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MERCATO DEL LAVORO: FLESSIBILITÀ IN ENTRATA LAVORO A PROGETTO PARTITE IVA ASSOCIAZIONE IN PARTECIPAZIONE a cura di Cristian Valsiglio IN COLLABORAZIONE CON 4

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cristian valsiglio

IN COLLABORAZIONE CONI manuali del Sole 24 ORE Settimanale N. 4/2012

Euro 9,90

La Riforma del Lavoro offre una serie di strumenti operativi per la comprensione delle numerose e importanti novità introdotte nel diritto e nel mondo del lavoro dalla Legge 28 giugno 2012, n. 92.

La Riforma viene illustrata nei suoi risvolti di immediata applicabilità nell’attività quotidiana di professionisti e imprese.

La Riforma del Lavoro nasce dall’esperienza del Sole 24 Ore e dalla operatività del Sistema Frizzera 24 e fornisce soluzioni chiare e autorevoli.

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LA RIFORMA

DEL LAVORO

CONTRATTO A PROGETTO,

PARTITE IVA

E ASSOCIAZIONE IN PARTECIPAZIONE

4

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LA RIFORMA DEL LAVORO continua ONLINE

Il Sole 24 ORE riserva ai lettori di «La riforma del lavoro» l’opportunità di approfondire online i temi trattati in questo volume.

È sufficiente collegarsi all’indirizzo www.ilsole24ore.com/collanariformalavoro, registrarsi gratuitamente e inserire il seguente codice di attivazione:

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Una volta entrati nell’area riservata è possibile:● consultare la normativa di riferimento;● reperire le circolari applicative● approfondire i contenuti del volume con articoli tratti dalle Riviste Professionali del Gruppo 24 Ore.

I Manuali del Sole 24 ORE – Aut. Min. Rich.

Direttore responsabile: Roberto Napoletano

Il Sole 24 ORE S.p.A. – Via Monte Rosa, 91 – 20149 Milano

Settimanale - N. 4/2012

Volume 4 – Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

© Il Sole 24 ORE a cura dell’Area Tax&Legal

Direttore: Paolo Poggi

Redazione: Claudio Pagliara - Ermanno Salvini

Progetto grafi co copertine: Marco Pennisi & C.

Tutti i diritti di copyright sono riservati. Ogni violazione sarà perseguita a termini di legge.

Finito di stampare nel mese di ottobre 2012 presso:

Grafi ca Veneta – Via Malcanton, 2 – 35010 Trebaseleghe (PD)

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CONTRATTI A PROGETTO, PARTITE IVA E ASSOCIAZIONE IN PARTECIPAZIONE ALLA PROVA DEI FATTI

Tra luci e ombre la Riforma del lavoro è stata varata. Tra i - pochi - meriti della discussio-ne che l’ha preceduta, va certamente annoverato il fatto che si è potuto prendere coscien-za che alcuni strumenti, come le Partite IVA e i Contratti a progetto, pensati per fi nalità diverse dalle forme di lavoro subordinate, nel tempo si siano purtroppo trasformati in strade che, impropriamente, hanno cercato di rispondere al peso eccessivo del costo del lavoro e alle rigidità di gestione dei contratti di lavoro subordinato nel nostro Paese.

Da questo punto di vista va sottolineato che la Riforma ha posto parziale rimedio ad alcuni gravi errori del passato - nel tentativo di riportare a forme di lavoro dipendente quanto è effettivamente così - inserendo vincoli all’utilizzo di Contratti a progetto e di Partite Iva, che vengono in tal modo ricondotti in maniera più oggettiva ai loro scopi, laddove siano necessarie competenze professionali specifi che in relazione a progetti chiaramente indi-viduabili come tali.

Come? Proviamo a vedere le principali novità.

Partite Iva. Saranno considerate vere Partite Iva quelle con un contenuto professionale elevato e con un reddito annuo da lavoro autonomo non inferiore a €18.663. In caso di retribuzione inferiore vi saranno altri vincoli: la durata di collaborazione non dovrà supe-rare otto mesi all’anno come media calcolata nell’arco di 2 anni consecutivi; il corrispettivo pagato non dovrà essere superiore dell’80% dei corrispettivi complessivamente percepiti dal collaboratore, sempre come media calcolata nell’arco di 2 anni consecutivi; il lavora-tore non dovrà avere una postazione fi ssa in azienda.

Lavoro a progetto. Il rapporto deve indicare un progetto specifi co e non può più essere riferito ad un programma di lavoro o ad una fase dello stesso. Occorre, inoltre, che il progetto - oltre ad essere determinato dal committente e gestito in autonomia dal colla-boratore - sia funzionalmente indirizzato a un risultato fi nale indicato nel contratto, non consista in una mera riproposizione dell’oggetto sociale del committente, non comporti lo svolgimento di compiti meramente esecutivi e ripetitivi, non venga reso con modalità ana-loghe a quelle svolte dai dipendenti salvo che per prestazioni di elevata professionalità. Vi è inoltre un aumento dell’aliquota contributiva di un punto l’anno a partire dal 2014 fi no a raggiungere, nel 2019, il 33%.

Qualcosa dunque è stato fatto, nella giusta direzione.

Ma anche così rimane purtroppo aperto il grave problema dell’insostenibile costo del la-voro italiano. Che può essere affrontato rendendo più conveniente il lavoro dipendente – aumentandone così l’area di utilizzo – e riducendo la fuga dalla rigidità della normativa. Rendere più business friendly il ricorso al lavoro dipendente porterebbe ad una sua mag-giore diffusione. Con norme più fruibili, minori vincoli in uscita e costi più contenuti si ri-

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porterebbe il contratto a tempo indeterminato al centro del lavoro. Bisogna inoltre uscire dal concetto di job property, tanto radicato nel nostro Paese, e puntare sulla fl essibilità buona, creando percorsi di employability capaci di garantire continuità nell’impiegabilità ai lavoratori e fl essibilità competente alle imprese. Da questo punto di vista siamo certi che le agenzie per il lavoro - anche se non adeguatamente riconosciute e incentivate dalla Riforma - saranno in grado di fornire un grande, decisivo, contributo al miglior funziona-mento del mercato del lavoro: le attendiamo alla prova dei fatti.

Detto tutto ciò, riteniamo però che ora il compito di chi opera sia quello di testare la Ri-forma - non di discuterla in continuazione e spesso ideologicamente - e, sulla base degli effetti che produrrà, darne un giudizio approfondito. Ed eventualmente proporre, a suo tempo, le debite correzioni.

Anche grazie alla nostra fondazione GiGroupAccademy - che ha come mission quella di promuovere la cultura del lavoro, intesa come educazione al valore personale e sociale del lavoro, contribuendo in tal modo al miglior funzionamento dei mercati in cui agisce - saremo in prima fi la nel monitoraggio degli esiti della Riforma, nello svolgimento dei necessari approfondimenti e nella proposizione di strumenti o esempi positivi già capaci di sviluppare un mercato del lavoro più funzionale alle esigenze di persone, aziende e società.

Stefano Colli-Lanzi,

CEO Gi Group e Presidente Gi Group Academy

www.scolliniamo.it @collilanzi

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PREMESSA

La legge 28 giugno 2012, n. 92, pubblicata in Gazzetta Uffi ciale 3 luglio 2012, n. 153 - Supple-mento Ordinario, n. 136, entrata in vigore il 18 luglio 2012, è stata defi nita da tutti quale una vera e propria riforma del lavoro.A distanza di solo poco settimane dall’entrata in vigore della riforma del lavoro, inoltre, in fase di conversione del D.L. 22 giugno 2012, n. 83, con L. 7 agosto 2012, n. 134, pubblicata in Gazzetta Uffi ciale 11 agosto 2012, n. 187 - Supplemento Ordinario, n. 171, sono intervenute sostanziali modifi che già dichiarate necessarie e indispensabili in occasione della stessa ap-provazione parlamentare della L. 92/2012.La riforma del lavoro incide su diversi aspetti collegati al mondo del lavoro con il principale obiettivo di eliminare il forte dualismo tra lavoratori dipendenti, fortemente garantiti, e lavo-ratori precari.Per raggiungere il predetto obiettivo il governo ha proposto una riforma che sostanzialmente tocca aspetti principali nel rapporto lavoratore (dipendente o autonomo), azienda e Stato.Se è possibile rintracciare le linee guida della L. 92/2012 si può così identifi care tre aree di intervento: il lavoro in uscita, il lavoro in entrata e la riforma degli ammortizzatori sociali.Congiuntamente a tali aree di intervento il governo ha prodotto una serie di norme interpre-tative, si dovrebbe dire manualistiche, al fi ne di ristringere, prendendo spunto dalle interpre-tazioni giurisprudenziali degli ultimi anni, i principali dubbi applicativi delle norme.Proprio nell’intento di ridurre, se non apparentemente limitare, il dualismo tra fi gure altamen-te garantite e fi gure scarsamente garantite, il Governo unitamente al Parlamento, con la rifor-ma del lavoro, hanno modifi cato aspetti qualifi canti di quelle fi gure non subordinate spesso utilizzate da imprenditori. Così la riforma del lavoro:• modifi ca la disciplina della collaborazione a progetto, rendendo più stringente l’apparato

sanzionatorio e delimitando il concetto di progetto tramite l’eliminazione della fi gura ibrida e impalpabile di “programma o fasi di esso”;

• introduce un modello totalmente nuovo di fi gure autonome che rischiano di rientrare, tra-mite un apparato giuridico sanzionatorio del tutto sui generis, nelle categorie delle colla-borazioni coordinate e continuative con o senza progetto o addirittura nella categoria del lavoro subordinato;

• delimita la fi gura dell’associazione in partecipazione.La tenuta del predetto impianto normativo e i risultati in materia di politica del mercato eco-nomico del lavoro dovranno essere verifi cati nel tempo sul piano pratico, eventualmente cor-reggendo “il tiro” su alcuni aspetti vincolanti ma di scarsa effi cacia; nella consapevolezza che ogni novità (riforma) porta in grembo elementi di giudizio positivi, spesso scarsamente eviden-ziati, ed elementi di perplessità, sempre più valorizzati.

L’Autore

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CONTRATTO A PROGETTO, PARTITE IVAE ASSOCIAZIONE IN PARTECIPAZIONE

INDICE GENERALE

di Cristian Valsiglio

pag. pag.

Capitolo 1 - Lavoro subordinato e lavoro

autonomo .....................................................11.1 Distinzione tra lavoro autonomo

e lavoro subordinato ..............................1

Capitolo 2 - Collaborazioni coordinate

e continuative e collaborazioni a progetto ..........5

Capitolo 3 - Collaborazioni non a progetto

e con partita IVA ...................................................93.1 Collaborazioni occasionali

e disciplina fi scale .................................93.1.1 Lavoro autonomo occasionale

ex art. 2222 c.c. ...........................93.1.2 Collaborazioni occasionali ai

sensi dell’art. 61, comma 2, D.Lgs. 276/2003 (c.d. mini-cococo) ..................... 10

3.2 Lavoratori autonomi con partita IVA a rischio .........................................113.2.1 Presunzione ..................................133.2.2 Effetti previdenziali .......................193.2.3 Periodo transitorio ........................19

Capitolo 4 - Collaborazioni coordinate

e continuative a progetto ...................................214.1 Linee guida in materia di lavoro a

progetto ................................................214.2 Riforma del lavoro

e lavoro a progetto ...............................254.2.1 Eliminazione del concetto di

programmi o fasi del progetto ...254.2.2 Progetto coincidente con

l’oggetto sociale - Esclusione ....264.2.3 Lavoro a progetto e compiti

esecutivi e ripetitivi Esclusione .................................26

4.2.4 Contratto e forma .........................274.2.5 Corrispettivo .................................294.2.6 Diritti e obblighi del

collaboratore a progetto .............304.2.7 Risoluzione del rapporto ...............334.2.8 Regime sanzionatorio

e impugnazione .........................38Primo comma .......................................39Seconda comma ....................................40Terzo comma ........................................41Impugnazione della cessazione

delle collaborazioni ...................41

Capitolo 5 - Regime fi scale delle

collaborazioni anche a progetto ...................... 43

5.1 Collaborazioni coordinate e continuative e a progetto .................435.1.1 Collaborazioni tipiche .................445.1.2 Collaborazioni Atipiche ...............45

5.2 Imponibilità fi scale ..............................465.2.1 Determinazione dell’imponibile ....46

5.3 Modalità di tassazione dei compensi erogati a collaboratoriTassazione ordinaria ............................495.3.1 Determinazione

dell’imposta lorda ......................495.3.2 Detrazioni di imposta ..................545.3.3 Operazioni di conguaglio .............575.3.4 Versamento dell’imposta ............585.3.5 Addizionale regionale

e comunale ................................585.4 Tassazione dei compensi di fi ne

rapporto per i collaboratori coordinati e continuativi (anche a progetto) ............................................595.4.1 TFR e TFM oltre euro 1.000.000 .....60

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VIII

– segue – INDICE GENERALE

pag. pag.

5.4.2 TFM e altre somme collegate alla cessazione dei rapporti di collaborazione coordinata e continuativa anche a progetto........................62

5.4.3 Adempimenti del sostituto .........62

Capitolo 6 - Gestione previdenziale e

assicurativa dei collaboratori a progetto..........716.1 Obbligo di iscrizione alla

Gestione separata INPS.......................716.1.1 Soggetti obbligati ed esclusi ..........716.1.2 Denuncia di iscrizione .................726.1.3 Collaboratori cittadini UE

non residenti .............................726.1.4 Imponibile e aliquote

contributive ...............................736.1.5 Aumento contributivo ....................756.1.6 Compensi corrisposti ai

collaboratori entro il 12 gennaio ...75

6.1.7 Omesso versamento delle ritenute ...766.1.8 Collaborazione coordinate

e continuativa e UniEmens ........766.2 Gestione assicurativa INAIL ................84

6.2.1 Premio assicurativo e rapporto con più committenti..84

Capitolo 7 - Associazione in partecipazione .....877.1 Presupposti giuridici e natura

del contratto ........................................887.2 Parti e diritto alla gestione ..................897.3 Partecipazione agli utili e alle perdite ....907.4 Associazione e lavoro subordinato ......907.5 La riforma Biagi ...................................927.6 Associazione in partecipazione

e Riforma del Lavoro ...........................937.7 Trattamento fi scale e previdenziale....102

7.7.1 Aumento contributivo ...................1047.8 Trattamento assicurativo ...................105

Capitolo 8 - Le norme di riferimento ..............107

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Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

Capitolo 1

LAVORO SUBORDINATO E LAVORO AUTONOMO

Gli artt. 61 e ss D.Lgs. 276/2003, così come modifi cati dalla riforma del lavoro 2012, defi nisco-no il lavoro a progetto quale la collaborazione coordinata e continuativa fornita con la necessità di un progetto specifi co, requisito fondamentale della predetta tipologia di rapporto di lavoro.

L’orientamento prevalente in dottrina e in giurisprudenza (v. Tribunale Milano Sez. Lavoro 3 novembre 2010) conferma la centralità del progetto escludendo che la fattispecie delineata negli artt. 61 e ss. D.Lgs. 276/2003 costituisca un tertium genus tra la subordinazione e l’auto-nomia, costituendo una forma di lavoro autonomo che si risolve in una prestazione d’opera coordinata e continuativa, prevalentemente personale, riconducibile ad un progetto.

Nel diritto del lavoro è noto che i due pilastri fondamentale di regolamento e della gestione del rapporto di lavoro sono:- il rapporto di lavoro subordinato (locatio operarum);- il rapporto di lavoro autonomo (locatio operis).

Accanto ad essi si pone una terza tipologia che si colloca in posizione non equidistante tra i due e che si defi nisce lavoro parasubordinato.

Il prefi sso “para” sta ad indicare che essa, pur collocandosi indubbiamente al di fuori del rappor-to di lavoro subordinato, ne rimane comunque “vicino” per le sue caratteristiche e per le modalità di esplicitazione. In realtà il lavoro parasubordinato resta inglobato nell’alveo del lavoro autonomo, anche se presenta alcuni segni distintivi propri che lo differenziano leggermente dalla versione per così dire “classica” del lavoro autonomo e lo pongono appunto “vicino” a quello subordinato.

L’attenzione al lavoro parasubordinato ha avuto un particolare interesse del legislatore partendo da una disciplina processuale, passando per i contenuti di carattere previdenziale, contributivo e assicurativo, delineando i contenuti tributari, per terminare con la riforma dei caratteri giuridici ad opera del D.Lgs. 276/2003:

● Art. 409 c.p.c.● L. 335/1995: iscrizione dei collaboratori parasubordinati alla Gestione Separata all’INPS;● L. 38/2000: iscrizione dei collaboratori parasubordinati all’INAIL;● L. 342/2000: passaggio dai redditi di natura autonomi ai redditi di natura assimilata a quelli di

lavoro dipendente;● L. 276/2003: disciplina del lavoro a progetto.

1.1 Distinzione tra lavoro autonomo e lavoro subordinato

Il lavoro autonomo dal punto di vista civilistico è inquadrabile nella categoria dei contratti d’opera, in forza del quale una persona si obbliga a compiere verso un corrispettivo un’opera

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2 Capitolo 1 - Lavoro subordinato e lavoro autonomo

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

od un servizio, con lavoro prevalentemente proprio e senza vincolo di subordinazione nei con-fronti del committente (art. 2222 e seguenti del codice civile).

Il contratto d’opera è un contratto sinallagmatico, non formale, a titolo oneroso per la cui realizzazione è sempre dovuto un facere.

Il contratto d’opera consiste infatti nella promessa, anzi nell’obbligazione, di un risultato (c.d. opus), laddove invece il lavoro subordinato si fonda sulla promessa di una pura e sempli-ce attività lavorativa, ossia nell’obbligo di messa a disposizione di energie lavorative.

L’autonomia, se da un lato attribuisce al lavoratore il potere di determinare soggettivamen-te il corrispettivo, dall’altro lato porta la conseguenza che il prestatore deve sopportare il ri-schio inerente il risultato.

Personalità ed autonomia costituiscono pertanto i due aspetti sui quali da sempre la dottri-na civilistica ha cercato di puntare i propri sforzi interpretativi, nel tentativo di distinguere il lavoro autonomo dalle altre tipologie di lavoro.

Non sempre però tali elementi distintivi risultano suffi cienti e facilmente individuabili ai fi ni della collocazione di un determinato rapporto di lavoro nell’una o nell’altra tipologia: questo perché in astratto una qualsiasi attività può essere legittimamente svolta secondo le specifi che modalità dei due modelli lavorativi (sentenze della Corte di Cassazione dell’11 novembre 1983, n. 6701, del 9 giugno 1998, n. 5710 e dell’11 febbraio 2004, n. 2622).

A titolo esemplifi cativo un consulente del lavoro potrà indifferentemente esercitare la libe-ra professione, aprendo una partita iva e fatturando ai propri cliente ovvero essere assunto alle dipendenze di un datore di lavoro pubblico o privato, pur dovendo in ambedue i casi mantene-re l’iscrizione al relativo albo professionale.

Ma se l’opera lavorativa può essere svolta sia in modalità autonoma sia in modalità subor-dinata, quali sono gli indici che identifi cano l’una o l’altra tipologia?

Sul predetto punto è necessario valutare gli indici della subordinazione così come delinea-ti dalla giurisprudenza; la quale, sostanzialmente, partendo dalla concreta manifestazione delle parti (c.d. nomen iuris) ha analizzato gli elementi che di fatto caratterizzavano l’esecuzio-ne della prestazione lavorativa.

Vanno così puntualmente defi niti e rilevati i seguenti contenuti peculiari della prestazione lavorativa:

● autonomia della gestione da valutarsi attraverso l’assenza di controlli sull’attività lavorativa e le modalità di esercizio dei poteri disciplinare, direttivo e organizzativo;

● l’inserimento organico in forma di coordinamento in base alla effettiva distinguibilità dell’at-tività del collaboratore e, quindi, alla non coincidenza organica fra l’attività lavorativa resa in collaborazione e il complesso più generale delle attività aziendali; nonché sulla scorta delle modalità di lavoro con una presenza non imposta nei locali aziendali e con l’utilizzo autonomo della strumentazione lavorativa assegnata;

● l’individuazione delle prestazioni lavorative nelle loro modalità di svolgimento riguardo alla corrispondenza delle mansioni svolte ai contenuti del progetto, alla prevalenza del carattere personale del lavoro svolto dal collaboratore e all’irrilevanza dell’orario di lavoro e dei “tempi di esecuzione”.

Da ultimo rileverà anche l’eventuale sussistenza di elementi circostanziali di una qualche importanza per la corretta qualifi cazione del rapporto:

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Capitolo 1 - Lavoro subordinato e lavoro autonomo

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

3

- facoltà di pluricommittenza al collaboratore ovvero rapporto di monocommittenza con o senza diritto di esclusiva;

- previsione di una clausola di sostituibilità;- pattuizione di un periodo di prova;- svolgimento dell’attività lavorativa insieme ad altri collaboratori o unitamente a dipendenti del

committente;- eventuale proroga o rinnovo del contratto di collaborazione.

Una volta che si sia sviluppata l’indagine sotto tutti i predetti profi li, il lavoro a progetto ri-sulterà sottoposto ad una attenta radiografi a, dalla quale, perché la diagnosi deponga per la genuinità dell’autonomia, sarà indispensabile che il collaboratore goda effettivamente della sua capacità personale e libera di determinare tempi e modi dell’agire lavorativo e che le pre-stazioni rese corrispondano, in termini di incidenza, di congruità e di coerenza, ai contenuti specifi ci del progetto/programma di lavoro.

La giurisprudenza maggioritaria è proprio volta a identifi care nell’elemento della etero-direzione l’elemento distintivo tra subordinazione e autonomia. In sostanza il collaboratore non deve sottostare a:

- direttive specifi che da parte del committente, potendo eseguire la prestazione in maniera au-tonoma e non mettendo a disposizione semplicemente le energie fi siche;

- controlli invasivi della prestazione sfocianti in provvedimenti disciplinari.

Elementi sussidiari di identifi cazione della collaborazione autonoma sono inoltre:

- il rischio di impresa,- la localizzazione della prestazione,- l’inosservanza di un orario di lavoro preciso (che tuttavia non signifi ca che il collaboratore deb-

ba avere delle fasce in cui prestare la propria opera),- un compenso variabile.

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Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

Capitolo 2

COLLABORAZIONI COORDINATE E CONTINUATIVE

E COLLABORAZIONI A PROGETTO

Il “Libro bianco” dell’ottobre 2001 a proposito di collaborazioni coordinate e continuative affermava: “Le proposte discusse nel corso della passata legislatura con riferimento alle col-laborazioni coordinate e continuative suscitano ad avviso del Governo profonde perplessità di metodo e di merito. È bene, infatti, non dimenticare che la cosiddetta parasubordinazione ap-partiene pur sempre all’area del lavoro autonomo e, almeno in certi casi, della autoimprendi-torialità (non si tratta quindi di un tertium genus, ibridamene collocato in una grigia zona di frontiera, intermedia fra lavoro autonomo e subordinato) e come tale deve essere trattata”.

Il legislatore, preoccupato dell’abuso delle collaborazioni coordinati e continuative sempre più volto ad un risparmio dei costi piuttosto che ad un utilizzo proprio di una modalità autono-ma ma coordinata di lavoro autonomo, con il d.lgs. 276/2003 ha cercato di delineare e a disci-plinare in modo rigoroso le collaborazioni che più preoccupavano in questo contesto introdu-cendo la fi gura del lavoro a progetto.

COLLABORAZIONI CHE NON DESTANO PREOCCUPAZIONE IN MERITO ALLA GESTIONE DEL RAPPORTO DI LAVORO

Art. 61, co. 3. D.Lgs. 276/2003 ante riforma Art. 61, co. 3, D.Lgs. 276/2003 modifi cato dalla L. 92/2012 e L. 134/2012

Sono escluse dal campo di applicazione del presente capo le professioni intellettuali per l’esercizio delle quali è necessaria l’iscrizio-ne in appositi albi professionali, esistenti alla data di entrata in vigore del presente decre-to legislativo, nonché i rapporti e le attività di collaborazione coordinata e continuativa comunque rese e utilizzate a fi ni istituzionali in favore delle associazioni e società sporti-ve dilettantistiche affi liate alle federazioni sportive nazionali, alle discipline sportive associate e agli enti di promozione sportiva riconosciute dal C.O.N.I., come individuate e disciplinate dall’articolo 90 della legge 27 dicembre 2002, n. 289. Sono altresì esclusi dal campo di applicazione del presente capo i componenti degli organi di amministrazione e controllo delle società e i partecipanti a col-legi e commissioni, nonché coloro che perce-piscono la pensione di vecchiaia.

idem

Sono escluse dal campo di applicazione del lavoro a progetto:

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6 Capitolo 2 - Collaborazioni coordinate e continuative e collaborazioni a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

1) gli agenti e i rappresentanti di commercio che continuano ad essere regolati dalle discipli-ne speciali (v. art. 61, co. 1, D.Lgs. 276/2003);

2) attività di vendita diretta di beni e di servizi realizzate attraverso call center “outbound” nei limiti di cui all’art. 61, co. 1, D.Lgs. 276/2003;

3) e professioni intellettuali per le quali è necessaria l’iscrizione ad un albo professionale;4) i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa nelle associazioni e società sportive

dilettantistiche affi liate alle federazioni sportive nazionali ed agli Enti di promozione spor-tiva riconosciute dal Coni;

5) i componenti degli organi di amministrazione e controllo delle società;6) i partecipanti a collegi e commissioni;7) coloro che percepiscono la pensione di vecchiaia.

Tali categorie di soggetti, pur restando nell’alveo del lavoro autonomo, sono escluse dall’applicazione dell’art. 61, comma 3, D.Lgs. 276/2003 e di tutte le successive regole di-sciplinate dai successivi articoli relativi al lavoro a progetto. Per tali soggetti esclusi, pe-raltro, permane legittimo il ricorso alla collaborazione coordinata e continuativa, che re-sta legata ai criteri fissati dall’art. 409, n. 3, cod. proc. civ., e più dettagliatamente alla pur scarna disciplina dettata dall’art. 34 legge 342/2000 in tema di gestione fiscale dei reddi-ti prodotti, secondo cui il limite posto alle collaborazioni di cui trattasi è che le stesse non attengano a mansioni tipicamente inerenti al lavoro subordinato: “rapporti di collabora-zione aventi per oggetto la prestazione di attività svolte senza vincolo di subordinazione a favore di un determinato soggetto nel quadro di un rapporto unitario e continuativo senza impiego di mezzi organizzati e con retribuzione periodica prestabilita, sempreché gli uffici o le collaborazioni non rientrino nei compiti istituzionali compresi nell’attività di lavoro dipendente”.

Pertanto, in via generale, perché si abbia una vera e propria collaborazione coordinata e continuativa, dove in ogni caso prestatore è colui che svolge un’attività fi nalizzata al raggiun-gimento di scopi determinati da altri, vanno accertati e conclamati alcuni specifi ci elementi qualifi canti:

a) continuità: nel senso che la prestazione deve risultare non occasionale, ma prolungata nel tempo; se si vuole anche per un periodo determinato, ma suffi cientemente lungo per il rag-giungimento del risultato fi nale;

b) coordinamento: vale a dire che l’attività del prestatore deve risultare “coordinata” con la strut-tura organizzativa (commerciale e/o produttiva) del committente, quindi il soggetto che propo-ne e promuove collaborazioni coordinate e continuative per la propria impresa deve necessa-riamente avere una propria struttura e organizzazione, mancando le quali non si potrà trattare di collaborazioni coordinate e continuative, ma di lavoro subordinato. Il coordinamento non deve tradursi in ordini e controlli penetranti, riguardo alle modalità di esecuzione della presta-zione, che al contrario deve essere svolta in piena autonomia dal prestatore. Ben può verifi car-si, legittimamente una «connessione funzionale» (Cass. civ., n. 6752 del 26 luglio 1996), vale a dire una ingerenza del committente nell’autonoma attività del prestatore, ma questa non deve e non può debordare nell’assoggettamento alla subordinazione del committente;

c) personalità: nel senso che la prestazione deve essere personale, l’apporto altrui non potrà che essere secondario e marginale (Cass. civ., 23 gennaio 1990 n. 392).

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Capitolo 2 - Collaborazioni coordinate e continuative e collaborazioni a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

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Le norme sopra richiamate non prevedono, per la stipula del contratto di collaborazione coordinata e continuativa, alcuna forma specifi ca. Tuttavia, anche in assenza di obbligo, vi è una sostanziale opportunità di redigere il contratto in forma scritta.

D’altronde, il contratto, che può essere sottoposto a registrazione entro 20 giorni o assu-mere data certa con invio all’altra parte come plico raccomandato senza busta o per auto-presentazione, dovrà fondarsi necessariamente su alcuni requisiti essenziali:

1) Accordo fra le parti - dovranno essere evidenziate: la proposta del committente o del collabo-ratore (meglio se ciò avviene per iscritto) e l’accettazione del collaboratore;

2) Causa - le parti dovranno concordare ed evidenziare lo scopo del contratto per ben defi nirne le conseguenze giuridiche, anche con riferimento alla specifi cità della prestazione da rendere in regime di collaborazione;

3) Oggetto - dovrà evidenziare il tipo di prestazione che il collaboratore pone a disposizione del committente senza vincolo di subordinazione con speciale evidenziazione dei profi li di autono-mia gestionale del collaboratore stesso;

4) Corrispettivo - dovrà essere quantifi cato in via preventiva in rapporto alla prestazione lavora-tiva oggetto dell’accordo.

Anche in merito al predetto comma interviene la riforma del lavoro tramite un’interpreta-zione autentica. Difatti la legge prevede nel novello art. 69-bis D.Lgs. 276/2003 che la disposi-zione concernente le professioni intellettuali per l’esercizio delle quali è necessaria l’iscri-zione in albi professionali, di cui al primo periodo del comma 3 dell’art. 61 D.Lgs. 10 settembre 2003, n. 276, si interpreta nel senso che l’esclusione dal campo di applicazione del capo I del titolo VII del medesimo decreto riguarda le sole collaborazioni coordinate e continuative il cui contenuto concreto sia riconducibile alle attività professionali intellettuali per l’esercizio delle quali è necessaria l’iscrizione in appositi albi professionali. In caso contrario, l’iscrizione del collaboratore ad albi professionali non è circostanza idonea di per sé a determinare l’esclusio-ne dal campo di applicazione del suddetto capo I del titolo VII.

LAVORO A PROGETTO

Art. 61, co. 1, D.Lgs. 276/2003 ante riforma Art. 61, co. 1, D.Lgs. 276/2003 modifi cato dalla L. 92/2012 e L. 134/2012

Ferma restando la disciplina per gli agenti e i rappresentanti di commercio, i rapporti di col-laborazione coordinata e continuativa, preva-lentemente personale e senza vincolo di subor-dinazione, di cui all’articolo 409, n. 3, del codice di procedura civile devono essere riconducibili a uno o più progetti specifi ci o programmi di la-voro o fasi di esso determinati dal committente e gestiti autonomamente dal collaboratore in funzione del risultato, nel rispetto del coordi-namento con la organizzazione del committen-te e indipendentemente dal tempo impiegato per l’esecuzione della attività lavorativa.

Ferma restando la disciplina degli agenti e rap-presentanti di commercio, nonché delle attività di vendita diretta di beni e di servizi realizzate attraverso call center “outbound” per le quali il ricorso ai contratti di collaborazione a progetto è consentito sulla base del corrispettivo defi -nito dalla contrattazione collettiva nazionale di riferimento, i rapporti di collaborazione coordi-nata e continuativa prevalentemente personale e senza vincolo di subordinazione, di cui all’ar-ticolo 409, numero 3), del codice di procedura civile, devono essere riconducibili a uno o più progetti specifi ci determinati dal committente e gestiti autonomamente dal collaboratore.

– continua –

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8 Capitolo 2 - Collaborazioni coordinate e continuative e collaborazioni a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

- segue - LAVORO A PROGETTO

Il progetto deve essere funzionalmente col-legato a un determinato risultato fi nale e non può consistere in una mera riproposizione dell’oggetto sociale del committente, avuto riguardo al coordinamento con l’organizzazio-ne del committente e indipendentemente dal tempo impiegato per l’esecuzione dell’attività lavorativa. Il progetto non può comportare lo svolgimento di compiti meramente esecutivi o ripetitivi, che possono essere individuati dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresenta-tive sul piano nazionale.

I lavoratori a progetto sono dei collaboratori coordinati e continuativi ex art. 409 c.p.c. che svolgono la propria attività:- con modalità prevalentemente personale;- senza vincolo di subordinazione;- in presenza di progetti specifi ci determinati dal committente;- in presenza di progetti specifi ci gestiti autonomamente dal collaboratore.

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Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

Capitolo 3

COLLABORAZIONI NON A PROGETTO

E CON PARTITA IVA

Prima di evidenziare il nuovo apparato normativo che disciplina il lavoro a progetto è utile soffermarci sulla particolare casistica delle collaborazioni di natura occasionale e sulla nuova gestione dei lavoratori autonomi con partita IVA.

MINI-COCOCO

Art. 61, co. 2, D.Lgs. 276/2003 ante riforma Art. 61, co. 2, D.Lgs. 276/2003 modifi cato dalla L. 92/2012 e L. 134/2012

Dalla disposizione di cui al comma 1 sono escluse le prestazioni occasionali, intenden-dosi per tali i rapporti di durata complessi-va non superiore a trenta giorni nel corso dell’anno solare ovvero, nell’ambito dei ser-vizi di cura e assistenza alla persona, non su-periore a 240 ore, con lo stesso committen-te, salvo che il compenso complessivamente percepito nel medesimo anno solare sia su-periore a 5 mila euro, nel qual caso trovano applicazione le disposizioni contenute nel presente capo.

idem

3.1 Collaborazioni occasionali e disciplina fi scale

3.1.1 Lavoro autonomo occasionale ex art. 2222 c.c.

I proventi da lavoro autonomo occasionale sono da considerare fi scalmente redditi diversi ex art. 67, comma 1, lett. l), TUIR. L’imponibile, a tal fi ne, è costituito “dalla differenza tra l’am-montare dei compensi percepiti nel periodo d’imposta (principio di cassa) e le spese inerenti la produzione del reddito stesso” (art. 71, comma 2, TUIR).

Ai sensi dell’art. 25 D.P.R. 29 settembre 1973, n. 600, il committente, all’atto del pagamen-to, dovrà, in qualità di sostituto d’imposta, operare una ritenuta del 20% a titolo d’acconto, se si tratta di lavoratori residenti in Italia (art. 2, commi 2 e 2-bis, TUIR), ovvero una ritenuta del 30% a titolo d’imposta, se si tratta di lavoratori non residenti.

Una volta effettuata la ritenuta alla fonte, il committente, entro il 16 del mese successivo, mediante il Modello F24, verserà all’erario la ritenuta operata. Tale importo dovrà essere di-chiarato nell’apposita sezione del Modello 770/Semplifi cato.

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10 Capitolo 3 - Collaborazioni non a progetto e con partita IVA

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

Il versamento dell’imposta avverrà tramite modello F24 con il codice tributo 1040.Il collaboratore autonomo rilascerà al committente una notula indicante il corrispettivo

della prestazione. Per importi superiori ai 77,46 €, occorre applicare una marca da bollo di 1,81 €. Tale documento sottoscritto fungerà da ricevuta.

La ritenuta è da operare sul compenso al lordo dei costi sostenuti dal lavoratore. Sono da sottoporre a ritenuta, quindi, anche le spese di viaggio, vitto e alloggio.

I costi documentabili ed inerenti la produzione del reddito potranno essere, successiva-mente, dedotti dal contribuente in sede di denuncia dei redditi (Modello 730 o UNICO). Nel calcolo del conguaglio si porterà a credito anche la quota delle relative ritenute subite alla fonte.

Entro il 28 febbraio dell’anno successivo a quello di corresponsione dei compensi, il com-mittente dovrà, inoltre, rilasciare una certifi cazione riassuntiva degli importi erogati, delle ri-tenute operate e versate e degli eventuali contributi trattenuti e versati.

Il lavoratore utilizzerà tale certifi cazione per la compilazione della dichiarazione dei reddi-ti. Tale documentazione deve essere conservata dal prestatore con cura, atteso che, nel caso in cui il versamento non sia stato effettuato dal committente, essa pone il lavoratore al riparo da qualsivoglia responsabilità.

Trattandosi di prestazioni non abituali/professionali, i corrispettivi non sono soggetti, per mancanza dei requisiti soggettivi (art. 5 del D.P.R. 633/1972), alla disciplina dell’IVA.

Sotto l’aspetto previdenziale, in caso di compensi sopra i 5.000 euro nell’anno, sarà neces-saria l’iscrizione alla gestione separata all’INPS con versamento dei contributi per gli importi superiori a tale limite.

3.1.2 Collaborazioni occasionali ai sensi dell’art. 61, comma 2,

D.Lgs. 276/2003 (c.d. mini-cococo)

I compensi corrisposti a collaboratori coordinati e continuativi sono assimilati ai redditi di lavoro dipendente ex art. 50 TUIR; si applicano, pertanto, tutti gli istituti tipici del reddito di lavoro dipendente, quali, ad esempio, i diversi criteri di determinazione della base imponibile, il principio di cassa allargato etc.

Tale classifi cazione tributaria è valida anche per le c.d. mini-co.co.co., ossia per quelle collaborazione che per il loro contenuto residuale della prestazione non richiedono l’esisten-za di un progetto.

Ai sensi del comma 2 dell’art. 61 della legge Biagi (così come modifi cato dall’art. 48, co. 7, L. 183/2010), per mini co.co.co. si intendono i rapporti di durata complessiva non superiore a trenta giorni nel corso dell’anno solare ovvero, nell’ambito dei servizi di cura e assistenza alla persona, non superiore a 240 ore, con lo stesso committente, salvo che il compenso comples-sivamente percepito nel medesimo anno solare sia superiore a 5 mila euro.

In sostanza, ai sensi della predetta norma, se si rispettano i seguenti elementi:

● durata complessiva annua (1 gennaio – 31 dicembre) non superiore a 30 giorni (la prestazione giornaliera potrà essere anche di un ora o di 10 ore non rilevando ai fi ni del conteggio delle giornate) o a 240 ore nell’ambito dei servizi di cura e assistenza della persona con lo stesso committente;

● compenso annuo complessivo non superiore a 5.000 euro

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Capitolo 3 - Collaborazioni non a progetto e con partita IVA

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

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non sarà necessario il progetto (es. Tribunale Milano 21 dicembre 2007 ha convertito un contratto di collaborazione in un contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato in quanto non rispettando i predetti requisiti era necessario il progetto).

In merito al concetto di 30 giorni, è bene evidenziare l’esistenza di due interpretazioni fon-damentali:

a) i 30 giorni sono considerati come periodo: interpretazione seguita in ambito ispettivo ma mai formalizzata in una circolare o altro documento di prassi ministeriale;

b) i 30 giorni sono di giorni effettivi nell’anno solare: interpretazione letterale della norma co-ordinata con il requisito delle 240 ore nell’ambito dei servizi di cura e assistenza (difatti non avrebbe alcun senso prevedere un periodo di 240 ore in tale ambito; se le 240 ore sono intese come ore effettive, il tenore letterale della norma, porta a ritenere che anche i 30 giorni siano di effettivo lavoro).

Sotto l’aspetto prettamente fi scale, il compenso verrà erogato al netto delle ritenute fi sca-li gravanti sul collaboratore, ai sensi degli artt. 23 e 24 D.P.R. 600/1973 tramite anche l’appli-cazione delle detrazioni d’imposta cui il lavoratore ha diritto.

Il versamento dell’imposta avverrà tramite modello F24 con il codice tributo 1004.L’anno successivo allo svolgimento della prestazione, il collaboratore riceverà dal commit-

tente lo schema di certifi cazione CUD, riassuntivo del compenso percepito e del trattamento fi scale e contributivo subito.

Sotto l’aspetto contributivo le predette collaborazioni sono soggette al contributo da versa-re alla Gestione separata.

3.2 Lavoratori autonomi con partita IVA a rischio

Art. 69-bis D.Lgs 276/2003 ante riforma Art. 69-bis D.Lgs 276/2003 modifi cato dalla L. 92/2012 e L. 134/2012

Art. 69-bis. - (Altre prestazioni lavorative rese in regime di lavoro autonomo).1. Le prestazioni lavorative rese da persona

titolare di posizione fi scale ai fi ni dell’im-posta sul valore aggiunto sono considera-te, salvo che sia fornita prova contraria da parte del committente, rapporti di collabo-razione coordinata e continuativa, qualora ricorrano almeno due dei seguenti presup-posti:

a) che la collaborazione con il medesimo committente abbia una durata complessiva superiore a otto mesi annui per due anni consecutivi;

– continua –

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12 Capitolo 3 - Collaborazioni non a progetto e con partita IVA

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

b) che il corrispettivo derivante da tale colla-borazione, anche se fatturato a più soggetti riconducibili al medesimo centro d’imputa-zione di interessi, costituisca più dell’80 per cento dei corrispettivi annui complessiva-mente percepiti dal collaboratore nell’arco di due anni solari consecutivi;

c) che il collaboratore disponga di una posta-zione fi ssa di lavoro presso una delle sedi del committente.

