i margini di sicurez za relativi ai problemi del danneggiamento progressivo del materiale che si basano sulla combina zione di interventi tradizionali di miglioramento del le caratteristiche meccaniche della muratura (inie zioni e “cuci-scuci”) con una tecnica più innovativa, tesa ad aumentarne la “tenacità”, che prevede l’in serimento di rinforzi in lamine e fibre in carbonio, scelti come tipologia sulla base del le indagini eseguite, defini te per quanto riguarda estensione e modalità ese-cutive sulla base di:• accurati e specifici rilievi, soprattutto sul para mento

esterno, sul quale non era stato possibile effettuare ispezioni in fase preliminare (ispezio ni demandate alle fasi esecutive di cantiere, uti lizzando il ponteggio necessariamente installato);

• ulteriori prove meccaniche (martinetti piatti,

endoscopie, ecc) e carotaggi sulle parti murarie su cui non era sta to possibile indagare in fase preliminare;

• prove di laboratorio, per definire proprietà chi mico-fisiche e meccaniche di malte da utilizzare per la ristilatura dei giunti nei quali sarebbero state inserite le armature, le miscele da iniettare, te nendo presente sia gli aspetti di resistenza e du rabilità connessi alla sicurezza strutturale, sia gli aspetti di compatibilità chimico-fisica-estetica (colore, tipo e dimensioni dell’inerte) più strettamente legati, oltre che ancora alla durabilità, ad accettabili criteri di conservazione del monumento.

Da ciò è derivata la stesura del progetto, che prevedeva, per quanto riguarda la sicurezza strutturale:• iniezioni e “cuci-scuci” in tutte le zone che appari vano

fessurate e/o deteriorate;• intervento mediante l’utilizzo di tessuto bidirezionale

in fibra di carbonio ad alta resistenza inserita sotto l’intonaco nella parte superiore della torre;

• interventi di rinforzo all’azione sismica mediante l’utilizzo di lamine pultruse in carbonio di varia larghezza, opportunamente dimensionate e anch’esse per nulla invasive.

L’evoluzione del progetto è avvenuta in base a:• una precisa mappatura del degrado, ese guita in presenza

del ponteggio;• alla scelta definitiva (indifferente ai problemi di sicurezza

strutturale, e fatta in base a criteri “conservativi”, rimovibili e minima invasività) di eseguire un intervento non invasivo e che lasciasse l’estetica della Torre invariata;

• alla sinergia creata dal gruppo pluridisciplinare di esperti composto da: progettista, direttore dei lavori, consulente strutturale dell’Università di Perugia, funzionari della Soprintendenza del Lazio, direttore tecnico ed i tecnici dell’Impresa Appaltatrice, che hanno valutato le caratteristiche dei materiali da adottare definendo le aziende/fornitori.

La realizzazione Le poche considerazioni relative alle prestazioni mec-caniche delle murature rinforzate, sono state soddisfatte attraverso le prove di laboratorio che hanno confermato la rispondenza attraverso le schede tecniche dei prodotti applicati confermando che le armature di piccolo diametro, messe in opera con malta a base di calce opportunamente miscelata, for niscono un contributo significativo nel contrastare lo sviluppo dei fenomeni di microfessurazone sot to carico, precedentemente illustrati.L’utilizzo di fibre in CFRP (Carbon Fiber Reinforced Polymer), sicuramente ugualmente efficaci da un punto di vista meccanico di un intervento di cerchiatura e rinforzo

L’intervento di restauro

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in ferro, ma assolutamente di gran lunga più costoso e senza dubbio assolutamente non invasive e ritenute più durevoli e “inerti’” (ossia non soggette a reazioni chimiche che, per quanto molto mo deste, interessano anche gli acciai inossidabili, tra l’altro anche per la presenza di cloro) e quindi più compatibili. La parte sommitale del mastio murario, la parte intonacata, è stata completamente avvolta e fasciata all’esterno e all’interno da un tessuto bidirezionale in fibra di carbonio allettata su malte apposite. Nella parte centrale e bassa l’intervento si è spostato all’interno data la obbligatoria necessità di lasciare la pietra abbastanza regolare a vista. Quindi sono state realizzate

delle controventature a X (vedere figure in alto) sulle pareti interne mediante l’utilizzo di lamine poltruse in fibra di carbonio accoppiate di larghezza variabile secondo gli sforzi reagenti, tra 6 e 12cm, con spessore di pochi mm. Tali lamine sono state poste in opera utilizzando particolari resine bi componenti e malte appositamente studiate dalla ditta fornitrice per rispondere alle richieste strutturali del progetto ma soprattutto entrando a far parte integrante della struttura. Anche qui il tutto è stato nascosto al di sotto dell’ intonaco.L’intervento ha cosi permesso di dare alla Torre l’aspetto originale a livello estetico. La parte in pietra è stata completamente ristabilizzata, consolidata, stuccata, e

Intervento di consolidamento strutturale della Torre con fibre di carbonio. Sezioni verticale e orizzontale

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Il team di lavoroProgettisti Massimo Pasanisi

Roberto SilviLuca De Feo

IngegnereArchitettoDottore in Ingegneria/Architettura

Direttore Lavori Massimo Pasanisi IngegnereR.U.P. Roberto Silvi ArchitettoResponsabile per la sicurezza Patricia Pavese ArchitettoDirettore tecnico Antonio De Feo Conservatore-RestauratoreDirettore di cantiere Luca De Feo Ingegnere - ArchitettoIndagini e Ricerche Federico De Feo Project Management

CollaboratoriArch. Rosa Cipollone - Arch. Mario Scalone Solarino - Arch. Roberto Silvi - Dott. Antonino Lupi - Dott. Mauro Alessandri - Sig. Vincenzo Donnarumma - Geom. Roberto Carocci.

Impresa esecutrice Impresa Antonio De Feo Restauri

restaurata. La stilatura dei giunti è avvenuta, grazie ad uno stretto lavoro di collaborazione tra l’Impresa De Feo, i funzionari della Sovrintendenza ai Beni Culturali, Direzione Lavori ed i tecnici Comunali, confrontandosi al fine di concordare ed individuare una corretta metodologia d’intervento con lo studio della granulometria, il livello dei giunti, il colore della malta di allettamento dei giunti nonché delle opere in pietra. Così come anche il colore della tinta a calce posta in opera in tre mani oltre la velatura, è stata decisa di concerto con la Sovrintendenza.

I prodotti utilizzatiIl tessuto bidirezionale in fibra di carbonio è un composito strutturale costituito da una rete di carbonio, che funge da rinforzo continuo, e da una matrice inorganica stabilizzata, studiata per rendere solidale la rete al supporto in muratura.E’ un sistema brevettato che introduce un’innovazione mondiale nel campo dei sistemi di rinforzo strutturale a base di fibre ad alte prestazioni, quali il carbonio, il kevlar, il vetro, ecc., genericamente denominati FRP. Questi ultimi compositi impiegano come legante una matrice organica (resina epossidica o poliestere) per garantire l’adesione al supporto.A differenza degli FRP, impiega una matrice inorganica, costituita da un legante idraulico pozzolanico e da additivi specifici, perfettamente compatibile sotto il profilo chimico, fisico e meccanico con il supporto, con particolare riferimento alle murature.

Proprietà• Caratteristiche meccaniche della fibra di carbonio

di cui è costituita la rete - Carico di rottura a trazione (MPa) 4.800 - Modulo elastico (GPa) 240 - Densità fibra (g/cm3) 1,78 - Allungamento a rottura (%) 1,8

• Caratteristiche - Peso di fibra di carbonio nella rete (g/m2) 168 - Spessore per il calcolo della sezione di carbonio

a 0° e 90° (mm) 0,047 - Carico di rottura sia in direzione 0° sia in direzione

90° (kg/cm)* ≥160* Carico di rottura riferito ad una larghezza unitaria di 1 cm• Caratteristiche della malta

- Resistenza a compressione (N/mm2) 38 - Resistenza a flessione (N/mm2) 7,5 - Modulo elastico (MPa) 15.000

* Valori a 28 gg

NotaLa campagna di restauri condotta sulla Torre è ancora in esecuzione nel Palazzo con l’obiettivo di preservarla dai danni causati dall’incuria e dal tempo.

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Il rapporto «ambiguo» che il Regime fascista ebbe con il Medioevo – da una parte celebrazione neo-medievale alla ricerca dei ‘miti delle origini romanze’, dall’altro un certo sospetto verso la possibile nostalgia di particolarismi anti-imperiali e anti-unitari – ebbe come corrispettivo un rapporto altrettanto ambiguo con la Modernità, a volte favorita, a volte frenata, ma comunque assai viva esattamente come lo era, in contemporanea, lo spirito neoprimitivista. Architettura di Regime era quella storicista, architettura di Regime era quella avanguardista.In una tale situazione articolata, all’interno della quale ogni occasione architettonica comportava lo scontro tra le due tendenze e la vittoria di una o dell’altra non era mai scontata se non sulla base dei desiderata della committenza, anche in Umbria i Movimenti d’Avanguardia poterono svolgere un proprio ruolo, seppur ovviamente minore rispetto ad altre realtà dove la concezione neo-medievale era meno forte.Anche il movimento artisticamente più eversivo come il Futurismo aveva trovato nella regione terreno fertile fin dalla sua fondazione (1909) anche se, dal punto di vista architettonico, nulla era stato prodotto. Erano però emerse figure notevoli come quella di Gerardo Dottori, rampollo di una nobile famiglia eugubina decaduta, o come Alberto Presenzini Mattoli o Renato Profeta; Gruppi e Cenacoli erano nati ed erano morti, però, con troppa velocità (futurista). Nei

primi anni Venti, con la rinascita del Movimento («Secondo Futurismo») dopo le dispersioni della Guerra e grazie ad una fama ormai conseguita, toccava a Gerardo Dottori, a Perugia, aprire una ‘fase decorativa’ del Movimento che vedeva la pittura dialogare strettamente con l’architettura e con lo spazio in una serie di imprese come la ristrutturazione del Bar Ricci e del ristorante «L’altro mondo» del 1923, di gusto marcatamente futurista.Per il Bar Ricci (oggi distrutto), si trattava di un locale articolato in più sale tra le quali si ricordano la «Sala del Paradiso o di F.T. Marinetti» e la «Sala dell’Inferno» che Dottori ebbe l’incarico di decorare e che, prima dell’inaugurazione, il 29 ottobre 1923, accolse in una cena privata Marinetti con sua moglie Benedetta, Presenzini, Dottori e l’editore Campitelli di Foligno (Marinetti era giunto a Perugia il 24 per una conferenza dal titolo «Futurismo e fascismo», poi stampata dallo stesso editore

(Dal volume “Percorsi d’architettura in Umbria” di Francesco Quinterio e Ferruccio Canali, a cura di Raffaele Avellino. EDICIT Editrice Centro Italia, in collaborazione con il Collegio dei Geometri e Geometri Laureati della Provincia di Perugia)

Terni, Scuola XXVIII Ottobre (Progetto Filippo Ramaccioni, Direzione Lavori, Geom. Arnaldo Marini, 1933)

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PERCORSI D'ARCHITETTURA

Le realizzazionidella modernitàe delle avanguardiein UmbriaFuturismoe Razionalismo

folignate). Dottori aveva suddiviso le pareti delle sale in due registri: in quello più basso, a mo’ di zoccolatura, erano delle dinamiche linee zigzaganti che dovevano fornire movimento all’ambiente, mentre al di sopra si ponevano grandi pannelli figurati. Anche il soffitto, in aderenza al grande lucernaio centrale, mostrava un’ampia fascia a motivi geometrici triangolari, mentre, sulla parete di fondo dell’ambiente rettangolare, era una grande composizione pittorica con elementi celesti, girandole e spirali (il moto perpetuo).Insieme a Prampolini, poco prima, Dottori era divenuto consigliere editoriale e illustratore della casa editrice «Franco Campitelli» di Foligno, recensendo, in particolare, le mostre artistiche sulla rivista «Aperusen» (Campitelli sarebbe infatti divenuto un vero e proprio editore ‘futurista’ pubblicando la prima edizione de “L’architettura futurista” di Virgilio Marchi nel 1926, poi l’“Arte teatrale” di Anton Giulio Bragaglia, il catalogo delle opere di Boccioni nel 1927, quindi “Futurismo e fascismo” di Marinetti nel 1927, “Liriche” di Folgore e romanzi di Paolo Buzzi.Nel 1926, intanto, Dottori si trasferiva a Roma e del 1931 era il “Manifesto dell’aeropittura futurista”, sottoscritto dallo stesso pittore e divenuto una sorta di vademecum per gli artisti umbri, che avrebbero fatto del «Futurismo rurale», enucleato dallo stesso Dottori, e del «paesaggio moderno» i fulcri principali della loro ricerca artistica. E il lago Trasimeno, con i suoi futuristi aerovolanti che atterravano sulle sue acque e le sue industrie aeronautiche a Passignano, non poteva che costituire uno dei soggetti preferiti di quella Modernità (ribadita anche dalla costruzione dell’aeroporto di Perugia). Nel 1939 Dottori rientrava stabilmente a Perugia per ricoprire la cattedra di “Pittura” all’Accademia e dunque con l’incarico di Direttore: il Futurismo era assurto, dunque, alle più alte vette della cultura artistica regionale.

Il secondo, e più ‘dinamico’ centro del Futurismo architettonico umbro era costituito, ovviamente, da Terni, la «città dinamica e dell’acciaio» dove si perseguiva un ricerca artistica connessa al ciclo produttivo dell’acciaieria. Il Gruppo Futurista ternano era nato soprattutto per volontà di Arnaldo Marini, geometra dell’Ufficio Tecnico del Comune, grande estimatore di Sant’Elia ed entrato in amicizia con Gerardo Dottori; ma vi era anche Giuseppe Preziosi, diplomato all’Accademia di Belle Arti di Perugia, e coinvolto all’interno della Commissione Edilizia del Comune, oltre a Fabrizio Ramaccioni, addirittura l’Ingegnere Capo dell’Ufficio Tecnico. L’architettura costituiva, dunque, il tema dominante degli interessi del Gruppo.Nel Concorso bandito dal comune di Terni nel 1932 per la sistemazione di piazza Tacito (un problema ancora aperto dopo oltre cinquant’anni), per la collocazione di una fontana al posto del Monumento ai Caduti e per l’introduzione di «parallelepipedi di verde», cioè chiome di lecci che armonizzassero con l’edificio della Banca d’Italia e con il ‘neoclassico’ Palazzo del Governo di Bazzani, il Gruppo Futurista sostenne il progetto del futurista Ernesto La Padula, la cui fontana a base quadrata, ma con vasca circolare, grazie ad una serie di intersecazioni di forme geometriche avrebbe creato getti dinamici, rimandando all’«aspetto generale di Terni, asserragliata dai fumaioli delle sue fonderie».Inizialmente La Padula aveva collaborato con Vincenzo Fiordigiglio presente come Artista nel primo progetto; poi il Concorso venne annullato «e ripetuta la gara per i tre ritenuti migliori (La Padula ormai solo; Aliotta-Martini; Ridolfi-Fagiolo). La Padula inviava, dunque, un progetto completamente diverso dal primo, producendo, in definitiva, «due progetti di diversa concezione e forma, ma ambedue pregevoli».Marinetti era stato a Terni, dopo una prima visita tra il 1919 e il 1920 per un «giro teatrale di sintesi futuriste»; vi tornava ancora nel 1932 con una conferenza su «Aviazione fascista e aeropittura futurista», probabilmente proprio in occasione di quanto si stava consumando per piazza Tacito. Dava risalto, non a caso, all’avvenimento la rivista romana «Futurismo», sottolineando come ormai il clima fosse cambiato rispetto alla «romanità di Cesarino Bazzani (colonne, colonne, colonne … al Palazzo delle Poste, alla centrale in riva al Nera, al costruendo Palazzo del Governo) e con il fritto misto di tutti i rinascimenti scolastici più pacchiani … Per la fontana … soltanto un futurista potrà interpretare ed esprimere al cento x 100 la misura dinamica dell’ambiente».

A sinistra,Terni, Piano Regolatore del 1960 (M. Ridolfi e W. Frankl)

A destra,Gerardo Dottori, “Umbria, primavera” (1945)

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Vinto il concorso da Ridolfi, a Terni, invece che una fontana futurista, toccò una fontana razionalista (anche se alla fine si realizzò la fontana ideata da Ridolfi-Fagiolo non al secondo, ma al primo grado del Concorso). Il Gruppo Futurista ternano si mantenne comunque piuttosto vivo, con una serie di proposte, nell’ambito della progettazione architettonica, partecipando, il 28 ottobre 1933, alla «Prima Mostra Nazionale Futurista» di Roma, organizzata da Mino Somenzi, con diversi progetti elaborati da Marini, Minocchi e Ramaccioni: Mario Minocchi esponeva la proposta, avanzata per piazza Tacito, di una «Fontana-Luce», composta da un corpo centrale a tre riseghe circolari e concentriche oltre a quattro corpi in aggetto, con caduta dell’acqua frenata da «quattro morse a diga»; di Arnaldo Marini erano invece l’idea per un albergo a Piediluco e per una piccola villa, con netta ispirazione al Razionalismo di Sartoris; Filippo Ramaccioni presentò alcuni progetti per il Mattatoio di Terni e per arredi d’ufficio. Si trattava in genere di proposte impostate su linee rettilinee, chiari ed elementari volumi parallelepipedi, senza nulla aggiungere al nitore della composizione, in un’ottica assai vicina, appunto, alla sensibilità razionalista.Dal punto di vista delle realizzazioni, Ramaccioni, che dal 1924 era a capo dell’Ufficio Tecnico, aveva proposto per anni architetture di gusto corrente, tardo eclettiche o storicistiche influenzate dalla presenza di Cesare Bazzani, come anche nel caso del nuovo Piano Regolatore della città, un Progetto di Ampliamento che sfruttava il sistema degli sventramenti, espandendo il tessuto sulla base di una griglia priva di spazi attrezzati e di aree verdi (tanto che nel 1932 venne invece bandito un Concorso nazionale). La vicinanza a Marini e l’adesione al Futurismo portarono però Ramaccioni ad un repentino aggiornamento del proprio linguaggio architettonico, come si vede in alcuni progetti non realizzati come la nuova chiesa di Campomicciolo (1931), la scuola di Borgo Bovio “G. Oberdan”, come la Caserma M.V.S.N., il Mattatoio di Terni (idea esposta a Roma nel 1933), anche se poi la «Scuola XXVIII Ottobre» fu l’unica a giungere a compimento con la Direzione Lavori del geometra futurista Arnaldo Marini.L’edificio mostra il suo fronte principale scandito da una griglia di intelaiatura bianca che gerarchizza la parte centrale aperta da finestre seriali; sul lato minore è un corpo semicilindrico, svettante che, nel suo andamento quasi lenticolare, ricerca effetti di dinamismo stagliandosi rispetto alla mole bloccata dell’edificio (era l’’effetto Angiolo Mazzoni’, che era solito apporre paratatticamente, su blocchi rigidi e stereometrici, volumi dinamici autonomi).

