9
Intervento di Federico Niccoli Convegno CIDI del 22.01.04 -------------------------------------------- P R E M E S S A chetempochefa? è la domanda semiseria della trasmissione di Fabio Fazio. I meteorologi, di solito, non si sbilanciano in previsioni che oltrepassino la durata di una settimana. Con la riforma Moratti e i continui balletti all’interno della maggioranza governativa (si veda la lotta infinita per correggere un aggettivo, un paragrafo,… ) siamo in piena emergenza “meteorologica”, in quanto , al cambiare della direzione dei “venti politici”, si tenta di cambiare un sostantivo, un aggettivo, un paragrafo durante la lotta infinita tra l’on.Brocca(Udc), che cerca di correggere almeno le distorsioni più clamorose della riforma, e il Miur. IL TEMPO-PIENO CHE DIFENDIAMO E LO “SPEZZATINO PEDAGOGICO” MORATTI Per il tempo-pieno, purtroppo è suonata la campanella dell’ultimo chilometro. Il Ministro e i suoi laudatores si affannano a tranquillizzare i genitori e gli operatori scolastici sulla sopravvivenza del tempo-pieno e del tempo prolungato nella scuola media, perché in qualche modo si cercherà di garantire le 40 ore agli allievi dell’elementare e le 36 ore a quelli delle medie. Qui si gioca la partita della qualità del tempo della scuola. Il tempo-pieno che noi difendiamo non è una sommatoria indistinta tra le ore obbligatorie (27 ore settimanali) , le ore facoltative (3 alle elementari e 6 alle medie) ed eventuali ore aggiuntive per la mensa, bensì una struttura unitaria (un continuum educativo) senza subordinazione gerarchica sia tra i vari momenti della giornata scolastica sia tra i docenti che sono addetti ai vari “pezzi” . La ipotizzata (anche se , in verità, il decreto attuativo prevede l’ abrogazione secca dell’art. 130 del T.U. 297/94, che dava gambe normative certe ai progetti formativi di tempo lungo e tempo pieno) sopravvivenza della quantità oraria “a fini assistenziali” è una struttura ( le attività integrative e/o doposcuola e le libere attività complementari) che abbiamo conosciuto e superato per la sua pochezza organizzativa e pedagogica. Alla morte certa del tempo-pieno concorre anche la sparizione dell’organico funzionale, in quanto i nuovi criteri di definizione degli organici non garantiscono in maniera netta e certa l’assegnazione dell’organico di base, corrispondente, sulla base della legge 148/90, a 3 insegnanti su 2 classi nei moduli e a 2 ins. per classe nel t.p. Viene mantenuto, ma solo per il 2004/05, l’organico del corrente anno scolastico, a livello nazionale . A partire dal 2005/06 i tagli consistenti agli organici saranno pesanti, in quanto le dotazioni saranno subordinate alle disponibilità di bilancio. Ma anche per l’immediato futuro potremmo registrare a Milano sorprese forti, in quanto , dando credito alla circolare ministeriale sul “bengodi pedagogico” (“”chiedete quel che volete e vi sarà dato!””) la richiesta di tempo-pieno è letteralmente triplicata anche nelle province nelle quali non si registrava fin qui una forte espansione di quel modello. Delle due l’una : o il Ministro rigetta seccamente le “nuove” richieste di tp o opera consistenti tagli a Milano, Torino, Bologna, … per ridistribuire gli organici sul livello nazionale. Per comprendere la gravità del “colpo” inferto al modello di t.p. occorre spiegare perché “il tempo non è variabile indipendente e/o ininfluente nei processi di apprendimento” e ripercorrere le tappe della nascita e dell’affermazione del modello che si vuole sopprimere.

Intervento di Federico Niccoli Convegno CIDI del 22.01.04 · Il tempo-pieno che noi difendiamo non è una sommatoria indistinta tra le ore obbligatorie (27 ore settimanali) ,

  • Upload
    dotram

  • View
    215

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: Intervento di Federico Niccoli Convegno CIDI del 22.01.04 · Il tempo-pieno che noi difendiamo non è una sommatoria indistinta tra le ore obbligatorie (27 ore settimanali) ,

Intervento di Federico Niccoli Convegno CIDI del 22.01.04

-------------------------------------------- P R E M E S S A

chetempochefa? è la domanda semiseria della trasmissione di Fabio Fazio. I meteorologi, di solito, non si sbilanciano in previsioni che oltrepassino la durata di una settimana. Con la riforma Moratti e i continui balletti all’interno della maggioranza governativa (si veda la lotta infinita per correggere un aggettivo, un paragrafo,… ) siamo in piena emergenza “meteorologica”, in quanto , al cambiare della direzione dei “venti politici”, si tenta di cambiare un sostantivo, un aggettivo, un paragrafo durante la lotta infinita tra l’on.Brocca(Udc), che cerca di correggere almeno le distorsioni più clamorose della riforma, e il Miur.