2. La presunzione di cui al comma 1 non ope-ra qualora la prestazione lavorativa pre-senti i seguenti requisiti:

a) sia connotata da competenze teoriche di grado elevato acquisite attraverso signifi -cativi percorsi formativi, ovvero da capaci-tà tecnico-pratiche acquisite attraverso ri-levanti esperienze maturate nell’esercizio concreto di attività;

b) sia svolta da soggetto titolare di un reddi-to annuo da lavoro autonomo non inferiore a 1,25 volte il livello minimo imponibile ai fi ni del versamento dei contributi previ-denziali di cui all’articolo 1, comma 3, della legge 2 agosto 1990, n. 233.

3. La presunzione di cui al comma 1 non ope-ra altresì con riferimento alle prestazioni lavorative svolte nell’esercizio di attività professionali per le quali l’ordinamento richiede l’iscrizione ad un ordine profes-sionale, ovvero ad appositi registri, albi, ruoli o elenchi professionali qualifi cati e detta specifi ci requisiti e condizioni. Alla ricognizione delle predette attività si prov-vede con decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, da emanare, in fase di prima applicazione, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente di-sposizione, sentite le parti sociali.

4. La presunzione di cui al comma 1, che deter-mina l’integrale applicazione della disciplina di cui al presente capo, ivi compresa la di-sposizione dell’articolo 69, comma 1, si ap-plica ai rapporti instaurati successivamente alla data di entrata in vigore della presente disposizione. Per i rapporti in corso a tale data, al fi ne di consentire gli opportuni ade-guamenti, le predette disposizioni si applica-no decorsi dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente disposizione.

– continua –

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Capitolo 3 - Collaborazioni non a progetto e con partita IVA

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

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5. Quando la prestazione lavorativa di cui al comma 1 si confi gura come collaborazione coordinata e continuativa, gli oneri contri-butivi derivanti dall’obbligo di iscrizione alla gestione separata dell’INPS ai sensi dell’articolo 2, comma 26, della legge 8 ago-sto 1995, n. 335, sono a carico per due terzi del committente e per un terzo del collabo-ratore, il quale, nel caso in cui la legge gli imponga l’assolvimento dei relativi obblighi di pagamento, ha il relativo diritto di rivalsa nei confronti del committente.

Una delle più signifi cative novità della riforma riguarda la particolare attenzione del legi-slatore nei confronti del mondo delle partita IVA.

Ai sensi del D.P.R. 633/1972, l’IVA si applica: alle prestazioni di servizio effettuate nell’esercizio di arti e professioni (art. 1), alle prestazioni rese in esecuzione di contratti d’opera (art. 3) purché l’attività rientri nella professione abituale, anche se non esclusiva, del prestatore (art. 5).

Pertanto, con il termine partita IVA non si identifi ca una fattispecie giuridica ma fi scale; tuttavia il legislatore in questi ultimi mesi, prima con l’art. 8 L. 148/2011, e ora con la riforma del lavoro cerca di delineare sotto l’aspetto giuridico quelle tipologie di lavoratori che non ri-entrano nella categoria dei lavoratori subordinati, dei collaboratori a progetto e che, pur in-quadrati fi scalmente sotto la classifi cazione di “autonomi”, generano dei dubbi, soprattutto in ambito ispettivo in merito al loro corretto inquadramento giuridico.

L’obiettivo è quello di identifi care delle presunzioni che, una volta verifi cate, determinano il passaggio da lavoro autonomo a lavoro parasubordinato (collaborazione a progetto) con un forte rischio di doppio balzello, in caso di assenza di progetto (v. presunzione assoluta art. 69, co. 1, D.Lgs. 276/2003), di una trasformazione in un rapporto di lavoro subordinato.

Per tale motivo sarà quanto mai opportuno in fase di stesura del contratto di natura auto-noma inserire ugualmente un progetto specifi co in modo da non rendere operativa questa doppia trasformazione.

3.2.1 Presunzione

Il comma 1 del novello art. 69-bis D.Lgs. 276/2003, così come introdotto dalla L. 92/2012 e modifi cato dalla L. 134/2012, afferma che le prestazioni lavorative rese da persona titolare di partita IVA sono considerate, salvo che sia fornita prova contraria da parte del committente, rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, qualora ricorrano almeno due dei tre seguenti presupposti:

a) che la collaborazione con il medesimo committente abbia una durata complessiva superiore a otto mesi annui per due anni consecutivi;

b) che il corrispettivo derivante da tale collaborazione, anche se fatturato a più soggetti ricondu-cibili al medesimo centro d’imputazione di interessi, costituisca più dell’80% dei corrispettivi annui complessivamente percepiti dal collaboratore nell’arco di due anni solari consecutivi;

c) che il collaboratore disponga di una postazione fi ssa di lavoro presso una delle sedi del committente.

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14 Capitolo 3 - Collaborazioni non a progetto e con partita IVA

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

Dalla lettura della norma si evidenziano due aspetti:

1. il committente può fornire la prova contraria che riconduca la collaborazione nell’alveo del lavoro autonomo puro;

2. ai fi ni della presunzione di trasformazione in collaborazione coordinata e continuativa sono necessari solo due dei tre dei presupposti citati dalla legge.

Esclusione - Il comma 2 del predetto articolo prevede l’inapplicabilità della presunzione in caso di presenza (sembrerebbe non alternativa) dei seguenti requisiti:

a) l’attività sia connotata da competenze teoriche di grado elevato acquisite attraverso signifi ca-tivi percorsi formativi, ovvero da capacità tecnico-pratiche acquisite attraverso rilevanti espe-rienze maturate nell’esercizio concreto di attività;

b) l’attività sia svolta da soggetto titolare di un reddito annuo da lavoro autonomo non inferiore a 1,25 volte il livello minimo imponibile ai fi ni del versamento dei contributi previdenziali di cui all’articolo 1, comma 3, della legge 2 agosto 1990, n. 233 (per l’anno 2012 l’importo è pari a euro 18.663 essendo il livello minimo di imponibile ex L. 223/1990 pari a euro 14.930).

A mente del comma 3 sono escluse altresì le prestazioni lavorative svolte nell’esercizio di atti-vità professionali per le quali l’ordinamento richiede l’iscrizione ad un ordine professionale, ovvero ad appositi registri, albi, ruoli o elenchi professionali qualifi cati che saranno oggetto di ricognizione con decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, da emanare, in fase di prima applica-zione, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della riforma del lavoro sentite le parti sociali.

MINIMI, SCONTI SOLO AGLI AUTONOMI «DOC»

La normativa di contrasto alle partite Iva fi ttizie può far perdere la tassazione di favore del 5%Gianfranco Ferranti

I contribuenti che intendono avvalersi del regime dei minimi con la tassazione al 5% devo-no confrontarsi ora anche con la normativa di contrasto delle false partite Iva introdotta dalla riforma Fornero del mercato del lavoro (legge 92/2012). Se le prestazioni lavorative rese da una persona fi sica che ha aperto la partita Iva sono considerate rapporti di colla-borazione coordinata e continuativa, lo stesso soggetto non può più essere classifi cato come titolare di un reddito di lavoro autonomo o d’impresa e perde il diritto a fruire del regime dei minimi. Inoltre, queste collaborazioni, se instaurate senza la previsione di un apposito progetto, si considerano, per presunzione assoluta, rapporti di lavoro subordinato a tempo indeterminato sin dal loro inizio (articolo 69, comma 1, del Dlgs 276/2003). In base all’articolo 2222 del Codice civile è confi gurabile un contratto d’opera solo quando l’opera o il servizio sono resi «con lavoro prevalentemente proprio e senza vincolo di subordinazione nei confronti del committente». Il vincolo può essere desunto, secondo la Cassazione, dalle modalità di svolgimento dell’attività, tenendo conto della reale volontà negoziale, anche in contrasto con il nomen iuris del contratto.

(continua)

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Capitolo 3 - Collaborazioni non a progetto e con partita IVA

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

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-segue- MINIMI, SCONTI SOLO AGLI AUTONOMI «DOC»

Adesso per contrastare l’utilizzo strumentale delle forme contrattuali, l’articolo 1, comma 26, della legge 92/2012 stabilisce «anche in presenza di partita Iva» la presunzione (che am-mette la prova contraria da parte del committente), dell’esistenza di un rapporto di collabo-razione coordinata e continuativa quando ricorrono almeno due dei seguenti requisiti.

1. Durata complessiva della collaborazione con lo stesso committente superiore a 8 mesi annui per due anni consecutivi.

2. Corrispettivo percepito per la collaborazione superiore all’80% di quelli complessiva-mente conseguiti nell’arco di due anni solari consecutivi. Il corrispettivo assume rilievo «anche se fatturato a più soggetti riconducibili al medesimo centro d’imputazione di interessi». Il collaboratore dovrebbe, pertanto, rendere al committente un’attestazione al riguardo.

3. Disponibilità da parte del collaboratore di una postazione fi ssa di lavoro in una delle sedi del committente.

La ricorrenza dei primi due requisiti può essere verifi cata soltanto al termine del bien-nio di osservazione, dopo che il contribuente ha già fruito del regime dei minimi in presen-za dei presupposti richiesti dal Dl 98/2011. In questi casi le agevolazioni fi scali potrebbero risultare retroattivamente non spettanti, con conseguenze particolarmente penalizzanti per i soggetti interessati, che pure hanno correttamente applicato la normativa fi scale. Sia i committenti che i prestatori d’opera si possono, quindi, trovare in situazioni di grave in-certezza e sono opportuni chiarimenti uffi ciali.

La presunzione si applica ai rapporti instaurati successivamente al 18 luglio di quest’an-no, mentre quelli già esistenti si possono adeguare entro i 12 mesi successivi: al riguardo potrebbe risultare utile richiedere la certifi cazione del contratto di lavoro.

La presunzione non opera se la prestazione lavorativa:– è connotata da «competenze teoriche di grado elevato acquisite attraverso signifi ca-

tivi percorsi formativi ovvero da capacità teorico-pratiche acquisite attraverso rilevan-ti esperienze maturate nell’esercizio concreto di attività». Si tratta di requisiti di non agevole individuazione, che potranno dare luogo a incertezze e contestazioni;

– è svolta da un soggetto titolare di un reddito di lavoro autonomo annuo non inferiore a 1,25 volte il livello minimo imponibile ai fi ni dei contributi previdenziali degli artigia-ni e dei commercianti (18.663 euro per il 2012). Il reddito sembra relativo al periodo di osservazione e anche il questo caso la verifi ca non potrebbe che avvenire a posteriori. Il riferimento al reddito di lavoro autonomo sembra escludere dall’ambito della disci-plina in esame le attività esercitate in forma d’impresa.

Restano, inoltre, indenni le prestazioni svolte nell’esercizio di attività professionali per le quali è richiesta l’iscrizione a ordini professionali o a registri, albi, ruoli o elenchi profes-sionali qualifi cati che saranno individuati con futuro decreto ministeriale.

I casi di collaborazione e la verifi ca sul regime dei minimi. In verde i casi in cui è possi-bile accedere ai minimi, in rosso quelli in cui è precluso

QUATTRO SITUAZIONI CONCRETE

L’ASSISTENTE DI STUDIO LA SITUAZIONE – Titolare di partita Iva non dotato di competenze tecniche di grado ele-

vato e non iscritto in alcun albo, che, come prima occupazione, ha lavorato ininterrotta-mente, dal gennaio 2010 a oggi, nello studio di un dottore commercialista. Non ha altri committenti e dichiara un reddito annuo di lavoro autonomo di 16mila euro

(continua)

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16 Capitolo 3 - Collaborazioni non a progetto e con partita IVA

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

-segue- MINIMI, SCONTI SOLO AGLI AUTONOMI «DOC»

LA CHANCE DI ACCESSO – ROSSO – Non è possibile accedere al regime dei minimi. Si presume, salvo prova contraria, l’esistenza di un rapporto di co.co.co. Il collaboratore si avvale di una postazione fi ssa presso l’unico committente, con il quale ha in essere un rap-porto di durata superiore a 8 mesi annui per 2 anni consecutivi, dal quale derivano tutti i suoi compensi. Non sussistendo cause di esclusione, la presunzione si applica, trattando-si di rapporto già esistente al 18 luglio 2013, dopo un anno da tale data

IL COLLABORATORE CHE HA CAMBIATO TRE STUDI

LA SITUAZIONE – Laureato in giurisprudenza non iscritto all’albo ma titolare di partita Iva, che ha svolto la propria attività professionale presso tre diversi studi legali. La collabo-razione con il primo studio è avvenuta nel 2010, conseguendo corrispettivi per 15mila euro; con il secondo ha collaborato nel 2011 e ha percepito 17mila euro; nel terzo il laureato presta l’attività nel 2012, incassando 18mila euro

LA CHANCE DI ACCESSO – VERDE – Si può applicare il regime dei minimi, perché non ricorrono due dei tre presupposti in presenza dei quali opera la presunzione di esistenza di un rapporto di co.co.co. Infatti ciascuna collaborazione non ha una durata superiore a 8 mesi annui per 2 anni consecutivi; inoltre i corrispettivi erogati da ciascun committente non superano l’80% dei corrispettivi annui complessivamente percepiti dal collaboratore nell’arco di 2 anni consecutivi (percentuale pari a 25.600 euro nel biennio 2010-2011 e a 28mila euro nel biennio 2011-2012)

IL MEDICO DI LABORATORIO LA SITUAZIONE – Medico iscritto all’albo che ha iniziato a svolgere la propria attività

professionale nel gennaio 2010, aprendo la partita Iva. Ha sempre lavorato presso lo stesso laboratorio di analisi cliniche, percependo 20mila euro l’anno

LA CHANCE DI ACCESSO - VERDE – Può entrare nel regime dei minimi. Dovrebbe ricor-rere la causa di non operatività della presunzione dell’esistenza di un rapporto di co.co.co., relativa alle prestazioni lavorative svolte nell’esercizio di attività professionali per le quali è richiesta l’iscrizione a un albo professionale. In ogni caso queste attività devono ancora essere individuate da un decreto ministeriale di prossima emanazione

L’ARCHITETTO CON DOPPIA COLLABORAZIONE LA SITUAZIONE

Laureato in architettura, non iscritto all’albo, e titolare di partita Iva che, a partire dal 2009 e sino a oggi, ha lavorato presso lo studio di un ingegnere ed effettuato prestazioni nei riguardi di una società allo stesso riconducibile. Ha conseguito in ciascun anno corrispet-tivi pari a 15mila euro dallo studio professionale e a 13mila euro dalla società

LA CHANCE DI ACCESSO - ROSSO – Non può accedere al regime dei minimi, perché ope-ra, salvo prova contraria, la presunzione di co.co.co., sia pure a partire dal 18 luglio 2013. Anche la società è, infatti, riconducibile allo «stesso centro d’imputazione di interessi», cioè all’ingegnere titolare dello studio professionale. In tale caso sussistono le condizioni stabilite ai fi ni della presunzione: il collaboratore dispone di una postazione fi ssa presso il commit-tente, con il quale ha collaborato ininterrottamente per più di 2 anni consecutivi; inoltre i corrispettivi percepiti derivano tutti sostanzialmente dallo stesso soggetto.

Il Sole 24 Ore – Norme e Tributi, 3 settembre 2012

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Capitolo 3 - Collaborazioni non a progetto e con partita IVA

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

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IN COMUNE PARTITE IVA SENZA VINCOLI

La disciplina di riferimento continua a essere il decreto legislativo 165/2001 In caso di supplenze le scuole comunali non devono rispettare i tempi minimi di rinnovo dei

contrattiArturo Bianco

Agli enti locali e a tutte le pubbliche amministrazioni non si applica l’obbligo di conside-rare in via presuntiva collaborazioni coordinate e continuative i rapporti professionali con i possessori di partita Iva che sono caratterizzati dalla esclusività o netta prevalenza di un unico committente.

Sono queste le indicazioni contenute nel parere 38226 con cui la Funzione pubblica ri-sponde a un quesito posto dalla provincia di Bari. Siamo nell’ambito di un’indicazione, as-sai convincente nel suo impianto e nel ragionamento giuridico seguito, che esclude le am-ministrazioni pubbliche dall’applicazione di parte della legge Fornero.

La riforma del lavoro ha previsto che, salvo prova contraria fornita dal committente, devono essere considerati come rapporti di collaborazione coordinata e continuativa quel-li instaurati con i titolari di partita Iva e caratterizzati dalla presenza di almeno due dei seguenti fattori: durata superiore a 8 mesi in due anni; superamento dell’80% dei corri-spettivi fatturati complessivamente; presenza di una postazione fi ssa presso la sede del committente. Per la Funzione pubblica questa norma non si applica alle Pa perché essa consiste in una modifi ca del Dlgs 276/2003 (legge Biagi) che a sua volta non si applica alle Pa, fatte salve le deroghe che devono essere espressamente previste. Tale deroga, nel caso specifi co non è prevista, né in modo espresso né implicitamente.

Peraltro la stessa legge Fornero dispone la sua applicabilità ai soggetti pubblici come una norma di principio solamente per la parte riguardante i rapporti di lavoro dei dipen-denti e per la sua applicazione concreta dovranno essere adottate specifi che iniziative le-gislative, il che non si è – almeno fi no a oggi – realizzato. Di conseguenza queste disposi-zioni non si devono considerare applicabili alle Pa, per le quali la disciplina continua a essere quella contenuta nell’articolo 7, comma 6, del Dlgs 165/2001.

A conferma di tale conclusione va anche la considerazione che siamo in presenza di una disposizione che «non riguarda il regime del rapporto di lavoro, ma la disciplina proces-suale dell’onere della prova», per cui si deve continuare ad applicare in questo caso «il regime ordinario dell’onere della prova nel rito del lavoro». Il che non deve fare dimentica-re l’esistenza di marcate limitazioni, peraltro accresciute negli ultimi anni, al ricorso alle collaborazioni da parte dei soggetti pubblici, con la conseguente maturazione di responsa-bilità amministrativa e disciplinare in caso di violazione.

Nella direzione della limitazione degli ambiti entro cui la legge 92 si applica alle Pa, va anche il parere 37561 della Funzione pubblica. In caso di rinnovo di assunzioni a tempo determinato per supplenze temporanee, non si applica alle scuole comunali la moratoria di 60 o 90 giorni (secondo che la durata del contratto sia inferiore o superiore a 6 mesi).

Da sottolineare che, con lo stesso parere, la Funzione pubblica ha stabilito che in tutte le pubbliche amministrazioni, a seguito del superamento di più concorsi, si può andare oltre il tetto dei 3 anni nelle assunzioni fl essibili e i vincoli imposti alle interruzioni nel caso di loro successione.

Il Sole 24 Ore – Norme e Tributi, 27 settembre 2012

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18 Capitolo 3 - Collaborazioni non a progetto e con partita IVA

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE:

PRESTAZIONI PROFESSIONALI SVOLTE DA PARTE DI TITOLARI DI PARTITA IVA

Dipartimento Funzione Pubblica, nota prot. DFP n. 38226 del 25 settembre 2012 - Prestazioni pro-fessionali svolte nei confronti delle pubbliche amministrazioni da parte di titolari di partita IVA - Regime introdotto dalla legge n. 92 del 2012

Si fa riferimento alla nota del 31 agosto 2012, n. 144854, successivamente sollecitata, con la quale è stata sottoposta la problematica relativa all’applicabilità anche ai contratti stipulati dalle pubbliche amministrazioni del nuovo regime relativo alle collaborazioni a progetto introdotto dalla l. n. 92 del 2012. In particolare, l’Amministrazione rappresenta di trovarsi nella necessità di dover assicurare il servizio di assistenza specialistica in favore di alcuni alunni disabili che frequentano le scuole secondarie di II grado mediante la stipula di contratti a prestazione professionale con partita IVA e chiede quindi di conoscere se, alla luce di quanto previsto nei commi 7 e 8 dell’art. 1 della citata legge, trovino applicazione nei confronti delle pubbliche amministrazioni e per il loro personale le disposizioni contenute nell’art. 1, comma 26, della citata legge.L’art. 1, comma 26, in esame introduce l’art. 69-bis (Altre prestazioni lavorative rese in regime di lavo-ro autonomo) nell’ambito del capo I del Titolo VII del d.lgs. n. 276. I commi da 1 a 4 del neo art. 69-bis disciplinano un sistema di presunzioni relativo alle collaborazioni. Il comma 5 disciplina invece il riparto degli oneri contributivi tra committente e collaboratore derivanti dall’obbligo di iscrizione alla gestione separata INPS.Il medesimo art. 1, ai commi 7 e 8, contiene alcune previsioni per i rapporti di lavoro dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni e stabilisce che “7. Le disposizioni della presente legge, per quanto da esse non espressamente previsto, costituiscono principi e criteri per la regolazione dei rapporti di la-voro dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modifi cazioni, in coerenza con quanto disposto dall’articolo 2, com-ma 2, del medesimo decreto legislativo. Restano ferme le previsioni di cui all’articolo 3 del medesimo decreto legislativo. 8. Al fi ne dell’applicazione del comma 7 il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplifi cazione, sentite le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche, individua e defi nisce, anche mediante iniziative normative, gli ambiti, le modalità e i tempi di armonizzazione della disciplina relativa ai dipendenti delle amministrazioni pub-bliche”.Ciò premesso, per quanto riguarda specifi camente il problema della portata delle innovazioni in materia di collaborazioni contenute nel comma 26 del citato art. 1 nei confronti delle pubbliche amministrazioni, occorre compiere una prima considerazione e, cioè, che la normativa in questione non riguarda “rapporti di lavoro dei dipendenti”, ma prestazioni professionali e collaborazioni a pro-getto, che rientrano nell’ambito del lavoro autonomo.Occorre poi notare, come giustamente segnalato nella richiesta di parere, che il comma 26 in esa-me apporta una modifi ca aggiuntiva alla disciplina delle collaborazioni contenuta nel d.lgs. n. 276 del 2003 il quale contiene una clausola di non applicazione generale nei confronti delle pubbliche amministrazioni. Infatti, come noto, l’art. 1, comma 2, del citato decreto prevede che “Il presente decreto non trova applicazione per le pubbliche amministrazioni e per il loro personale.” e il successivo art. 86, comma 8, faceva rinvio ad iniziative del Ministro della funzione pubblica per un’eventuale armonizzazione. Pertanto, considerato che le disposizioni sulle collaborazioni contenute nel cita-to decreto non contengono una previsione di immediata applicabilità nei confronti delle pubbliche amministrazioni, la relativa normativa riguarda solo i rapporti di lavoro tra privati e per le prime continua naturalmente ad applicarsi il disposto dell’art. 7 del d.lgs. n. 165 del 2001 (comma 6: “Per esigenze cui non possono far fronte con personale in servizio, le amministrazioni pubbliche possono conferire incarichi individuali, con contratti di lavoro autonomo, di natura occasionale o coordinata e continuativa, ad esperti di particolare e comprovata specializzazione anche universitaria, in presenza dei seguenti presupposti di legittimità ….”).D’altra parte, occorre pure notare che la nuova disciplina che si sta esaminando non riguarda il regime del rapporto di lavoro, ma la disciplina processuale dell’onere della prova (come detto,

(continua)

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Capitolo 3 - Collaborazioni non a progetto e con partita IVA

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

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- segue - PUBBLICA AMMINISTRAZIONE:

PRESTAZIONI PROFESSIONALI SVOLTE DA PARTE DI TITOLARI DI PARTITA IVA

sono infatti introdotte delle presunzioni legali strumentali alla qualifi cazione giudiziale dei rapporti di collaborazione) e, quindi, in mancanza di una disposizione di richiamo, in base alla clausola di esclusione contenuta nel citato art. 1, comma 2, del d.lgs. n. 276 del 2003, il regime probatorio parti-colare non dovrebbe applicarsi nei processi aventi ad oggetto controversie di lavoro con le pubbliche amministrazioni.In conclusione, ad avviso dello scrivente, per le collaborazioni con le pubbliche amministrazioni continua ad applicarsi il regime ordinario dell’onere della prova nel rito del lavoro. Resta natural-mente ferma ogni valutazione e determinazione autonoma di codesta Amministrazione in qualità di datore di lavoro anche per la necessità di non operare abusi ed utilizzazioni distorte delle collabo-razioni, che potranno in ogni caso essere accertate con gli ordinari mezzi a disposizione del giudice e dar luogo a responsabilità con applicazione delle conseguenti sanzioni, secondo quanto previsto anche dagli artt. 7 e 36 del d.lgs. n. 165 del 2001.

3.2.2 Effetti previdenziali

L’effetto della trasformazione ha importanti ricadute anche sul rapporto previdenziale; di-fatti, il comma 5, art. 69-bis, D.Lgs. 276/2003 afferma che, quando la prestazione lavorativa si confi gura come collaborazione coordinata e continuativa, gli oneri contributivi derivanti dall’obbligo di iscrizione alla gestione separata dell’INPS ai sensi dell’articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, sono a carico per due terzi del committente e per un terzo del collaboratore, il quale, nel caso in cui la legge gli imponga l’assolvimento dei relativi obbli-ghi di pagamento, ha il relativo diritto di rivalsa nei confronti del committente.

3.2.3 Periodo transitorio

Il comma 4 precisa che la predetta presunzione, che determina effetti anche alla luce del comma 1 dell’art. 69 D.Lgs. 276/2003, con rischio del doppio balzello, si applica ai rapporti instaurati successivamente alla data di entrata in vigore della legge 92/2012, ossia dal 18 lu-glio 2012. Per i rapporti in corso a tale data, al fi ne di consentire gli opportuni adeguamenti, le predette disposizioni si applicano decorsi dodici mesi dalla data di entrata in vigore della rifor-ma del lavoro (luglio 2013).

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Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

Capitolo 4

COLLABORAZIONI COORDINATE

E CONTINUATIVE A PROGETTO

Il nuovo art. 61, co. 1, D.Lgs. 276/2003 recita che “i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa prevalentemente personale e senza vincolo di subordinazione, di cui all’arti-colo 409, numero 3), del codice di procedura civile, devono essere riconducibili a uno o più progetti specifi ci determinati dal committente e gestiti autonomamente dal collaboratore. Il progetto deve essere funzionalmente collegato a un determinato risultato fi nale e non può consistere in una mera riproposizione dell’oggetto sociale del committente, avuto riguardo al coordinamento con l’organizzazione del committente e indipendentemente dal tempo im-piegato per l’esecuzione dell’attività lavorativa. Il progetto non può comportare lo svolgi-mento di compiti meramente esecutivi o ripetitivi, che possono essere individuati dai con-tratti collettivi stipulati dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale”.

La nuova defi nizione, sulla base degli orientamenti giurisprudenziali maggioritari, delinea alcuni elementi che il legislatore, con la riforma del lavoro, ha voluto risolvere e/o evidenziare.

Prima di affrontare le novità della riforma del lavoro è bene tuttavia, alla luce dei costanti orientamenti ministeriali, tracciare le linee guida in materia di lavoro a progetto.

4.1 Linee guida in materia di lavoro a progetto

Prime indicazioni - Min. lav., circ. 1/2004 - All’indomani della riforma del 2003, il Ministero del lavoro, con circolare 8 gennaio 2004, n. 1, aveva avuto modo di delineare i caratteri quali-fi canti della nuova collaborazione coordinata e continuativa a progetto precisando che:

il progetto:- consiste in un’attività produttiva ben identifi cabile e funzionalmente collegata ad un determi-

nato risultato fi nale cui il collaboratore partecipa direttamente con la sua prestazione;- può essere connesso all’attività principale od accessoria dell’impresa;- compete al committente;- le valutazioni e scelte tecniche, organizzative e produttive sottese ad esso sono insindacabili.il programma di lavoro consiste in un tipo di attività cui non è direttamente riconducibile un risul-tato fi nale;il programma di lavoro o la fase di esso si caratterizzano, infatti, per la produzione di un risultato solo parziale destinato ad essere integrato, in vista di un risultato fi nale, da altre lavorazioni e risultati parziali.

In sostanza, secondo l’indicazione ministeriale, il binomio creato era il seguente:

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22 Capitolo 4 - Collaborazioni coordinate e continuative a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

- progetto: risultato fi nale- programma o fase: risultato parziale “destinato ad essere integrato, in vista di un risultato

fi nale, da altre lavorazioni e risultati parziali”.

Elencazione della attività escluse dal lavoro a progetto - Min. lav., circ. 4/2008 e nota 17286/2008 - Il Ministero del lavoro, con la circolare n. 4/2008, fornì precise indicazioni opera-tive agli organi di vigilanza. L’interpretazione tuttavia sin dall’inizio destò molte perplessità. Seguendo le indicazioni della Corte di Cassazione, il Dicastero, con la predetta circolare, evi-denziò il principio secondo il quale, ai fi ni della defi nizione di un lavoratore a progetto, assu-mono valore decisivo le modalità concrete di esecuzione del rapporto di lavoro, in quanto ogni attività umana è di per sé riconducibile ad una prestazione lavorativa svolta in forma autonoma o subordinata.

Gli elementi della valutazione erano i seguenti:

● gli organi di vigilanza, in assenza di una formalizzazione del progetto, erano dunque tenuti a ricondurre il rapporto di lavoro nell’ambito del lavoro subordinato, senza svolgere alcuna ulteriore attività istruttoria, ferma restando la possibilità da parte del committente/datore di lavoro di provare in sede giudiziaria l’effettiva sussistenza di un rapporto di natura autonoma;

● il committente non può limitarsi a descrivere il mero svolgimento della normale attività pro-duttiva né può limitarsi ad una semplice elencazione delle mansioni affi date al collaboratore;

● occorre valutare, in sede di indagini ispettive, la tipologia e le forme del coordinamento, che devono essere espressamente individuate nell’accordo contrattuale;

● il personale ispettivo ha l’obbligo di acquisire dichiarazioni puntuali e dettagliate circa le con-crete modalità operative con le quali le prestazioni vengono rese. Affi nché la prestazione non si risolva in una mera messa a disposizione di energie lavorative in favore del committente si dovrà accertare che il collaboratore non svolga una molteplicità di generiche attività estranee al progetto formalizzato;

● al collaboratore deve essere riservata una autonomia di scelta sulle modalità esecutive di svol-gimento della prestazione; uno specifi co e serrato controllo sull’attività svolta, esercitato dal committente, così come una qualsiasi manifestazione di un potere disciplinare, non è compati-bile con il contratto a progetto;

● i criteri per la determinazione del corrispettivo, evidenziati nel contratto, devono essere verifi -cati in concreto secondo le effettive circostanze dell’attività lavorativa;

● l’eventuale clausola di «monocommittenza», di per sé assolutamente compatibile anche con il lavoro a progetto, impone al personale ispettivo una più attenta verifi ca di tutti gli altri indici;

● l’eventuale proroga e/o rinnovo del contratto a progetto, soprattutto nel caso in cui il risultato pattuito non sia stato raggiunto nel termine fi ssato, deve essere attentamente valutata.

L’aspetto più incisivo e sicuramente più discusso delle indicazioni ministeriali fu però l’e-lencazione, esemplifi cativa e non esaustiva, delle attività lavorative che non sembrano adat-tarsi, per le tipiche modalità di esecuzione della prestazione lavorativa, non tanto con una prestazione di natura autonoma, quanto con la collaborazione coordinata e continuativa nella modalità a progetto.

Il Ministero, pur non potendo escludere che tali prestazioni fossero compatibili con le mo-dalità del lavoro a progetto, invitava il personale ispettivo a ricondurre nel lavoro subordinato le attività di:

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Capitolo 4 - Collaborazioni coordinate e continuative a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

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● addetti alla distribuzione di bollette o alla consegna di giornali, riviste ed elenchi telefonici; ad-detti alle agenzie ippiche; addetti alle pulizie; autisti e autotrasportatori; baby-sitter e badanti; baristi e camerieri; commessi e addetti alle vendite; custodi e portieri; estetiste e parrucchie-ri; facchini; istruttori di autoscuola; letturisti di contatori; manutentori; muratori e qualifi che operaie dell’edilizia; piloti e assistenti di volo; prestatori di manodopera nel settore agricolo; addetti alle attività di segreteria e terminalisti.

Successivamente, tuttavia, il Ministero del lavoro, con la nota 17286/2008, è intervenuto nuovamente in materia di collaborazioni a progetto e attività di call center fornendo nuovi orientamenti, difformi dalle linee operative dettate in precedenza (circ. 4/2008). La nota del Dicastero evidenziò i seguenti aspetti:

● l’accertamento ispettivo si deve concentrare solo sui contratti non sottoposti alle commissioni di certifi cazione (di cui all’art. 76 D.Lgs. 276/2003), salvo che non sia evidente l’incongruenza tra il contratto certifi cato e le modalità concrete di esecuzione del rapporto di lavoro;

● per i contratti non certifi cati: non è possibile tracciare un elenco di attività presuntivamente di natura subordinata in virtù del fatto che secondo la Corte di cassazione ogni attività umana suscettibile di valutazione economica può essere resa in forma autonoma o subordinata;

● gli organi ispettivi non devono tener conto dell’elencazione di attività indicate con la circ. 4/2008.

Nel concreto, per la valutazione di una collaborazione in una attività di call center «out bound», se il progetto o programma è genuino, non rileva che la collaborazione rientri nell’at-tività del committente o che la struttura e gli strumenti di lavoro siano forniti dal committente stesso, ma è rilevante solamente l’eventuale subordinazione del collaboratore al potere diret-tivo, gerarchico e disciplinare esercitato dal committente-datore di lavoro.

In altri termini, se il collaboratore determina unilateralmente e discrezionalmente, senza preventiva autorizzazione o successiva giustifi cazione, la quantità di prestazione da eseguire e la collocazione temporale della stessa, non sono suffi cienti per disconoscere la natura auto-noma del rapporto gli utilizzi:

● di mezzi, materiali e strumenti messi a disposizione dal committente,● di sistemi di chiamata in automatico,● della struttura del committente,● del criterio «a provvigione» per la determinazione di parte del compenso,● delle istruzioni fornite dal committente.

Tali elementi possono eventualmente assumere una rilevanza puramente indiziaria e non assoluta sul piano probatorio.

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Sostituzione del titolare d’impresa con un collaboratore a progetto - Min lav., nota 849/2009 - Il Ministero del lavoro, con la nota n. 849/2009 ha ritenuto ammissibile la sostitu-zione, da parte di un collaboratore a progetto, del titolare di un’impresa o di un lavoratore autonomo.

Prendendo spunto dall’art. 9, lett. c) della legge n. 53/2000 che ammette la sostituzione del titolare di impresa o del lavoratore autonomo con altro imprenditore o lavoratore autonomo, il Ministero argomenta la propria decisione ribadendo che il collaboratore a progetto è da con-siderarsi un vero e proprio lavoratore autonomo e in quanto tale rientra nella previsione della norma richiamata.

Il Ministero pone inoltre l’attenzione su di un secondo principio tipico del contratto a pro-getto ricordando che il progetto non può totalmente coincidere con l’oggetto sociale, ma deve essere soltanto ad esso funzionalmente collegato. La prestazione lavorativa svolta dal colla-boratore non deve quindi corrispondere al mero svolgimento della normale attività produttiva né coincidere necessariamente e automaticamente con l’oggetto sociale, né egli può sostitu-irsi all’intera struttura sociale.

Poteri direttivi e collaborazione a progetto - Min. lav., interpello 8/2009 - Il Ministero del lavoro con l’interpello n. 8/2009 ha chiarito che è ammissibile il ricorso al lavoro autonomo, anche in forma coordinata e continuativa, per svolgere un incarico che determini l’esercizio di poteri direttivi e di spesa. Tali poteri, risultanti dal contratto scritto, devono essere funzionali all’incarico e compatibili con le modalità di esecuzione della prestazione svolte in autonomia.

Argomentando la decisione, il Ministero pone alcune interessanti rifl essioni sulla disciplina del contratto a progetto, la quale non introduce limiti ulteriori rispetto a quelli riferiti alla col-laborazione autonoma coordinata e continuativa, ma si limita a predeterminare, attraverso il vincolo del progetto, le modalità esecutive della prestazione e del coordinamento.

Gestione dei Call Center nella vecchia normativa - Il Ministero del lavoro, con la circolare n. 17/2006, facendo seguito ed integrazione alla circolare n. 1/2004, fornì istruzioni specifi che per il settore dei call center caratterizzato da un consistente utilizzo di contratti di collabora-zione autonoma. Il Ministero, in quell’occasione ebbe modo di affrontare la particolare temati-ca suddividendo l’analisi tra le attività: 1) Out-bound: rese in maniera attiva verso i clienti esterni; 2) In-bound: rese ai clienti a fronte di un contatto attivato dall’esterno. Secondo il di-castero nell’ambito delle attività operative telefoniche offerte dai call center un progetto, un programma di lavoro o una fase di esso devono riportare, per le loro caratteristiche intrinse-che, anche la chiara indicazione:

- della durata, individuata con riferimento ad una specifi ca e singola «campagna»;- del singolo committente fi nale dei servizi di «outsourcing» cui è riconducibile la campagna;- del tipo di attività richiesta al collaboratore nell’ambito di tale campagna;- della tipologia di clientela da contattare.

Con queste premesse, il Ministero dichiarò la genuinità di un progetto per lo svolgimento di campagne c.d. out-bound. L’attività “in-bound” fu invece considerata quale una vera e propria messa a disposizione del datore di lavoro di energie psicofi siche del collaboratore per un dato periodo di tempo. L’operatore “in-bound”, non potendo pianifi care e/o gestire la propria attivi-

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Capitolo 4 - Collaborazioni coordinate e continuative a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

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tà doveva essere considerato in generale un lavoratore subordinato pur ammettendo in linea teorica anche in questo caso una collaborazione genuina laddove il collaboratore potesse uni-lateralmente e discrezionalmente determinare:- la quantità di prestazione da eseguire,- la collocazione temporale della stessa

senza necessità di preventiva autorizzazione o successiva giustifi cazione (e la presenza non può mai essere imposta);- se eseguire la prestazione e in quali giorni;- a che ora iniziare e a che ora terminare la prestazione giornaliera;- se e per quanto tempo sospendere la prestazione giornaliera.

La circolare affrontava anche il problema del coordinamento della prestazione con l’orga-nizzazione produttiva dell’azienda indicando, per le specifi che attività dei call center, le condi-zioni considerate ammissibili:

- fasce orarie (non modifi cabili unilateralmente dall’azienda) nelle quali il collaboratore deve poter agire con autonomia;

- numero predeterminato di giornate di informazione e aggiornamento;- presenza di un assistente in grado di fornire assistenza tecnica al collaboratore;- utilizzo di un sistema operativo per l’esecuzione della prestazione.

Inoltre con la predetta circolare il Dicastero ebbe moto di precisare che nel lavoro a proget-to è richiesta la “funzionalizzazione del progetto, programma di lavoro o fase ad un risultato de-terminato defi nito al momento della stipulazione del contratto in tutti i suoi elementi qualifi canti “ e, inoltre, la non coincidenza totale tra progetto, programma di lavoro o fase con l’attività principale o accessoria del committente, anche se possono essere connessi con la stessa.

4.2 Riforma del lavoro e lavoro a progetto

4.2.1 Eliminazione del concetto di programmi o fasi del progetto

La formulazione del programma di lavoro o la fase di esso prevista nell’originaria norma ante riforma del lavoro a progetto era da subito sembrata alquanto astratta e non facilmente identifi cabile lasciando dubbi sulla sua defi nizione.

La riforma del lavoro, sotto questo aspetto, semplifi ca la gestione del lavoro a progetto tramite una riduzione delle opzioni; in sostanza sono eliminate le locuzioni alquanto astratte e oggetto di contenzioso (“programma e fase di esso”) a vantaggio di una certezza; il contratto di collaborazione coordinata e continuativa deve essere riconducibile solo a uno o più proget-ti specifi ci.

Diretta conseguenza è quella che “Il progetto deve essere funzionalmente collegato a un determinato risultato fi nale”; pertanto non un risultato parziale ma fi nale.

Il progetto deve essere specifi co e non può essere standardizzato per una pluralità di con-tratti ed identifi carsi con l’attività aziendale (Trib. Torino 5 aprile 2005); deve essere adeguata-

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26 Capitolo 4 - Collaborazioni coordinate e continuative a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

mente descritto e non può consistere in una mera e semplice descrizione delle mansioni del lavoratore senza alcun cenno all’obiettivo che si intende raggiungere ed alle attività funziona-li per il suo raggiungimento (Trib. Milano 2 agosto 2008).

