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La seconda vita di Raffaella L’organizzazione ‘fa bene’ alla sanità INTERVISTA A MASSIMO TORRE Inverno: proteggi il tuo cuore PERIODICO DI INFORMAZIONE E DI DIVULGAZIONE MEDICA PUBBLICAZIONE QUADRIMESTRALE - ANNO 23 - N.3 - DICEMBRE 2019 SPED. IN ABB. POST. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 2, DCB MILANO N. 1 - AUTORIZZAZIONE DEL TRIBUNALE DI MILANO N. 107 DEL 19/02/1996 SPED. IN ABB. POST. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 2, DCB MILANO N. 1 - AUTORIZZAZIONE DEL TRIBUNALE DI MILANO N. 107 DEL 19/02/1996

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La seconda vitadi Raffaella

L’organizzazione ‘fa bene’ alla sanitàINTERVISTA A MASSIMO TORRE

Inverno: proteggi il tuo cuore

PERIODICO DI INFORMAZIONE E DI DIVULGAZIONE MEDICA

PUBBLICAZIONE QUADRIMESTRALE - ANNO 23 - N.3 - D I C E M B R E 2019

SPED. IN ABB. POST. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 2, DCB MILANO N. 1 - AUTORIZZAZIONE DEL TRIBUNALE DI MILANO N. 107 DEL 19/02/1996 SPED. IN ABB. POST. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 2, DCB MILANO N. 1 - AUTORIZZAZIONE DEL TRIBUNALE DI MILANO N. 107 DEL 19/02/1996

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La voce del cuore

Direttore responsabilePAOLO TEMPO

Coordinamento editorialeSIMONA [email protected]

Comitato di redazioneRENATA BRAGOTTIANTONELLA LENCIGIUSEPPE USUELLI

Coordinatore collaboratori scientificiMATTEO BARONI

Progetto graficoANTONELLA LENCI

Segreteria di redazioneMONICA FUMAGALLI

[email protected] Tel. 02 66109134

Segreteria organizzativaROSSANA MISSIERI

[email protected]. 02 64444069

Editore Fondazione Centro Cardiologia

e CardiochirurgiaA. De Gasperis

Niguarda Ca’ Grandagià associazione costituita nel 1968

e fondazione dal 2004

Con D.P.G.R. N. 013353 del 29/07/2004 ha ottenuto il riconoscimento giuridico

dalla Regione Lombardia

Piazza Ospedale Maggiore, 320162 Milano

[email protected] www.degasperis.it

PresidenteBENITO BENEDINI

Responsabile del trattamento dei dati (D.Lgs. 196/2003)

MASSIMILIANO SIRONI

Stampa Tipografia Vigrafica S.r.l. – Monza

Registrazione Tribunale di Milanon. 107 del 19/02/1996

Tutti i diritti sono riservati.Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta con mezzi grafici,

meccanici, elettronici o digitalisenza l’autorizzazione dell’editore.

GRAZIE AL SOSTEGNO NON CONDIZIONANTE DI

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LETTERA DEL PRESIDENTE

CONVEGNO

DAL DIPARTIMENTO

PREVENZIONE

MEDICINA

PARLIAMONE

PERSONE

RIFLESSIONI

PROGETTI

OBIETTIVI

53° Convegno Cardiologia

L’organizzazione ‘fa bene’ alla sanità

Ma che freddo fa!

Meno sale, stesso gusto

Chiusura percutanea dell’auricola sinistra

La posta del cuore

La seconda vita di Raffaella

Cuore zingaroIn salute e in malattia: le dispari opportunità

Piccoli cuori lontani

I nostri ‘chiodi fissi’

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La Voce del cuore è il tuo giornale. Aiutaci a migliorarlo con le tue opinioni e i tuoi suggerimenti. Scrivi a [email protected]

SommarioSommario

Il periodico La voce del cuore viene distribuito gratuitamente ai pazienti ricoverati presso il De Gasperis Cardio Center dell’Ospedale Niguarda.

Il periodico La voce del cuore viene distribuito gratuitamente ai pazienti ricoverati presso il De Gasperis Cardio Center dell’Ospedale Niguarda.

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Benito BenediniPresidenteFondazione A. De Gasperis

Lettera del PresidenteLettera del Presidente

Cara Amica, caro Amico,

queste pagine sono al servizio di un obiettivo, lo stesso dell’evento con il quale a marzo abbiamo festeggiato i 50 anni della Fondazione: fare in modo che tutti – i pazienti e i loro cari, i medici e gli operatori del Dipartimento Cardiotoracovascolare dell’Ospedale Niguarda e, naturalmente, noi della Fondazione e coloro che ci supportano – ci sentiamo parte della stessa comunità, uniti da un filo invisibile che ci accompagna nel tempo e che alimenta il legame tra persone che condividono momenti e sensazioni importanti.

Per questo distribuiamo La voce del cuore all’interno del Dipartimento, lo consegniamo a tutti i pazienti al momento delle dimissioni, lo inviamo ai sostenitori e agli amici della Fondazione e lo diffondiamo in tanti altri modi.