IL TEMPO-PIENO CHE DIFENDIAMO E LO “SPEZZATINO PEDAGOGICO” MORATTI

Per il tempo-pieno, purtroppo è suonata la campanella dell’ultimo chilometro.

Il Ministro e i suoi laudatores si affannano a tranquillizzare i genitori e gli operatori scolastici sulla sopravvivenza del tempo-pieno e del tempo prolungato nella scuola media, perché in qualche modo si cercherà di garantire le 40 ore agli allievi dell’elementare e le 36 ore a quelli delle medie. Qui si gioca la partita della qualità del tempo della scuola.

Il tempo-pieno che noi difendiamo non è una sommatoria indistinta tra le ore obbligatorie (27 ore settimanali) , le ore facoltative (3 alle elementari e 6 alle medie) ed eventuali ore aggiuntive per la mensa, bensì una struttura unitaria (un continuum educativo) senza subordinazione gerarchica sia tra i vari momenti della giornata scolastica sia tra i docenti che sono addetti ai vari “pezzi” .

La ipotizzata (anche se , in verità, il decreto attuativo prevede l’abrogazione secca dell’art. 130 del T.U. 297/94, che dava gambe normative certe ai progetti formativi di tempo lungo e tempo pieno) sopravvivenza della quantità oraria “a fini assistenziali” è una struttura ( le attività integrative e/o doposcuola e le libere attività complementari) che abbiamo conosciuto e superato per la sua pochezza organizzativa e pedagogica. Alla morte certa del tempo-pieno concorre anche la sparizione dell’organico funzionale, in quanto i nuovi criteri di definizione degli organici non garantiscono in maniera netta e certa l’assegnazione dell’organico di base, corrispondente, sulla base della legge 148/90, a 3 insegnanti su 2 classi nei moduli e a 2 ins. per classe nel t.p. Viene mantenuto, ma solo per il 2004/05, l’organico del corrente anno scolastico, a livello nazionale. A partire dal 2005/06 i tagli consistenti agli organici saranno pesanti, in quanto le dotazioni saranno subordinate alle disponibilità di bilancio. Ma anche per l’immediato futuro potremmo registrare a Milano sorprese forti, in quanto , dando credito alla circolare ministeriale sul “bengodi pedagogico” (“”chiedete quel che volete e vi sarà dato!””) la richiesta di tempo-pieno è letteralmente triplicata anche nelle province nelle quali non si registrava fin qui una forte espansione di quel modello. Delle due l’una : o il Ministro rigetta seccamente le “nuove” richieste di tp o opera consistenti tagli a Milano, Torino, Bologna, … per ridistribuire gli organici sul livello nazionale.

Per comprendere la gravità del “colpo” inferto al modello di t.p. occorre spiegare perché “il tempo non è variabile indipendente e/o ininfluente nei processi di apprendimento” e ripercorrere le tappe della nascita e dell’affermazione del modello che si vuole sopprimere.

Page 2: Intervento di Federico Niccoli Convegno CIDI del 22.01.04 · Il tempo-pieno che noi difendiamo non è una sommatoria indistinta tra le ore obbligatorie (27 ore settimanali) ,

I CARDINI DELLA SCUOLA A TEMPO-PIENO Come abbiamo superato la concezione assistenzialistica della categoria “tempo” ? Ci siamo sforzati, con crescente successo, di dimostrare che solo in una scuola di 8 ore giornaliere, figlia di un progetto educativo ppiieennoo (struttura pedagogica, organizzativa e didattica unitaria) potessero essere soddisfatte le esigenze (anche assistenziali) di tutti gli alunni della scuola elementare I cardini su cui abbiamo fondato il pieno-tempo erano e sono :

• la pluralità delle figure educative :assoluta parità degli insegnanti con alternanza di ruoli e di orari con conseguente superamento del maestro tuttologo (o, come dice Brocca , superamento della maestra dalla penna rosa)