Alla luce delle prime pronunzie formatesi in materia ante riforma, è possibile di seguito riassumere le principali caratteristiche del lavoro a progetto:

1) il progetto deve essere indicato in modo preciso e specifi co, cioè deve consistere in un’attività pre-cisa e delimitata dal punto di vista funzionale e temporale, connotata da un chiaro risultato fi nale;

2) l’indicazione generica del progetto equivale all’assenza del progetto;3) l’attività del collaboratore deve distinguersi dall’organizzazione aziendale alla quale si rappor-

ta (il che ovviamente non esclude il coordinamento, anche mediante modalità piuttosto artico-late);

4) il valore degli indici tipici della subordinazione risulta attenuato nel senso che l’inserimento ed il coordinamento del collaboratore sono modalità di esecuzione del contratto a progetto e non ne determinano una diversa qualifi cazione giuridica laddove non siano accompagnati dalla subordinazione vera e propria ossia dalla sottoposizione del collaboratore al potere gerarchico e direttivo dell’impresa committente;

5) la previsione di un orario di lavoro non è di per sé determinante ai fi ni della differente qualifi -cazione giuridica del rapporto di collaborazione a progetto.

4.2.2 Progetto coincidente con l’oggetto sociale - Esclusione

Secondo quanto indicato dal Trib. Milano, sez. lav., 27 marzo 2009, n. 1378, la prescrizione normativa contenuta nell’art. 61 D.Lgs. 276/2003, può dirsi rispettata qualora il progetto indi-cato nel contratto individuale di lavoro non si risolva in una mera identifi cazione con gli obiet-tivi sociali dell’impresa, salvaguardando l’autonomia di iniziativa del collaboratore, la cui pre-stazione è riconducibile all’ambito concettuale del lavoro autonomo (in senso contrario Trib. Pavia 16 febbraio 2007 secondo il quale il progetto poteva coincidere con l’oggetto sociale della società ove mantenesse una sua compiutezza in grado di determinare strutturalmente e temporalmente la collaborazione richiesta).

Anche in questo caso il legislatore con la legge 92/2012, per evitare dubbi interpretativi, emette una norma di chiusura affermando che il progetto “non può consistere in una mera riproposizione dell’oggetto sociale del committente”.

Una lettura rigida della norma impone di instaurare una collaborazione a progetto solo relativamente ad un’attività non ordinaria del committente; in questo senso è facile ipotizzare una forte riduzione di tale tipologia contrattuale.

L’effettiva esecuzione della collaborazione deve essere in coordinamento con l’organizza-zione del committente e indipendentemente dal tempo impiegato per l’esecuzione della pre-stazione lavorativa.

4.2.3 Lavoro a progetto e compiti esecutivi e ripetitivo - Esclusione

Un ulteriore restringimento dell’utilizzo della collaborazione a progetto è rilevabile dalla circostanza che il “progetto non può comportare lo svolgimento di compiti meramente esecu-tivi o ripetitivi, che possono essere individuati dai contratti collettivi stipulati dalle organizza-zioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale”.

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Capitolo 4 - Collaborazioni coordinate e continuative a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

27

È bene precisare che l’individuazione dei predetti compiti meramente esecutivi o ripetitivi da parte dei contratti collettivi (relativi ai collaboratori) è eventuale; ciò signifi ca che nel caso in cui le parti collettive non identifi cassero la predette tipologie di compiti; il giudice dovrà in-tervenire valutando la congruenza o meno con tale requisito; con il rischio per il committente di vedersi instaurato un rapporto di lavoro subordinato in luogo di un rapporto in collaborazio-ne a progetto.

4.2.4 Contratto e forma

Art. 62 D.Lgs 276/2003 ante riforma Art. 62 D.Lgs. 276/2003 modifi cato dalla L. 92/2012

1. Il contratto di lavoro a progetto è stipula-to in forma scritta e deve contenere, ai fi ni della prova, i seguenti elementi:

a) indicazione della durata, determinata o de-terminabile, della prestazione di lavoro;

b) indicazione del progetto o programma di lavoro, o fasi di esso, individuata nel suo contenuto caratterizzante, che viene de-dotto in contratto;

c) il corrispettivo e i criteri per la sua deter-minazione, nonché i tempi e le modalità di pagamento e la disciplina dei rimborsi spe-se;

d) le forme di coordinamento del lavoratore a progetto al committente sulla esecuzione, anche temporale, della prestazione lavo-rativa, che in ogni caso non possono esse-re tali da pregiudicarne l’autonomia nella esecuzione dell’obbligazione lavorativa;

e) le eventuali misure per la tutela della salu-te e sicurezza del collaboratore a progetto, fermo restando quanto disposto dall’artico-lo 66, comma 4.

1. Il contratto di lavoro a progetto è stipula-to in forma scritta e deve contenere, ai fi ni della prova, i seguenti elementi:

a) indicazione della durata, determinata o de-terminabile, della prestazione di lavoro;

b) descrizione del progetto, con individuazio-ne del suo contenuto caratterizzante e del risultato fi nale che si intende conseguire;

c) il corrispettivo e i criteri per la sua deter-minazione, nonché i tempi e le modalità di pagamento e la disciplina dei rimborsi spe-se;

d) le forme di coordinamento del lavoratore a progetto al committente sulla esecuzione, anche temporale, della prestazione lavo-rativa, che in ogni caso non possono esse-re tali da pregiudicarne l’autonomia nella esecuzione dell’obbligazione lavorativa;

e) le eventuali misure per la tutela della salu-te e sicurezza del collaboratore a progetto, fermo restando quanto disposto dall’artico-lo 66, comma 4.

Per quanto attiene alla forma del contratto va fatto riferimento all’art. 62 D.Lgs. 276/2003 dal quale si ricava che il contratto di lavoro a progetto deve essere stipulato in forma scritta e, ai fi ni della prova, devono essere presenti i seguenti elementi:

● indicazione della durata, determinata o determinabile, della prestazione di lavoro;● descrizione del progetto, con individuazione del suo contenuto caratterizzante e del risultato

fi nale che si intende conseguire;● il corrispettivo e i criteri per la sua determinazione, nonché i tempi e le modalità di pagamento

e la disciplina dei rimborsi spese;

– continua –

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28 Capitolo 4 - Collaborazioni coordinate e continuative a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

- segue -

● le forme di coordinamento del lavoratore a progetto al committente sulla esecuzione, «anche temporale », della prestazione lavorativa, che in ogni caso non possono essere tali da pregiu-dicarne l’autonomia nell’esecuzione dell’obbligazione lavorativa;

● le eventuali misure per la tutela della salute e sicurezza del collaboratore a progetto, fermo restando quanto disposto dall’articolo 66, comma 4.

L’indicazione dei predetti elementi nel contratto consente di soffermarci su alcuni aspetti.

Speci fi cità del progetto - Come emerge dal comma 1 dell’art. 61 D.Lgs. 276/2003 il proget-to deve essere “specifi co”, pertanto all’interno del contratto deve essere evidenziata la sua specifi cità decrivendone il contenuto del risultato fi nale e del suo elemento caratterizzante.

La legge non richiede solo l’astratta esistenza di un progetto, ma anche che lo stesso sia “specifi co”, sia “gestito dal collaboratore in funzione del risultato” (art. 61, comma 1, D.Lgs. 276/2003) e “individuato nel suo contenuto caratterizzante” (art. 62, comma 1, lett. b, D.Lgs. 276/2003).

La giurisprudenza ha affermato che la specifi cità del progetto, pur non dovendo necessa-riamente essere riferibile ad attività di carattere specialistico e di contenuto professionale (Trib. Genova 5 maggio 2006), non deve essere del tutto generica e coincidente con l’oggetto sociale del committente (Trib. Torino 5 aprile 2005; Trib. Torino 16 maggio 2006) e deve essere caratterizzata da obiettivi chiari, precisi e determinati (Trib. Ravenna 24 novembre 2005; Trib. Milano 10 novembre 2005; Trib. Milano 18 gennaio 2007).

Secondo il predetto orientamento inoltre si è ribadito che il progetto non può essere limi-tato ad una particolareggiata descrizione di un piano di lavoro consistente in una mera messa a disposizione di energie (Trib. Torino 5 aprile 2005; Trib. Torino 10 maggio 2006; Trib. Modena ord. 21 febbraio 2006) senza alcun accenno all’obiettivo che si intende raggiungere ed alle at-tività prodromiche e funzionali al suo conseguimento (Trib. Milano 18 gennaio 2007), ovvia-mente non deve essere fi ttizio, ossia deve “corrispondere all’attività di fatto svolta” ( Trib. Mi-lano 23 marzo 2006; Trib. Milano 8 gennaio 2007, n. 40; Trib. Trieste 4 gennaio 2008, n. 1).

È stato inoltre precisato che è incompatibile con la stessa nozione di progetto lo svolgimen-to di attività che, per la loro ordinarietà, genericità e frammentarietà, si disperdano all’interno della più complessa e generale attività produttiva dell’imprenditore al punto che non sia pos-sibile individuare e distinguere dalla complessiva produzione dell’impresa l’apporto specifi co conferito dal lavoratore (Trib. Pistoia 17 marzo 2006).

Si evidenzia che in dottrina sono emerse tesi molto restrittive tanto da richiedere al proget-to nella sua specifi cità un contenuto predeterminato, non ripetibile e non uguale a quello di un altro progetto del committente. Infatti, la stessa giurisprudenza esclude che la specifi cità del progetto possa ravvisarsi “nella standardizzazione di una serie di contratti a progetto in tutto e per tutto identici tra loro, ed identici altresì all’oggetto sociale” (Trib. Torino 15 marzo 2005; Trib. Piacenza 15 Febbraio 2006).

Contenuto caratterizzante - Nel contratto deve essere indicato il contenuto caratterizzante del progetto; tale contenuto non può attrarre il concetto di risultato fi nale in quanto menziona-to esplicitamente e autonomamente; una lettura rigida di tale elemento contrattuale unita-mente alle altre indicazioni della riforma del lavoro, ossia che il lavoro a progetto non può ri-guardare l’attività contenuta nello statuto societario e che il contratto di lavoro subordinato è da considerarsi il “contratto dominante” (art. 1 L. 92/2012), rischia di richiedere nella descri-

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Capitolo 4 - Collaborazioni coordinate e continuative a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

29

zione contrattuale di identifi care gli elementi qualifi canti della scelta del lavoro a progetto in luogo di forme subordinate ovvero totalmente autonome (partita IVA) del rapporto di lavoro instaurato per le fi nalità lavorative.

Risultato fi nale - Con la defi nitiva abrogazione della locuzione “fase e programmi di esso” non vi è alcun dubbio nel ritenere che il lavoro a progetto sia volto al raggiungimento di un ri-sultato. Ciò è chiaro da quanto indicato dal novello articolato:

comma 1, art. 61, D.Lgs. 276/20003: “Il progetto deve essere funzionalmente collegato a un deter-minato risultato fi nale”;comma 1, lett. b), art. 62 D.Lgs. 276/2003, secondo il quale il contratto deve contenere la “descri-zione del progetto (…) e del risultato fi nale che si intende conseguire”.

4.2.5 Corrispettivo

Art. 63 D.Lgs. 276/2003 ante riforma Art. 63 D.Lgs. 276/2003 modifi cato dalla L. 92/2012

Il compenso corrisposto ai collaboratori a pro-getto deve essere proporzionato alla quantità e qualità del lavoro eseguito, e deve tenere con-to dei compensi normalmente corrisposti per analoghe prestazioni di lavoro autonomo nel luogo di esecuzione del rapporto.

Il compenso corrisposto ai collaboratori a pro-getto deve essere proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro eseguito e, in relazio-ne a ciò nonché alla particolare natura della prestazione e del contratto che la regola, non può essere inferiore ai minimi stabiliti in modo specifi co per ciascun settore di attività, even-tualmente articolati per i relativi profi li profes-sionali tipici e in ogni caso sulla base dei mi-nimi salariali applicati nel settore medesimo alle mansioni equiparabili svolte dai lavoratori subordinati, dai contratti collettivi sottoscrit-ti dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale a livello interconfederale o di categoria ovvero, su loro delega, ai livelli decentrati.In assenza di contrattazione collettiva spe-cifi ca, il compenso non può essere inferiore, a parità di estensione temporale dell’attività oggetto della prestazione, alle retribuzioni mi-nime previste dai contratti collettivi nazionali di categoria applicati nel settore di riferimento alle fi gure professionali il cui profi lo di compe-tenza e di esperienza sia analogo a quello del collaboratore a progetto.

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30 Capitolo 4 - Collaborazioni coordinate e continuative a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

La riforma del lavoro muta completamente l’art. 63 D.Lgs. 176/2003. Ad una prima lettura della norma, la determinazione del compenso sembra alquanto laboriosa e forse non com-pletamente coerente con le modifi che apportate dalla riforma del lavoro in altri temi della collaborazione a progetto.

Difatti non risultano ben chiari la logicità e il coordinamento della norma, ove da un lato afferma che lavoro a progetto è volto ad un risultato fi nale e dall’altro richiede che il compen-so deve essere determinato tenendo conto della misurazione in termini di “quantità”.

Ai fi ni della determinazione del compenso si dovrà fare riferimento ai contratti collettivi “sottoscritti dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativa-mente più rappresentative sul piano nazionale a livello interconfederale o di categoria ovvero, su loro delega, ai livelli decentrati” da ritenersi come contrattazione specifi ca dei lavoratori a progetto. Tale determinazione dovrà prendere a riferimento “in ogni caso” i minimi salariali applicati nel settore medesimo alle mansioni equiparabili svolte dai lavoratori subordinati.

Anche in questo caso è facile evidenziare una scarsa coerenza con l’intero impianto sulla collaborazione a progetto; di fatti, da un lato si afferma che:

● il progetto non può consistere in una mera riproposizione dell’oggetto sociale del committente, avuto riguardo al coordinamento con l’organizzazione del committente e indipendentemente dal tempo impiegato per l’esecuzione dell’attività lavorativa (nuovo art. 61, co. 1, D.Lgs. 276/2003);

● i rapporti di collaborazione a progetto sono considerati rapporti di lavoro subordinato sin dalla data di costituzione del rapporto, nel caso in cui l’attività del collaboratore sia svolta con mo-dalità analoghe a quella svolta dai lavoratori dipendenti dell’impresa committente (nuovo art. 69, co. 2, D.Lgs. 276/2003)

e dall’altro si lega in qualche modo il compenso al parametro dei minimi del lavoratore subordinato che svolge “mansioni equiparabili”.

In assenza dei predetto contratti collettivi specifi ci la norma rimanda la defi nizione del minimale del compenso ai contratti collettivi nazionali di categoria applicati nel settore di rife-rimento alle fi gure professionali il cui profi lo di competenza e di esperienza sia analogo a quello del collaboratore a progetto.

Anche in questo caso il riferimento è da un lato alla retribuzione dei lavoratori dipendenti e dall’altro all’elemento temporale (”estensione temporale”).

A questo punto è da chiedersi come potrà essere defi nito il compenso minimo per collaborazio-ni non in regime di monocommittenza ma che nello stesso tempo deve raggiungere un risultato in un tempo predeterminato ma lavorando in piena libertà solo per qualche giorno/ora al mese.

4.2.6 Diritti e obblighi del collaboratore a progetto

Art. 64 D.Lgs. 276/2003 ante riforma Art. 64 D.Lgs. 276/2003 modifi cato dalla L. 92/2012

1. Salvo diverso accordo tra le parti il collabo-ratore a progetto può svolgere la sua attivi-tà a favore di più committenti.

idem

– continua –

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Capitolo 4 - Collaborazioni coordinate e continuative a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

31

- segue -

2. Il collaboratore a progetto non deve svol-gere attività in concorrenza con i commit-tenti né, in ogni caso, diffondere notizie e apprezzamenti attinenti ai programmi e alla organizzazione di essi, né compiere, in qualsiasi modo, atti in pregiudizio della attività dei committenti medesimi.

idem

Art. 65 D.Lgs. 276/2003 ante riforma Art. 65 D.Lgs. 276/2003 modifi cato dalla L. 92/2012

1. Il lavoratore a progetto ha diritto di essere riconosciuto autore della invenzione fatta nello svolgimento del rapporto.

2. I diritti e gli obblighi delle parti sono regolati dalle leggi speciali, compreso quanto previ-sto dall’articolo 12 bis della legge 22 aprile 1941, n. 633, e successive modifi cazioni.

idem

Art. 66 D.Lgs. 276/2003 ante riforma Art. 66 D.Lgs. 276/2003 modifi cato dalla L. 92/2012

1. La gravidanza, la malattia e l’infortunio del collaboratore a progetto non comportano l’estinzione del rapporto contrattuale, che rimane sospeso, senza erogazione del cor-rispettivo.

2. Salva diversa previsione del contratto in-dividuale, in caso di malattia e infortunio la sospensione del rapporto non comporta una proroga della durata del contratto, che si estingue alla scadenza. Il committente può comunque recedere dal contratto se la sospensione si protrae per un periodo su-periore a un sesto della durata stabilita nel contratto, quando essa sia determinata, ov-vero superiore a trenta giorni per i contratti di durata determinabile.

3. In caso di gravidanza, la durata del rappor-to è prorogata per un periodo di centottanta giorni, salva più favorevole disposizione del contratto individuale.

4. Oltre alle disposizioni di cui alla legge 11 agosto 1973, n. 533 e successive modifi ca-zioni e integrazioni, sul processo del lavoro e di cui all’ articolo 64 del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, e successive modifi -cazioni, ai rapporti che rientrano nel campo di applicazione del presente capo si appli-cano le norme sulla sicurezza e igiene del lavoro di cui al decreto legislativo n. 626 del 1994 e successive modifi che e integrazioni, quando la prestazione lavorativa si svolga

idem

– continua –

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32 Capitolo 4 - Collaborazioni coordinate e continuative a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

- segue -

nei luoghi di lavoro del committente, nonché le norme di tutela contro gli infortuni sul la-voro e le malattie professionali, le norme di cui all’ articolo 51, comma 1, della legge 23 dicembre 1999, n. 488, e del decreto del Mi-nistero del lavoro e della previdenza sociale in data 12 gennaio 2001, pubblicato nella Gazzetta Uffi ciale n. 71 del 26 marzo 2001.

idem

Tutele - L’art. 66 D.Lgs. n. 276/2003 appronta un sistema di tutele minime con particolare riferimento alla gravidanza, alla malattia e all’infortunio stabilendo in primo luogo che le pre-dette assenze non comportano l’estinzione del rapporto contrattuale, che rimane sospeso, senza erogazione del corrispettivo:

malattia e infortunio: fermo restando l’invio, ai fi ni della prova, di idonea certifi cazione scritta, la sospensione del rapporto non comporta una proroga della durata del contratto, che si estingue alla scadenza (la previsione è derogabile dalle parti), ma il committente può recedere dal contratto se la sospensione si protrae per un periodo superiore a un sesto della durata stabilita nel contratto, quando essa sia determinata, ovvero superiore a 30 giorni per i contratti di durata determinabile;gravidanza: fermo restando l’invio, ai fi ni della prova, di idonea certifi cazione scritta, la durata del rap-porto è prorogata per un periodo di 180 giorni, salva più favorevole disposizione del contratto individuale.

Si applicano inoltre al collaboratore: le disposizioni sul processo del lavoro (legge 533/1973); le altre forme di tutela per le lavoratrici (D.Lgs. 2001/151, art. 64); le disposizioni in materia di sicurezza sul lavoro (D.Lgs. 626/1994, come successivamente sostituito dal D.Lgs. 81/2008).

MINISTERO DEL LAVORO, NOTA 15 MAGGIO 2009, N. 39 (PROT. N. 25/I/0007177)

Oggetto: Art. 9 D.Lgs. n. 124/2004 - art. 4, D.M. 12 Luglio 2007 - obbligo di proroga del rapporto di lavoro con lavoratrici a progetto e categorie assimilate in caso di maternità.L’Università degli Studi di Padova ha avanzato istanza di interpello per avere chiarimenti in merito alla sospensione di un rapporto di collaborazione coordinata e continuativa per maternità, paterni-tà, adozione o affi damento ed il connesso diritto alla proroga del rapporto. In particolare si chiede se per l’Ateneo sussista o meno una obbligatorietà di proroga - prevista in 180 gg. dal D.M. 12 lu-glio 2007 - anche nella ipotesi in cui venga meno l’utilità della prestazione resa dal collaboratore. L’Università evidenzia infatti che la previsione di una facoltà di proroga del contratto, anziché di un obbligo in tal senso, “risponde alla considerazione che il tipo di contratto in esame è per sua natu-ra fi nalizzato a rispondere ad un’esigenza dell’Ateneo circoscritta nel tempo e pertanto può essere soddisfatta dal collaboratore solo se la prestazione viene resa entro un determinato termine”.Sempre secondo l’Ateneo detto termine costituisce un elemento imprescindibile per il conferi-mento dell’incarico: una prestazione resa oltre tali limiti temporali potrebbe non rispondere più ad un interesse, anche giuridicamente rilevante, del committente che però sarebbe tenuto ad erogare un corrispettivo per una prestazione non più utile, come nel caso di un’attività di docenza confe-rita per un determinato anno accademico oppure di un’attività di ricerca avviata per realizzare un progetto che trova non solo nell’oggetto specifi co, ma anche nella durata la sua ragion d’essere.Al riguardo, acquisito il parere della Direzione generale della Tutela delle Condizioni di Lavoro, si rappresenta quanto segue.

– continua –

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Capitolo 4 - Collaborazioni coordinate e continuative a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

33

- segue - MINISTERO DEL LAVORO, NOTA 15 MAGGIO 2009, N. 39 (PROT. N. 25/I/0007177)

Sebbene il D.Lgs. n. 276/2003 in cui è contenuta la disciplina del c.d. lavoro a progetto, “non trova ap-plicazione per le pubbliche amministrazioni e per il loro personale” - rispetto al quale si applicano le limitazioni di cui all’art. 7 comma 6, del D.Lgs. n. 165/2001, da ultimo modifi cato dal D.L. n. 112/2008 (conv. da L. n. 133/2008) - va sottolineato che la Funzione Pubblica, già con circ. n. 4/2004, aveva inteso evidenziare lo stretto collegamento che le collaborazioni coordinate e continuative devono comunque avere con il raggiungimento di specifi ci obiettivi, anche a livello “programmatorio”. La predetta circolare evidenzia infatti che “le pubbliche amministrazioni sono profondamente orientate da logiche programmatorie, fi nalizzate al controllo delle attività ed alla valutazione dei risultati, per-tanto l’utilizzo delle collaborazioni esterne dovrebbe già naturalmente inserirsi nell’ambito di attività oggetto dell’indirizzo politico-amministrativo che trovano logica attuazione attraverso la defi nizione di obiettivi strategici ed obiettivi operativi. Pertanto, anche alla luce dei principi contenuti nel decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 286, in materia di controllo, la motivazione che sottende l’attivazione della collaborazione dovrebbe far riferimento a programmi, progetti o fasi di essi”.Tale considerazione porta a sostenere che, laddove venga meno il progetto o programma sotteso al rapporto di collaborazione instaurato - oggettivamente individuabile sulla base del contratto - il rapporto stesso possa ritenersi esaurito ferme restando, evidentemente, le tutele previste in capo al lavoratore dal citato D.M. 12 luglio 2007.Va infatti evidenziato che se in taluni casi la sospensione del rapporto per gravidanza potrebbe essere ininfl uente e, quindi, non in grado di compromettere il risultato collegato al progetto o al programma in altri, invece, potrebbe effettivamente far venir meno la fi nalità stessa del rapporto intercorrente tra le parti, non rendendo possibile il raggiungimento dello scopo prefi ssato.Analoghe considerazioni sono peraltro contenute nella più recente circolare n. 2/2008 della Fun-zione pubblica, laddove si precisa che la collaborazione “non può ritenersi prorogabile se non limitatamente al completamento di un’attività avviata, in quanto la sua durata è predeterminata in relazione allo specifi co aspetto o fase dell’attività”. Del resto, il profi lo della utilità della proroga, come evidenziato dalla stessa circolare, incide inevitabilmente anche sul versante delle connesse responsabilità del dirigente, tenuto conto della giurisprudenza della Corte dei Conti che ha esclu-so la colpa lieve nel valutare l’attribuzione di incarichi in assenza dei presupposti di legge.In conclusione, in considerazione di quanto sopra argomentato, se l’assenza per gravidanza incide nega-tivamente nella realizzazione del progetto di lavoro, può considerarsi in linea con la ratio del contratto e con il principio di corrispettività dello stesso non corrispondere in tutto o in parte il compenso concordato ferme restando, come già evidenziato, le tutele di carattere indennitario previste dal D.M. del 2007.

Sospensione del lavoro e tutele - La riforma del lavoro mette a regime, a decorrere dal

2013, l’indennità una tantum per i collaboratori coordinati e continuativi in regime di monoco-mittenza, iscritti in via esclusiva alla gestione pensionistica INPS separata, sulla falsariga di quanto disposto fi no al 2012, dall’art. 19, comma 2, D.L. 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modifi cazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, e successive modifi cazioni.

4.2.7 Risoluzione del rapporto

Art. 67 D.Lgs. 276/2003 ante riforma Art. 67 D.Lgs. 276/2003 modifi cato dalla L. 92/2012

1. I contratti di lavoro di cui al presente capo si risolvono al momento della realizzazione del progetto o del programma o della fase di esso che ne costituisce l’oggetto.

I contratti di lavoro di cui al presente capo si risolvono al momento della realizzazione del progetto che ne costituisce l’oggetto.

– continua –

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34 Capitolo 4 - Collaborazioni coordinate e continuative a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

- segue -

2. Le parti possono recedere prima della sca-denza del termine per giusta causa ovvero secondo le diverse causali o modalità, inclu-so il preavviso, stabilite dalle parti nel con-tratto di lavoro individuale.

Le parti possono recedere prima della scaden-za del termine per giusta causa. Il committente può altresì recedere prima della scadenza del termine qualora siano emersi oggettivi profi li di inidoneità professionale del collaboratore tali da rendere impossibile la realizzazione del progetto. Il collaboratore può recedere prima della scadenza del termine, dandone preavvi-so, nel caso in cui tale facoltà sia prevista nel contratto individuale di lavoro

Art. 68 D.Lgs. 276/2003 ante riforma Art. 68 D.Lgs. 276/2003 modifi cato dalla L. 92/2012

1. Nella riconduzione a un progetto, program-ma di lavoro o fase di esso dei contratti di cui all’articolo 61, comma 1, i diritti deri-vanti da un rapporto di lavoro già in essere possono essere oggetto di rinunzie o tran-sazioni tra le parti in sede di certifi cazione del rapporto di lavoro di cui al Titolo VIII secondo lo schema dell’articolo 2113 del codice civile.

1. Nella riconduzione a un progetto dei con-tratti di cui all’articolo 61, comma 1, i dirit-ti derivanti da un rapporto di lavoro già in essere possono essere oggetto di rinunzie o transazioni tra le parti in sede di certifi ca-zione del rapporto di lavoro di cui al Titolo VIII secondo lo schema dell’articolo 2113 del codice civile.

L’art. 67 D.Lgs. 276/2003 si concentra sulle modalità di risoluzione del contratto a progetto. Nella versione originale era previsto che: “1. I contratti di lavoro di cui al presente capo si ri-solvono al momento della realizzazione del progetto o del programma o della fase di esso che ne costituisce l’oggetto. 2. Le parti possono recedere prima della scadenza del termine per giusta causa ovvero secondo le diverse causali o modalità, incluso il preavviso, stabilite dalle parti nel contratto di lavoro individuale”. In particolare il secondo comma, che come si dirà di seguito è stato sostituito dalla riforma del lavoro, metteva sullo stesso piano le parti del con-tratto (committente e collaboratore) consentendo la risoluzione ante tempus a fronte di due situazioni: 1) giusta causa (senza preavviso); 2) causali o modalità stabilite dalle parti nel con-tratto di lavoro (con preavviso).

La riforma del lavoro sostituisce completamente il secondo comma indicando che “Le par-ti possono recedere prima della scadenza del termine per giusta causa. Il committente può altresì recedere prima della scadenza del termine qualora siano emersi oggettivi profi li di inidoneità professionale del collaboratore tali da rendere impossibile la realizzazione del pro-getto. Il collaboratore può recedere prima della scadenza del termine, dandone preavviso, nel caso in cui tale facoltà sia prevista nel contratto individuale di lavoro”.

La defi nizione della risoluzione prima della scadenza del contratto è pertanto ora possibile:

per le parti: in caso di giusta causa,

per il committente: in presenza profi li oggettivi di inidoneità professionale del collaboratore tali da ren-dere impossibile la realizzazione del progetto,per il collaboratore: ove presente tale facoltà nel contratto individuale.

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Capitolo 4 - Collaborazioni coordinate e continuative a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

35

In merito alla risoluzione ante tempus ad opera del collaboratore è facile ipotizzare che sarà scarsamente applicata in quanto i committenti cercheranno il più possibile di evitare di inserire particolari clausole all’interno del contratto individuale. Tale ipotesi sarà con ogni ipotesi applicabile solo in presenza di un collaboratore a progetto, altamente qualifi cato, che potrà dettare le condizioni contrattuali in qualità di parte contraente forte.

La risoluzione del contratto prima della scadenza del contratto ad opera del commit-tente sembra al quanto difficile in quanto collegato a “profili oggetti” di inidoneità profes-sionale.

È possibile ipotizzare a titolo esemplifi cativo che rientrino tra i profi li oggettivi ad esempio la perdita del porto d’armi per una guardia giurata o della patente per un autotrasportatore, tutte fi gure di per sé non facilmente inquadrabili nella fi gura autonoma a progetto.

In relazione all’autotrasportatore collaboratore a progetto si evidenzia tuttavia la seguen-te risoluzione del Ministero del lavoro che pur non entrando nel merito della legittimità della collaborazione coordinata e continuativa a modalità a progetto risponde ad un interpello rife-rito al trattamento delle trasferte di tale fi gura professionale.

MINISTERO DEL LAVORO, NOTA 9 GIUGNO 2010, N. 24 (PROT. N. 25/I/0010267)

Oggetto: istanza di interpello ex art. 9, D.Lgs. n. 124/2004 - indennità spettanti ai collaboratori di attività di autotrasporto conto terzi: determinazione dell’imponibile contributivo.

La CONFAPI, Confederazione italiana piccola e media industria, ha avanzato richiesta di interpello per conoscere il parere di questa Direzione generale in merito alla possibilità di considerare esenti da contribuzione previdenziale le somme corrisposte, anche con carattere di abitualità, sotto for-ma di “indennità di trasferta”, da una società committente esercente attività di autotrasporto per conto di terzi agli autotrasportatori con rapporto di collaborazione coordinata e continuativa a pro-getto ex artt. 61 e ss., D.Lgs. n. 276/2003. Al riguardo, acquisito il parere della Direzione generale della Tutela delle Condizioni di Lavoro, si rappresenta quanto segue.Con riferimento alla questione prospettata, a prescindere da una valutazione in ordine alla cor-rettezza dell’utilizzo di contratti di natura autonoma nell’ambito dell’attività in esame, occorre evi-denziare quanto contenuto nella specifi ca normativa di riferimento.La disciplina della trasferta, con particolare riferimento al settore dell’autotrasporto, è stata og-getto di molteplici interventi normativi e giurisprudenziali.Già sotto la vigenza dell’art. 12 della L. n. 153/1969 - poi novellato dal D.Lgs. n. 314/1997 in merito alla armonizzazione degli imponibili fi scali e previdenziali - si era posto il problema di determi-nare se la c.d. “indennità di trasferta” corrisposta ai dipendenti di società di autotrasportatori - obbligati per la natura stessa dell’attività tipicamente esercitata ad una prestazione lavorativa normalmente espletata in luoghi diversi - avesse o meno natura esclusivamente retributiva e se dovesse, pertanto, essere ritenuta assoggettabile a contribuzione per l’intero suo ammontare o se, viceversa, fosse assoggettabile nella misura del 50% in base a quanto disposto dal medesimo art. 12, secondo capoverso, n. 1.La questione diede luogo ad un acceso contrasto giurisprudenziale, poi risolto dal Legislatore con una disposizione speciale contenuta nell’art. 11 della L. n. 467/1984, secondo la quale “l’indennità di trasferta spettante ai dipendenti da imprese di autotrasporto è esclusa, anche se corrisposta con carattere di continuità, dalla retribuzione imponibile per il calcolo dei contributi di previdenza e assistenza ai sensi dell’art. 12 della legge 30 aprile 1969, n. 153, sulla base di una quota deter-minata annualmente con decreto del Ministero del lavoro e della previdenza sociale, di concerto con il Ministro del tesoro, sentite le rappresentanze degli imprenditori e dei lavoratori. La misura di detta quota non potrà essere maggiore di quella esente dall’imposta del reddito delle persone fi siche di cui al decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 597 e successive modifi cazioni ed integrazioni”.

– continua –

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36 Capitolo 4 - Collaborazioni coordinate e continuative a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

- segue - MINISTERO DEL LAVORO, NOTA 9 GIUGNO 2010, N. 24 (PROT. N. 25/I/0010267)

Per effetto di queste disposizioni, pertanto, mentre in via generale erano escluse dalla retribu-zione imponibile ai fi ni contributivi le somme erogate a titolo di diaria o di indennità di trasferta in cifra fi ssa, limitatamente al 50% del loro ammontare - anche se spettanti ai lavoratori tenuti per contratto ad una attività lavorativa in luoghi variabili e sempre diversi da quello della sede aziendale e anche se corrisposte con carattere di continuità (art. 12, secondo capoverso, n. 1 della L. n. 153/1969, come risultante dalla interpretazione autentica apportata con l’art. 9 ter D.L. n. 103/1991, conv. da L. n. 166/1991) - con riguardo specifi co al settore dell’autotrasporto era rimes-sa ad un decreto ministeriale la determinazione della quota della indennità di trasferta imponibile ai fi ni previdenziali (cfr., ex multis, INAIL circ. n. 59/1986; INPS circ. n. 170/1996; INPS circ. n. 268/1995; INPS circ. n. 176/1994).Fino al 31 dicembre 1997 - cioè fi no al “nuovo” regime introdotto dal D.Lgs. n. 314/1997 - la quota in esame era fi ssata in lire 90.000 giornaliere, elevate a lire 150.000 per le trasferte all’estero (D.M. 15 luglio 1996).A seguito dell’entrata in vigore del sopraccitato D.Lgs. n. 314/1997 le somme che il lavoratore in trasferta riceve a titolo di indennità e rimborso spese sono imponibili in base alle regole fi scali dettate in materia: esse quindi sono imponibili nella stessa misura tanto per il calcolo dei contri-buti previdenziali quanto per le imposte dirette. A partire dalle trasferte iniziate dal 1° gennaio 1998, ha trovato dunque applicazione il nuovo regime contributivo della trasferta come disciplinato dall’art. 48 [oggi art. 51], comma 5, del TUIR, nonché la disposizione del comma 6 dell’art. 48 re-lativa ai trasfertisti.Nonostante la norma contenuta nell’art. 11 della L. n. 467/1984 non sia stata formalmente abro-gata e nonostante si tratti di norma speciale (dunque prevalente rispetto alla norma generale), si può convenire che - come sostenuto dall’INPS - a partire dal 1° gennaio 1998 sia “venuta meno, tra l’altro, l’effi cacia della norma contenuta nell’articolo 11 della legge 4.8.1984, n. 467 in tema di trasferta per i dipendenti delle imprese di autotrasporto, il cui regime è ricondotto nella normativa di carattere generale” (INPS circ. n. 263/1997). D’altra parte, già ai sensi dell’art. 11 L. n. 467/1984 la misura della quota di indennità non computabile ai fi ni dell’assoggettamento previdenziale era correlata alla somma esente dall’imposta del reddito delle persone fi siche; ed inoltre la misura da ultimo fi ssata dal D.M. 15 luglio 1996 (lire 90.000 giornaliere, elevate a lire 150.000 per le trasferte all’estero) è la stessa - come si dirà - indicata dall’art. 51 TUIR.La disciplina contenuta nell’art. 51 del TUIR è la seguente. Si differenzia fra:a) il regime delle indennità riconosciute ai lavoratori in trasferta eb) il regime delle indennità corrisposte ai cosiddetti “trasfertisti”.

Ed infatti:a) Quanto alla trasferta il comma 5 dell’art. 51 TUIR stabilisce che “le indennità percepite per

le trasferte o le missioni fuori del territorio comunale concorrono a formare il reddito per la parte eccedente euro 46,48 (lire 90.000) al giorno, elevate a euro 77,47 (lire 150.000) per le trasferte all’estero, al netto delle spese di viaggio e di trasporto; in caso di rimborso delle spese di alloggio, ovvero di quelle di vitto, o di alloggio o vitto fornito gratuitamente il limite è ridotto di un terzo. Il limite è ridotto di due terzi in caso di rimborso sia delle spese di alloggio che di quelle di vitto. In caso di rimborso analitico delle spese per trasferte o missioni fuori del territorio comunale non concorrono a formare il reddito i rimborsi di spese documentate relative al vitto, all’alloggio, al viaggio e al trasporto, nonché i rimborsi di altre spese, anche non documentabili, eventualmente sostenute dal dipendente, sempre in occasione di dette tra-sferte o missioni, fi no all’importo massimo giornaliero di euro 15,49, elevate a euro 25,82 per le trasferte all’estero. Le indennità o i rimborsi di spese per le trasferte nell’ambito del territorio comunale, tranne i rimborsi di spese di trasporto comprovate da documenti provenienti dal vettore, concorrono a formare il reddito”;

– continua –

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Capitolo 4 - Collaborazioni coordinate e continuative a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

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- segue - MINISTERO DEL LAVORO, NOTA 9 GIUGNO 2010, N. 24 (PROT. N. 25/I/0010267)

b) il successivo comma 6, prevede che “le indennità e le maggiorazioni di retribuzione spettanti ai lavoratori tenuti per contratto all’espletamento delle attività lavorative in luoghi sempre va-riabili e diversi, anche se corrisposte con carattere di continuità, le indennità di navigazione e di volo previste dalla legge o dal contratto collettivo, nonché le indennità di cui all’articolo 133 del decreto del Presidente della Repubblica 15 dicembre 1959, n. 1229, concorrono a formare il reddito nella misura del 50 per cento del loro ammontare. Con decreto del Ministro delle fi nan-ze, di concerto con il Ministro del lavoro e della previdenza sociale, possono essere individuate categorie di lavoratori e condizioni di applicabilità della presente disposizione”.