Per la chiesa di Campomicciolo, Ramaccioni e Marini riflettevano sul tema della Mediterraneità, optando per una forma curvilinea della parte centrale della chiesa (in linea con le proposte avanzate da Concezio Petrucci per Segezia – Foggia), ma senza dimenticare, soprattutto, le ricerche formali barocche, tenute ben presenti dall’Estetica avanguardista. Per la Caserma M.V.S.N. la ricerca si incentra invece sull’uso della bicromia (riprendendo le polemiche di Marinetti e Fillia nei confronti dell’evanescenza monocromatica razionalista) specie nella svettante torre bicroma e nelle finestre a nastro. Nella pianta del nuovo Mattatoio di Terni, invece, la ricerca si incentrava sui volumi cilindrici e semicilindrici isolati, posti a formare un fronte sfuggente e dinamico. La mancata realizzazione delle opere privò però Terni di quella ricerca futurista.Migliori gli esiti per esempi di minore impegno come il Monumento funerario a Mario Umberto Borzacchini (pilota), nel Cimitero Monumentale del 1933-1935, dove linee ricurve e raggiere movimentano la rigida stereometria volumetrica del complesso; oppure per i numerosi stand espositivi che Giuseppe Preziosi venne chiamato a realizzare prima per il teatrale “carro di Tespi”, poi per le Mostre del Dopolavoro della “Società Terni” (vero committente di opere avanguardiste), poi per i prodotti della stessa Società (stand per l’Esposizione di Bologna nel 1935, per l’Esposizione Mondiale di Arti, Scienze e Industrie di Bruxelles e per la Mostra dei Vini tipici a Siena, sempre del 1935, dove si pubblicizzava la «calciocianammide», il più importante fertilizzante prodotto dalla Società Terni, per la Fiera Campionaria di Tripoli del 1936, per la IV Biennale della Floricoltura di San Remo del 1938).Preziosi non mancò però di partecipare anche a interventi architettonici veri e propri con la propria consulenza e soprattutto con le proprie decorazioni artistiche: da Ramaccioni venne chiamato a collaborare, nel 1932, alla sistemazione del Monumento ai Caduti, dopo che era stato spostato per la realizzazione della nuova fontana.

Da in alto a sinistra: Progetto di Mattatoio per Terni (presentato alla I Mostra Nazionale Futurista di Roma; Filippo Ramaccioni, 1933); Progetto per la Chiesa di Campo Micciolo (Filippo Ramaccioni, 1932), Progetto per la Caserma milizia (1932); Progetto di Casa Rurale (Alfredo Innocenzi, 1935)

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Ma soprattutto dal 1934 il centro di Collestatte, dove la Società Terni aveva un proprio insediamento produttivo, divenne luogo di sperimentazioni avanguardiste.Se Preziosi venne incaricato dell’organizzazione della «Seconda Mostra d’Arte del Dopolavoro della “Società Terni”», il borgo fu anche interessato da un aggiornamento architettonico che prevedeva la nuova chiesa del Sacro Cuore (1933), in cui il tema tradizionale del campanile a vela centrale veniva modernizzato e rivissuto in chiave futurista con una mostra continua, mentre l’interno mostrava una nudità contrapposta all’uso di paramenti in mattoni e alla scultura sull’altare del futurista Mario Minocchi; la sede del Dopolavoro Aziendale di Papigno veniva trattata con forme e materiali evocativi della produzione industriale, con all’interno una dinamica scala semielicoidale e nuovi arredi in ferro, mentre l’arco del secondo ingresso era evidentemente esemplato sulla grafica futurista di gusto deperiano.Altrettanto interessante la realizzazione della chiesa di San Giuseppe del villaggio operaio di Nera Montoro, sempre della metà degli anni Trenta, caratterizzata da tre grandi fornici scavati in facciata e da porre, dunque, in relazione con il contemporaneo edificio religioso realizzato da Ernesto La Padula a Pisticci (che ne avesse fornito una versione variata dopo la vicenda della fontana di Terni?): la carica avanguardistica in un tema delicato quale quello dell’Architettura sacra e delle sue declinazioni futuriste prendeva corpo nella riduzione delle forme strutturali, mentre sull’altare era esposta una pittura di Preziosi con San Giuseppe e il Bambino e dietro un paesaggio «aeropittorico».Da ricordare, ancora, la Colonia lacustre “IX Maggio”, quasi terminata nel 1936 e definitivamente finita nel 1938 a Collesanto (oggi Mazzelvetta) sul lago di Piediluco, donata dalla “Società Terni” alla Federazione dei Fasci ternana. Sorta su uno sperone roccioso a dominare il lago già «la sua ubicazione può considerarsi ardita… perché è stato

scelto un impervio costone trasformato mediante opere di sistemazione in un parco pittoresco con piazzali e viali … l’edificio è costituito da due corpi di fabbrica collegati tra loro dal corpo centrale ove si sviluppa la luminosa scala che dà accesso alle camerate e al refettorio … la Colonia è stata costruita con criteri di severa semplicità, ma con festosità di colori». L’edificio era imponente, con torri monumentali aggettanti dalle accentuate profondità (anche se poi una ristrutturazione degli anni Sessanta per realizzare un albergo ha in buona parte offuscato la Modernità del complesso); ma già il progetto aveva avuto diverse trasformazioni a partire da una prima proposta, non realizzata, dell’ingegner Leopoldo Paganelli, un dipendente della Società Terni; sappiamo che Giuseppe Preziosi venne contattato come «consulente artistico e decoratore» per caratterizzare l’ambiente di ingresso, con bassorilievi e ornamentazioni in cui le linee con moto obliquo intersecavano quelle orizzontali e anche i carattere tipografici della scritta «Marcia su Roma» contribuivano a creare un effetto dinamico, come esempio di «plastica murale futurista» che utilizzava materiali diversi.La stagione futurista ternana, pur non troppo ricca, si stagliava comunque nel panorama complessivo se non altro proprio per la sua caratterizzazione architettonica (anche se con risultati nei quali la ricerca morfologica risultava certamente innovativa, sebbene non dirompente).Non molto meglio, almeno in questa fase, andava ai rappresentanti del Movimento Razionalista in Umbria, con in prima linea, sempre a Terni, Mario Ridolfi, che aveva vinto la competizione per la fontana di piazza Tacito con la sua proposta, presentata insieme a Fagiolo, non priva di influenze futuriste, anche se stemperate da echi metafisici.Del resto la rivista razionalista per eccellenza «Casabella» in Italia, registrava per l’Umbria il solo intervento di Agnoldomenico Puca nello stadio di Narni; e, probabilmente, non doveva sembrare un granché come numero, se non per qualità.

A sinistra,Terni, Papigno, Dopolavo-ro Aziendale, prospetto (G. Preziosi, dopo il 1930)

A destra,Terni, la Fontana monumen-tale in Piazza Tacito (Mario Ridolfi e Mario Fagiolo

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Erri De Luca

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SOCIETà E COSTUME

Erri De Luca è nato a Napoli nel 1950 in una famiglia della media-borghesia.Ha diciotto anni nel 1968 e si trova allora a Roma. E’ a parti-re da quest’epoca che abbraccia l’azione politica, respingendo la carriera diplomatica alla quale era avviato. Negli anni ‘70, è di-rigente attivo in seno al movimento d’estrema sinistra Lotta Con-tinua diretto da Adriano Sofri. Sarà in seguito operaio qualificato alla FIAT, magazziniere all’aeroporto di Catania, camionista, poi muratore, e come tale lavorerà in diversi cantieri francesi, africani o italiani. Benché non avesse smesso di scrivere dall’età di vent’anni, il suo primo libro, “Non ora, non qui”, è pubblica-to in Italia soltanto nel 1989. Ha praticamente quarant’anni al momento di questa prima pubblicazione e continua a lavorare nell’edilizia. Durante la guerra nella ex Jugoslavia, è conducente di convogli umanitari a destinazione della popolazione bosniaca. Ha imparato numerose lingue da autodidatta, tra cui lo yiddish e l’ebraico per tradurre la Bibbia, alla quale dedica ogni giorno un’ora di lettura, anche se si dichiara non credente. Collabora a diversi giornali (La Repubblica, Il Manifesto, ecc.) ed oltre ai suoi articoli d’opinione, scrive anche sulla montagna. E’ ugualmente un alpinista emerito.Erri De Luca ha ricevuto, in Francia, il premio France Cultu-re nel 1994 per “Aceto, arcobaleno”, il Premio Laure Bataillon nel 2002 per “Tre cavalli” (congiuntamente alla sua traduttrice francese, Danièle Valin) ed il Femina Étranger, ugualmente nel 2002, per il romanzo “Montedidio”. Vive oggi nella campagna romana.

“Costruire?è cosa concretaImpresa verticalefilo a piombo”

Intervista a Erri De Luca

De Luca, riferendosi alla sua casa ha dichiarato: “l’ho costruita con le mie mani, toccando ogni mattone”. In questa opera ha seguito un progetto e qual è per lei il significato del “costruire”? “Costruire vuol dire per me cosa concreta. Non costruisco un libro, un racconto: quello lo scrivo come una stesura a voce. Sono stato per venti anni operaio, per lo più in edilizia e ho nel corpo una definizione precisa del verbo costruire. La casa dove abito, che per comodità chiamo mia, ma era una stalla e dunque apparteneva prima di tutto alla magnifica specie dei bo-vini, è stata trasformata in abitazione da me e da altri due operai nell’inverno e primavera del 1978. Non aveva acqua né corrente elettrica. Ogni sua malta è stata impastata a mano adoperando acqua piovana. Ho scritto da qualche parte che è fatta attingen-do alla fontana delle nuvole”.

Nello scegliere questa casa ha considerato il “genius loci”? E come lo ha avvertito?“Non mi intendo di emanazioni, anche se mi dicono che la pietra vulcanica di queste parti emette radon, un elemento ra-dioattivo che si elimina aereando bene gli ambienti. So che per ottenere l’acqua scavammo un pozzo nel punto indica-to da due anziani rabdomanti, che camminarono sul campo stringendo nelle mani un rametto scortecciato. Ci dissero la profondità e la quantità di acqua che avremmo trovato. E così fu. Ora nelle stanze ci sono i respiri di mio padre e mia madre che qui sono morti. I vecchi devono morire nei loro letti e non in quelli di un ospizio o di un ospedale. E sul campo ci sono gli alberi che ho piantato. La loro ombra che si allarga con il crescere dei tronchi è quanto di meglio ho potuto compiere negli anni a me affidati”.

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Lei è stato, tra l’altro, “muratore”, quali i suoi suggerimenti per i tecnici progettisti e per quali risultati?“Da muratore, da operaio consiglio ai competenti, architet-ti, ingegneri, geometri di ascoltare in ultimo il parere anche sgrammaticato di chi sta eseguendo materialmente l’opera”.

Qual è il rapporto con la sua casa e quali i caratteri principali dell’abitare?“Mi sento un ospite in casa mia. Quando rientro da un viaggio, da giorni passati lontano, apro la porta e pur sapendo che non c’è nessuno chiedo: permesso?”.

Vive da molti anni in campagna, qual è il suo rapporto con la natura, con il suo “tempo” e come questo si inserisce nella sua scrittura?“Sto attento alle fasi della luna per le potature necessarie, gli alberi contengono la più grande esperienza di biologia vivente, sono sul pianeta da così tanto tempo precedente a me.Ho un camino in cucina con il quale mi scaldo, adopero la cenere per concime, cerco di consumare poca acqua”.

Quale è la differenza fra costruire “edifici” e scrivere roman-zi. Solo quella fra mattoni e pagine?“Scrivere una storia somiglia per me a percorrere un sentiero che poi un lettore seguirà se ne ha voglia. Un libro serve a te-nere compagnia, costruire è opera completamente diversa da quella orizzontale di percorrere linee sopra pagine. Costruire è impresa verticale, filo a piombo”.

“Non ora, non qui”, Feltrinelli, 1989 (nuova edizione, 2003); “Variazioni sopra una nota sola – Lettere a Francesca”, Alfredo Guida Editore, 1990; “Una nuvola come tappeto”, Feltrinel-li, 1991; “Aceto, arcobaleno”, Feltrinelli, 1992 (nuova edi-zione, 2002); “I colpi dei sensi”, Fahrenheit 451, 1993; “In alto a sinistra”, Feltrinelli, 1994; “Prove di risposte”, Nuova cultura, 1994; “Pianoterra”, Quodilibet, 1995; “Ora prima”, Qiqajon, 1997; “Alzaia”, Feltrinelli, 1997; “Tu, mio”, Feltri-nelli, 1999; “L’urgenza della libertà”, Filema, 1999; “Tufo”, Edizioni Libreria Dante & Descartes, 1999; “Cattività”, con Marco Delogu. Nuovi Equilibri, 1999; “Tre cavalli”, Feltri-nelli, 2000; “Un papavero rosso all’occhiello, senza coglierne il fiore”, Interattiva, 2000; “Elogio del massimo timore. Il se-condo salmo”, Filema, 2000; “Altre prove di risposta”, Dante & Descartes, 2000; “Parteras, sapienza e arte”, con Danilo de Marco, G. Paolo Giri, Interattiva, 2002; “Nocciolo d’oliva”, EMP, 2002; “Bagnoli”, Motta Federico, 2002; “Lettere da una città bruciata”, Dante & Descartes, 2002; “Montedidio”, Fel-

trinelli, 2002; “Immanifestazione, Roma 15 febbraio 2003”, Dante & Descartes, 2003; “Il contrario di uno”, Feltrinelli, 2003; “Precipitazioni”, Dante & Descartes, 2004; “Lettere a Francesca”, Dante & Descartes, 2004; “Mestieri all’aria aperta. Pastori e pescatori nell’antico e nel nuovo testamento”, con Gennaro Matino, Feltrinelli, 2004, “Sulla traccia di Nives”, Mondadori, 2005; “Chisciottimista”, Dante & Descartes, 2005; “Napòlide”, Dante & Descartes, 2005; “In nome della madre”, Feltrinelli, 2006; “Sottosopra. Alture dell’Antico e del Nuovo Testamento”, con Gennaro Matino, Mondadori, 2007; “Lettere fraterne”, Dante & Descartes, 2007; “L’isola è una conchiglia”, La Conchiglia, 2008; “Almeno 5”, con Gennaro Matino, Feltrinelli, 2008; “Senza sapere invece”, Nottetempo, 2008; “Il cielo in una stalla”, Infinito edizione, 2008; “Il gior-no prima della felicità”, Feltrinelli, 2009; “Penultime notizie circa Ieshu/Gesù”, Edizioni Messaggero, 2009; “Tentativi di scoraggiamento (a darsi alla scrittura)”, Dante & Descartes, 2009; “Il peso della farfalla”, Feltrinelli, 2009.

Erri De Luca, bibliografia Narrativa e saggistica

Il finanziamento degli investimenti pubblici, soprattutto nella fase di crisi economica attraversata nell’ultimo biennio, assume particolare importanza per il rilancio economico di un Paese. Tuttavia, solo in limitati casi la disponibilità del finanziamento è veramente la variabile critica per il successo di un’iniziativa pubblica di riqualificazione di un territorio o area urbana; in diversi casi la criticità è invece riscontrata nella insufficiente capacità delle amministrazioni competenti di portare effettivamente a compimento l’investimento, per di più in tempi “normali” e credibili (non lontani da quelli inizialmente dichiarati). Per questo tipo di analisi e controlli in Italia esiste un ufficio con apposite competenze di controllo sull’attuazione degli investimenti finanziati con fondi pubblici. Si tratta dell’Unità di verifica degli investimenti pubblici (UVER) del Ministero dello Sviluppo Economico. Abbiamo chiesto al suo Responsabile, il Dott. Mario Vella di illustrare le attività condotte dal suo ufficio in merito al monitoraggio sui tempi di realizzazione delle infrastrutture in Italia ed al collegato nuovo strumento di supporto decisionale - denominato VISTO - messo dall’UVER a disposizione di amministratori e tecnici. Economista, specializzato in sviluppo territoriale con un Master all’Università di Strathclyde (Glasgow), Mario Vella dal 1995 lavora nel campo della programmazione, monitoraggio e controllo degli investimenti pubblici.

L’Unita di Verifica degli Investimenti Pubblici: la struttura e le competenzeL’UVER opera all’interno del Nucleo Tecnico di Valutazione e Verifica degli investimenti pubblici del Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica del Ministero dello Sviluppo Economico.L’Ufficio si compone di 30 esperti, denominati “Componenti,” oltre a funzionari e personale dell’Amministrazione.La collocazione organica dell’Ufficio all’interno del Ministero dello Sviluppo Economico è definita dall’articolo 14, comma 3 del D.P.R. 28.11.2008, n. 197 che recita “Alle dirette dipendenze del Capo Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica opera il Nucleo tecnico di valutazione e verifica degli investimenti pubblici, istituito con decreto legislativo 5 dicembre 1997, n. 430 che se ne avvale per lo svolgimento dei compiti attribuiti al Dipartimento, per l’eventuale supporto all’attività del CIPE e per le funzioni delle altre strutture del Ministero”.L’Unità svolge funzioni di controllo, monitoraggio ed analisi degli investimenti pubblici e dei loro risultati, sia in termini economici (avanzamento della spesa) che in termini sociali (fornitura di servizi alla collettività).I progetti di investimento su cui l’UVER concentra la propria attività sono prevalentemente di natura infrastrutturale, segnatamente opere pubbliche (trasporto, idriche, ecc.).L’attività dell’Unità è svolta con le modalità proprie di un nucleo ispettivo, quindi anche tramite l’accesso diretto del Componente presso gli uffici dell’Amministrazione attuatrice e gli stessi cantieri. La verifica sull’attuazione dei programmi e dei progetti di investimento riguarda sia progetti realizzati unicamente con risorse nazionali che progetti cofinanziati da risorse nazionali e comunitarie. Per questa tipologia di interventi,

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Stima dei tempidi realizzazionedelle opere pubbliche“VISTO” uno strumentoa supporto di Enti Locali e tecnici

di Mario Vella(Responsabile Unità di Verifica degli Investimenti Pubblici - Ministero dello Sviluppo Economico. Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica)

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APPROFONDIMENTI

Area Valutazione di efficaciaL’Area Valutazione di efficacia degli investimenti pubblici, infine, verifica e valuta il risultato conseguito, in termini di servizio reso alla collettività, dal singolo progetto di investimento.L’infrastruttura oggetto di analisi viene posta sotto osservazione esaminandone i parametri fisici di realizzazione (per esempio km di strada od autostrada costruita, quantità in metri cubi di reflui trattati da un impianto di depurazione, lunghezza in km e portata in metri cubi relativi ad una condotta, ecc) e le sue conseguenze in termini di servizio introdotto oppure migliorato per la collettività (per esempio riduzione dei tempi di percorrenza di una tratta stradale, ampliamento del numero di utenze servite da un depuratore, ecc).

