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1 Aniello Langella LA POSTURA nel mondo del LAVORO 2011 ©

La postura nel mondo del lavoro Aniello Langella 2011 · Segue poi la lordosi lombare e infine il sacro il cui allineamento è in cifosi rispetto ... Questo presuppone la conoscenza

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Aniello Langella

LA POSTURA nel mondo del LAVORO 2011 ©

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Di Aniello Langella

Medico Chirurgo

Specialista in Ortopedia e Traumatologia Specialista in Fisioterapia

Testo sanitario, ad uso degli utenti. Destinato a coloro che lavorano pri-mariamente in uffici, seduti e durante l’orario di lavoro svolgono scarsis-

sima attività fisica.

2011

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Concetti generali 1 Il lavoro in ufficio 2 Il lavoro in piedi 3 Adatta lo schema posturale corretto alla tipologia del tuo lavoro Premessa Il termine postura è oggi assimilato al concetto più ampio di corretta posizione del corpo nello spazio. Questa definizione trova concordi le idee e gli studi di molteplici scuole di medi-cina in Italia e all’estero. Tuttavia sempre maggiore deve essere l’attenzione degli specialisti della materia nel sottolineare i molteplici aspetti fisiologici e patologici che la condizionano e la possono modificare. Appare chiaro quindi che definire in maniera semplicistica la postura, come la corretta posizione del corpo nello spazio, lascia moltissimi vuoti nella definizione stessa rischiando di sminuire il senso stesso di un argomento di così grande importanza. La colpa di queste approssimazioni e anche di non corrette informazione, la si deve quasi total-mente attribuire alla mediocrità della rete, al suo non controllo e quindi alla conseguente diffu-sione di informazioni, spesso fuorvianti e per questo assolutamente negative, sotto il profilo medico ed etico. Oggi si trovano “posturologi” di ogni estrazione e spesso il termine è abusato, al punto che chiunque e senza titolo può definirsi tale senza averne cognizioni mediche e sani-tarie in senso lato. In quest’ottica si deve assolutamente scegliere la strada sanitaria, la strada cioè che condurre al trattamento, qualora necessiti, passando sempre attraverso la diagnosi, che è esclusiva del medico, dello specialista. Non può esistere il “posturologo” che tratta una patologia se non passa attraverso la raccolta della storia clinica (anamnesi), la visita (esame obiettivo locale e generale), la diagnosi e la proposta terapeutica. Introduzione Quanto sia complesso definire una corretta postura e quanto sia ancora più complesso indi-viduare i punti critici di una patologia posturale, è argomento di sempre maggiori studi neuro-fisiologici che vengono proposti in bibliografia. L’accrescersi della ricerca scientifica in Scienze e Ingegneria Biomedica, ha portato alla scoperta di mezzi e sistemi di indagine inim-maginabili fino a un decennio fa. L’elettronica e la scienza informatica hanno permesso di scrutare l’habitus posturale nella sua staticità e nella sua dinamica, nel momento di esame e nella sua evoluzione nel tempo. Per questo, grazie alle continue conoscenze è necessario se-guire dei criteri oggettivi e medici che ci possono portare alla definizione corretta dello stato (qualora esista) di patologia. Sulla base di questi concetti si potranno elaborare non solo delle strategie curative, ma anche preventive, che tengano conto cioè della persona, dell’individuo nella sua globalità non solo fisica, ma anche psichica. Per comprendere appieno le complesse interazioni esistenti tra la postura e l’intero organismo umano bisogna attingere a corrette no-zioni di neurofisiologia, di ortopedia e di fisiatria. Molti organi e parenchimi sono coinvolti nel mantenere una postura che si adegui e si adatti al momento lavorativo e anche ludico. Al fine di far chiarezza su questi che possono essere definiti postulati, si devono necessariamente acquisire elementi sanitari e salutistici derivati dalla medicina. Nello schema che propongo si possono analizzare alcuni di questi aspetti che nel corso di questo lavoro andremo a studiare con sufficienti elementi di chiarezza.