Mentre la defi nizione di lavoratori trasfertisti è data dalla disposizione normativa ora citata (sono, cioè, trasfertisti “i lavoratori tenuti per contratto all’espletamento delle attività lavorative in luoghi sempre variabili e diversi”), la defi nizione di trasferta è stata invece elaborata dalla giurispruden-za, che si è occupata soprattutto di delinearne i confi ni rispetto all’istituto del trasferimento del lavoratore (art. 2103 c.c.). Secondo l’elaborazione giurisprudenziale la fattispecie della trasferta si differenzia da quella del trasferimento in quanto il mutamento del luogo di lavoro non è defi nitivo (come invece, tendenzialmente, avviene per il trasferimento), ma ha natura provvisoria, tempora-nea e collegata alla necessità di soddisfare esigenze di carattere contingente (ex multis, Cass. 5 luglio 2002, n. 9744).A seguito del D.Lgs. n. 314/1997 la questione delle indennità riconosciute agli autotrasportatori si è riproposta onde chiarire se a detti lavoratori dovesse applicarsi il regime della trasferta, ovvero quello dei trasfertisti. Con risoluzione del 9.5.2000, n. 56, il Ministero delle Finanze - su istanza del Comitato Unitario Autotrasporto (CUNA) di chiarimenti in merito al trattamento tributario da riservare alle indennità di trasferta corrisposte agli autotrasportatori di merci - ha stabilito che, nella fattispecie in esame, trova applicazione non già il comma 6, bensì il comma 5 dell’articolo 48 (attualmente art. 51) Tuir: secondo l’interpretazione ministeriale gli autotrasportatori non posso-no cioè essere considerati trasfertisti (nei termini sopra specifi cati), “atteso che a tale categoria di lavoratori competono somme non correlate ad una specifi ca trasferta, ma contrattualmente attribuite per tutti i giorni retribuiti”.Si fa presente che la fattispecie sulla quale l’Agenzia delle Entrate si è pronunciata concerne esat-tamente il caso in cui “le indennità (...) vengano corrisposte agli autotrasportatori, la cui sede è de-terminata dal relativo contratto, esclusivamente in relazione ai giorni in cui è effettuata, fuori dalla sede naturale, la prestazione lavorativa. L’indennità non compete, quindi, nei giorni di assenza, nei giorni di ferie, nei giorni di permesso, malattia, infortunio e comunque non viene corrisposta nei giorni in cui il dipendente non effettua la prestazione lavorativa”.Si può concludere, sul punto, che - anche a seguito del D.Lgs. n. 314/1997 ed in evidente linea di continuità con il regime previgente - le somme riconosciute, anche con carattere di continuità, ai lavoratori delle imprese di autotrasporto, non correlate ad una specifi ca trasferta, ma contrattual-mente attribuite per tutti i giorni retribuiti:a) non rivestono natura meramente retributiva;b) rientrano solo in parte nella base imponibile (ai fi ni fi scali e contributivi);c) più precisamente vi rientrano non già nella misura del 50%, bensì nella misura eccedente gli importi di cui all’art. 51, comma 5, TUIR e cioè nella misura di euro 46,48 (lire 90.000) al giorno, elevate a euro 77,47 (lire 150.000) per le trasferte all’estero.D’altra parte la prassi contrattuale da tempo vigente è conforme al quadro giuridico ora delineato senza che si rinvenga, sul punto, alcun contenzioso giudiziario.Il CCNL logistica, trasporto merci e spedizioni prevede, infatti, che il personale viaggiante, nonché il personale affi ancato, comandato a prestare servizio extra urbano, oltre alla normale retribuzio-ne giornaliera, ha diritto ad una indennità di trasferta in relazione al tempo trascorso in territorio extra urbano. In base all’art. 6 CCNL le misure dell’indennità di trasferta sono, attualmente, le seguenti:

– continua –

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38 Capitolo 4 - Collaborazioni coordinate e continuative a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

- segue - MINISTERO DEL LAVORO, NOTA 9 GIUGNO 2010, N. 24 (PROT. N. 25/I/0010267)

a) per i servizi in territorio nazionale dalle 6 alle 12 ore euro 19,81 dalle 12 alle 18 ore euro 30,60 dalle 18 alle 24 ore euro 38,42;

b) per i servizi in territorio estero dalle 6 alle 12 ore euro 27,64 dalle 12 alle 18 ore euro 40,24 dalle 18 alle 24 ore euro 57,01

inoltre “l’indennità di trasferta prevista dal presente articolo ha natura restitutoria nella misura fi ssata dalle parti e può essere integrata fi no alla concorrenza dei limiti stabiliti per l’esenzione contributiva e fi scale”.Occorre ulteriormente precisare che - in base all’art. 50 TUIR - le somme ed i valori percepiti in vir-tù di contratti di collaborazione coordinata e continuativa sono assimilati, a far data dal 1° gennaio 2001, ai redditi da lavoro dipendente. La disciplina dinanzi descritta - benché faccia riferimento, testualmente, ai lavoratori dipendenti - si applica dunque anche ai collaboratori.Al riguardo va tuttavia altresì evidenziato che, sul punto, non può non incidere la disposizione di cui all’art. 1, comma 772, della L. n. 296/2006 (Finanziaria 2007) secondo la quale “in ogni caso, i com-pensi corrisposti ai lavoratori a progetto devono essere proporzionati alla quantità e qualità del lavo-ro eseguito e devono tenere conto dei compensi normalmente corrisposti per prestazioni di analoga professionalità, anche sulla base dei contratti collettivi nazionali di riferimento”. In tal senso - ove si voglia nel contratto di collaborazione far riferimento alla disciplina della trasferta prevista per i lavoratori subordinati - quest’ultima può trovare applicazione a condizione che vengano comunque garantiti i livelli minimi di trattamento retributivo ai sensi dell’art. 1, comma 772, L. n. 296 citato.

4.2.8 Regime sanzionatorio e impugnazione

Art. 69 D.Lgs. 276/2003 ante riforma Art. 69 D.Lgs. 276/2003 modifi cato dalla L. 92/2012

1. I rapporti di collaborazione coordinata e continuativa instaurati senza l’individuazio-ne di uno specifi co progetto, programma di lavoro o fase di esso ai sensi dell’articolo 61, comma 1, sono considerati rapporti di lavoro subordinato a tempo indeterminato sin dalla data di costituzione del rapporto.

2. Qualora venga accertato dal giudice che il rapporto instaurato ai sensi dell’articolo 61 sia venuto a confi gurare un rapporto di lavo-ro subordinato, esso si trasforma in un rap-porto di lavoro subordinato corrispondente alla tipologia negoziale di fatto realizzatasi tra le parti.

3. Ai fi ni del giudizio di cui al comma 2, il con-trollo giudiziale è limitato esclusivamente, in conformità ai principi generali dell’ordi-namento, all’accertamento della esistenza del progetto, programma di lavoro o fase di esso e non può essere esteso fi no al punto di sindacare nel merito valutazioni e scel-te tecniche, organizzative o produttive che spettano al committente.

1. I rapporti di collaborazione coordinata e continuativa instaurati senza l’individua-zione di uno specifi co progetto ai sensi dell’articolo 61, comma 1, sono considerati rapporti di lavoro subordinato a tempo in-determinato sin dalla data di costituzione del rapporto.

L’articolo 69, comma 1, del decreto legi-slativo 10 settembre 2003, n. 276, si inter-preta nel senso che l’individuazione di uno specifi co progetto costituisce elemento essenziale di validità del rapporto di colla-borazione coordinata e continuativa, la cui mancanza determina la costituzione di un rapporto di lavoro subordinato a tempo in-determinato.

2. Qualora venga accertato dal giudice che il rapporto instaurato ai sensi dell’articolo 61 sia venuto a confi gurare un rapporto di lavoro subordinato, esso si trasforma in un rapporto di lavoro subordinato corrispon-dente alla tipologia negoziale di fatto rea-lizzatasi tra le parti.

– continua –

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Capitolo 4 - Collaborazioni coordinate e continuative a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

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- segue -

Salvo prova contraria a carico del commit-tente, i rapporti di collaborazione coordi-nata e continuativa, anche a progetto, sono considerati rapporti di lavoro subordinato sin dalla data di costituzione del rapporto, nel caso in cui l’attività del collaboratore sia svolta con modalità analoghe a quella svolta dai lavoratori dipendenti dell’impresa com-mittente, fatte salve le prestazioni di elevata professionalità che possono essere indivi-duate dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale

3. Ai fi ni del giudizio di cui al comma 2, il con-trollo giudiziale è limitato esclusivamente, in conformità ai principi generali dell’ordi-namento, all’accertamento della esistenza del progetto e non può essere esteso fi no al punto di sindacare nel merito valutazioni e scelte tecniche, organizzative o produttive che spettano al committente.

L’art. 69 D.Lgs. 276/2003 si occupa dell’aspetto sanzionatorio in caso di collaborazioni co-ordinate e continuative a progetto non legittime. L’art. 69 è formato da tre commi.

Primo comma

I rapporti di collaborazione coordinata e continuativa instaurati senza l’individuazione di uno specifi co progetto, programma di lavoro o fase di esso ai sensi dell’art. 61, comma 1, sono considerati rapporti di lavoro subordinato a tempo indeterminato sin dalla data di costituzio-ne del rapporto. L’art. 69, comma 1, D.Lgs. 10 settembre 2003, n. 276, si interpreta nel senso che l’individuazione di uno specifi co progetto costituisce elemento essenziale di validità del rapporto di collaborazione coordinata e continuativa, la cui mancanza determina la costituzio-ne di un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato.

Progetto specifi co non dettagliato errato o assente – La presunzione della trasformazio-ne - In merito alla predetta fattispecie all’indomani dell’uscita del D.Lgs. 276/2003 era risulta-to fondamentale interpretare se la sanzione della trasformazione del rapporto di lavoro da collaborazione a progetto a lavoro subordinato in caso di mancanza del progetto dovesse es-sere considerata quale una presunzione assoluta, ossia senza possibilità per il committente di dimostrare il contrario ovvero relativa con tale possibilità esercitabile tramite la dimostrazione che pur in assenza di un progetto la modalità di esecuzione della prestazione appartenesse al rapporto di lavoro coordinato e continuativo autonomo.

Sul predetto punto, il Ministero del lavoro con la circolare 4/2004 aveva precisato che la san-zione della conversione del contratto di collaborazione a progetto in contratto di lavoro subordi-nato prevista dal co. 1 dell’art. 69 del D.Lgs. 276/2003 dovesse essere intesa quale presunzione semplice (o relativa) con possibilità per il committente di provare e dimostrare che, pur in man-

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40 Capitolo 4 - Collaborazioni coordinate e continuative a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

canza del progetto, l’esecuzione della prestazione lavorativa fosse avvenuta in piena autonomia.Sul punto tuttavia la giurisprudenza si era divisa.

PRESUNZIONE ASSOLUTA VS PRESUNZIONE RELATIVA - ORIENTAMENTI GIURISPRU-DENZIALI

Presunzione relativa - Un primo orientamento, in accordo con quanto interpretato dal Ministero del Lavoro, affermava che il comma 1 dell’art. 69 del D.Lgs. 276/2003 evidenziasse una presunzio-ne relativa affermando che il committente potesse provare l’esistenza di un rapporto autonomo, anche in assenza di un progetto, dimostrando l’inesistenza degli indici della subordinazione nella collaborazione. Tale orientamento si basava sulla considerazione di carattere costituzionale che la nostra Costituzione (art. 35) protegge ogni forma di lavoro ivi compreso quello autonomo a proget-to. Le sentenze a favore del predetto orientamento erano le seguenti: Trib. Ravenna 24.11.2005, Trib. Torino 5.4.2005, Trib. Genova 5.5.2006, Trib. Torino 16.5.2006, Trib. Bologna 6.2.2007, Trib. Pavia 16.2.2007, Trib. Genova 7.3.2007, Trib. Torino 23.3.2007, Trib. Genova 3.4.2008, Trib. Pisa 17.11.2008.Presunzione assoluta - Un secondo orientamento era volto ad affermare che non sarebbe stato consentito al committente, in assenza di un progetto, provare l’esistenza di un rapporto di lavoro senza i requisiti della subordinazione. Si trattava quindi di un’ipotesi di cosiddetta subordinazione “tecnica” prevista direttamente dal legislatore. La conseguenza pratica di tale interpretazione era volta ad affermare il principio secondo il quale l’ambito di applicazione della disciplina del lavoro subordinato si estendesse anche a favore di chi svolgesse un rapporto di collaborazione coordinata e continuativa (cioè un “rapporto di collaborazione che si concreti in una prestazione d’opera con-tinuativa e coordinata, prevalentemente personale, anche se non a carattere subordinato” - art. 409, n. 3, c.p.c.) non “riconducibile a uno o più progetti specifi ci o programmi di lavoro o fasi di esso” (art. 61, co. 1 D.Lgs. 276/2003), nel signifi cato che si è precisato sopra. La giurisprudenza che si è espressa a favore di tale interpretazioni in alcuni pronunciamenti di merito: Trib. Voghera 23.5.2006, Trib. Milano 2.8.2006, Trib. Milano 8.1.2007, Trib. Milano 2.2.2007, Trib. Milano 5.2.2007, Trib. Milano 9.2.2007, Trib. Grosseto 15.5.2007, Trib. Milano 12.7.2007, Trib. Milano 10.10.2007, Trib. Trieste 25.9.2007, Trib. Grosseto 29.1.2008, CdA Firenze 29.1.2008, Trib. Modena 30.1.2008, Trib. Brescia 4.4.2008, Trib. Roma 29.5.2008, Trib. Milano 28.8.2008.

Interpretazione autentica e risoluzione della diatriba dottrinale e giurisprudenziale - La legge 92/2012 effettua un’interpretazione autentica di tale disposizione risolvendo i dubbi del-la generica formulazione normativa affermando che l’art. 69, co. 1, D.Lgs. 276/2003, si inter-preta nel senso che l’individuazione di uno specifi co progetto costituisce elemento essenziale di validità del rapporto di collaborazione coordinata e continuativa, la cui mancanza determina la costituzione di un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. In sostanza si pro-pende per una presunzione assoluta che non lascia alcuna possibilità per il committente: se il progetto non è specifi co, errato o inesistente il collaboratore si trasforma in un lavoratore subordinato a tempo indeterminato.

Seconda comma

Qualora venga accertato dal giudice che il rapporto instaurato ai sensi dell’art. 61 sia venu-to a confi gurare un rapporto di lavoro subordinato, esso si trasforma in un rapporto di lavoro subordinato corrispondente alla tipologia negoziale di fatto realizzatasi tra le parti. Salvo prova contraria a carico del committente, i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, an-che a progetto, sono considerati rapporti di lavoro subordinato sin dalla data di costituzione del rapporto, nel caso in cui l’attività del collaboratore sia svolta con modalità analoghe a quella svolta dai lavoratori dipendenti dell’impresa committente, fatte salve le prestazioni di

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Capitolo 4 - Collaborazioni coordinate e continuative a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

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elevata professionalità che possono essere individuate dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale.

Il predetto comma si occupa della sanzione in caso di esistenza del progetto ma in caso di esecuzione della prestazione con i criteri e gli indici della subordinazione.

Nel caso in cui l’attività del collaboratore sia svolta con modalità analoghe a quella svolta dai lavoratori dipendenti dell’impresa committente, fatte salve le prestazioni di elevata profes-sionalità che possono essere individuate dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, il rapporto di lavoro è considerato di natura subordinata sin dalla data di costituzione.

Il committente potrà di fatto provare l’inesistenza degli indici della subordinazione, ma in questo caso vi è un’inversione dell’onere della prova in quanto trattasi di presunzione relativa.

Ossia, ipotizzando che in fase di ispezione vi sia la presunzione che il contratto a progetto sia riconducibile ad un rapporto di lavoro subordinato, l’onere di provare la predetta trasfor-mazione non ricadrà più sull’ispettore ma sul committente che dovrà andare ad indicare i motivi per i quali si ritiene che la collaborazione sia genuina.

Terzo comma

Ai fi ni del giudizio di cui al comma 2, il controllo giudiziale è limitato esclusivamente, in conformità ai principi generali dell’ordinamento, all’accertamento della esistenza del progetto e non può essere esteso fi no al punto di sindacare nel merito valutazioni e scelte tecniche, organizzative o produttive che spettano al committente.

È rispettato in questo caso l’art. 41 Cost. in tema di libertà nell’organizzazione dell’impresa.

Impugnazione della cessazione delle collaborazioni

Da ultimo l’art. 32 della legge n. 183/2010 ha esteso anche ai rapporti di collaborazione coordinata e continuativa i termini di decadenza previsti dall’art. 6 della legge n. 604/1966 per opporsi alla comunicazione inviata dal committente circa la risoluzione del contratto.

In effetti, dal 24 novembre 2010 (data di entrata in vigore del Collegato Lavoro), nelle ipote-si di recesso del committente dal rapporto di collaborazione coordinata e continuativa, il col-laboratore che intenda contestare la legittimità della cessazione del rapporto ha 60 giorni dal momento del ricevimento della comunicazione per opporsi, in forma scritta, con atto che deve provenire dal lavoratore (recandone la sottoscrizione dello stesso, del sindacato cui aderisce o conferisce mandato o di altro soggetto munito di procura) ed è portato a conoscenza del dato-re di lavoro mediante consegna a mani, raccomandata, fax, telegramma o e-mail.

L’impugnazione, peraltro, fi nisce per perdere effi cacia qualora entro i 180 giorni successivi il collaboratore non deposita il ricorso giudiziario alla cancelleria del Tribunale oppure non avvia, nelle forme previste dalla legge, una procedura di conciliazione e arbitrato (prima della L. 92/2012 questo secondo termine era di 270 giorni).

I CALL CENTER E LA RIFORMA DEL LAVORO ALLA LUCE DELLE MODIFICHE APPORTATE DALLA L. 134/2012

Per la gestione dei Call Center, la L. 92/2012, intervenendo pesantemente sui requisiti che legit-timano l’instaurazione dei rapporti di collaborazione a progetto, ha fortemente ridotto l’ambito di applicazione di tale tipologia contrattuale nel predetto settore.Per tale motivo in sede di conversione del D.L. 83/2013, la L. 134/2012 all’art. 24-bis ha previsto:

– continua –

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42 Capitolo 4 - Collaborazioni coordinate e continuative a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

- segue - I CALL CENTER E LA RIFORMA DEL LAVORO ALLA LUCE DELLE MODIFICHE APPORTATE DALLA L. 134/2012

- una modifi ca al comma 1 dell’art. 61 del D.Lgs. 276/2003 escludendo l’ambito di applicazione della collaborazione a progetto anche alle “attività di vendita diretta di beni e di servizi realiz-zate attraverso call center “outbound” per le quali il ricorso ai contratti di collaborazione a pro-getto è consentito sulla base del corrispettivo defi nito dalla contrattazione collettiva nazionale di riferimento”;

- l’applicazione di tale esclusione solo alle attività svolte da call center con almeno venti dipen-denti.

La predetta norma inoltre ha previsto che:1. qualora un’azienda decida di spostare l’attività di call center fuori dal territorio nazionale deve

darne comunicazione, almeno centoventi giorni prima del trasferimento, al Ministero del la-voro e delle politiche sociali indicando i lavoratori coinvolti. Inoltre deve darne comunicazione all’Autorità garante per la protezione dei dati personali, indicando quali misure vengono adot-tate per il rispetto della legislazione nazionale, in particolare del codice in materia di prote-zione dei dati personali, di cui al D.Lgs. 196/2003, e del registro delle opposizioni. Analoga informativa deve essere fornita dalle aziende che già oggi operano in Paesi esteri;

2. in attesa di procedere alla ridefi nizione del sistema degli incentivi all’occupazione nel settore dei call center, i benefi ci previsti dalla L. 407/1990, non possono essere erogati ad aziende che delocalizzano attività in Paesi esteri;

3. quando un cittadino effettua una chiamata ad un call center deve essere informato preliminar-mente sul Paese estero in cui l’operatore con cui parla è fi sicamente collocato e deve, al fi ne di poter essere garantito rispetto alla protezione dei suoi dati personali, poter scegliere che il servizio richiesto sia reso tramite un operatore collocato nel territorio nazionale;

4. quando un cittadino è destinatario di una chiamata da un call center deve essere preliminar-mente informato sul Paese estero in cui l’operatore è fi sicamente collocato;

5. il mancato rispetto delle disposizioni di cui al presente articolo comporta la sanzione ammini-strativa pecuniaria di 10.000 euro per ogni giornata di violazione.

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Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

Capitolo 5

REGIME FISCALE DELLE COLLABORAZIONI

ANCHE A PROGETTO

5.1 Collaborazioni coordinate e continuative e a progetto

Ai sensi della lett, c-bis, comma 1, art. 50 del TUIR, sono reddito assimilato a quello di la-voro dipendente: “le somme e i valori in genere, a qualunque titolo percepiti nel periodo d’im-posta, anche sotto forma di erogazioni liberali, in relazione agli uffi ci di amministratore, sinda-co o revisore di società associazioni e altri enti con o senza personalità giuridica, alla collaborazione a giornali, riviste, enciclopedie e simili, alla partecipazione a collegi e commis-sioni, nonché quelli percepiti in relazione ad altri rapporti di collaborazione aventi per oggetto la prestazione di attività svolte senza vincolo di subordinazione a favore di un determinato soggetto nel quadro di un rapporto unitario e continuativo senza impiego di mezzi organizzati e con retribuzione periodica prestabilita, sempreché gli uffi ci o le collaborazioni non rientrino nei compiti istituzionali compresi nell’attività di lavoro dipendente di cui all’articolo 49, comma 1, concernente redditi di lavoro dipendente, o nell’oggetto dell’arte o professione di cui all’ar-ticolo 53, comma 1, concernente redditi di lavoro autonomo, esercitate dal contribuente”.

La categoria delle collaborazioni coordinate e continuative è stata oggetto nell’ultimo quin-dicennio di profonde modifi che normative volte sostanzialmente da un lato a defi nire giuridi-camente la fattispecie per evitare fenomeni di mascheramento di rapporto di lavoro subordi-nato (D.Lgs. 276/2003) e dall’altro per fare cassa (legge 335/1995 e legge 342/2000) considerando il forte aumento del bacino di soggetti interessati.

Sotto l’aspetto previdenziale la legge 335/1995 pose l’obbligo di iscrizione dei collaborato-ri coordinati e continuativi alla Gestione separata all’INPS tramite versamento di una contri-buzione di anno in anno sempre più onerosa per cercare di coprire il gap con la contribuzione collegata ai lavoratori dipendenti; la legge 342/2000 fece migrare i redditi prodotti tramite collaborazioni coordinate e continuative dalla categoria reddituale del lavoro autonomo a quella dei redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente (art. 50, lett c –bis, TUIR).

In sostanza dal 1° gennaio 2001 le collaborazioni coordinate e continuative, pur rimanendo sotto l’aspetto giuridico rapporti di lavoro autonomo, sotto il profi lo tributario, producono red-diti di lavoro assimilato a quello di lavoro dipendente, con relativi obblighi del sostituto d’im-posta ai sensi degli artt. 23 e 24 D.P.R. 600/1973.

Sotto l’aspetto fi scale, da una lettura dell’art. 50 TUIR (nel 2001 art. 47), si ebbe modo di distin-guere nella categoria generale delle collaborazioni coordinate e continuative, quelle collegate ad attività:

● tipiche: a) l’uffi cio di amministratore, sindaco o revisore di società, associazioni e altri enti, con o senza personalità giuridica; b) la collaborazione a giornali, riviste, enciclopedie e simili; c) la partecipazione a collegi e commissioni;

● atipiche.

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44 Capitolo 5 - Regime fi scale delle collaborazioni anche a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

5.1.1 Collaborazioni tipiche

Uffi cio di amministratore, sindaco o revisore di società, associazioni e altri enti, con o senza personalità giuridica - In merito alla categoria delle attività di uffi cio di amministratore, sindaco e revisore, Il Ministero delle Finanze con circolare del 12 dicembre 2001, n. 105/E ebbe modo di chiarire che il compenso ad essa riferibile può essere attratto nella categoria del reddito di lavoro autonomo-professionale nei casi in cui:

i) gli ordinamenti professionali lo ricomprendano espressamente nel novero delle mansioni ti-

piche esercitabili dalla categoria disciplinata;

ii) seppure in assenza di una previsione espressa nell’ambito delle norme di disciplina dell’or-

dinamento professionale, il professionista svolga l’incarico di amministratore di una società o

di un ente che eserciti un’attività oggettivamente connessa alle mansioni tipiche della propria

professione abituale.

Su questa premessa pertanto, a livello fi scale, si distinguono gli amministratori, i sindaci e i revisori che sono collaboratori coordinati e continuativi da quelli che sono professionisti.

Relativa alla sola fattispecie del sindaco e del revisore contabile, l’Agenzia delle Entrate, con risoluzione 56/E/2002 ha precisato che i compensi derivanti dai predetti incarichi possono essere ricondotti nella sfera dei redditi professionali “nell’ipotesi in cui il revisore svolge abi-tualmente un’altra attività di carattere professionale le cui funzioni tipiche si estrinsechino anche attraverso l’attività di controllo contabile ovvero quando sussista comunque una con-nessione oggettiva tra l’attività di controllo contabile e la diversa attività professionale svolta in via abituale dal contribuente. Circostanze, queste, che devono essere valutate anche in rela-zione ad attività professionali diverse da quelle di ragionieri e dottori commercialisti, posto che per queste categorie la sussistenza di tale requisito è stata più volte ribadita dall’Amministra-zione fi nanziaria”.

Collaborazione a giornali, riviste, enciclopedie e simili - La predetta collaborazione può consistere:- nel conferimento di opere di ingegno (es. articoli);- in prestazioni di carattere intellettuale non derivanti dal conferimento di opere di ingegno

(es. traduttori);- in prestazioni di carattere materiale (es. linotipisti).In riferimento alle opere di ingegno esse possono essere ricondotte a:- reddito derivante da collaborazione coordinata e continuativa (lett. c-bis, comma 1, art. 50, TUIR);- reddito derivante dall’utilizzazione economica delle opere dell’ingegno, c.d. diritti d’autore

(art. 53, co. 2, TUIR).

Partecipazione a collegi e commissioni - I compensi percepiti per la partecipazione a col-legi e commissioni sono inquadrabili tra i redditi prodotti in virtù di collaborazioni coordinate e continuative (lett. c-bis) ove non siano rinvenibili le seguenti due ulteriori ipotesi:- indennità e compensi percepiti a carico di terzi (art. 50, co. 1, lett. b, TUIR);- compensi per esercizio di pubbliche funzioni (art. 50, co. 1, lett. f, TUIR).

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Capitolo 5 - Regime fi scale delle collaborazioni anche a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

45

Redditi derivanti da partecipazione ai collegi nazionali o territoriali della categoria di riferi-mento - L’INPS, con circolare 13 gennaio 2011, n. 5, ha precisato che i redditi derivanti dalla parte-cipazione ai collegi nazionali o territoriali della categoria di appartenenza, o degli enti di previden-za privati o privatizzati delle professioni, percepiti da soggetti che svolgono, in maniera professionale ed abituale attività legata all’esercizio di arti e professioni (di cui all’articolo 53, com-ma 1, del TUIR), concorrendo alla formazione del reddito derivante dall’attività professionale o ar-tistica, non sono soggetti a contribuzione nell’ambito della gestione separata di cui all’articolo 2, comma 26, della legge n. 335/1995, dovendo invece essere assoggettati a prelievo contributivo nell’ambito della gestione previdenziale competente in relazione al reddito professionale.

5.1.2 Collaborazioni Atipiche

La predetta tipologia identifi ca le collaborazioni con le seguenti caratteristiche:

a) senza vincolo di subordinazione a favore di un determinato soggetto;b) nel quadro di un rapporto unitario e continuativo;c) senza impiego di mezzi organizzati;d) con retribuzione periodica prestabilita.

Rientrano nella predetta tipologia le collaborazioni coordinate e continuative anche a mo-dalità a progetto di cui agli artt. 61 ss D.Lgs. 276/2003, comprendendo in esse, solo ai fi ni fi -scali (in quanto non richiedono un progetto), anche le prestazioni occasionali coordinate (c.d. mini co.co.co.).

Ai sensi del comma 2 dell’art. 61 della legge Biagi (così come modifi cato dall’art. 48, co. 7, legge 183/2010), per mini co.co.co. si intendono i rapporti di durata complessiva non superiore a trenta giorni nel corso dell’anno solare ovvero, nell’ambito dei servizi di cura e assistenza alla persona, non superiore a 240 ore, con lo stesso committente, salvo che il compenso com-plessivamente percepito nel medesimo anno solare sia superiore a 5 mila euro.

In sostanza ai sensi della predetta norma se si rispettano i seguenti elementi:

● durata complessiva annua (1° gennaio-31 dicembre) non superiore a 30 giorni (la presta-zione giornaliera potrà essere anche di un ora o di 10 ore non rilevando ai fi ni del conteggio delle giornate) o a 240 ore nell’ambito dei servizi di cura e assistenza della persona con lo stesso committente,

● compenso annuo complessivo non superiore a 5.000 euro

non sarà necessario il progetto (es. Tribunale Milano 21 dicembre 2007 ha convertito un contratto di collaborazione in un contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato in quanto non rispettando i predetti requisiti era necessario il progetto).La circolare dell’Agenzia delle Entrate 24/E/2004 ha fatto rientrare nella predetta categoria i compensi percepiti dai soggetti che prestano servizio di volontariato civile.In tale categoria reddituale non sono invece compresi:- i compensi percepiti per prestazioni svolte tramite collaborazione occasionale autonoma

(ex art. 2222 c.c.) in quanto considerati redditi diversi ai sensi dell’art. 67, co. 1, lett. l) TUIR);

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46 Capitolo 5 - Regime fi scale delle collaborazioni anche a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

- i compensi per lavoro occasionale accessorio (ex art. 70 D.Lgs. 276/2003) in quanto esenti (art. 72, co. 3, d.lgs. 276/2003).

5.2 Imponibilità fi scale

Ai fi ni della determinazione del reddito imponibile l’art. 52, co. 1, TUIR rimanda a quanto applicato per i redditi di lavoro dipendente dall’art. 51 salvo quanto non compatibile con la fi -gura di lavoro giuridicamente autonomo.

In particolare si devono considerare imponibili “tutte le somme e i valori in genere, a qua-lunque titolo percepiti nel periodo d’imposta, anche sotto forma di erogazioni liberali, in rela-zione al rapporto di lavoro. Si considerano percepiti nel periodo d’imposta anche le somme e i valori in genere, corrisposti dai datori di lavoro entro il giorno 12 del mese di gennaio del pe-riodo d’imposta successivo a quello cui si riferiscono”.

Come precisato dalla circolare dell’Agenzia delle Entrate 67/E/2001 “In applicazione della nuova disciplina anche ai collaboratori coordinati e continuativi si renderà applicabile il cosid-detto “principio di cassa allargato” che considera percepiti nel periodo d’imposta anche i com-pensi corrisposti entro il 12 gennaio dell’anno successivo, se riferibili all’anno precedente”.

5.2.1 Determinazione dell’imponibile

Si applicano le regole presenti nell’art. 51 TUIR; in particolare non concorrono alla forma-zione del reddito:

i contributi versati alla previdenza obbligatoria (co. 2, lett. a): senza limite, pertanto “non concorrono alla formazione del reddito i contributi versati dal committente e dal collaboratore alla Gestione separata tenuta presso l’INPS in ottemperanza delle disposizioni contenute nell’art. 2, comma 26, legge n. 335 dell’8 agosto 1995” (Circ. AE 67/2001);

i contributi di natura assistenziale-assicurativa come la contribuzione INAIL contro gli in-fortuni dei collaboratori (v. Circ. AE 67/2001 e Circ. AE 55/2011);

le somministrazione di vitto (co. 2, lett. c)

Vitto somministrato direttamente dal datore di lavoro

senza limite

Servizio di mensa aziendale senza limite

Servizio di mensa fornito tramite “card” senza

Buoni pasto Non costituisce reddito sino ad un importo di 5,29 euro giornaliere

Indennità sostitutive In generale costituiscono reddito, fatte salve alcune eccezioni appositamente previste (es. cantieri edili)

● i servizi di trasporto (co. 2, lett. d);

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Capitolo 5 - Regime fi scale delle collaborazioni anche a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

47

Organizzati per la generalità o per categorie di collaboratori gestite direttamente dall’azienda o affi dati a soggetti terzi

Non costituiscono reddito

Rimborso delle spese anche sotto forma di in-dennità chilometriche

Costituisce reddito, salvo eccezioni per tra-sferte fuori dal comune della sede di lavoro

● l’utilizzo beni e servizi (fringe benefi t) (co. 2, lett. f e comma 3);

Beni dell’impresa ceduti al dipendente: im-presse che operano solo al dettaglio

Costituisce benefi t il valore normale del bene ceduto meno quanto corrisposto o trattenuto al collaboratore.Limite 258,23 Euro - nel periodo di imposta: al superamento del limite l’intero importo è benefi t

Beni dell’impresa ceduti al dipendente: impre-se che operano all’ingrosso o al dettaglio

Costituisce benefi t il prezzo mediamente pra-ticato ai grossisti meno quanto trattenuto al collaboratore o versato.Limite 258,23 Euro - nel periodo di imposta: al superamento del limite l’intero importo è benefi t

Servizi prestati ed agevolazioni tariffarie: for-nite da terzi

Costituisce reddito l’importo previsto dalle tariffe e quanto corrisposto dal collaboratore o tratte-nuto

Impianti sportivi e circoli ricreativi: destinazio-ne alla generalità o a categorie di dipendenti

Non costituisce reddito se la possibilità di utiliz-zare i servizi esiste per tutti i collaboratori o per categorie di essi ed a condizione che la struttura sia di proprietà dell’impresa

Impianti sportivi e circoli ricreativi: destinazio-ne a singoli dipendenti

Costituisce reddito

● gli autoveicoli (co. 4, lett. a);

Uso privato del collaboratore È benefi t.La quantifi cazione avviene sulla base del valo-re normale ex art. 9 D.P.R. 917/1986

Uso aziendale Non è benefi t

Uso promiscuo È benefi t determinato forfetariamente 30% del costo chilometrico desunto dalle tabelle Aci con riferimento a 15 mila km

● i prestiti (co. 4, lett. b);

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48 Capitolo 5 - Regime fi scale delle collaborazioni anche a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

Concessi ai collaboratori Costituisce reddito il 50 per cento della diffe-renza tra l’importo degli interessi calcolati al tasso uffi ciale di sconto vigente al termine di ciascun anno e l’importo degli interessi calco-lato al tasso applicato sugli stessi

● i fabbricati (co. 4, lett. c);

Immobile di proprietà dell’impresa e conces-sione al collaboratore in uso, locazione o co-modato senza obbligo di dimora

Costituisce benefi t un importo pari a: - rendita catastale più le spese inerenti al

fabbricato (in sostanza le utenze i cui costi sono sostenuti dal committente) meno;

- quanto versato dal collaboratore o quanto trattenuto in capo al dipendente

Ipotesi analoga a quella precedente con obbli-go di dimora del collaboratore

Il benefi t è costituito dal 30% dell’ammontare della differenza precedente

● trasferta Italia - Fuori dal comune della sede lavorativa (co. 5)

Rimborso forfetario Non costituisce reddito sino a 46,48 euro al giorno. Costituisce reddito l’eccedenza.Non costituiscono reddito le spese di viaggio e trasporto

Rimborso misto Non costituisce reddito sino: - 30, 99 euro giornaliere se il vitto o l’alloggio

vengono rimborsate o forniti gratuitamente;- 15,49 euro giornaliere se il vitto e l’alloggio

vengono rimborsati o forniti gratuitamente.Costituisce reddito l’eccedenza.Non costituiscono benefi t le spese di viaggio e trasporto

Rimborso analitico Non costituisce reddito il rimborso.Non costituisce reddito il rimborso di 15,49 euro giornaliere per spese non documentabili

● trasferta Estero - Fuori dal comune della sede lavorativa (co. 5)

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Capitolo 5 - Regime fi scale delle collaborazioni anche a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

49

Rimborso forfetario Non costituisce reddito sino a 77,46 euro al giorno.Costituisce reddito l’eccedenza.Non costituiscono reddito le spese di viaggio e trasporto

Rimborso misto Non costituisce reddito sino: - 51,64 euro giornaliere se il vitto o l’alloggio

vengono rimborsate o forniti gratuitamente;- 25, 82 euro giornaliere se il vitto e l’alloggio

vengono rimborsati o forniti gratuitamente.Costituisce reddito l’eccedenza.Non costituiscono reddito le spese di viaggio e trasporto

Rimborso analitico Non costituisce reddito il rimborso di 25,82 euro giornaliere per spese non documentabili.Non costituisce reddito il rimborso delle spese viaggio e trasporto

Ogni riferimento ai lavoratori dipendenti fatto dall’art. 51 TUIR è da intendersi riferito ai collaboratori.

COLLABORATORI E TRASFERTA

Ai collaboratori coordinati e continuativa ovvero ai collaboratori a progetto si applicano le regole di determinazione del reddito di cui all’art. 51 del TUIR, compreso il comma 5 in tema di trasferte.A tale riguardo, l’Agenzia delle Entrate, con circolare 67/E/2001, ha precisato che, con riguardo ad alcune attività di collaborazione, quale l’attività di amministratore di società ed enti, ove non è possibile determinare contrattualmente la sede di lavoro ovvero identifi care tale sede con quella della società, sarà preso a riferimento, per l’applicazione del regime delle trasferte, il domicilio fi scale del collaboratore.

5.3 Modalità di tassazione dei compensi erogati a collaboratoriTassazione ordinaria

Ai fi ni della determinazione dell’IRPEF su compensi correnti il sostituto d’imposta dovrà: 1) determinare l’imposta lorda; 2) riconoscere eventuali detrazioni di imposta al dipendente; 3) determinare l’imposta netta; 4) versare all’Erario l’imposta netta; 5) effettuare le operazioni di conguaglio di fi ne anno ovvero di fi ne rapporto.

5.3.1 Determinazione dell’imposta lorda

Il sostituto d’imposta, una volta determinato il corretto imponibile fi scale secondo le regole

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50 Capitolo 5 - Regime fi scale delle collaborazioni anche a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

indicate nell’art. 51 TUIR, calcolerà l’imposta lorda IRPEF applicando le aliquote crescenti per scaglioni di reddito previste dall’art. 11 TUIR.

ALIQUOTE A SCAGLIONI DI REDDITO ANNUALE IN VIGORE DAL 1° GENNAIO 2007

da Reddito Annuo a Reddito Annuo Aliquota da applicare

0,00 15.000,00 23%

15.000,01 28.000,00 27%

28.000,01 55.000,00 38%

55.000,01 75.000,00 41%

75.000,01 oltre 43%

ALIQUOTE A SCAGLIONI DI REDDITO ANNUALE IN VIGORE DAL 1° GENNAIO 2007 CON CORRETTIVO

da Reddito Annuo a Reddito Annuo Aliquota da applicare Correttivo

0,00 15.000,00 23% 0,00

15.000,01 28.000,00 27% 600,00

28.000,01 55.000,00 38% 3.680,00

55.000,01 75.000,00 41% 5.330,00

75.000,01 oltre 43% 6.830,00

Determinazione dell’imposta lorda durante i periodi di paga - peculiarità delle collabora-zioni - Relativamente al calcolo della ritenuta fi scale per i redditi derivanti da collaborazione coordinata e continuativa (anche a progetto), la circolare dell’Agenzia dell’Entrate 6 luglio 2001, n. 67/E si sofferma sulle regole da applicare evidenziando i caratteri distintivi rispetto la tassazione dello stipendio del dipendente. La predetta circolare, precisando che sui redditi corrisposti ai collaboratori coordinati e continuativi sarà operata, all’atto del pagamento del compenso, una ritenuta a titolo d’acconto dell’imposta sul reddito delle persone fi siche calco-lata sulla base delle aliquote progressive per scaglioni di reddito contenute nell’articolo 11 del TUIR, distingue tre modalità operative a seconda che il committente eroghi il compenso: pe-riodicamente; annualmente; in modo disomogeneo.

FRINGE BENEFIT SENZA COMPENSO

Inoltre, in relazione al pagamento delle imposte sui fringe benefi t, è bene rilevare che, Agen-zia delle Entrate, sempre con la circolare 67/E/2001, ha precisato che, qualora non sia fi ssato un periodo di paga, le ritenute sui compensi in natura devono essere effettuate al momento dell’e-rogazione del primo compenso in denaro. Inoltre, se nel corso del periodo d’imposta non sono corrisposti compensi in denaro, le ritenute sui compensi in natura corrisposti andranno effettuate in sede di conguaglio. Qualora, anche in questa sede, la ritenuta da operare non trovi capienza sui compensi corrisposti, il sostituito è tenuto a versare al sostituto l’importo corrispondente all’am-montare di quanto dovuto.

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Capitolo 5 - Regime fi scale delle collaborazioni anche a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

51

Compensi periodici predefi niti - Se il sostituto è in grado di preventivare l’ammontare complessivo dei compensi in denaro e in natura che andrà a corrispondere nel corso del pe-riodo d’imposta e procede periodicamente al pagamento dei compensi, dovrà provvedere per ciascun periodo di paga (semestre, bimestre, mese, quindicina, settimana, giornata) ad effet-tuare il cumulo di tutte le somme e i valori imponibili imputabili al periodo stesso, secondo il criterio di cassa.

Sull’importo complessivo del compenso il sostituto sarà tenuto ad applicare la ritenuta, sulla base delle aliquote progressive per scaglioni di reddito, ragguagliando al periodo di paga i corrispondenti scaglioni annuali.

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52 Capitolo 5 - Regime fi scale delle collaborazioni anche a progetto

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Compenso annuale predefi nito - Sul compenso annuale predefi nito sarà applicata la rite-nuta IRPEF calcolata secondo le aliquote a scaglio di reddito annuale. Tale modalità dovrà

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Capitolo 5 - Regime fi scale delle collaborazioni anche a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

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essere applicata anche qualora il compenso sia riferibile a più anni ma erogato in unica solu-zioni in un anno predefi nito.

Compenso disomogeneo - Qualora, invece, il committente proceda ad una pluralità di pa-gamenti nel corso del periodo d’imposta ma non sia in grado di conoscere, nemmeno in via presuntiva, l’ammontare complessivo degli stessi, per periodo d’imposta, sarà tenuto ad appli-care la ritenuta, sulla base delle aliquote progressive per scaglioni, all’atto dell’effettuazione di ciascuno dei pagamenti, sull’intero ammontare. Sulla scorta delle informazioni contenute nella circolare n. 67/E/2001, il sostituto è tenuto a tassare i redditi applicando, su ogni singolo compenso, gli scaglioni annuali e cumulando via via i successivi compensi corrisposti nel me-desimo periodo di imposta ai fi ni della determinazione dell’aliquota IRPEF.

– continua –

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54 Capitolo 5 - Regime fi scale delle collaborazioni anche a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

- segue -

Tale ultima modalità di applicazione delle ritenute dovrà essere osservata dal sostituto anche nell’ipotesi in cui questi sia in grado di conoscere preventivamente l’ammontare com-plessivo dei compensi che dovrà corrispondere nel periodo d’imposta senza procedere al pa-gamento con cadenze periodiche determinate.