I tempi di attuazione delle opere pubblicheLe infrastrutture sottoposte al monitoraggio ed alla verifica dei componenti dell’UVER sono spesso programmate tramite gli Accordi di Programma Quadro (APQ) di cui all’art. 2 comma 203 della Legge 662/1996. La stipula degli APQ tra lo Stato e la singola Regione o Provincia Autonoma avviene in seno al Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica del MISE.I dati del monitoraggio degli interventi finanziati tramite APQ, sono inseriti in una particolare banca dati chiamata “Applicativo Intese” residente presso lo stesso Dipartimento e vengono aggiornati ogni sei mesi. Per ogni investimento sono raccolti tra l’altro i dati relativi a costo e copertura finanziaria dell’iniziativa, localizzazione, stazione appaltante ed il crono programma delle progettazioni (e relative approvazioni), delle aggiudicazioni, dei lavori, collaudo ed entrata in funzione dell’opera.Al fine di approfondire la delicata questione dei tempi necessari in Italia per completare gli investimenti pubblici, l’UVER ha deciso di mettere a frutto la ricchezza informativa dell’Applicativo Intese e nel corso dell’anno 2009 ha elaborato i dati di monitoraggio al 31/12/2008 degli oltre 21.000 interventi presenti in questa banca dati.Le analisi sono state effettuate con riferimento agli interventi appartenenti alla sola categoria “opere pubbliche”, con esclusione quindi degli appalti di forniture e servizi e degli aiuti, per un totale di circa 16.000 casi considerati e per un valore complessivo di circa 65 miliardi di euro.In dettaglio, per ogni intervento, la banca dati rende disponibili le date di inizio e di fine relative alla singola fase (studio di fattibilità, progettazione preliminare, ecc) distinguendole a seconda che si tratti di una previsione (data prevista) o un dato reale, indicativo della reale conclusione della singola fase (data effettiva).Nella figura 2 è rappresentata la sequenza logica e temporale delle principali fasi di un appalto di opera pubblica; le fasi sono separate da spazi evidenziati con una

all’Unità è stato tra l’altro attribuito il ruolo di Autorità di Audit, ai sensi del regolamento (CE) n. 1083/2006 (Fondi strutturali).L’Unità è suddivisa in tre aree di attività: Area Verifica dei progetti; Area Monitoraggio e Statistica ed infine Area Valutazione di efficacia.

Area Verifica dei progettiL’Area Verifica dei progetti svolge la propria attività attraverso verifiche desk ed in loco su progetti selezionati in base a specifici criteri.Il processo di programmazione delle verifiche si articola nelle seguenti fasi: • selezione, anche su proposta degli enti finanziatori o

attuatori, degli interventi da esaminare;• organizzazione e successiva esecuzione delle verifiche

in loco, finalizzate ad accertare l’avanzamento procedurale del progetto e le eventuali criticità nella realizzazione dello stesso;

• supporto agli enti attuatori, con l’eventuale formulazione, da parte dell’UVER, di possibili soluzioni che consentano il superamento della criticità;

• diffusione dei risultati.

Area Monitoraggio e StatisticaHa il compito di analizzare i dati contenuti all’interno del sistema di monitoraggio del Dipartimento, provenienti da tutte le Amministrazioni italiane titolari di un qualunque progetto di investimento.Le analisi svolte dal personale dell’Area Statistica mirano a dare informazioni attendibili in merito all’effettiva realizzazione degli interventi a livello di sistema Paese.Lo studio dell’evoluzione dei principali parametri di riferimento (per esempio: avanzamento della spesa in conto capitale, tempi di realizzazione delle infrastrutture, ecc) consente di elaborare modelli predittivi della spesa pubblica (per esempio l’Indicatore Anticipatore, il progetto “Visto”) utili per il decisore pubblico impegnato nella programmazione e valutazione degli investimenti futuri.

Unità di Verificadegli

investimenti pubblici

Area monitoraggioe Statistica

Area Valutazionedi efficacia

Area Verificadei progetti

Figura - 1 Le aree operative UVER

65

linea tratteggiata che rappresentano i cosiddetti tempi di attraversamento, riconducibili ad un insieme di attività prevalentemente amministrative che sono propedeutiche all’inizio della fase successiva.

Per esempio, i tempi di attraversamento tra la progettazione preliminare e quella definitiva, comprendono le attività di esame della progettazione da parte dei tecnici della stazione appaltante, approvazione della stessa e predisposizione dell’incarico ad un tecnico per il livello progettuale successivo.Per elaborare i dati ed essere fedeli alla realtà osservata, si è scelto di definire la durata di una fase come l’intervallo di tempo intercorrente tra la sua data di inizio e la data di inizio della fase successiva. La scelta adottata, di considerare all’interno della durata delle fasi i relativi tempi di attraversamento, deriva dal fatto che essi, pur non essendo assimilabili alle fasi in senso stretto, contribuiscono, come vedremo anche in maniera rilevante, alla definizione del tempo complessivo di attuazione delle opere.Uno specifico controllo sulla qualità del dato è stato effettuato a valle della selezione degli interventi, verificando l’assenza di eventuali dati anomali sulle code ovvero durate eccessivamente brevi od eccessivamente lunghe.

I tempi di attuazione per aree territorialiI risultati delle elaborazioni - concernenti le analisi su interventi conclusi e le stime su interventi ancora in corso - hanno permesso di porre a confronto i tempi di realizzazione delle opere pubbliche distinguendo tre aree territoriali, ovvero Nord, Centro e Sud.

Il Mezzogiorno evidenzia tempi più lunghi in fase di aggiudicazione dei lavori; viceversa il Centro Italia fa osservare tempi di progettazione e di realizzazione dei lavori di poco superiori alle altre aree e tempi di aggiudicazione in linea con quelli delle regioni settentrionali.

I tempi di attuazione per classi di costoI tempi di attuazione delle opere infrastrutturali crescono progressivamente al crescere del valore economico dei progetti e la crescita riguarda indifferentemente le tre fasi procedurali considerate. Nella figura 4 vengono riportati i risultati delle analisi condotte dall’UVER distinguendo gli interventi sulla base della dimensione economica in classi di importo.In particolare, la fase di progettazione presenta durate medie variabili tra 1,7 e 4,4 anni, mentre la fase di aggiudicazione lavori oscilla tra 0,3 e 0,9 anni, infine i tempi medi di realizzazione lavori variano tra 0,7 anni ed oltre 5 anni.In Italia per la realizzazione di un’opera pubblica di importo maggiore di 100 milioni di euro sono necessari più di dieci anni.

I tempi di attuazione per settoreUn’ulteriore dimensione di analisi sviluppata è relativa alla tipologia settoriale degli investimenti. E’ importante premettere che nella scelta dei settori da evidenziare si è tenuto conto della loro dimensione in termini di numerosità dei relativi interventi, ciò ha reso necessario l’accorpamento di tutti i settori scarsamente rappresentati in una voce residuale denominata “Varie”.Osservando la figura 5 si nota che il settore caratterizzato dalle durate più lunghe è quello degli “Altri trasporti”, che comprende interventi infrastrutturali nei trasporti ferroviari, marittimi, aerei, lacuali e fluviali, compresi porti, aeroporti, stazioni e interporti. Viceversa il settore Ambiente, che comprende opere per l’assetto idrogeologico, la conservazione del suolo, il recupero e la protezione di siti naturali e/o degradati, il monitoraggio ambientale, ecc. si caratterizza per le durate più brevi.In maniera sintetica, la figura 6 prende in considerazione congiuntamente le analisi a livello settoriale e territoriale; appaiono allora alcune specificità territoriali, ad esempio i tempi particolarmente lunghi nei settori “Altri trasporti” e “Ciclo integrato dell’acqua” nelle regioni centrali, il settore Ambiente nelle regioni meridionali, il settore Industria e servizi nelle regioni settentrionali e centrali.Per il settore Viabilità, le maggiori durate riguardano le regioni centrali e meridionali.

VISTO: Visualizzazione Interattiva della Stima dei Tempi delle Opere pubblicheLa possibilità di attingere alla vasta mole di informazioni

P. prel. P. esec.P. def. Aff. lavori Realizzazione lavori

Figura 2, Le fasi di un appalto pubblico

Figura - 3 I tempi di realizzazione distinti per aree territoriali

2,2

2,4

0,4

0,4

1,4

1,8

2,3 0,5 1,7

Le analisi territoriali riportano le differenze rilevate nelle tre aree, illustrate nella figura 3, peraltro di lieve entità e non significative dal punto di vista statistico.Tuttavia, vale la pena sottolineare come il Nord mostri tempi più brevi, rispetto alle altre aree, in ciascuna delle macrofasi considerate (progettazione, affidamento, lavori).

66

ANNO II | n. 12 | NOVEMBRE - DICEMBRE 2010

Figura - 4 Tempi di attuazione degli interventi infrastrutturali per classi di costo e fasi di realizzazione - Italia

Figura - 5 Tempi di attuazione degli interventi infrastrutturali per settore e fase

Figura - 6 Tempi di attuazione degli interventi infrastrutturali per settore e area geografica

Settore 67

2,8 0,6 2,2

1,9 0,4 1,3

2,4 0,5 1,6

2,1 0,4 1,7

2,5 0,5 1,7

2,6 0,6 1,9

2,5 0,5 1,6

2,4 0,5 1,5

10,4 anni4,4 0,9 5,1

9,2 anni4,4 0,9 3,9

8,2 anni4,0 0,8 3,4

7,3 anni3,5 0,8 3,0

6,4 anni3,1 0,7 2,7

5,8 anni2,9 0,6 2,3

5,1 anni2,6 0,5 1,9

4,4 anni2,3 0,5 1,7

3,7 anni2,0 0,4 1,3

3,2 anni1,8 0,4 1,0

2,7 anni1,7 0,3 0,7

residenti nella banca dati APQ ha permesso di costruire uno strumento che, sulla base di appositi modelli statistici, potesse fare delle stime sui tempi di realizzazione delle opere pubbliche.Questo strumento, la cui elaborazione è stata avviata nel 2008, si chiama VISTO (acronimo di Visualizzazione Interattiva della Stima dei Tempi delle Opere pubbliche), disponibile presso il sito del Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica all’indirizzo www.dps.it/uver. VISTO è uno strumento decisionale utile per rispondere ad alcune domande: quanto tempo è necessario in Italia per realizzare un’opera pubblica in uno specifico settore? Quanti mesi si impiegano per progettare od affidare i lavori o per completare i cantieri?Come variano questi tempi in funzione del territorio in cui l’opera viene realizzata?In dettaglio, la stima dei tempi viene costruita a partire dalle durate effettivamente osservate per decine di migliaia di fasi, relative a progettazione preliminare, definitiva, esecutiva, affidamento, realizzazione lavori.La durata di ciascuna fase dipende fortemente dalla natura dell’intervento, dal soggetto attuatore e dal contesto socio-economico dove viene realizzato.L’applicazione sviluppata dall’UVER (figura 7) affronta anche questo aspetto, consentendo all’utente di conoscere le stime dei tempi necessari per completare l’opera per

ogni combinazione -selezionata dallo stesso utente- delle principali variabili descrittive dell’intervento: importo, settore, tipologia, categoria dell’ente attuatore, procedura di affidamento lavori e provincia di localizzazione. Un esempio di applicazione di questo strumento è fornito dalle analisi relative al monitoraggio degli interventi del Programma Infrastrutture Strategiche (PIS) (delibera CIPE 21/2004) finanziati con il Fondo Aree Sottoutilizzate (FAS).La tabella 1 riporta lo stato di avanzamento degli interventi alla data del 31/7/2010 dei singoli progetti, compresa la percentuale di tempo contrattuale trascorsa alla data di riferimento (Colonna H) e la percentuale della spesa prodotta (Colonna G). I risultati dell’applicazione dello strumento VISTO ai principali appalti (esclusi i servizi e le forniture) afferenti alla manovra di accelerazione PIS sono riportati nelle colonne A-D. In dettaglio, la colonna A rappresenta il percentile relativo alla durata (calcolato da VISTO) dichiarata dal RUP, mentre la colonna C è la durata riscontrata sul 50 percentile, in altre parole la durata posta centralmente nella distribuzione riscontrata su interventi simili in Italia.Il concetto di “percentile” deriva dalla statistica e rappresenta una generalizzazione del concetto di “mediana”. Se prendiamo una serie di dati, per esempio le durate effettivamente osservate di una certa tipologia di appalti e le ordiniamo in senso crescente, la mediana è proprio quel

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N Titolo intervento Percentile Durata osservata

Durata attesa VISTO (mediana)

Differenza rispetto alla

mediana(%)

Data inizio lavori

Data fine lavori (dichiarata dal RUP)

Costo realizzato

(%)

Tempo contrattuale

trascorso al 30/7/2010

(%)

A B C D E F G H

1 S.S. n. 106 JONICA - Megalotto 2 50 2419 2385,0 1,4 06/06/2005 20/01/2012 58,1 77,7

2S.S. n. 106 JONICA - Megalotto 5 - lotto 2

40 1430 1725,6 -19,4 30/08/2006 30/09/2010 22,0

3Salerno - Reggio Calabria - Macrolotto 6 dal km 423+300 al km 442,900

60 2664 2327,5 14,5 21/04/2005 06/08/2012 5,3 72,3

4Salerno - Reggio Calabria dal km 47+800 al km 53+800

45 1629 1840,8 -11,5 13/02/2007 31/07/2011 61,4 77,5

5Salerno - Reggio Calabria dal km 222+000 al km 225+800

60 2140 1788,9 19,6 19/09/2006 29/07/2012 16,3 65,9

6Salerno - Reggio Calabria - Macrolotto 2 dal km 108+000 al km 139+000

15 1576 3276,5 -51,9 15/02/2008 09/06/2012 45,5 56,9

7Agrigento - Caltanissetta dal km 9+800 al km 44+400

35 1260 1648,8 -23,6 25/02/2009 08/08/2012 5,2 41,3

9 Acquedotto Molisano Destro 30 1139 1723,6 -33,9 08/10/2007 20/11/2010 87,0 90,1

10 Acquedotto Molisano Centrale 35 1514 1929,5 -21,5 08/10/2007 30/11/2011 22,2 67,8

11

Completamento dello schema idrico sulla diga del torrente Menta: condotte di distribuzione (3°lotto)

25 1115 1842,1 -39,5 12/12/2007 31/12/2010 90,6 86,2

12

Completamento dello schema idrico sulla diga del torrente Menta: centrale idroelettrica e relativa condotta forzata (2°lotto)

20 963 1731,6 -44,4 12/12/2007 01/08/2010 95,3 99,8

Tabella - 1 Valutazioni sulla durata degli interventi con l’applicazione di VISTO

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TIE

Njo

nes

dato (nel nostro caso una durata temporale) che delimita il primo 50% dei dati da quelli che seguono. Il percentile di ordine p è invece quel dato che delimita il p% dei dati da quelli che seguono.In diversi casi i valori dei percentili relativi ai progetti della manovra di accelerazione (colonna A) sono al di sotto del 50%, e questo vuole dire che per questi interventi i RUP dichiarano una durata dei lavori (ovvero i contratti stipulati tra stazione appaltante ed impresa) che appare minore, quindi più efficiente, rispetto a quella mediamente riscontrata per opere con analoghe caratteristiche. In altre parole, attraverso VISTO è possibile collocare la stima della durata di un certo intervento all’interno del contesto nazionale, ad esempio ad un valore percentile del 15%, e quindi inquadrare la previsione temporale del RUP in termini di durata dell’appalto nell’ambito della realtà italiana, in questo caso compresa nell’intervallo delle prime 15 migliori prestazioni, quindi di una “performance” temporale abbastanza brillante.Ma queste previsioni di efficiente gestione dell’intervento paiono talvolta scontrarsi con la realtà. Osserviamo infatti quanto rilevato negli interventi relativi al macrolotto 2 della Salerno-Reggio Calabria (n. 6) o alla Agrigento-Caltanissetta (n. 7) o all’Acquedotto Molisano Centrale (n. 10). I tempi indicati in sede di contratto posizionano questi interventi – utilizzando VISTO – tra il 15° ed il 35° posto nell’ipotetica classifica nazionale. I dati di monitoraggio ci mostrano però che queste durate con

elevata probabilità dovranno essere riviste, al rialzo, dal momento che a fronte di un 41%-67% di tempo trascorso il valore economico delle attività realizzate oscilla tra il 5% ed il 45%. Le date di conclusione lavori slitteranno in avanti, i tempi si allungheranno; in questi casi le iniziali stime che sembravano presagire performance di indubbio rilievo riporteranno questi interventi ad un’altra realtà, ad un’altra posizione nel contesto nazionale. Questi risultati – purtroppo negativi – possono essere collegati a diversi fattori; tra questi spesso è presente la carenza delle previsioni contrattuali, che per diverse ragioni tendono a sottostimare i tempi di realizzazione. Attraverso VISTO è possibile affrontare questo fenomeno e contribuire a ridurre sensibilmente gli spazi per deboli (poco attendibili) stime dei tempi di conclusione di un’opera pubblica, consentendo ai RUP ed agli amministrazioni pubblici (ministeriali, regionali, comunali) di confrontare le proprie previsioni con quelle provenienti da concrete esperienze riscontrate su analoghi interventi in Italia. In questo modo sarà possibile ridurre i casi di promesse poco credibili a cittadini ed imprenditori sui tempi di consegna delle opere, promesse che poi svaniscono in fretta e che quindi costringono gli operatori a rivedere i propri progetti e piani di sviluppo. Si auspica quindi che VISTO fornisca un contributo alla crescita dell’affidabilità nella programmazione delle opere pubbliche, ed in tal modo all’accelerazione del loro completamento, un fattore di grande rilievo per lo sviluppo del nostro paese.