• il rispetto dei ritmi di apprendimento dei bambini in tempi distesi, che presuppone e postula l'assoluta unità didattica mattino/pomeriggio con articolazione della giornata senza subordinazioni gerarchiche tra le attività da svolgere al mattino o al pomeriggio, con riconoscimento della piena e paritaria valenza formativa delle educazioni, con il "pranzo insieme"

• solo in una giornata di 8 ore i bambini hanno la possibilità di alternare momenti di massima concentrazione a momenti di libertà espressiva nel pieno rispetto dei loro ritmi di attenzione/concentrazione . Il tempo disteso assume in modo intenzionale, deliberato e controllato il significato strategico di risorsa formativa

MOTIVAZIONI SOCIO-AMBIENTALI

A base dei progetti di t.p. ponemmo 4 tipi di motivazioni, tutte tra di loro interdipendenti per qualificarne la valenza pedagogico-formativa:

♥ offrire ai bambini un ambiente che diventi luogo di incontro atto a favorire una reale socializzazione

♥ offrire ai bambini una struttura che permetta loro di fare esperienze costruttive atte a superare le disparità ambientali e socio-culturaliuna buona parte dell'utenza sceglie (in alcuni casi anche per bisogni assistenziali) lo svolgimento di un'attività in orario scolastico aggiuntivo rispetto all'orario normale delle lezioni, utilizzando il tempo pieno. La scuola a t.p. ha sempre chiesto e finora ottenuto le risorse di personale necessarie ad assumere le richieste (anche quelle assistenziali) in un progetto qualificato dal punto di vista psicopedagogico

NECESSITA’ DI TEMPI LUNGHI (DISTESI) DI APPRENDIMENTO

Solo nell'arco di una giornata di 8 ore i bambini avranno la possibilità di alternare momenti di massima concentrazione a momenti di libertà espressiva, nel pieno rispetto dei loro ritmi di attenzione/concentrazione. E' necessario, sin dall'ingresso nella scuola elementare, individuare le relazioni tra gli apprendimenti pre-extrascolastici, che ognuno ha realizzato e continua a sviluppare nel proprio ambiente socio-familiare, nella scuola dell'infanzia,ecc e gli obiettivi che la scuola ha formulato in funzione del suo ruolo istituzionale. Costruire un progetto educativo, un curricolo, vuole certamente dire pensare ad un piano di intervento con obiettivi comuni, ma rispettosi delle caratteristiche personali, dei modi e dei ritmi di apprendimento di ciascuno. Per poter progettare gli interventi educativi occorre tener conto di molti elementi. Infatti,il bambino entra nella scuola portando diversità di tipo culturale, sociale e psicofisico.

PRINCIPALI PUNTI DI ATTENZIONE

Da tali diversità derivano a) punti di partenza individuali b) motivi di facilitazione-difficoltà-resistenze nei riguardi degli apprendimenti c) necessità di tenere presenti tali realtà, da parte della scuola, affinché le

Page 3: Intervento di Federico Niccoli Convegno CIDI del 22.01.04 · Il tempo-pieno che noi difendiamo non è una sommatoria indistinta tra le ore obbligatorie (27 ore settimanali) ,

diversità non si trasformino in disuguaglianze. L'attenzione dovrà, quindi, rivolgersi all'analisi-valutazione dei suddetti elementi per progettare un piano di attività che sottolinei e prenda in carico

* punti di partenza diversi * capacità differenziate di trar profitto dalla scuola * tempi, modalità, spazi di apprendimento diversi perseguendo, nel lungo periodo

obiettivi comuni e, per quanto possibile,simili MOTIVAZIONI EDUCATIVO-DIDATTICHE

♥ Esigenza di offrire agli alunni l'opportunità di vivere una pluralità di esperienze concrete, che sono le più aderenti alla psicologia del bambino in età scolare e le più efficaci per una reale interiorizzazione dei concetti Esigenza di offrire ai bambini con difficoltà di apprendimento un insegnamento indivi-dualizzato da attuarsi nelle ore di compresenza. La struttura del lavoro nell'arco di 6 h (+2h di mensa e ricreazione pot-mensa), permette di rispettare maggiormente i ritmi psicofisici di sviluppo e di apprendimento dei bambini, affinché tutti abbiano l'opportunità di raggiungere gli obiettivi di base e di ampliare ed approfondire le cono-scenze a seconda delle proprie capacità

♥ Esigenza di proporre più figure educative adulte, aventi lo stesso ruolo, alle quali il bambino possa fare indistintamente riferimento secondo i propri bisogni Esigenza di un rinnovamento professionale che scaturisce dalla necessità di una pro-grammazione comune, di un confronto di idee e di esperienze, di una verifica del lavoro svolto e dalla possibilità di osservare e valutare gli stessi bambini da più punti di vista.