5.3.2 Detrazioni di imposta

Al collaboratore, ai fi ni della determinazione dell’imposta netta, spettano le detrazioni per: 1) carico familiari; 2) produzione reddito; 3) oneri detraibili.

Detrazioni per familiari a carico - In merito alla richiesta per familiari a carico, si ricorda che recentemente l’art. 7, co. 2 lett. f) D.L. 70/2011 ha eliminato l’obbligo di comunicare an-nualmente i dati per benefi ciare delle detrazioni d’imposta per familiari a carico. Tale dichia-razione dovrà invece essere presentata solo in caso di variazioni. Pertanto, dall’anno 2012 non sarà più necessario presentare annualmente la dichiarazione di richiesta delle detrazioni in assenza di variazione.

A decorrere dal 1° gennaio 2008 invece, in virtù della modifi ca apportata dal comma 221 dell’art. 1 della legge 24 dicembre 2007, n. 244 all’art. 23, comma 2, lett. a), D.P.R. 600/1973 i lavoratori dipendenti e assimilati era tenuti a dichiarare annualmente (adempimento in esse-re anche per l’anno 2011) al sostituto d’imposta di avere diritto alle detrazioni per familiari a carico, di cui all’art. 12 TUIR, e alle altre detrazioni, di cui all’art. 13 TUIR, indicandone: le condizioni di spettanza; il codice fi scale dei soggetti per i quali si ha diritto alle detrazioni.

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Capitolo 5 - Regime fi scale delle collaborazioni anche a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

55

Reddito di riferimento per il calcolo delle detrazioni - Ai fi ni della determinazione del reddi-to di riferimento utile per il calcolo del coeffi ciente di determinazione della detrazione effettiva si deve considerare:

COLLABORATORI E TRASFERTA

● il reddito complessivo costituito dalla somma dei redditi percepiti dalla persona al netto degli oneri deducibili;

● non concorre a formare il reddito complessivo, ai fi ni della determinazione del reddito di riferi-mento per il calcolo delle detrazioni, il reddito derivante dall’unità immobiliare adibita ad abi-tazione principale e relative pertinenze, nonché quello prodotto dai contribuenti c.d “minimi” il cui reddito è assoggettato ad imposta sostitutiva (v. Circ. AE 73/2007).

Con riferimento alla nozione di “reddito complessivo”, l’Agenzia delle Entrate (Circ. 15/2007) ha precisato che, al fi ne di stabilire l’ammontare delle detrazioni per carichi di fami-glia e di quelle per lavoro dipendente spettanti ai titolari di questa tipologia di reddito, esso deve essere determinato secondo le regole di cui all’art. 51 del TUIR. In particolare si dovrà anche considerare quanto previsto dall’art. 51, comma 2, lett. h), TUIR, il quale esclude dalla formazione del reddito di lavoro dipendente “le somme trattenute al dipendente per gli oneri di cui all’articolo 10 e alle condizioni ivi previste, nonché le erogazioni effettuate dal datore di lavoro in conformità a contratti collettivi o ad accordi e regolamenti aziendali a fronte delle spese sanitarie di cui allo stesso articolo 10, comma 1 lettera b)”.

La circolare n. 326 del 1997 ha evidenziato che tali somme riducono la base imponibile del reddito di lavoro dipendente in quanto la ratio della norma è quella di evitare che il lavoratore debba presentare la dichiarazione dei redditi al solo fi ne di fruire di oneri deducibili di cui il datore di lavoro è a conoscenza avendo effettuato trattenute per gli stessi.

La fi nalità di ordine procedurale perseguita dalla disposizione è tesa a ridurre gli adempi-menti dichiarativi con evidente vantaggio sia per i contribuenti sia per l’amministrazione fi nan-ziaria. Nel contempo, è di tutta evidenza come tale fi nalità sia stata attuata dal legislatore at-traverso una disposizione di carattere sostanziale che incide direttamente sulla determinazione del reddito di lavoro dipendente.

Resta fermo che il sostituito può fornire al sostituto l’indicazione del presumibile importo del proprio reddito complessivo per l’anno cui si riferisce la detrazione, compresa la presenza della casa di abitazione, al fi ne di consentire che le detrazioni siano commisurate al reddito complessivo e non solo a quello di lavoro dipendente.

Reddito di riferimento provvisorio per il calcolo delle detrazioni mensili - Ai fi ni del calcolo mensile delle detrazioni è necessario ipotizzare il reddito complessivo annuale. A tale fi ne nella gestione del collaboratore è ipotizzabile considerare il compenso annuale prestabilito contrattualmente e imponibile fi scale.

Detrazioni produzione reddito e collaborazioni a progetto - L’Agenzia delle Entrate (Circ. 58/2001, par. 1.5) ha chiarito che ai fi ni del calcolo delle detrazioni fi scali per la produzione del reddito, quando si eroga il compenso al collaboratore nel periodo di imposta successivo a quello di maturazione occorre avere riguardo al periodo di lavoro cui il corrispettivo si riferi-sce ancorché quest’ultimo ricada in un periodo di imposta precedente. Pertanto ipotizzando un contratto di collaborazione a progetto con inizio il 1° giugno 2010 e termine il 31 dicembre 2010: qualora il committente eroghi il compenso nel corso del 2011, egli è tenuto a riconosce-

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56 Capitolo 5 - Regime fi scale delle collaborazioni anche a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

re le detrazioni di imposta in relazione al periodo di maturazione (ossia, 214 giorni relativi al periodo giugno-dicembre 2010) ma nella misura vigente al momento dell’erogazione medesi-ma (quindi, detrazioni vigenti nel 2010); resta fermo il principio secondo cui, comunque, le detrazioni possono spettare nella misura massima di 365 giorni per ogni periodo d’imposta.

Sul punto l’Agenzia delle Entrate ha inoltre precisato che tra i giorni relativi ad anni prece-denti per i quali spettano le detrazioni fi scali non vanno considerati quelli compresi in periodi di lavoro per i quali si è già fruito, in precedenza, delle medesime detrazioni.

Le detrazioni spettano per la durata dell’intero rapporto di lavoro e non per le effettive gior-nate di presenza lavorativa.

Richiesta di applicazione di un’aliquota più elevata - Al fi ne di evitare il pagamento di ele-vate imposte in fase di dichiarazione reddituale, il collaboratore può richiedere al proprio so-stituto d’imposta l’applicazione di un’aliquota di tassazione maggiore (v. AE, Ris. 199/E/2001).

In tale caso il committente applicherà l’aliquota comunicata dal collaboratore senza resti-tuire le eventuali maggiori imposte determinate in fase di conguaglio.

Tale comportamento dovrà essere indicato nella certifi cazione CUD.In caso di successivo sostituto d’imposta, il collaboratore dovrà rinnovare la richiesta di

applicazione di un’aliquota maggiore; in caso contrario il nuovo sostituto d’imposta opererà nel modo consueto tramite applicazione delle aliquote a scaglioni di reddito di cui all’art. 11 TUIR

FAC-SIMILE DI DICHIARAZIONE DEL COLLABORATORE PER APPLICAZIONE DI UNA MAGGIORE ALIQUOTA IRPEF

Al Dato re di lavoro

Oggetto: Richiesta di applicazione di una maggiore aliquota IRPEF per l’anno _______________

Il sottoscritto _______________________________________, nato a _________________, il _______________________________, residente in ______________________________ a _______________________(__), in qualità di collaboratore a progetto (o amministratore) di co-desta Società

CHIEDE sotto la propria responsabilitàL’applicazione al mio reddito, in sede di tassazione mensile a titolo d’acconto, di una aliquota Irpef maggiorata e pari al _______%.

CHIEDE inoltre

Che l’eventuale credito emergente in sede di conguaglio annuale, o di fi ne rapporto, non mi venga rimborsato.

Luogo e data

In fede .............................

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Capitolo 5 - Regime fi scale delle collaborazioni anche a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

57

5.3.3 Operazioni di conguaglio

L’art. 23, comma 3, D.P.R. n. 600 del 29 settembre 1973 stabilisce che i sostituti d’imposta, entro il 28 febbraio dell’anno successivo o alla data di cessazione del rapporto di lavoro, se precedente, devono effettuare il conguaglio tra l’ammontare delle ritenute operate sulle som-me e i valori corrisposti nel corso del periodo d’imposta, compresi eventualmente i compensi corrisposti entro il 12 gennaio dell’anno successivo, se riferiti a prestazioni rese nell’anno precedente, e l’imposta dovuta sull’ammontare complessivo delle somme e i valori corrisposti nel corso dell’anno. Il sostituito può chiedere che il sostituto tenga conto, ai fi ni del compimen-to delle operazioni di conguaglio, degli altri redditi di lavoro dipendente o assimilati al lavoro dipendente, percepiti nel corso del periodo d’imposta. In mancanza di una apposita richiesta del lavoratore, il sostituto dovrà, comunque, in sede di conguaglio, tenere conto di tutti i red-diti percepiti dal collaboratore in dipendenza del rapporto, o dei rapporti, con lui intrattenuti. L’ammontare dell’imposta dovrà essere diminuito di quello delle detrazioni, spettanti ai sensi degli artt. 12 e 13 TUIR, se richieste, anche nel caso in cui di esse non si sia tenuto conto nel corso dell’anno.

In occasione del conguaglio il sostituto deve apportare anche le eventuali correzioni alle detrazioni il cui importo è variabile in relazione all’ammontare del reddito. In tale sede, il so-stituto dovrà, inoltre, riconoscere al collaboratore anche le detrazioni previste per gli oneri compresi nell’articolo 13-bis TUIR, alle condizioni e nei limiti ivi stabiliti, se per gli oneri in questione il datore di lavoro ha effettuato trattenute, nonchè per gli altri oneri ed erogazioni contemplate nel comma 3, art. 23, D.P.R. 600/1973. Resta fermo che le ritenute operate dai sostituti d’imposta, sia nel corso del periodo d’imposta che in sede di conguaglio, devono es-sere versate entro il giorno 16 del mese successivo a quello di effettuazione.

PARTICOLARITÀ

Collaboratore con più rapporti con differenti com-mittent

Sarà cura del sostituito richiedere ad uno solo dei sostituti d’imposta l’at-tribuzione delle detrazioni di cui all’articolo 12 e 13 del TUIR specifi cando le condizioni di spettanza e l’ammontare complessivo dei redditi che, in via presuntiva, percepirà nel corso del periodo d’imposta, dai vari rapporti di collaborazione intrattenuti. Al termine del periodo d’imposta il collaboratore potrà chiedere ad uno dei sostituti di tener conto, ai fi ni del compimento del-le operazioni di conguaglio, degli altri redditi percepiti nel corso del periodo d’imposta consegnando allo stesso, entro il 12 gennaio, le certifi cazioni (CUD) rilasciate dagli altri sostituti.

Collaboratore e dipendente dello stesso sostituto

Diverse modalità di effettuazione delle ritenute dovranno osservarsi qualo-ra sia lo stesso sostituto ad intrattenere con il sostituito sia un rapporto di lavoro dipendente che un rapporto di collaborazione coordinata e continua-tiva. In tale ipotesi, qualora sia le retribuzioni per il lavoro dipendente sia i compensi per l’attività di collaborazione siano corrisposti con la medesima cadenza periodica, il sostituto effettuerà le ritenute ed attribuirà le detra-zioni considerando complessivamente tutti i redditi corrisposti al sostitui-to e rapportando sia le detrazioni che gli scaglioni di reddito al periodo di paga. Qualora le retribuzioni dovute per il rapporto di lavoro dipendente siano corrisposte con una cadenza periodica diversa da quella stabilita per l’erogazione dei compensi da collaborazione, invece, le ritenute sui com-pensi corrisposti dovranno essere effettuate considerando separatamente i due redditi.

– continua –

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58 Capitolo 5 - Regime fi scale delle collaborazioni anche a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

- segue - PARTICOLARITÀ

Si precisa, inoltre, che se i due rapporti di lavoro si svolgono in periodi con-temporanei, le detrazioni andranno attribuite considerando esclusivamen-te l’ammontare complessivo dei redditi di lavoro dipendente corrisposti. In sede di effettuazione delle operazioni di conguaglio il sostituto d’imposta dovrà invece, per il calcolo dell’imposta complessiva dovuta dal contribuen-te e delle detrazioni spettanti, effettuare il cumulo di tutti i redditi da lui corrisposti al sostituito nel corso del periodo d’imposta, a prescindere dalla circostanza che il sostituito ne abbia fatto esplicita richiesta. Peraltro, il sostituito, per evitare di pagare un’imposta particolarmente elevata in sede di conguaglio, può chiedere che nel corso del periodo d’imposta il sostitu-to applichi, per l’effettuazione delle ritenute sui redditi da collaborazione, una aliquota più elevata di quella che si ottiene rapportando i compensi agli scaglioni di reddito.

5.3.4 Versamento dell’imposta

L’imposta netta IRPEF sarà versata tramite modello F24 nella sezione Erario con il codice tributo 1004.

5.3.5 Addizionale regionale e comunale

La gestione delle addizionali regionali e comunali all’IRPEF avviene similarmente a quanto operato per i lavoratori dipendenti, ossia:

PARTICOLARITÀ

Addizionale Regionale

Risoluzione del rapporto di collaborazione in corso d’anno: trattenuta dell’addizionale regionale in unica soluzione in occasione del conguaglio;A conguaglio di fi ne anno: Trattenuta dell’addizionale regionale a rate nell’anno successivo (9, 10 o 11 rate a seconda di quando è stato effettuato il conguaglio)

Addizionale Comunale

Risoluzione del rapporto di collaborazione in corso d’anno: Trattenuta dell’addizionale comunale in unica soluzione in occasione del conguaglio;A conguaglio di fi ne anno: Trattenuta dell’addizionale comunale a rate nell’anno successivo (9, 10 o 11 rate a seconda di quando è stato effettuato il conguaglio) e dell’addizionale comunale in acconto a partire da marzo.

Particolarità - La Circ. 67/E/2001 precisa che, nel caso di compensi corrisposti al collabo-ratore in unica soluzione nel periodo di imposta, il sostituto dovrà:

● determinare l’ammontare delle addizionali all’IRPEF in sede di conguaglio di fi ne anno ed effettuarne il prelievo in rate l’anno successivo, ferma restando la possibilità di un diverso accordo fra collaboratore e committente in ordine al prelievo in un minore numero di rate;

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Capitolo 5 - Regime fi scale delle collaborazioni anche a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

59

● prelevare in unica soluzione l’ammontare delle addizionali dovute se l’erogazione del com-penso in unica soluzione è consequenziale alla cessazione del rapporto.

Nel caso prospettato il sostituto di imposta è a conoscenza dell’importo annuo che corri-sponde al collaboratore e della periodicità della corresponsione degli emolumenti.

Qualora, invece, non sia nota al sostituto di imposta la predetta periodicità di corresponsio-ne, lo stesso dovrà:- determinare l’importo dovuto dal collaboratore a titolo di addizionali all’IRPEF in sede di

conguaglio di fi ne anno ed effettuarne il prelievo in unica soluzione l’anno successivo sulla prima corresponsione di emolumenti;

- prelevare in unica soluzione l’ammontare delle addizionali dovute contestualmente all’eroga-zione del compenso laddove quest’ultimo sia consequenziale alla cessazione del rapporto.

Come precisato dalla Circ. AE 7/E/2001 le parti potranno accordarsi per ridurre il numero delle rate da applicare. Per tale motivo è suggeribile, previo accordo, trattenere in unica solu-zione le addizionali anche a seguito di conguaglio di fi ne anno.

Codici tributo di versamento in F24 - I codici di versamento dell’addizionale regionale e dell’addizionale comunale all’IRPEF sono i medesimi utilizzati per i dipendenti.

Codice tributo

Descrizione Codice ente/ codice co-mune

Rateazione/ mese rif.

Anno di rife-rimento

3802 Addizionale regionale all’ir-pef trattenuta dal sostituto d’imposta

Codice Re-gione

Mese ri-f e r i m e n t o (00MM)

AAAA

3847 Addizionale comunale all’ir-pef trattenuta dal sostituto d’imposta - acconto - ris. N. 368/E del 12/12/2007

Codice ca-tastale del comune

Mese ri-f e r i m e n t o (00MM)

AAAA

3848 Addizionale comunale all’ir-pef trattenuta dal sostituto d’imposta - saldo - ris. N. 368/E del 12/12/2007

Codice ca-tastale del comune

Mese ri-f e r i m e n t o (00MM)

AAAA

5.4 Tassazione dei compensi di fi ne rapporto per i collaboratori coordinati e continuativi (anche a progetto)

L’art. 24, co. 1, D.P.R. 600/1973 prevede l’applicazione della ritenuta a titolo di acconto del 20% sulla parte dei compensi imponibili previsti ai sensi dell’art. 17, co. 1, lett. c) TUIR, ossia sulle:

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60 Capitolo 5 - Regime fi scale delle collaborazioni anche a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

● indennità percepite per la cessazione dei rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, se il diritto all’indennità risulta da atto di data certa anteriore all’inizio del rapporto;

● somme e i valori comunque percepiti al netto delle spese legali sostenute, anche se a tito-lo risarcitorio o nel contesto di procedure esecutive, a seguito di provvedimenti dell’autorità giudiziaria o di transazioni relativi alla risoluzione dei rapporti di collaborazione coordinata e continuativa.

La mancata previsione dell’indennità per la cessazione del rapporto di collaborazione co-ordinata e continuativa, prima dell’inizio dello stesso, fa venire meno la possibilità di tassazio-ne separata, non ne vieta però l’erogazione e l’eventuale importo dovrà essere cumulato con gli altri compensi corrisposti nel periodo. Il collaboratore potrà tuttavia optare, in ogni caso, per la tassazione ordinaria. L’atto di attribuzione dell’indennità di cui sopra deve avere data certa (delibera, comunicazione inviata per raccomandata o per auto-prestazione).

L’imposta si applica, con gli stessi criteri, alle eventuali anticipazioni salvo conguaglio.È bene far presente che sotto l’aspetto contributivo l’Inps ha ritenuto in ogni caso assog-

gettabile a contribuzione l’importo erogato a tale titolo.

5.4.1 TFR e TFM oltre euro 1.000.000

L’art. 24, comma 31, D.L. 201/2011 prevede che: “Alla quota delle indennità di fi ne rapporto di cui all’articolo 17, comma 1, lettere a) e c), TUIR, approvato con D.P.R. 22 dicembre 1986, n. 917, erogate in denaro e in natura, di importo complessivamente eccedente euro 1.000.000 non si applica il regime di tassazione separata di cui all’articolo 19 del medesimo TUIR. Tale impor-to concorre alla formazione del reddito complessivo. Le disposizioni del presente comma si applicano in ogni caso a tutti i compensi e indennità a qualsiasi titolo erogati agli amministra-tori delle società di capitali. In deroga all’articolo 3 della legge 23 luglio 2000, n. 212, le dispo-sizioni di cui al presente comma si applicano con riferimento alle indennità ed ai compensi il cui diritto alla percezione è sorto a decorrere dal 1° gennaio 2011”.

L’art.24, comma 31, DL 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modifi cazioni, in legge 22 dicembre 2011, n. 214, prevede in sostanza l’applicazione della tassazione ordinaria, in luogo della tassazione separata, alla quota delle indennità e dei compensi:

- legati alla cessazione di un rapporto di lavoro dipendente o di collaborazione coordinata e con-tinuativa,

- erogati in denaro o in natura, - eccedenti l’importo di un milione di euro,- il cui diritto alla percezione è sorto a decorrere dal 1° gennaio 2011.

L’Agenzia delle Entrate con circolare 28 febbraio 2012, n. 3/E ha interpretato la norma sciogliendo alcuni dubbi interpretativi emersi dalla lettura della norma:

Aspetti oggettivi - La circolare si sofferma sulle somme interessate alla predetta disposi-zione; in particolare sono da considerare rientranti nella verifi ca di euro 1 milione:

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Capitolo 5 - Regime fi scale delle collaborazioni anche a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

61

- il TFR e le altre indennità e somme (es. indennità sostitutiva del preavviso, incentivo all’e-sodo, importi erogati per transazione risolutiva, patti di non concorrenza) ex art. 17, co. 1, lett. a) TUIR;

- il TFM (trattamento di fi ne mandato) avente data certa precedente l’incarico di amministra-tore/collaboratore ex art. 17, co. 1, lett. c) TUIR.L’Agenzia delle Entrate inoltre precisa che le predette somme eccedenti euro 1 milione

anche se tassate in modo ordinario non modifi cano la loro natura di somme erogato in occa-sione delle cessazione del rapporto.

Aspetti soggettivi - Per il profi lo soggettivo, la circ. AE 3/E/2012 precisa che la predetta disposizione interessa i soggetti passivi IRPEF, residenti e non residenti nel territorio dello Stato, che hanno maturato il diritto a percepire le indennità e i compensi a decorrere dal 1° gennaio 2011.

Rimane fermo che le indennità erogate a soggetti non residenti nel territorio dello Stato, anche per la parte eccedente il limite di euro 1.000.000, sono soggette all’articolo 23, comma 2, del TUIR secondo cui “si considerano prodotti nel territorio dello Stato, se corrisposti dallo Stato, da soggetti residenti nel territorio dello Stato o da stabili organizzazioni nel territorio stesso di soggetti non residenti: a) ... le indennità di fi ne rapporto di cui alle lettere a), c), ... del comma 1 dell’art. 17”. Per quanto detto, infatti, la disposizione in commento non modifi ca la natura delle indennità erogate e la loro riferibilità alle lettere a) e c) del comma 1 dell’articolo 17 del TUIR.

È fatta salva l’applicazione delle vigenti convenzioni contro le doppie imposizioni.Superamento del limite: anticipazioni e acconti - La norma è applicabile alle indennità ed

ai compensi il cui diritto alla percezione è sorto a decorrere dal 1° gennaio 2011 (rapporti di lavoro cessati dal 31.12.2010) e richiede espressamente di tenere conto, ai fi ni della verifi ca del superamento dell’importo di euro 1.000.000, delle indennità di cui all’art. 17, comma 1, lettere a) e c) TUIR complessivamente erogate.

Al riguardo si specifi ca che detta verifi ca va effettuata considerando le indennità erogate al lordo delle riduzioni e deduzioni previste dalle disposizioni in tema di tassazione separata.

La disposizione è applicabile anche qualora il superamento del predetto importo si verifi chi per effetto di erogazioni non contestuali nel corso del medesimo periodo d’imposta o di eroga-zioni effettuate in diversi periodi d’imposta.

Nell’effettuare detta verifi ca occorre considerare anche eventuali pregresse anticipazioni e acconti relativi a TFM il cui diritto alla percezione è sorto a decorrere dal 1° gennaio 2011, fermo restando che l’importo già oggetto di tassazione separata anche se in via provvisoria non concorre alla formazione del reddito complessivo.

Nell’ipotesi che a decorrere dal 1° gennaio 2011 sia erogata un’anticipazione di TFM o un acconto già di importo superiore al limite di euro 1.000.000, la parte eccedente concorre alla formazione del reddito complessivo.

Verifi ca del limite e pregresse anticipazioni ante 2011 - La circolare afferma che “La di-sposizione è applicabile anche qualora il superamento del predetto importo si verifi chi per effetto di erogazioni non contestuali nel corso del medesimo periodo d’imposta o di erogazioni effettuate in diversi periodi d’imposta. Nell’effettuare detta verifi ca occorre considerare anche eventuali pregresse anticipazioni e acconti relativi a TFM il cui diritto alla percezione è sorto a decorrere dal 1° gennaio 2011, fermo restando che l’importo già oggetto di tassazione separa-ta anche se in via provvisoria non concorre alla formazione del reddito complessivo”.

In caso di erogazione, per anticipi od acconti, in annualità precedenti il 2011, si dovrebbe ritenere dal tenore letterale della circolare che essere debbano, al momento del diritto alla percezione (risoluzione del contratto di lavoro), essere conteggiate ai fi ni del limite di euro 1 milione ma non ai fi ni della loro imponibilità che resterà sempre a tassazione separata.

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62 Capitolo 5 - Regime fi scale delle collaborazioni anche a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

ESEMPIO

Ad un soggetto è stata erogata una anticipazione sul TFM, nel corso del 2010, per euro 900.000,00. Nel corso del 2012, cessando il rapporto di collaborazione, viene erogata la differenza spettante del TFM (saldo) pari ad Ð 300.000,00.Stante la ricostruzione della posizione totale, nel 2012 (anno in cui si realizza il diritto alla perce-zione) il soggetto vedrà superata la soglia di legge, per Ð 200.000,00, che saranno pertanto assog-gettati a tassazione ordinaria.Ciò dovrebbe valere anche nel caso in cui il detto superamento fosse effettuato dalla sola antici-pazione. Poniamo l’esempio precedente ma con acconto, ante 2011, di Ð 1.100.000,00, e saldo, nel 2012, di Ð 100.000,00.Tale situazione parrebbe risolversi con la tassazione ordinaria della somma erogata a saldo, Ð 100.000,00, in quanto già in acconto si e’ superata la soglia limite posta dalla norma.Su tali situazioni, in ogni caso, sarebbe di ausilio un ulteriore intervento amministrativo.

5.4.2 TFM e altre somme collegate alla cessazione dei rapporti

di collaborazione coordinata e continuativa anche a progetto

La lett. c), comma 1, art. 17 TUIR concerne sostanzialmente i redditi percepiti in dipenden-za della cessazione di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa relativi a:

a) indennità per la cessazione dei rapporti di collaborazione coordinata e continuativa di cui al comma 1, lettera c-bis) dell’art. 50 del TUIR;b) altre somme e valori comunque percepiti in relazione alla risoluzione dei rapporti di colla-borazione coordinata e continuativa.

In aderenza alla ratio della norma e analogamente a quanto precedentemente indicato in relazione alla lett. a), rientrano nel campo di applicazione della disposizione in esame tutti i redditi contemplati dalla lettera c); in particolare, i compensi e le indennità percepiti per la cessazione degli uffi ci di amministratore di società.

Al riguardo - fermo restando che la tassazione separata trova applicazione allorquando il reddito derivante dal rapporto di collaborazione rientra nell’ipotesi del comma 1, lettera c-bis) dell’art. 50 del TUIR, con esclusione delle ipotesi in cui l’attività rientri nell’oggetto dell’arte o professione di cui all’art. 53, comma 1, stesso TUIR - si ritiene che la previsione secondo cui le disposizioni in esame “si applicano in ogni caso a tutti i compensi e indennità a qualsiasi titolo erogati agli amministratori delle società di capitali” intende confermare la ratio della norma, senza nel contempo differenziarne l’applicazione con esclusivo riferimento agli amministrato-ri di società di capitali. Anche nei confronti di questi ultimi, quindi, la disposizione in esame si applica ai compensi e alle indennità in denaro e in natura, comprese eventuali stock option, che eccedono l’importo di euro 1.000.000.

5.4.3 Adempimenti del sostituto d’imposta

L’art. 23, secondo comma, lett. d), D.P.R. 600/1073 dispone che i sostituti d’imposta operano la ritenuta sulla parte imponibile del TFR, delle indennità equipollenti e delle al-tre indennità e somme di cui all’art. 17, comma 1, lett. a), TUIR, con i criteri indicati nell’art. 19 TUIR.

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Capitolo 5 - Regime fi scale delle collaborazioni anche a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

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I sostituti d’imposta dovranno operare le ritenute ivi previste tenendo conto che in base alla disposizione in esame l’importo eccedente euro 1.000.000 concorre alla formazione del reddi-to complessivo.

Di conseguenza, i sostituti d’imposta effettueranno i calcoli relativi all’importo dell’inden-nità di fi ne rapporto che concorre alla formazione del reddito complessivo e contestualmente procederanno alla determinazione dell’imponibile e dell’aliquota di tassazione separata dell’indennità principale da assoggettare a tassazione separata secondo le indicazioni date.

Si ricorda che le modalità di tassazione delle indennità di fi ne rapporto di importo ecceden-te euro 1.000.000 trovano applicazione anche qualora il superamento del predetto importo si verifi chi per effetto di erogazioni non contestuali nel corso del medesimo periodo d’imposta o di erogazioni effettuate in diversi periodi d’imposta.

In presenza di indennità principale (TFR e indennità equipollenti) e di altre indennità e somme corrisposte nel medesimo periodo d’imposta da soggetti diversi (ad esempio, INPDAP per l’in-dennità principale e datore di lavoro per le altre indennità e somme), è necessario porre in esse-re un sistema di comunicazione tra i soggetti medesimi volto a consentire al sostituto d’imposta che eroga altre indennità e somme connesse alla cessazione del rapporto di lavoro (cessazione che ha generato il diritto all’indennità principale) la corretta tassazione delle somme erogate.

In particolare, il soggetto che eroga l’indennità principale è tenuto, su richiesta del datore di lavoro erogatore dell’altra indennità e somma, a fornire a quest’ultimo indicazioni in ordine all’importo complessivo dell’indennità principale erogata e all’aliquota di tassazione dell’in-dennità assoggettata al regime della tassazione separata. Detti elementi sono, infatti, neces-sari per determinare la corretta tassazione separata dell’altra indennità e somma.

Analoghe considerazioni valgono per i sostituti d’imposta tenuti ad applicare la ritenuta del 20 per cento a titolo di acconto sulla parte imponibile dei redditi di cui all’articolo 17, comma 1, lett. c) del TUIR, in base all’articolo 24 del DPR n. 600 del 1973 (TFM amministratori).

ASSISTENZA FISCALE E COLLABORATORE

Possono ottenere assistenza fi scale, rivolgendosi ad un CAF-dipendenti o ad un professionista abi-litato, anche i soggetti che posseggono soltanto redditi indicati all’art.50, comma 1, lett. c-bis), del TUIR (redditi di collaborazione coordinata e continuativa), almeno nel periodo compreso da giugno a luglio 2011 e conoscono i dati del sostituto che dovrà effettuare il conguaglio.

5.5 Tassazione del collaboratore non residente in Italia

L’art. 24, co. 1-ter, D.P.R. 600/1973 prevede l’applicazione della ritenuta a titolo di imposta del 30% sui compensi ex art. 50, comma 1, lett. c-bis) TUIR (compensi per collaborazione co-ordinate e continuativa) corrisposti a soggetti non residenti.

L’art. 23, comma 2, TUIR, alla lett. b) prevede che si considera prodotto in Italia, con con-seguente tassazione di tale provento nel nostro Paese, il reddito di collaborazione coordinata e continuativa corrisposto ad un soggetto non residente:

ASSISTENZA FISCALE E COLLABORATORE

- dallo Stato (una amministrazione pubblica);- da un soggetto residente nello Stato (persona fi sica, società o ente)- da una stabile organizzazione nel territorio stesso (di un soggetto non residente).

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64 Capitolo 5 - Regime fi scale delle collaborazioni anche a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

A differenza di quanto avviene per i redditi di lavoro dipendente, per i redditi di collabora-zione coordinata e continuativa, per verifi care se un reddito prodotto da un non residente è tassabile in Italia dovrà porsi attenzione non, come di consueto, al luogo di produzione del reddito (Italia), ma alla residenza del soggetto erogante (Italia) (v. circ. AE 67/2001 e 58/2001). Pertanto:

- se ad erogare il compenso ad un collaboratore non residente è un soggetto italiano, l’impo-sta è dovuta in Italia, indipendentemente dal luogo della prestazione;- se ad erogare il compenso ad un collaboratore non residente è un soggetto estero l’impo-sta non è dovuta in Italia nemmeno se l’attività è svolta nel nostro Paese.

Ai fi ni della predetta tassazione dovrà essere inoltre verifi cata, oltre alla normativa interna, il regime di convenzione esistente fra i due paesi per evitare le doppie imposizioni (modello OCSE).

A tale riguardo l’Assonime (circ. 25 gennaio 2001, n. 6 al punto 6), mancando una colloca-zione autonoma dei redditi di collaborazione coordinata e continuativa nel modello OCSE, det-ta i seguenti principi: - ai compensi derivanti da rapporti “tipici” di collaborazione, quali di amministratore o sin-daco, è applicabile l’art. 16 del modello OCSE, il quale prevede la tassazione nel Paese dove ha sede la società;- ai compensi derivanti da rapporti cosiddetti “atipici” (collaborazioni a progetto) è applicabi-le la disciplina di cui all’art. 15 del modello OCSE relativa al lavoro subordinato.

In virtù di quanto sopra riportato, per ciò che riguarda le collaborazioni a progetto, si deve ritenere che:

Caso I (Assenza convenzione internazionale contro le doppie imposizioni - Modello OCSE)

Committente: soggetto residente in Italia;Co.Co.Pro: soggetto non residente in Italia (applicazione art. 23, co. 2, TUIR);Luogo della prestazione: Italia o estero- il reddito prodotto è sempre imponibile in Italia;- il committente, all’atto del pagamento, deve effettuare una ritenuta a titolo di imposta del 30%.Caso II (Presenza convenzione internazionale contro le doppie imposizioni - Modello OCSE)

Caso II - ACommittente: soggetto residente in Italia;Co.Co.Pro: soggetto non residente in Italia (applicazione art. 15 Mod. OCSE);Luogo della prestazione: Italia - il reddito prodotto è imponibile in Italia indipendentemente dalla durata della prestazione in quanto, il compenso è corrisposto da un soggetto residente;- il committente, all’atto del pagamento, deve effettuare una ritenuta a titolo di imposta del 30%.Caso II – BCommittente: soggetto residente in Italia o all’estero;Co.Co.Pro: soggetto non residente in Italia (applicazione art. 15, co. 1 Mod. OCSE);Luogo della prestazione: Estero (luogo di residenza del Co.Co.Pro.)- il reddito prodotto non è imponibile in Italia indipendentemente dalla durata della prestazione

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Capitolo 5 - Regime fi scale delle collaborazioni anche a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

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5.6 Agevolazione per il rientro dei cervelli

Soggetti con diritto al benefi cio - I soggetti che hanno titolo ad accedere al benefi cio fi sca-le sono rientranti nelle seguenti due categorie (art. 1 legge 238/2010):

a) i cittadini dell’Unione europea, nati dopo il 1° gennaio 1969, in possesso di un titolo di laurea, che hanno risieduto continuativamente per almeno ventiquattro mesi in Italia e che, sebbene residenti nel loro Paese d’origine, hanno svolto continuativamente un’attività di lavoro dipen-dente, di lavoro autonomo o di impresa fuori di tale Paese e dell’Italia negli ultimi ventiquattro mesi o più, i quali vengono assunti o avviano un’attività di impresa o di lavoro autonomo in Italia e trasferiscono il proprio domicilio, nonché la propria residenza, in Italia entro tre mesi dall’assunzione o dall’avvio dell’attività;

b i cittadini dell’Unione europea, nati dopo il 1° gennaio 1969, che hanno risieduto continuativa-mente per almeno ventiquattro mesi in Italia e che, sebbene residenti nel loro Paese d’origine, hanno svolto continuativamente un’attività di studio fuori di tale Paese e dell’Italia negli ultimi ventiquattro mesi o più, conseguendo un titolo di laurea o una specializzazione post lauream, i quali vengono assunti o avviano un’attività di impresa o di lavoro autonomo in Italia e trasfe-riscono il proprio domicilio, nonché la propria residenza, in Italia entro tre mesi dall’assun-zione o dall’avvio dell’attività.

Il D.M. 3 giugno 2011 prevede che l’agevolazione fi scale si applichi a:

1) Cittadini dell’UE nati dopo il 1° gennaio 1969 (ai nati il 1° gennaio 1969 non spetta alcuna age-volazione) assunti o che avviano un’attività d’impresa o di lavoro autonomo in Italia trasferen-dovi il proprio domicilio, nonché la propria residenza entro 3 mesi dall’assunzione o dall’avvio dell’attività;

2) Cittadini dell’UE che, “a partire dalla data del 20 gennaio 2009” (modifi ca apportata dall’art. 29, co.16-quinqiues L. 14/2012, legge di conversione del D.L. 216/2011):

Prima categoria- sono in possesso di un titolo di laurea;- hanno risieduto continuamente per almeno 24 mesi in Italia;- negli ultimi due anni o più, hanno risieduto fuori dal proprio Paese d’origine e dall’Italia svol-

gendovi continuamente un’attività di lavoro dipendente di lavoro autonomo o d’impresa.Seconda categoria- hanno risieduto continuamente per almeno 24 mesi in Italia;- negli ultimi due anni o più, hanno risieduto fuori dal proprio Paese d’origine e dall’Italia conse-

guendovi un titolo di laurea o una specializzazione post lauream.

Applicazione per i redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente - A favore dell’applica-zione dei predetti benefi ci anche ai percettori di redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente, l’Agenzia delle Entrate (circ. 14/2012) precisa che “L’articolo 3 della legge, infatti, nel defi nire il contenuto dell’agevolazione, fa riferimento ai “redditi di lavoro dipendente” (cfr. paragrafo 2) nel cui ambito rientrano anche i redditi ad essi assimilati, cui si applicano le stesse regole di determinazione previste per i redditi di lavoro dipendente, in forza del rinvio contenuto nell’ar-

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66 Capitolo 5 - Regime fi scale delle collaborazioni anche a progetto

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ticolo 52, comma 1, del testo unico delle imposte sui redditi di cui al D.P.R. n. 917 del 1986 (di seguito TUIR), all’articolo 50 del medesimo TUIR. L’agevolazione è quindi applicabile, per esempio, ai redditi di collaborazione coordinata e continuativa o di collaborazione a progetto di cui alla lett. c-bis) dell’articolo 50 del TUIR e a quelli consistenti in somme corrisposte a titolo di borsa di studio di cui alla lett. c) del medesimo articolo 50 del TUIR”. Sul predetto punto l’Agenzia delle Entrate precisa che:- le dizioni “lavoratrici” e “lavoratori” utilizzate per individuare i soggetti benefi ciari identifi -cano tutti i soggetti percettori dei redditi oggetto del benefi cio fi scale;- sono agevolabili anche le attività di lavoro produttive di redditi assimilati ai redditi di lavo-ro dipendente elencati nell’art. 50 TUIR.

Durata dell’agevolazione - Il benefi cio decorre dalla data di assunzione e comunque per un periodo intercorrente dal 28 gennaio 2011 al 31 dicembre 2015 (termine prolungato dalla legge 14/2012). La circ. 14/E/2012 afferma pertanto che l’agevolazione fi scale dura per un massimo di 5 periodi di imposta e, precisamente, per quello in corso alla data di entrata in vigore della legge (2011) e per i quattro successivi (2012, 2013, 2014 e 2015).

Per ciò che riguarda i redditi di lavoro dipendente si ritiene si debba rispettare il principio di cassa allargato ex art. 51, co. 1, TUIR, pertanto potranno essere agevolati gli stipendi eroga-ti dal 28/1/2011 al 12 gennaio 2016 (salvo proroghe).

Benefi cio fi scale - il benefi cio fi scale consiste nella riduzione della base imponibile ai fi ni IRPEF nella misura pari al 70% per i lavoratori ed all’80% per le lavoratrici. Pertanto i sostitu-ti d’imposta opereranno le ritenute IRPEF sulle somme e i valori imponibili di cui all’art. 51 TUIR ridotti:- al 20% per le lavoratrici;- al 30% per i lavoratori.

In sostanza, il benefi ciario continuerà ad applicare le regole ordinarie di determinazione del reddito, previste dalle specifi che norme per ciascuna categoria di reddito (redditi di lavoro dipendente, redditi d’impresa e redditi di lavoro autonomo), salvo poi applicare la riduzione spettante (70% oppure 80%) al reddito imponibile determinato.

Tale agevolazione è valida anche per il calcolo delle addizionali regionali e comunali.Ai fi ni del calcolo delle detrazioni di lavoro dipendente e per carichi familiari nel formula di

calcolo, come reddito di riferimento, si prenderà il reddito giù abbattuto dell’agevolazione

5.7 Bonus e stock option per dirigenti e collaboratori del settore fi -nanziario

La legge n. 122 del 30 luglio 2010, di conversione, con modifi cazioni, del D.L. n. 78 del 31 maggio 2010, all’art. 33 ha previsto che sui compensi lordi erogati (dal 31 maggio 2010) sotto forma di bonus e stock option, che eccedono il triplo della parte fi ssa della retribuzione, at-tribuiti ai dipendenti che rivestono la qualifi ca di dirigenti nel settore fi nanziario nonché ai ti-tolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa nello stesso settore, è applicata una aliquota addizionale IRPEF del 10%.

Come precisato dal comma 2, art. 33, D.L. 78/2010, la predetta addizionale del 10% è trat-tenuta dal sostituto d’imposta al momento dell’erogazione dei suddetti emolumenti.