Da quando, ormai tre anni fa, abbiamo ripensato completamente questo giornale, abbiamo visto la cardiologia fare passi avanti notevoli, aprendo nuove opportunità e nuove speranze. La nostra Fondazione, a sua volta, ha tenuto fede al suo compito: sostenere il Dipartimento perché possa continuare a svolgere il proprio lavoro al servizio dei pazienti sulle frontiere più avanzate della scienza e della medicina. Continueremo a farlo rinnovando e rafforzando il nostro impegno.

Anche per questo ti rivolgo un invito, in occasione del Natale che si avvicina. Sostieni anche tu l’attività della Fondazione A. De Gasperis a favore del Dipartimento Cardiotoracovascolare dell’Ospedale Niguarda. La ricerca, la prevenzione e la cura delle malattie cardiache hanno un valore enorme per ciascuno di noi e per l’intera comunità: il tuo gesto può fare la differenza.

Ti auguro buone feste. E auguro un anno nuovo sereno a te, ai tuoi cari e al tuo cuore.

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Un obiettivo chiaro, sviluppare e diffondere il sapere e il saper fare in ambito cardiovascolare. E una sinergia collaudata, quella tra Fondazione A. De Gasperis e Dipartimento Cardiotoracovascolare dell’Ospedale Niguarda.

È stata questa la formula alla base del 53° Convegno Cardiologia del De Gasperis Cardio Center, che ha sfiorato i 1700 partecipanti: ancora una volta un’affluenza record nell’ambito di un trend in continua crescita, anno dopo anno.

Quattro giornate intense di lavori, tra sessioni plenarie, simposi, letture, approfondimenti di casi, minicorsi... Quattro giornate di aggiornamento

53° Convegno Cardiologia

Convegno

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e apprendimento, di confronto e condivisione. In una parola, quattro giornate di opportunità.

Al centro dei lavori, temi di attualità e nuove frontiere del campo medico-scientifico, modalità diagnostiche innovative e nuove opzioni terapeutiche messe a confronto con l’esperienza reale. Per migliorare le capacità di cura. E per far crescere professionisti che siano un punto di riferimento per i malati e per i cittadini, e una risorsa preziosa per il sistema sanitario.

Convegno

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Dal Dipartimento

Massimo Torre è direttore del Dipartimento Cardiotoracovascolare dell’Ospedale Niguarda solo da alcuni mesi, ma per ambientarsi non gli è servita neppure mezza giornata. Perché lui, qui, è entrato a meno di un anno dalla laurea in Medicina e Chirurgia e ha deciso di restare per costruire il suo percorso professionale.

Sì, certo, c’è stata la specializzazione in Chirurgia Toracica, il perfezionamento teorico e pratico presso ospedali prestigiosi a Tokyo, Toronto, Hannover e Vienna. C’è stata anche la tentazione, molto a portata di mano, della carriera universitaria. Ma la scelta del Dipartimento Cardiotoracovascolare di Niguarda come ambito di lavoro e di crescita non è mai venuta meno.

Che ‘effetto’ le fa, oggi, la nomina a direttore?

«Sono entrato al De Gasperis a 24 anni. Appena arrivato in questa ‘cittadella della salute’ non avrei mai pensato che dopo 35-40 anni avrei preso il posto di coloro che in quel momento vedevo come maestri irraggiungibili. Per me è stata una gioia enorme e un grande onore».

Non possiamo non credergli: i volti dei ‘maestri’ gli sorridono dalle fotografie appese alla parete del suo studio e lo hanno accompagnato fin qui.

Che cos’ha, di così speciale, questa struttura?

«L’organizzazione. In Lombardia, oggi, la qualità delle cure è generalmente molto elevata. Niguarda stesso rappresenta un’eccellenza a livello nazionale in tanti settori e abbiamo medici di professionalità indiscussa. Quello che può fare la differenza è l’organizzazione.

Vedere un reparto dove c’è motivazione, dove tutto è coordinato, dove tutti interagiscono come un’orchestra… questi sono gli aspetti che danno al paziente la percezione di un centro ‘che funziona’, un centro che sa non solo curare, ma anche prendersi cura della persona a tutto tondo. L’obiettivo è migliorare ancora e portare l’organizzazione a livelli di efficienza totale».

In altre parole, l’organizzazione ‘fa bene’ alla sanità…

«Sì, e non solo all’interno del Dipartimento o dell’Ospedale. Niguarda è un ospedale pilota in ogni campo, con una forte interrelazione e interazione in tempo reale con gli ospedali periferici. Questo modello organizzativo garantisce una continuità di percorso interaziendale nell’assistenza al malato, in attuazione delle logiche promosse dalla Regione Lombardia. Per questo anche il Dipartimento Cardiotracovascolare sta lavorando con altri ospedali pubblici per creare veri e propri network assistenziali, in modo che i malati possano completare al meglio il loro percorso clinico, diagnostico e terapeutico».

Intervista a Massimo Torre Direttore del Dipartimento Cardiotoracovascolare

Massimo TorreDirettore del Dipartimento

CardiotoracovascolareA. De Gasperis

Ospedale Niguarda

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Dal Dipartimento

Nei panni di direttore del ‘suo’ Dipartimento, Massimo Torre è visibilmente a suo agio. Per questo lo ‘sfidiamo’ a indossare altri abiti e guardare la realtà con altri occhi.

