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La materia: modelli, teorie, substrato ontologico Alessandro Cordelli Firenze 21 novembre 2012

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La materia: modelli, teorie, substrato ontologico

Alessandro Cordelli

Firenze 21 novembre 2012

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Nell’esperienza quotidiana la materia è:

•localizzata

•impenetrabile

•persistente

…è ben descritta dalla fisica classica (deterministica)

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Sembrerebbe logico estendere gli stessi caratteri anche agli oggetti microsocpici (molecole, atomi, particelle subnucleari…)

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…in questo modo però si cade in contraddizione con i risultati sperimentali

•corpo nero (Planck 1901)

•effetto fotoelettrico (Einstein 1905)

•livelli atomici (Bohr 1912)

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Nella teoria quantistica la materia non è

localizzata

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Nella teoria quantistica la materia non è

impenetrabile

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Nella teoria quantistica la materia non è

persistente

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Il comportamento degli oggetti quantistici non è comprensibile in terminidella fisica classica e delle usuali categorie ontologiche…

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…una particella può muoversi lungo due traiettorie alternative…

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…oppure attraversare un muro come un fantasma

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Le particelle elementari che obbediscono alla meccanica quantistica sono a loro volta descritte in termini di substrati più elementari: i campi quantistici…

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…o la teoria delle stringhe

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Si tratta però di modelli che non permettono una verifica sperimentale diretta, e che comunque non sono esenti da incongruenze

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Un eventuale ulteriore approfondimento della conoscenza non può essere nella direzione del “..di che cosa è fatto…” ma in quella della struttura ontologica della realtà

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La questione più importante è quella del realismo

L’osservatore determina la realtà o no?

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Dopotutto, se presa sul serio, la meccanica quantistica comporta alcune conseguenze davvero bizzarre…

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…e talvolta anche spiacevoli

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Secondo l’interpretazione EPR (realismo) lo stato di una coppia di particelle correlate è determinato fin dalla loro produzione e la misura si limita a svelare quello che la teoria quantistica non è in grado di prevedere

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Secondo l’interpretazione della scuola di Copenhagen gli oggetti sono intrinsecamente indeterminati e ricevono la loro determinazione nell’atto della misura

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L’interpretazione corretta è quella di Copenhagen!

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Se dunque la realtà è una realtà empirica, non ha senso parlare di realtà senza un soggetto. Ma viene prima la realtà o la coscienza?

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Materialismo: la coscienza è un prodotto della realtà. Ma come può la realtà (empirica) produrre ciò che è essenziale per la sua determinazione?

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Idealismo: la coscienza precede e crea il mondo. Dualismo che non riesce a spiegare come l’idea immateriale possa agire sulla realtà materiale

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Una possibile terza via (realtà velata): realtà empirica e coscienza coemergono da un substrato comune, che non è direttamente accessibile ma di cui si riesce a intravedere qualche caratteristica tramite i principi fisici più generali

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Le equazioni di Maxwell, ad esempio, descrivono sia il campo elettromagnetico classico che la funzione d’onda del fotone quantistico

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Il concetto di materia è sullo stesso piano di quelli di spazio, tempo, universo, coscienza. Talmente fondamentale che non è possibile darne una caratterizzazione esaustiva.

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Possiamo decidere di iniziare la scala della descrizione del mondo da un livello inziale arbitrariamente postulato (ad esempio le stringhe) e come tale non ulteriormente indagabile…

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…oppure riconoscere che il livello ontologico fondamentale si trova in un substrato non direttamente accessibile all’indagine scientifica e quindi non materiale per sua stessa definizione.

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In entrambi i casi è la stessa conoscenza razionale ad indicare i propri limiti.

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