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Lo schema (M. Marchetti – P. Pillastrini: Neurofisiologia del Movimento. Piccin ed. 1997. Pag 19) giunge alla STABILIZZAZIONE POSTURALE, ossia alla realizzazione del corretto schema posturale, grazie all’interazione di numerosissime aree del nostro corpo. Sulla sinistra in alto vengono evidenziati quattro parametri fisici: la velocità con la quale si esegue un movi-mento, la sua forza, la sua potenza, la tenuta e l’accelerazione negativa o positiva che viene impressa ad un determinato movimento. Questo sono in linea generale le varianti fisiche con le quali in maniera conscia e spesso anche non cosciente, agiamo nel determinare un atto motorio teso a tenere e\o correggere una determinata postura sul lavoro. All’interno del complesso si-stema, tuttavia agiscono altro parametri, quali:

La performance muscolare. Non tutti i soggetti hanno la medesima resa muscolare, la stes-sa potenza espressiva. Molte sono le condizioni fisiologiche e patologiche che influen-zano questo parametro. Si pensi ad esempio a soggetti affetti da anemia, a diabetici, a pazienti con patologia tiroidea e\o ormonale in senso lato.

L’equilibrio posturale. Siamo tutti abili funamboli? Il sistema labirintico dell’orecchio con-trollato dal sistema nervoso centrale è fondamentale in questa funzione.

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Integrità capsulare e legamentosa delle articolazioni. Non tutti sanno che i legamenti del

ginocchio e della tibio tarsica (caviglia) non hanno solo una funzione meccanica, ma soprattutto neurologica. Queste formazioni sono deputate a informare il nostro cervello (particolari nuclei cerebrali sono specializzati in questa funzione) sullo stato posturale dell’intero individuo. Una lesione del legamento crociato del ginocchio ad esempio è pregiudiziale nel mantenere una corretta postura in piedi.

Midollo spinale efferente. Il midollo spinale è il prolungamento del cervello e delle sue funzioni alla periferia. Ad esso afferiscono i segnali dell’ambiente attraverso i nostri recettori e sempre grazie alle sue reti neuronali, viene portato alla periferia il corretto segnale nervoso. Qualsiasi patologia della colonna vertebrale che vada ad influire in maniera negativa sul midollo spinale è causa di disturbi motori e quindi posturali.

Il mondo dei recettori. I recettori sono strutture del sistema nervoso specializzate nel tra-smettere al cervello la condizione fisica e biomeccanica di una determinata parte del nostro organismo. Ne riconosciamo forme specializzate nel trasmettere la pressione, la velocità, la temperatura, il dolore, l’equilibrio e la spazialità.

Programmazione motoria. Alcuni di questi recettori, quelli in particolare presenti nei mu-scoli, intorno alle giunzioni tra muscolo e tendine e in alcune capsule articolari, sono anche specializzati nel trasmettere informazioni importanti relative al programma mo-torio in un preciso momento, che può essere di attesa, di movimento, di corsa, di fer-mata, di accelerazione.

Questi alcuni degli aspetti neurofisiologici legati alla programmazione individuale della postura, sia essa statica che dinamica; sia essa parziale (di un arto ad esempio) che globale (nella corsa ad esempio). Lungi da noi, quindi, esemplificare a schemi e proposte cartacee standard, un programma posturale. Esso deve passare attraverso l’indagine clinica, la raccolta e lo studio della storia di ogni paziente. Non può esistere un programma posturale generico e qualsiasi generalizzazione deve mostrarsi come documento non degno di interesse e né di im-portanza. La postura in ufficio In un soggetto preventivamente esaminato, dovranno esserci chiare prima di ogni cosa, le finalità, ossia i sistemi fisiologici che ci possono condurre ad un equilibrio e ad un allineamen-to posturale idoneo a non causare patologie e disturbi funzionali (legati cioè alla funzione mo-toria specifica di quel determinato lavoro). Non abbiamo individui perfetti sotto il profilo mo-torio, anatomico. Ne esistono pochissimi esempi e legati ad un determinato periodo della vita. Un giovane al computer si comporta in maniera diversa da un adulto e da un anziano. Diverso è inoltre la postura di un uomo rispetto ad una donna. Nella figura che segue i tre piani primari per lo studio della postura: 1 piano sagittale, 2 piano frontale, 3 piano trasversale. L’elemento anatomico dal quale dobbiamo partire è la colonna vertebrale. Il rachide composto da vertebre e all’interno del quale troviamo il midollo spinale, le radici nervose. Il rachide in ortostasi (in piedi) mostra delle curve sul piano sagittale. Dall’alto la lordosi (curva a convessi-tà anteriore) cervicale, alla quale si alterna la cifosi dorsale (curva a convessità posteriore). Segue poi la lordosi lombare e infine il sacro il cui allineamento è in cifosi rispetto al tratto lombare. Questa alternanza di curve è fondamentale per offrire assieme ai dischi intervertebra-li, un’armonica risposta biomeccanica a tutte le sollecitazioni verticali (dall’alto) e laterali. La riduzione o l’aumento in gradi (goniometrica) di una delle curve crea serissimi problemi al programma di riallineamento posturale.