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ncondizioni di prova sono definite dalla norma UNI 6514 e sono principalmente:

• temperatura dei fluidi:- te = 85 °C (temperatura di entrata del fluido

termovettore);- tu = 75 °C (temperatura di uscita del fluido

termovettore);- ta = 20 °C (temperatura dell’aria nell’ambiente di

installazione);• caratteristiche di installazione del corpo scaldante:- distanza dalla parete = 5 cm;- distanza dal pavimento = 12 cm;• tipologia collocazione degli attacchi delle tubazioni:

entrata in alto – uscita in basso dallo stesso lato;• pressione atmosferica di prova: pressione al livello

del mare 1 atm =101,3 kPaL’espressione per il calcolo della potenza termica nominale è data dalla formula:

dove:c rappresenta una costante tipica di ciascun radiatore;Δtn rappresenta la differenza di temperatura media tra la superficie del radiatore e l’ambienten è un coefficiente che dipende dallo scambio termico del corpo scaldante.

Si conclude con questo sesto articolo la pubblicazione del corso curato dall’Ingegnere Mauro Cappello, sul tema degli Impianti termici nell’edilizia. Corso che si è posto l’obiettivo di fornire gli elementi utili ai tecnici che lavorano nel settore dell’edilizia (in particolar modo nella Direzione Lavori). Mauro Cappello, attualmente ispettore presso l’Unità di Verifica degli Investimenti Pubblici del Ministero dello Sviluppo economico, è stato consulente del Ministro dei Lavori Pubblici e del Vice Ministro delle Infrastrutture e Trasporti e ha organizzato la 1ª Conferenza Nazionale sui Lavori Pubblici. È autore di diverse pubblicazioni specialistiche.

Criteri generali per il dimensionamento dei radiatoriPrima di procedere al dimensionamento dei radiatori da installare in un ambiente caratterizzato da un determinato fabbisogno di energia, è necessario introdurre ed illustrare i principali parametri che caratterizzano questo corpo scaldante, in particolare:

• potenza termica nominale;• temperatura di progetto del fluido termovettore;• potenza termica effettiva;• fattore correttivo per la diversa temperatura dei

fluidi;• fattore correttivo per effetto dell’altitudine;• fattore correttivo per protezione del radiatore;• fattore correttivo relativo alla tipologia di attacchi;• fattore correttivo relativo alla tipologia di vernice.

Potenza termica nominalePotenza termica nominale

Il parametro “potenza termica nominale” definisce il valore della potenza termica scambiata da un radiatore con l’ambiente nelle condizioni standard o di prova. Le

Dimensioni in mmn°

elementin°

vuotiø

attacchi

Peso a vuoto Kg circa

Contenutoacquain litri

Potenza termica EN 442Esponente

n.Aaltezza

Blunghezza

Cprofondità

Dinterasse

DT 50°C DT 60°CWatt Kcal/h Watt Kcal/h

730 492 42 450 7 2 1” 9,00 1,30 377 325 472 407 1,22850

970 492 42 450 10 2 1” 12,80 1,60 488 421 611 526 1,22922

1210 492 42 450 12 3 1” 15,40 2,00 597 515 747 644 1,22995

1540 492 42 450 15 4 1” 19,50 2,40 743 640 930 802 1,23095

730 592 42 550 7 2 1” 9,20 1,50 417 359 523 450 1,23930

970 592 42 550 10 2 1” 12,80 2,00 561 482 704 606 1,25160

1210 592 42 550 12 3 1” 15,70 2,40 682 586 856 736 1,25030

1540 592 42 550 15 4 1” 19,60 3,10 871 749 1093 940 1,24525

Tabella 1 - Specifiche tecniche radiatori (Global)

Impianti termo tecniciTeoria e praticadel dimensionamentodei corpi scaldanti

di Mauro Cappello

Qn= c x (Dtn)n (1)

72

FORMAZIONE

Qeffettiva= Qnom x (FT x Falt x Fprot x Fattacchi x Fvernice) (2)

(3)FT = Tm

_ Ta1,3

80 _ 20( )

P = 101,3 _ 0,0113 x H (5)

Falt=Pmare

1,3Pmare _ 0,3P

(4)

Normalmente il valore della potenza termica nominale del radiatore è fornito dal produttore insieme ai dati dimensionali del corpo scaldante (tabella 1).Il dato presente nel catalogo, solitamente espresso in Watt e Kcal/h, costituisce il punto di partenza del calcolo dei radiatori (fermo restando che sia precedentemente stata determinata la potenza termica necessaria ai singoli locali da riscaldare).

Temperatura di progetto del fluido termovettoreGeneralmente il valore di questo parametro viene impostato in un intervallo compreso tra 65°C e 75°C e questo perché l’esperienza insegna che valori più elevati indurrebbero moti convettivi del fluido termovettore molto forti, i quali determinerebbero squilibri di temperatura tra zone prospicienti il soffitto (che verrebbero a trovarsi a temperature elevate) e zone prospicienti il pavimento, che al contrario delle precedenti sarebbero caratterizzate da temperature sensibilmente più basse.

Potenza termica effettivaIl parametro “potenza termica effettiva” definisce il valore della potenza termica che viene effettivamente scambiata dal radiatore con l’ambiente, nelle previste condizioni di posa.Si tratta di una frazione della potenza termica “nominale”, viene calcolata applicando al valore di quest’ultima una serie di coefficienti riduttivi, che tengono conto dell’altitudine, della temperatura dell’acqua, della tipologia di attacchi, della verniciatura e della eventuale protezione.Nella pratica quindi sarà necessario provvedere in via preliminare alla determinazione del valore numerico dei cinque coefficienti citati, quindi moltiplicarli per il valore della potenza termica nominale, ovvero:

Determinazione del fattore FT

Il fattore FT, tiene conto delle variazioni di temperatura relative rispettivamente al fluido scaldante e all’ambiente, rispetto alle stesse temperature che vengono considerate nelle condizioni standard. La formula per la determinazione di questo fattore:

La differenza al denominatore della formula esprime proprio la differenza di temperatura nelle condizioni standard.E’ quindi possibile impostare una tabella in formato

excel e procedere al calcolo del fattore FT per i vari valori di temperatura.La tabella a pagina 74 raccoglie tutti i valori per l’intervallo di temperature ta da 10 a 25 °C e tm da 40 a 100°C il relativo file è scaricabile dal sito www.filotecna.it nella sezione download.Come si vede dalla tabella, alle condizioni standard corrisponde proprio il valore 1, ovvero non si applica alcuna riduzione.

Determinazione del fattore correttivo Falt

L’altitudine relativa alla località dell’edificio incide sulla resa termica del radiatore, in particolare l’espressione che viene sovente utilizzata è:

dove:Pmare: pressione atmosferica al livello del mare (kPa);P: pressione atmosferica della località di installazione (kPa)Come noto il valore della pressione atmosferica al livello del mare è di 101,3 kPa mentre per quanto riguarda la pressione atmosferica relativa ad una data altitudine H, con una certa approssimazione si potrà utilizzare la formula:

Determinazione del fattore correttivo Fprot

La trasmissione del calore dal radiatore all’ambiente viene fortemente influenzata dalla tipologia di installazione che viene adottata.In particolare si usano generalmente quattro tipologie, ovvero quattro casi notevoli:

• installazione con mensola Fprot = 0,95 – 0,97• installazione con nicchia Fprot = 0,92 – 0,94• installazione con lamiera perforata Fprot = 0,80 –

0,85• installazione con carter aperto Fprot = 0,95 – 1,00

73

Temperatura dell’aria

Tm 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 2540 0,41 0,39 0,37 0,35 0,34 0,32 0,30 0,29 0,27 0,26 0,24 0,22 0,21 0,19 0,18 0,1641 0,42 0,41 0,39 0,37 0,35 0,34 0,32 0,30 0,29 0,27 0,26 0,24 0,22 0,21 0,19 0,1842 0,44 0,42 0,41 0,39 0,37 0,35 0,34 0,32 0,30 0,29 0,27 0,26 0,24 0,22 0,21 0,1943 0,46 0,44 0,42 0,41 0,39 0,37 0,35 0,34 0,32 0,30 0,29 0,27 0,26 0,24 0,22 0,2144 0,48 0,46 0,44 0,42 0,41 0,39 0,37 0,35 0,34 0,32 0,30 0,29 0,27 0,26 0,24 0,2245 0,50 0,48 0,46 0,44 0,42 0,41 0,39 0,37 0,35 0,34 0,32 0,30 0,29 0,27 0,26 0,2446 0,51 0,50 0,48 0,46 0,44 0,42 0,41 0,39 0,37 0,35 0,34 0,32 0,30 0,29 0,27 0,2647 0,53 0,51 0,50 0,48 0,46 0,44 0,42 0,41 0,39 0,37 0,35 0,34 0,32 0,30 0,29 0,2748 0,55 0,53 0,51 0,50 0,48 0,46 0,44 0,42 0,41 0,39 0,37 0,35 0,34 0,32 0,30 0,2949 0,57 0,55 0,53 0,51 0,50 0,48 0,46 0,44 0,42 0,41 0,39 0,37 0,35 0,34 0,32 0,3050 0,59 0,57 0,55 0,53 0,51 0,50 0,48 0,46 0,44 0,42 0,41 0,39 0,37 0,35 0,34 0,3251 0,61 0,59 0,57 0,55 0,53 0,51 0,50 0,48 0,46 0,44 0,42 0,41 0,39 0,37 0,35 0,3452 0,63 0,61 0,59 0,57 0,55 0,53 0,51 0,50 0,48 0,46 0,44 0,42 0,41 0,39 0,37 0,3553 0,65 0,63 0,61 0,59 0,57 0,55 0,53 0,51 0,50 0,48 0,46 0,44 0,42 0,41 0,39 0,3754 0,67 0,65 0,63 0,61 0,59 0,57 0,55 0,53 0,51 0,50 0,48 0,46 0,44 0,42 0,41 0,3955 0,69 0,67 0,65 0,63 0,61 0,59 0,57 0,55 0,53 0,51 0,50 0,48 0,46 0,44 0,42 0,4156 0,71 0,69 0,67 0,65 0,63 0,61 0,59 0,57 0,55 0,53 0,51 0,50 0,48 0,46 0,44 0,4257 0,73 0,71 0,69 0,67 0,65 0,63 0,61 0,59 0,57 0,55 0,53 0,51 0,50 0,48 0,46 0,4458 0,75 0,73 0,71 0,69 0,67 0,65 0,63 0,61 0,59 0,57 0,55 0,53 0,51 0,50 0,48 0,4659 0,77 0,75 0,73 0,71 0,69 0,67 0,65 0,63 0,61 0,59 0,57 0,55 0,53 0,51 0,50 0,4860 0,79 0,77 0,75 0,73 0,71 0,69 0,67 0,65 0,63 0,61 0,59 0,57 0,55 0,53 0,51 0,5061 0,81 0,79 0,77 0,75 0,73 0,71 0,69 0,67 0,65 0,63 0,61 0,59 0,57 0,55 0,53 0,5162 0,83 0,81 0,79 0,77 0,75 0,73 0,71 0,69 0,67 0,65 0,63 0,61 0,59 0,57 0,55 0,5363 0,85 0,83 0,81 0,79 0,77 0,75 0,73 0,71 0,69 0,67 0,65 0,63 0,61 0,59 0,57 0,5564 0,87 0,85 0,83 0,81 0,79 0,77 0,75 0,73 0,71 0,69 0,67 0,65 0,63 0,61 0,59 0,5765 0,89 0,87 0,85 0,83 0,81 0,79 0,77 0,75 0,73 0,71 0,69 0,67 0,65 0,63 0,61 0,5966 0,91 0,89 0,87 0,85 0,83 0,81 0,79 0,77 0,75 0,73 0,71 0,69 0,67 0,65 0,63 0,6167 0,94 0,91 0,89 0,87 0,85 0,83 0,81 0,79 0,77 0,75 0,73 0,71 0,69 0,67 0,65 0,6368 0,96 0,94 0,91 0,89 0,87 0,85 0,83 0,81 0,79 0,77 0,75 0,73 0,71 0,69 0,67 0,6569 0,98 0,96 0,94 0,91 0,89 0,87 0,85 0,83 0,81 0,79 0,77 0,75 0,73 0,71 0,69 0,6770 1,00 0,98 0,96 0,94 0,91 0,89 0,87 0,85 0,83 0,81 0,79 0,77 0,75 0,73 0,71 0,6971 1,02 1,00 0,98 0,96 0,94 0,91 0,89 0,87 0,85 0,83 0,81 0,79 0,77 0,75 0,73 0,7172 1,04 1,02 1,00 0,98 0,96 0,94 0,91 0,89 0,87 0,85 0,83 0,81 0,79 0,77 0,75 0,7373 1,07 1,04 1,02 1,00 0,98 0,96 0,94 0,91 0,89 0,87 0,85 0,83 0,81 0,79 0,77 0,7574 1,09 1,07 1,04 1,02 1,00 0,98 0,96 0,94 0,91 0,89 0,87 0,85 0,83 0,81 0,79 0,7775 1,11 1,09 1,07 1,04 1,02 1,00 0,98 0,96 0,94 0,91 0,89 0,87 0,85 0,83 0,81 0,7976 1,13 1,11 1,09 1,07 1,04 1,02 1,00 0,98 0,96 0,94 0,91 0,89 0,87 0,85 0,83 0,8177 1,15 1,13 1,11 1,09 1,07 1,04 1,02 1,00 0,98 0,96 0,94 0,91 0,89 0,87 0,85 0,8378 1,18 1,15 1,13 1,11 1,09 1,07 1,04 1,02 1,00 0,98 0,96 0,94 0,91 0,89 0,87 0,8579 1,20 1,18 1,15 1,13 1,11 1,09 1,07 1,04 1,02 1,00 0,98 0,96 0,94 0,91 0,89 0,8780 1,22 1,20 1,18 1,15 1,13 1,11 1,09 1,07 1,04 1,02 1,00 0,98 0,96 0,94 0,91 0,8981 1,24 1,22 1,20 1,18 1,15 1,13 1,11 1,09 1,07 1,04 1,02 1,00 0,98 0,96 0,94 0,9182 1,27 1,24 1,22 1,20 1,18 1,15 1,13 1,11 1,09 1,07 1,04 1,02 1,00 0,98 0,96 0,9483 1,29 1,27 1,24 1,22 1,20 1,18 1,15 1,13 1,11 1,09 1,07 1,04 1,02 1,00 0,98 0,9684 1,31 1,29 1,27 1,24 1,22 1,20 1,18 1,15 1,13 1,11 1,09 1,07 1,04 1,02 1,00 0,9885 1,34 1,31 1,29 1,27 1,24 1,22 1,20 1,18 1,15 1,13 1,11 1,09 1,07 1,04 1,02 1,0086 1,36 1,34 1,31 1,29 1,27 1,24 1,22 1,20 1,18 1,15 1,13 1,11 1,09 1,07 1,04 1,0287 1,38 1,36 1,34 1,31 1,29 1,27 1,24 1,22 1,20 1,18 1,15 1,13 1,11 1,09 1,07 1,0488 1,41 1,38 1,36 1,34 1,31 1,29 1,27 1,24 1,22 1,20 1,18 1,15 1,13 1,11 1,09 1,0789 1,43 1,41 1,38 1,36 1,34 1,31 1,29 1,27 1,24 1,22 1,20 1,18 1,15 1,13 1,11 1,0990 1,45 1,43 1,41 1,38 1,36 1,34 1,31 1,29 1,27 1,24 1,22 1,20 1,18 1,15 1,13 1,1191 1,48 1,45 1,43 1,41 1,38 1,36 1,34 1,31 1,29 1,27 1,24 1,22 1,20 1,18 1,15 1,1392 1,50 1,48 1,45 1,43 1,41 1,38 1,36 1,34 1,31 1,29 1,27 1,24 1,22 1,20 1,18 1,1593 1,52 1,50 1,48 1,45 1,43 1,41 1,38 1,36 1,34 1,31 1,29 1,27 1,24 1,22 1,20 1,1894 1,55 1,52 1,50 1,48 1,45 1,43 1,41 1,38 1,36 1,34 1,31 1,29 1,27 1,24 1,22 1,2095 1,57 1,55 1,52 1,50 1,48 1,45 1,43 1,41 1,38 1,36 1,34 1,31 1,29 1,27 1,24 1,2296 1,60 1,57 1,55 1,52 1,50 1,48 1,45 1,43 1,41 1,38 1,36 1,34 1,31 1,29 1,27 1,2497 1,62 1,60 1,57 1,55 1,52 1,50 1,48 1,45 1,43 1,41 1,38 1,36 1,34 1,31 1,29 1,2798 1,65 1,62 1,60 1,57 1,55 1,52 1,50 1,48 1,45 1,43 1,41 1,38 1,36 1,34 1,31 1,2999 1,67 1,65 1,62 1,60 1,57 1,55 1,52 1,50 1,48 1,45 1,43 1,41 1,38 1,36 1,34 1,31100 1,69 1,67 1,65 1,62 1,60 1,57 1,55 1,52 1,50 1,48 1,45 1,43 1,41 1,38 1,36 1,34

Tabella 2

74

ANNO II | n. 12 | NOVEMBRE - DICEMBRE 2010

Uparete = 1

+1hi

s1

l1 l2

+ + ...s2 + +sn

ln

1he

(6)[ ]Wm2K

Ht = SUA _ Slc + Sx (7)

Determinazione del fattore correttivo Fattacchi

Il fattore correttivo Fattacchi deve essere portato in conto, come per tutti i coefficienti correttivi citati, nel caso in cui le condizioni degli attacchi (intesi come ingresso ed uscita) del radiatore siano differenti da quelle standard, per esempio quando l’entrata e l’uscita sono entrambe in basso.