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Capitolo 5 - Regime fi scale delle collaborazioni anche a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

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Da ultimo, l’art. 23, comma 50-bis, D.L. 98/2011, convertito con modifi cazione nella legge 111/2011 (G.U. n. 164 del 16 luglio 2011) aggiungendo il comma 2-bis all’art. 33 D.L. 78/2010 ha previsto che l’applicazione dell’addizionale ai predetti compensi (stock option e bonus) dovrà avvenire “sull’ammontare che eccede l’importo corrispondente alla parte fi ssa della retribu-zione”. A tale riguardo l’Agenzia delle Entrate, con circolare 5 agosto 2011, n. 41, ha avuto modo di precisare che la modifi ca normativa, in vigore dal 17 luglio 2011 (art. 23, comma 50-ter, D.L. 98/2011), ha l’obiettivo di aumentare la quota di compensi variabili sui cui applicare l’addizionale del 10% dato che la base imponibile è ora pari all’ammontare delle retribuzioni variabili che ec-cede l’importo corrispondente alla parte fi ssa della retribuzione. Inoltre la circ. AE 41/2011 spe-cifi ca che il rinvio ad opera del novello comma 2-bis al comma 1 dell’art. 33 D.L. 78/2010 è ope-rato esclusivamente al fi ne di individuare l’ambito applicativo della disposizione in merito al:- profi lo soggettivo (tipologia di dipendente e settore),- profi lo oggettivo (bonus e stock option)

L’addizionale è trattenuta dal sostituto d’imposta, al momento dell’erogazione dei suddetti emolumenti, con le ordinarie regole previste per le imposte sul reddito, pertanto è necessario soffermarci sulle regole amministrative del prelievo e del versamento fi scale.

Le modalità applicative della predetta addizionale sono state chiarite dall’Agenzia delle En-trate, con circolare 15 febbraio 2011, n. 4, la quale (letta congiuntamente all’introduzione del comma 2-bis dell’art. 33 D.L. 78/2010 e alla circ. 41/E/2011) ha precisato i seguenti aspetti:

a) Ambito di applicazione oggettivo - Settore - Per “settore fi nanziario”, ai fi ni della predet-ta norma, si intendono le banche e gli altri enti fi nanziari, nonché gli enti e le altre società la cui attività consista in via esclusiva o prevalente nell’assunzione di partecipazioni. A tale fi ne sono pertanto comprese, a titolo esemplifi cativo: le banche; le società di gestione (Sgr); le società di intermediazione mobiliare (Sim); gli intermediari fi nanziari; gli istituti che svolgono attività di emissione di moneta elettronica; le società esercenti le attività fi -nanziarie indicate nell’art. 59, comma 1, lettera b), del Testo Unico Bancario; le holding che assumono e/o gestiscono partecipazioni in società fi nanziarie, creditizie o industriali.

b) Ambito di applicazione soggettivo – Soggetti - L’addizionale trova applicazione nei confronti dei dipendenti che rivestono la qualifi ca di dirigenti e collaboratori che operano nel settore fi nan-ziario come sopra indicato. Sono pertanto interessati alla predetta disposizione: i dirigenti così come inquadrati dal contratto collettivo di riferimento; i titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, sul presupposto che anche a tali fi gure possa essere attribuita un elevato grado di autonomia e potere decisionale come si evince dalla relazione illustrativa al decreto che menziona tra i destinatari della norma gli amministratori di società. Si fa presente che tale norma è applicabile anche ai dirigenti del settore bancario e fi nan-ziario che prestano la loro attività lavorativa all’estero, per i quali, ai fi ni dell’applicazione dell’aliquota addizionale del 10 per cento, occorrerà tener conto della retribuzione effettiva prevista dal contratto di lavoro, a prescindere dai criteri convenzionali di determinazione del relativo reddito da lavoro dipendente dettati dall’art. 51, comma 8-bis), TUIR.

c) Retribuzione imponibile e ambito oggettivo

Presupposto oggettivo per l’applicazione dell’aliquota addizionale è l’articolazione della re-tribuzione in una parte fi ssa e in una parte variabile (bonus /stock option).

I compensi da assoggettare all’aliquota addizionale del 10% devono essere individuati sulla base degli accordi contrattuali senza tener conto, pertanto, della rilevanza fi scale delle varie componenti retributive né del criterio temporale di individuazione del momento impositivo.

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68 Capitolo 5 - Regime fi scale delle collaborazioni anche a progetto

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Pertanto, a tal fi ne occorre considerare le componenti retributive fi sse previste dal contratto di lavoro o di collaborazione (al lordo quindi delle ritenute fi scali e previdenziali) e raffrontarle con la retribuzione variabile maturata per il medesimo anno.

Per quanto concerne gli emolumenti premiali erogati sottoforma di stock option si ritiene che esse rileveranno ai fi ni tributari in ragione del loro valore normale, individuato ai sensi dell’art. 9 TUIR, alla data in cui vengono assegnate al dirigente o al collaboratore, al netto delle somme da questi corrisposte.

L’Agenzia delle Entrate inoltre, con circolare 13 maggio 2011, n. 20, ha ulteriormente chia-rito che l’aliquota addizionale del 10% sui bonus nel caso di due distinti rapporti in capo al medesimo titolare (dirigente e co.co.co. come amministratore) deve essere applicata per cia-scuno dei due rapporti.

Soffermandoci sulla modifi ca normativa in vigore dal 17 luglio 2011 in merito alla determi-nazione dell’imponibile dell’addizionale aggiuntiva del 10% è bene evidenziare che:

Descrizione Dal 31 maggio 2010 al 16 lu-glio 2011

Dal 17 luglio 2011

Parametro di riferimento RAL* x 3 – Compenso annuo x 3**

RAL* - Compenso annuo

Imponibile Parte eccedente la RAL x 3 Parte eccedente la RAL

* Per RAL si intende la Retribuzione Annua Lorda composta dalla retribuzione fi ssa e dalle mensilità aggiuntive.** In caso di collaborazioni il parametro di riferimento sarà il compenso annuo lordo stabilito dal contratto.

Modalità applicative - Ruolo del sostituto d’imposta - L’aliquota addizionale non è inserita tra le aliquote IRPEF previste dall’art. 11 del TUIR essendo rivolta soltanto ad alcune categorie di contribuenti e non alla generalità; si confi gura, pertanto, come un prelievo d’imposta indi-pendente dall’IRPEF anche se ne mutua la disciplina per quanto concerne l’accertamento, la riscossione, le sanzioni e il contenzioso.

Trattandosi di una tassazione aggiuntiva ma distinta dall’applicazione dell’IRPEF ordinaria, l’addizionale, in particolare:- non concorre all’importo sul quale possono essere fatte valere le eventuali detrazioni d’im-

posta; - non rileva nella determinazione dell’aliquota media da applicare ai fi ni della tassazione

separata; - non deve essere considerata nell’imposta italiana che costituisce il limite entro cui può

essere attribuito il credito d’imposta per l’imposta pagata all’estero. L’addizionale può essere oggetto di compensazione sia interna che esterna.Ai sensi dell’art. 33 D.L. 78/2010, l’addizionale è trattenuta dal sostituto d’imposta al mo-

mento di erogazione dei bonus e delle stock option, ed è da questi versata utilizzando i codici tributo istituiti con Risoluzione 4 gennaio 2011, n. 1/E.

Nel rispetto del principio di cassa, che regola il momento impositivo per la categoria del reddito di lavoro dipendente e assimilato, il prelievo deve essere operato al momento dell’ero-gazione della parte delle componenti variabili che eccedano il limite utile per l’assoggetta-mento.

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Capitolo 5 - Regime fi scale delle collaborazioni anche a progetto

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Qualora le predette componenti variabili (bonus/stock option) siano rateizzati in più periodi d’imposta, l’addizionale troverà applicazione nel momento in cui, tenuto conto delle preceden-ti corresponsioni, si verifi cherà il superamento del limite previsto dalla norma. La parte fi ssa della retribuzione di riferimento sarà sempre quella contrattuale dell’anno di maturazione del premio stesso.

Nell’ipotesi in cui il datore di lavoro sia un soggetto estero, non tenuto agli obblighi di so-stituzione in Italia, sarà il lavoratore dipendente residente che dovrà determinare e versare la maggiore imposta con le medesime modalità di versamento dell’IRPEF (versamento in via autonoma con codice tributo 1684 v. Ris. 9 marzo 2011, n. 29/E).

Prima applicazione - In merito alla prima applicazione prevista dal D.L. 78/2010, il predet-to maggior prelievo trovava applicazione sui compensi variabili corrisposti a partire dal 31 maggio 2010, anche se maturati in anni precedenti. Tuttavia, solo per l’anno 2010, l’Agenzia delle Entrate, con risoluzione 11 marzo 2011, n. 31/E, ha precisato che considerando “le obiet-tive condizioni di incertezza sulla portata e sulle modalità di applicazione della tassazione sugli emolumenti variabili in oggetto, chiarite attraverso i richiamati provvedimenti di prassi, si ritiene che i sostituti d’imposta, che non abbiano operato le ritenute a titolo di addizionale al momento dell’erogazione dei suddetti compensi, possano provvedervi in sede di conguaglio senza applicazione di sanzioni, in ossequio al principio sancito dallo Statuto del contribuente (art. 10, comma 3, legge 212/2000)”.

Versamento dell’imposta -

L’ AE, con risoluzione 4 gennaio 2011, n. 1, ha precisato che la predetta addizionale deve essere trattenuta dal sostituto d’imposta nel momento dell’erogazione degli emolumenti e versata, mediante modello F24, entro il 16 del mese successivo. A tale scopo, deve essere utilizzato, in linea generale, il codice tributo 1033, da riportare nella sezione “Erario”, in cor-rispondenza delle somme indicate nella colonna “Importi a debito versati”.

Per alcune situazioni particolari, sono stati previsti i seguenti altri codici:

1054 (addizionale su compensi maturati in Sicilia e versata fuori regione) 1055 (addizionale su compensi maturati in Sardegna e versata fuori regione) 1056 (addizionale su compensi maturati in Valle d’Aosta e versata fuori regione) 1059 (addizionale versata in Sicilia, Sardegna e Valle d’Aosta su compensi maturati fuori da quelle

regioni)

Nel modello F24 devono essere indicati anche il mese e l’anno cui l’addizionale si riferisce, nei campi, rispettivamente, “rateazione/regione/prov./mese rif.” e “Anno di riferimento”.

Con risoluzione 9 marzo 2011, n. 29, l’Agenzia delle Entrate ha inoltre istituito il codice tri-buto 1684 utilizzabile dai dipendenti che provvedono autonomamente al versamento dell’im-posta “supplementare” perché i loro datori di lavoro sono esteri e, quindi, non tenuti agli ob-blighi previsti in Italia per i sostituti d’imposta.

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Capitolo 6

GESTIONE PREVIDENZIALE E ASSICURATIVA

DEI COLLABORATORI A PROGETTO

6.1 Obbligo di iscrizione alla Gestione separata INPS

I titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa o a progetto sono obbligati all’iscrizione in apposita gestione separata presso l’INPS.

6.1.1 Soggetti obbligati ed esclusi

Oltre che per i lavoratori a progetto, l’iscrizione alla gestione separata INPS è obbligatoria per:

● i soggetti titolari di reddito di lavoro autonomo la cui attività non è inquadrata in nessun albo od elenco disciplinato da norme di legge;

● i soggetti titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa;● i venditori a domicilio;● gli agenti mandatari della SIAE;● gli spedizionieri doganali;● gli associati in partecipazione (con decorrenza 1° gennaio 2004);● i lavoratori occasionali solo nel caso in cui il reddito annuo sia superiore a 5.000 euro (con de-

correnza 1° gennaio 2004).

Sono, invece, esclusi dalla contribuzione INPS i soggetti titolari di:

● redditi derivanti dall’utilizzazione economica, da parte dell’autore o inventore, di opere dell’in-gegno, di brevetti industriali e di processi, di formule o informazioni relative ad esperienze acquisite in campo industriale, commerciale o scientifi co;

● partecipazioni agli utili per i soci promotori o fondatori;● indennità per la cessazione dei rapporti di agenzia;● redditi derivanti dallo svolgimento di lavori socialmente utili (art. 9, comma 20, D.L. 1° ottobre

1996, n. 510, convertito dalla legge 28 novembre 1996, n. 608);● redditi di raccomandatari marittimi.

Inoltre, sono esclusi i compensi dei giudici di pace, quelli erogati dai professionisti ai propri familiari e le indennità degli amministratori locali.

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72 Capitolo 6 - Gestione previdenziale e assicurativa dei collaboratori a progetto

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6.1.2 Denuncia di iscrizione

I soggetti obbligati al contributo devono provvedere ad iscriversi presso l’INPS entro la data di inizio della collaborazione utilizzando un apposito modello disponibile nella sezione modu-listica del sito dell’INPS.

La domanda di iscrizione deve contenere la tipologia dell’attività svolta, il numero di codice fi scale, il domicilio e, nelle ipotesi di collaborazione coordinata e continuativa, anche i dati del committente (denominazione, codice fi scale, indirizzo della sede amministrativa o della fi lia-le), in tale ipotesi occorre altresì allegare copia del contratto (in ogni caso l’omessa presenta-zione della copia del contratto non determina il disconoscimento del contratto a progetto).

L’INPS competente può essere indifferentemente la sede nel cui ambito territoriale ha la sede amministrativa (ovvero una fi liale) l’azienda committente o quella dove il collaboratore ha la residenza o l’abituale dimora.

All’INPS dovrà essere comunicata altresì la cessazione dell’attività. A decorrere dal 1.1.2011, l’iscrizione alla gestione separata e le successive comunicazioni

di variazione devono essere effettuate esclusivamente per via telematica.

6.1.3 Collaboratori cittadini UE non residenti

Sono obbligati all’iscrizione alla gestione separata all’INPS anche i collaboratori cittadini UE non residenti. Difatti, a seguito dell’entrata in vigore dei nuovi regolamenti dell’UE in ma-teria di sicurezza sociale, il Ministero del lavoro, con riferimento agli obblighi contributivi per i collaboratori a progetto non residenti, ha precisato che:

● il lavoratore che esercita l’attività in due o più stati membri o dipende da più datori di lavoro aventi sede in più Stati membri diversi: rimane soggetto alla legislazione dello Stato di resi-denza se esercita abitualmente detta sua attività in tale Stato per una parte sostanziale;

● il lavoratore che non esercita attività abituale nello Stato di residenza: sarà sottoposto alla legislazione dello Stato in cui ha sede o il domicilio il datore di lavoro che lo occupa;

● il lavoratore che esercita abitualmente un’attività subordinata ed una autonoma in più Stati: sarà sottoposto alla legislazione dello Stato membro in cui esercita attività subordinata.

Le parti coinvolte devono osservare i seguenti adempimenti:

- il lavoratore: deve informare l’istituzione compente dello Stato di residenza;- l’istituzione dello Stato di residenza del lavoratore: individua la legislazione applicabile

all’interessato; informa della scelta le istituzioni degli altri Stati membri in cui il lavoratore presta la propria attività;

- l’istituzione ritenuta compente: informa il lavoratore e il datore di lavoro dei relativi obblighi fornendo il supporto per l’espletamento delle formalità;

- il datore di lavoro la cui sede è sita fuori dallo Stato membro competente: è tenuto ad adempiere all’obbligo contributivo previsto dalla legislazione applicabile al lavoratore inte-ressato (quella prevista nello Stato membro competente). Il datore di lavoro e il lavoratore possono convenire (accordo da notifi care all’Istituzione competente) che i versamenti con-tributivi vengano eseguiti direttamente dal lavoratore.

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Capitolo 6 - Gestione previdenziale e assicurativa dei collaboratori a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

73

6.1.4 Imponibile e aliquote contributive

L’imponibile da assoggettare al contributo è costituito dall’ammontare del compenso per-cepito determinato sulla base delle norme fi scali. Per l’anno 2012 sono previste le seguenti aliquote:● soggetti iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie o titolari di pensione: 18%;● altri soggetti: 27,72% (27,00 aliquota IVS più 0,72 di aliquota aggiuntiva) per i redditi fi no a

euro 96.149,00 (massimale IVS).

GESTIONE SEPARATA INPS - ALIQUOTE CONTRIBUTIVE

Anno Soggetti senza altra copertura previden-ziale

Soggetti con altra copertura previden-ziale

Soggetti titolari di pensione diretta

1996/1997 10,00% 10,00% 10,00%

1998/1999 12,00% 10,00% 10,00%

2000/2001 13,00% 10,00% 10,00%

2002 14,00% 10,00% 10,00%

2003 14,00% 10,00% 12,50%

2004 17,80% 10,00% 15,00%

2005 18,00% 10,00% 15,00%

2006 18,20% 10,00% 15,00%

Fino al 6.11.2007 23,50% 16,00% 16,00%

dal 7.11.2007 23,72% 16,00% 16,00%

2008 24,72% 17,00% 17,00%

2009 25,72% 17,00% 17,00%

2010 26,72% 17,00% 17,00%

2011 26,72% 17,00% 17,00%

2012 27,72% 18,00% 18,00%

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74 Capitolo 6 - Gestione previdenziale e assicurativa dei collaboratori a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

GESTIONE SEPARATA INPS - ALIQUOTE DI COMPUTOAnno Non iscritti ad altra forma

di previdenza obbligatoriaPensionati diretti

Pensionati indiretti o iscritti ad al-tra gestione

Associati in partecipazione

1996 10,00% 10,00% 10,00%

1997 10,00% 10,00% 10,00%

1998 12,50% 10,00% 10,00%

1999 12,50% 10,00% 10,00%

2000 14,50% 10,00% 10,00%

2001 14,50% 10,00% 10,00%

2002 15,50% 10,00% 10,00%

2003 15,50% 12,50% 10,00%

2004 Reddito fi no a euro 37.883 19,30%

Reddito ol-tre a euro 37.88320,00%

15,00% 10,00% Reddito fi no a euro 37.88319,30%

Reddito oltre a euro 37.883 20,00%

2005 Reddito fi no a euro 38.64119,50%

Reddito ol-tre a euro 38.64120,00%

15,00% 10,00% Reddito fi no a euro 38.64119,50%

Reddito oltre a euro 38.64120,00%

2006 Reddito fi no a e 39.29719,70%

Reddito oltre a e 39.297 20,00%

15,00% 10,00% Reddito fi no a euro 39.297 19,70%

Reddito oltre a euro 39.29720,00%

Non iscritti ad altra forma di previdenza obbligatoria (tutte le categorie)

Pensionati o iscritti ad altra forma pensionistica obbliga-toria (tutte le categorie)

2007 23,00% 16,00%

2008 24,00% 17,00%

2009 25,00% 17,00%

2010 26,00% 17,00%

2011 26,00% 17,00%

2012 27,00% 18,00%

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Capitolo 6 - Gestione previdenziale e assicurativa dei collaboratori a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

75

APPLICAZIONE MASSIMALE IVSLe predette aliquote del 27,72 per cento e del 18,00 per cento, sono applicabili, con i criteri sopra esposti, facendo riferimento ai redditi conseguiti dagli iscritti alla Gestione separata fi no al rag-giungimento del massimale di reddito previsto dall’articolo 2, comma 18, della legge n. 335/1995, che per l’anno 2012 è pari a euro 96.149,00 (circ. INPS 9 febbraio 2012, n. 21).

6.1.5 Aumento contributivo

Il comma 1, lett. g), art. 46-bis, legge n. 134/2012, modifi cando l’articolo 2, comma 57, della legge n. 92/2012, ha fatto slittare di un anno l’aumento dei contributi dovuti alla Gestio-ne separata per i non iscritti ad altre forme pensionistiche per i quali la contribuzione resterà pari al 27% anche per il 2013, passerà al 28% per l’anno 2014, al 30% per l’anno 2015, al 31% per il 2016, al 32% per il 2017 e al 33% a decorrere dall’anno 2018 (a tale contribuzione dovrà essere aggiunta l’aliquota contributiva dello 0,72% a titolo assistenziale).

Per gli assicurati iscritti ad altre forme pensionistiche, invece, è stato deciso un aumento della contribuzione che per l’anno 2013 è fi ssata al 20%, per il 2014 al 21%, per il 2015 al 22% e, a decorrere dall’anno 2016, sarà pari al 24%.

GESTIONE SEPARATAAnno Aliquota per non iscritti ad altra forma

pensionisticaAliquota per soggetti iscritti ad altre for-me pensionistiche

2012 27,72% 18%

2013 27,72% 20%

2014 28,72% 21%

2015 30,72% 22%

2016 31,72% 24%

2017 32,72% 24%

2018 33,72% 24%

6.1.6 Compensi corrisposti ai collaboratori entro il 12 gennaio

Per il versamento dei contributi in favore dei collaboratori, i cui compensi ai sensi dell’articolo 34 della legge 21 novembre 2000, n. 342 sono assimilati ai redditi da lavoro dipendente, trova tuttora applicazione il disposto del primo comma dell’articolo 51 TUIR, in base al quale le somme corrispo-ste entro il giorno 12 del mese di gennaio si considerano percepite nel periodo d’imposta preceden-te (c. d. principio di cassa allargato). Da ciò consegue che i compensi erogati ai collaboratori entro la data del 12 gennaio dell’anno successivo e riferiti a prestazioni effettuate entro il 31 dicembre dell’anno sono da calcolare con le aliquote contributive in vigore nell’anno di maturazione.

Versamenti

I committenti devono versare il contributo in base all’imponibile come sopra indicato.Il contributo è posto per un terzo a carico dell’iscritto alla gestione separata (trattenuta in cedolino paga) e per due terzi a carico del soggetto che eroga i compensi.

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76 Capitolo 6 - Gestione previdenziale e assicurativa dei collaboratori a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

- segue -

I versamenti devono essere effettuati utilizzando il modello F24 entro il giorno 16 del mese suc-cessivo a quello di corresponsione del compenso.Codici da utilizzare nella sezione INPS del modello F24:CXX = 27,72%C10 = 18%

Denuncia mensile

I sostituti d’imposta tenuti al versamento del contributo alla gestione separata sono obbligati a trasmettere le retribuzioni dei collaboratori all’INPS mensilmente, per via telematica tramite Uni-Emens.

6.1.7 Omesso versamento delle ritenute

L’art. 39 della legge n. 183/2010 ha stabilito che l’omesso versamento delle ritenute previden-ziali e assistenziali operate sui compensi dei lavoratori a progetto e dei titolari di contratti di colla-borazione coordinata e continuativa, iscritti alla gestione separata di cui all’art. 2, comma 26 della legge 8 agosto 1995, n. 335, confi gura l’ipotesi di reato prevista dall’art. 2, commi 1-bis, 1-ter, 1-quater, del decreto-legge n. 463/1983, convertito con modifi cazioni dalla legge n. 638/1983.

La circolare Inps n. 71 del 4 maggio 2011 ha chiarito che nei confronti dei committenti ina-dempienti è prevista l’attivazione di un procedimento che prevede l’obbligo della contestazione o della notifi ca dell’avvenuto accertamento della violazione, che contiene l’intimazione ad adempiere entro tre mesi. Il pagamento del dovuto entro tale termine, infatti, determina la non punibilità del committente, mentre trascorsi i tre mesi insorge l’obbligo della denuncia di rea-to all’Autorità Giudiziaria, anche in presenza di avvenuto adempimento.

Sempre nella circolare Inps n. 71/2011 si trova il chiarimento sul campo di applicazione dell’art. 39 della legge n. 183/2010 che opera esclusivamente nei confronti dei committenti che si avvalgono delle prestazioni lavorative effettuate dai soggetti appartenenti a tutte le catego-rie indicate all’art. 50 comma 1, lett. c-bis), del D.P.R. 22 dicembre 1986, n. 917 (Tuir), con rife-rimento ai rapporti di collaborazione coordinate e continuativa, anche nella modalità a proget-to, che hanno per oggetto la prestazione di attività svolte senza vincolo di subordinazione.

6.1.8 Collaborazione coordinate e continuativa e UniEmens

Documento tecnico 13 agosto 2012 release 2.0 e relativo allegato

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Capitolo 6 - Gestione previdenziale e assicurativa dei collaboratori a progetto

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78 Capitolo 6 - Gestione previdenziale e assicurativa dei collaboratori a progetto

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Capitolo 6 - Gestione previdenziale e assicurativa dei collaboratori a progetto

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- segue -

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80 Capitolo 6 - Gestione previdenziale e assicurativa dei collaboratori a progetto

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- segue -

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Capitolo 6 - Gestione previdenziale e assicurativa dei collaboratori a progetto

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82 Capitolo 6 - Gestione previdenziale e assicurativa dei collaboratori a progetto

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- segue -

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Capitolo 6 - Gestione previdenziale e assicurativa dei collaboratori a progetto

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83

- segue -

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84 Capitolo 6 - Gestione previdenziale e assicurativa dei collaboratori a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

6.2 Gestione assicurativa INAIL

I collaboratori e i lavoratori a progetto devono assolvere anche l’obbligo di assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali (ex D.Lgs. 38/2000 art. 5).

Per la determinazione del premio assicurativo da corrispondere occorre fare riferimento:● ai compensi percepiti dal collaboratore;● al tasso applicabile all’attività svolta;● al minimale e al massimale di rendita stabilito per il settore industriale annualmente tra-

mite decreto.

L’ammontare del premio assicurativo è ripartito nella misura di un terzo a carico del lavo-ratore (trattenuto in busta paga) e di due terzi a carico del datore di lavoro.

Il decreto ministeriale 22 maggio 2012 ha rivaluta le prestazioni economiche erogate dall’I-stituto nel settore industriale con decorrenza 1° gennaio 2012 stabilendo il minimale e il mas-simale di rendita nelle misure di Ð 15.514,80 e di Ð 28.813,20.

Sulla base di tali importi, si aggiornano i limiti di retribuzione imponibile per il calcolo dei premi assicurativi per le collaborazioni coordinate e continuative.

La circolare INAIL 5 settembre 2012, n. 42, ha indicato le prime istruzioni operative. La predetta circolare precisa che:

Lavoratori Parasubordinati:

minimo mensile: 1.292,90massimo mensile: 2.401,10

Prestazioni Occasionali:

minimo mensile: 1.292,90massimo mensile: 2.401,10minimo giornaliero: 51,72massimo giornaliero: 96,04

Pertanto: se il compenso è inferiore al minimale di rendita: il premio INAIL dovrà essere calcolato sul minimale di rendita; se il compenso è superiore al massimale di rendita: il pre-mio INAIL dovrà essere calcolato sul massimale di rendita; se il compenso mensile è di valore tra il minimale e il massimale di rendita: il premio INAIL dovrà essere calcolato sul compenso effettivo.

6.2.1 Premio assicurativo e rapporto con più committenti

La circolare INAIL 32/2000 affronta il caso del collaboratore con più committenti ai fi ni del calcolo del premio. In particolare la predetta circolare INAIL precisa che i parametri annuali (minimale e massimale) sono, peraltro, divisibili in tanti dodicesimi per quanti sono i mesi, o frazione di mese, di durata del rapporto di collaborazione.

Ai fi ni della determinazione della base imponibile da assoggettare a contribuzione, si rende pertanto necessario distinguere le ipotesi di compensi derivanti da:

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Capitolo 6 - Gestione previdenziale e assicurativa dei collaboratori a progetto

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

85

a) un unico rapporto intrattenuto con un solo committente;b) due o più rapporti intrattenuti con committenti diversi;c) due o più rapporti intrattenuti con un unico committente.

Unico rapporto intrattenuto con un solo committente - Da quanto già innanzi indicato, risulta evidente che, in caso di durata annuale del rapporto di collaborazione, la base imponibile sul-la quale determinare il premio dovuto è pari all’intera misura dei compensi corrisposti, nei li-miti stabiliti ai sensi del succitato art. 116 del Testo Unico. Diversamente, per i rapporti di la-voro di durata inferiore all’anno, la misura dei compensi deve essere preliminarmente ripartita per i mesi, o frazione di mese, di durata del rapporto. Se il compenso medio mensile così ottenuto è di importo compreso fra i limiti del minimale e massimale mensile di riferi-mento, esso, moltiplicato per i mesi di durata del rapporto, costituirà la base imponibile per il calcolo del premio. Qualora il compenso medio mensile risulta, invece, di importo inferiore o superiore al minimale o massimale mensile, la base imponibile sarà comunque pari a detto minimale o massimale, moltiplicato per i mesi di durata del rapporto.

b) Due o più rapporti intrattenuti con committenti diversi, di durata totalmente o parzialmente coincidente - Considerata la peculiarità dei rapporti di che trattasi, è frequente che il medesi-mo collaboratore intrattenga due o più rapporti con diversi committenti, anche contempora-neamente. Preliminarmente, al fi ne di procedere alla corretta determinazione della base im-ponibile relativa a ciascun rapporto di lavoro, il collaboratore è tenuto a comunicare a ciascuno dei committenti i compensi stabiliti per ogni rapporto contemporaneamente intrattenuto.Conseguentemente, ciascuno dei committenti, che è peraltro tenuto all’assolvimento di tutti gli adempimenti previsti per i datori di lavoro, dovrà determinare l’imponibile contributivo per la quota di competenza. A tale scopo, egli procederà a:- a determinare il compenso medio mensile, calcolato suddividendo l’importo complessivo

dei compensi stabiliti per i mesi o frazione di mese di durata del rapporto;- a sommare l’importo così ottenuto con i compensi medi mensili relativi agli altri commit-

tenti;- a denunciare, nel caso in cui detta somma risulti essere compresa fra i succitati limiti mi-

nimo e massimo mensile, quanto effettivamente stabilito per ciascun mese di durata del rapporto di collaborazione; ovvero

- a denunciare, qualora la medesima somma risulti essere inferiore all’imponibile minimale mensile, quota parte del minimale mensile medesimo determinata in base alla stessa per-centuale derivante dal rapporto tra i compensi globali mensili spettanti al lavoratore e quanto mensilmente stabilito per il rapporto di collaborazione; ovvero - a denunciare, qua-lora la somma stessa risulti essere superiore all’imponibile massimale mensile, quota parte del medesimo massimale mensile determinata in base alla stessa percentuale deri-vante dal rapporto tra i compensi globali mensili spettanti al lavoratore e quanto mensil-mente stabilito per il rapporto di collaborazione.b) Due o più rapporti intrattenuti con un solo committente di durata totalmente o parzialmente

coincidente - In questa ipotesi il committente determinerà la base imponibile relativa a ciascun rapporto di collaborazione seguendo i criteri come sopra già evidenziati sub b), nel rispetto dei menzionati limiti annuali, minimo e massimo, tenendo peraltro conto della totale o parziale coincidenza di durata dei rapporti stessi.

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Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

Capitolo 7

ASSOCIAZIONE IN PARTECIPAZIONE

Art. 2549 c.c. ante riforma Art. 2549 c.c. post riforma

Con il contratto di associazione in parteci-pazione l’associante attribuisce all’associato una partec ipazione agli utili della sua impre-sa o di uno o più affari verso il corrispettivo di un determinato apporto.

Con il contratto di associazione in partecipa-zione l’associante attribuisce all’associato una partecipazione agli utili della sua impresa o di uno o più affari verso il corrispettivo di un de-terminato apporto.Qualora l’apporto dell’associato consista anche in una prestazione di lavoro, il numero degli associati impegnati in una medesima attività non può essere superiore a tre, indipendente-mente dal numero degli associanti, con l’uni-ca eccezione nel caso in cui gli associati siano legati all’associante da rapporto coniugale, di parentela entro il terzo g8rado o di affi nità en-tro il secondo. In caso di violazione del divieto di cui al presente comma, il rapporto con tut-ti gli associati il cui apporto consiste anche in una prestazione di lavoro si considera di lavoro subordinato a tempo indeterminato

Art. 2550 c.c. ante riforma Art. 2550 c.c. post riforma

Salvo patto contrario, l’associante non può at-tribuire partecipazioni per la stessa impresa o per lo stesso affare ad altre persone senza il consenso dei precedenti associati.

Idem

Art. 2551 c.c. ante riforma Art. 2551 c.c. post riforma

I terzi acquistano diritti e assumono obbliga-zioni soltanto verso l’associante.

Idem

Art. 2552 c.c. ante riforma Art. 2552 c.c. post riforma

La gestione dell’impresa o dell’affare spetta all’associante. Il contratto può determinare quale controllo possa esercitare l’associato sull’impresa o sullo svolgimento dell’affare per cui l’associazione è stata contratta.In ogni caso l’associato ha diritto al rendiconto dell’affare compiuto, o a quello annuale della gestione se questa si protrae per più di un anno.

Idem

– continua –

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88 Capitolo 7 - Associazione in partecipazione

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

- segue -

Art. 2553 c.c. ante riforma Art. 2553 c.c. post riforma

Salvo patto contrario, l’associato partecipa alle perdite nella stessa misura in cui par-tecipa agli utili, ma le perdite che colpiscono l’associato non possono superare il valore del suo apporto

idem

Art. 2554 c.c. ante riforma Art. 2554 c.c. post riforma

Le disposizioni degli artt. 2551 e 2552 si ap-plicano anche al contratto di cointeressenza agli utili di una impresa senza partecipazio-ne alle perdite, e al contratto con il quale un contraente attribuisce la partecipazione agli utili e alle perdite della sua impresa, senza il corrispettivo di un determinato apporto.Per le partecipazioni agli utili attribuite ai prestatori di lavoro resta salva la disposizio-ne dell’art. 2102.

idem

Art. 86, co. 2, D.Lgs. 276/2003 ante riforma Art. 86, co. 2, D.Lgs. 276/2003 post riforma

2. Al fi ne di evitare fenomeni elusivi della di-sciplina di legge e contratto collettivo, in caso di rapporti di associazione in partecipazione resi senza una effettiva partecipazione e ade-guate erogazioni a chi lavora, il lavoratore ha diritto ai trattamenti contributivi, economici e normativi stabiliti dalla legge e dai contratti collettivi per il lavoro subordinato svolto nel-la posizione corrispondente del medesimo settore di attività, o in mancanza di contrat-to collettivo, in una corrispondente posizio-ne secondo il contratto di settore analogo, a meno che il datore di lavoro, o committente, o altrimenti utilizzatore non comprovi, con idonee attestazioni o documentazioni, che la prestazione rientra in una delle tipologie di lavoro disciplinate nel presente decreto ovvero in un contratto di lavoro subordina-to speciale o con particolare disciplina, o in un contratto nominato di lavoro autonomo, o in altro contratto espressamente previsto nell’ordinamento.

abrogato

7.1 Presupposti giuridici e natura del contratto

L’associazione in partecipazione è regolamentata dal Titolo VII del Libro V del codice civile, in particolare dagli artt. 2549-2554 c.c.

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Capitolo 7 - Associazione in partecipazione

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

89

Con la predetta fattispecie negoziale l’associante attribuisce al lavoratore associato una partecipazione agli utili della sua impresa o di uno o più affari verso il corrispettivo di un ap-porto sussistente in prestazioni lavorative (art. 2549 c.c.), per cui, come insegna la giurispru-denza, la funzione economico-sociale e la causa giuridica del contratto vanno ravvisate nello scambio corrispettivo e sinallagmatico tra l’apporto dell’associato all’impresa dell’associante e il vantaggio economico che quest’ultimo si impegna a riconoscere al primo.

In sostanza l’apporto ha un carattere strumentale per lo svolgimento dell’attività volta al risultato e/o all’obiettivo fi nale.

La defi nizione codicistica ha fatto propendere la dottrina maggioritaria per la collocazione dell’associazione in partecipazione tra i contratti di scambio piuttosto che tra quelli associati-vi; difatti, la descrizione normativa dei due elementi fondamentali della disciplina contrattuale, la partecipazione agli utili contro l’apporto dell’associato, è essenziale all’individuazione della fi sionomia della causa negoziale. Inoltre, a differenza di quanto accade nei contratti associati-vi, l’associazione in partecipazione non porta alla costituzione di un nuovo soggetto o di un nuovo ed autonomo patrimonio, fermo restando che le due parti, associante ed associato, non uni-scono le proprie prestazioni per la realizzazione di un risultato comune, ma mantengono sco-pi radicalmente distinti.

Per quanto riguarda le caratteristiche del contratto, esso è sicuramente consensuale, bila-terale, di durata, a forma libera ed aleatorio.

7.2 Parti e diritto alla gestione

Il contratto si delinea sulla matrice di due soggetti: l’associante e l’associato- L’art. 2549 del codice civile definisce il contratto di associazione in partecipazione come lo stru-mento negoziale mediante il quale: “l’associante attribuisce all’associato una partecipa-zione agli utili della sua impresa o di uno o più affari verso il corrispettivo di un determi-nato apporto”.

La gestione dell’impresa rimane, in via generale e assoluta, in capo al solo associante, ma il contratto deve determinare le forme e i limiti del controllo che può essere esercitato dall’associato sull’attività aziendale o sullo svolgimento di singole parti del ciclo produttivo od organizzativo per cui l’associazione in partecipazione viene contratta.

L’associante ha il pieno diritto di gestire l’impresa (o i singoli affari) oggetto del contratto di associazione in partecipazione, difatti il comma 1 dell’art. 2552 c.c. recita che “la gestione dell’impresa o dell’affare spetta all’associante”, di conseguenza “i terzi acquistano diritti e assumono obbligazioni soltanto verso l’associante” (art. 2551 cod. civ.), che rimane esclusivo responsabile illimitatamente delle obbligazioni assunte.

Diritto di controllo e di informazione - Le parti possono concordare specifi che modalità di controllo che l’associato può esercitare nella gestione dell’impresa e, in ogni caso, l’associato, ai sensi del comma 3 dell’art. 2552 c.c., vanta un diritto personale al rendiconto della gestione periodica o annuale se la propria associazione si protrae per più di un anno.

Inoltre, salvo patto contrario che può trovare espressa previsione contrattuale, l’associante non può attribuire partecipazioni per la stessa impresa ad altre persone, senza il consenso dei lavoratori già associati (art. 2550 cod. civ.). Tuttavia l’associante può stipulare liberamente ul-teriori contratti di associazione in partecipazione con apporto di lavoro quando i primi associa-ti sono del tutto esonerati dal partecipare alle perdite (art. 2554 cod. civ.).

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90 Capitolo 7 - Associazione in partecipazione

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

7.3 Partecipazione agli utili e alle perdite

La partecipazione dell’associato agli utili è l’elemento essenziale del contratto di associa-zione in partecipazione; in caso di assenza di partecipazione il contratto è nullo.

L’associato partecipa, ai sensi dell’art. 2553 c.c., anche alle perdite nella stessa misura in cui par-tecipa agli utili, ma le perdite non possono comunque superare il valore del suo apporto associativo.

È bene far presente che la Corte di Cassazione con sentenza 21 febbraio 2012, n. 2496, ha affermato un nuovo principio secondo il quale, muovendo dal presupposto che il rischio d’im-presa deve essere inteso con riguardo tanto agli utili quanto alle perdite, vi è l’inconfi gurabili-tà di un contratto di associazione in partecipazione che preveda, a fronte dell’apporto lavora-tivo dell’associato, la mera cointeressenza agli utili senza partecipazione alle perdite

L’ASSOCIATO

L’apporto dell’associato può essere di qualsiasi natura ma comunque deve essere strumentale per l’esercizio dell’impresa o dell’affare. Il contenuto dell’apporto può consistere in:- una somma di denaro;- nel conferimento in proprietà o in godimento di beni mobili o immobili;- una prestazione lavorativa;- una causa mista di lavoro e capitale.L’associato, in effetti, partecipa alle perdite nella stessa misura in cui partecipa agli utili, ma le perdite non possono comunque superare il valore del suo apporto associativo (art. 2553 c.c.).Affi nché i rapporti di lavoro di fatto instaurati siano confacenti alle previsioni codicistiche occorre, anzitutto, che i lavoratori interessati non prestino la loro opera in modo che la stessa si risolva nella mera esecuzione delle modalità tipiche di esplicazione del lavoro dipendente, seguendo le specifi che indicazioni e senza l’indispensabile potere di autonomo controllo gestorio, che un vero rapporto associativo inevitabilmente prescrive.

7.4 Associazione e lavoro subordinato

Come si è affermato in precedenza è del tutto legittimo un apporto conferito da parte dell’associato sotto forma della propria prestazione d’opera lavorativa compiuta all’interno dell’impresa o nel quadro dell’affare gestiti dall’associante.

Il problema che sorge, soprattutto in fase ispettiva, è tracciare la distinzione tra la fi gura contrattuale dell’associazione in partecipazione in cui l’apporto dell’associato consista in una sua prestazione d’opera e il rapporto di lavoro subordinato in cui il lavoratore sia retribuito con una partecipazione agli utili dell’impresa.

Se infatti la distinzione teorica prospetta due situazioni radicalmente diverse, e dunque inconfondibili, la realtà rende al contrario molto labili i confi ni tra le due fattispecie.

La distinzione tra le due situazioni riveste ovviamente la massima importanza e rileva sotto molteplici aspetti, in particolare per la costituzione di presupposti di applicazione di varie nor-me, tutte di ordine fondamentale: basti pensare all’applicazione dell’art. 36 Cost., alla discipli-na dell’intero rapporto di lavoro, dal suo nascere, al suo svolgersi (mansioni, orario e luogo di lavoro, trasferimento, retribuzione, ferie) alla sua conclusione (disciplina delle dimissioni o del licenziamento piuttosto che scioglimento di diritto comune del vincolo contrattuale), alle ob-bligazioni previdenziali.