Se fosse un paziente, perché sceglierebbe il Dipartimento Cardiotoracovascolare di Niguarda?

«L’obiettivo del nostro lavoro è garantire la qualità della prestazione, ma soprattutto la sicurezza del malato. Chi si affida al Niguarda, e in particolare al De Gasperis, è davvero in ottime mani.

La medicina, purtroppo, è fatta anche di complicanze: noi siamo in grado di operare e curare anche pazienti cardiopatici che altri centri non possono accogliere, perché le diverse strutture del Dipartimento sono attrezzate per dare una risposta anche ai casi più gravi, ai malati affetti dalle patologie più complesse.

Inoltre il De Gasperis è una squadra che lavora all’interno di un team ancora più grande, Niguarda. E raramente un paziente lascia Niguarda per un altro ospedale».

Se invece fosse un laureando in medicina del 2019, sceglierebbe ancora questo Dipartimento?

«La sanità, soprattutto lombarda, sta vivendo una fase di iper-specializzazione, in cui si moltiplicano i centri che trattano esclusivamente specifiche patologie: formarsi all’interno di questo tipo di strutture offre certamente l’opportunità di osservare eccellenze in un campo specifico, ma il rischio è di non entrare in contatto con ambiti probabilmente importanti per la completezza della propria formazione.

Chi inizia un percorso formativo nel nostro Dipartimento, invece, ha la possibilità di osservare la gestione e la cura del paziente a 360 gradi, sempre a livelli di eccellenza clinica, proprio perché nel Dipartimento stesso si concentrano conoscenze e competenze ampissime nell’ambito cardiotoracovascolare e delle tecnologie più innovative in questo campo. Questo è l’aspetto distintivo del nostro Dipartimento. E la formazione dei giovani, universitari e specializzandi, è una componente fondamentale del nostro lavoro.

Da noi, inoltre, non si fa solo cura del malato, ma anche ricerca rispetto a casi rari e complessi. Quindi sì, ripartirei da qui».

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Prevenzione

Sì al vaccino antinfluenzaleLa prima tutela per il cuore è il vaccino anti influenzale. Per chi, in generale, soffre di cuore, fare la vaccinazione contro l’influenza è fondamentale per prevenire complicazioni infettive. A dire quando farla e a somministrarla sarà il proprio medico di medicina generale.

Sì al vaccino anti pneumococcoSempre per prevenire un’eventuale infezione che potrebbe ‘complicare la vita’ al cuore, è importante verificare con il medico di medicina generale la propria situazione rispetto alla vaccinazione anti pneumococco, che va ripetuta periodicamente e viene somministrata ‘a tappe’. Siamo già coperti? Dobbiamo completare il ciclo? È ora di ripetere la vaccinazione?

No al fumoD’inverno il fumo fa più male. Se per le persone cardiopatiche l’indicazione di non fumare vale tutto l’anno, con la stagione invernale diventa ancora più stringente, perché il freddo ‘rallenta’ alcuni meccanismi difensivi che il nostro corpo normalmente mette in atto per ridurre la concentrazione di batteri al suo interno.

No agli sbalzi di temperaturaGli sbalzi di temperatura tipici dell’inverno, quando si passa da ambienti chiusi all’aperto e viceversa, sono da evitare. Specie nelle giornate particolarmente fredde, quindi, è bene cercare di non uscire nelle prime ore del mattino o la sera, ma piuttosto nelle ore centrali. E, in ogni caso, proteggersi con indumenti adatti alle basse temperature.

No agli antibiotici non necessariIn presenza di malattie respiratorie che comportano febbre è necessario rivolgersi al proprio medico di medicina generale. Soprattutto, non bisogna ‘lasciarsi tentare’ dalle cure fai da te e, in particolare, dagli antibiotici ‘autosomministrati’. Se gli antibiotici sono necessari sarà il medico a dirlo e non è opportuno ‘forzargli la mano’.

Ma che freddo fa!Cinque consigli per affrontare l’inverno proteggendo il cuore.

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Arriva l’inverno e le temperature si abbassano. Abbiamo chiesto al dottor Massimo Puoti, infettivologo, qualche consiglio e indicazione di comportamento per proteggere al meglio il cuore di che è cardiopatico durante la stagione fredda. E lui ci ha detto che…

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N.B. Le indicazioni si rivolgono ai soggetti

cardiopatici in generale e non fanno riferimento a

coloro che assumono farmaci che riducono le difese

immunitarie. In quest’ultimo caso è sempre bene rivolgersi

al proprio medico di medicina generale o allo specialista

presso il quale si è in cura.

Massimo PuotiDirettore Malattie infettive

DipartimentoMedico Polispecialistico

Ospedale Niguarda

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Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, non dovremmo assumere più di 5 grammi di sale al giorno: il sale è ricco di sodio e il sodio in eccesso è dannoso per la salute, cuore compreso. Le nostre abitudini alimentari, invece, ci portano a mangiare molto più sale del dovuto, ed è proprio qui che dobbiamo intervenire.

