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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLX n. 102 (48.426) Città del Vaticano giovedì 7 maggio 2020 . y(7HA3J1*QSSKKM( +"!"!,!z!_! NOSTRE INFORMAZIONI La sfida della speranza tra la paura del futuro e la nostalgia del passato C osa succederà dopo? Cioè do- po la pandemia che in alcuni paesi, in questi giorni mostra una curva leggermente calante. Co- me sarà il mondo al termine dell’emergenza sanitaria? Molti si stanno ponendo questi interrogativi, cercando di prevedere il futuro (an- che sulle pagine di questo giornale si ospita un “laboratorio” intitolato “dopo la pandemia”), e le risposte spesso risuonano inquietanti a tutti i livelli, economico, finanziario, politi- co, sociale, morale. Tutto sembra più incerto, più minaccioso e drammati- co. La reazione, quasi automatica, è rifugiarsi nel passato, nel ricordo del tempo precedente, in cui tutto era più familiare, scontato (apparente- mente), stabile e affidabile. Si sente il morso della nostalgia che spinge a voler tornare al mondo passato, co- me se chiudendo gli occhi si potesse riallineare le lancette. Divisi, com- battuti tra queste due spinte, gli uo- mini dei paesi colpiti dalla pandemia appaiono per lo più paralizzati, bal- bettanti, smarriti di fronte alla nuova consapevolezza della propria fragili- tà e della precarietà di quel sistema socio-economico che ritenevano sicu- ro, vincente e convincente. Forse tra la spinta tutta in avanti, verso il “dopo” e quella corrispon- dente verso il “prima”, che conflig- gendo tra loro rischiano di far entra- re in crisi il nostro baricentro, c’è un’altra spinta, un’altra voce da ascoltare. Domenica scorsa, in occa- sione della recita del Regina Caeli, Papa Francesco ci ha ricordato del conflitto che avviene non fuori ma dentro ogni uomo. Nelle sue parole si avverte la matrice ignaziana di Bergoglio che condivide pienamente l’affermazione contenuta ne I fratelli Karamazov di Dostoevskij «il diavo- lo combatte con Dio e il campo di battaglia è il cuore dell’uomo». Per Francesco è l’uomo stesso il teatro di una battaglia in cui si scontrano due voci, quello dello spirito maligno che contrasta in tutti i modi quella di Dio. Tra queste due voci è la sfi- da dell’uomo chiamato a fare discer- nimento, a cogliere le differenze so- stanziali tra le due diverse “lingue”. In particolare il Santo Padre ha ri- cordato che «La voce del nemico di- stoglie dal presente e vuole che ci concentriamo sui timori del futuro o sulle tristezze del passato — il nemi- co non vuole il presente [...] Invece la voce di Dio parla al presente: “Ora puoi fare del bene, ora puoi esercitare la creatività dell’amore, ora puoi rinunciare ai rimpianti e ai ri- morsi che tengono prigioniero il tuo cuore”. Ci anima, ci porta avanti, ma parla al presente: ora». Parole semplici, nette, eloquenti, che spin- gono all’azione, ad essere “presenti al presente”, mandando via la paura del domani e la tentazione di chiu- derci nel passato. Parole che valgono per la singola persona ma anche per le persone collegate in comunità, unite in istituzioni. Valgono anche per una famiglia, per un quartiere, per una città, per una nazione. Pen- siamo all’Europa che deve superare la paralisi, le divisioni del passato e rivolgere i suoi sforzi verso la sfida del presente, acquisendo la consape- volezza che può veramente fare il bene, farlo ora. Emerge qui la virtù della speranza, essenza di ogni im- pegno politico. Per il cristiano la re- sponsabilità è alta ma c’è una conso- lazione, nel senso letterale perché il cristiano non è mai solo, egli è forte della Parola che ascolta nella sua co- scienza, il cristiano infatti riesce, nel caos del tempo che si trova a vivere, ad ascoltare la voce di Dio, una voce «che ha un orizzonte, invece la voce del cattivo ti porta a un muro, ti porta all’angolo [...] che non pro- mette mai la gioia a basso prezzo: ci invita ad andare oltre il nostro io per trovare il vero bene, la pace. [...] che sempre ci incoraggia, ci consola: sempre alimenta la speranza». ANDREA MONDA All’udienza generale appello del Papa contro lo sfruttamento dei braccianti agricoli Per la dignità del lavoro Inaugurato un nuovo ciclo di catechesi dedicato alla preghiera Preghiera del patriarca di Costantinopoli Medico delle anime e dei corpi dona ai tuoi servi la salute di entrambi Il 3 maggio, Domenica delle donne mirofore, nel santuario della Theoto- kos a Balıklı (Istanbul) il patriarca ecumenico ha recitato una preghiera per il periodo di pandemia che stiamo vivendo. Ne pubblichiamo il testo. di BARTOLOMEO O Signore Gesù Cristo, Dio nostro, eterno Logos del Pa- dre, per il tuo estremo amo- re per l’umanità hai assunto la no- stra forma, accondiscendendo a noi una condiscendenza indicibile e in- comprensibile, hai aperto alla stirpe di Adamo le porte del Paradiso e ci hai resi immortali con la tua Croce e la tua Risurrezione, e hai riversato sui tuoi santi discepoli e apostoli lo Spirito santo, che illumina il mondo intero e lo conduce pienamente nel- la Verità, ascolta noi che ci proster- niamo a te con umiltà. Accetta le nostre suppliche, o Signore onni- sciente, onnipresente e onnipotente. Tu che sei causa del bene, elargitore di ogni bene ed esecutore di ogni beneficio, stendi la tua mano in no- stro aiuto, tu che sempre dai più di quello che ti chiediamo. Liberaci, o Signore, dalla terribile pandemia e dalle afflizioni a essa legate. Invia la tua grazia come panacea ai malati e consolali con il sollievo delle loro sofferenze, e con una guarigione ra- pida e completa. Sostieni i medici e tutti coloro che si prendono cura dei malati. Mantieni sotto la tua protezione tutti noi, dona, o medico delle anime e dei corpi, la salute di entrambi — anima e corpo — ai tuoi servi, una ragione prudente, un cuo- re puro, tutte le benedizioni celesti e uno spirito retto inaugura in noi. Insegnaci i tuoi comandamenti e dacci, o Sovrano, fede che si opera attraverso l’amore e speranza indu- bitata, poiché il tuo nome, più che santo e sovraceleste, sia glorificato, e venga servito il fratello, “l’amato di Dio”. Presta il tuo orecchio, o Signore risorto dai morti, che hai risuscitato anche noi e rendici fer- mi nell’osservare i tuoi comanda- menti, per la mediazione della pri- ma santa, la Theotokos, la fonte vi- vificante, che sempre concede «un inesauribile traboccare di guarigio- ni», per le intercessioni di tutti i santi che attraverso i secoli furono graditi a Te, «il Verbo, il più santo di tutti i santi». Amin. Nell’opera di Mario Pomilio Quel cristianesimo dal sapore antico MICHELE GIULIO MASCIARELLI A PAGINA 4 Questo tempo di angoscia visto con gli occhi di una clarissa Seme di grazia in città PAOLO AFFATATO A PAGINA 6 La testimonianza di un sacerdote ortodosso in un ospedale a Mosca Una tuta protettiva sopra la tonaca GIOVANNI ZAVATTA A PAGINA 7 L’intenzione di preghiera di maggio Per i diaconi PAGINA 7 Congregazione delle cause dei santi Promulgazione di decreti PAGINA 7 ALLINTERNO Colpite postazioni di milizie ritenute legate all’Iran Raid israeliani in Siria Appello di Caritas Internationalis Azioni coraggiose contro le conseguenze del coronavirus Un nuovo appello «per rimettere al centro la dignità della persona e la dignità del lavoro» è stato lanciato da Papa Francesco — dopo quelli dello scorso primo maggio — all’udienza generale di mercoledì 6, svoltasi ancora una volta nella Biblioteca privata del Palazzo apostolico vaticano e senza la presenza dei fedeli. Il Pontefice ha confidato che proprio in occasione della festa di san Giuseppe lavoratore aveva «ricevuto diversi messaggi riferiti al mondo» dell’occupazione «e ai suoi problemi». E dicendosi colpito soprattutto dalla condizione «dei braccianti agricoli, tra cui molti immi- grati, che lavorano nelle campagne italiane» Francesco ha fatto notare come «purtroppo tante volte vengono duramente sfruttati. È vero che c’è crisi per tutti — ha osservato in proposito — ma la dignità delle persone va sempre rispettata». Da qui l’invito «a fare della crisi» provocata dalla pandemia di covid-19 «l’occasione» per restituire dignità alle tante persone che hanno problemi lavorativi. In precedenza, iniziando un nuovo ciclo di catechesi dedicato al tema della preghiera, il Papa aveva com- mentato il brano evangelico di Marco (10, 46-52) che narra la guarigione del cieco Bartimeo. «La fede è gri- do; la non-fede è soffocare quel grido», ha spiegato. PAGINA 8 DAMASCO, 6. Nonostante la relativa tregua per la pandemia di coronavi- rus in Vicino oriente. Due ondate di attacchi aerei attribuite a Israele so- no state registrate nelle ultime ore nella Siria settentrionale e orientale, come riferiscono diverse agenzie di stampa internazionali. Fonti concordanti siriane e regio- nali affermano che la prima serie di attacchi aerei è avvenuta attorno alla mezzanotte locale nella zona orien- tale di Mayadin, lungo l’Eufrate, non lontano dal confine con l’Iraq. Diverse ong attive sul terreno affer- mano che in questi attacchi sarebbe- ro morte almeno 14 persone. Israele non ha confermato né smentito la notizia dei raid. Successivamente, un’altra ondata di attacchi aerei — sempre attribuita a Israele ma anche questa non confermata né smentita dallo Stato ebraico — ha preso di mira la zona settentrionale di Alep- po, colpendo in particolare «struttu- re di un centro di ricerche scientifi- co», a sud-est della città, già preso di mira in passato. L’agenzia siriana ufficiale Sana af- ferma che «l’attacco aereo nemico ha colpito depositi militari», causan- do «danni da verificare». Dal canto suo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (voce dell’op- posizione in esilio a Londra) precisa che l’attacco nella zona di Mayadin, confermato da fonti locali e dal sito di informazione Dayrazzor24, ha preso di mira «postazioni e depositi di armi di milizie filo-iraniane». Se- condo l’Osservatorio, «altri depositi di armi di milizie filo-iraniane sono stati colpiti nella zona di Aleppo; ci sono anche perdite umane». Israele, come detto, non ha con- fermato né smentito i raid. Tuttavia, poco dopo la notizia dei bombarda- menti, i media israeliani, citando fonti della sicurezza dello stato ebraico, hanno riferito che «l’Iran ha cominciato a ridurre la sua pre- senza militare in Siria in maniera si- gnificativa». Secondo quanto riferi- scono i media israeliani, «Teheran ha iniziato a evacuare le basi militari vicino al confine con Israele sin dall’inizio dell’epidemia di coronavi- rus». Gli israeliani, scrive il quoti- diano «Haaretz», ritengono che ciò sia dovuto alla crisi economica ira- niana ma anche alla pressione mili- tare dei raid. «Iran non ha niente da fare in Si- ria. (…) e noi non ci fermeremmo finché loro non avranno lasciato la Siria… Siamo determinati, più deter- minati dell’Iran — ha detto il mini- stro della Difesa israeliano Naftali Bennett — e posso spiegare il perché: per l’Iran, la Siria è un’avventura a mille chilometri da casa. Per noi, si tratta delle nostre vite». I soldati ira- niani in Siria — ha detto ancora Ben- nett — «rischiano la propria vita e pagano un prezzo di sangue. Noi non consentiremo la costruzione di una base avanzata iraniana in Siria». ROMA, 6. Se non agiamo immedia- tamente le conseguenze della pan- demia di coronavirus uccideranno molto di più della malattia: occor- rono per questo azioni coraggiose. Questa la diagnosi di Caritas In- ternationalis, che chiede una presa di coscienza globale per una stra- tegia condivisa. «Le conseguenze della pande- mia stanno dando prova di poter essere ancor più pericolose e mor- tali dell’impatto del virus stesso, specialmente per le comunità mag- giormente vulnerabili che vivono nei Paesi più poveri» si legge in un comunicato diffuso questa mat- tina. Oltre alla preoccupazione per la diffusione del virus, ora occorre pensare alle conseguenze, conside- rato che «secondo le proiezioni del World Food Programme, in tutto il mondo il numero di persone sull’orlo della fame è destinato a raddoppiare a causa delle conse- guenze economiche legate alla pandemia e potrebbe raggiungere quota 230 milioni di persone». Tra i continenti preoccupa soprattutto l’Africa: «È il continente maggior- mente colpito, a causa della man- canza di cibo, come conseguenza diretta del lockdown posto in esse- re in diversi Paesi, nonché di una varietà di disastri naturali quali inondazioni, siccità, invasione di locuste, raccolti scarsi. Molti Paesi del Medio Oriente, dell’America Latina e dell’Asia — prosegue Cari- tas Internationalis sono già sull’orlo di una grave crisi alimen- tare che sta comportando un im- portante aumento della malnutri- zione infantile e del numero di adulti che soffrono la fame». C’è poi il problema dei migran- ti, degli sfollati interni, dei rifugia- ti e dei rimpatriati. «I migranti ir- regolari — prosegue il comunicato — sono un’altra comunità partico- larmente esposta, perché non rien- tra in nessuna delle categorie che possono ottenere aiuti». Ieri, 5 maggio, il Santo Padre ha ricevuto in udienza l’Emi- nentissimo Signor Cardinale Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastora- le della Diocesi di Guarapuava (Brasile), presentata da Sua Eccellenza Monsignor Antônio Wagner da Silva, S.C.I. Provviste di Chiese Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Guarapuava (Brasi- le) Sua Eccellenza Monsignor Amilton Manoel da Silva, C.P ., trasferendolo dalla Sede titola- re vescovile di Tusuro e dall’Ufficio di Ausiliare dell’Arcidiocesi di Curitiba. Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Nova Friburgo (Brasile) Sua Eccellenza Mon- signor Luiz Antônio Lopes Ricci, trasferendolo dalla Sede titolare vescovile di Tindari e dall’Ufficio di Ausiliare del- l’Arcidiocesi di Niterói. Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Pembroke (Cana- da) Sua Eccellenza Monsignor Guy Desrochers, C.Ss.R., trasfe- rendolo dalla Sede titolare di Melzi e dall’Ufficio di Ausilia- re della Diocesi di Alexandria- Cornwall. Erezione di nuova Circoscrizione ecclesiastica e relativa Provvista Il Santo Padre ha disposto la fusione dell’Arcidiocesi di Ottawa e la Diocesi di Alexan- dria-Cornwall (Canada), e ha nominato Arcivescovo della nuova circoscrizione ecclesiasti- ca di Ottawa-Cornwall Sua Ec- cellenza Monsignor Terrence Prendergast, S.I. Inoltre, il Santo Padre ha nominato Arcivescovo Coadiu- tore dell’Arcidiocesi di Ottawa- Cornwall (Canada) l’Eccellen- tissimo Monsignore Marcel Damphousse, trasferendolo dall’Ufficio di Vescovo di Sault Sainte Marie. Nella messa a Santa Marta I mass media trasmettano la verità PAGINA 8 Per la presidente della Stampa Estera in Italia Un riconoscimento importante PAGINA 8