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Moltissime informazioni relative alla postura del rachide ci provengono non solo dai recet-tori muscolari e delle articolazioni, ma anche dagli organi di senso (la vista, l’udito, il tatto). Le vertebre che sono le unità ossee primarie del rachide sono articolate tra loro grazie a forma-zioni capsulari e legamentose importantissime, ma si muovono tra loro grazie alla presenza del disco intervertebrale, che è la più importante formazione dinamica del rachide. Composto di collagene secondo uno schema biomeccanico di straordinaria efficacia, può spesso con l’età e non corrette posture, andare incontro a usure, lesioni e anche degenerazioni (invecchiamento precoce). Tutto l’apparato muscolare del rachide e degli arti concorre in maniera determinante nel tenere la corretta postura, in ogni evenienza e anche in ogni situazione di pericolo. Il rachide nella posizione seduta subisce un adattamento particolare e tale da modificare sostanzialmente tutti i parametri prima esposti nella postura in piedi. A questo punto è bene fare un breve accenno a quelle che possono essere le modificazioni biomeccaniche dei dischi intervertebrali lombari nel passaggio dalla postura in piedi a seduta.

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Nel diagramma sono espresse in percentuale le pressioni sul disco intervertebrale L4-L5 del tratto lombare. Chiari sono i rapporti quindi tra pressione (usura, stress meccanico e compro-missione delle radici nervose) in relazione alla posizione del corpo nello spazio. Nel lavoro sedentario da seduti offriamo al disco intervertebrali numerosi elementi di stress biomeccanico che spesso, traducendosi in lesioni, si manifestano con dolore, contrattura muscolare e compli-canze neurologiche agli arti inferiori. Questo accade di norma in un soggetto sano, ma se il lavoratore si trova nella condizione di pregressa patologia, le conseguenze saranno ancor mag-giori. Non sono infrequenti, infatti soggetti portatori di lesioni artrosiche, di dimorfismi quali la scoliosi ad esempio o anomalie congenite della colonna, dismetrie degli arti inferiori. Il do-lore lombare, che è comune, in diversa forma, al 60% della popolazione mondiale è una co-stante nei lavoratori che spostano pesi e svolgono funzioni motorie di carico, ma non è affatto infrequente nel lavoro di scrivania. Infatti un’altissima percentuale di questi pazienti proprio a causa della sedentarietà, e dell’inefficienza muscolare contrae patologie del rachide. Sa da un lato la colonna vertebrale nel tratto lombare subisce i maggiori insulti, non sono infrequenti le problematiche del rachide dorsale e cervicale e questo a causa principalmente della scorretta postura globale del rachide. Un tratto lombare che mal si postura nella seduta causa di conse-guenza lesioni spessissimo serie al tratto dorsale, alle spalle e al tratto cervicale. Il primo sinto-mo riferito dal paziente è il DOLORE. Ma il dolore è un sintomo che risente di molteplici componenti, legate allo stress meccanico, alla conformazione fisica (postura basale) alla per-formance muscolare, allo stato psichico, alle condizioni stette del lavoro.