Una spesa poco salataQuando facciamo provviste, a preoccuparci non dev’essere solo il conto ‘salato’, ma anche ciò che mettiamo nel carrello. In generale, è bene leggere le informazioni sulla composizione dei prodotti ed evitare quei cibi preconfezionati, lavorati e preparati (ma anche alcuni cibi pronti) che hanno un alto contenuto di sodio.

Gli alimenti che ne contengono di più sono salumi e formaggi, ma a incidere maggiormente sulla nostra assunzione di sodio sono quelli che mangiamo più spesso: pane, crackers, grissini, ma anche merendine, biscotti e cereali per la colazione. Massima attenzione, inoltre, agli snack salati (patatine, arachidi e via dicendo) e ad alcuni condimenti.

I rischi della cucinaRispetto al sale, la cucina è il posto più pericoloso della casa. La quantità principale di sodio che ingeriamo, infatti, proviene dal sale che usiamo per preparare i cibi. Ma il nostro palato potrebbe non essere contento all’idea di ‘mangiare insipido’: come dargli torto?

Ecco, allora, due tattiche per tenere conto dei suoi diritti: ridurre il sale nella preparazione dei cibi gradualmente, in modo da abituarci ai nuovi sapori un po’ alla volta, e sostituire il sale con altri ingredienti che rendano comunque gustosi i nostri piatti.

Ad esempio, il succo di limone è perfetto per le insalate, come l’aceto di mele, adatto anche a sfumare la cottura; il gomasio(un mix di semi di sesamo tostati e sale marino) va bene sia nelle preparazioni che nei condimenti; le erbe aromatiche sono ideali per aggiungere sapore e profumo a molti piatti.

Niente sale in tavolaE durante i pasti? Semplice: basta non portare in tavola la saliera! Facciamoci caso: quante volte versiamo il sale su un piatto senza averlo prima assaggiato? Spesso aggiungere sale è solo un’abitudine: non dovrebbe essere difficile liberarsene, specie se il sale non è… a portata di mano.

Meno sale, stesso gusto

Prevenzione

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Medicina

La Fibrillazione Atriale (FA) è la forma di aritmia più comune: colpisce l’1-2% della popolazione mondiale. In Italia ne sono affette circa 850mila persone e si prevede che il progressivo invecchiamento della popolazione ne raddoppierà l’incidenza nei prossimi 50 anni.

La FA è un importante fattore di rischio per l’ictus ischemico e ne fa aumentare di 5 volte la probabilità rispetto alla popolazione generale. Si stima che circa il 20% degli ictus ischemici siano correlati alla FA.

Nel 90% dei casi i coaguli responsabili dell’ictus ischemico si formano nell’auricola sinistra. Il trattamento principe per prevenire l’ictus ischemico è la terapia a lungo termine con anticoagulanti orali (Classe I livello di evidenza A delle Linee Guida Europee), nello specifico con i nuovi farmaci anticoagulanti (DOAC). Una parte rilevante di pazienti con FA presenta però controindicazioni agli anticoagulanti: anche con i nuovi farmaci, nel 20% dei casi la terapia viene interrotta durante il follow up. I trial randomizzati di confronto tra DOAC e warfarin hanno evidenziato che, tra l’1 e il 4% dei casi, la sospensione è correlata alla comparsa di eventi avversi, generalmente emorragie. Le controindicazioni più comuni alla terapia anticoagulante a lungo termine sono la storia anamnestica di emorragie maggiori (sanguinamenti gastrointestinali o intracranici), presenza di insufficienza renale di stadio 4 o 5 e pazienti in dialisi.

Chiusura percutanea dell’auricola sinistraPrevenire l’ictus ischemico in pazienti con fibrillazione atriale non valvolare.

La fibrillazione atriale è un fattore di rischio per ictus e ischemie cerebrali

Nell’auricola sinistra si forma il 90% dei coaguli responsabili dell’ictus

I due principali sistemi di chiusura dell’auricola sinistra

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Medicina

La chiusura percutanea dell’auricola sinistra è quindi un’alternativa terapeutica per questo tipo di pazienti. Attualmente esistono in commercio diversi dispositivi che hanno mostrato uguale efficacia e sicurezza.

I trial randomizzati, PROTECT AF e PREVAIL, condotti su pazienti che non avevano controindicazioni alla terapia con warfarin, hanno dimostrato che a un anno la chiusura percutanea dell’auricola non è inferiore (e a 5 anni è superiore) rispetto al trattamento con anticoagulanti nel ridurre l’incidenza di ictus, in particolare quello emorragico, e quella di emorragie maggiori e di morte. I risultati del trial randomizzato PRAGUE 17 di confronto tra chiusura dell’auricola e DOAC su 400 pazienti, presentato all’ultimo congresso Europeo di Cardiologia, ha dimostrato che il trattamento percutaneo non è inferiore rispetto a quello farmacologico.