La sfida Per la dignità del lavoro dona ai tuoi servi la …...della persona e la dignità del lavoro» è stato lanciato da Papa Francesco — dopo quelli dello scorso primo maggio

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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00

L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLX n. 102 (48.426) Città del Vaticano giovedì 7 maggio 2020

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NOSTRE INFORMAZIONI

La sfidadella speranza

tra la paura del futuroe la nostalgiadel passato

Cosa succederà dopo? Cioè do-po la pandemia che in alcunipaesi, in questi giorni mostra

una curva leggermente calante. Co-me sarà il mondo al terminedell’emergenza sanitaria? Molti sistanno ponendo questi interrogativi,cercando di prevedere il futuro (an-che sulle pagine di questo giornalesi ospita un “lab oratorio” intitolato“dopo la pandemia”), e le rispostespesso risuonano inquietanti a tutti ilivelli, economico, finanziario, politi-co, sociale, morale. Tutto sembra piùincerto, più minaccioso e drammati-co. La reazione, quasi automatica, èrifugiarsi nel passato, nel ricordo deltempo precedente, in cui tutto erapiù familiare, scontato (apparente-mente), stabile e affidabile. Si senteil morso della nostalgia che spinge avoler tornare al mondo passato, co-me se chiudendo gli occhi si potesseriallineare le lancette. Divisi, com-battuti tra queste due spinte, gli uo-mini dei paesi colpiti dalla pandemiaappaiono per lo più paralizzati, bal-bettanti, smarriti di fronte alla nuovaconsapevolezza della propria fragili-tà e della precarietà di quel sistemasocio-economico che ritenevano sicu-ro, vincente e convincente.

Forse tra la spinta tutta in avanti,verso il “dop o” e quella corrispon-dente verso il “prima”, che conflig-gendo tra loro rischiano di far entra-re in crisi il nostro baricentro, c’èun’altra spinta, un’altra voce daascoltare. Domenica scorsa, in occa-sione della recita del Regina Caeli,Papa Francesco ci ha ricordato delconflitto che avviene non fuori madentro ogni uomo. Nelle sue parolesi avverte la matrice ignaziana diBergoglio che condivide pienamentel’affermazione contenuta ne I fratelliKaramazov di Dostoevskij «il diavo-lo combatte con Dio e il campo dibattaglia è il cuore dell’uomo». PerFrancesco è l’uomo stesso il teatro diuna battaglia in cui si scontrano duevoci, quello dello spirito malignoche contrasta in tutti i modi quelladi Dio. Tra queste due voci è la sfi-da dell’uomo chiamato a fare discer-nimento, a cogliere le differenze so-stanziali tra le due diverse “lingue”.In particolare il Santo Padre ha ri-cordato che «La voce del nemico di-stoglie dal presente e vuole che ciconcentriamo sui timori del futuro osulle tristezze del passato — il nemi-co non vuole il presente [...] Invecela voce di Dio parla al presente:“Ora puoi fare del bene, ora puoiesercitare la creatività dell’amore, orapuoi rinunciare ai rimpianti e ai ri-morsi che tengono prigioniero il tuoc u o re ”. Ci anima, ci porta avanti,ma parla al presente: ora». Parolesemplici, nette, eloquenti, che spin-gono all’azione, ad essere “p re s e n t ial presente”, mandando via la pauradel domani e la tentazione di chiu-derci nel passato. Parole che valgonoper la singola persona ma anche perle persone collegate in comunità,unite in istituzioni. Valgono ancheper una famiglia, per un quartiere,per una città, per una nazione. Pen-siamo all’Europa che deve superarela paralisi, le divisioni del passato erivolgere i suoi sforzi verso la sfidadel presente, acquisendo la consape-volezza che può veramente fare ilbene, farlo ora. Emerge qui la virtùdella speranza, essenza di ogni im-pegno politico. Per il cristiano la re-sponsabilità è alta ma c’è una conso-lazione, nel senso letterale perché ilcristiano non è mai solo, egli è fortedella Parola che ascolta nella sua co-scienza, il cristiano infatti riesce, nelcaos del tempo che si trova a vivere,ad ascoltare la voce di Dio, una voce«che ha un orizzonte, invece la vocedel cattivo ti porta a un muro, tiporta all’angolo [...] che non pro-mette mai la gioia a basso prezzo: ciinvita ad andare oltre il nostro io pertrovare il vero bene, la pace. [...] chesempre ci incoraggia, ci consola:sempre alimenta la speranza».

ANDREA MONDA

All’udienza generale appello del Papa contro lo sfruttamento dei braccianti agricoli

Per la dignità del lavoroInaugurato un nuovo ciclo di catechesi dedicato alla preghiera

Preghiera del patriarca di Costantinopoli

Medico delle anime e dei corpidona ai tuoi servi

la salute di entrambiIl 3 maggio, Domenica delle donnemirofore, nel santuario della Theoto-kos a Balıklı (Istanbul) il patriarcaecumenico ha recitato una preghieraper il periodo di pandemia che stiamovivendo. Ne pubblichiamo il testo.

di BARTOLOMEO

O Signore Gesù Cristo, Dionostro, eterno Logos del Pa-dre, per il tuo estremo amo-

re per l’umanità hai assunto la no-stra forma, accondiscendendo a noiuna condiscendenza indicibile e in-comprensibile, hai aperto alla stirpedi Adamo le porte del Paradiso e cihai resi immortali con la tua Crocee la tua Risurrezione, e hai riversatosui tuoi santi discepoli e apostoli loSpirito santo, che illumina il mondointero e lo conduce pienamente nel-la Verità, ascolta noi che ci proster-niamo a te con umiltà. Accetta lenostre suppliche, o Signore onni-sciente, onnipresente e onnipotente.Tu che sei causa del bene, elargitoredi ogni bene ed esecutore di ognibeneficio, stendi la tua mano in no-stro aiuto, tu che sempre dai più diquello che ti chiediamo. Liberaci, oSignore, dalla terribile pandemia edalle afflizioni a essa legate. Invia latua grazia come panacea ai malati econsolali con il sollievo delle lorosofferenze, e con una guarigione ra-pida e completa. Sostieni i medici etutti coloro che si prendono curadei malati. Mantieni sotto la tuaprotezione tutti noi, dona, o medicodelle anime e dei corpi, la salute dientrambi — anima e corpo — ai tuoiservi, una ragione prudente, un cuo-re puro, tutte le benedizioni celestie uno spirito retto inaugura in noi.

Insegnaci i tuoi comandamenti edacci, o Sovrano, fede che si opera

attraverso l’amore e speranza indu-bitata, poiché il tuo nome, più chesanto e sovraceleste, sia glorificato,e venga servito il fratello, “l’amatodi Dio”. Presta il tuo orecchio, oSignore risorto dai morti, che hairisuscitato anche noi e rendici fer-mi nell’osservare i tuoi comanda-menti, per la mediazione della pri-ma santa, la Theotokos, la fonte vi-vificante, che sempre concede «uninesauribile traboccare di guarigio-ni», per le intercessioni di tutti isanti che attraverso i secoli furonograditi a Te, «il Verbo, il più santodi tutti i santi». Amin.

Nell’opera di Mario Pomilio

Quel cristianesimodal sapore antico

MICHELE GIULIO MASCIARELLIA PA G I N A 4

Questo tempo di angoscia vistocon gli occhi di una clarissa

Seme di graziain città

PAOLO AF FATAT O A PA G I N A 6

La testimonianza di un sacerdoteortodosso in un ospedale a Mosca

Una tuta protettivasopra la tonaca

GI O VA N N I ZAVAT TA A PA G I N A 7

L’intenzione di preghiera di maggio

Per i diaconiPAGINA 7

Congregazione delle cause dei santi

P ro m u l g a z i o n edi decreti

PAGINA 7

ALL’INTERNO

Colpite postazioni di milizie ritenute legate all’Iran

Raid israeliani in Siria

Appello di Caritas Internationalis

Azioni coraggiosecontro le conseguenze del coronavirus

Un nuovo appello «per rimettere al centro la dignitàdella persona e la dignità del lavoro» è stato lanciatoda Papa Francesco — dopo quelli dello scorso primomaggio — all’udienza generale di mercoledì 6, svoltasiancora una volta nella Biblioteca privata del Palazzoapostolico vaticano e senza la presenza dei fedeli.

Il Pontefice ha confidato che proprio in occasionedella festa di san Giuseppe lavoratore aveva «ricevutodiversi messaggi riferiti al mondo» dell’occupazione «eai suoi problemi». E dicendosi colpito soprattutto dallacondizione «dei braccianti agricoli, tra cui molti immi-grati, che lavorano nelle campagne italiane» Francescoha fatto notare come «purtroppo tante volte vengonoduramente sfruttati. È vero che c’è crisi per tutti — haosservato in proposito — ma la dignità delle persone vasempre rispettata». Da qui l’invito «a fare della crisi»provocata dalla pandemia di covid-19 «l’occasione» perrestituire dignità alle tante persone che hanno problemilavorativi.

In precedenza, iniziando un nuovo ciclo di catechesidedicato al tema della preghiera, il Papa aveva com-mentato il brano evangelico di Marco (10, 46-52) chenarra la guarigione del cieco Bartimeo. «La fede è gri-do; la non-fede è soffocare quel grido», ha spiegato.

PAGINA 8

DA M A S C O, 6. Nonostante la relativatregua per la pandemia di coronavi-rus in Vicino oriente. Due ondate diattacchi aerei attribuite a Israele so-no state registrate nelle ultime orenella Siria settentrionale e orientale,come riferiscono diverse agenzie distampa internazionali.

Fonti concordanti siriane e regio-nali affermano che la prima serie diattacchi aerei è avvenuta attorno alla

mezzanotte locale nella zona orien-tale di Mayadin, lungo l’Eufrate,non lontano dal confine con l’Iraq.Diverse ong attive sul terreno affer-mano che in questi attacchi sarebbe-ro morte almeno 14 persone. Israelenon ha confermato né smentito lanotizia dei raid. Successivamente,un’altra ondata di attacchi aerei —sempre attribuita a Israele ma anchequesta non confermata né smentita

dallo Stato ebraico — ha preso dimira la zona settentrionale di Alep-po, colpendo in particolare «struttu-re di un centro di ricerche scientifi-co», a sud-est della città, già presodi mira in passato.

L’agenzia siriana ufficiale Sana af-ferma che «l’attacco aereo nemicoha colpito depositi militari», causan-do «danni da verificare». Dal cantosuo l’Osservatorio nazionale per idiritti umani in Siria (voce dell’op-posizione in esilio a Londra) precisache l’attacco nella zona di Mayadin,confermato da fonti locali e dal sitodi informazione Dayrazzor24, hapreso di mira «postazioni e depositidi armi di milizie filo-iraniane». Se-condo l’Osservatorio, «altri depositidi armi di milizie filo-iraniane sonostati colpiti nella zona di Aleppo; cisono anche perdite umane».

Israele, come detto, non ha con-fermato né smentito i raid. Tuttavia,poco dopo la notizia dei bombarda-menti, i media israeliani, citandofonti della sicurezza dello statoebraico, hanno riferito che «l’Iranha cominciato a ridurre la sua pre-senza militare in Siria in maniera si-gnificativa». Secondo quanto riferi-scono i media israeliani, «Teheranha iniziato a evacuare le basi militarivicino al confine con Israele sindall’inizio dell’epidemia di coronavi-rus». Gli israeliani, scrive il quoti-diano «Haaretz», ritengono che ciòsia dovuto alla crisi economica ira-niana ma anche alla pressione mili-tare dei raid.

«Iran non ha niente da fare in Si-ria. (…) e noi non ci fermeremmofinché loro non avranno lasciato laSiria… Siamo determinati, più deter-minati dell’Iran — ha detto il mini-stro della Difesa israeliano NaftaliBennett — e posso spiegare il perché:per l’Iran, la Siria è un’avventura amille chilometri da casa. Per noi, sitratta delle nostre vite». I soldati ira-

niani in Siria — ha detto ancora Ben-nett — «rischiano la propria vita epagano un prezzo di sangue. Noinon consentiremo la costruzione diuna base avanzata iraniana in Siria».

ROMA, 6. Se non agiamo immedia-tamente le conseguenze della pan-demia di coronavirus ucciderannomolto di più della malattia: occor-rono per questo azioni coraggiose.Questa la diagnosi di Caritas In-ternationalis, che chiede una presadi coscienza globale per una stra-tegia condivisa.