DISTRIBUZIONE EQUILIBRATA DELL’IMPIANTO FORMATIVO

Criteri decisionali nella formulazione di orari per i moduli di apprendimento, ed al tempo stesso requisito validante, divengono ritmi, successioni, scansioni, giustapposizioni che rispettino: n integralità: rispetto di tutte le dimensioni di sviluppo della persona

n integrazione: rispetto dell'unitarietà ed organicità dell'essere- individuo

n simultaneità: in ogni fase del processo educativo la personalità deve essere

sviluppata e potenziata in tutti i suoi aspetti

Da ciò direttamente consegue che nell'organizzazione dei tempi occorre distribuire in maniera quantitativamente/qualitativamente equilibrata, lungo l'arco della settimana, l'intero impianto formativo. Lo sviluppo temporale, le alternanze e le successioni di attività, ad ogni livello, devono essere tali da garantire la giustapposizione e la non sovrapposizione di momenti "forti" e momenti "deboli", di momenti "pieni" e momenti "vuoti", momenti "intensi" e momenti "estesi", momenti di "rilassamento" e momenti di "tensione".

IL PRANZO INSIEME Solo in una struttura di tempo pieno possono ritrovarsi due fattori fondamentali di sviluppo di una equilibrata formazione della personalità del bambino: n il pranzo insieme n la ricreazione post- mensa che rappresentano due fattori di “collante sociale” fondamentali per la crescita del bambino “democratico” nei comportamenti sociali e nelle relazioni interpersonali con gli alunni non “diversi da lui”, ma “diversi come lui”.

Nel pranzo-insieme si realizza

Page 4: Intervento di Federico Niccoli Convegno CIDI del 22.01.04 · Il tempo-pieno che noi difendiamo non è una sommatoria indistinta tra le ore obbligatorie (27 ore settimanali) ,

n un importantissimo momento di sana educazione alimentare in presenza di bambini timidi o “viziati” , inappetenti o affamati, … : oltre il 30% dei bambini è in situazione di soprappeso anche e soprattutto a causa di cattive abitudini alimentari contratte e/o tollerate dalle famiglie

n un momento conviviale sereno e di grande “fratellanza” tra bambini di diversa provenienza socio-culturale, etnica, … Si riesce a instaurare una corretta comunicazione con gli alunni, favorendo la loro capacità di ascolto , prendendo coscienza degli aspetti emotivi e affettivi che presiedono a qualsiasi forma di comunicazione

LA RICREAZIONE POST-MENSA

Nella ricreazione post-mensa gli insegnanti offrono ai bambini sia la possibilità di giocare del tutto liberamente in ambienti appositamente attrezzati (centri-gioco : ludoteca, biblioteca, aula travestimenti, giochi delle carte, dame, scacchi, …) sia giochi di ruolo e di simulazione soprattutto per potenziare la funzionalità del gruppo, verificandone le dinamiche, per migliorare il clima di collaborazione e di lavoro e per affrontare, in un contesto di gioco di ruolo e di simulazione, situazioni conflittuali e/o problematiche per confrontarsi con gli altri e riflettere sul condizionamento che fattori esterni possono indurre nei comportamenti di ciascuno. La organizzazione pedagogico-didattica, che ho dettagliatamente descritto si scontra in maniera diretta con lo spezzatino pedagogico del decreto attuativo.

NOMINA SUNT CONSEQUENTIA RERUM

Ha voglia il Ministro a dire che il tempo-pieno viene mantenuto ! Perché mai avrebbero dovuto denominare un tempo, che era contraddistinto dalla dicitura unitaria “tempo pieno”, con tre aggettivi, che denominano tre cose diverse ? Si parla ora, infatti, di un tempo obbligatorio (27 ore) + un tempo facoltativo (3 ore nelle elementari o 6 ore nelle medie) + un tempo aggiuntivo (fino a 7 o fino a 10 nelle medie e nelle elementari). Mi appello all’autorità di Giustiniano e del diritto romano : NOMINA SUNT CONSEQUENTIA RERUM (i nomi corrispondono alle cose che essi designano) La frase è famosa soprattutto perché è citata da Dante nella Vita nuova, il quale afferma che al dolce nome di amore non possono che corrispondere dolcezze. La fonte è un passo delle Institutiones di Giustiniano, dove si evidenzia come il mutamento di nome delle donazioni ante nuptias (prima delle nozze) in propter nuptias (a causa delle nozze) derivi dalla volontà che ci sia effettiva corrispondenza e consequenzialità tra i nomi e gli oggetti che essi designano.