Diversi registri hanno valutato la sicurezza e l’efficacia della chiusura dell’auricola in pazienti con controindicazioni alla terapia anticoagulante, dovute principalmente a storia di emorragie maggiori e potenzialmente fatali o a rischio emorragico (HAS BLED) elevato. Questi registri hanno dimostrato un successo procedurale superiore al 97% e una riduzione significativa dell’incidenza di ischemie cerebrali e sanguinamenti maggiori rispetto a quanto atteso in base allo score di rischio CHA2DS2-VASc e allo score di rischio HAS BLED, rispettivamente, al follow up a lungo termine.

L’incidenza annuale di emorragie intracraniche (ICH) nei pazienti in terapia anticoagulante varia dall’1% con warfarin a meno dello 0,5% con i DOAC. Nel caso di ripresa del trattamento antitrombotico l’incidenza di recidive varia dall’1% al 13% a seconda della localizzazione dell’evento emorragico indice. Inoltre la ripresa dei farmaci anticoagulanti può essere controindicata sulla base della sede dell’ICH, ad esempio lobare.

Tuttavia, senza un trattamento antitrombotico il rischio di ictus ischemico è elevato. Il registro NORDIC ha valutato la chiusura dell’auricola sinistra rispetto alla terapia standard in pazienti con storia recente di emorragia intracranica e ha dimostrato una riduzione significativa dell’outcome composito di morte, stroke ischemico ed emorragie maggiori nel gruppo sottoposto a chiusura percutanea dell’auricola.

La chiusura dell’auricola è sicuraed efficace in pazienti con controindicazioni

alla terapiaanticoagulante

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Medicina

Il tratto gastrointestinale è la sede più comune per emorragie nei pazienti in terapia anticoagulante, sia con inibitori della vitamina K che con i DOAC, senza differenze significative tra le due classi di farmaci.

Dopo un’emorragia il 25% circa dei pazienti non riprende il trattamento antitrombotico. Frequentemente, specie nei pazienti anziani, la causa del sanguinamento è rappresentata da angiodisplasie multiple o da patologie non correggibili. In questo gruppo di pazienti la chiusura percutanea dell’auricola ha dimostrato di ridurre del 76% l’incidenza di stroke e del 70% l’incidenza di emorragie rispetto a quanto atteso in base agli score di rischio.

Altri pazienti candidabili alla chiusura dell’auricola sinistra sono i soggetti con insufficienza renale avanzata o in dialisi.

I trial randomizzati che hanno confrontato i nuovi DOAC con warfarin hanno escluso pazienti in dialisi o con grave compromissione della funzionalità renale (Clearance di Creatinina< 30ml/min) e a tutt’oggi il warfarin è il farmaco indicato in Classe IA dalle Linee Guida. In questi pazienti l’incidenza annuale di ischemie cerebrali ed emorragie è doppia rispetto ai soggetti con normale funzionalità renale.

L’analisi di un sottogruppo di pazienti con insufficienza renale avanzata arruolati nel registro multicentrico Amplatzer ha dimostrato la sicurezza della procedura e una riduzione dell’incidenza di stroke. Un registro italiano che ha arruolato pazienti in dialisi sottoposti a chiusura percutanea dell’auricola sinistra ha recentemente confermato la sicurezza e l’efficacia della procedura in un follow up a breve termine.

Nella selezione del paziente è fondamentale l’indagine di imaging con ecotransesofageo per escludere la presenza di trombosi endoauricolare, principale controindicazione alla procedura, valutare le caratteristiche morfologiche e quindi favorire la selezione del device.

La procedura di chiusura dell’auricola viene eseguita con un accesso venoso femorale, in anestesia generale o sedazione profonda, sotto guida ecocardiografica transesofagea o intracardiaca, oltre che

La chiusura dell’auricola riduce significativamente l’incidenza di recidive emorragie nel trattogastrointestinale e stroke

La chiusura dell’auricola riduce l’incidenza di stroke nei soggetti con insufficienza renale avanzata o in dialisi

Per i pazienti con trombosi endoauricolare va evitata la chiusura dell’auricola

Il dispositivo per chiudere l’auricola viene rilasciato dopo averne verificato il corretto posizionamento

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Emanuela PiccalugaCardiologia 1EmodinamicaDipartimento

CardiotoracovascolareOspedale Niguarda

Medicina

angiografica, e prevede la puntura del setto interatriale e l’impianto del dispositivo all’interno dell’auricola con l’occlusione della stessa. Dopo aver verificato il corretto posizionamento e la stabilità del device si procede al suo rilascio. Le principali complicanze dell’intervento, con un’incidenza intorno al 2-3%, sono perforazione dell’auricola con effusione pericardica, tamponamento pericardico e, raramente, embolizzazione del device.

Dopo l’impianto il trattamento farmacologico, generalmente con doppia antiaggregazione piastrinica (aspirina + clopidogrel), continua fino al primo controllo eco transesofageo a tre mesi: in assenza di leak peridevice, clopidogrel viene sospeso e si continua con singolo antiaggregante fino al nuovo controllo ecografico a un anno.

Le Linee Guida Europee del 2016 per il trattamento della fibrillazione atriale non valvolare indicano la chiusura percutanea dell’auricola sinistra in Classe IIb, livello di evidenza B.