«Le conseguenze della pande-mia stanno dando prova di poteressere ancor più pericolose e mor-tali dell’impatto del virus stesso,specialmente per le comunità mag-giormente vulnerabili che vivononei Paesi più poveri» si legge inun comunicato diffuso questa mat-tina. Oltre alla preoccupazione perla diffusione del virus, ora occorrepensare alle conseguenze, conside-rato che «secondo le proiezioni delWorld Food Programme, in tuttoil mondo il numero di personesull’orlo della fame è destinato araddoppiare a causa delle conse-guenze economiche legate allapandemia e potrebbe raggiungere

quota 230 milioni di persone». Trai continenti preoccupa soprattuttol’Africa: «È il continente maggior-mente colpito, a causa della man-canza di cibo, come conseguenzadiretta del lockdown posto in esse-re in diversi Paesi, nonché di unavarietà di disastri naturali qualiinondazioni, siccità, invasione dilocuste, raccolti scarsi. Molti Paesidel Medio Oriente, dell’AmericaLatina e dell’Asia — prosegue Cari-tas Internationalis — sono giàsull’orlo di una grave crisi alimen-tare che sta comportando un im-portante aumento della malnutri-zione infantile e del numero diadulti che soffrono la fame».

C’è poi il problema dei migran-ti, degli sfollati interni, dei rifugia-ti e dei rimpatriati. «I migranti ir-regolari — prosegue il comunicato— sono un’altra comunità partico-larmente esposta, perché non rien-tra in nessuna delle categorie chepossono ottenere aiuti».

Ieri, 5 maggio, il Santo Padreha ricevuto in udienza l’Emi-nentissimo Signor CardinaleAngelo Becciu, Prefetto dellaCongregazione delle Cause deiSanti.

Il Santo Padre ha accettatola rinuncia al governo pastora-le della Diocesi di Guarapuava(Brasile), presentata da SuaEccellenza Monsignor AntônioWagner da Silva, S.C.I.

P ro v v i s t edi Chiese

Il Santo Padre ha nominatoVescovo di Guarapuava (Brasi-le) Sua Eccellenza MonsignorAmilton Manoel da Silva, C.P.,trasferendolo dalla Sede titola-re vescovile di Tusuro edall’Ufficio di Ausiliaredell’Arcidiocesi di Curitiba.

Il Santo Padre ha nominatoVescovo di Nova Friburgo(Brasile) Sua Eccellenza Mon-signor Luiz Antônio LopesRicci, trasferendolo dalla Sedetitolare vescovile di Tindari e

dall’Ufficio di Ausiliare del-l’Arcidiocesi di Niterói.

Il Santo Padre ha nominatoVescovo di Pembroke (Cana-da) Sua Eccellenza MonsignorGuy Desrochers, C.Ss.R., trasfe-rendolo dalla Sede titolare diMelzi e dall’Ufficio di Ausilia-re della Diocesi di Alexandria-Cornwall.

Erezione di nuovaCircoscrizione ecclesiastica

e relativa ProvvistaIl Santo Padre ha disposto

la fusione dell’Arcidiocesi diOttawa e la Diocesi di Alexan-dria-Cornwall (Canada), e hanominato Arcivescovo dellanuova circoscrizione ecclesiasti-ca di Ottawa-Cornwall Sua Ec-cellenza Monsignor TerrencePrendergast, S.I.

Inoltre, il Santo Padre hanominato Arcivescovo Coadiu-tore dell’Arcidiocesi di Ottawa-Cornwall (Canada) l’Eccellen-tissimo Monsignore MarcelDamphousse, trasferendolodall’Ufficio di Vescovo diSault Sainte Marie.

Nella messa a Santa Marta

I mass media trasmettano la veritàPAGINA 8

Per la presidente della Stampa Estera in Italia

Un riconoscimento importantePAGINA 8

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 giovedì 7 maggio 2020

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La Camera italiana approva un emendamento in accordo con la Cei per la ripresa delle messe

La Corte costituzionale tedescaboccia la Bce

Nella Repubblica Democratica del Congo

La radio, il mezzo miglioreper la didattica a distanza

BE R L I N O, 6. La Corte costituzionaledella Germania ha dichiarato inco-stituzionali, in base alla Carta supre-ma tedesca, gli acquisti di titoli pub-blici dei vari paesi Ue che la Bce staportando avanti dal 2015 nell’ambitodel Quantitative easing (Qe). Unasentenza senza precedenti, che apreun aspro conflitto tra poteri decisio-nali all’interno dell’Unione europea.

Secondo i giudici gli acquisti nonsono proporzionali alle quote deisingoli paesi nel capitale della stessaBce, e perciò tali da configurareun’azione di sostegno agli Stati indifficoltà che va oltre la politica mo-netaria permessa dal Trattato di Li-sbona, fino a diventare uno strumen-to vietato di politica economica, inquanto i trattati Ue hanno deman-dato la politica economica ai governinazionali e alla Commissione Ue.

In particolare, la Corte ha rilevatonel Qe una lesione dei diritti demo-cratici del Bundestag, che, per laCostituzione tedesca, impone al Par-lamento di vigilare affinché eventualidebiti di altri paesi scaricati sullaBundesbank mediante il Quantitati-ve easing non finiscano poi addossa-ti ai contribuenti tedeschi.

Per questo, la Corte ha sollecitatoil Governo di Angela Merkel e ilBundestag a pronunciarsi sul Qe,cosa che finora non avevano fatto, enello stesso tempo ha dato tre mesidi tempo alla Bce per giustificare lalegittimità del Qe rispetto al dettatodel Trattato di Lisbona.

In pratica, la Corte non solo hadichiarato incostituzionale l’azionedella Bce dal punto di vista tedesco,ma è andata oltre, fino a discono-scerne l’indipendenza, che tuttavia èpure essa prevista dal Trattato di Li-sbona. Il conflitto di poteri su que-st’ultimo punto è tanto evidentequanto inatteso nell’Unione europea,uno scontro di cui non è facile pernessuno prevedere le conseguenze.

E mentre precipitano in Germaniagli ordini di fabbrica (meno 15,6 percento), il Paese si avvia alla riapertu-ra dei negozi e delle scuole, doposettimane di lockdown.

In Italia, la Camera dei deputatiha approvato stamane con soli 4astenuti un emendamento che per-mette la progressiva ripresa delle

messe, dopo un accordo con la Ceisulla sicurezza durante le celebrazio-ni religiose.

I dati della protezione civile con-fermano la discesa della diffusionedel virus in tutto il Paese, con l’in-cremento dei contagiati totali maicosì basso dal 10 marzo. Anche se levittime rimangono tante.

In Lombardia — la regione piùcolpita dalla pandemia — il tasso dicontagiosità è sceso a 0,75, inferiorealla media del Paese (che è 0,80). Ilgoverno sta valutando la possibilitàche si possa accelerare ulteriormenteil percorso della ripresa. Alcune atti-vità come bar, ristoranti e parruc-chieri, la cui ripartenza era previstaper l’inizio di giugno, potrebbero in-fatti riaprire il 18 maggio. Con unpunto fermo, però: si procederà conla massima cautela e prudenza.

In Gran Bretagna, le autorità sa-nitarie hanno registrato altri 700nuovi decessi, portando il numerodelle vittime della pandemia a oltre30.000. Un dato che ha superatoquello dell’Italia, che era finora il se-condo Paese più colpito dopo gliStati Uniti. Proprio a causa dell’ele-vato numero di vittime, il Governodi Londra ha deciso di prolungare illockdown — iniziato il 23 marzoscorso, in ritardo rispetto agli altripaesi europei — e di non avviare lacosiddetta fase 2.La corte tedesca al momento della lettura della sentenza (Afp)

di ANNA LISA ANTONUCCI

La radio resta un mezzo indi-spensabile nei momenti dicrisi, soprattutto nei Paesi in

cui l’accesso a internet è difficile eriservato a pochi. Lo dimostra ilprogramma per l’apprendimento adistanza per i bambini congolesitrasmesso dalla radio della missio-ne Onu nella Repubblica Demo-cratica del Congo. Le lezioni rag-giungono gli studenti tramite leonde di «Radio Okapi». Il pro-gramma per l’apprendimento a di-stanza prevede inoltre che siano di-stribuiti dei kit di istruzione a tuttii 25 milioni di bambini congolesiin modo che possano continuare aseguire le loro lezioni nonostante lachiusura delle scuole a causa dellapandemia da covid-19.

Il coronavirus ha dimostrato co-me ancora oggi nelle situazioni diemergenza la radio resta il mezzopiù semplice ed efficace per rag-giungere le persone in difficoltà. InRepubblica Democratica delCongo, così come in molti altripaesi africani, infatti, sono poche lepersone che hanno accesso a inter-net, dunque nulla è più efficacedella radio che ha invece una co-pertura nazionale. Neppure la tele-visione congolese arriva ovunquenel Paese.

In considerazione dell’e m e rg e n z aeducativa accentuata dal coronavi-rus, l’Unicef ha quindi contattato«Radio Okapi». «Hanno rispostoimmediatamente, molto entusiastidi questa idea. Si sono resi dispo-nibili almeno due ore al giorno ealla fine ci hanno dedicato 15 ore asettimana, due ore dal lunedì al sa-bato e tre ore la domenica, il che èfantastico», dichiara Joelle Ayité,responsabile dell’ufficio Unicef perl’educazione in Congo. RadioOkapi si è impegnata a trasmetteresequenze didattiche sulle principalimaterie del ciclo primario, in parti-colare matematica, francese, letturae scrittura, nonché educazione sa-nitaria, ambientale e di igiene. Perl’istruzione secondaria, l’accento èposto sulla matematica, il francese,la tecnologia, le scienze della vita edella terra e l’informatica.

«Questa iniziativa non solomanterrà gli studenti attivi, ma im-pedirà loro di perdere l’anno scola-stico», ha dichiarato Willy Bakon-ga, ministro congolese dell’i s t ru z i o -

ne primaria, secondaria e tecnica.Oltre ai programmi educativi, laradio trasmette anche messaggi eprogrammi di prevenzione per ilcovid-19 per consentire ai bambinidi acquisire conoscenze e praticheche salvano la vita. «E la radio èimportante — aggiunge Ayité —perché in realtà non raggiunge soloi bambini. Ai genitori piace saperecosa ascoltano i bambini alla radioe spesso ascoltano con loro».

Dunque, attraverso questi pro-grammi radiofonici, l’Unicef veico-la una serie di messaggi per i geni-tori per ricordare loro il ruolo chesvolgono in termini di benessere,salute, protezione, supervisione emonitoraggio dell’a p p re n d i m e n t o ,ma anche quando si tratta di gio-chi perché «stiamo parlando pursempre di bambini e, nonostante lapandemia, è importante poter gio-care con loro», aggiunge Ayité.

«L’istruzione è un diritto e il po-sto di un bambino è a scuola.L’apprendimento a distanza ci con-sentirà di offrire agli studenti l’op-portunità di godere di questo dirit-to», ha affermato Edouard Beigbe-der, rappresentante dell’Unicef nel-la Repubblica Democratica delCongo. Secondo l’Agenzia delleNazioni Unite, la principale preoc-cupazione dei bambini congolesi èdi poter tornare a scuola e trovare iloro compagni di classe. «Questorappresenta quasi tutta la loro vita.È l’ambiente amichevole che hannoin aula a rassicurarli, è la routinescolastica che gli manca» concludeBeigbeder. In attesa di poter dun-que tornare in classe è previsto cheil programma “Okapi Ecole” li ac-compagni per i prossimi 6 mesi.

L’Ecuadorp ro ro g a

le misuredi emergenza

QU I T O, 6. Il presidente dell’EcuadorLenin Moreno ha annunciato ieri se-ra l’estensione per altri 30 giorni del-le misure emergenziali nel Paese acausa della pandemia. Il capo delloStato ha rivelato che la decisione èstata adottata in una riunione delConsiglio di sicurezza nazionale chevaluta la situazione giorno per gior-no. In pratica, riferisce la stampa,«questo significa che le forze arma-te, la polizia nazionale, il servizionazionale di gestione dei rischi edelle emergenze e il ministero dellaSanità continueranno la loro mobili-tazione su tutto il territorio naziona-le per eseguire azioni di mitigazionedella pandemia».

In Uruguay, invece, il presidenteLuis Lacalle Pou ha annunciato cheil suo governo ha preso la decisionedi riaprire gradualmente, a partireda oggi, i servizi degli uffici statalidel Paese, sottolineando che in futu-ro i cittadini «dovranno aspettarsiuna maggiore apertura di diversi set-tori di attività». La decisione è statapresa dopo che sono risultati negati-vi oltre 430 test casuali per covid-19tra gli operai edili in tutto il paese.

Oltre 15.000 persone sono morte acausa del coronavirus in America La-tina: è quanto emerge da un conteg-gio dell’agenzia Afp basato su datiufficiali. Il totale dei casi superaquota 282.000. Il Paese con il mag-gior numero di morti è il Brasile aquota 7921 a fronte di 114.715 casi, se-guito dal Messico con 2271 decessi edall’Ecuador con 1569 morti.

Nonostante nel paese si contino oltre 71.000 morti

Trump: «Dobbiamo riaprire»

Il presidente Trump visita una fabbrica di mascherine in Arizona (Afp)

A Wuhan tornano a scuolagli studenti delle superiori

Allarmep er

l’AfghanistanKABUL, 6. L’Afghanistan regi-stra allarmanti tassi di infezionedi covid-19, soprattutto nella ca-pitale Kabul. Lo ha affermatoieri l’Organizzazione internazio-nale delle migrazioni (Oim).Con quasi 2900 casi confermatie 90 decessi al 5 maggio, i re-sponsabili afghani temono che,a meno di azioni urgenti, finoall’80% della popolazione delPaese di 35 milioni abitanti po-trebbe essere infettata e il nume-ro di casi confermati suggerisceche l’Afghanistan «potrebbeavere uno dei più alti tassi di in-fezione da covid-19 al mondo»,afferma una nota dell’Oim pub-blicata a Ginevra. L’Oim sotto-linea che «nel Paese asiatico lacapacità di test è bassa, le infra-strutture per il trattamento dicasi gravi estremamente limitatee, in un Paese dove l’asp ettativadi vita è di soli 50 anni, un’altapercentuale della popolazioneha condizioni preesistenti cometubercolosi, l’Hiv, malnutrizio-ne, cancro e malattie cardiache epolmonari in un contesto di in-quinamento ambientale».