MODELLI ORGANIZZATIVI DELLA RIFORMA MORATTI

D’altra parte, i modelli organizzativi presentati dalle “indicazioni” e alle “Raccomandazioni” (e che sono allegati alla presente in una mia sintesi ) dimostrano con chiarezza esemplare la formula dello “spezzatino” , soprattutto nell’ipotesi D (quella del tempo pieno) dalla quale si ricava senza ombra di dubbio : la prevalenza, non solo oraria ma gerarchicamente sovraordinata, del tutor del tutor (nuova figura di cui parlerò fra poco) per 19 ore di lezione frontale nella classe + 1 ora di attività di laboratorio : in totale 20 ore sulle 30 complessive di lezione la presenza spezzettata di altri 3 insegnanti per la conduzione di 8 ore di attività di laboratorio (=senza neppure un’ora di insegnamento disciplinare) la presenza dello specialista di religione cattolica per le restanti 2 ore di lezione

Page 5: Intervento di Federico Niccoli Convegno CIDI del 22.01.04 · Il tempo-pieno che noi difendiamo non è una sommatoria indistinta tra le ore obbligatorie (27 ore settimanali) ,

la previsione di 10 ore di mensa senza nessuna indicazione degli insegnanti a cui saranno affidate (in ogni caso è da ritenere esclusa la presenza del tutor, che è già impegnato per 20 ore di insegnamento!)

IL TUTOR Tra i vincoli della organizzazione prefigurata dalla Riforma Moratti, uno dei più stupefacenti ed anche dei più contrastati è costituito dalla figura nuova di zecca del “tutor”. Non si contesta –sia chiaro- che nella scuola siano necessarie , anzi indispensabili, le funzioni tutoriali cucite addosso al futuro tutor. Le scuole a tempo pieno e a tempo prolungato hanno sempre tenuto vive le funzioni di accoglienza, di accompagnamento, di orientamento, di sostegno delle potenzialità degli alunni e di coordinamento dell’èquipe + documentazione pedagogica. Ma si tratta di funzioni diffuse all’interno del team, che, in piena autonomia, assegna i relativi compiti ai singoli membri contitolari e corresponsabile del team medesimo. L’insegnante tutor (“un uomo solo al comando”!) dovrebbe svolgere le funzioni di “propiziatore” (nel senso che dovrebbe “propiziare” le collaborazioni interdisciplinari e transdisciplinari), di “allenatore”(perché dovrebbe “allenare” gli alunni al costante miglioramento di se stessi), di “contenitore di emozioni” (perché media e contiene le preoccupazioni, ascolta, rassicura, aiuta, infonde fiducia : insomma, una sorta di fornitore di ansiolitici che raggruppa in sé le personalità di Mario Lodi, di Guido Crepet e, forse, anche di Alberoni e consorte), di “abilitatore” (perché abilita gli allievi a prendere decisioni personali), di “documentalista” (perché, a completamento delle precedenti funzioni, raccoglie materiali, prove scolastiche, osservazioni varie , valuta, orienta e finalmente compila quel documento che ci mancava in inglese -ma non in lingua italiana-, denominato “Portfolio”. Se passasse questa fantasiosa invenzione ci troveremmo di fronte ad un insegnante gerarchicamente sovraordinato agli altri con tanti saluti alla con titolarità, corresponsabilità e collegialità. Gli altri insegnanti non tutor , conseguentemente, si configurerebbero come insegnanti subordinati e deresponsabilizzati con un insegnamento frammentato su diverse classi e in una situazione di forte debolezza nella relazione educativa.