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Il DOLORE LOMBARE, DORSALE e CERVICALE sono la prima spia che deve allertare il medico, NON IL POSTUROLOGO. Segue l’esame clinico che conduce alla corretta DIA-GNOSI e alla fine al trattamento ossia alla cura che potrà anche essere POSTURALE. Questi passaggi sono fondamentali nella cura del paziente. Non sempre il trattamento posturale è ne-cessario in un dolore lombare e spesso un simile trattamento può aggravare la stessa condizio-ne patologica che ha generato la malattia. Come si possono prevenire le scorrette posture sul lavoro? La risposta a questo quesito fondamentale nel nostro discorso, pone nuovamente l’accento sulla diagnosi, ossia sull’accertamento dello stato di salute. Ma ponendo il soggetto in esame in un quadro di normalità, di equilibrio psico fisico, ci interroghiamo esclusivamente su quali possono essere le strategie biomeccaniche da porre in gioco per evitare danni al nostro appara-to locomotore. Questo presuppone la conoscenza di quei parametri antropometrici e posturali che sono tipici della postura seduta nel tuo ufficio sul posto di lavoro. Una corretta postura da seduto prevede alcuni aspetti dell’arredo che definiamo oggi impre-scindibili. L’illuminazione (artificiale o naturale) e il suo grado di inclinazione sul tavolo di lavoro. Presenza di monitor regolabile nell’altezza, nella luminosità, nell’inclinazione, nella profondi-tà (media di 70 cm.). Tastiera non vincolata al tavolo. Tavolo di lavoro con idonea altezza. Sedia su ruote pivottanti , regolabile in altezza e schienale. Possibilità a seconda dell’indicazione sanitaria di un appoggio piedi.

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Nella figura schematica sono sintetizzati i concetti primari della corretta postura. Essi tutta-via non vanno vincolati; il lavoratore deve essere libero di poter variare detta postura, troppo statica e alla lunga non favorevole al rilassamento e agli adeguamenti posturali. In pratica il paziente deve essere libero di poter comodamente spostarsi a destra o a sinistra del tavolo di lavoro per alternare movimenti statici ad azioni dinamiche. Nell’immagine che segue, un lavo-ratore al computer si accinge a misurare con l’estensione delle proprie braccia l’area di utilizzo degli strumenti a propria disposizione. Anche in questo caso come ben appare chiaro, il nostro soggetto è un destrimane e deve utilizzare mouse e telefono dalla propria parte dominante, ma ciò non deve impedire al soggetto di poter estendere la propria attività anche al lato opposto, per l’utilizzo di altri strumenti. Il raggio d’azione (1) infatti varia moltissimo a seconda delle attitudini e delle specifiche funzioni lavorative. Quest’area deve essere utilizzata proprio in funzione delle specifiche funzioni e rappresentare un’opportunità per poter esercitare le pro-prie funzioni motorie relative agli arti superiori e al tratto dorsale.

In questo lavoro mi interesserò esclusivamente di trattare la postura seduta in ufficio, cer-cando di evidenziare quali sono gli elementi statici e dinamici che la condizionano, e avendo cura di presentare uno schema adeguato di cura e prevenzione. Non entrerò in merito a proble-matiche specifiche del posto di lavoro che riguardano norme di sicurezza, confort e 626. Spesso nella mia esperienza ho incontrato pazienti con problematiche posturali legati alla lun-ga permanenza della posizione seduta. A nulla valgono le generiche letture della rete che pro-pongono di “restare rilassati con le spalle”, quasi le spalle vengano considerate organi articola-ri avulsi dal contesto rachideo. Il termine rilassamento prevede inoltre uno stato di presa di coscienza e di concentrazione che non è possibile tenere persistente per tutto l’orario lavorati-vo. Inoltre il rilassamento è una meta che si persegue in assenza di stimoli esterni avversi, qua-li ad esempio lo stress da lavoro, il telefono, il colloquio con i colleghi e con i superiori. In questo lavoro cercherò solo di consigliare le possibili strade per poter VARIARE LA POSTU-RA. Questo è l’unica strategia che può in qualche maniera evitare che si verifichino dei so-vraccarichi al tratto lombare e conseguenti mialgie secondarie. Il fondamento quindi di un AGGIUSTAMENTO POSTURALE deve essere chiaro in ogni momento della nostra giornata. Poter alzarsi ogni tanto (mediamente ogni ora) per poter varia-re il carico è un fatto fondamentale. Diventa quasi una necessità del rachide che ripropone pro-prio nel passaggio un nuovo assetto della muscolatura e varia il carico sui dischi intervertebra-li. Qualora non sia possibile alzarsi e quindi deambulare per continuare a svolgere il proprio lavoro il mio consiglio riguarda la seduta.