WASHINGTON, 6. «Non possiamomantenere il nostro Paese chiusoper i prossimi cinque anni». Lo hadichiarato ieri in Arizona il presi-dente statunitense, Donald Trump,nel corso della sua visita a una fab-brica che produce mascherine. L’in-quilino della Casa Bianca ha ribadi-to il concetto poi in un’intervistaall’emittente «Abc». A una doman-da sulla possibilità di nuovi mortiin seguito alla riapertura delle atti-vità negli Stati Uniti, Trump ha af-fermato che «è possibile che ce nesiano perché non si resterà bloccatiin un appartamento o in una casa»,aggiungendo che, seppure resteran-no in vigore le regole del distanzia-mento sociale e le norme igieniche,«dobbiamo riaprire» perché le per-sone rischiano di morire di overdo-se o suicidandosi se l’economia re-sta ferma.

Il presidente Usa, durante la visi-ta in Arizona, ha poi annunciato lachiusura, nelle prossime settimane,della task force incaricata di gestirela crisi sanitaria causata dal corona-virus nel Paese. Al suo posto verràistituito «un gruppo diverso» pergestire il lato economico della crisi,ha aggiunto Trump. La notizia èstata confermata dallo stesso vice-presidente americano Mike Pence, acapo della task force, il quale ha af-fermato che il coordinamento dellarisposta alla pandemia potrebbe es-sere trasferito alle agenzie federalialla fine di maggio o all’inizio digiugno.

Nel frattempo il numero dei de-cessi giornalieri è tornato a saliredrasticamente nelle ultime 24 oresuperando nuovamente quota due-mila e facendo registrare un incre-mento di oltre il 130 per cento ri-spetto al giorno precedente. Sonoinfatti 2333 le persone morte tra la

sera di lunedì e quella di ieri, ri-spetto alle 1015 persone decedute ilgiorno precedente.

Secondo l’ultimo aggiornamentodella Johns Hopkins University iltotale dei morti si attesta così aquota 71.078 a fronte di 1.204.475casi di contagio da covid-19.

PE C H I N O, 6. Nella città cinese diWuhan, focolaio dell’epidemia dicovid-19, gli studenti delle superiorisono tornati ieri a scuola.

Lo ha confermato il vicesegretariogenerale del governo municipale diWuhan, spiegando che 83 istituti su-periori e 38 istituti professionali se-condari rappresentano il primo lottodi scuole ad aprire, dopo avere ese-guito la pulizia e la disinfezione.Per potere rientrare docenti, studen-ti e personale scolastico devono tuttisottoporsi a test sanitari obbligatori.Per gli altri studenti la data del ri-

torno a scuola non è stata ancorafissata.

Sempre in Cina, due altre provin-ce — lo Shandong e l’Henan — han-no ridimensionato ulteriormente larisposta di emergenza sanitaria pub-blica per il virus, visto che la batta-glia contro l’epidemia ha ottenutoimportanti risultati strategici.

Secondo la Commissione sanitarianazionale, un caso confermato in ar-rivo dell’estero è stato registrato ierinel Paese e non si segnalano nuovicasi trasmessi a livello nazionale.

Situazione molto difficile, invecein India, dove nelle ultime ore è sta-to registrato un drastico e pericolosoaumento dei contagi e delle vittime.Ha anche avuto inizio la megaope-razione che riporterà in patria deci-ne di migliaia di indiani bloccatiall’estero a causa del lockdown. Ilpiano, annunciato dal ministero de-gli Interni di New Delhi, metterà incampo almeno tre navi militari e de-cine di aerei.

Il rientro dall’estero si aggiungeall’ancora più massiccia migrazioneinterna di oltre un milione di lavo-

ratori che, dall’inizio di maggio,stanno attraversando il paese su tre-ni e autobus speciali, per rientrarenei loro stati di origine. L’u l t e r i o reallentamento del lockdown ha giàsollevato critiche e preoccupazioni.Tra i primi a protestare il governato-re del Kerala, Pinarayi Vijayan. «Ilritorno di migliaia di indiani daPaesi nei quali il contagio da covid-19 è tuttora in fase virulenta, potreb-be mettere a rischio gli sforzi fattidall’intera India», ha sostenuto ilgovernatore dello Stato meridionale.

L’OSSERVATORE ROMANOgiovedì 7 maggio 2020 pagina 3

Nel mirino la base aerea di al-Watiya controllata da Haftar

C o n t ro f f e n s i v adelle forze di al-Serraj

In pericolo i trasporti nel Niger

Tempesta di sabbia su Niamey

Crolla una minieradi diamanti

in Liberia: almenocinquanta morti

MONROVIA, 6. Tragico incidentein Liberia. Almeno cinquantapersone sono morte, lunedì not-te, sotto le macerie in seguito alcrollo di una miniera di diamantinella città di Masakpa, vicino alconfine con la Sierra Leone. Loriferiscono le autorità locali.

Attualmente sono in corso leoperazioni di soccorso alla ricer-ca di possibili sopravvissuti. Ri-mangono tuttavia contrastanti leinformazioni sul numero dellevittime. Alcune fonti locali ini-zialmente avevano riferito di cir-ca venticinque persone rimasteintrappolate, precisando che trecorpi erano stati recuperati. An-che il governo non ha ancora uf-ficializzato il bilancio dei morti.

Il crollo è avvenuto in un cen-tro minerario — che si trova nellacontea di Grand Cape Mount —mentre il gruppo di persone eraal lavoro alla ricerca di diamanti.Sarebbero rimasti intrappolatisotto le macerie di una galleriache essi stessi avevano scavato.Intanto, sul luogo del disastro sisono recati i funzionari del mini-stero dell’Interno e delle Miniere.

Non sono stati forniti dettaglisulla miniera in questione. Tutta-via il Paese da tempo cerca di farfronte alle attività clandestine le-gate alle estrazioni di oro e didiamanti.

La contea di Grand CapeMount è ricca di minerali tra cuiferro, diamanti e oro, ma la re-gione è tra le più economicamen-te inattive e sottosviluppate delPaese. Nella stessa area nel 1982centinaia di persone morirono inseguito a una frana avvenuta inuna miniera di ferro nella città diNo-Way Camp.

TRIPOLI, 6. La base aerea di al-Wa-tiya del generale della Cirenaica,Khalifa Haftar, è da alcuni giornisotto un pesante attacco militarecondotto dalle forze del primo mi-nistro libico, Fayez al-Serraj. Prose-guono senza sosta, secondo tutti imedia locali, i bombardamentidell’artiglieria del Governo di accor-do nazionale (Gna) contro la basemilitare dell’Esercito nazionale libi-co (Lna) di Haftar, situata a sud-ovest di Tripoli.

Nel corso dell’offensiva avrebbeperso la vita anche Osama Omseik,un alto ufficiale a capo dell’acquar-tieramento di al-Watiya, il quale —sempre secondo fonti locali — s a re b -be un salafita appartenente a unacorrente radicale.

Se l’esito della battaglia dovesserivelarsi sfavorevole per l’Lna, Haf-tar resterebbe privo dell’ultima roc-caforte utile per tentare di invadereTripoli, avendo già perso numerosibaluardi lungo la costa libica nelle

scorse settimane. Sottrarre il con-trollo di quest’area militare all’Lna èlo scopo primario delle forze delGna, secondo il cui portavoce l’at-tacco si sta svolgendo in tre fasi.

Fonti legate ad Haftar sostengonoche l’Lna avrebbe respinto gli attac-chi, mentre altri media affermanoche questa prima fase di accerchia-mento di al-Watiya avrebbe impedi-to che circa cinquecento veicoli mili-tari diretti alla base vi arrivassero,distruggendone alcuni e sequestran-done altri.

Nello stesso momento al-Serrajstringe per una nuova soluzione po-litica all’impasse, perseguendo ilproposito di modificare l’accordo diSkhirat del 2015. Vorrebbe introdur-re alcune modifiche, così da porrefine ai combattimenti ed evitare ul-teriori spargimenti di sangue.

In una nota al-Serraj, nell’e s o r t a retutte le parti a riprendere in fretta ildialogo politico sempre sotto l’egidadelle Nazioni Unite, ha avanzatodunque due proposte: formare unconsiglio presidenziale, nominandoun premier; dare vita a un processocostituzionale, che conduca a elezio-ni generali.

Intanto la procuratrice capo dellaCorte penale internazionale (Cpi),Fatou Bensouda ha detto oggi chela «violenza senza fine» in corso aTripoli, con l’alto numero di vittime

civili, potrebbe essere equiparata acrimini di guerra. In un briefing da-vanti al Consiglio di sicurezza delleNazioni Unite, la procuratrice hapuntato l’indice in particolare con-tro i raid aerei condotti dall’e s e rc i t odi Haftar. Secondo lo statuto di Ro-ma istitutivo della Cpi, «attaccareintenzionalmente civili non combat-tenti è un crimine di guerra» chepotrebbe essere giudicato davanti alTribunale. Fansouda ha poi denun-ciato «le gravi e persistenti» deten-zioni arbitrarie in Libia, come gliabusi e i maltrattamenti nei con-fronti di migranti e rifugiati. Si trat-ta, ha accusato, di «crimini moltocomuni», con le vittime che hannoparlato di «metodi brutali di tortu-ra». Detenzioni di questo tipo, inassenza di «un giusto processo»,possono sfociare «in omicidi extra-giudiziali, torture e diverse forme diviolenza sessuale», ha detto la pro-curatrice.

Bensouda ha poi ancora parlatodel crescente numero di sparizioniforzate di «attivisti politici, difensoridei diritti umani e giornalisti», spa-rizioni attraverso le quali si manda«il messaggio forte che le voci delladissidenza non saranno tollerate».La procuratrice ha citato il caso diSiham Sergewa, psicologa impegna-ta nella difesa dei diritti umaniscomparsa lo scorso luglio.

Dopo l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea

Colloqui tra Londra e Washingtonper un accordo commerciale

NI A M E Y, 6. Una improvvisa tempesta di sabbia ha av-volto completamente la città di Niamey, capitale del Ni-ger, nell’Africa occidentale. Il fenomeno atmosferico —riferiscono gli esperti citati dalle agenzie internazionali— ha anticipato le piogge torrenziali causando allarmetra i residenti locali. Centinaia di utenti hanno condivi-so impressionanti immagini e filmati sui social. La tem-pesta di sabbia rappresenta un grave pericolo non soloper i conducenti nelle strade, ma un’insidia anche per ivoli aerei a causa della scarsa visibilità.

In Niger sono frequenti queste violente tempeste disabbia che si sollevano scatenate da temporali in azionenelle vicinanze. La sabbia sahariana si sparge attraversoil Paese fino a raggiungere l’oceano Atlantico. In generesi verificano da marzo ad aprile.

Le raffiche discendenti del temporale sono in gradodi sollevare una grande quantità di polvere e sabbia, aprecedere la nube temporalesca. Queste tempeste si ve-rificano quindi in molte zone desertiche del nostro pia-neta, non solo sul Sahara.

Balcani:dialogo

tra Michele Vucic

BRUXELLES, 6. Nell’imminenza delvertice Ue - Balcani occidentali inprogramma oggi pomeriggio in vi-deoconferenza, il presidente serboAleksandar Vucic ha avuto stama-ne un colloquio telefonico con ilpresidente del Consiglio europeoCharles Michel. Come ha riferitola presidenza a Belgrado, «è statoconstatato lo spirito di solidarietàmostrato nell’emergenza sanitariaper la pandemia di coronavirus»,con Vucic che ha ringraziatol’Unione europea per gli aiuticoncessi alla Serbia, e Michel daparte sua che ha sottolineato lagenerosità e solidarietà mostratadalla Serbia inviando aiuti medi-co-sanitari all’Italia e ad altri Paesidella regione balcanica. Michel haribadito «l’impegno della Ue allaprospettiva europea dei Balcanioccidentali» e il suo forte appog-gio alle riforme politiche, econo-miche e sociali nei Paesi della re-gione. Il presidente del Consiglioeuropeo ha poi ricordato comel’Unione europea abbia messo adisposizione 3,3 miliardi di euro asostegno dell’economia dell’interaregione dei Balcani occidentali.Nel colloquio si è parlato anchedel cammino europeo della Ser-bia, con Vucic che ha sottolineatol’impegno del suo Paese nel pro-sieguo delle riforme per l’adesionealla Ue.

Torna a salirela tensione in Venezuela

Entro mezzo secolo caldo invivibileper tre miliardi e mezzo di persone

WASHINGTON, 6. Senza un taglioconsistente delle emissioni di gasserra, entro mezzo secolo le aree delPianeta abitate da un terzo degliesseri umani potrebbero raggiunge-re temperature a livelli a malapenaaccettabili per la sopravvivenza. Esenza possibilità di tornare indietro.Un calore invivibile per circa tremiliardi e mezzo di persone.

I paesi più colpiti sarebbero l’In-dia e la Nigeria, dove sperimente-rebbero questo caldo asfissiante ri-spettivamente più di 1,2 miliardi dipersone e 485 milioni di abitanti.Inoltre, oltre 100 milioni di personeverrebbero colpite sia in Pakistanche in Indonesia e Sudan.

Alle minacce per la salute e le so-cietà, si aggiungerebbe quella per laproduzione alimentare. È il risulta-to di uno studio di un team di ri-cerca internazionale di archeologi,ecologi e climatologi di alcune uni-

versità in Cina, Europa e Stati Uni-ti e pubblicata sulla rivista dell’Ac-cademia americana delle Scienze.