I valori del fattore correttivo variano in funzione dell’altezza del radiatore, in particolare:H < 1,2 m Fattacchi = 11,2 ≤ H ≤ 1,8 Fattacchi = 0,95 – 0,98H > 1,8 Fattacchi = 0,9

Determinazione del fattore correttivo Fvernice

L’ultimo fattore correttivo serve a portare in conto l’effetto riduttivo che la vernice esercita sulla resa termica del radiatore, in genere si considerano i seguenti valori:Fvernice = 1,00 per vernici ad olioFvernice = 0,85 ÷ 0,90 per vernici a base di alluminio o di bronzo

Esempio di un dimensionamento locale servito da corpi scaldanti radiatori

Come esempio di applicazione si consideri un locale, le cui dimensioni esterne sono: 10 metri per 5 metri, dotato di due finestre aventi dimensioni 2 metri per 1 metro ed una porta di dimensioni 2,2 metri per 1 metro. Le caratteristiche stratigrafiche dei muri e le trasmittanze delle superfici opache sono riportate di seguito. Il locale si trova collocato al terzo piano di un edificio, i piani inferiore e superiore sono scaldati, mentre due delle quattro pareti del locale oggetto di studio sono a contatto con locali zone non

scaldate e caratterizzate da una temperatura media di 10 °C.In prima approssimazione si trascuri l’effetto degli apporti gratuiti e si tracci lo schema di principio di un impianto a collettori e corpi radianti, quindi si determini la taglia ed il numero degli elementi necessari a riscaldare l’ambiente.intonaco interno 2 cm l= 0,9 [W/m°K] Uinfissi = 1,7 [W/ m²K]muratura 8 cm R=0,2 [m² K/W] Uporta = 2,0 [W/ m²K]sughero 5 cm l= 0,048 [W/m°K]muratura 10 cm R=0,3 [m² K/W]intonaco esterno 2 cm l= 0,9 [W/m°K]hi= 8 [W/m2K] he = 23 [W/m² K]

Per prima cosa si deve calcolare la trasmittanza termica della parete esterna, la cui espressione è data dalla formula seguente:

Impostando un veloce foglio elettronico in excel, si inseriscono i valori dati dall’esempio e si ottiene unvalore per la trasmittanza termica pari a U=0,45 [W/m²K].

Il valore ottenuto è molto basso ed è caratteristico di un buon livello di isolamento della struttura.Il passo successivo sarà quello di calcolare le dispersioni termiche per trasmissione attraverso le superfici opache disperdenti che sono: muro di separazione tra interno ed esterno, muro di separazione tra vano interno scaldato e vani interni non scaldati, infissi e porte.I solai non vanno considerati tra le superfici disperdenti in quanto gli ambienti superiore ed inferiore sono riscaldati alla medesima temperatura del vano in oggetto.Si passa adesso alla stima del coefficiente di dispersione termica H secondo la formula:

Il primo termine rappresenta il prodotto della trasmittanza del singolo elemento edilizio per la propria superficie espressa in metri quadrati, il secondo termine descrive l’influenza dei ponti termici lineari mentre il terzo termine

H

MATERIALE SPESSORE LAMBDA s/l

s [m] l [W/m2K] [m2K/W]

intonaco interno 0,020 0,900 0,022

muratura 0,080 0,200

lana di roccia 0,060 0,039 1,538

muratura 0,100 0,270

intonaco esterno 0,020 0,900 0,022

hi = 8,000 1/hi = 0,125

he = 23,000 1/he = 0,043

U = 0,450

75

Falt= dovePmare

1,3Pmare _ 0,3P

P = 101,3 _ 0,0113 x H

ww

w.s

hutte

rsto

ck.c

om/P

éter

Gud

ella

ed una potenza 472 [W]:tenendo presenti le seguenti condizioni di installazione e altezza:- temperature coincidenti con le condizioni standard per acqua ed aria;- altitudine località edificio 1.200 m sul livello del mare;- installazione con mensola;- radiatore verniciato ad olio;- attacchi standard.

I coefficienti riduttivi della (2) da prendere in considerazione sono:- Altitudine pari a 1.200 m da cui:

quindi la pressione relativa all’altitudine di 1.200 metri è pari a P = 101,3 – (0,0113*1200) = 87,74 [kPa] mentre il valore del fattore Falt = 0,961.- Installazione con mensola cui compete un valore di Fprot

= 0,95Il valore totale del fattore riduttivo è pari a F = Falt * Fprot

= 0,961*0,95 = 0,913, ciò significa che il corpo scaldante trasmette il 91,3% della potenza nominale, ovvero Peffettiva = (Pnominale * F) = 472 * 0,913 = 431 [W].Il numero dei radiatori (della tipologia scelta) da installare è quindi pari a:N = P/Peffettiva radiatore ovvero N = 859/431 = 2Nel calcolo svolto sono state effettuate una serie di semplificazioni: trascurare gli apporti gratuiti, considerare solamente alcuni ponti termici, ecc. Tuttavia esso mette in evidenza che per la determinazione della taglia e del numero dei corpi scaldanti è fondamentale il calcolo delle dispersioni.Non è quindi possibile determinare la struttura dell’impianto ed il numero dei suoi radiatori tramite l’equivalenza tra il valore del volume scaldato ed un numero di potenza termica volumetrico.

si riferisce alla presenza di ponti termici puntuali.Nell’esempio in studio si ipotizza l’assenza dei ponti termici puntuali mentre relativamente ai ponti termici lineari, per semplicità, si considerano solamente la tipologia W4 cui compete un valore di trasmittanza termica lineare ce=0,05 [W/mK] e la tipologia C6 cui compete un valore di trasmittanza termica lineare ce=0,10 [W/mK].Il primo termine della formula (7) ammonta a 52,976 [W/K].

Per quanto riguarda il secondo termine, ovvero i ponti termici lineari, si ottiene il valore di 2,240 [W/K], per un valore complessivo di Ht = 52,976 + 2,240 = 55,216 [W/K].Si passa adesso a determinare il valore del coefficiente di dispersione per ventilazione, che serve a portare in conto le dispersioni dovute alla ventilazione del locale, per il quale si impone un valore di n=0,3 ricambi d’aria orari.Si ricava Hv = 11,39 [W/K], da cui il valore del coefficiente totale di dispersione termica H = 55,216 + 11,39 = 66,606 [W/K].Considerando la stagione invernale, il valore della potenza termica massima, necessaria a mantenere la temperatura a 20 °C corrisponde al mese in cui si registra la temperatura esterna più bassa, quindi se al mese di gennaio corrisponde la Tgennaio = 280,25 K (pari al valore di 7,1 °C che è il più basso della stagione), la potenza termica massima che l’impianto dovrà garantire ammonta a:P = H*ΔT = 66,606 [W/K] * 12,9 [K] = 859,221 [W].

Noto il valore della potenza termica da fornire al locale, si passa al dimensionamento dei radiatori da installare, facendo riferimento alla figura 1, si seleziona il primo corpo scaldante della tabella cui compete una altezza di 730 mm

ELEMENTO U A UA

EDILIZIO [W/m2K] [m2] [W/K]

parete 0,450 92,800 41,776

infisso 1 1,700 2,000 3,400

infisso 2 1,700 2,000 3,400

porta 2,000 2,200 4,400

52,976

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ANNO II | n. 12 | NOVEMBRE - DICEMBRE 2010

leggi naturali riscontrabili nei fenomeni stessi e senza ricorrere necessariamente al volere divino come ultima ratio. Nel corso del secolo si comprese che per intendere le leggi della Filosofia della natura, scritte in quel «grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l’universo)», era necessario acquisirne il linguaggio (matematico) ed apprenderne preliminarmente i caratteri (geometrici), senza i quali sarebbe stato «un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto» (G. Galilei, Il Saggiatore, 1623, VI, p. 232). La lenta rivoluzione nello studio della forma e delle dimensioni della Terra e della sua rappresentazione cartografica raggiunse poi l’acme con la pubblicazione dei Principi matematici di Filosofia Naturale (Philosophiae naturalis principia mathematica, Londini, 1687), di Isaac Newton (1642 - 1727), dove il professore lucasiano illustrò tra l’altro lo schiacciamento polare dell’ellissoide di rotazione terrestre, solido che meglio approssimava la figura della Terra. Astronomi e matematici, qualificati al tempo come “geografi” e/o “geometri” e mossi da interessi scientifici legati alla definizione della forma e delle dimensioni del pianeta, si cimentarono in memorabili imprese di rilevamento terrestre e di calcolo; formularono ipotesi cosmologiche sull’ancora non definitiva questione della “figura della Terra”; elaborarono algoritmi per la creazione di modelli spaziali; escogitarono nuove procedure di misura; stimolarono la creazione di nuovi strumenti ed il perfezionamento di quelli esistenti.

CARTOGRAFIA

Gli stimoli e le eredità del Grand sièclenella cartografiaitalianadi Andrea Cantile

Andrea Cantile è Professore a contratto di Cartografia presso l’Alma Mater Studiorum - Università di Bologna (Corso di laurea magistrale in “Geografia e processi territoriali”) e di Cartografia storica, presso l’Università degli Studi di Firenze (Corso di laurea magistrale in “Architettura del paesaggio”).È inoltre Direttore cartografico dell’I.G.M., Membro del Comitato scientifico dell’Osservatorio Ximeniano – Firenze e collabora al History of Cartography Project, della Chicago University Press.È autore di numerose pubblicazioni scientifiche in Italia e all’estero e svolge attività di ricerca nel campo della storia del rilevamento e della rappresentazione cartografica del territorio.

La rivoluzione scientifica che caratterizzò il corso del XVII secolo aprì una fase di profondo rinnovamento anche nell’ambito degli studi afferenti alla conoscenza ed alla rappresentazione della Terra. Da questa derivò tra l’altro la definitiva affermazione di una nuova categoria di carta, definita geometrica perché con essa si realizzava per la prima volta una corrispondenza metrica con lo spazio geografico, che già nel secolo precedente aveva fatto le prime comparse alla scala urbana.Ai meriti dal Grand siècle va ascritto in generale l’incrinatura del tentativo della Philosophia naturalis di spiegare le realtà e le dinamiche del mondo fisico solo attraverso procedimenti logici, ponendo alla base di ogni ragionamento l’esistenza di

Philosophiae Naturalis Principia Mathematica (I principi matematici della filosofia naturale): opera in tre volumi di Isaac Newton, pubblicata il 5 luglio 1687, unanimamente considerata una delle più importanti opere del pensiero scientifico. In essa Newton enunciò le leggi della dinamica e la legge di gravitazione universale.

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Ai lontani calcoli ed alle ipotesi classiche sulla forma del pianeta e sulle sue dimensioni, nuove avvincenti esperienze si aggiunsero in varie parti d’Europa, sia grazie alle rinnovate conoscenze scientifiche e alle conquiste della tecnologia, che avevano messo a disposizione degli studiosi strumenti più affidabili e condizioni operative un tempo impensabili, sia grazie all’intervento degli Stati nazionali che offrirono alla ricerca finanziamenti ad hoc, sia grazie al ruolo svolto dai primi cenacoli scientifici che favorirono la circolazione delle nuove idee.La misura, dunque, ebbe decisamente il sopravvento sulla descrizione, quando, tra la fine del XVII e gli inizi del XVIII secolo, si comprese appieno l’importanza della carta come medium, modello del reale, dotabile di affidabilità semantica e geometrica, sul quale poter eseguire rilevamenti indiretti di distanze, di direzioni, di superficie e, più tardi, anche di acclività, di esposizione, sul quale poter stendere piani in rapporto diretto con territorio il reale. Il concetto di precisione geometrica si affacciò sulla scena della rappresentazione cartografica, governandone le regole di composizione e di utilizzazione, fino al punto di sacrificare talvolta quella precisione semantica che aveva invece ispirato certi allestimenti cartografici del passato [Cfr. “Geocentro”, a. I (2009), n. 6, pp. 52-71; a. II (2010), n. 7, pp. 53-70]. Il rapporto col vero divenne col tempo la finalità ambita da ogni allestimento cartografico, il cui grado di attendibilità fu espresso dalla capacità della carta di restituire tutte le informazioni geografiche che il suo denominatore di

scala consentiva di riconoscere, informazioni comunque congruenti con le finalità della rappresentazione e dotate di un grado di permanenza sul territorio, tale da sopravvivere all’obsolescenza della carta stessa.Per dare risposta ai quesiti di base sulla forma e sulle dimensioni della Terra si seguì dunque la via sperimentale e si avviarono in varie parti d’Europa determinazioni di lunghezza di archi sulla superficie terrestre, al fine di verificare e quantificare le variazioni locali di curvatura del pianeta, anche se l’apporto italiano alle prime esperienze per la determinazione della lunghezza del grado di meridiano terrestre fu all’inizio di scarso rilievo.Un contributo comunque degno di nota può ritrovarsi nelle attività dell’astronomo e geografo ferrarese, padre Giovanni Battista Riccioli (Ferrara 1598 - Bologna 1671), e del fisico bolognese, padre Francesco Maria Grimaldi (Bologna 1618 - 1663) a metà del secolo XVII. Riccioli, autore tra l’altro di Astronomia reformata, Geographia et Hydrographia reformata, fornì una rettificazione delle posizioni geografiche di molte località, rispetto alle precedenti collocazioni, indicò la corrispondenza toponimica tra antiche e nuove denominazioni delle stesse località e compì, tra il 1644 ed il 1655, con

Antiporta dell’Almagestum Novum del gesuita P. Giovanni Battista Riccioli. La figura femminile sulla destra non è Urania, benché ne presenti alcuni degli attributi tipici (la veste stellata, la cintura con le costella-zioni, la sfera armillare tra le mani), ma Astrea. La complessa allego-ria del sapere astronomico del tempo è spiegata dallo stesso Riccioli nella dedicatoria dell’opera: sulla sinistra Argo, il corpo cosparso da cento occhi, regge un telescopio con il quale rivolge le osservazioni al cielo; lo strumento poggia sull’occhio che Argo ha sul ginocchio, a significare che l’uomo di scienza deve sempre mantenere un atteg-giamento di genuflessione a Dio nelle sue speculazioni, senza insu-perbire. La figura femminile sulla destra (Astrea) è un personaggio mitologico noto anche come Diche, dea della giustizia che sarà poi catasterizzato come Venere celeste; essa ha in mano una bilancia con la quale soppesa due sistemi del mondo, uno copernicano ed uno elaborato dal Riccioli stesso. Il sistema del Riccioli è visivamente compendiato dai putti che sovrastano l’incisione, reggendo da un lato Venere, Marte e Mercurio con il Sole, di cui sono considerati sa-telliti; dall’altro i putti sorreggono Giove, Saturno e la Luna che, con il Sole, ruotano intorno alla Terra. In basso, Tolomeo sorregge il pro-prio sistema, accanto al blasone dei Grimaldi, cui l’opera è dedicata.

L’incisione è opera del bolognese Francesco Curti (1603-1670), pro-babilmente allievo del Guercino, che riprodusse opere dei Carracci, di Guido Reni e del Calvaert.

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l’assistenza di Grimaldi, alcune operazioni di rilevamento e di calcolo per la determinazione della lunghezza dell’arco di meridiano tra Bologna e Modena e tra Ravenna e Ferrara. Nel cercare una via alternativa alla strada tracciata pochi anni prima dalla rivoluzionaria esperienza di Willebrord Snel van Royen (1580 – 1626), dalla quale si sarebbero poi aperte le porte della metodologia di rilevamento geodetico divenuta poi classica, l’anziano padre gesuita, ancora lungo la scia della tradizione tolemaica, propose un metodo alternativo, che espose nel suo Almagestum novum (1651). Le esperienze condotte con Grimaldi lo condussero ad originali, quanto infruttuose, determinazioni della misura del grado terrestre, sfociate nella definizione di un valore medio pari a 122.321,23 m, non convergente rispetto alle precedenti determinazioni di Snell e di Richard Norwood e più tardi confutato da Jacque Cassini II (1677 - 1756), in Réflexion sur les mesures faites par Picard, Snellius et Riccioli. Il primo contributo italiano alla determinazione della misura della Terra, pur non ottenendo risultati apprezzabili, saggiò in pratica la possibilità di non ricorrere alle laboriose e complesse misure di distanze e di angoli azimutali e provò a quantificare la lunghezza dell’arco di meridiano attraverso l’osservazione di distanze zenitali tra punti relativamente lontani. Il risultato di tale esperienza non fu dunque soddisfacente, sia perché essa non tenne in considerazione l’errore derivante dalla rifrazione, più tardi scoperta da Gian Domenico Cassini (1625 - 1712), già allievo a Bologna dello stesso Riccioli, sia perché essa

si affidò alle scarse precisioni del rudimentale quadrante disponibile per le misure, sia perché, fondandosi sulla visibilità dei punti osservati, limitava le osservazioni a porzioni di archi di geodetica troppo piccole per poter consentire inferenze sulla forma e sulle dimensioni della Terra.Molto tempo dopo tali esperimenti, nel 1718, la geodesia operativa dimostrò che il grado meridiano a nord di Parigi risultava più corto che a sud della stessa città, il che “provava” che la Terra era in realtà schiacciata all’equatore e non ai poli, introducendo una confutazione empirica della teoria newtoniana e generando tra gli scienziati del tempo grandi riflessioni e discussioni.

Mentre i circoli scientifici d’Europa erano pervasi dalla querelle tra newtoniani e cassiniani e l’Accademia di Francia poneva le basi per la definitiva soluzione della “questione geodetica”, con le celebri spedizioni del Perù (1735) e della Lapponia (1736), grazie alle quali la teoria newtoniana fu definitivamente confortata dai dati empirici ed universalmente riconosciuta come valida, in Italia il secolo dei Lumi si aprì con la correzione dell’orientamento della penisola e con l’esecuzione di apposite operazioni astronomico-trigonometriche, per opera del monsignor Francesco Bianchini, tra il 1717 ed il 1725, finalizzate alla realizzazione di una carta geometrica del Ducato di Urbino.Sul piano cartografico, invece, le nuove conquiste geodetiche non trovarono immediate e sistematiche applicazioni, se non a distanza di anni. L’eccezione più significativa, nel panorama cartografico del Seicento e del Settecento, fu la Carta corografica degli Stati di S. M. il re di Sardegna, maggiormente nota col nome di Carta di Madama Reale, per la dedica alla duchessa Giovanna Battista di Savoia Nemours (1644 - 1724), che si pose in modo speculare nei confronti delle tendenze in atto nei settori di punta della nascente rivoluzione geodetica, privilegiando decisamente la componente informativa rispetto a quella geometrica.