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Capitolo 7 - Associazione in partecipazione

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

91

Dottrina e giurisprudenza ritengono che il nomen iuris attribuito dalla parti al contratto ovvero al rapporto di lavoro non sia vincolante per il giudice.

A questo proposito, la Corte di Cassazione più volte ha affermato che la possibilità che l’apporto della prestazione lavorativa dell’associato abbia connotazioni in tutto analoghe a quelle dell’espletamento di una prestazione lavorativa in regime di lavoro subordinato com-porta che il fulcro dell’indagine si sposta soprattutto sulla verifi ca dell’autenticità del rapporto di associazione.

L’autenticità del rapporto di associazione risiede nel classifi care il sinallagma oggetto del contratto, non nel rapporto prestazione lavorativa-retribuzione tipica del rapporto di lavoro subordinato, bensì nel rapporto prestazione lavorativa-partecipazione agli utili.

La partecipazione agli utili viene vista, in contrapposizione alla retribuzione, come l’elemento fondamentale che garantisce da una parte la costitutiva aleatorietà del genuino contratto di asso-ciazione, e dall’altra l’altrettanto fondamentale partecipazione dell’associato al rischio d’impresa.

La retribuzione, invece, anche sotto forma di partecipazione agli utili, resta in ogni caso un compenso proporzionale alla quantità e qualità del lavoro prestato (art. 36 Cost.), l’aleatorietà del contratto di associazione in partecipazione non garantisce all’associato-lavoratore alcuna commisurazione dell’eventuale vantaggio economico all’opera effettivamente prestata a favo-re dell’impresa dell’associante.

Per questo motivo la Suprema Corte ha ritenuto indispensabile, per poter affermare la sussistenza di un reale vincolo negoziale di associazione in partecipazione, che il corrispettivo dell’associato sia computato sugli utili effettivi dell’impresa, e non sui ricavi, che comprendono al proprio interno anche le perdite.

Si può affermare che la centralità dell’associazione in partecipazione risiede nel rischio d’impresa dell’associante ma anche dell’associato.

Essenziale pare a questo proposito l’indeterminabilità del compenso globale ed effettivo che spetterà all’associato: a fronte del limite minimo di impossibilità per costui di subire per-dite oltre il valore del proprio apporto, non appare infatti ammissibile porre una soglia massi-ma di possibilità di guadagno.

In merito alla indeterminabilità del compenso è tuttavia necessario evidenziare che la Cor-te di Cassazione ha più volte legittimato la previsione di un guadagno minimo a favore dell’as-sociato, ponendo così in crisi l’elaborazione tradizionale circa l’effettiva partecipazione di que-sti al rischio d’impresa: la sottile distinzione che viene indicata suggerisce di verifi care, in sostanza, se quel determinato compenso sia stato previsto in termini di proporzionalità e suf-fi cienza ex art. 36 Cost., oppure come tecnica per l’esclusione totale o parziale delle perdite, ammessa a norma degli artt. 2553 e 2554 c.c.

I connotati di un’associazione in partecipazione genuina sono pertanto:dell’associato, la mera cointeressenza agli utili senza partecipazione alle perdite

L’ASSOCIATO

● l’associato ha diritto ad una partecipazione agli utili;● l’associato ha diritto al rendiconto;● l’associato non ha diritto alla conduzione e/o alla gestione dell’impresa o dell’affare;● l’associato ha diritto al controllo sull’impresa e l’affare;● l’associato può impedire all’associante l’attribuzione di ulteriori partecipazioni;● l’associato partecipa alle perdite nella misura massima del valore apportato, salvo patto con-

trario.

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92 Capitolo 7 - Associazione in partecipazione

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

Oltre a questi elementi desumibili dal contratto, la giurisprudenza ha anche spostato il fulcro dell’indagine sul ruolo effettivo che le parti assumono nell’esecuzione concreta del re-golamento contrattuale, sui loro rispettivi diritti e doveri, poteri e obblighi.

In tale accezione la Corte di Cassazione ha affermato che : “la riconducibilità del rapporto all’uno o all’altro degli schemi predetti esige una indagine del giudice di merito (il cui accerta-mento se adeguatamente e correttamente motivato è incensurabile in sede di legittimità), volta a cogliere la prevalenza, alla stregua delle modalità di attuazione del concreto rapporto, degli elementi che caratterizzano i due contratti. In tale indagine deve tenersi conto in particolare che (…) il rapporto di lavoro subordinato implica un effettivo vincolo di subordinazione più ampio del generico potere dell’associante d’impartire direttive ed istruzioni al cointeressato all’impresa”.

Sul predetto punto in dottrina si distinguono i seguenti orientamenti:

L’ASSOCIATO

1) chi concentra l’accertamento sulla presenza o meno di un vincolo di subordinazione tra le due parti, che porrebbe l’associato in posizione di prestatore di lavoro subordinato, e conferirebbe all’associante, di converso, i tipici poteri datoriali. Secondo il predetto orientamento risulta fon-damentale identifi care gli indici proprio della subordinazione quali: a) potere direttivo e discipli-nare del datore di lavoro; b) la mancanza di un rischio d’impresa; c) la continuità della prestazio-ne; d) l’osservanza di un rigido orario di lavoro; e) la misura fi ssa della retribuzione;

2) chi mette in secondo piano il diffi cile accertamento di un effettivo vincolo di subordinazione tra le parti e cerca, al contrario, di verifi care la genuinità delle posizioni soggettive tipiche del contratto di associazione in partecipazione. In questo caso l’attenzione si incentra prima di tutto sull’im-prenditore, che, in quanto associante, non può modifi care l’oggetto dell’impresa né aumentare il rischio da cui essa era caratterizzata al momento della conclusione del contratto. Per quanto riguarda il versante dell’associato, quest’orientamento pone l’enfasi sulla sua effettiva parteci-pazione alla gestione dell’impresa, che dovrebbe estrinsecarsi nel suo maggiore o minore con-trollo, pattiziamente determinato, sull’attività dell’associante e soprattutto nel rispetto dell’unica disposizione inderogabile in materia: l’obbligo, a carico dell’associante e a favore dell’associato, del rendiconto almeno annuale degli affari compiuti (art. 2254, comma 3, c.c.).

7.5 La riforma Biagi

A fronte della effettiva situazione di diffi coltà di inquadrare la distinzione tra associazione in partecipazione e lavoro subordinato era intervenuto il legislatore con l’art. 86, comma 2, D.Lgs. 276/2003. La predetta norma recita: “Al fi ne di evitare fenomeni elusivi della disciplina di legge e contratto collettivo, in caso di rapporti di associazione in partecipazione resi senza una effettiva partecipazione e adeguate erogazioni a chi lavora, il lavoratore ha diritto ai trat-tamenti contributivi, economici e normativi stabiliti dalla legge e dai contratti collettivi per il lavoro subordinato svolto nella posizione corrispondente del medesimo settore di attività, o in mancanza di contratto collettivo, in una corrispondente posizione secondo il contratto di set-tore analogo, a meno che il datore di lavoro, o committente, o altrimenti utilizzatore non com-provi, con idonee attestazioni o documentazioni, che la prestazione rientra in una delle tipolo-gie di lavoro disciplinate nel presente decreto ovvero in un contratto di lavoro subordinato speciale o con particolare disciplina, o in un contratto nominato di lavoro autonomo, o in altro contratto espressamente previsto nell’ordinamento”.

Il legislatore della riforma Biagi accanto alla possibilità-onere per il presunto associante di fornire la prova dell’effettiva sussistenza di un tipo legale di rapporto lavorativo diverso da

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Capitolo 7 - Associazione in partecipazione

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

93

quello subordinato, inserisce una presunzione relativa di utilizzo fraudolento dello schema dell’associazione in partecipazione.

Questa presunzione si realizza a fronte dell’assenza congiunta e cumulativa, in un contrat-to di associazione in partecipazione, di due elementi: 1) l’effettiva partecipazione dell’associa-to; 2) le adeguate erogazioni a suo favore.

L’effettiva partecipazione dell’associato, secondo l’orientamento maggioritario, signifi ca: da una parte assunzione da parte dell’associato del rischio d’impresa; dall’altra coinvolgimen-to dell’associato nella gestione dell’attività economica organizzata che fa capo all’associante.

La defi nizione del secondo elemento (adeguatezza dell’erogazione) è risultata complessa, anche se l’orientamento maggioritario ritiene che l’unico modo corretto di intendere questa “adeguatezza” è dunque quello di metterla in relazione con l’andamento dell’impresa o dell’af-fare oggetto del contratto, nel senso che l’associato deve partecipare in modo economicamen-te “adeguato” alle vicende dell’impresa, eventualmente anche trovandosi a non percepire al-cun compenso, in mancanza di utili, o a percepirne uno appunto adeguato, a fronte del buon andamento degli affari.

7.6 Associazione in partecipazione e Riforma del Lavoro

La riforma del lavoro del 2012 interviene in maniera molto incisiva sulla gestione dell’as-sociazione in partecipazione, da un lato delimitando di molto la fattispecie tramite l’aggiunta di un comma 2 all’art. 2549 c.c. e dall’altro abrogando la norma presente nel comma 2 dell’art. 86 D.Lgs. 276/2003.

Il comma 2 dell’art. 2549 c.c. prevede che “Qualora l’apporto dell’associato consista anche in una prestazione di lavoro, il numero degli associati impegnati in una medesima attività non può essere superiore a tre, indipendentemente dal numero degli associanti, con l’unica ecce-zione nel caso in cui gli associati siano legati all’associante da rapporto coniugale, di parente-la entro il terzo grado o di affi nità entro il secondo. In caso di violazione del divieto di cui al presente comma, il rapporto con tutti gli associati il cui apporto consiste anche in una presta-zione di lavoro si considera di lavoro subordinato a tempo indeterminato”.

La predetta norma prevede in sostanza una presunzione, sembrerebbe assoluta, di ricono-scimento di un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato (“contratto dominante”) laddove non sia rispettato il requisito numerico secondo il quale il numero degli associati im-pegnati in una medesima attività non può essere superiore a tre, indipendentemente dal nu-mero degli associanti.

Se si supera il numero di tre associati, tutti i rapporti (e non solo quelle eccedenti i tre) devono essere considerati rapporti di lavoro di natura subordinata.

È fatta giustamente eccezione a tale limite numerico ove gli associati siano legati all’asso-ciante da rapporto coniugale, di parentela entro il terzo grado o di affi nità entro il secondo (co-niuge, fratello, sorella, nipote, bisnipote, suocero, genero, nuora, fratello o sorella del coniuge).

Ai fi ni del rispetto del divieto, il limite numerico riguarda solo gli associati impiegati nella “medesima attività”.

Per espressa previsione normativa il limite numerico deve essere rispettato qualora l’ap-porto dell’associato consista “anche” (e quindi non solo) in una prestazione lavorativa.

In sostanza rientreranno in tale limite non solo gli associati che apportano all’associazione solo la prestazione lavorativa ma anche chi apporti, a titolo esemplifi cativo, capitali, macchi-nari e altri strumenti di lavoro.

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94 Capitolo 7 - Associazione in partecipazione

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

Sono esclusi dalla predetta disciplina, invece, gli associati che non apportano alcuna forma di lavoro.

Altra presunzione, questa volta relativa, di subordinazione prevede che i rapporti di asso-ciazione in partecipazione con apporto di lavoro instaurati o attuati senza che vi sia stata un’ef-fettiva partecipazione dell’associato agli utili dell’impresa o dell’affare, ovvero senza consegna del rendiconto previsto dall’articolo 2552 del codice civile, si presumono, salva prova contraria, rapporti di lavoro subordinato a tempo indeterminato.

Tale presunzione inoltre si applica anche ove l’apporto di lavoro non presenti i requisiti di cui all’articolo 69-bis, comma 2, lettera a), del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276, così come introdotto dalla riforma lavoro, il quale prevede che la prestazione lavorativa deve essere connotata da competenze teoriche di grado elevato acquisite attraverso signifi cativi percorsi formativi, ovvero da capacità tecnico-pratiche acquisite attraverso rilevanti esperien-ze maturate nell’esercizio concreto di attività.

In sostanza si può riepilogare che l’associato in partecipazione sarà trasformato in lavora-tore subordinato a tempo indeterminato:

a) in caso di mancato rispetto dei limiti numerici (presunzione assoluta);b) in caso di mancanza partecipazione agli utili ovvero in mancanza della consegna del rendiconto

(presunzione relativa);c) in caso di prestazione lavorativa non connotata da competenze teoriche di grado elevato acquisite

attraverso signifi cativi percorsi formativi, ovvero da capacità tecnico-pratiche acquisite attraver-so rilevanti esperienze maturate nell’esercizio concreto di attività (presunzione relativa)

Periodo transitorio - L’art. 1, comma 29, legge 92/2012 salva dalle presunzioni sopra ripor-tate i contratti in essere alla data del 18 luglio 2012 purché certifi cati ai sensi dell’art. 75 D.Lgs. 276/2003.

I predetti contratti saranno validi fi no alla loro cessazione.

CONTRATTI DI PROSSIMITÀ E DEROGHE ALLA RIFORMA DEL LAVORO - IL CASO GOLDEN LADY

La Golden Lady di Castiglione delle Stiviere, in provincia di Mantova, ha sottoscritto un contratto di prossimità ex art. 8 legge 148/2011 in data 16 luglio 2011 con la fi nalità “di garantire una maggiore occupazione a livello nazionale evitando nel contempo una crisi occupazionale”.L’accordo collettivo aziendale, fi rmato da Femca Cisl, Filctem Cgil e Uilta Uil, ha come presupposto la l’obiettivo “di preservare il rapporto con tutti gli associati in partecipazione attraverso un percorso ragionato di stabilizzazione dei contratti”.Con tale accordo è stato in questo modo applicata la possibilità offerta dall’art. 8, co. 2-bis L. 148/2011, ove, fermo restando il rispetto della Costituzione e i vincoli derivanti dalle norme comunitarie e dalla convenzioni internazionali sul lavoro, le intese sottoscritte con contrattazione collettiva di prossimità operano anche in deroga alle disposizioni di legge in materia di lavoro e ai relativi regolamenti per una serie di materie elencate nel comma 2, fra cui, nel caso di specie, la “assunzione e disciplina del rapporto di lavoro”.Il predetto accordo, il cui ambito di applicazione è circoscritto alla rete di vendita dell’azienda Golden Lady, senza alcun rifl esso, diretto e/o indiretto nei confronti del personale dipendente impiegato nel settore produttivo, posticipa di 12 mesi gli effetti sui contratti di associazione in partecipazione, così come riformati dalla legge 92/2012.

– continua –

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Capitolo 7 - Associazione in partecipazione

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

95

- segue - CONTRATTI DI PROSSIMITÀ E DEROGHE ALLA RIFORMA DEL LAVORO - IL CASO GOLDEN LADY

Pertanto per 12 mesi è congelata la presunzione assoluta di trasformazione del rapporto di lavoro di associato in rapporto di lavoro subordinato in assenza del rispetto del limite numerico previsto ex L. 92/2012; in detto periodo l’azienda valuterà le corrette modalità di assunzione con contratto di lavoro subordinato dei lavoratori, applicando, dove possibile, anche il contratto di apprendistato ex D.Lgs. 167/2011 con una successiva conferma in servizio al termine del periodo di formazione previsto per il lavoratore.

ASSOCIATI, DRIBBLING SULLA CONVERSIONE

Criteri più rigidi da rispettare per evitare che scatti la presunzione di lavoro subordina-to. In caso di riconduzione al lavoro dipendente dovranno essere conteggiate e versate anche le ritenute Irpef

Alessandro Rota Porta

La manutenzione dei contratti di lavoro operata dalla legge 92/2012 tocca anche l’isti-tuto dell’associazione in partecipazione e punta – con la modifi ca dell’articolo 2549 del Codice civile – a renderne più stringenti le condizioni d’uso: la conseguenza è un aumen-to del rischio, per il datore di lavoro che se ne avvale, di vedersi convertito il contratto in un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. Se, infatti, prima dell’entrata in vigore della legge 92/2012, la valutazione sulla collocazione della prestazione lavora-tiva nel perimetro del lavoro autonomo o in quello subordinato era lasciata, in ultima analisi, ai giudici (si veda l’articolo sotto), dal 18 luglio scorso si devono fare i conti anche con alcuni parametri che, in caso di mancato rispetto, trascineranno il rapporto nell’al-veo della subordinazione, senza che sia ammessa prova contraria da parte dell’asso-ciante. Vediamo dunque come “giocare d’anticipo” e in modo corretto per non incappare nella conversione.

Il limite numerico

La riforma del lavoro (articolo 1, comma 28) introduce innanzitutto una condizione per ricorrere al contratto di associazione, che consiste in un limite numerico: il numero degli associati impegnati in una stessa attività non può essere superiore a tre, indipendente-mente dal numero degli associanti e dal luogo in cui viene resa, pena la conversione dei contratti in lavoro subordinato. Dalla riconduzione sono esclusi soltanto gli associati lega-ti all’associante con rapporto coniugale, di parentela entro il terzo grado o di affi nità entro il secondo. Sfuggono a queste limitazioni numeriche i contratti in corso all’entrata in vigo-re della riforma - con carattere di ultrattività - fi no alla loro cessazione, purché certifi cati in base alla legge Biagi (articoli 75 e seguenti del Dlgs 276/2003).

Se scatta la subordinazione

La norma non lo specifi ca, ma il passaggio alla subordinazione dovrebbe scattare ex tunc, con tutte le conseguenze sul piano contributivo, assicurativo e sanzionatorio, anche inerenti il periodo di rapporto pregresso: in questo caso, il datore di lavoro sarà chiamato - nei limiti prescrizionali - a versare i contributi al Fondo pensioni lavoratori dipendenti dell’Inps, nelle percentuali previste a seconda del settore di appartenenza, potendo richie-dere lo storno e il giroconto delle differenze già accreditate alla Gestione separata.

– continua –

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96 Capitolo 7 - Associazione in partecipazione

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

-segue- ASSOCIATI, DRIBBLING SULLA CONVERSIONE

A questi oneri si dovranno quindi aggiungere le sanzioni e gli interessi.In caso di conversione, dovranno essere conteggiate e versate anche le ritenute fi scali

Irpef, perchè cambiano le regole di tassazione nel passaggio da reddito di lavoro autonomo - in cui rientrano i proventi derivanti dall’associazione - a quello di lavoro dipendente.

A parte le conseguenze derivanti dalla differente qualifi cazione, è importante analizza-re l’ambito di intervento della riforma del lavoro: il dettato normativo, riferendosi “anche” alle prestazioni di lavoro, pare includere nella stretta altre declinazioni dell’associazione in partecipazione. Non solo, quindi, il contratto che prevede apporto di lavoro da parte dell’as-sociato, ma anche nei confronti degli associati che conferiscono sia lavoro, sia capitale.

Gli altri indici

Accanto ai parametri numerici, la riforma ha individuato altri tre indici che potrebbero portare a disconoscere la natura autonoma dell’associazione in partecipazione: in queste ipotesi però scatta “soltanto” il regime di presunzione relativa, che ammette quindi la pro-va contraria a dimostrazione della genuinità del rapporto. Peraltro, pare che gli elementi probatori a sostegno dell’autonomia della prestazione possano essere forniti anche da parte dell’associato, poiché la norma non lo esclude espressamente. Il rapporto si consi-dera subordinato se: non c’è effettiva partecipazione dell’associato agli utili dell’impresa o dell’affare; non c’è stata la consegna del rendiconto economico-contabile dell’affare (in base all’articolo 2552 del codice Civile); l’apporto di lavoro non è caratterizzato da compe-tenze teoriche di grado elevato acquisite attraverso percorsi formativi, o da capacità tecni-co-pratiche acquisite attraverso esperienze maturate nell’esercizio concreto di attività.

La remunerazione

La legge 92/2012 ha abrogato l’articolo 86, comma 2 del Dlgs 276/2003, che prevedeva la «adeguata» remunerazione dell’associato e il requisito di «effettiva partecipazione», mettendo fi ne, così, alle perplessità che avevano accompagnato questa disposizione.

LE MODIFICHE

I CONTRATTI COINVOLTI

Contratti che prevedono apporto di lavoro o di capitale e lavoro

I LIMITI

Numero di associati non superiore a tre, per la stessa attività (esclusi gli associati con rapporto coniugale, di parentela entro il terzo grado o di affi nità entro il secondo, con l’as-sociante)

LA CONVERSIONE

Se non sono rispettati i limiti numerici: lavoro subordinato a tempo indeterminato, con pre-sunzione legale assoluta; se la prestazione non prevede l’effettiva partecipazione dell’asso-ciato, non è caratterizzata da competenze di grado elevato o non è consegnata la rendiconta-zione economica: lavoro subordinato a tempo indeterminato, con presunzione relativa

LA SUBORDINAZIONE VA PROVATA Un lavoratore aveva chiesto la conversione del contratto di associazione in partecipazione in

lavoro dipendente, senza però fornire una prova adeguata della sussistenza della subordina-zione del rapporto. La Suprema corte precisa che non è possibile invocare l’articolo 86 comma

– continua –

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Capitolo 7 - Associazione in partecipazione

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

97

-segue- ASSOCIATI, DRIBBLING SULLA CONVERSIONE

2 del Dlgs 276/2003 per ottenere una conversione del rapporto di lavoro senza aver fornito concreta e adeguata prova della caratterizzazione subordinata della prestazione lavorativa.

In particolare, si legge nella sentenza, il legislatore della legge Biagi non ha introdotto nel nostro ordinamento una forma di conversione legale del contratto di associazione in partecipa-zione, ma ha soltanto previsto – in funzione integrativa della disciplina dell’associazione in partecipazione – che, ove tale contratto sia stato stipulato con fi nalità elusive delle norme di legge e di contrattazione collettiva a tutela del lavoratore, all’associato si applichino le più favo-revoli disposizioni previste per il lavoratore dipendente.

Corte di Cassazione, sentenza 24 febbraio 2012, n. 2884

ESCLUSE PRESTAZIONI INTELLETTUALI

Un progettista stipula un contratto di associazione in partecipazione per progettare e creare seggiolini per ciclisti. La società cita in giudizio il lavoratore, ritenendolo responsa-bile di un grave inadempimento dovuto a difetti di progettazione che avrebbero impedito la commercializzazione del prodotto. La Cassazione affronta il tema dell’interpretazione del-la scrittura di associazione in partecipazione: nell’interpretazione del contratto a contenu-to sinallagmatico – sostiene – oltre al precetto generale della ricerca della volontà delle parti, bisogna ricondurre questa volontà alla realizzazione dell’equo contemperamento degli interessi delle parti. Appare illogico il ragionamento della Corte d’appello (che aveva confermato il giudizio favorevole al progettista): sarebbe infatti anomalo un comportamen-to negoziale inteso ad acquisire una prestazione di mero contenuto intellettuale, che si sarebbe potuta ottenere con la stipulazione di un contratto d’opera e non con il coinvolgi-mento del progettista nell’impresa.

Corte di Cassazione, sentenza 14 maggio 2012, n. 7426

ACCERTAMENTO INPS CON RIQUALIFICAZIONE

In seguito a un accertamento ispettivo dell’Inps veniva emessa una cartella esattoriale per recuperare i contributi previdenziali del rapporto di lavoro subordinato, in luogo dell’as-sociazione in partecipazione. In primo grado il ricorso della società veniva accolto. In grado di appello, viceversa, si confermava la correttezza dell’accertamento ispettivo. Così, la Cassazione, rigettando il ricorso dell’azienda, ritiene corretto il ragionamento del giudice del merito, affermando che sulla base delle risultanze ispettive e delle prove per testi, erano da individuare nella fattispecie in esame gli estremi del rapporto di lavoro subordi-nato, non essendo emerso che il prestatore di lavoro avesse effettivamente partecipato agli utili o ai ricavi o avesse comunque verifi cato l’andamento aziendale. Da questo, conclude la Corte, si può verifi care l’insussistenza del contratto di associazione in partecipazione.

Corte di Cassazione, sentenza 12 luglio 2012, n. 11802

NON SONO AMMESSE MANSIONI GENERICHE

In seguito a un’ispezione, alcuni contratti di associazione in partecipazione sono riqualifi cati in lavoro subordinato. La società fa ricorso, e la vicenda arriva in Cassazione: la Corte afferma in primo luogo che il giudice del merito deve condurre la sua analisi sulle concrete modalità di svolgimento del rapporto.

– continua –

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98 Capitolo 7 - Associazione in partecipazione

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

-segue- ASSOCIATI, DRIBBLING SULLA CONVERSIONE

La motivazione dovrà dunque rendere conto della insussistenza degli elementi tipici dell’asso-ciazione in partecipazione, ritenendo, viceversa, rilevanti quelli caratteristici della subordina-zione. Nel caso affrontato, la sussistenza di un rapporto dipendente è stata affermata in base a una serie di elementi. Innanzitutto, le lavoratrici interessate si occupavano di mansioni generi-che, percependo un assegno mensile costante. Inoltre, non sussisteva alcun obbligo di rendi-conto da parte del presunto associante. Per di più, il legale rappresentante della società stabi-liva l’orario di lavoro e andava ogni giorno a controllarne l’andamento, effettuando interventi costanti, e decidendo le questioni rilevanti.

Corte di Cassazione, sentenza 26 gennaio 2010, n. 1584

POSSIBILE RICORRERE A CRITERI SUSSIDIARI

Tre lavoratori con contratto di associazione in partecipazione prestavano la loro opera in un bar. L’Inps emette cartella esattoriale per recuperare i contributi previdenziali, per una riqua-lifi cazione dei contratti in rapporti di lavoro subordinato. Secondo la Cassazione, se la presta-zione dedotta in contratto è elementare, ripetitiva e predeterminata nelle modalità di esecu-zione e, per qualifi care il rapporto di lavoro come autonomo o subordinato, il criterio dell’assoggettamento del prestatore all’esercizio del potere direttivo, organizzativo e discipli-nare non è signifi cativo, bisogna ricorrere a criteri distintivi sussidiari. I giudici individuano questi criteri nella continuità e durata del rapporto, nelle modalità di erogazione del compen-so, nella regolamentazione dell’orario di lavoro, nella presenza di una pur minima organizza-zione imprenditoriale (anche con riferimento al soggetto tenuto a fornire gli strumenti occor-renti), e nella sussistenza di un effettivo potere di autorganizzazione in capo al prestatore.

Corte di Cassazione, sentenza 22 novembre 2011, n. 24619

L’ULTIMO CONTRATTO PUÒ PREVALERE

In un primo tempo era stipulato un contratto di associazione in partecipazione con apporto di somma di danaro, seguito da altro contratto di associazione in partecipazione con prestazione d’opera. L’associante chiede agli eredi dell’associato il pagamento di una somma di denaro, come obbligo derivante dal primo contratto associativo. Il tribunale rigetta il ricorso, ritenendo estinta l’obbligazione nascente dal primo contratto. Oltre la questione della registrazione del solo secondo contratto, il magistrato osservava che il secondo contratto non richiamava in al-cun modo gli obblighi pecuniari della prima scrittura privata. Al contrario, il secondo contratto prevedeva una regolamentazione dei diritti e degli obblighi incompatibile con la precedente. In particolare: diversa misura di partecipazione agli utili, diversa disciplina della facoltà ricono-sciuta all’associato di visionare i documenti contabili dell’impresa associante, diversi termini imposti all’associante per il rendiconto e la corresponsione degli utili all’associato.

Tribunale di Verona, sentenza 28 gennaio 2010, n. 220

Il Sole 24 Ore – Norme e Tributi, 17 settembre 2012

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Capitolo 7 - Associazione in partecipazione

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

99

ASSOCIATI, FAMIGLIA «SALVA»

Il limite numerico non vale per l’impresa a carattere familiare

Giuseppe Maccarone - Antonino Cannioto

Nell’ambito della rivisitazione delle tipologie contrattuali – cui è dedicata una cospicua parte dell’articolo 1 della legge di riforma del mercato del lavoro (legge 92/2012) – il legi-slatore ha rivolto particolare interesse all’associazione in partecipazione. Poche righe di modifi ca al Codice civile (articolo 2549), apportate dal comma 28, dell’articolo 1, ed ecco ridisegnato il quadro normativo di questo particolare istituto contrattuale. Non un sempli-ce maquillage, ma una vera e propria riscrittura delle caratteristiche peculiari.

Ricordiamo che, nel contratto di associazione in partecipazione, l’associante riconosce all’associato – a fronte del suo apporto che può essere anche lavorativo – una percentuale di partecipazione all’utile; inoltre, l’associato acquisisce il diritto al controllo della gestio-ne (almeno di quella parte a cui collabora) e a ricevere un rendiconto dell’affare (se unico) o annuale se il contatto abbraccia più annualità.

Con il fi ne dichiarato di contrastare l’utilizzo improprio e strumentale di alcuni elementi di fl essibilità presenti nelle varie tipologie contrattuali, l’intervento operato dalla riforma Fornero limita adesso a tre gli associati (anche lavoratori) occupati nella stessa attività e ciò vale a prescindere dal numero degli associanti. L’unica eccezione alla restrizione è co-stituita dalla circostanza che gli associati siano legati all’associante da vincoli di parentela entro il terzo grado o di affi nità entro il secondo.

Le conseguenze che scaturiscono dal mancato rispetto della nuova previsione sono molto rilevanti: se si stipula un quarto contratto, infatti, tutti i rapporti (non solo il quarto) ven-gono trasformati in contratti di lavoro subordinato a tempo indeterminato.

La norma prevede, poi, una salvaguardia per i contratti certifi cati alla data dello scorso 18 luglio; solo per questi rapporti potranno continuare a valere – fi no alla loro cessazione – le vecchie regole. I contratti stipulati successivamente all’entrata in vigore della legge 92/12 (18 luglio) ricadono totalmente nella nuova, più stringente, disciplina.

La legge prevede, inoltre, una presunzione legale secondo cui i rapporti di associazione in partecipazione con apporto di lavoro, avviati e condotti in assenza di un’effettiva parte-cipazione dell’associato agli utili oppure omettendo di consegnargli il previsto rendicon-to contabile, sono automaticamente convertiti in rapporti di lavoro subordinato a tempo indeterminato (salvo prova contraria). Va, peraltro, ricordato che su questo solco si era posta anche la giurisprudenza; la Suprema Corte ha infatti recentemente affermato (Cas-sazione, 21 febbraio 2012 n. 2496) che la distinzione tra associazione in partecipazione e lavoro subordinato dipende dal rispetto degli elementi dell’associazione in partecipazione e, in particolare, dalla partecipazione al rischio di impresa dell’associato.

Una terza situazione in cui opera la presunzione legale, appena richiamata, riguarda il lavoro svolto dall’associato in modo non qualifi cato, vale a dire in assenza di competenze teoriche di grado elevato oppure di specifi ca esperienza conseguita attraverso il lavoro (condizioni che devono essere opportunamente comprovate). In tal senso la certifi cazione del rapporto potrebbe essere d’aiuto per evidenziare l’esistenza della qualifi cazione. Al verifi carsi delle circostanze descritte, la conversione dei rapporti potrà avvenire in sede di verifi ca ma potrebbe anche essere lo stesso lavoratore ad attivarsi nei confronti dell’as-sociante.

Oltre alle nuove restrizioni, sui contratti di associazione che sopravviveranno peserà an-che il progressivo aumento dei contributi pensionistici previsto per la gestione separata Inps che, nel 2018, saranno pari al 33% (ora al 26,72%) per i soggetti non iscritti ad altre forme assicurative e al 24% (ora al 18%) per gli iscritti.

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100 Capitolo 7 - Associazione in partecipazione

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

-segue- ASSOCIATI, FAMIGLIA «SALVA»

LE DIVERSE TIPOLOGIE DI APPORTO DI DENARO

È come un fi nanziamento attraverso cui l’associato entra parzialmente nell’impresa e partecipa al risultato. Se questo è negativo si rischia di perdere la somma di denaro apportata

DI UN BENE

L’associato può trasferire la proprietà del bene all’associante ovvero costituire a suo favore un dirit-to reale di usufrutto oppure si può prevedere che l’associante sfrutti il bene

DI UN LAVORO

L’associato si obbliga a lavorare a favore dell’associante in modo autonomo e si accolla un’esigua partecipazione al rischio di impresa

LE DIFFERENZE TRA SUBORDINAZIONE E ASSOCIAZIONE

LAVORO DIPENDENTECONTRATTO DI ASSOCIAZIONE IN PARTECIPAZIONE

RISCHIO D’IMPRESA Sul lavoratore non grava il rischio di impresa

Il rischio d’impresa è a carico dell’associato che potrebbe do-ver sopportare anche delle perdite

RETRIBUZIONE Al dipendente si applica l’articolo 36 della Costituzione; egli ha diritto alla retribuzione minima. Nessuna retri-buzione per l’associato

L’associato ha diritto a una per-centuale di partecipazione all’utile

DIRITTI RETRIBUTIVI

Diritto a ferie, ex festività, permes-si per riduzione di orario e TFR

Assenza di diritti retributivi e simili

INFORMAZIONI Il datore di lavoro non deve conse-gnare al dipendente alcuna rendi-contazione riferita alla contabilità dell’azienda

L’associante ha l’obbligo di consegnare ogni anno, all’as-sociato, il rendiconto economi-co

RISULTATI L’associante ha l’obbligo di conse-gnare ogni anno, all’associato, il rendiconto economico

L’associato può verifi care il ri-sultato raggiunto pur se limita-tamente al settore ove svolge la sua attività

ORARI Il dipendente deve rispettare l’ora-rio di lavoro

Potrebbe essere previsto nel contratto un razionale e coor-dinato svolgimento dell’attività dell’associato

Il Sole 24 Ore – Norme e Tributi, 4 settembre 2012

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Capitolo 7 - Associazione in partecipazione

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

101

ESSENZIALE CONDIVIDERE IL RISCHIO D’IMPRESA

Il vincolo associativo è escluso se è limitata l’autonomia del lavoratore e prevale l’assog-gettamento al potere del datore

Stefano Rossi

La legge 92/2012 di riforma del mercato lavoro detta una serie di presunzioni di subordinazione nei contratti di associazione in partecipazione con apporto di lavoro non genuini. L’iter seguito dal Governo è frutto anche dell’opera interpretativa della Cassazione, impegnata, oggi più di ieri, a risolvere frequenti casi di associazioni in partecipazione che celano in realtà rapporti di natura subordinata. L’orientamento più seguito dalla giurisprudenza evidenzia che gli elementi distintivi sono da ricercare essen-zialmente nel potere di controllo dell’associato sulla gestione dell’impresa, nell’obbligo di rendiconto periodico da parte della società, e nell’esistenza di un rischio di impresa che comporta l’assenza di una garanzia di guadagno per il prestatore di lavoro. In as-senza di questi indici, si presume la subordinazione. In particolare, con sentenza 2496 dello scorso 21 febbraio, la Corte ha ribadito che la partecipazione al rischio d’impresa da parte dell’associato caratterizza la causa tipica dell’associazione in partecipazione. Quindi – prosegue la sentenza – una volta accertato che alla volontà delle parti non corrisponde la concreta attuazione di un rapporto di associazione in partecipazione, è una via obbligata ritenere che quel contratto abbia natura subordinata. Nel caso in esame, alcuni lavoratori del commercio chiedevano all’azienda il versamento dei contributi previdenziali. La Corte di appello riqualifi cava i rapporti di associazione in partecipazione in lavoro subordinato. La Cassazione ha respinto il ricorso della società, affermando che il giudice del merito aveva correttamente basato il proprio convinci-mento, non solo sulla mancanza di un rischio di impresa, ma anche sulla carenza del controllo sulla gestione dell’impresa e sull’omessa consegna del rendiconto annuale. Alle stesse conclusioni arriva la sentenza della Cassazione n. 23167/2011 per cui, se si accerta che la prestazione lavorativa è inserita stabilmente nell’organizzazione aziendale, senza partecipazione del lavoratore al rischio di impresa e senza una sua ingerenza nella gestione dell’impresa stessa, si ricade nel rapporto di lavoro subordinato retribuito con partecipazione agli utili. Inoltre, sia in Cassazione 12127/2011 sia in Cassazione 4524/2011 sono proprio le modalità concrete di svolgimento del rapporto di lavoro che connotano la subordinazione del rapporto lavorativo. In particolare, si trattava di dipen-denti che conducevano un furgone per le consegne giornaliere, rispettando un preciso orario di lavoro, dovendo rendicontare dettagliatamente l’attività svolta, e sopportare anche i costi di manutenzione e carburante del veicolo. Del resto, se la legge 92/2012 ha previsto come elemento qualifi cante dell’associazione in partecipazione l’assenza del rischio di impresa, la Cassazione in alcune pronunce ha cambiato direzione. Si tratta in particolare di Cassazione 1954/2011, per cui non vale a escludere la causa del contratto di associazione in partecipazione la mancanza di una effettiva possibilità di controllo dell’associato sulla gestione dell’impresa. Infatti, l’articolo 2552, comma 3, del Codice civile prevede il diritto dell’associato al controllo e al rendiconto annuale della gestione, ma non ne determina il regolamento, lasciando alle parti il potere di stabilire le modalità del controllo e lasciando poi libera la parte associata di esercitare o non esercitare questi poteri.

– continua –

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102 Capitolo 7 - Associazione in partecipazione

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

-segue- ESSENZIALE CONDIVIDERE IL RISCHIO D’IMPRESA

Non sono solo il rischio di impresa o la partecipazione agli utili o alle perdite che qualifi cano la natura del rapporto associativo, ma sono soprattutto gli indici caratte-rizzanti l’autonomia o la subordinazione del rapporto. Una lettura ribadita da ultimo con sentenza n. 14911 del 5 settembre. La Suprema Corte ha sostenuto che la qua-lifi cazione giuridica data dalle parti al contratto di associazione non è determinante per ritenere sussistente un rapporto di natura autonoma. Ciò che identifi ca invece la subordinazione è l’assoggettamento del lavoratore al potere direttivo e disciplinare del datore di lavoro con la conseguente limitazione della sua autonomia e il suo inserimento nell’organizzazione aziendale.

Pertanto, conclude la Corte, l’assenza del rischio, la continuità della prestazione, l’osservanza di un orario e la cadenza e la misura fi ssa della retribuzione assumono natura sussidiaria e non decisiva.

Il Sole 24 Ore – Norme e Tributi, 17 settembre 2012

7.7 Trattamento fi scale e previdenziale

Ai fi ni fi scali i compensi percepiti dall’associato che apporta lavoro sono qualifi cati quali reddito di natura autonoma ex art. 53, co. 2, lett. c) T.u.i.r. e sono soggetti alla ritenuta fi scale del 20% a titolo d’acconto calcolata sull’importo del compenso al lordo dei contributi previden-ziali.

RAPPORTO DI LAVORO E IVA

Le prestazioni degli associati in partecipazione che apportano solamente lavoro non devono esse-re assoggettate ad Iva se sono rese da associati che non esercitano professione abituale o altra at-tività di lavoro autonomo. Con la circolare n. 4/2008, l’Agenzia delle entrate ha chiarito che questo principio deve essere applicato anche alle prestazioni effettuate prima del 23 febbraio 2003, per le quali l’Amministrazione fi nanziaria aveva adottato una diversa interpretazione che aveva generato un contenzioso oggi, di conseguenza, risolto.

Dal 1° gennaio 2004 è prevista l’assicurazione obbligatoria nella Gestione Separata per quei soggetti che, nell’ambito dei contratti di associazione in partecipazione, conferiscono pre-stazioni lavorative i cui compensi sono qualifi cati come redditi di lavoro autonomo, ai sensi dell’articolo 53, comma 2, lett. c TUIR. Tali contratti sono disciplinati dagli articoli da 2549 a 2554 del codice civile.

Base imponibile previdenziale - Conformemente ai principi cui è ispirata la Gestione Se-parata, anche per gli associati in partecipazione la base imponibile previdenziale si identifi ca con quella defi nita dal fi sco ai fi ni Irpef, così come risulta dalla dichiarazione dei redditi e dagli accertamenti defi nitivi (D.L. 269/2003, art. 43, comma 2).

Poiché ai fi ni fi scali le partecipazioni agli utili degli associati costituiscono reddito imponi-bile per il loro intero ammontare, il contributo previdenziale deve essere calcolato sugli impor-ti lordi erogati all’associato, anche a titolo di acconto sul risultato della partecipazione, e salvo

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Capitolo 7 - Associazione in partecipazione

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

103

conguaglio in sede di determinazione annuale dei redditi.Ciò implica anche la mancanza di necessità da parte dell’associante di acquisire i dati red-

dituali del lavoratore.Ai compensi corrisposti all’associato per l’apporto esclusivo di lavoro, essendo qualifi cati

fi scalmente come redditi da lavoro autonomo, non è applicabile il “principio di cassa allarga-to”, previsto invece per i redditi derivanti da rapporti di collaborazione coordinata e continua-tiva anche a progetto.