I pazienti con fibrillazione atriale non valvolare a rischio cardioembolico elevato e controindicazioni a terapia anticoagulante a lungo termine per alto rischio emorragico appartengono a diverse categorie: anziani, insufficienza renale cronica di grado avanzato o persone in dialisi, patologie gastrointestinali, ulcera peptica, storia di emorragia intracranica. In questo tipo di pazienti la chiusura dell’auricola, che richiede comunque un approccio multidisciplinare, è un’opzione terapeutica valida.

La chiusura dell’auricola sinistra è particolarmente indicata nei pazienti con storia di emorragie gravi e a rischio emorragico particolarmente elevato, quali pazienti con FA e insufficienza renale grave o in dialisi, pazienti con pregressa emorragia

intracranica e controindicazioni alla ripresa della terapia anticoagulante, pazienti con storia di emorragie gastroenteriche non correggibili.

Attualmente le Linee Guida Europee indicanola chiusura dell’auricola in pazienti con alto rischio tromboembolico (CHA2DS2-VASc>2) e controindicazione a terapia anticoagulante con classe di raccomandazione IIB, livello di evidenza B.

La chiusura dell’auricolaè seguita da

un trattamento farmacologico

Il trattamento della fibrillazione atriale

segue le Linee Guida Europee del 2016

La chiusura dell’auricola

è indicata per diverse categorie di pazienti

La chiusura dell’auricola

è particolarmente indicata nei pazienti

con storia di emorragie gravi e ad alto rischio

di emorragia

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La posta del cuoreLa posta del cuore è un servizio gratuito di consulenza online che la Fondazione A. De Gasperis mette a disposizione dei cittadini per aiutare a prevenire, diagnosticare e curare i problemi cardiologici. Per utilizzarlo basta inviare una domanda attraverso il sito

www.degasperis.itRisponderanno, nel pieno rispetto della privacy, i medici del De Gasperis Cardio Center. Riproponiamo qui i quesiti più significativi e di utilità più generale, assicurando l’anonimato a coloro che li hanno proposti.

ParliamoneParliamone

Massimo G.Buongiorno, ho 75 anni e vi scrivo per saperne di più in tema di mixoma atriale: tempi di accrescimento, stadi e modalità di sviluppo.È possibile che si sia presentato con un ictus?

Caro Massimo,il mixoma è una neoplasia benigna del cuore che però può comunque causare seri problemi di salute. È un tumore a lento accrescimento; se non è riscontrato occasionalmente nel corso di indagini eseguite per altri motivi, il mixoma cardiaco può manifestarsi inizialmente con un’embolia (cerebrale o periferica), in considerazione della sua alta tendenza a dare origine a trombi sulla superficie all’interno delle cavità cardiache. Talvolta, quando raggiunge grosse dimensioni, può andare a interferire con le valvole cardiache provocando occlusioni temporanee che a loro volta possono causare sincopi. Il mixoma viene riscontrato attraverso un esame ecocardiografico; nelle fasi iniziali, però, può restare non distinguibile dalle normali strutture del cuore. Questa potrebbe essere la spiegazione del suo caso. Tuttavia è opportuno ricordare che il mixoma richiede sempre un intervento di rimozione.

Dott. Claudio F. Russo

Diana R.Sono una quasi mamma alla 18a settimana di gravidanza. Mi rivolgo a voi per avere informazioni sul tipo di vita che può fare

un bambino con problemi cardiaci: al mio piccolo hanno diagnosticato un’atresia della tricuspide e un’inversione delle grandi arterie. Ci hanno spiegato che la cardiopatia è grave. Voi avete già avuto casi di questo tipo? Che prospettiva di vita può avere un bambino con questa cardiopatia?

Cara Diana,la cardiopatia del suo bimbo è un’atresia della tricuspide con vasi trasposti: per definire il trattamento più appropriato e valutarne i possibili risultati, sarebbe importante sapere se la comunicazione tra la porzione di cuore da dove nasce l’aorta e quella da dove nasce l’arteria polmonare è ampia. In ogni caso, l’atresia della tricuspide è una cardiopatia che viene trattata chirurgicamente, in genere con tre interventi: il primo viene eseguito nel primo mese di vita del bambino, il secondo verso i sei mesi e il terzo in epoca prescolare. Questi interventi non correggono definitivamente la cardiopatia, ma permettono di ripristinare una normale circolazione del sangue. In termini medici si dice che gli interventi consentono la palliazione definitiva della cardiopatia. I risultati a lungo termine sono buoni in più del 70% dei pazienti operati, non può essere escluso però che nell’arco della vita sia necessario ricorrere a un trapianto cardiaco. La qualità della vita è buona nella grande maggioranza dei casi.

Dott. Gabriele Vignati

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La seconda vita di RaffaellaLa storia di Raffaella Cambria. Quando la fiducia è più forte della paura.

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Gli incubi che perseguitano Raffaella sono due: sapere che la tua malattia può essere causa di morte improvvisa e convivereh 24 con un defibrillatore estremamente invasivo. Fino a quando anche questo strumento – che comunque ti assicura la sopravvivenza – non riesce ad arginare un insieme di problemi e l’unica alternativa diventa il trapianto.

Raffaella approda al Dipartimento Cardiotoracovascolare di Niguarda, dove entra in lista d’attesa.