Pur trattandosi di una realizzazione che non tenne affatto in considerazione i problemi legati alla forma ed alle dimensioni del pianeta e che non si basò su un rigoroso inquadramento geometrico del territorio da rappresentare, tale carta costituì un punto di arrivo importante nella descrizione delle terre piemontesi – che mantenne validità per oltre un secolo e mezzo dalla sua realizzazione – ed un termine di paragone fondamentale per la nascente cartografia ufficiale preunitaria italiana. I criteri di costruzione del documento, che nella sua prima versione fu composto da quindici fogli di varie dimensioni, restituiti alla scala di 1:190.000 circa, non furono mai definitivamente chiariti, ma molto probabilmente furono fondati su rilevamento diretto, con l’impiego di una bussola topografica. Nel cartiglio di dedica, l’autore scrisse infatti che la carta era stata “col favor della Bussola e del Controguardo delineata”, ma, mentre l’uso della bussola nelle attività di rilevamento del territorio era già da oltre due secoli

Ritratto di Monsignor Francesco Bianchini (Verona, 13 dicembre 1662 – Roma, 2 marzo 1729), astronomo e storico italiano

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documentato in varie opere precedenti, nulla risulta circa il menzionato controguardo, né nessuno degli autori che per il passato si occuparono di questo documento fornì indicazioni in proposito. Dal momento che tra gli strumenti topografici in uso nel XVII secolo alcun accenno si riscontra a proposito di tale suppellettile tecnico-scientifica, l’unica ipotesi che potrebbe trovare un minimo di fondamento è che per controguardo, il Borgonio intendesse un dispositivo di puntamento elementare, abbinato alla bussola dallo stesso impiegata nelle operazioni di rilevamento, che consentiva la collimazione dei particolari da rilevare, traguardando attraverso due pinnule opposte gli oggetti posti in lontananza, rispetto al punto di stazione, e di leggere quindi sulla linda i valori angolari delle direzioni osservate.Certo è che la mancanza di operazioni astronomiche di inquadramento geometrico del territorio, l’assenza di indicazioni in merito alla definizione della lunghezza degli archi di meridiano ed il difetto di una chiara indicazione dell’origine delle longitudini, pur in presenza di un reticolato geografico regolarmente riportato lungo la cornice esterna, nella sua versione originaria, lasciano pensare che le operazioni di costruzione della Carta di Madama Reale fossero state condotte ancora nell’ipotesi di Terra piana e senza alcun ricorso a proiezioni cartografiche, ma semplicemente riportando sul piano orizzontale i vari particolari topografici e mutuando da altri documenti cartografici preesistenti i valori delle longitudini e delle latitudini. Questa operazione sarebbe quindi alla base delle notevoli deformazioni osservabili sulla carta e, nel contempo, origine delle notevoli difficoltà occorse nella definizione della scala, che fece registrare dai vari studiosi del passato valutazioni differenti, con valori variabili tra 1:225.000, 1:216.000, 1:144.000, 1:168.000 ed 1:191.480, mentre ancora oggi il denominatore medio più attendibile sembra quello di 190.000 (Mori A., Tommaso Borgonio e la sua opera cartografica, in “Rivista Geografica Italiana”, a. XIII (1906), fascicolo II-III.), ancorché, a rigore, sia da sottolineare come anche tale rapporto esprima solo una scala indicativa, dal momento che le variazioni del modulo di deformazione lineare risultano contenute soltanto in una limitata zona della carta, mentre presentano forti discrepanze nel resto del documento. La notevole attenzione di critica che essa ebbe nei secoli successivi alla sua realizzazione, registrando una generale concordanza di apprezzamenti, anche in autori d’oltralpe, è da attribuire al fatto che essa costituì per circa centosessant’anni

l’unica rappresentazione omogenea dei territori piemontesi, dotata di una ricchezza di particolari topografici e di una toponomastica prive di precedenti. La dovizia di particolari fece dunque di questa carta un vero e proprio monumento della corografia piemontese, con una dettagliata e ricca descrizione delle reti idrografica e stradale della regione, l’indicazione di numerose località abitate, della copertura boschiva, di alcune colture preminenti e delle denominazioni dei luoghi: “di quasi tutto questo e forse di tutti i nomi sarebbe facile trovare la fonte nelle carte di altri autori più antichi, soprattutto negli Atlanti del Sanson, del Visscher, del Blaeu, ma in nessuno di essi la rete stradale è così abbondante, e così numerosi i nomi dei centri abitati nelle valli alpine del versante italiano” (Errera C., Sull’opera cartografica di Giovanni Tommaso Borgonio, estratto da “Archivio Storico Italiano”, dispensa 3, 1904, Tipografia Galileiana, Firenze, 1904), segni questi di un’evidente esecuzione di ricognizioni e di rilevamenti diretti e non di semplice derivazione d’atelier. Il contenuto informativo della carta era strutturato secondo i sei strati canonici: planimetria, orografia, idrografia, vegetazione, toponomastica e limiti.La planimetria presentava una ricca presenza di centri abitati, rappresentati secondo una simbologia di tipo iconico-imitativo e differenziati tra loro in base all’importanza del sito per dimensione e per funzione (spicca certamente la delineazione schematica in pianta delle fortezze e delle città fortificate), mentre le strade, per quanto accresciute di numero rispetto alle precedenti carte, non presentavano particolari differenziazioni di sorta, non indicavano la presenza di poste, rari erano i riferimenti alla presenza di ponti, desumibile esclusivamente dalle indicazioni toponomastiche.L’orografia era rappresentata secondo un’efficace tecnica prospettica, che mostrava monti e colline come se fossero osservati da un punto di vista rialzato, e perciò detta “alla cavaliera”, ma comunque ancora privo di qualsivoglia elemento metrico.L’idrografia risultava, a parere di Errera, molto più accurata delle precedenti realizzazioni cartografiche, con taluni fiumi delineati con una maggiore attenzione al tracciato, prova di una rappresentazione effettuata con previi rilevamenti diretti e non per derivazione da altri documenti analoghi. I corsi d’acqua presentavano, comunque, una differenziazione secondo i soli interassi dei bordi che ne delimitavano l’impegno in planimetria; gli attraversamenti degli stessi erano, come accennato, poco evidenziati, per quanto effettivamente scarsi nella realtà; mentre poco evidenti risultavano i riferimenti ad altre forme idrografiche, ad eccezione delle superfici lacustri.La vegetazione offriva una descrizione che, mentre forniva indicazioni sulla presenza di coperture boschive e di superfici a destinazione agricola, poco riferiva in merito alle coltivazioni praticate, limitandosi a segnalare la presenza di coltivi, con una sorta di segno convenzionale che richiamava l’immagine del campo arato.

Tomaso Borgonio, Carta Generale de’ Stati di Sua Altezza Reale, conservato in BRT, Inc. III, 311, f.8, dettaglio relativo al quadrante nord-ovest del torinese, in cui si sviluppano le connessioni con Rivoli e la val Susa, e con Venaria e la valle di Lanzo; si riconosce la vasta foresta che dalle Vaude scende nella pianura tra Stura e Orco, fino a connettersi con le sponde fluviali a Settimo e al Regio Parco.

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La toponomastica concentrava prevalentemente l’attenzione sulla denominazione degli abitati e degli edifici religiosi distribuiti sul territorio, per la loro evidente funzione di orientamento, pur segnalando comunque anche molti idronomi ed alcuni importanti oronimi.Quanto ai limiti, infine, furono segnalate con grande evidenza le linee confinarie con gli stati limitrofi, e rimarcate, con minor enfasi, i limiti amministrativi interni dello Stato, accompagnati da stemmi e denominazioni ufficiali.Il dettaglio dell’informazione geografica giocò dunque un ruolo preminente rispetto alla correttezza geometrica della carta, anche se tali informazioni si presentavano talvolta molto prossime all’elenco: il tipo di inferenza che consentiva tale documento agli utilizzatori poggiava ancora su indicazioni generali di tipo topologico, più che metrico.La carta fu ultimata nel 1680, con incisione su rame di tal Giovanni Maria Belgrano e fu corredata da una “Descrittione de Stati di Sua Altezza Reale tanto di qua che di là dei monti”, che forniva un elenco di località, corsi d’acqua, numero di abitanti e particolari notevoli nonché da un’estesa dedica: “A Madama Reale, Maria Giovanna Battista, di Savoia, /Duchessa di Savoia Principessa di Piemonte Regina di Cipro,/ Madre e Tutrice dell’Altezza Reale di / Vittorio Amedeo II, /e Reggente de’ suoi Stati. // Madama Reale, // Presento a V. A. R.le la Carta Generale dei Stati di S. A. R. suo degnissimo figliuolo, la quale per essere parto de’ regij / suoi comandi è stata da me col favor della Bussola e del Controguardo delineata, e descritta con quella maggior diligenza c’ho potuto. Quivi sono esposte / ai suoi occhi non solo le Provincie, dove abitano qui Popoli, c’hanno fortuna d’esser sotto il suo giusto, e prudentissimo Governo, ma vi restano con /particolar essattezza notati i limiti delle medesime con i Principi Confinanti. La supplico humilmente di gradire questo piccolo testimonio del mio ossequio/ e compatire, se nell’angustia di queste linee non ho potuto far cosa corrispondente alla grandezza del suo merito, e con profond.ma riverenza me le inchino / D.V.A.R.le// Humil.mo Fedel.mo et Obbed.mo Serv.re e Suddito / Gio. Tomaso Borgonio”.L’accennata importanza del documento attrasse l’attenzione di vari cartografi, non solo coevi al Borgonio, che impiegarono il documento per derivazioni cartografiche o per integrazione dei dati in loro possesso, fino al 1751. La fortuna della carta durò per più di un secolo e mezzo, tanto che, come riferiscono le note dei primi studiosi del Borgonio,

Particolare della tavola 6 della carta del barone Samuel von Sch-mettau, realizzata tra il 1720 ed il 1721, Nova et Accurata Siciliae Regionum, Urbium, Castellorum, Pagorum, Montium, Sylvarum, Planitierum, Viarum, Situum, Ac singularium quorumq. locorum et rerum ad Geographiam pertinentium Descriptio Universalis, Iuxta regulas Astronomicas et Topographicas diligentissimo labore exarata, et inchoata, Biblioteca Nazionale di Vienna.

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Nuova Carta geografica dello Stato Ecclesiastico del gesuita inglese, p. Cristopher Maire: alcuni dettagli del cartiglio decorato

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essa ricevette la massima attenzione per scopi militari, principalmente da Napoleone Bonaparte (Aiaccio 1769 - Sant’Elena 1821) che, dopo la requisizione del 1798, la fece riprodurre per i suoi generali, la impiegò per la preparazione della battaglia di Marengo (1800) e la restituì al Regno di Sardegna solo dopo il trattato del 20 novembre 1815. La carta fu nuovamente riprodotta nel 1765, a Londra, con addizioni ed aggiornamenti, sotto il titolo di Chorographical Map of the King of Sardinia Dominions on twelve sheets from the famous map of Borgonio with many additions and improvements [...] by A. Dury, e, a quasi cento anni dalla sua prima pubblicazione, per opera dell’incisore Giacomo Stagnone (o Stagnon), che, oltre ad aggiornarla ed integrarla con nuovi elementi, nella riproduzione riportò erroneamente come data di prima edizione l’anno 1683, invece che il 1680: Carta Corografica degli Stati di S. M. il Re di Sardegna data in luce dall’Ingegnere Borgonio nel 1683 corretta ed accresciuta nel 1772.Il continuo interesse verso questo documento e le sue successive riproduzioni si ponevano evidentemente in notevole contrasto con le nuove conquiste in campo geodetico. Mentre sul piano scientifico si sostanziava l’assoluta necessità di un inquadramento geometrico rigoroso di ogni impianto cartografico, sul piano operativo si rinnovava l’attenzione verso un documento pregeodetico, e per giunta datato, sostanziando così l’importanza del contenuto informativo, anche in presenza di deformazioni geometriche.Molte carte continuarono a seguire la strada dell’empirismo tradizionale, ma, sia pure lentamente, le nuove conoscenze si fecero strada tra gli scienziati d’Europa e per il loro tramite, anche i cosiddetti cartografi minori, impegnati in operazioni di carattere locale, e gli atelier cartografici privati iniziarono ad avvicinarsi alla nuova scienza.Ancora in linea di controtendenza, è da segnalare l’attività del barone Samuel von Schmettau, che tra il 1720 ed il 1721 portò

a compimento la sua Nova et Accurata Siciliae Regionum, Urbium, Castellorum, Pagorum, Montium, Sylvarum, Planitierum, Viarum, Situum, Ac singularium quorumq. locorum et rerum ad Geographiam pertinentium Descriptio Universalis, Iuxta regulas Astronomicas et Topographicas diligentissimo labore exarata, et inchoata [...]. Si trattò di un’impresa colossale, apparentemente impossibile per un solo uomo, che, pur non partecipe delle grandi dissertazioni sulla figura della Terra, diede corpo ad un’opera che segnò chiaramente la transizione verso la cartografia di tipo geometrico e che mostrò abissali differenze con la carta del Borgonio. Ancora una volta, il lungo cammino compiuto dalla geodesia non aveva avuto immediati risvolti sul piano della produzione cartografica ed in Italia si dovette attendere il cimento dei più grandi uomini di scienza del Settecento per segnare l’inizio di una nuova era.Tra i protagonisti della rivoluzione geodetica italiana vanno certamente ricordati innanzitutto i padri gesuiti Ruggiero Giuseppe Boscovich (1711 - 1787) e Cristoforo Maire (1697 - 1767), che condussero le prime operazioni per la determinazione della lunghezza del grado in Italia centrale, con campagne di triangolazione, condotte tra il 1750 ed il 1753 nei territori dello Stato della Chiesa, e con la misurazione di due basi geodetiche, tra le quali la celebre base dell’Appia antica in Roma. A questi fecero seguito poi le imprese realizzate dal padre Giovanni Battista Beccaria (1716 - 1781) in Piemonte nel 1760, da Giovanni Antonio Rizzi Zannoni (1736 - 1814) in Veneto nel 1776 e nel Regno di Napoli dal 1781, dagli astronomi dell’Osservatorio astronomico di Brera in Lombardia nel 1788.Il passaggio all’Era geodetica non fu dunque immediato, tra la realizzazione di carte rilevate col solo uso della bussola e di carte basate su previi inquadramenti geometrici del territorio, passarono decenni, fino alla nascita di quella monumentale opera, che fece da vero spartiacque, in Italia, tra la produzione cartografia pre- e post- geodetica: la Nuova Carta geografica dello Stato Ecclesiastico realizzata dal gesuita inglese, p. Christopher Maire.

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© 2008 Wolters Kluwer Italia S.r.l.Strada I, Palazzo F6 - 20090 Milanofiori Assago (MI)Redazione Architettura: Corso Vittorio Emanuele II, 44 - 10123 TorinoSito Internet: www.utetgiuridica.it - e-mail: [email protected] tecnica: tel. 199.100.120 (ore 9-18, € 0,11 al minuto)

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CD-rom all’internoISBN 88-598-0041-2

Cop-Materiali 11-05-2009 10:56 Pagina 1

Dopo molti volumi tecnici in cui sono stati espressi pareri più o meno autorevoli circa il Ponte sullo Stretto, questo libro vuole tentare di raccontarne, con il rigore attento del ricercatore e con lo sguardo divertito del filosofo scettico, la storia. Un percorso intricato, costellato da molti dubbi e molte domande a cui si cercherà di dare risposta e che porterà a dimostrare che il Ponte non è una priorità per l’Italia; che molto probabilmente non è utile allo sviluppo di Calabria e Sicilia, anzi è potenzialmente dannoso. Il Ponte è un annuncio perenne, che ha generato e continua a generare un considerevole impegno di spesa pubblica (improduttiva); che crea aspettative (lecite e illecite), visioni e sogni di sviluppo, ma che bisognerebbe attentamente evitare di realizzare perché il sogno diventerebbe realtà e il risveglio in questa realtà sarebbe un incubo senza fine.Domenico Marino è professore associato di Politica economica presso l’Università Mediterranea di Reggio Calabria. Autore di numerosi articoli e saggi apparsi su riviste nazionali e internazionali su temi di politica economica, economia regionale e dinamica economica. È stato Consulente del Comitato per l’Emersione del lavoro non regolare della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

I nostri antenati hanno trovato nel cielo le conoscenze più utili alla sopravvivenza: hanno imparato a orientarsi in mare o nei deserti, a costruire orologi e calendari. Incantati dai movimenti degli astri e dei pianeti, intimoriti da inspiegabili fenomeni come le eclissi o le comete, hanno anche popolato il firmamento di dèi ed eroi che ne spiegassero il mistero.In un percorso che tocca l’astronomia e l’archeologia, la scienza e il mito, gli autori ci insegnano a “leggere” il cielo notturno. Partendo dalle costellazioni, visibili a occhio nudo e ben riconoscibili, Margherita Hack spiega la formazione e la struttura delle stelle e i fenomeni astronomici che vi sono legati, accompagnandoci attraverso galassie, buchi

neri e nebulose. Viviano Domenici racconta le leggende e i miti legati alle stelle nelle differenti culture, raccogliendo notizie e curiosità dalle cosmogonie, dall’archeologia, dall’arte e dalla letteratura di tutti i tempi e di tutti i Paesi. E così, sul filo delle appassionanti storie collegate a Cassiopea e a Orione, all’Orsa Maggiore e al Sagittario, il libro riporta alla vita il cielo che le troppe luci delle nostre città hanno oscurato, svelando il suo presente e il suo passato: l’esperienza degli uomini che hanno denominato le stelle e decifrato i loro segreti; i sogni e le paure degli antichi che hanno riposto fra gli astri più brillanti le loro favole più belle, rendendole immortali.

“Notte di stelle” con Hack e DomeniciLe costellazioni tra scienza e mitoLe più belle storia scritte nel cielo

“L’insostenibile leggerezza del ponte”Da Rubbettino Editore un volume di Domenico Marino

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Domenico Marino è professore as-sociato di Politica economica pressol’Università Mediterranea di ReggioCalabria. Autore di numerosi artico-li e saggi apparsi su riviste naziona-li e internazionali su temi dipolitica economica, economia re-gionale e dinamica economica. È sta-to Consulente del Comitato perl’Emersione del lavoro non regolaredella Presidenza del Consiglio dei Mi-nistri.

Dopo molti volumi tecnici in cui sono statiespressi pareri più o meno autorevoli circa ilPonte sullo Stretto, questo libro vuole tentaredi raccontarne, con il rigore attento del ricer-catore e con lo sguardo divertito del filosofoscettico, la storia. Un percorso intricato, costel-lato da molti dubbi e molte domande a cui sicercherà di dare risposta e che porterà a dimo-strare che il Ponte non è una priorità per l’Ita-lia; che molto probabilmente non è utile allosviluppo di Calabria e Sicilia, anzi è potenzial-mente dannoso. Il Ponte è un annuncio perenne, che ha gene-rato e continua a generare un considerevole im-pegno di spesa pubblica (improduttiva); che creaaspettative (lecite e illecite), visioni e sogni disviluppo, ma che bisognerebbe attentamenteevitare di realizzare perché il sogno diventereb-be realtà e il risveglio in questa realtà sarebbeun incubo senza fine.