Se le emissioni continueranno adaumentare, avvertono i ricercatori,la temperatura media percepitadall’uomo si alzerà di 7,5 gradi cen-tigradi entro il 2070, quindi oltre ipiù 3 gradi previsti ora. Questo ra-pido aumento porterebbe il 30 percento della popolazione mondialead abitare in posti con una tempe-ratura media superiore ai 29 gradi,una condizione climatica che oggi èsperimentata sullo 0,8 per centodella superficie delle terre emerse,principalmente nel Sahara, mentrenel 2070 riguarderebbe il 19 percento della superficie. La soluzionedegli esperti per evitare il rischio?Rapide riduzioni delle emissioni digas serra che potrebbero dimezzareil numero delle persone esposte acondizioni estremamente calde.

I vertici militari brasilianisostengono la Costituzione

LONDRA, 6. Sono iniziati ieri i collo-qui formali tra Stati Uniti e RegnoUnito per la creazione di quello chehanno definito un «ampio e ambi-zioso accordo commerciale» tra Lon-dra e Washington per il dopoBrexit, l’uscita di Londra dall’Ue.Lo hanno confermato il ministro peril Commercio internazionale britan-nico, Liz Truss, e il rappresentanteper il commercio degli Stati UnitiRobert Lighthizer, spiegando che ilprimo round dei colloqui ha avutoluogo online, a causa della pande-mia di coronavirus.

Le due delegazioni si dividerannonelle prossime due settimane in tren-ta diversi gruppi di lavoro. Questeprime trattative vedranno la parteci-pazione di circa cento negoziatoriper parte. Gli stadi successivi avran-no luogo circa ogni sei settimane efinché non si potrà viaggiare di nuo-vo in sicurezza, tutte le negoziazioniavverranno in remoto.

Truss ha affermato che un accordocommerciale transatlantico potrebbeaiutare l’economia del Regno Unitoa riprendersi dalla crisi dovuta al co-vid-19, rilevando come l’obiettivo siaquello di «rendere ancora più sem-plice fare affari con i nostri amicidall’altra parte dell’o ceano».

A livello ufficiale, i prossimi collo-qui verranno tenuti da OliverGriffiths, rappresentante del diparti-mento per il Commercio internazio-

nale britannico, e dal suo omologostatunitense del commercio per l’Eu-ropa e il Medio Oriente, DanielM u l l a n e y.

Il primo ministro britannico, BorisJohnson, sostiene da tempo un ac-cordo di libero scambio con gli StatiUniti, che ha sempre descritto comeuna delle «maggiori vittorie» dellaBrexit. Alcuni osservatori hanno in-vece espresso delle critiche, avverten-do che in base a questo accordo ilRegno Unito dovrà accettare stan-dard alimentari e ambientali più bas-si in linea con quelli degli Stati Uni-ti, e dovrà garantire alle aziende sta-tunitensi accesso al Sistema sanitariobritannico. Il governo britannico hasempre respinto queste eventualità.

L’Unione europea, intanto, si pre-para per il nuovo round di trattativecon il Regno Unito, per le relazionifuture, della settimana prossima.

Il negoziatore dell’Ue per la Bre-xit, Michel Barnier, si è giù riunitocon gli ambasciatori presso la Ueper fare un primo punto della situa-zione, e nei prossimi giorni dovreb-be avere un colloquio con il caponegoziatore britannico, David Frost.Lo hanno rese noto fonti comunita-rie da Bruxelles. «È richiesto unavanzamento su tutte le questioni inparallelo, per costruire una nuovapartnership ambiziosa con il RegnoUnito», ha detto Barnier.

BRASÍLIA, 6. «Le forze armate brasi-liane saranno sempre al fianco dellalegge, della democrazia e della li-bertà, nel rispetto della costituzio-ne». Con queste parole ieri il mini-stro della Difesa brasiliana, il gene-rale Fernando Azevedo, ha volutoribadire la totale neutralità dei verti-ci militari rispetto alle prese di posi-zione del presidente Bolsonaro.Questi, nel partecipare a una mani-festazione di suoi sostenitori che in-neggiavano a un «intervento milita-re» contro le istituzioni democrati-che, ha affermato che «le forze ar-mate sono al mio fianco e sono arri-vato al limite della pazienza». Sem-pre durante la mobilitazione di ierialcuni giornalisti sono stati aggredi-ti da parte di una frangia violentadei sostenitori di Bolsonaro. L’acca-duto è stato condannato sempre dalministro Azevedo che lo ha definito«inaccettabile».

Intanto ieri è stata resa pubblicala testimonianza rilasciata il 2 mag-gio dall’ex ministro della Giustizia,Sérgio Moro, sulle ingerenze delpresidente Jair Bolsonaro nel volercontrollare la sovrintendenza dellapolizia federale a Rio de Janeiro.L’ex ministro ha dichiarato che,all’inizio di marzo, il presidente gliavrebbe inviato un messaggio in cuiaffermava: «Moro, hai 27 soprinten-denze, ne voglio solo una, quella diRio de Janeiro». La nomina dei so-vrintendenti spetta al direttore ge-nerale della polizia federale. Pro-prio la volontà del presidente Bol-sonaro di sostituire Mauricio Valei-xo al vertice di questo organismoaveva portato alle dimissioni di Mo-ro. Nello Stato di Rio è in corsoun’indagine sul senatore Flávio Bol-sonaro, figlio del presidente, per ri-ciclaggio di denaro e per l’assassiniodell’attivista Marielle Franco.

CARACAS, 6. Il presidente dell’A s-semblea nazionale costituente(Anc) del Venezuela, DiosdadoCabello, ha dichiarato ieri che ilpresidente del Parlamento e leaderdell’opposizione, Juan Guaidó, sa-rebbe coinvolto direttamentenell’incursione marittima, denomi-nata “Operazione Gedeone”, sven-tata domenica dalle forze armateb olivariane.

Cabello ha confermato che l’at-tacco fallito di domenica aveva loscopo di assassinare Nicolás Madu-ro per stabilire una giunta civile-militare guidata dall’ex generaleRaúl Baduel, e con la partecipazio-ne dello stesso Guaidó, che avreb-be avuto la responsabilità di “cap odel consiglio legislativo”.

Il capo dell’Assemblea costituen-te ha anche accusato i presidentidegli Stati Uniti, Donald Trump edella Colombia, Iván Duque, di es-

sere i mandanti dell’attacco di do-menica. Ma Trump ha smentito im-mediatamente affermando che lasua amministrazione non ha «nullaa che fare». Anche il presidente co-lombiano ha respinto le accuse delVenezuela definendole «infondate esp eculative».

Guaidó ha nuovamente smentitodi essere collegato all’“O perazioneGedeone” in cui sono morte 8 per-sone e 13 sono state arrestate, tracui due cittadini Usa.

Il leader dell’opposizione ha in-vitato i membri dell’esercito a riflet-tere e chiedersi se la risposta almalcontento popolare è seguitare a«massacrare i venezuelani». «IlParlamento è molto chiaro, l’unicaopzione è quella di costruire un go-verno di emergenza nazionale, perla protezione della vita dei vene-zuelani», ha detto.

pagina 4 giovedì 7 maggio 2020 L’OSSERVATORE ROMANO giovedì 7 maggio 2020 pagina 5

Nell’opera di Mario Pomilio

Quel cristianesimodal sapore antico

La nostalgia di Dio«Diario dello smarrimento» di Andrea Di Consoli

In questo e in altri libri di Pomilio è affer-mata l’esistenzialità del cristianesimo, che èuna vita non una teoria o un problema da ri-solvere o una questione su cui discutere.Questo richiamo alla dimensione esperienzia-le evidenzia che anche il male è una respon-sabilità prima d’essere altro. Quell’«assenza»e quel «vuoto» di bene da riempire e da col-mare indicano gli obiettivi che il cristianesi-mo si propone di raggiungere dentro gli spa-zi e nei tempi degli uomini. È in questo sen-so che si può dire, con Giorgio La Pira, che«il cristianesimo è storia e geografia».

La centralità del perdono

Lo scavo di Pomilio nell’anima cristiana sifa profondo dall’inizio della sua produzioneartistica: il male non è anzitutto una sostanzaa sé, ma nemmeno sta nel puro agire dell’uo-mo. Esso sorge e resta piuttosto in un vuotodi speranza: «Il male consiste non tanto inquel che si compie, quanto nel fatto che lasomma di sentimenti che un’azione ha impli-cato travolge l’anima verso la disperazione.Ecco il peccato di suicidio (…) la deliberatadistruzione dell’ultima possibilità di spera-re » .

Di fronte al male, opera dell’uomo, sta lagrazia, opera di Dio e suo dono. Questa, co-munque, vuole la collaborazione dell’uomo.Ci troviamo, così, dinanzi a uno degli incrocipiù difficili del cristianesimo: da un lato Diodeve essere lasciato nella sua condizione diDio, ossia di assoluta eccedenza e alterità,dall’altra richiede la cooperazione umanaperché, altrimenti, cadrebbe la strutturadell’alleanza, che è la insostituibile formadella salvezza scelta da Dio. Si tratta di col-laborare anzitutto a togliere ostacoli alla di-scesa della grazia e, in più, impegnare la li-bertà nel cammino richiesto per compierel’ascesa alla grazia.

Uno degli ostacoli cui si accennava è lapaura di Dio per il male fatto, una paura chesi fa più cupa in prossimità della morte. Ilmoribondo che don Giacomo corre ad assi-stere al suo capezzale dice: «Ho paura, pa-dre». Don Giacomo, che spesso nel suo mi-nistero sentiva questa espressione, prese a ri-flettere: «La paura: ci può essere, penso,qualche cosa che ci collochi a più enorme di-stanza da Dio? Ansia di pentimento, slanciodi redenzione, nulla di tutto questo è più

Dio e aprire il varco alla grazia e alla speran-za».

Il muro della paura si sbreccia come d’in-canto. Legge stupore e fili di sorriso sul vol-to del morente e comincia a dirgli le “ragio-ni” della speranza: «“Pe rc h é ” soggiunse “or-mai quel che siamo stati non conta. Contasolo la volontà di non esserlo più, e di saper-si diversi. Conta solo aver avuto paura ed es-sersi sentiti soli. Perché è stato detto: fateviun cuore nuovo e un’anima nuova. E chi haprovato la solitudine, chi ha sperato il perdo-no, chi ha perdonato è già salvo». Il mori-bondo è scosso dalle parole di don Giacomosul perdono: «“Ma come è possibile?” (…)“è possibile, sì, è possibile. Basta tentarlo.Basta solo sperarlo”». E il colloquio continuacon l’espansione del perdono dal morente al-la sua donna: «“Ti chiedo perdono” riuscì adecheggiare il morente. “E questa è la pace”».Don Giacomo conclude con la sua assoluzio-ne e raccogliendo il suo debole sì di consen-

Un cattolico disperato, che non credepiù a Dio, ma vive come se ci fosse.Tutta la mia nostalgia è nostalgia diDio. Per me non c’è cosa piùraccapricciante che notare nei tantivolti che mi circondano la scomparsadella memoria della Croce». L’a u t o re ,per il suo ultimo libro, ha scelto ungenere non comune e solo inapparenza di facile scrittura, il diario.E ha scelto una parola non nuova perdefinire l’oggetto di questo raccontodiaristico, quella che Dante, già neiprimi versi della Commedia, scelse per

meglio di redenzione (posse salvifici) quellodel perdonare: un motivo è che il perdono èun’esperienza di natura materna ed è conve-niente che sia esercitata dalla Chiesa, che èessenzialmente una madre. Dall’essere il per-dono di natura materna discende, fra l’a l t ro ,la sua necessità.

In altri termini, se la maternità è nell’o rd i -ne del principio, è facile intendere che ancheil perdono lo sia, poiché la maternità vi trovauna delle espressioni tipiche e ineliminabilidella Chiesa: è addirittura un principio costi-tutivo della vita ecclesiale e oltre che unprincipio di cultura dalla creatività impreve-dibile. Quando Gesù dà a Pietro il «prima-to», gli conferisce il potere di perdonare (cfr.Ma t t e o 16, 20). «La Chiesa è (...) la comunitàdi uomini e donne segnati dal peccato, maanche dalla grazia del perdono. La Chiesa vi-ve del perdono di Dio e perciò è chiamata afar vivere gli uomini ministrando il perdono»(vedi il testo di Enzo Bianchi Il Figlio dell’uo-mo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?nella raccolta «Non vi sarà più notte». Nottedella fede, notte della Chiesa. Seminario di spi-ritualità della Rosa Bianca Milano, 28 otto-bre 1995, Brescia 1996). Il perdono non vadunque ridotto a un esercizio privato e facile,ma è un «dovere terribile (...) perdonare inostri nemici» come scrive C.S. Lewis (Il cri-stianesimo così com’è, Adelphi, 1997).

Coerentemente, il cristianesimo è chiamatoa partecipare alla costruzione di una culturadel perdono, in dialogo anche con le vocilaiche del nostro tempo: Jacques Derrida, adesempio, ritiene che il perdono, se c’è, nonperdona che l’imperdonabile; e ritiene chesolo a partire da un’etica al di là dell’etica,solo muovendo da un’etica iperbolica, cheinterrompa ogni economia dell’espiazione,della redenzione e del pentimento, si puòscorgere l’apertura di un pensiero del perdo-no degno di questo nome (vedi P e rd o n a re .L’imperdonabile e l’i m p re s c r i t t i b i l e , RaffaelloCortina, 2004). Pomilio entra di fatto in que-sto dialogo, magari senza proporselo, e con-siderate le sfasature temporali con quanti sisono interessati a pensare il perdono (adesempio, Paul Ricoeur). Fra questi il più ri-goroso e paradossale è proprio Derrida, checon la sua idea del perdono esteso all’imp er-donabile è — a livello di enunciazione e diarditezza — portavoce della visione più vicinaalla profezia cristiana sul perdono, proprioperché di profezia si tratta e non di teoresi.