Quando la chiamano, dopo un altro mese di quotidianità ad autonomia ridotta, pensa che stia per iniziare la sua seconda vita. La fiducia, aiutata da un pizzico di incoscienza, prevale sulla paura dell’intervento; la voglia di un ‘dopo’ normale è la forza con cui Raffaella entra in sala operatoria e affronta l’operazione al cuore, al punto da essere più serena lei dei familiari e degli amici che ha intorno.

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Raffaella ha avuto ragione. Dopo la riabilitazione post-intervento ha ripreso a lavorare – è Vicedirettore della Fisica Sanitaria all’Istituto Europeo di Oncologia di Milano – e a fare attività sportiva amatoriale. Sposata, oggi ha una figlia di 18 anni. “Mentre ero in gravidanza”, ci spiega, “ero seguita da una bravissima équipe. E quando ho partorito, con parto naturale, abbiamo partorito tutti insieme!”.

La stessa sensazione di ‘essere in famiglia’, ci dice, la prova ogni volta che arriva al ‘suo’ Dipartimento. “Il bello, quando vai lì, è che tutti sanno chi sei, tutti ti riconoscono e conoscono la tua storia.

Il dottor Oliva si ricorda ancora della sera in cui mi ha chiamato per il trapianto. E poche settimane fa una delle infermiere mi ha invitato a partecipare alla festa per il suo pensionamento. Anche piccoli gesti come questo mi fanno capire che Niguarda è un po’ casa mia”.

A distanza di parecchi anni, Raffaella è contenta della sua seconda vita, grata di aver avuto questa opportunità e consapevole che anche il ‘fattore C’ ha avuto il suo peso. “Faccio parte di un gruppo Facebook di persone trapiantate: anche dialogando con loro mi rendo conto che sono stata tra i fortunati”.

Noi abbiamo la sensazione, se è vero il detto per cui “la fortuna aiuta gli audaci”, che a Raffaella l’audacia non sia mai mancata.

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Maria FrigerioDirettore Cardiologia 2

Dipartimento Cardiotoracovascolare

Ospedale Niguarda

Il cuore è uno zingaro: divagazioni e riflessioni in tema di medicinaPer ragionare sul presente e sul futuro della medicina, ogni numero de “La voce del cuore” ospita un articolo, a cura di Maria Frigerio, che tocca aspetti di natura sociale, antropologica, organizzativa ed etica, oltre che clinica e scientifica.

RiflessioniRiflessioni

In salute e in malattia: le dispari opportunità

Nell’anno in cui scopriamo il calcio femminile, e due donne arrivano al comando di importanti istituzioni Europee, la nostra stampa disquisisce sulla biancheria intima di una capitana di nave e sul colore dell’abito di una neoministra, il giorno del giuramento.

Apprendiamo anche che i cosiddetti femminicidi non diminuiscono, che i centri antiviolenza sono sottodimensionati e sottofinanziati, e che l’efficacia delle nuove norme finalizzate a proteggere le vittime di stalking rischia di essere azzerata dalla massa di casi meritevoli di attenzione urgente.

Tra una notizia e l’altra, pubblicità: uno spot ci presenta una donna di mezza età che imbraccia un noto fiocco lavapavimenti mentre quel bamboccione di suo figlio (maschio) approva, muovendo la testa a ritmo di rock. In un altro, invece, un uomo di mezza età (tra l’altro, uno stimato cardiochirurgo e un amico) si assenta, ma solo per poco, dalla cerimonia di nozze del figlio per operare “in remoto” grazie alle tecnologie di telefonia mobile. In un terzo, la bambina sogna una cameretta in bianco e rosa (“la casa delle bambole!”) mentre il bambino vorrebbe vivere in un’astronave (“la casa nello spazio”).

A detta di tutti, o quasi, la bassa natalità è uno dei maggiori problemi del nostro paese. Pochi sottolineano che la bassa natalità si correla a una bassa percentuale di donne che lavorano (50% delle donne tra i 15 e i 64 anni, in Europa di 13 punti inferiore alla media, e superiore solo a quella della Grecia).Se poi lavorano, a parità di mansioni la retribuzione delle donne è inferiore a quella degli uomini (intorno al 10% la stima in Italia nell’anno corrente), e la quota di donne in posizioni direttive rimane molto minoritaria.

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RiflessioniRiflessioni

E in ambito medico?

In Italia più del 50% degli iscritti all’ordine dei medici di età compresa tra 45 e 65 anni sono donne, ma nei nostri ospedali i direttori di struttura complessa (così si chiamano oggi i primari) sono per l’85% uomini.

Di più, si dà per scontato che gli impegni familiari possano ostacolare la carriera delle donne medico, ma raramente si prende in considerazione il fenomeno speculare, cioè che la vita affettiva delle donne possa essere penalizzata dalla professione: sempre in Italia, si dichiarano single e sono senza figli meno del 20% dei dottori, ma ben il 30% tra le dottoresse.