€ 10,00

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Copertina di Ettore Festa, H

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DOMENICOMARINO

L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DEL PONTE

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NEWS

A Latina sta prendendo forma un progetto di riqualificazione molto interessante e decisamente originale. L’ex acquedotto del capoluogo pontino, la “Torre dell’acqua”, oggetto di un bando di riqualificazione del 2008, subirà una trasformazione radicale.L’impianto, ripensato dallo studio d’architettura francese Atelier Ramdam Architect, si chiamerà “Le Chateau dans le Ciel” (il Castello nel Cielo), per via della conformazione che lo contraddistinguerà una volta ultimato. La struttura, vero esempio di eco-design, sarà realizzata seguendo uno stile architettonico molto particolare. Grandi parchi verdi avvolgeranno i 2000 metri quadrati a disposizione per l’opera, che si divide sostanzialmente in due parti: una prima area sarà

Da una sperimentazione condotta per risolvere il problema della polvere sui pannelli solari delle sonde spaziali può arrivare una svolta importante da utilizzarsi anche per i comuni impianti fotovoltaici sulla Terra.L’idea concepita da un team di ricercatori della Boston University e della Nasa consiste nel realizzare un pannello fotovoltaico “autopulente”, ricoperto di un materiale trasparente elettricamente sensibile integrato nella pellicola di vetro o plastica che ricopre il pannello stesso. Alcuni sensori si occupano di monitorare il livello di polvere sedimentato sulla superficie e quando tale livello viene superato rilasciano una scarica energetica che funziona da

“onda repellente” capace di far scivolare via le particelle di polvere sino a oltre gli orli del pannello.Il sistema, secondo i ricercatori, dovrebbe consumare solo una piccola percentuale dell’elettricità generata da un pannello solare, ma in compenso sarebbe in grado di eliminare circa il 90 per cento della polvere stratificata in un processo repellente della durata di un paio di minuti. Un’abilità, questa, che potrebbe essere di grande beneficio specialmente nelle zone desertiche del Pianeta dove i venti fanno precipitare rilevanti quantità di sabbia e gli accumuli di polvere possono ridurre l’efficienza dei pannelli fino all’80%.

Pannelli solari autopulentiDalla sperimentazione sulle sonde spazialiUna soluzione per il problema della polvere

quella della torre, attualmente esistente, che consentirà di far confluire l’acqua piovana attraverso un sistema di filtraggio dell’acqua nel serbatoio che si trova per una parte anche sottoterra.L’altra area sarà quella dedicata interamente ai parchi pubblici e alle terrazze panoramiche che troveranno posto nei due piani rialzati e ai negozi e alle attività commerciali che saranno sistemati alla base della grande torre. Tutta la struttura portante del “Castello nel Cielo” sarà creata in acciaio inox e degli ascensori permetteranno a chiunque di salire in modo agevole nelle due piattaforme rialzate. L’acqua raccolta verrà utilizzata per l’irrigazione del giardino pensile.

Un castello nel cielo di LatinaRiqualificazione e metamorfosidell’ex acquedotto

GREEN BUILDING

FOTOVOLTAICO

È stata inaugurata lo scorso ottobre l’opera architettonica “Casalgrande Ceramic Cloud”, prima realizzazione italiana dal maestro giapponese Kengo Kuma e nuova porta simbolica al distretto ceramico emiliano. Localizzata nel comune di Casalgrande, provincia di Reggio Emilia, su di un’area di oltre 2.800 metri quadri destinata a verde pubblico, l’opera domina la rotonda stradale situata di fronte al sito produttivo dell’azienda Casalgrande Padana, leader nella produzione di grès porcellanato (e committente della realizzazione stessa) e si configura come un’inconsueta struttura tridimensionale che sperimenta innovativi utilizzi applicativi dei componenti ceramici di ultima generazione. Interamente realizzata con speciali lastre di grandi dimensioni

in grès porcellanato fissate meccanicamente a un’intelaiatura metallica appositamente concepita, la costruzione si sviluppa per oltre 40 metri per un’altezza di 7, definendo un oggetto architettonico di raffinata eleganza, destinato a identificare simbolicamente un territorio con una chiara vocazione produttiva e un forte legame con la cultura del progetto.L’architettura, realizzata in occasione delle celebrazioni per i cinquant’anni dell’Azienda, è stata sviluppata con la collaborazione delle Facoltà di Architettura di Ferrara e di Siracusa e si configura come un imponente dispositivo tridimensionale filtrante che sperimenta innovativi utilizzi di componenti ceramici di ultima generazione.

L’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) ha conferito all’Osservatorio Italiano Everest-Pyramid del Comitato Ev-K2-CNR il ruolo di stazione globale del programma Global Atmosphere Watch (GAW), la rete ad alta efficienza creata per monitorare l’andamento dell’atmosfera terrestre. Otto obiettivi collocati in punti strategici e le oltre 600 stazioni tra regionali e globali fanno del GAW un network ben collaudato, in grado non

Per secoli l’Olanda ha incessantemente cercato di strappare a fatica territorio al mare, costruendo su terre prosciugate, i polder, protette da una ingegnosa rete di dighe e con l’ausilio di pompe, canali e mulini a vento.Koen Olthuis, giovane architetto olandese fondatore di Waterstudio (inserito nel 2007 da Time Magazine nell’elenco degli uomini più influenti del mondo, per il suo lavoro sull’acqua come nuovo spazio abitabile) sostiene invece che è giunto il momento di cambiare approccio, essendo molto più facile costruire una casa galleggiante che una casa tradizionale bisognosa di scavi per le fondamenta (per la maggior parte, le case galleggianti sono, infatti, edificate su zattere).Olthuis è inoltre l’ideatore di “The Citadel”, il primo

solo di migliorare la disponibilità dei dati e il loro utilizzo ma anche potenziare la comunicazione e la cooperazione tra tutti i componenti dell’Osservatorio e la comunità scientifica.L’Everest-Pyramid del Comitato Ev-K2-CNR., con la sua localizzazione a oltre 5.000 metri di quota ai piedi del Monte Everest, è da tempo fonte di informazioni preziose e uniche sulla composizione dell’atmosfera e ora anche il 33° punto ‘focale’ di monitoraggio della composizione dell’atmosfera terrestre; il più elevato di questa rete e la prima stazione italiana, seppure al di fuori del territorio nazionale, che ottiene questo importante riconoscimento.

complesso residenziale d’appartamenti galleggiante in Europa, la cui costruzione dovrebbe iniziare quest’anno. Alcuni ricercatori come Rutger de Graaf dell’Università di Delft invece, intravedono addirittura la possibilità di progettare una città intera, costruita su elementi galleggianti connessi tra loro.L’architettura galleggiante, secondo i suoi maggiori esponenti, è una chance per riconciliare l’uomo con la natura, lasciando intatto il territorio, ed è una soluzione per il rispetto dell’ambiente, dai pannelli solari, ai sistemi di depurazione delle acque e ai trattamenti dei rifiuti. Le confortevoli case galleggianti di oggi hanno ben poco a che vedere con i rifugi improvvisati di una volta, e si differenziano esteticamente dalle case sulla terraferma. Sono più economiche, hanno tutti i comfort, a volte più piani, utilizzano spesso materiali ecologici e per godersi appieno l’acqua come spazio di libertà, offrono grandi aperture e vetrate trasparenti che possono essere oscurate.

Casalgrande Ceramic CloudOpera tridimensionale in lastre di grès porcellanato a firma Kengo Kuma

Eccellenze ad alta quotaMade in Italy ‘l’occhio’ più altodell’Osservatorio Atmosferico Globale

Architetture sull’acquaIn Olanda il primo complessoresidenziale galleggiante d’Europa

RICERCA

ARCHITETTURA

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NUOVE TENDENZE

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ANNO II | n. 12 | NOVEMBRE - DICEMBRE 2010

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Più di 2 miliardi di persone connesse ad Internet entro la fine di quest’anno. Ovvero il 30 per cento della popolazione mondiale, attualmente stimabile in poco meno di 7 miliardi di individui. Il dato, particolarmente significativo, è contenuto nel report pubblicato di recente dalla International Telecommunication Unit (ITU), l’agenzia delle Nazioni Unite che definisce gli standard nell’ambito delle TLC.Nel solo anno 2010 si sono “connessi” nel mondo per la prima volta 226 milioni di persone, con una consistente fetta (162 milioni) di nuovi “netizen” (ovvero, cittadini della rete) proveniente da Paesi emergenti.Il report ITU ha tuttavia sottolineato come solo il 21% degli utenti globali proverrà entro la fine del 2010 da Paesi come l’India. Mentre il 71% del totale avrà residenza nei Paese più ricchi.Un divario consistente che, secondo il Segretario Generale di ITU, Hamadoun Toure, potrebbe essere colmato con

Entro il 2015, a Paredes (distretto di Oporto, Portogallo) sorgerà “PlanIT Valley”, un villaggio progettato da un team di architetti, ingegneri e informatici per diventare un esempio di eco-sostenibilità anche grazie all’aiuto di un supercomputer che gestirà con “intelligenza” i consumi d’acqua, energia e le principali attività delle abitazioni.Tra circa un anno inizieranno a insediarsi le prime persone e, come detto, nel giro di quattro anni il villaggio sarà completato. Tra i punti di forza del villaggio (voluto dal governo portoghese e costruito da una società di Paredes, la PlanIT): case dai tetti ricoperti di vegetazione per assorbire pioggia e sostanze inquinanti e scaldare di più; edifici (prefabbricati) a forma esagonale, per risparmiare spazio (i software per progettarli sono gli stessi usati dall’industria aerospaziale); un controllo da remoto del consumo di acqua ed energia elettrica per evitare sprechi; un computer in ogni casa per misurare i livelli di umidità e non solo la temperatura e calcolare in che modo dispensare il calore o l’aria condizionata; un programma di riciclo di materiali, dall’acqua (per esempio quella usata per cucinare viene riutilizzata nel wc) ai rifiuti solidi, che non lascerà nulla al caso.L’investimento economico più oneroso riguarda il supercomputer che, a detta dei progettisti, si comporterà come un cervello umano e regolerà da remoto le attività delle singole case, all’insegna del risparmio, della tutela dell’ambiente e del consumo critico.

PlanIT Valley, villaggio eco-sostenibile e intelligente. Un supercomputer regolerà attività e consumi delle case

lo sviluppo della banda larga e un più alto livello d’accesso pubblico.A livello “regionale”, il continente più connesso è l’Europa (65% della popolazione), seguito dalle Americhe (55%) e dalle regioni asiatico-pacifiche (21,9 %). Ultima l’Africa, con il 9,6 %.

Sempre più in Rete Entro il 2010 i “navigatori” del web supereranno i 2 miliardi

INTERNET

CITTà

Marmomaccfiducia nel futuro Successo per la45^ edizioneIn crescita visitatorie operatori esteri

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REDAZIONALI

Bilancio largamente positivo per la 45^ edizione di Marmomacc la Mostra internazionale di marmi, pietre, design e tecnologie (svoltasi nella consueta cornice di Veronafiere) che si conferma leader mondiale del settore. Nei quattro giorni la manifestazione, aperta ai soli operatori professionali, ha accolto oltre 56 mila visitatori (+6% rispetto al 2009), con un incremento del 13% degli operatori esteri provenienti da più di 130 Paesi. I 1500 espositori, dei quali circa il 50% esteri da 56 Paesi (in crescita del 9% rispetto alla precedente edizione), sono stati ospitati in 11 padiglioni su una superficie complessiva di 172.000 mq. «La manifestazione – ha detto Ettore Riello, Presidente di Veronafiere – si è confermata una volta di più piattaforma economico commerciale al servizio delle imprese del settore. I risultati raggiunti, anche in termini di contrattazioni ed affari con le numerose delegazioni presenti, tornano a dare fiducia, dopo un biennio molto pesante, ad uno dei settori storici e maggiormente specializzati del made in Italy».In questa ottica, sono stati promossi numerosi eventi e iniziative rivolte al BtoB. Da ricordare i seminari dedicati alle opportunità dei mercati emergenti (Libano, Siria, Emirati Arabi Uniti ed Egitto) ma anche l’interessante workshop sulle opportunità di marketing per il mercato Usa, offerte dai new media e dalle nuove tecnologie informatiche.Organizzato da Marmomacc, il seminario ha illustrato come utilizzare i social network ed i software di progettazione per far conoscere i prodotti ad architetti e progettisti. Una vera e propria lezione di marketing, dedicata alle nuove opportunità che le imprese italiane del settore hanno per promuovere i loro prodotti sul mercato USA, e farli apprezzare ai decision maker nella scelta dei materiali. «La crisi non è superata, ma l’inversione di tendenza c’è, soprattutto per le esportazioni – ha evidenziato Giovanni

Mantovani, Direttore Generale di Veronafiere – hanno ripreso a comprare Cina, Brasile, Russia, Medio ed Estremo Oriente. Le chiavi di successo del settore sono l’origine naturale del prodotto marmo-lapideo e la capacità di offrire soluzioni su misura per il mercato. L’importanza del mercato USA – ha aggiunto – rimane cruciale e l’edizione di StonExp/Marmomacc America del prossimo gennaio è pensata proprio per essere al servizio dei distretti italiani del settore».Riguardo ai dati del settore, la produzione mondiale del 2009 è stata pari a circa 215 milioni di ton. ed ha indotto un consumo pari a 1.140 milioni di mq equivalenti, riferiti allo spessore convenzionale di 2 cm. L’impiego pro-capite è rimasto quasi invariato, confermandosi in 187 mq per mille unità (184 nel 2007, 135 del 2003). I sette maggiori produttori (Cina, India, Turchia, Italia, Iran, Brasile, Spagna) hanno espresso da soli il 75% dell’estrazione mondiale, superando di circa due punti la quota del 2008 e di sei quella del 2005. In Italia il comparto occupa circa 60 mila persone impiegate in 11 mila aziende tra industriali ed artigiane per un giro d’affari di 3 miliardi di euro, confermandosi come uno dei paesi capaci di esprimere le migliori tecnologie e macchinari e i prodotti lavorati e finiti di grande valore aggiunto.Nel primo semestre 2010 le esportazioni complessive nazionali di marmi e graniti, grezzi e finiti hanno toccato quota 771 milioni di euro (+6% sul 2009). In sensibile ripresa anche l’export di macchinari e tecnologie che si è attestato a quota 402,9 milioni di euro (+28,9% rispetto al 2009).

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Samoter 2011I principaliappuntamentiDal 2 al 6 marzo 2011 si terrà a Verona, Samoter, 28° Salone Internazionale Triennale delle Macchine Movimento Terra, da Cantiere e per l’Edilizia. Numerosi gli eventi e le iniziative previste.

Convegno di apertura (Mercoledì 2 marzo - Ore 10.30/12.30) Sustainable Design & Construction: Explorations in Trends & Best PracticesL’evento sarà dedicato al tema della sostenibilità. Nel progettare un’area edilizia, un orientamento integrato all’edilizia sostenibile può dare un contributo molto più significativo, migliorare la disposizione delle aree, ridurre gli scarti, impiegare materiali più sostenibili, ottenendo benefici economici ed ecologici a lungo termine. Tavola rotonda con best practice internazionali e nazionali divise in due “sessioni” condotte dall’architetto americano Stephanie Vierra e dal moderatore scientifico italiano, Prof. Benno Albrecht. A seguire consegna del Premio Internazionale Samoter che viene assegnato a quanti si distinguono per aver operato per lo sviluppo e l’affermazione dell’attività edilcantieristica a livello nazionale ed internazionale nella piazza dell’innovazione tecnologica e della ricerca scientifica. Le 5 categorie sono: Stati esteri, Progettisti, Costruttori macchine, Imprese italiane ed estere.

Concorso Novità Tecniche Samoter (Cerimonia di consegna 2 marzo 2011 - h. 18.30/20.00)In occasione del ventennale verrà consegnato il premio ai vincitori e alle menzioni speciali del 2011, oltre a un riconoscimento ai vincitori delle passate edizioni dell’Albo d’oro del Concorso Novità Tecniche.

SAMOTER SPECIAL: anteprima degli eventi dei percorsi dedicati ai singoli settori ROAD DAY per gli operatori del settore stradale, macchine ed impianti Giovedì 3 marzo, ore 10.00-13.00 Convegno: “Riforme giuridiche e appalti”Venerdì 4 marzo, ore 10.00-13.00 Convegno: “Sostenibilità ambientale e sicurezza nel mondo dell’asfalto”

in collaborazione con SITEB (Associazione Italiana Bitume Asfalto Strade)

QUARRYING DAY, per gli operatori del settore frantumazione e cave Venerdì,  4 marzo - Convegno dedicato ai temi sensibili del mondo cava e frantumazione: innovazione, sicurezza, ecosostenibilità. Al convegno presenzieranno ospiti internazionali e i principali esponenti della Federazione Europea dei Produttori di Aggregati (UEPG). In collaborazione con Anepla (Associazione Nazionale Estrattori Produttori Lapidei ed Affini) e media partner Edizioni Pei.

HOISTING DAY, per gli operatori del settore del sollevamentoIPAF (International Powered Access Federation) e la rivista “Macchine Cantieri” organizzeranno un’area dimostrativa esterna dove verranno messe in opera una piattaforma autocarrata a braccio, una piattaforma auto sollevante su colonna e una piattaforma di trasporto, utilizzate per effettuare dimostrazioni pratiche di sbarco in sicurezza in quota. L’area è in collaborazione con Setif, Centro di formazione IPAF, autorizzato anche per le piattaforme di lavoro autosollevanti e di trasporto, presente con l’Unità Mobile di formazione.