Per concludere , mi soffermo su due aspetti fondamentali per la qualità dell’organizzazione pedagogico-didattica : la flessibilità e la continuità. Pur nell’accavallarsi, spesso caotico di documenti di diversa natura e di diverso valore giuridico come “Indicazioni”, “Raccomandazioni”, “Esemplificazioni”, “Profilo di uscita” viene sempre invocata e valorizzata la dimensione della “flessibilità” come filo rosso che lega tutti i momenti della nuova scuola riformata. Questo insistito richiamo da una parte non può non essere condiviso (in quanto tende a superare tutte le rigidità tuttora presenti nei concreti modelli organizzativi presenti in molte scuole), ma dall’altra è la fonte della nostre maggiori preoccupazioni. C’è una flessibilità buona e una flessibilità cattiva ! LA FLESSIBILITA’ “BUONA”

La “flessibilità buona” è quella adottata dal soggetto istituzione scolastica, che ha un organico di personale docente e a.t.a. in grado di rispondere ai bisogni formativi ed assistenziali dell’utenza (2 insegnanti per classe nel tempo-pieno, ore di compresenza e di contemporaneità, risorse aggiuntive di personale per l’handicap e per il successo formativo degli alunni in situazione di diversità problematica, garanzia di tempi distesi di insegnamento- apprendimento, …) .

Page 6: Intervento di Federico Niccoli Convegno CIDI del 22.01.04 · Il tempo-pieno che noi difendiamo non è una sommatoria indistinta tra le ore obbligatorie (27 ore settimanali) ,

In queste condizioni ciascuna istituzione scolastica adotta tutti gli strumenti di flessibilità rit enuti idonei e richiamati, a titolo esemplificativo, dal regolamento sull’autonomia:

• l'articolazione modulare del monte ore annuale di ciascuna disciplina e attività; • la definizione di unità di insegnamento non coincidenti con l'unità oraria della lezione e

l'utilizzazione, nell'ambito del curricolo obbligatorio, degli spazi orari residui; • l'attivazione di percorsi didattici individualizzati, nel rispetto del principio generale

dell'integrazione degli alunni nella classe e nel gruppo, anche in relazione agli alunni in situazione di handicap secondo quanto previsto dalla legge 5 febbraio 1992, n. 104;

• l'articolazione modulare di gruppi di alunni provenienti dalla stessa o da diverse classi o da diversi anni di corso;

• l'aggregazione delle discipline in aree e ambiti disciplinari. • L’impiego dei docenti con modalità organizzative coerenti con il pof • L’organizzazione dell’orario complessivo del curricolo e delle singole discipline anche

su base plurisettimanale LA FLESSIBILITA’ “CATTIVA”

La flessibilità cattiva é’ quella predeterminata centralmente - con una organizzazione a compartimenti-stagno tra attività obbligatorie, attività

facoltative ed attività aggiuntive - con una gerarchia tra docenti addetti alle varie attività - con una sorta di curatore (il tutor) , che n coordina l’èquipe pedagogica che entra in contatto con gli allievi n esercita la funzione di tutorato personale degli allievi n cura la documentazione pedagogica (in particolare il portfolio delle competenze

individuali) A questa flessibilità predeterminata si applica poi l’organico di istituto, sulla base di percorsi formativi predeterminati, desumibili dai prospetti orari allegati alle “Indicazioni”. In queste esemplificazioni assistiamo ai seguenti eventi : n rottura della collegialità, contitolarità, corresponsabilità tra docenti n disparità di insegnamenti n aumento del tempo dedicato agli insegnamenti frontali (persino durante le

attività di laboratorio affidate a specialisti) n tempo mensa e ricreazione decontestualizzati dal progetto formativo unitario

n confusione tra insegnamento individualizzato (ricerca del punto di contatto tra le esigenze di generalizzazione e le esigenze di individualizzazione) nel contesto del gruppo-classe ed insegnamento personalizzato (come puro “servizio alla persona”, anzi alla famiglia, che contratta i percorsi) , che può rendere “prescrittiva” la diversificazione dei percorsi e dei risultati

LA CONTINUITA’ EDUCATIVA A proposito della continuità educativa, giustamente il “padre della riforma” prof. Bertagna dice che sono tre le dimensioni che la fondano :

1. continuità orizzontale: la famiglia, i reali bisogni del territorio, la conoscenza di tutte le risorse culturali e strumentali in esso presenti, la valorizzazione delle potenzialità educative della società civile

2. continuità verticale : ricercare una unità di significato tra ciò che si è fatto ed appreso prima, in un certo modo e con determinate scelte organizzative e quanto si intende fare ed insegnare adesso e dopo in un altro modo e con altre modalità organizzative, soprattutto nelle classi-ponte

Page 7: Intervento di Federico Niccoli Convegno CIDI del 22.01.04 · Il tempo-pieno che noi difendiamo non è una sommatoria indistinta tra le ore obbligatorie (27 ore settimanali) ,

3. intreccio tra interventi per la continuità orizzontale e verticale e attese di maturazione delle autonoma evoluzione di ciascuno.