Spiace dover dire che non va molto meglio quando donne e uomini si confrontano in quanto pazienti. Diversi studi, anche recenti, mostrano una attenzione minore alle donne rispetto agli uomini che si presentano in pronto soccorso o da uno specialista, in particolare se denunciano dolore o cardiopalmo. É più probabile che si pensi che i disturbi siano in realtà meno gravi di quanto denunciato, o che siano di natura psicosomatica anziché organica, se chi li dichiara è una donna.

La storia di precedenti di natura psicologica o psichiatrica porta i medici a sottostimare i sintomi più spesso nelle donne che non negli uomini. Tutto ciò comporta, concretamente, ritardi diagnostici e/o discrepanze nell’applicazione di trattamenti avanzati -a sfavore delle donne, ovviamente- ad esempio nell’ambito delle aritmie, delle malattie reumatiche e addirittura della traumatologia.

Con gli anni, mi viene da pensare che per noi donne non sia più tempo di essere tanto orgogliose, di voler conquistare spazio, ottenere riconoscimenti, (solo) se e quando siamo più brave.

Se le pari opportunità sono ancora lontane anni-luce, forse è ora di dire sì alle quote rosa - anche se di principio preferiamo (preferivamo, avremmo preferito) la meritocrazia.

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Progetti

La Fondazione A. De Gasperis supporta economicamente il progetto umanitario West Nepal, al quale hanno partecipato e partecipano cardiologi provenienti dal Dipartimento Cardiotoracovascolare di Niguarda e da altri centri italiani. Il progetto, che si avvale anche del sostegno di altre organizzazioni non profit, ha l’obiettivo di:

• organizzare campi di screening cardiologico in zone remote delNepal per identificare casi di cardiopatie congenite o acquisitein bambini e ragazzi fino a 14 anni;

• risolvere i casi di cardiopatie identificati nei campi screeningcon interventi cardiochirurgici risolutivi.

Finora il progetto ha permesso di organizzare 5 campi screening e di eseguire decine di interventi nel Cardio Vascular Center Manmoham di Kathmandu, con il coinvolgimento del sistema sanitario locale e la collaborazione del cardiochirurgo nepaleseAnil Batthrai.

Perché 14 anni?

Fino a questa età, il sistema sanitario nepalese copre i costi degli interventi e della degenza, ma non si fa carico degli screening in zone remote, né delle spese di trasporto e alloggio dei piccoli pazienti e dei loro genitori a Kathmandu, né di quelle delle trasfusioni e di eventuali protesi. A tutto questo provvede il progetto.

Piccoli cuori lontaniLa Fondazione A. De Gasperis partecipa al progetto umanitario West Nepal.

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Dal Dipartimento Cardiotoracovascolare dell’Ospedale Niguarda sono partiti, negli anni, Francesca Casadei, Francesco Panzeri, Caterina Bonino e Irene Bossi.

Sono i medici del Dipartimento di Niguarda a raccontarci come il progetto umanitario – nato da un’idea e dagli sforzi di Massimo Orlando, appassionato delle grandi montagne dell’Asia ed esperto alpinista – abbia permesso di raggiungere zone remote e povere del Nepal. La spedizione più recente, ad esempio, ha portato lo screening nella regione di Taplejung, dove l’équipe sanitaria ha individuato 46 casi di cardiopatia da trattare chirurgicamente (parte degli interventi necessari è già stata effettuata).

Un risultato al quale ha concorso l’azione di sensibilizzazione svolta dai cardiologi italiani e nepalesi nei confronti della popolazione: alcuni cittadini locali hanno acquisito competenze infermieristiche che sono di supporto ai campi screening sul territorio e all’attività di follow-up che segue gli interventi.

Progetti

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I nostri ‘chiodi fissi’ Chiamali priorità, chiamali obiettivi, per noi sono diventati dei ‘chiodi fissi’, i punti di riferimento di tutte le nostre azioni di supporto al Dipartimento Cardiotoracovascolare dell’Ospedale Niguarda e a favore della salute del cuore:

• la donazione di strumenti innovativi perla ricerca, la diagnostica e il trattamentodei pazienti.Dalle ‘grandi macchine’ ai ‘piccolistrumenti’, mettiamo a disposizione

del Dipartimento dotazioni innovative che concorrono a farne un puntodi riferimento per i cittadini nell’ambito del sistema sanitario nazionale;

Entra in redazione con noiAiutaci a migliorare La Voce del Cuore rispondendo a 4 domande sul sito della Fondazione. www.degasperis.it/questionario-voce-del-cuore.html

l’aggiornamento medico scientifico, attraverso iniziative autorevoli su tematiche di avanguardia. Due – il Simposio internazionale di ecocardiografia intraoperatoria di febbraio e il Convegno Cardiologia di settembre – sono diventate appuntamenti fissi, sempre più attesi dalla comunità professionale: siamo già al lavoro per le edizioni del 2020;

la formazione sul campo. Il sostegno economico della Fondazione consente di dare continuità alla presenza di giovani medici e professionisti all’interno del Dipartimento, dove sviluppano conoscenze e competenze attraverso il confronto con i casi più complessi e il lavoro di squadra, nell’ambito dell’Ospedale e con altre strutture italiane e internazionali. Dare priorità alla crescita dei medici e della loro professionalità significa sostenere una medicina fatta dalle persone e rivolta alle persone.

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