TUNNELING DAY, per gli operatori del settore gallerie e lavori in sotterraneo Mercoledì 2 /Giovedì 3 marzo - Convegno: “Terre e rocce da scavo nelle opere in sotterraneo: problematiche tecniche di scavo e giuridico amministrativo di smaltimento”. In collaborazione con SIG (Società Italiana Gallerie)

RENTAL DAY per gli operatori del noleggioMercoledì 2 marzo, ore 14.30 - Convegno: “La distribuzione snella dei beni strumentali” Venerdì 4 marzo, ore 14.30 - Tavola Rotonda: “Il Noleggio in Europa”.In collaborazione con Assodimi (Associazione Distributori e Noleggiatori di Macchine Industriali)

REDAZIONALI

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Replax T Sport: il sistema ideale per la recinzione di impianti sportivi

REDAZIONALI

Replax T Sport è una rete metallica a semplice torsione e a maglia quadrata. I fili della rete, in acciaio zincato, sono rivestiti con PVC. La plastificazione è ottenuta mediante l’esclusivo processo di sinterizzazione “Galvaplax Process”, messo a punto da Cavatorta. Questo processo di sinterizzazione permette quindi di ottenere un intimo e solido legame tra la superficie metallica del filo o della rete ed il PVC, esaltando al contempo le proprietà estetiche del rivestimento quali uniformità e brillantezza. Le polveri di PVC utilizzate nel “Galvaplax Process” non contengono metalli pesanti, come il cadmio ed il piombo, la cui presenza sarebbe pericolosa per chiunque venisse a contatto con il prodotto.L’impiego della Replax T Sport è rivolto alle recinzioni che devono garantire un elevato assorbimento d’urto e assicura un’ottima visibilità frontale e laterale del terreno di gioco anche da posizione molto ravvicinata alla rete. Corredata dagli accessori di sistema, nelle altezze 220 e 250 cm, Replax T Sport è in grado di assicurare le prestazioni richieste dal D.M. 18 marzo 1996, dalla norma UNI 10121-2 e dal D.M. 6 giugno 2005 (Decreto Pisanu) per quanto attiene la sicurezza dei separatori perimetrali interni ed esterni negli stadi di calcio. In normali condizioni di impiego la Replax T Sport è garantita contro la corrosione per più di 10 anni.

La rete Replax T Sport è prodotta in rotoli stretti da 10 m, con cappucci di protezione alle estremità, in fasci da 9 rotoli ciascuno.

Pali T SportPali di acciaio profilato a sezione quadrata/rettangolare, ricavati da lamiera zincata a caldo, plastificati con pvc di colore verde (RAL 6005), con testata chiusa ermeticamente da un cappuccio in materiale plastico di colore verde. Indispensabili per completare la recinzione di impianti sportivi rispondenti al sistema D.M. 18 Marzo 1996 (e s.m.i.) ed alla norma UNI 10121-2:1992. La rispondenza è subordinata al rispetto delle modalità di corretta applicazione dettate dal produttore.

Cancelli T SportCancelli carrai e pedonali, plastificati giallo (RAL 1012 ), con telaio perimetrale delle ante e pali di sostegno con cerniere regolabili, in tubo quadro d’acciaio, con specchiature in rete metallica elettrosaldata, con maglia a forma quadrata, e componenti dei sistemi di chiusura in acciaio.

Rigorosamente Made in ItalyRestare fermamente ancorati al made in Italy è il segno più tangibile di quanto sia prioritario per il Gruppo Cavatorta salvaguardare il livello qualitativo delle produzioni attraverso il rispetto scrupoloso delle norme di qualità di processo e di prodotto,

Certificazione: Marchio di Qualità Istituto GiordanoL’Ente Istituto Giordano, inserito nel gruppo degli organismi notificati CE e operante nel campo della certificazione di prodotti e delle prove in laboratorio sui materiali, certifica che il sistema Replax T Sport possiede le caratteristiche tecniche di idoneità applicabili per essere utilizzato negli impianti sportivi di cui al Decreto del Ministero degli Interni del 18.03.96 come emendato dal D. 6 Giugno 2005.

Per informazioni. www.cavatorta.it

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Sistemiper il controllodi fumo e calorein caso d’incendio

L’Evacuazione Naturale di Fumo e Calore quale sistema di protezione attiva antincendio è regolamentata secondo la norma UNI 9494:2007, la norma EN 12101-2:2003 e la Direttiva Europea “89/106/CEE, recepita dall’Italia, che introduce il concetto di “idoneità dei prodotti” alla realizzazione di opere che rispondono a requisiti essenziali fra cui la “sicurezza in caso d’incendio”.Caoduro, già presente sul mercato italiano con i suoi Evacuatori Naturali di Fumo e Calore (ENFC) prima della pubblicazione della norma UNI, dedica da sempre risorse per la ricerca e lo sviluppo di soluzioni e prodotti antincendio le cui elevate prestazioni sono confermate sia da prove di laboratorio sia da incendi reali che ne hanno dimostrato efficienza ed affidabilità. Caoduro è in grado oggi di proporre Sistemi di Evacuazione Forzata di Fumo e Calore per parcheggi ed edifici a più piani, dispositivi automatici per l’ingresso dell’aria, barriere al fumo e al fuoco che rendono più efficienti i sistemi di protezione antincendio attraverso un’azione integrata di controllo del fumo e del calore e di compartimentazione dei fumi e gas. Tra questi sistemi l’evacuatore naturale di fumo e calore a battente da tetto Smoke Out, disponibile in una vasta gamma di dimensioni e adatto a ogni tipo di copertura. Il suo funzionamento si basa sull’azionamento tramite gas compresso, che ne garantisce l’apertura anche nelle situazioni più critiche di neve e vento. I due punti di chiusura del serramento rendono il sistema stabile evitando le aperture accidentali. Per andare incontro alle esigenze di ricambio d’aria con un sistema di ventilazione giornaliera, lo Smoke Out può essere integrato con un’apertura elettrica comandata a distanza.

Per informazioni: http://www.caoduro.it

REDAZIONALI

IL PROBLEMA DA RISOLVERE: forte surriscaldamento degli ambienti lavorativi e messa in sicurezza delle vetrateRISULTATO: forte abbattimento dell’effetto serra e dei costi per il raffrescamento.RIFERIMENTO: DPR 59-09 Rendimento energetico estivo degli edifici

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Serisolare Unicredit Group-Finecoa Milano:schermatura solaree messa in sicurezzacertificata delle vetrate

REDAZIONALI

Anche la sedi di Unicredit e Fineco di piazzale Durante, via D’Aviano e Via Padova a Milano si sono rivolte a Serisolar Group per schermare e riqualificare oltre 3100 mq di vetrate. Il dubbio principale da risolvere, da parte dell’Energy e Building Manager, era il rapporto efficienza/durata effettiva del sistema vetro esistente+pellicola da esterni.Che le pellicole da esterni siano molto efficienti ormai è conoscenza diffusa nell’ambito degli esperti delle schermature solari, ma che esse siano durevoli nel tempo e che mantengano inalterate le prestazioni riflettenti è tutt’altra cosa. Serisolar è da anni considerata la migliore azienda del settore pellicole in poliestere sul mercato italiano, e dal 2000 installa in esclusiva territoriale il marchio Madico, ovvero l’unica gamma di pellicole al mondo da 75 micron di spessore, con 10 anni di garanzia del produttore sia sul prodotto, sia sulla posa in opera, ed oltre 15 anni di vita media attesa. Ecco fugato qualsiasi dubbio su durata ed efficienza del sistema installato da Serisolar.Come per FieraMilano (Rho), Museo Mart di Rovereto, Museo Maxxi di Roma, ed altre 5000 realtà edilizie in Italia, anche per Unicredit e Fineco i principali problemi da risolvere erano:

a) surriscaldamento primaverile-estivo-autunnale dei locali vetrati;

b) abbaglio sui videoterminali; c) messa in sicurezza certificata delle vetrate esterne;d) rinnovo architettonico delle facciate perimetrali.

In circa un mese di lavoro, attraverso l’utilizzo di 5 installatori specializzati, e mediante l’utilizzo di 4 piattaforme aeree, Serisolar Group ha materialmente trasformato le precedenti vetrocamere in vetrate ad alte prestazioni schermanti con un fattore solare medio G = 0,13 e classe di sicurezza EN12600 – 3B3 certificata. Rispetto al 100% di energia incidente

sulle vetrate, oltre l’87% viene adesso totalmente riflesso all’esterno, garantendo un ottimo microclima ambientale da marzo a novembre. L’ammortamento dell’intero intervento, sulla riduzione dei costi di condizionamento dell’aria, è stimato in circa 4 anni. La garanzia dei prodotti Madico SB221EXSR sputtered installati è di 10 anni su prodotto e posa in opera; 2 brevetti esclusivi permettono una durata media attesa oltre i 15 anni.

Per informazioni:SERISOLAR Via Kempten, 2838121 Trento (TN)Tel. 0461 [email protected]  SERISOLAR MILANOVia Dante Alighieri, 820051 LIMBIATE (MB)Tel. 02 99682861 [email protected] SERISOLAR ROMAVia dei Sindacati, 16 - Loc. Poggino01100  VITERBOTel: 06 [email protected]

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Gioco di squadraper l’Aquila. Wolf Hause Fondazione Milaninaugurano il complessodidattico-sportivo“Marco Cavagna”Il fortissimo temporale che si è abbattuto sull’Aquila per tutta la giornata stava per rovinare un giorno di festa per tutto il capoluogo abruzzese. Ma proprio all’arrivo dei giocatori del Milan il sole ha squarciato le nubi illuminando il bellissimo complesso didattico e sportivo che Wolf Haus, RiLAQUILA Onlus e la Fondazione Milan hanno donato alla città. Alla presenza di tutte le autorità locali ed oltre 1.000 persone accorse per l’occasione, hanno inaugurato l’asilo e il centro ludico sportivo anche il capitano del Milan Massimo Ambrosini e due campioni del Milan che vinse tutto negli anni ‘90 come Franco Baresi e Daniele Massaro.RiLAQUILA, nata anche grazie al prezioso contributo di Wolf Haus, è divenuta in tutti questi mesi del post terremoto la “Onlus del fare”, una specie di stella solitaria in un universo fatto spesso di molte promesse e pochi fatti. Inoltre è sicuramente una nota positiva per una città che è ancora piegata dal terribile terremoto dell’anno scorso.Anche per questo l’asilo donato da RiLAQUILA è stato intitolato a Marco Cavagna, il vigile del fuoco che ha perso la sua vita per salvare quella di uomini, donne e bambini aquilani che erano rimasti sotto le macerie in quella tragica

notte. “Una scelta consapevole” ci tengono a sottolineare i responsabili di RiLAQUILA, “poiché ci piace pensare che tutti i principi e i valori che animano il Corpo dei Vigili del Fuoco, e per i quali i loro uomini si sono contraddistinti in tutte le fasi del terremoto, come l’altruismo, la profonda umanità con la quale si sono rapportati alla popolazione e la dedizione incrollabile alla loro missione, fossero le basi e gli elementi attorno i quali questi bambini riceveranno la loro prima educazione”.Presente all’inaugurazione anche la vedova di Marco Cavagna, la signora Simonetta Panzeri, che molto commossa ha tagliato il nastro di un asilo costruito totalmente in bioedilizia che accoglierà 75 bambini. Ed è proprio a questi ultimi, ossia al futuro di questa città, che è andato immediatamente il pensiero di RiLAQUILA, che in questo progetto è riuscita a coinvolgere la Fondazione Milan, ente da sempre molto sensibile alle cause di forte valenza sociale, che ha aderito finanziando il centro ludico sportivo, composto da una palestra polivalente e un campo di calcio a 5.Il raggiungimento di questo pregevole risultato è stato possibile grazie alla partecipazione di alcune aziende che hanno operato nel Progetto C.a.s.e., e hanno creduto fortemente nella possibilità di rinascita di questa città, tanto da voler lasciare un segno indelebile, che fosse veramente utile per tutte le famiglie che hanno trovato la loro nuova dimora in questa zona dell’Aquila che, ancor più di prima, è divenuta una città territorio. “La scelta di un asilo spinge tutti a impegnarci sempre di più a ricostruire un futuro certo per le nuove generazioni” dichiara orgoglioso Kurt Schoepfer, direttore di Wolf Haus, che aggiunge: “penso che tutta questa gente che è intervenuta sia il più bel ringraziamento per la nostra azienda che ha deciso di portare avanti questo grande progetto di solidarietà, e credo che sia di stimolo per continuare ad aiutare L’Aquila in questo difficile cammino di rinascita e ricostruzione. Tutte queste strutture permetteranno a molti bambini dell’Aquila di appropriarsi di un nuovo spazio per giocare e crescere insieme, per ritrovare quella spensieratezza che deve appartenere all’età dell’infanzia, e alle loro famiglie di essere più serene per il futuro dei propri figli”.

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Asilo Marco Cavagna, Sassa (Aq). Donato da Wolf Haus e realizzato in classe energetica A.

Topcon presenta il nuovo ricevitore HiPer II

La serie HiPer di ricevitori GNSS rivoluzionò il Sistema di Navigazione Satellitare quando venne introdotto più di 10 anni fa.I ricevitori HiPer hanno fissato lo standard di accuratezza del settore ed hanno eliminato la necessità di zaini e cavi voluminosi. La rivoluzione continua con l’introduzione di HiPer II, un ricevitore più piccolo, più leggero e più conveniente, per tutte le applicazioni di posizionamento GNSS.HiPer II è un ricevitore integrato statico e RTK (Real Time Kinematic), che oggi riceve i segnali GPS e GLONASS. Il ricevitore a 72 canali riceverà anche tutti i segnali disponibili da costellazioni satellitari supplementari che diverranno attive in futuro.Stefan Naumann, direttore vendite GNSS di Topcon Europe Positioning, afferma, “In qualsiasi industria il perfezionamento del prodotto migliore è sempre una sfida. Topcon ha accettato

questa sfida e garantisce che Hiper II, ancora una volta, rivoluzionerà la tecnologia della rilevazione di precisione nella topografia, nell’ingegneria civile, nelle applicazioni GIS, nei rilevamenti forensi e nel settore delle costruzioni.”Naumann annuncia che il nuovo HiPer ha “funzionalità totalmente personalizzabili e fornisce la maggiore flessibilità del mercato, per soddisfare tutte le richieste di rilievo, dai lavori di routine più semplici fino agli incarichi più complessi.”Oltre a ricevere il solo segnale GPS, o i segnali GPS e GLONASS, HiPer II riceve anche i segnali L1 o L1/L2. Con una radio interna e un modem cellulare, la flessibilità dell’unità permette all’utilizzatore finale di scegliere le frequenze digitali UHF o ad espansione di spettro, il GSM o il CDMA, e fornisce anche una scelta di memorie, controller e soluzioni software, incluso Mercurio, TopSURV e Topcon Tools.Con un valore di protezione ambientale IP67, HiPer II può resistere “alle condizioni di lavoro più dure,” afferma Naumann. “Inoltre, può immagazzinare un grande volume di dati (4GB o più) su schede SD o SDHC, per assistere progetti di lungo periodo.”

Caratteristiche aggiuntive di HiPer II includono:• Struttura in lega di alluminio leggera e resistente• Operatività wireless Bluetooth• Pannello di controllo a LED facile da leggere • Messaggi vocali per lo stato del ricevitore• Batteria Li-ion, rimovibile e ricaricabile

“Hiper II è il perfetto sistema rover RTK, ed elimina tutti i problemi legati all’uso di un modem esterno e dei cavi”, afferma Naumann. “Il sistema di messaggistica vocale è chiaro, multi-lingua, e informa l’utilizzatore sullo stato dell’RTK, la batteria bassa e lo stato della memoria”.

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Gpse riconfinazioneIl Kit di rilievo PFGPS K800 proposto da S.C.S survey CAD system srl è stato ora ampliato con specifiche funzioni software relative alla riconfinazione. Normalmente, quando si parla di una strumentazione GPS da utilizzare nei lavori di riconfinazione, si pensa subito alle operazioni di tracciamento della dividente o del confine, ma si sottovaluta quasi sempre la fase più importante e delicata e cioè quella dell’inquadramento preliminare dei punti di confine.Mentre le operazioni di tracciamento risultano semplici con un sistema GPS RTK, altrettanto complessa e spesso impossibile,  risulta essere la prima fase di inquadramento cartografico dei punti di confine se non si utilizza un sistema POST-PROCESSING.Infatti se viene utilizzato un sistema RTK BASE-ROVER con radiomodem abbiamo portate ridotte delle baseline conimpossibilità di rilevare un numero adeguato di punti Trigonometrici o Punti Noti dislocati su ampie distanze.Se invece utilizziamo una sola ROVER collegata alla Stazioni Fisse Pubbliche via GSM, dobbiamo di continuo riportare la posizione a punti fissi sul terreno rendendo impossibile anche in questo caso la realizzazione di un sistema globale di inquadramento. In pratica, con entrambi i sistemi, siamo costretti ad operare sempre in ambito locale stretto e non possiamo gestire i rilievi in Coordinate Catastali Assolute in maniera agevole.La soluzione POST-PROCESSING proposta da S.C.S. srl nel sistema GPSK800, utilizza una stazione fissa con baseline di precisione fino a 50 km. In questo modo è possibile:- rilevare Trigonometrici, costituiti da Campanili e

Torri, mediante due punti GPS a terra riferiti alla stazione GPS fissa;

- rilevare Trigonometrici costituiti da cippi anche in modalità statica;

- rilevare punti noti rilevanti al fine dell’inquadramento;- rilevare Trigonometrici a cavallo di colline e

montagne.

Tutti i rilievi sono salvati in singoli file elaborati mediante il programma PFCAD CATASTO con una ROTOTRASLAZIONE BARICENTRICA INVERSA

per la determinazione delle Coordinate Catastali precise della propria stazione GPS fissa.Dopo l’inquadramento della stazione fissa nel sistema, tutti i rilievi elaborati saranno georiferiti nel sistema catastale con elevata precisione. Quindi, anche la riconfinazione in zone con pochi o senza riferimenti, viene risolta in maniera molto veloce e molto precisa.Nello schema:- I punti GPS1 e GPS2 sono rilevati con la ROVER

GPS e riferiti alla BASE FISSA- Sul punto GPS1 viene messa la stazione totale,

orientata sul punto GPS2 e viene letto il campanile con angolo e distanza (linea blu). La sequenza di misure GPS+Stazione Totale determina la posizione del Campanile rispetto alla Stazione GPS FISSA.

- I triangoli verdi sono Trigonometrici o punti noti a terra. PFCAD CATASTO ne può utilizzare un numero illimitato. Su ogni punto noto o Trigonometrico è possibile attribuire un peso. La rototraslazione inversa può essere rigida o conforme. Possono essere controllati gli sqm dei singoli punti utilizzati

- Il raggio di precisione si sviluppa fino ai 50 KM.

Maggiori info su: [email protected] - [email protected] - www.pfcad.it - www.gpskit.it S.C.S. srl 045 7971883

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continuerà a pubblicare: articoli, opinioni, interventi, idee, novità sulla professione del Geometra, ricerche su nuove tecnologie, materiali per costruire ed abitare, riflessioni sull’economia, la sostenibilità, progetti...

E ogni numero proporrà il contributo che i tecnici hanno dato nei diversi periodi dei 150 anni alla storia d’Italia al suo sviluppo ed alla formazione di una identità nazionale.

NELL’ANNO 2011, CHE FESTEGGIA I CENTOCINqUANT’ANNI DELL’UNITà D’ITALIA

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