L’idea pomiliana di perdono è cristiana econosce perciò il dramma della tensione fraprofezia e ragione; come peraltro anche fuoridell’ottica cristiana, non si finisce d’i n t e r ro -garsi come possa essere possibile perdonarel’imperdonabile (vedi Richard Holloway, Sulperdono. Come si può perdonare l’i m p e rd o n a b i -le?, Milano 2004).

La tenacia pomiliana nel sostenere il per-dono sempre si motiva con tutte le risorsedate dall’esperienza del Vangelo che significal’ubbidienza al Mistero: queste risorse cristia-ne, di cui si diceva, lasciano intatto lo smarri-mento razionale di chi si decide per questotipo di perdono. Tuttavia, occorre osservare,per evitare equivoci, che l’aspetto iperbolicodel perdonare l’imperdonabile, affermato daDerrida, si pone fuori dello spazio dell’espia-zione, della redenzione e del pentimento edè, per questo, estraneo alla concezione cri-stiana del perdono che, invece, questi tre ter-mini assume fino in fondo. Resta comunqueinteressante il richiamo energico del filosofofrancese a un perdonare radicale, che eviden-temente il cristiano trova il modo di colloca-re all’interno dei punti amplissimi del concet-to biblico di salvezza. Il più chiaro di tutti è:«Dio vuole che tutti gli uomini arrivino allasalvezza e alla conoscenza della verità» (in1Ti m o t e o 2, 4). A questa amorevole “idea fis-sa” di Dio, Mario Pomilio si lega come allapietra miliare del suo cammino di uomo e dis c r i t t o re .

Inquieta e conforta la lettura del DiarioInquieta perché esso è il fruttodi una ricerca senza strade, rabbiosa e visceraleConforta perché riconosce e inquadraciò che vale e restanel flusso del consumoe nel sentimento che passa

Francesco Paolo Michetti, «La figlia di Jorio» (1900, particolare)

L’eremo di San Bartolomeo in Legio a Roccamorice, in provincia di Pescara

possibile, quando la paura si è impadronitadi un’anima».

Tale paura da un lato è una forza paraliz-zante, dall’altro è una forza devastante: rat-trappisce e toglie all’uomo la forza di ag-grapparsi a Dio che lo può salvare. Affidarsia Dio, buttarsi nelle sue mani è l’atto di for-za che l’uomo deve saper compiere in ognimodo. Perciò don Giacomo stimola il mori-bondo a oltrepassare l’ostacolo della paurasuscitando uno slancio d’amore verso Dio,presentandogli «l’immagine di Colui che ave-va avuto anch’egli paura e aveva detto: “Pe r -ché mi hai abbandonato?” prima di dire “Iorimetto il mio spirito nelle tue mani”: e sisentì più forte, pensando che Dio si fa disar-mare non solo dall’amore, ma forse piùdall’umiltà di cuore e dal riconoscimento del-la nostra debolezza, che s’impone alla graziae la forza ad intervenire».

Accarezzando con dolcezza la fronte delmoribondo, don Giacomo invita anche séstesso a vincere la paura e gli dice: «“Anch’ioho paura, figliolo. Se voi sapeste!” E sentì,dopo queste parole, d’aver toccato anche luiil fondo e d’aver ricominciato vertiginosa-mente a risalire. E comprese che solo ripro-ponendo sempre, da capo e per intero, ilproblema di ciò che siamo, solo esaltando adogni istante la coscienza della nostra miseriapossiamo provare veramente il bisogno di

so al matrimonio in limine vitae con la suacompagna.

Il perdono apice del cristianesimoGià da L’uccello nella cupola si inscrive nel-

le viscere della letteratura pomiliana il temadel perdono, come esperienza possibile e do-verosa sempre. È l’ossimoro sempre sottesonell’anima e nello scritto di Pomilio: un Dioaltissimo, sé stesso, sempre sé stesso, dal mi-stero sempre intatto, eppure vicinissimo eaperto al perdono totale verso l’uomo. È l’os-simoro che rende vibrante e teso il cristiane-simo di Pomilio e, in un certo senso, ancheattraente: quando l’ossimoro si spezza alloraabbiamo le caricature cristiane che illustranei suoi romanzi (il severismo senza miseri-cordia, il legalismo senza spirito, il paternali-smo senza paternità, l’orizzontalismo senzam i s t e ro ) .

L’aver posto il perdono al centro del cri-stianesimo mostra la forza teologica che sot-tende ai romanzi di Pomilio, a cominciare daL’uccello nella cupola. Il cristianesimo, infatti,mette il perdono nell’ordine del principio,tanto che l’espressione più specifica dellamissione ecclesiale concepita come carità èproprio l’esercizio del suo potere di perdono.È significativo che Cristo abbia voluto affida-re alla Chiesa fra i suoi “p oteri” di aiuto o

di MICHELE GIULIO MASCIARELLI

Mario Pomilio è scrittoreabruzzese non solo per na-scita, ma perché in Abruzzos’è formato e vi è restatosempre legato fino alla fine

della sua vita, come Silone, non come Bene-detto Croce, che ha rarefatto nel tempo quasidel tutto i legami con la sua terra. Silone ePomilio, invece, sono rimasti legati alla stessa“terramara”, che ha dato loro, sebbene congrandi differenze qualitative, un’eredità cheha un decisivo filo forte comune: un cristia-nesimo dal sapore antico. Cristiane sono per-ciò le matrici di Pomilio, offertegli dal-l’Abruzzo, che Silone chiamava «terra di san-ti e di scalpellini».

Un cristianesimo dal sapore antico

Pomilio ha respirato un’aria cristiana giàin famiglia. Nato ad Orsogna (Chieti) il 14gennaio 1921, da Tommaso, un maestro ele-mentare di fede socialista, originario di Archi(nella stessa provincia di Chieti) fu educato

cristianamente dalla madre, Emma Di Loren-zo, donna di chiara fede cattolica, nativa diMagliano dei Marsi (L’Aquila). Egli è statoeducato sia in terra teatina, dove è restato fi-no all’età di cinque anni, sia in terra marsica-na, dopo che la famiglia si stabilì definitiva-mente ad Avezzano, dove il futuro scrittorefrequentò i primi gradi di scuola fino aglistudi classici, conseguendo la licenza liceale.Tuttavia, la sua preferenza era quella di tra-scorrere le vacanze estive ad Archi, presso lanonna paterna, potendo lì disporre di unpiccolo appartamento, abitato precedente-mente da uno zio prete, che si chiamava co-me lui. Era contento, altresì, di poter libera-mente rovistare in una sua vecchia biblioteca,fornita soprattutto di pubblicazioni riguar-danti la storia e la dottrina della Chiesa.

La vita e l’opera di Mario Pomilio recano,come stigma indelebile e inconfondibile, latimbratura di un Vangelo condiviso e interio-rizzato, mentre manifestano, nei sensi miste-

rici e nelle implicanze storico-esistenziali, isegni di un Battesimo che aveva ricevuto nel-la chiesa parrocchiale di Orsogna il 30 gen-naio del 1921. Si può dire: il cristianesimo diPomilio conserverà per sempre la freschezzadelle acque battesimali: è a questa fonte cheinviterà a tornare, oltre che alla prima sogliadell’era cristiana, in questo come Silone, chenei suoi libri mostra con costanza la sua ispi-razione paleocristiana. Dalla lettura indagatae meditata dei libri pomiliani emergerà losvolgimento dei sensi implicati in un ossimo-ro: primitivismo e sviluppo raffinato. Si sentenel suo cristianesimo l’acre sapore delle radi-ci e la dolcezza dei frutti maturi.

Il “cristianesimo abruzzese”di Pomilio e di Silone

Come per Silone, già dal periodo dellaprima formazione, la problematica cristianaanche per Pomilio è decisamente centrale,sebbene le differenze fra le due visioni sianonotevoli. Nel cristianesimo di Silone c’è unaforte e dominante concentrazione sulla suascelta dell’a-ecclesialità, ossia sulla possibilitàdi dirsi cristiano senza Chiesa. In lui è fortel’interesse per la figura di Gesù e per la for-ma popolare di un cristianesimo letto nell’an-golatura di un’utopia prevalentemente socia-le. Con evidenza, cristiano è l’asse portantedella sua letteratura-testimonianza, com’eglis’esprime. Due segni vistosi lo ricordano: laquasi totalità dei suoi libri ha per temi quasiesclusivi il cristianesimo e la Chiesa; inoltre,quasi tutti i protagonisti dei suoi romanzi,drammi e racconti sono preti.

La dimensione cristiana nell’opera di Po-milio è assai più esplicita e dichiarata, piùcomplessa ed elaborata rispetto a quella pre-sente in Silone. Una delle distinzioni piùmarcate fra i due approcci alla figura e allaprofezia di Gesù di Nazaret sta nel fatto chepiù sicuramente si può parlare di un cristia-nesimo abruzzese nello scrittore marsicano emeno in quello chietino. Su uno sfondo piùlontano l’ispirazione di un’abruzzesità cristia-na non manca neppure in Pomilio, anche seda lui è resa con un tono meno popolare epiù colto: ad esempio, il senso della Croce edel perdono assai forte nell’anima cristianadelle genti d’Abruzzo di certo è presente nelcuore e nella penna di questi suoi due grandifigli, ma con modulazioni differenti. Sulleforme e le differenze delle due figure di Cri-sto e di cristianesimo delineate dai due scrit-

tori abruzzesi, è utile consultare il libro diFerdinando Castelli, Volti di Gesù nella lette-ratura moderna (1987).

Un breve soggiorno a Teramo, in veste dicommissario agli esami di Stato, ispirò a Ma-rio Pomilio il suo primo romanzo, L’uccellonella cupola (1954), nel quale è in molta evi-denza la problematica etico-cristiana. A Tera-mo sarà ambientato, dieci anni dopo, Lac o m p ro m i s s i o n e (1965), romanzo dal forte con-tenuto politico, non privo di aspetti religiosi,mentre appaiono marginali gli aspetti del-l’abruzzesità: questa — e segnatamente nelsuo risvolto cristiano — è invece robustissimae sempre presente in Silone. Tuttavia, grandeè l’amore all’Abruzzo portato da Pomilioche, fra l’altro, ha voluto conoscere lembo alembo e raccontarlo con raffinata acribia (ve-di Abruzzo la terra dei santi poveri, raccolta discritti abruzzesi a cura di Dora Pomilio eVittoriano Esposito, L’Aquila, 1997).

Come s’è ora ricordato, nel 1954 apparve ilsuo primo romanzo: L’uccello nella cupola(qui utilizziamo l’edizione di Rusconi, Mila-no 1978). Questa è un’opera prima, non soloper lo scrittore abruzzese, ma anche per laletteratura italiana del Novecento, poiché sistaccava dall’allora dominante clima neoreali-sta, per collaborare ad aprire strade scono-sciute, affrontando i temi religiosi con unaspietata franchezza e, a tratti, con una gran-de forza, che ricordavano la grande narrativacattolica francese.

Un cristianesimo radicaleNel suo primo romanzo, cui qui ci si riferi-

sce in modo privilegiato, Pomilio annunciaquale sarebbe stato il tema da lui più sentitoanche in seguito: il problema religioso, nonnelle forme di un oggetto da scandagliare esu cui discutere, ma nell’indisegnabile sago-ma di un’esperienza che, tuttavia, sente comefondamentale e decisiva.

Infatti, la tematica religioso-cristiana è pre-sente, oltre che nel ricordato L’uccello nellacupola (Bompiani, 1954), in tutti i suoi libri:Il quinto evangelio, (Rusconi, 1974); Il canesull’Etna, frammenti d’una enciclopedia del dis-sesto (Rusconi, 1978); Il Natale del 1883 (Edi-zioni di Gabriele e Mariateresa Benincasa,1983). In modo esplicito e perfino teologicola problematica cristiana è affrontata, poi, inScritti cristiani (Vita e Pensiero, 2014).

Una nota sempre presente nei suoi libri èil radicalismo cristiano che, come un filo for-te, li avviluppa e li stringe in una mai smen-

tita coerenza. È proprio vero: il cristianesimodi Pomilio non è mai facile e scontato, népuò essere pensato come una divisa distintivain vista di una militanza.

Il suo cristianesimo è anzitutto ricerca in-teriore, tela tessuta e ritessuta sempre dacca-po, fonte sempre novellamente dischiusaall’anima anelante ad acque vive. In lui èchiaro il convincimento credente che quellareligiosa è un’esperienza totale, possibile per-ciò solo in condizioni di piena e integraesperienza umana: «Solo riproponendo sem-pre, da capo e per intero, il problema di ciòche siamo, solo esaltando a ogni istante lacoscienza della nostra miseria possiamo pro-vare veramente il bisogno di Dio e aprire ilvarco alla grazia e alla speranza» scrive inL’uccello nella cupola.

La fede per Pomilio non è una facile con-solazione: è anche consolazione (e quant’al-tre mai) ma lo è dopo essere stata l’orizzontedi un vortice di crisi; lo è all’uscita da unbuio e nero tunnel, come luce discreta (nonaccecante) eppure consolantissima e final-mente pacificante. Per questa sua nota um-bratile e malinconica, Stefano Giovanardi(sull’inserto culturale di «Repubblica» del 4aprile 1990) si è spinto ad affermare che «ilsuo cattolicesimo (...) era nevrotico quasiquanto quello di Manzoni, pronubo di con-flitti e lacerazioni anziché di appagate con-templazioni, e certo non incline a fiducioserose alla Provvidenza o ad affrettate consola-zioni da curato di campagna». Non è accet-tabile la qualificazione di «nevrotico» cheGiovanardi dà al cattolicesimo pomiliano: sitratta, invece, di un cristianesimo rigoroso,teso sulle corde di una testimonianza di tipoeroico e drammatico.

Grande è l’eredità di estetica e di riflessio-ne cristiana che Pomilio ci ha lasciato ed èun privilegio e un dovere potersi chinare suisuoi scritti per raccoglierla in una consapevo-lezza alta, al fine di valorizzarla al massimoquale seme prezioso buttato nei terreni cri-stianamente fertili della terra d’Abruzzo, ger-minato per l’accrescimento della riflessione eper la gioia di molti.