Contributo e versamento - Nei rapporti di associazione in partecipazione il contributo pre-videnziale è per il 55% a carico dell’associante e per il 45% a carico dell’associato.

Per il resto agli associati in partecipazione si applicano le stesse regole già previste per i collaboratori coordinati e continuativi in materia di iscrizione, contribuzione, versamento e denuncia, nonché le regole generali in materia di aliquote, massimale ed accredito contributi-vo. Il versamento contributivo va quindi effettuato entro il giorno 16 del mese successivo a quello di erogazione all’associato dell’acconto o dell’eventuale conguaglio in sede di determi-nazione annuale dei redditi, da imputare comunque con il criterio di cassa.

Certifi cazione - Al fi ne di prevenire e limitare il contenzioso sulla qualifi cazione del rapporto di lavoro, le parti contraenti possono comunque chiedere la certifi cazione del contratto di associazione in partecipazione presso gli organi certifi catori, istituiti ai sensi dell’art. 75 e seg. del D.Lgs 276/2003.

OBBLIGO DI ISCRIZIONE ALLA GESTIONE SEPARATA INPS

Soggetti Alla Gestione separata dei lavoratori autonomi sono tenuti ad iscriversi i soli as-sociati con apporto di lavoro, mentre sono esclusi gli associati in partecipazione di capitale e i soggetti iscritti ad albi professionali.

Requisiti L’obbligo previdenziale scaturisce quindi in presenza dei seguenti requisiti:● soggetti che nell’ambito dell’associazione in partecipazione conferiscono pre-

stazioni lavorative con percezione di compensi qualifi cati come reddito di lavo-ro autonomo;

● soggetti non iscritti agli albi professionali.Inoltre, l’associato è tenuto all’iscrizione nella nuova gestione indipendentemente dalle caratteristiche della prestazione e pertanto se sia di fatto svolta con caratte-re di prevalenza e continuità come nel caso dei collaboratori familiari.

Esclusioni I compensi erogati dall’imprenditore ai familiari a seguito del rapporto associativo non concorrono a formare reddito per i familiari stessi e pertanto non fanno scat-tare l’obbligo di iscrizione alla gestione separata.

Modalità Gli associati in partecipazione saranno tenuti all’iscrizione presso la competente sede Inps entro 30 giorni dall’inizio dell’attività lavorativa, mediante la compila-zione di un apposito modulo contenente: la tipologia dell’attività; i dati anagrafi ci; il codice fi scale; il proprio domicilio.È disponibile sul sito Inps, un servizio che consente l’iscrizione degli associati in partecipazione on line tramite l’attribuzione di un codice Pin. La procedura richie-de i seguenti dati obbligatori:● indirizzo, numero civico e provincia di residenza;● località di residenza e Cap di residenza;

– continua –

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104 Capitolo 7 - Associazione in partecipazione

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

● data di inizio attività;● cognome e nome o ragione sociale dell’associante;● dati della residenza dell’associante;● codice fi scale associante.Nel sito Internet dell’Istituto è disponibile nella sezione «Servizi on line» «per il cittadino», il servizio di iscrizione on line per gli associati in partecipazione, ma in realtà la sezione è inattiva perché gli interessati dovranno effettuare l’iscrizione compilando il corrispondente modulo della Gestione separata.

7.7.1 Aumento contributivo

Il comma 1, lett. g), art. 46-bis, legge n. 134/2012, modifi cando l’articolo 2, comma 57, della legge 92/2012, ha fatto slittare di un anno l’aumento dei contributi dovuti alla Gestione separata per i non iscritti ad altre forme pensionistiche per i quali la contribuzione resterà pari al 27% anche per il 2013, passerà al 28% per l’anno 2014, al 30% per l’anno 2015, al 31% per il 2016, al 32% per il 2017 e al 33% a decorrere dall’anno 2018 (a tale contribuzione dovrà essere aggiunta l’aliquota contributiva dello 0,72% a titolo assistenziale).

Per gli assicurati iscritti ad altre forme pensionistiche, invece, è stato deciso un aumento della contribuzione che per l’anno 2013 è fi ssata al 20%, per il 2014 al 21%, per il 2015 al 22% e, a decorrere dall’anno 2016, sarà pari al 24%.

GESTIONE SEPARATA

Anno Aliquota per non iscritti ad altra forma

pensionistica

Aliquota per soggetti iscritti ad altre for-

me pensionistiche

2012 27,72% 18%

2013 27,72% 20%

2014 28,72% 21%

2015 30,72% 22%

2016 31,72% 24%

2017 32,72% 24%

2018 33,72% 24%

LIBRO UNICO DEL LAVORO

Il Ministero del lavoro ha precisato che deve essere effettuata un’annotazione libera, sul cedolino, delle assenze (che hanno rifl esso su istituti legali o prestazioni previdenziali, che incidono diret-tamente sull’obbligo di astensione dal lavoro) di cui l’associante sia a conoscenza. L’iscrizione nel LUL deve essere effettuata anche in caso di apporto misto capitale-lavoro (Min. lav., circ. 20/2008).

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Capitolo 7 - Associazione in partecipazione

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

105

7.8 Trattamento assicurativo

Obbligo di assicurazione - L’associato in partecipazione con apporto di lavoro è assoggetta-to all’assicurazione contro gli infortuni a decorrere dal 23 luglio 1992 per effetto della senten-za della Corte Costituzionale n. 332/1992. In quella occasione fu dichiarata la illegittimità dell’art. 4 del D.P.R. 1124/1965 nella parte in cui non prevedeva fra le persone assicurate gli associati in partecipazione che svolgono attività lavorativa manuale o sovrintendono al lavoro altrui.

Conseguentemente gli associati in partecipazione vanno iscritti sul libro paga e matricola e in particolare il Ministero del welfare ha avuto modo di chiarire che l’obbligo di iscrizione nel libro matricola scatta sia per coloro che prestano attività manuale sia per quanti non parteci-pano materialmente al lavoro manuale ma sovrintendono il lavoro altrui.

Determinazione premio assicurativo - L’onere dell’assicurazione grava sull’associante sia perché la posizione dell’associato-lavoratore è assimilata a quella del socio d’opera e sia a causa della titolarità dell’impresa che resta in capo all’associante insieme ai relativi obblighi e adempimenti.

Per gli associati in partecipazione di società non artigiane i contributi dovuti all’INAIL sono determinati calcolando il premio in funzione della retribuzione cosiddetta di ragguaglio (cioè in base alle retribuzioni dei prestatori d’opera inquadrati nella medesima qualifi ca e profes-sione) che non deve essere inferiore ai minimali di retribuzione imponibile giornaliera, stabili-ti per legge e aggiornati annualmente in funzione della variazione dell’indice del costo della vita.

Con riferimento all’associato d’opera di un imprenditore artigiano, l’INAIL ha chiarito che si applica la medesima disciplina contributiva prevista per i titolari, i familiari, i soci e i collabo-ratori artigiani e cioè i premi speciali unitari.

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Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

Capitolo 8

LE NORME DI RIFERIMENTO

Di seguito si riportano tutti gli articoli del D.Lgs. 276/2003 come riscritti dalla L. 92/2012 e suc-cessive modifi cazioni.Il carattere grassetto contraddistingue tutte le novità della legge di riforma, il carattere grassetto corsivo specifi ca le disposizioni della legge 92/2012 e successive modifi cazioni da cui le novità promanano e in barrato sono mantenute tutte le disposizioni previgenti alla stessa legge di riforma

DECRETO LEGISLATIVO 10 SETTEMBRE 2003, N. 276

Attuazione delle deleghe in materia di occupazione e mercato del lavoro, di cui alla legge 14 febbraio 2003, n. 30 (S.O. n. 159 alla Gazzetta Uffi ciale 9 ottobre 2003, n. 235)

TITOLO VII - Tipologie contrattuali a progetto e occasionali

CAPO I - Lavoro a progetto e lavoro occasionale

Articolo 61 - Defi nizione e campo di applicazione

1. Ferma restando la disciplina degli agenti e rappresentanti di commercio, i rapporti di colla-borazione coordinata e continuativa prevalentemente personale e senza vincolo di subordina-zione, di cui all’articolo 409, numero 3), del codice di procedura civile, devono essere ricondu-cibili a uno o più progetti specifi ci determinati dal committente e gestiti autonomamente dal collaboratore. Il progetto deve essere funzionalmente collegato a un determinato risultato fi nale e non può consistere in una mera riproposizione dell’oggetto sociale del committente, avuto riguardo al coordinamento con l’organizzazione del committente e indipendentemente dal tempo impiegato per l’esecuzione dell’attività lavorativa. Il progetto non può comportare lo svolgimento di compiti meramente esecutivi o ripetitivi, che possono essere individuati dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresen-tative sul piano nazionale 1. Ferma restando la disciplina degli agenti e rappresentanti di commercio, nonché delle attività di vendita diretta di beni e di servizi realizzate attraverso call center “outbound” per le quali il ricorso ai contratti di collaborazione a progetto è consentito sulla base del corrispettivo defi nito dalla contrattazione collettiva nazionale di riferimento, i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa prevalentemente personale e senza vincolo di subordinazione, di cui all’articolo 409, numero 3), del codice di procedura civile, devono essere riconducibili a uno o più progetti specifi ci determinati dal committente e gestiti autonomamente dal collaboratore. Il progetto deve essere funzionalmente collegato a un determinato risultato fi nale e non può consistere in una mera riproposizione dell’og-getto sociale del committente, avuto riguardo al coordinamento con l’organizzazione del committente e indipendentemente dal tempo impiegato per l’esecuzione dell’attività la-vorativa. Il progetto non può comportare lo svolgimento di compiti meramente esecutivi o ripetitivi, che possono essere individuati dai contratti collettivi stipulati dalle organiz-zazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale.

– continua –

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108 Capitolo 8 - Norme di riferimento

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

– continua –

-segue- DECRETO LEGISLATIVO 10 SETTEMBRE 2003, N. 276

(Il presente comma prima sostituito dall’art. 1, comma 23 L. 28.06.2012, n. 92, è stato poi mo-difi cato dall’art. 24-bis, D.L. 22.06.2012, n. 83, così come modifi cato dall’allegato alla legge di conversione, L. 07.08.2012, n. 134, con decorrenza dal 12.08.2012.)

2. Dalla disposizione di cui al comma 1 sono escluse le prestazioni occasionali, intendendosi per tali i rapporti di durata complessiva non superiore a trenta giorni nel corso dell’anno so-lare ovvero, nell’ambito dei servizi di cura e assistenza alla persona, non superiore a 240 ore, con lo stesso committente, salvo che il compenso complessivamente percepito nel medesi-mo anno solare sia superiore a 5 mila euro, nel qual caso trovano applicazione le disposizioni contenute nel presente capo.3. Sono escluse dal campo di applicazione del presente capo le professioni intellettuali per l’esercizio delle quali è necessaria l’iscrizione in appositi albi professionali, esistenti alla data di entrata in vigore del presente decreto legislativo, nonché i rapporti e le attività di collaborazione coordinata e continuativa comunque rese e utilizzate a fi ni istituzionali in favore delle associazioni e società sportive dilettantistiche affi liate alle federazioni sportive nazionali, alle discipline sportive associate e agli enti di promozione sportiva riconosciute dal C.O.N.I., come individuate e disciplinate dall’articolo 90 della legge 27 dicembre 2002, n. 289. Sono altresì esclusi dal campo di applicazione del presente capo i componenti degli organi di amministrazione e controllo delle società e i partecipanti a collegi e commissioni, nonché coloro che percepiscono la pensione di vecchiaia.

(In virtù dall’art. 1, comma 27, L. 28.06.2012, n. 92, la disposizione concernente le professioni intellettuali per l’esercizio delle quali è necessaria l’iscrizione in albi professionali, di cui al primo periodo del presente comma, si interpreta nel senso che l’esclusione dal campo di applicazione del capo I del titolo VII del presente decreto riguarda le sole collaborazioni coordinate e continua-tive il cui contenuto concreto sia riconducibile alle attività professionali intellettuali per l’esercizio delle quali è necessaria l’iscrizione in appositi albi professionali. In caso contrario, l’iscrizione del collaboratore ad albi professionali non è circostanza idonea di per sé a determinare l’esclusione dal campo di applicazione del suddetto capo I del titolo VII.)

4. Le disposizioni contenute nel presente capo non pregiudicano l’applicazione di clausole di contratto individuale o di accordo collettivo più favorevoli per il collaboratore a progetto.

Articolo 62 - Forma

1. Il contratto di lavoro a progetto è stipulato in forma scritta e deve contenere, ai fi ni della pro-va, i seguenti elementi:a) indicazione della durata, determinata o determinabile, della prestazione di lavoro;b) indicazione del progetto o programma di lavoro, o fasi di esso, individuata nel suo conte-

nuto caratterizzante, che viene dedotto in contratto; b) descrizione del progetto, con individuazione del suo contenuto caratterizzante e del

risultato fi nale che si intende conseguire; (La presente lettera è stata sostituita dall’art. 1, comma 23, L. 28.06.2012, n. 92, con decorrenza dal 18.07.2012. In virtù dell’art. 1, L. 28.06.2012, n. 92, le disposizioni di cui all’art. 1, L. 28.06.2012, n. 92 si applicano ai con-tratti di collaborazione stipulati successivamente alla data di entrata in vigore della L. 28.06.2012, n. 92)

c) il corrispettivo e i criteri per la sua determinazione, nonché i tempi e le modalità di pa-gamento e la disciplina dei rimborsi spese;

d) le forme di coordinamento del lavoratore a progetto al committente sulla esecuzione, anche temporale, della prestazione lavorativa, che in ogni caso non possono essere tali

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Capitolo 8 - Norme di riferimento

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

109

-segue- DECRETO LEGISLATIVO 10 SETTEMBRE 2003, N. 276

da pregiudicarne l’autonomia nella esecuzione dell’obbligazione lavorativa;e) le eventuali misure per la tutela della salute e sicurezza del collaboratore a progetto,

fermo restando quanto disposto dall’articolo 66, comma 4.

Articolo 63 - Corrispettivo

1. Il compenso corrisposto ai collaboratori a progetto deve essere proporzionato alla quantità e qualità del lavoro eseguito, e deve tenere conto dei compensi normalmente corrisposti per analoghe prestazioni di lavoro autonomo nel luogo di esecuzione del rap-porto. 1. Il compenso corrisposto ai collaboratori a progetto deve essere proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro eseguito e, in relazione a ciò nonché alla particolare natura della prestazione e del contratto che la regola, non può essere inferiore ai mi-nimi stabiliti in modo specifi co per ciascun settore di attività, eventualmente articolati per i relativi profi li professionali tipici e in ogni caso sulla base dei minimi salariali applicati nel settore medesimo alle mansioni equiparabili svolte dai lavoratori subor-dinati, dai contratti collettivi sottoscritti dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale a livello interconfederale o di categoria ovvero, su loro delega, ai livelli decentrati.

2. In assenza di contrattazione collettiva specifi ca, il compenso non può essere inferio-re, a parità di estensione temporale dell’attività oggetto della prestazione, alle retri-buzioni minime previste dai contratti collettivi nazionali di categoria applicati nel set-tore di riferimento alle fi gure professionali il cui profi lo di competenza e di esperienza sia analogo a quello del collaboratore a progetto.

(Il presente articolo è stato sostituito dall’art. 1, comma 23, L. 28.06.2012, n. 92, , con de-correnza dal 18.07.2012. In virtù dell’art. 1, L. 28.06.2012, n. 92, le disposizioni di cui all’art. 1, L. 28.06.2012, n. 92 si applicano ai contratti di collaborazione stipulati successivamente alla data di entrata in vigore della L. 28.06.2012, n. 92).

Articolo 64 - Obbligo di riservatezza

1. Salvo diverso accordo tra le parti il collaboratore a progetto può svolgere la sua attività a favore di più committenti.2. Il collaboratore a progetto non deve svolgere attività in concorrenza con i committenti né, in ogni caso, diffondere notizie e apprezzamenti attinenti ai programmi e alla organizzazio-ne di essi, né compiere, in qualsiasi modo, atti in pregiudizio della attività dei committenti medesimi

Articolo 65 - Invenzioni del collaboratore a progetto

1. Il lavoratore a progetto ha diritto di essere riconosciuto autore della invenzione fatta nello svolgimento del rapporto.2. I diritti e gli obblighi delle parti sono regolati dalle leggi speciali, compreso quanto previ-sto dall’articolo 12 bis della legge 22 aprile 1941, n. 633, e successive modifi cazioni

– continua –

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110 Capitolo 8 - Norme di riferimento

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

– continua –

-segue- DECRETO LEGISLATIVO 10 SETTEMBRE 2003, N. 276

Articolo 66 - Altri diritti del collaboratore a progetto

1. La gravidanza, la malattia e l’infortunio del collaboratore a progetto non comportano l’estinzione del rapporto contrattuale, che rimane sospeso, senza erogazione del corri-spettivo.

2. Salva diversa previsione del contratto individuale, in caso di malattia e infortunio la so-spensione del rapporto non comporta una proroga della durata del contratto, che si estingue alla scadenza. Il committente può comunque recedere dal contratto se la sospensione si protrae per un periodo superiore a un sesto della durata stabilita nel contratto, quando essa sia determinata, ovvero superiore a trenta giorni per i contratti di durata determina-bile.

3. In caso di gravidanza, la durata del rapporto è prorogata per un periodo di centottanta giorni, salva più favorevole disposizione del contratto individuale.

4. Oltre alle disposizioni di cui alla legge 11 agosto 1973, n. 533 e successive modifi cazioni e integrazioni, sul processo del lavoro e di cui all’ articolo 64 del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, e successive modifi cazioni, ai rapporti che rientrano nel campo di applicazione del presente capo si applicano le norme sulla sicurezza e igiene del lavoro di cui al decreto legislativo n. 626 del 1994 e successive modifi che e integrazioni, quando la prestazione la-vorativa si svolga nei luoghi di lavoro del committente, nonché le norme di tutela contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, le norme di cui all’ articolo 51, comma 1, del-la legge 23 dicembre 1999, n. 488, e del decreto del Ministero del lavoro e della previdenza sociale in data 12 gennaio 2001, pubblicato nella Gazzetta Uffi ciale n. 71 del 26 marzo 2001.

Articolo 67 - Estinzione del contratto e preavviso

1. I contratti di lavoro di cui al presente capo si risolvono al momento della realizzazione del progetto o del programma o della fase di esso che ne costituisce l’oggetto. (Le parole “o del programma o della fase di esso” sono state soppresse dall’art. 1, comma 23, L. 28.06.2012, n. 92, con decorrenza dal 18.07.2012. In virtù dell’art. 1, L. 28.06.2012, n. 92, le disposizioni di cui all’art. 1, L. 28.06.2012, n. 92 si applicano ai contratti di collaborazione stipulati successivamente alla data di entrata in vigore della L. 28.06.2012, n. 92)

2. Le parti possono recedere prima della scadenza del termine per giusta causa ovvero secondo le diverse causali o modalità, incluso il preavviso, stabilite dalle parti nel contratto di lavoro individuale.

2. Le parti possono recedere prima della scadenza del termine per giusta causa. Il commit-tente può altresì recedere prima della scadenza del termine qualora siano emersi oggettivi profi li di inidoneità professionale del collaboratore tali da rendere impossibile la realizza-zione del progetto. Il collaboratore può recedere prima della scadenza del termine, dan-done preavviso, nel caso in cui tale facoltà sia prevista nel contratto individuale di lavoro.

(Il presente comma è stato sostituito dall’art. 1, comma 23, L. 28.06.2012, n. 92, con decor-renza dal 18.07.2012. In virtù dell’art. 1, L. 28.06.2012, n. 92, le disposizioni di cui all’art. 1, L. 28.06.2012, n. 92, si applicano ai contratti di collaborazione stipulati successivamente alla data di entrata in vigore della L. 28.06.2012, n. 92).

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Capitolo 8 - Norme di riferimento

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

111

-segue- DECRETO LEGISLATIVO 10 SETTEMBRE 2003, N. 276

Articolo 68 - Rinunzie e transazioni

1. Nella riconduzione a un progetto programma di lavoro o fase di esso dei contratti di cui all’articolo 61, comma 1, i diritti derivanti da un rapporto di lavoro già in essere possono essere oggetto di rinunzie o transazioni tra le parti in sede di certifi cazione del rapporto di lavoro di cui al Titolo VIII secondo lo schema dell’articolo 2113 del codice civile. (Le parole “programma di lavoro o fase di esso” sono state soppresse dall’art. 1, comma 23, L. 28.06.2012, n. 92, con decorrenza dal 18.07.2012. In virtù dell’art. 1, L. 28.06.2012, n. 92, le disposizioni di cui all’art. 1, L. 28.06.2012, n. 92 si applicano ai contratti di collaborazione stipulati successivamente alla data di entrata in vigore della L. 28.06.2012, n. 92).

Articolo 69 - Divieto di rapporti di collaborazione coordinata

e continuativa atipici e conversione del contratto

1. I rapporti di collaborazione coordinata e continuativa instaurati senza l’individuazione di uno specifi co progetto, programma di lavoro o fase di esso ai sensi dell’articolo 61, comma .

1, sono considerati rapporti di lavoro subordinato a tempo indeterminato sin dalla data di costituzione del rapporto. (Le parole “programma di lavoro o fase di esso” sono state sop-presse dall’art. 1, comma 23, L. 28.06.2012, n. 92, con decorrenza dal 18.07.2012.

In virtù dell’art. 1, L. 28.06.2012, n. 92, le disposizioni di cui all’art. 1, L. 28.06.2012, n. 92 si applicano ai contratti di collaborazione stipulati successivamente alla data di entrata in vi-gore della L. 28.06.2012, n. 92. In virtù dell’art. 1, comma 24,L. 28.06.2012, n. 92, il presente comma si interpreta nel senso che l’individuazione di uno specifi co progetto costituisce elemento essenziale di validità del rapporto di collaborazione coordinata e continuativa, la cui mancanza determina la costituzione di un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato. Sempre in virtù dell’art. 1, L. 28.06.2012, n. 92 la interpretazione si applica ai contratti di collaborazione stipulati successivamente alla data di entrata in vigore della L. 28.06.2012, n. 92)

2. Qualora venga accertato dal giudice che il rapporto instaurato ai sensi dell’articolo 61 sia venuto a confi gurare un rapporto di lavoro subordinato, esso si trasforma in un rap-porto di lavoro subordinato corrispondente alla tipologia negoziale di fatto realizzatasi tra le parti. 2. Qualora venga accertato dal giudice che il rapporto instaurato ai sensi dell’articolo 61 sia venuto a confi gurare un rapporto di lavoro subordinato, esso si trasforma in un rapporto di lavoro subordinato corrispondente alla tipologia negoziale di fatto realiz-zatasi tra le parti. Salvo prova contraria a carico del committente, i rapporti di collabo-razione coordinata e continuativa, anche a progetto, sono considerati rapporti di lavoro subordinato sin dalla data dI costituzione del rapporto, nel caso in cui l’attività del col-laboratore sia svolta con modalità analoghe a quella svolta dai lavoratori dipendenti dell’impresa committente, fatte salve le prestazioni di elevata professionalità che pos-sono essere individuate dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale. (Il presente comma è stato così modifi cato dall’art. 1, comma 23, L. 28.06.2012, n. 92, con decorrenza dal 18.07.2012. In virtù dell’art. 1, L. 28.06.2012, n. 92, le disposizioni di cui all’art. 1, L. 28.06.2012, n. 92 si applicano ai contratti di collaborazione stipulati successivamente alla data di entrata in vigore della L. 28.06.2012, n. 92).

– continua –

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112 Capitolo 8 - Norme di riferimento

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

-segue- DECRETO LEGISLATIVO 10 SETTEMBRE 2003, N. 276

3. Ai fi ni del giudizio di cui al comma 2, il controllo giudiziale è limitato esclusivamente, in conformità ai principi generali dell’ordinamento, all’accertamento della esistenza del progetto, programma di lavoro o fase di esso e non può essere esteso fi no al punto di sin-dacare nel merito valutazioni e scelte tecniche, organizzative o produttive che spettano al committente. (Le parole “programma di lavoro o fase di esso” sono state soppresse dall’art. 1, comma 23, L. 28.06.2012, n. 92, con decorrenza dal 18.07.2012. In virtù dell’art. 1, L. 28.06.2012, n. 92, le disposizioni di cui all’art. 1, L. 28.06.2012, n. 92 si applicano ai contratti di collaborazione stipulati successivamente alla data di entrata in vigore della L. 28.06.2012, n. 92)

Articolo 69-bis - Altre prestazioni lavorative rese

in regime di lavoro autonomo

1. Le prestazioni lavorative rese da persona titolare di posizione fi scale ai fi ni dell’impo-sta sul valore aggiunto sono considerate, salvo che sia fornita prova contraria da parte del committente, rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, qualora ricorrano almeno due dei seguenti presupposti:a) che la collaborazione con il medesimo committente abbia una durata complessiva su-

periore a otto mesi annui per due anni consecutivi;b) che il corrispettivo derivante da tale collaborazione, anche se fatturato a più soggetti

riconducibili al medesimo centro d’imputazione di interessi, costituisca più dell’80 per cento dei corrispettivi annui complessivamente percepiti dal collaboratore nell’arco di due anni solari consecutivi;

c) che il collaboratore disponga di una postazione fi ssa di lavoro presso una delle sedi del committente.

2. La presunzione di cui al comma 1 non opera qualora la prestazione lavorativa presenti i seguenti requisiti:a) sia connotata da competenze teoriche di grado elevato acquisite attraverso signifi cati-

vi percorsi formativi, ovvero da capacità tecnico-pratiche acquisite attraverso rilevanti esperienze maturate nell’esercizio concreto di attività;

b) sia svolta da soggetto titolare di un reddito annuo da lavoro autonomo non inferiore a 1,25 volte il livello minimo imponibile ai fi ni del versamento dei contributi previden-ziali di cui all’articolo 1, comma 3, della legge 2 agosto 1990, n. 233.

3. La presunzione di cui al comma 1 non opera altresì con riferimento alle prestazioni lavorative svolte nell’esercizio di attività professionali per le quali l’ordinamento richie-de l’iscrizione ad un ordine professionale, ovvero ad appositi registri, albi, ruoli o elen-chi professionali qualifi cati e detta specifi ci requisiti e condizioni. Alla ricognizione delle predette attività si provvede con decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, da emanare, in fase di prima applicazione, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, sentite le parti sociali.

4. La presunzione di cui al comma 1, che determina l’integrale applicazione della disci-plina di cui al presente capo, ivi compresa la disposizione dell’articolo 69, comma 1, si applica ai rapporti instaurati successivamente alla data di entrata in vigore della presen-te disposizione. Per i rapporti in corso a tale data, al fi ne di consentire gli opportuni ade-guamenti, le predette disposizioni si applicano decorsi dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente disposizione.

– continua –

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Capitolo 8 - Norme di riferimento

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

113

-segue- DECRETO LEGISLATIVO 10 SETTEMBRE 2003, N. 276

5. Quando la prestazione lavorativa di cui al comma 1 si confi gura come collaborazione coordinata e continuativa, gli oneri contributivi derivanti dall’obbligo di iscrizione alla gestione separata dell’INPS ai sensi dell’articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, sono a carico per due terzi del committente e per un terzo del collaboratore, il quale, nel caso in cui la legge gli imponga l’assolvimento dei relativi obblighi di paga-mento, ha il relativo diritto di rivalsa nei confronti del committente.

(Il presente articolo è stato aggiunto dall’art. 1, comma 26, L. 28.06.2012, n. 92, così come modifi cato dall’art. 46-bis, D.L. 22.06.2012, n. 83, così come modifi cato dall’allegato alla legge di conversione, L. 07.08.2012, n. 134, con decorrenza dal 12.08.2012).

CAPO II - Prestazioni occasionali di tipo accessorio rese da particolari soggetti

Articolo 70 - Defi nizione e campo di applicazione

1. Per prestazioni di lavoro accessorio si intendono attività lavorative di natura occasionale rese nell’ambito:a) di lavori domestici;b) di lavori di giardinaggio, pulizia e manutenzione di edifi ci, strade, parchi e monumenti,

anche nel caso in cui il committente sia un ente locale;c) dell’insegnamento privato supplementare;d) di manifestazioni sportive, culturali, fi eristiche o caritatevoli e di lavori di emergenza o di

solidarietà anche in caso di committente pubblico;e) di qualsiasi settore produttivo, compresi gli enti locali, le scuole e le università, il sabato

e la domenica e durante i periodi di vacanza da parte di giovani con meno di venticinque anni di età se regolarmente iscritti a un ciclo di studi presso un istituto scolastico di qual-siasi ordine e grado, compatibilmente con gli impegni scolastici, ovvero in qualunque periodo dell’anno se regolarmente iscritti a un ciclo di studi presso l’università;

f) di attività agricole di carattere stagionale effettuate da pensionati, da casalinghe e da giova-ni di cui alla lettera e) ovvero delle attività agricole svolte a favore dei soggetti di cui all’ar-ticolo 34, comma 6, del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633;

g) dell’impresa familiare di cui all’articolo 230-bis del codice civile[, limitatamente al com-mercio, al turismo e ai servizi];

h) della consegna porta a porta e della vendita ambulante di stampa quotidiana e periodica;h-bis) di qualsiasi settore produttivo, compresi gli enti locali, da parte di pensionati;h-ter) di attività di lavoro svolte nei maneggi e nelle scuderie.In via sperimentale per l’anno 2010, per prestazioni di lavoro accessorio si intendono anche le attività lavorative di natura occasionale rese nell’ambito di qualsiasi settore produttivo da parte di prestatori di lavoro titolari di contratti di lavoro a tempo parziale, con esclusione della possibilità di utilizzare i buoni lavoro presso il datore di lavoro titolare del contratto a tempo parziale.1-bis. In via sperimentale per gli anni 2009 e 2010, prestazioni di lavoro accessorio possono essere rese, in tutti i settori produttivi, compresi gli enti locali, e nel limite massimo di 3.000 euro per anno solare, da percettori di prestazioni integrative del salario o con sostegno al reddito compatibilmente con quanto stabilito dall’articolo 19, comma 10, del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modifi cazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2. L’INPS provvede a sottrarre dalla contribuzione fi gurativa relativa alle prestazioni integra-tive del salario o di sostegno al reddito gli accrediti contributivi derivanti dalle prestazioni di lavoro accessorio.

– continua –

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114 Capitolo 8 - Norme di riferimento

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

-segue- DECRETO LEGISLATIVO 10 SETTEMBRE 2003, N. 276

2. Le attività lavorative di cui al comma 1, anche se svolte a favore di più benefi ciari, confi -gurano rapporti di natura meramente occasionale e accessoria, intendendosi per tali le at-tività che non danno complessivamente luogo, con riferimento al medesimo committente, a compensi superiori a 5.000 euro nel corso di un anno solare.2-bis. Le imprese familiari possono utilizzare prestazioni di lavoro accessorio per un im-porto complessivo non superiore, nel corso di ciascun anno fi scale, a 10.000 euro. 2-ter. Il ricorso a prestazioni di lavoro accessorio da parte di un committente pubblico e de-gli enti locali è consentito nel rispetto dei vincoli previsti dalla vigente disciplina in materia di contenimento delle spese di personale e ove previsto dal patto di stabilità interno 1. Per prestazioni di lavoro accessorio si intendono attività lavorative di natura mera-mente occasionale che non danno luogo, con riferimento alla totalità dei committenti, a compensi superiori a 5.000 euro nel corso di un anno solare, annualmente rivalutati sulla base della variazione dell’indice ISTAT dei prezzi al consumo per le famiglie degli operai e degli impiegati intercorsa nell’anno precedente. Fermo restando il limite complessivo di 5.000 euro nel corso di un anno solare, nei confronti dei committenti imprenditori com-merciali o professionisti, le attività lavorative di cui al presente comma possono essere svolte a favore di ciascun singolo committente per compensi non superiori a 2.000 euro, rivalutati annualmente ai sensi del presente comma. Per l’anno 2013, prestazioni di la-voro accessorio possono essere altresì rese, in tutti i settori produttivi, compresi gli enti locali, fermo restando quanto previsto dal comma 3 e nel limite massimo di 3.000 euro di corrispettivo per anno solare, da percettori di prestazioni integrative del salario o di sostegno al reddito. L’INPS provvede a sottrarre dalla contribuzione fi gurativa relativa alle prestazioni integrative del salario o di sostegno al reddito gli accrediti contributivi derivanti dalle prestazioni di lavoro accessorio.

2. Le disposizioni di cui al comma 1 si applicano in agricoltura:

a) alle attività lavorative di natura occasionale rese nell’ambito delle attività agricole di carattere stagionale effettuate da pensionati e da giovani con meno di venticinque anni di età se regolarmente iscritti a un ciclo di studi presso un istituto scolastico di qual-siasi ordine e grado, compatibilmente con gli impegni scolastici, ovvero in qualunque periodo dell’anno se regolarmente iscritti a un ciclo di studi presso l’università;

b) alle attività agricole svolte a favore di soggetti di cui all’articolo 34, comma 6, del de-creto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, che non possono, tut-tavia, essere svolte da soggetti iscritti l’anno precedente negli elenchi anagrafi ci dei lavoratori agricoli.

3. Il ricorso a prestazioni di lavoro accessorio da parte di un committente pubblico è con-sentito nel rispetto dei vincoli previsti dalla vigente disciplina in materia di contenimento delle spese di personale e, ove previsto, dal patto di stabilità interno.

4. I compensi percepiti dal lavoratore secondo le modalità di cui all’articolo 72 sono com-putati ai fi ni della determinazione del reddito necessario per il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno.

(Il presente articolo prima modifi cato dall’art. 16, D.Lgs. 06.10.2004, n. 251, poi dall’art. 1-bis, D.L. 14.03.2005, n. 35, dall’art. 11-quaterdecies D.L. 30.09.2005, n. 248, dall’art. 22, D.L. 25.06.2008, n. 112, come modifi cato dall’allegato alla legge di conversione L. 6.08.2008, n. 133, con decorrenza dal 22.08.2008, poi modifi cato dall’art. 7-ter D.L. 10.02.2009, n. 5 così come modifi cato dalla legge di conversione, L. 09.04.2009, n. 33 con decorrenza dal 12.04.2009, è da ultimo così sostituito dall’art. 1, comma 32, L. 28.06.2012, n. 92 così come

– continua –

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Capitolo 8 - Norme di riferimento

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

115

-segue- DECRETO LEGISLATIVO 10 SETTEMBRE 2003, N. 276

modifi cato dall’art. 46-bis, D.L. 22.06.2012, n. 83, così come modifi cato dall’allegato alla legge di conversione, L. 07.08.2012, n. 134, con decorrenza dal 12.08.2012).

Articolo 71 - Prestatori di lavoro accessorio

1. Possono svolgere attività di lavoro accessorio:a) disoccupati da oltre un anno; b) casalinghe, studenti e pensionati;c) disabili e soggetti in comunità di recupero;d) lavoratori extracomunitari, regolarmente soggiornanti in Italia, nei sei mesi successivi alla perdita del lavoro.2. l soggetti di cui al comma 1, interessati a svolgere prestazioni di lavoro accessorio, comunicano la loro disponibilità ai servizi per l’impiego delle province, nell’ambito ter-ritoriale di riferimento, o ai soggetti accreditati di cui all’articolo 7. A seguito della loro comunicazione i soggetti interessati allo svolgimento di prestazioni di lavoro accessorio ricevono, a proprie spese, una tessera magnetica dalla quale risulti la loro condizione. (Il presente articolo è stato abrogato dall’art. 22, D.L. 25.06.2008, n. 112 con decorrenza dal 25.06.2008).

Articolo 72 - Disciplina del lavoro accessorio

1. Per ricorrere a prestazioni di lavoro accessorio, i benefi ciari acquistano presso le riven-dite autorizzate uno o più carnet di buoni orari, numerati progressivamente e datati per prestazioni di lavoro accessorio il cui valore nominale è fi ssato con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, da adottarsi entro trenta giorni e periodicamente aggiornato tenuto conto delle risultanze istruttorie del confronto con le parti sociali. (Le parole “orari, numerati progressivamente e datati” e le parole “tenuto conto delle risultanze istruttorie del confronto con le parti sociali”. (Le parole “orari, numerati progressivamente e datati” e le parole “tenuto conto delle risultanze istruttorie del confronto con le parti sociali”, sono state aggiunte dall’ art. 1, L. 28.06.2012, n. 92, con decorrenza dal 18.07.2012. In virtù dell’ art.1, L. 28.06.2012, n. 92 resta fermo l’utilizzo, secondo la previgente disciplina, dei buoni per prestazioni di lavoro accessorio, di cui al presente comma, già richiesti alla data di entra-ta in vigore della presente legge e comunque non oltre il 31 maggio 2013).

2. Tale valore nominale è stabilito tenendo conto della media delle retribuzioni rilevate per le attività lavorative affi ni a quelle di cui all’articolo 70, comma 1, nonché del costo di gestione del servizio.3. Il prestatore di lavoro accessorio percepisce il proprio compenso presso il concessio-nario, di cui al comma 5, all’atto della restituzione dei buoni ricevuti dal benefi ciario della prestazione di lavoro accessorio. Tale compenso è esente da qualsiasi imposizione fi scale e non incide sullo stato di disoccupato o inoccupato del prestatore di lavoro accessorio.4. Fermo restando quanto disposto dal comma 4 bis, il concessionario provvede al paga-mento delle spettanze alla persona che presenta i buoni, registrandone i dati anagrafi ci e il codice fi scale, effettua il versamento per suo conto dei contributi per fi ni previdenziali all’INPS, alla gestione separata di cui all’articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, in misura pari al 13 per cento del valore nominale del buono, e per fi ni assicurativi contro gli infortuni all’INAIL, in misura pari al 7 per cento del valore nominale del buono, e trattiene l’importo autorizzato dal decreto di cui al comma 1, a titolo di rimborso spese.

– continua –

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116 Capitolo 8 - Norme di riferimento

Contratto a progetto, Partite IVA e Associazione in partecipazione

-segue- DECRETO LEGISLATIVO 10 SETTEMBRE 2003, N. 276

La percentuale relativa al versamento dei contributi previdenziali è rideterminata con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali di concerto con il Ministro dell’e-conomia e delle fi nanze in funzione degli incrementi delle aliquote contributive per gli iscritti alla gestione separata dell’INPS. (Il secondo periodo del presente comma é stato aggiunto dall’art.1, L. 28.06.2012, n. 92, con decorrenza dal 18.07.2012. In virtù dell’ art.1, L. 28.06.2012, n. 92 resta fermo l’utilizzo, se-condo la previgente disciplina, dei buoni per prestazioni di lavoro accessorio, di cui al pre-sente comma, già richiesti alla data di entrata in vigore della presente legge e comunque non oltre il 31 maggio 2013).

4-bis. Con riferimento all’impresa familiare di cui all’articolo 70, comma 1, lettera g), trova applicazione la normale disciplina contributiva e assicurativa del lavoro subordinato.5. Il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali individua con proprio decreto il concessionario del servizio e regolamenta i criteri e le modalità per il versamento dei con-tributi di cui al comma 4 e delle relative coperture assicurative e previdenziali. In attesa del decreto ministeriale i concessionari del servizio sono individuati nell’I.N.P.S. e nelle agenzie per il lavoro di cui agli articoli 4, comma 1, lettera a) e c) e 6, commi 1, 2 e 3 del presente decreto.

Articolo 73 - Coordinamento informativo a fi ni previdenziali

1. Al fi ne di verifi care, mediante apposita banca dati informativa, l’andamento delle pre-stazioni di carattere previdenziale e delle relative entrate contributive, conseguenti allo sviluppo delle attività di lavoro accessorio disciplinate dalla presente legge, anche al fi ne di formulare proposte per adeguamenti normativi delle disposizioni di contenuto economico di cui all’articolo che precede, l’INPS e l’INAIL stipulano apposita convenzione con il Mini-stero del lavoro e delle politiche sociali.2. Decorsi diciotto mesi dalla entrata in vigore del presente provvedimento il Ministero del lavoro e delle politiche sociali predispone, d’intesa con INPS e INAIL, una relazione sull’an-damento del lavoro occasionale di tipo accessorio e ne riferisce al Parlamento.

Articolo 74 - Prestazioni che esulano dal mercato del lavoro

1. Con specifi co riguardo alle attività agricole non integrano in ogni caso un rapporto di lavoro autonomo o subordinato le prestazioni svolte da parenti e affi ni sino al quarto grado in modo meramente occasionale o ricorrente di breve periodo, a titolo di aiuto, mutuo aiuto, obbligazione morale senza corresponsione di compensi, salvo le spese di mantenimento e di esecuzione dei lavori.

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