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Spesso infatti si sente la necessità di spostare la seduta stessa più avanti o più indietro e di variare così l’appoggio dei gomiti al tavolo e quindi alla tastiera. Questi aggiustamenti devono essere effettuati più volte al giorno e ciò contrasta in qualche modo con la pedana inclinata ai piedi che vincola in qualche modo la postura delle gambe e l’angolo delle ginocchia. Per que-sto motivo anche questo presidio deve essere indirizzato in particolari casi e utilizzato saltua-riamente. Stare “dritti sulla sedia”, appoggiandosi allo schienale, può essere anch’esso un atto motorio negativo in quanto schiacciando la muscolatura e non offrendole uno stimolo si ri-schia nel tempo l’ipotrofia da non uso e anche la mialgia secondaria. In diversi momenti della giornata lavorativa infatti è bene allontanarsi dallo schienale e restare dritti senza toccarlo, cer-cando di allineare il rachide dorsale e lombare. E per terminare i nostri consigli preliminari, aggiungerei quella che definisco la “ginnastica delle gambe”. Spesso è necessario muoverle per evitare problemi di stasi vascolare e possibili rigidità. Nella donna consiglio l’uso dei pan-taloni che permettono maggior libertà di movimento. In questa condizione sarà bene effettuare spesso esercizi sulle punte e sui calcagni, flessioni delle ginocchia e allungamenti, abduzioni e adduzioni (allargare e chiudere). Ciò senza influire eccessivamente sulla postura lombare age-vola il flusso venoso, il ritorno linfatico. Passiamo ora ad esercizi specifici Abbiamo prima accennato al fatto che spesso, durante l’intero orario di lavoro non è consi-gliabile restare aderenti con il tratto dorso lombare allo schienale ed è più conveniente passare da questa posizione a quella cosiddetta “dritta” senza appoggio, ma stando anche a ricerche specifiche sembra che variare questa posizione contribuisca a migliorare lo stato clinico del lavoratore e contribuisca ad ammalarsi di meno. Consiglio infatti di variare questa posizione con gradualità e variando l’appoggio fino ad una inclinazione dello schienale che non superi i 130°. In questo range 90°-130° si verificherebbero i minori danni discali. Una serie di consigli e di esercizi per il rachide e per gli arti superiori ed inferiori. Quali sono le finalità?

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Rendere più flessibile le strutture osteo articolari. Correggere la statica difettosa. Tentare di rilassare la muscolatura delle spalle e del rachide cervicale. Se possibile eseguire gli esercizi davanti ad uno specchio per potersi controllare. Questi esercizi hanno valore indicativo e ser-vono esclusivamente ad impostare un programma riabilitativo posturale con uno specialista che possa guidare il gesto motorio, incrementarlo, ridurlo e regolarlo. Dodici esercizi per il rachide cervicale, per i cingoli scapolomerali. Ricordarsi di alternare esercizi respiratori durante tutto il tempo di esecuzione. Dalla serie 1 a quella 9 gli schemi si possono in parte eseguire anche durante le ore di lavoro, per ridurre la tensione muscolare.

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Otto esercizi per il rachide dorsale e per i cingoli scapolomerali. Ricordarsi di alternare esercizi respiratori durante tutto il tempo di esecuzione. Dalla serie 6 a quella 8 gli schemi si possono in parte eseguire anche durante le ore di lavoro, per ridurre la tensione muscolare.

Otto esercizi per il rachide lombare, divisi in posizione supina, prona, di lato e carponi. Posizione supina

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Gli esercizi mostrati in questi schemi sono as-solutamente indicativi e presuppongono una presa di coscienza del proprio stato di salute, del proprio stato fisico, psichico e anche emotivo. Vanno adattati in base ai parametri bioumorali, al bmi, alla preesistenza di lesioni di organo e dell’apparato muscolo tendineo e osseo. Per questi motivo , è mia convinzione che un eccellente risultato si potrà ottenere solo se il pa-ziente si sottoporrà ad un preventivo esame clinico e posturale presso uno studio specialistico medico. Solo il medico, ricordatelo, può fare diagnosi.

Aniello Dott Langella

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