I lati duri della fede

È in grande evidenza questa dimensionecritica e problematica della fede in Pomilio.Ha conosciuto la nobile e profonda irrequie-tezza cristiana, che aveva percorso l’animaanche di altri scrittori d’oltralpe; per cui hacoltivato a lungo e a fondo il dubbio, qualeunica matrice e condizione di una fede au-tentica, anche come orizzonte verso cui anda-re non consegnandosi ad esso in modo avvi-lito, con l’acume e il coraggio della stessa fe-de, come evidenzia Roberto Timossi nel suolibro Della fede. La certezza, il dubbio, la lotta,(Carocci, 2014). Anche sul confronto coldubbio, Pomilio conferma la sua esperienzadi un cristianesimo agonico e mai rinunciata-rio.

Si fanno sentire fortemente in lui l’eco vi-brante di Blaise Pascal e l’alito severo di Sø-ren Kierkegaard. Dal filosofo danese ha im-parato a percepire bene il conflitto cristiano,originato nell’individuo dall’inadeguatezza aldivino della natura umana, conflitto che nonammette attenuazioni di tipo giustificazioni-sta. Insomma, per nessun motivo Pomilio silascia indurre ad allontanarsi dalla pratica diquella “condanna alla fede” che lo scrittoreabruzzese sentiva di condividere con Manzo-ni.

La meditazione cristiana di Pomilio nonevita i lati duri della fede, i problemi croci-figgenti, i punti scottanti. Già s’è accennato aquesto, ma conviene operare alcune focaliz-zazioni. Nella sua meditazione cristiana en-trano, come termini essenziali, i binomi gra-zia-peccato, male-Provvidenza, morte-speran-za. Vi si coglie la sicura influenza di duescrittori cattolici di Francia, Mauriac e Ber-nanos, e, più remotamente, di Manzoni, diPort-Royal e dello stesso sant’Agostino. In-fluenza complessa, dunque, che nulla toglieall’inconfondibile fisionomia di Pomilio, chequell’influenza assimila e riesprime con la ca-pacità creatrice di un vero artista, in cui sifondono sempre, in maniera inestricabile,memoria e profezia.

Al denso romanzo L’uccello nella cupolasottende il composito e reciproco tema digrazia-peccato: ne è, per così dire, il cantusfirmus che lo percorre dal primo all’ultimoparagrafo. È una tematica trattata non inastratto, ma nella meditazione e nei dialoghidel suo protagonista, che è il prete don Gia-como. All’inizio del romanzo, Pomilio illumi-na con luce di Vangelo «la vecchia Teramodalle sere lunghe e smorte»: «Nolite judicare.“E perché giudichi tuo fratello?” E improvvi-samente gli parve [a don Giacomo] d’inten-dere l’origine del proprio errore, l’errore dipensare al male come a una sostanza che vaannientata, quand’esso è il contrario, è un’as-senza d’amore che va riempita, il vuoto cheva colmato».

di GIUSEPPE SURIANO

Andrea Di Consoli è unoscrittore non credente chescrive continuamente diDio, spesso nella formadel desiderio e della

nostalgia. E lo fa in un modo cosìparticolare — l’aggettivo «brutale»aiuta forse a definirlo — da riuscire afarne sentire più di altri l’urgenza, lanecessità estrema in una società chespesso si illude di poterne fare ameno. «Al fondo io sono un cattolico.

chiarire al lettore la condizione dipartenza del proprio viaggio:smarrimento. Anche Diario dellosmarrimento (Roma, Inschibbolet,2019, pagine 176, euro 15) è unviaggio, ma, a differenza di quellodantesco, non ha lieto fine e losmarrimento permane. L’op erarichiama, in questo senso, un altroindimenticato capolavoro del genere:Il Mestiere di vivere di Cesare Pavese.Sono brevi racconti di vita, pensierinotturni, frammenti, note da taccuino.Eppure, proprio nello spazio diquesta “poetica del frammento”,l’autore si ritrova a confessare ildesiderio opposto: la totalità. Ancorauna volta Dio. «Mi rendo conto chela mia natura ha sempre aspirato aldisegno totalizzante, al sentimentoassoluto, a Dio. Per tutta la vita hoparlato virilmente di cocci e invece intesta avevo l’immagine del vaso nellasua interezza. E in fondo la miadevastante malinconia non è altro chequesto tradimento, questo sforzoimmane che faccio ogni giorno difingere di credere nei cocci, nelframmento, nel caduco». Di Consoliguarda a Pavese ma è forte in lui l’ecodi Pier Paolo Pasolini, soprattutto perun sentimento di sottofondo che piùvolte traspare: un certo «rispetto perciò che viene prima», e cioè unpassato e una tradizione che nonpossono essere guardati con infondatosenso di superiorità. Colpisce, inproposito, un appunto vertiginoso sulrapporto con il padre e la sua civiltàcontadina (l’autore è figlio dicontadini lucani di Rotonda emigratia Zurigo). «Non siamo soliti farcicarezze, nella mia famiglia contadina.

(…) Oggi però, vedendo mio padretremante nel letto, gli ho accarezzatola testa — era come assente nel suodolore. Eppure ha trovato la forza didirmi con gli occhi chiusi e con voceesile: “Nun me tuccà ca me dolatutto”. Sin da ragazzo la miarivoluzione è stata quella dicombattere questa durezza contadinacon il calore. Ho continuato adaccarezzarlo sfidando una grandeciviltà cadente con la mia civiltàminore, sentimentale, e dunquefragile, decadente». La fragilità el’inconsistenza del tempo nonimpediscono però l’avvenimento e ilracconto di istanti di bene, piccole«storie di vita buona» che si ritrovanoa essere, per chi legge, punti disperanza. Di Consoli semplicementeannota, non aggiunge. È la vicenda insé a generare il giudizio, come inquesta piccola nota sull’incontro conun mendicante, in cui l’impatto con lafragilità altrui diventa occasione diriscoperta della propria. «Gli ho datoprima due euro, poi cinque. Ma nonvoleva staccarsi. Si è messo apiangere, non ce la faceva più. Alloragli ho messo le mani sulle spalle, e gliho chiesto come si chiamasse:“Mimmo, ascoltami, anche io non cela faccio più, ma dobbiamo ancoral o t t a re ”. Piangeva come un bambino.La gente ci guardava. “Scusatemi losfogo dottò”. (…) L’ho abbracciatoforte, e le sue lacrime mi hannobagnato la faccia. (…) Poi mi hadetto: “Pregherò per voi”. Allora gliho preso il viso tra le mani e mi sonoscoperto senza difese. “Sì, Mimmo,prega per me”. Eppure, proprio nellafragilità e nell’orizzonte piccolo del

tempo, è possibile l’incontro con unorizzonte più ampio, anche soloattraverso una lettura inusuale. “Holetto attentamente un discorso delPresidente Aldo Moro. Un discorsoricco, articolato, difficile, affascinante,ambizioso, che pretende in chi lolegge — anzitutto per il suo bene —un impegno non da poco. Eppure,una volta superate pigrizia,svogliatezza e superficialità, undiscorso di Moro apreimmediatamente scenari nuovi,soprattutto nel metodo. E il metododi Moro è enorme: non perdere maidi vista l’orizzonte più largo, ladirezione del cammino e i grandiobiettivi, nonostante si sia costrettidalla natura umana e dallecontingenze della politica a staresorvegliatamente nelle bassezze, negliorizzonti brevi e nelle controversiepersonalistiche». È fatta di impennatecome questa la lettura di Diario dellosmarrimento, una lettura che insiemeinquieta e conforta. Inquieta perché èil frutto di una ricerca senza strade,rabbiosa e «viscerale» (altra parolachiave nella poetica di Di Consoli);conforta perché riconosce e inquadraciò che vale e ciò che resta nel flussodel consumo e del sentimento chepassa. Come in questo accoratoappello, che richiama, forse non percaso, la tradizione cristiana:«Perdonare è la più alta forma diciviltà. Fare propria con pietàcristiana l’oscura voragine di chi ti hafatto del male è ciò che rendemoralmente superiore un uomo. Èdifficilissimo; ma, ogni volta, bisognap ro v a rc i » .

Mario Pomilio

Scoperte, riscoperte e tutela a piazza del Pantheon

Roma restituiscealtri gioielli

Tornate alla luceuna decina di lastre di travertinoche fungevano da pavimentazionedell’epoca di Adrianodinanzi alla Rotondacome oggi amano definire la piazzagli abitanti dell’Urbe

di FABRIZIO BISCONTI

Nella città deserta, sospesain un’atmosfera suggesti-va e surreale, spuntanopiccole porzioni della sto-ria della Roma antica,

quasi per ricordarci che l’Urbe, la me-tropoli eterna, non muore e, anzi, con-serva un’infinita stratigrafia, che man-tiene intatte tutte quante le stagioni diuna storia incessante. È sorprendenteche queste memorie riaffiorino proprioquando la città appare ferma, immobi-le, bloccata da un forzoso coprifuoco,che pare segnare la fine, l’explicit,l’estuario estremo dove sfociano le idee,i fatti, i gesti delle civiltà, che si sonoalternate, sovrapposte, intersecate neisecoli, nelle ere, nello spazio, nel tem-po. Le novità vengono da quella piazzadel Pantheon, che oggi appare comeuno spazio irrimediabilmente vuoto,quasi una piazza metafisica di Giorgiode Chirico, ma che, invece, rappresentauno dei luoghi irrinunciabili di un turi-smo internazionale che, alla ricerca del-la Roma antica, si ferma anche per vi-vere un momento magico della “dolcevita”, ricreato dai bar storici stracolmidi clienti e dai negozi di souvenir.

Il fulcro della piazza è rappresentatodal celebre Pantheon, così come lo de-finì Plinio il Vecchio (Naturalis HistoriaX X X I V, 13), romanizzando il termine

cus Agrippa Lucii filius consul tertium fe-cit, riferendosi, appunto, al terzo conso-lato di Agrippa , che cade nel 27 avantiCristo.

Del tempio augusteo, rispetto al rifa-cimento adrianeo, sono affiorati, già nelXIX secolo, i resti, che disegnano unambiente rettangolare di 50 metri per20, con una cella trasversale, assai simi-le nell’organizzazione architettonica altempio della Concordia al Foro Roma-no, mentre i parati murari prevedevanogrossi blocchi di travertino rivestiti dalastre di marmo.

I rinvenimenti di questi giorni com-prendono una decina di lastre di traver-tino, che fungevano da pavimentazionedell’epoca di Adriano dinanzi alla Ro-tonda, come oggi ama definire il Pan-theon il popolo romano. La scoperta, ocome vedremo meglio, la riscoperta èseguita all’apertura di una voragine,che ha subito allertato la Soprintenden-za speciale di Roma, archeologia, bellearti e paesaggio del Ministero dei Benie delle attività culturali e per il turi-smo.

A circa tre metri dell’attuale pavi-mentazione della piazza, si sono rinve-nute le lastre, già rintracciate negli anniNovanta, a seguito di lavorazioni, chefurono dettagliatamente documentate,tanto è vero che, come ha potuto sotto-lineare la soprintendente Speciale diRoma, Daniela Porro, i materiali, alloraprotetti da uno strato di pozzolana, so-no riemersi assolutamente intatti. Il fe-nomeno rappresenta un esempio assaieloquente della professionalità dei fun-zionari della Soprintendenza. L’intera-zione dei documenti di archivio e delleoperazioni archeologiche dimostra cheuna nuova stagione si è aperta per l’Ar-cheologia Urbana, che spesso è coin-volta, nel momento in cui si apronocantieri di emergenza. Eppure questiinterventi, seppure limitati nel tempo enello spazio, ci regalano tasselli impor-tanti della Roma antica e stratificata,disegnando le fasi topografiche dellacittà, osservata nel suo divenire, nellemodificazioni funzionali, nella riorga-nizzazione degli assetti urbani.

I lavori della Soprintendenza, inquesto senso, rappresentano occasionistrategiche per indagare le fasi di unacittà, che è cresciuta su se stessa e chegli scavi archeologici, anche di emer-genza, raccontano, con strutture e ma-teriali, da calare nel tempo e nella sto-ria dell’Urb e.

Dobbiamo poi sottolineare anche lacura con cui questi resti sono conserva-ti, affinché chi li rintraccerà in futuropotrà metterli in dialogo con le nuoveemergenze. Sembra importante, insom-ma, valorizzare il lavoro complesso esempre urgente dei funzionari delle So-printendenze della città, per le conti-nue notizie che ci forniscono, nella pro-spettiva di collocarle nella “carta ar-cheologica” della metropoli, guardatanei secoli, nella storia, nell’ordito mo-numentale delle stagioni di una cittàsempre in vita, che ha lasciato traccepiù o meno eloquenti, delle sue diversestagioni. Auguriamo, dunque, a MartaBaumgarten, archeologa della Soprin-tendenza, responsabile dell’area di sca-vo, un buon proseguimento delle inda-gini, che potrebbero farci avere un’ideapiù nitida dell’estensione della pavi-mentazione, che dovrebbe svilupparsi,verso settentrione, sino al Mausoleo diAugusto.

greco πάνθεον ίερον (“tempio di tutti glidei”). Il sontuoso monumento fu fon-dato nel 27 avanti Cristo da MarcoVipsanio Agrippa, genero di Augusto, ericostruito in età adrianea, tra il 120 e il124 dopo Cristo, in seguito a due rovi-nosi incendi, che avevano distruttol’edificio nell’80 e nel 110.

Il tempio è caratterizzato da un por-tico colonnato e timpanato, che intro-duce a una maestosa rotonda, sormon-tata da un corpo cupolato di tipologiaemisferica e interamente costruita incalcestruzzo. La cupola, che presentaun oculo nello zenit per l’illuminazio-ne, rappresenta, ancora ai nostri giorni,uno degli elementi architettonici circo-lari più grandi del mondo e proponeuna delle costruzioni, a un tempo, piùardite ed armoniose dell’antichità, for-nendo un esempio emblematico del-l’uso massiccio del calcestruzzo roma-no.