Poi, però, affida a documenti prevalentemente cartacei l’obiettivo della continuità:

1. il pecup : profilo educativo , culturale e professionale

2. i psp : piani di studio personalizzati

3. il portfolio delle competenze

4. oltre all’introduzione della figura del tutor e alla possibilità di organizzare l’attività didattica per laboratori

E’ stata persino abbandonata l’idea iniziale dei cosiddetti “bienni pari” (gli 8 anni di elementare e media scanditi in 4 bienni, il terzo dei quali 5^elementare-1^ media avrebbe almeno consentito una concreta possibilità di “ponte” tra la nuova scuola primaria e la nuova scuola secondaria di primo grado. Non sono mai nominati, nelle migliaia di pagine dei vari documenti ministeriali, gli istituti comprensivi (salvo un accenno fugace “in articolo mortis” nell’ultima versione del decreto attuativo) , che rappresentano il 43% della realtà scolastica italiana e che hanno prodotto il tentativo più serio di aggregazione organizzativa tra i tre segmenti (scuola dell’infanzia, elementare e media) della scuola di base con un unico dirigente scolastico e un unico collegio dei docenti ,pur se articolato in gruppi diversi di compito, in grado di progettare un curricolo verticale, che è la risorsa più importante per assicurare quella “unità di significato tra ciò che si è fatto ed appreso prima”, auspicata dallo stesso prof. Bertagna.

Page 8: Intervento di Federico Niccoli Convegno CIDI del 22.01.04 · Il tempo-pieno che noi difendiamo non è una sommatoria indistinta tra le ore obbligatorie (27 ore settimanali) ,

CONFRONTO ORARI SETTIMANALI PER ALUNNI DI CLASSE 1° ESEMPLIFICATI Ore in gruppo classe

con il coordinatore Tutor

lezione Laboratori Totali parziali

Ore in laboratori Interclasse distribuite nei vari tipi di laboratori

Totali A1 12 10 22 2 Laboratorio di religione cattolica 1 Laboratorio di lingua straniera 2 LARSA

5

A3 21 0 21 2 Laboratorio di religione cattolica 1 Laboratorio di lingua straniera 3 LARSA

6

A6 18 0 18 2 Laboratorio di religione cattolica 1 Laboratorio di lingua straniera 2 Laboratorio espressivo 4 LARSA

9

C settimana X 18 0 18 2 Laboratorio religione cattolica 4 Laboratorio espressivo

6

C settimana y 18 comprensive LS 0 18 2 Laboratorio religione cattolica 4 Laboratorio espressivo 6 LARSA

12

D 19 comprensive LS 0 19 2 Laboratorio religione cattolica 2 Laboratorio espressivo 2 Laboratorio di musica 2 Laboratorio di tecnologia 3 LARSA

11

E 11 7 comprensive LS 18 2 Laboratorio religione cattolica 4 Laboratorio Espressivo 3 LARSA

9

Page 9: Intervento di Federico Niccoli Convegno CIDI del 22.01.04 · Il tempo-pieno che noi difendiamo non è una sommatoria indistinta tra le ore obbligatorie (27 ore settimanali) ,

IPOTESI D

Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì 08,30 – 09,30 a a a IRC 1

rc a

09,30 – 10,30 a a a IRC 1 rc

a

10,30 – 11,30 L.di Tecnologia 1 m

a l..di musica 1 l

a L.Espressivo 1 f

11,30 – 12,30 L.di Tecnologia 1 m

a l..di musica 1 l

a L.Espressivo 1 f

12,30 – 14,30 MENSA MENSA MENSA MENSA MENSA 14,30 – 15,30 a

LS LARSA 4

f a a a

15,30 – 16,30 LARSA 1 a

LARSA 4 f

a a A

Coordinatore Tutor a - 19 h Gruppo classe (lezione, compresa LS)

- 1 h LARSA

f - 2 h L. Espressivo - 2 h LARSA

l - 2 h L. di Musica

m - 2 h L. di Tecnologia

rc - 2 h IRC