Il maestoso monumento di origineaugustea si collocava al centro di unquadrante topografico della Roma deltempo assai prestigioso, nell’ambito delCampo Marzio. Il progetto e la realiz-zazione fu affidata a Lucio CocceioAcuto, che fece situare il grande corpodi fabbrica tra i Saepta Iulia, la basilicadi Nettuno e le terme dello stessoAgrippa, proprietario dell’area. La me-moria del genero di Augusto rimanenell’iscrizione, che ancora si legge nellaricostruzione adrianea del tempio: Ma r -

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 giovedì 7 maggio 2020

Seme di grazia in cittàQuesto tempo di angoscia visto con gli occhi di una clarissa di un monastero romano

di PAOLO AF FATAT O

«B enedirò il Signore in ognitempo, dice il salmo:dunque anche in tempo

di pandemia». Madre Elena France-sca Beccaria, clarissa alla guida delmonastero romano di via Vitellia, nelquartiere romano di Monteverde,parla con la tenerezza e la pace diun animo riconciliato. Riconciliatocon se stesso, con Dio, con il prossi-mo, con il mondo. L’inquietudineche pervade l’umanità all’epoca delcoronavirus, segnata da sofferenza,prova, tristezza, paura, non sembraaver valicato le mura del monasterodi religiose contemplative che sorgea ridosso della grande arteria “O lim-pica” e si affaccia su Villa DoriaPamphili. Il monastero è un’oasi disilenzio nel frastuono della metropo-li. Il rumore insolente del traffico eil ritmo affannato delle occupazioniquotidiane che normalmente caratte-rizzano le strade d’intorno si ferma-no misteriosamente davanti a quellaporta dove campeggia la scritta«Monastero Santa Chiara».

Così l’irreale silenzio a cui è statacostretta la città, per il confinamentodomestico dei cittadini e il fermo diogni attività sociale ed economica,sembra essere in perfetta sintoniacon il mondo al di là della grata.Quella barriera, però, è solo fisica,per nulla spirituale e relazionale,tantomeno pastorale. Madre ElenaFrancesca, cinquantenne superiorache dal 2013 ha ripreso la guida delconvento di clarisse, si spende con lesue consorelle per la “famiglia fran-cescana” e per la comunità cittadinain senso lato, ascoltando e accoglien-do ben volentieri gruppi di laici,giovani, adulti, che vogliono sapernedi più sulla spiritualità di Chiarad’Assisi o curiosare su quella vita di«lavoro e preghiera che abbracciacon il cuore tutto il mondo». Oggiquella forma di vita non è, come uningenuo o superficiale avventore po-trebbe pensare, negletta o disprezza-ta. Tutt’altro. Sono ventiquattro leconsorelle che vivono nel monasteroe quando madre Elena giunse a Ro-ma, trasferita sei anni or sono dalconvento di Santa Lucia a Città del-la Pieve, sulle collina umbre, eranosolo dieci e tutte molto anziane. Og-gi le ultime due a essersi unite allacomunità sono due gemelle, suorChiara Luce e suor Maria Felice che,irresistibilmente attratte dalla voca-zione contemplativa, hanno scelto lavita monastica quando erano ampia-mente under 30.

Persone e piccoli gruppi di fedelifrequentano il monastero per cicli dicatechesi bibliche e per momenti dipreghiera, ma a colpire, al di là deicontenuti dell’esegesi biblica o dellostudio delle Fonti Francescane, sonosoprattutto gli sguardi, le voci, lapace, la dolcezza di quelle monache,“specchio fedele dell’Altissimo”, co-me direbbe santa Chiara. Uno spec-chio che non disdegna un riflessovirtuale, se madre Elena si concedeagli ascoltatori — trovando uno spa-zio nella sua giornata, ritmata dallaliturgia delle ore — su piattaformeon line come Skype o Zoom, la-sciando che una parola di conforto euno sguardo di benedizione tocchi-no le coscienze e nutrano le speran-ze dei battezzati, in un tempo diprova come quello della pandemia.

«Potrebbe suscitare sconcerto —racconta suor Beccaria a L’O sserva-tore Romano — benedire in giornicupi, pieni di ansia, di paura, di in-certezza. Come ha detto il Papa il 27marzo, fitte tenebre si sono addensa-te sulle nostre piazze, strade, città.Come trovare la forza di benedireper tutto questo? Tutti stanno sof-frendo: chi è raggiunto dal male nel-la propria carne o in quella dei suoicari; chi lavora mettendo a rischio lapropria vita; chi si ritrova senza la-voro e vede un futuro precario persé e la sua famiglia; chi deve prende-re gravi decisioni a nome di tutti,chi non sa più come gestire la forza-ta inattività dei propri figli, chi vivenella solitudine, chi dovrebbe starein casa e non ne ha una. Mai si è vi-sta una sofferenza così ampiamentecondivisa». In un quadro a tinte fo-sche c’è una certezza: l’origine diquel «microscopico morbo micidiale,e tutto sommato piuttosto misterio-so, non è Dio». Dio «non sta bene-dicendo questo tempo ma sta sof-frendo con noi e per noi, come purela beata Vergine, muta nel suo dolo-re per le piaghe del suo Figlio, chesi rinnovano così pesantemente nellacarne dei suoi figli. Il Cielo soffrenel guardare la terra, pieno di ap-prensione sulla fatica dell’uomo che

cerca di venire a capo di una situa-zione che lo supera».

Le monache non vivono nella lorooasi felice, dentro le mura, lontane oseparate da questa sofferenza. Nelloro percorso interiore cercano didare un senso a questo tempo, strap-pandolo dall’angoscia e rendendoloprezioso. E, per essere profondamen-te partecipi del digiuno eucaristico edell’isolamento vissuto dall’interaChiesa di Roma, di cui si sentonoparte viva e integrante, fin dall’iniziole religiose hanno rinunciato, per ol-tre un mese, alla presenza di un pre-te, che pure era disposto a celebrareogni giorno la messa per la loro co-munità. Prive dell’eucaristia e dun-que “lontane dallo sposo” anche lo-ro? «Ogni tempo racchiude un semedi grazia, che riuscirà a sbocciarenella bellezza del fiore e a maturarenella fragranza del frutto solo se siha la pazienza e la sapienza di dedi-cargli tempo e attenzione», spiega lamadre clarissa. «Un seme è un nullaai nostri occhi, ma sappiamo qualimeraviglie di grazia racchiude, dalseme depositato nel grembo di unadonna a quello nascosto nelle pieghedella terra, fino al seme che è il Si-gnore Gesù: il Vangelo insegna che

ogni seme, caduto in terra, producemolto frutto, ma perché questo av-venga deve morire (cfr. Giovanni, 12,24)».

E ancora: «Quando abbiamo sa-puto che le celebrazioni delle messee della Pasqua sarebbero state senzapopolo — osserva — la comprensibilereazione era pensare che ci venissetolto anche il Signore. Ma sant’Ago-stino insegna che il Cristo è capo ecorpo, e il suo Corpo siamo noi, lasua Chiesa, che non è un’entitàastratta, ma un insieme di personecon un volto concreto: i fratelli, lesorelle, i compagni di camminonell’avventura della fede. Il fratello ècorpo di Cristo». Continua la madreabbadessa: «Nell’assemblea liturgicaandiamo insieme a ricevere Gesù: in-sieme nel cuore, non solo fisicamen-te: solo così ha senso l’eucaristia.L’eucaristia si riceve in quanto Chie-sa: non è un puro momento intimi-stico di comunione solo verticale. IlDio di Gesù Cristo ci vuole fratelli,viene a noi e ci visita solo in quantofratelli». Allora, «se tanto lunga èl’astensione dall’eucaristia, forse al-trettanto lungo è il cammino neces-sario per una vera riconciliazionecon il fratello. Abbiamo compreso

che Gesù vuole dalla Chiesa un raf-forzamento della comunione oriz-zontale, perché non avvenga quantosan Paolo dice alla comunità di Co-rinto: “Sento dire che, quando vi ra-dunate in assemblea, vi sono divisio-ni tra voi […] Che devo dirvi? Lo-darvi? In questo non vi lodo” (1 Co-rinzi, 11, 18-22). In questo tempo didigiuno eucaristico, Cristo ci indicaun’attenzione maggiore alla caritàfraterna, perché sia possibile poi ri-presentarci insieme, da fratelli, inquanto figli di uno stesso Padre, aoffrire il nostro dono, per ricevere incambio il suo».

Inoltre, nota madre Elena, «restacomunque una mensa sempre acces-sibile, quella della Parola. Forse nonsempre è compresa quella che l’esor-tazione apostolica post-sinodale Ve r -bum Domini chiama “la sacramentali-tà della Parola” (cfr. n. 56). Per farlacomprendere, Benedetto XVI cita sanGirolamo, quando il santo ricordache “il corpo di Cristo e il suo san-gue è veramente la Parola dellaScrittura, è l’insegnamento di Dio”.Nel momento in cui il nutrimento èdiventata la sola Parola, allora l’ab-biamo avvertita davvero vitale pernoi, per la nostra esistenza quotidia-na: tutto assume una profondità, unrisalto, una luce, che prima non ave-va».

La monaca ricorda che in Italia ein molte altre nazioni del mondo, acausa della diffusione crescente delcovid-19, per una moltitudine di per-sone si è profilato all’orizzonte lospettro di una lunga e profonda soli-tudine, con la sospensione di inizia-tive, attività, progetti. In poche pa-role: l’umanità è stata condotta neldeserto. «Il deserto è quello doveDio stesso conduce, in modi e tempida noi non pensati e tanto menoscelti. Il vero deserto è luogo di inti-mità, è il luogo dell’amore, ma an-che il luogo della prova. Anche bi-blicamente è così: c’è il deserto diOsea, 2, 16, dove Dio parla al cuorein un rapporto di amore intimo eprofondo; e c’è il deserto delle tenta-zioni di Gesù, dove Satana entra inazione per mettere alla prova».

Allora «ci si può chiedere: cosa cimanca oggi? Alcune relazioni, alcu-ne attività, la libertà, l’autonomia?Quali prese d’aria mi ha sbarrato ilcoronavirus? Sappiamo che i malati

di covid-19 muoiono per asfissia e inassoluta e lacerante solitudine: se an-che noi avvertiamo una mancanzad’aria, fermiamoci anche su questapresa di coscienza: cerchiamo di ca-pire le radici di questa nostra sensa-zione di asfissia». Il deserto è, allo-ra, «il luogo propizio per conoscerenoi stessi, per ascoltarci, per verifi-carci, proprio nel senso etimologicodi “fare verità” dentro di noi. Sononel deserto quanti vivono un tempoin solitudine, ma anche quanti han-no limitato i contatti alle personedella cerchia familiare più ristretta.Questa è l’esperienza che facciamonoi claustrali: poche relazioni, ravvi-cinate e sempre uguali a se stesse, 24ore al giorno per 365 giorni all’anno.Questo ti inchioda al fianco dell’al-tro e di conseguenza a te stesso, ticostringe a fare i conti con l’altro edi conseguenza con ciò che sei tu difronte all’altro: è la sfida della nostravita, quella che — se vissuta bene —rende le nostre comunità scuole dicarità fraterna».

Ora, aggiunge la clarissa, unamoltitudine di persone è chiamata avivere quest’avventura: «Ma il fruttoè prezioso. Recita un salmo: “La ve-rità germoglierà dalla terra e la giu-stizia si affaccerà dal cielo”. La veri-tà di ogni uomo non può che ger-mogliare dalla sua propria terra, ov-vero la sua stessa persona, luogo sa-cro e benedetto da Dio. Ecco, allora,che questo tempo diventa tempo digrazia per ascoltare noi stessi, perdecifrare certi atteggiamenti, reazio-ni, sentimenti che forse nel vorticedella vita quotidiana sfuggono e re-stano come criptati. Cristo ci chiededi adorare il Padre “in spirito e veri-tà”: adorarlo nella verità significa

non solo e non tanto con fede retta,ortodossa, quanto piuttosto nella ve-rità di noi stessi, in un contatto pie-no e sereno con quella “terra pove-ra” che è la nostra umanità. Il Padreci vuole e ci cerca così».

Ricorda suor Elena FrancescaBeccaria che «Dio è fedele alle pro-messe e non ha abbandonato l’uo-mo. Abbiamo la sua Parola semprecon noi. La Parola non ci ha lasciatoneppure quando è venuta meno lapresenza sacramentale. Questo tem-po — argomenta la madre abbadessa— con le limitazioni che ha impostoè un’occasione per imparare a batte-re sentieri più spirituali nel nostrovissuto di cristiani. Come ricordaTeilhard de Chardin, non siamo es-seri umani che vivono un’esp erienzaspirituale, ma esseri spirituali che vi-vono un’esperienza umana».

Chi e cosa benedire, allora? Eccola risposta: «Benediciamo il Signore,con tutto ciò che ci abita, con tuttociò che possiamo scoprire in questomomento forte di incontro con noistessi, con la nostra verità, con lanostra fragile umanità, alla luce dellasua Parola di verità. È il momento dibenedirlo con tutto ciò che è in noi,perché benedire significa riconoscerela bontà di qualcuno e celebrarla.Oggi si chiede a noi cristiani di “di-re bene” di Dio e scegliere, ancorauna volta, il suo Vangelo, per essereluce per un mondo che soffre». E«quando potremo rivedere i fratelli— conclude madre Elena — per cele-brare insieme la festa della vita sare-mo tutti un po’ più veri, più creden-ti e più amanti, capaci di relazioniautentiche con Dio, con noi stessi,con i fratelli e ogni creatura».

Nonostante la pandemia un giovane parroco di Palermo riesce a mantenere vivo il rapporto con i fedeli

Alla ricerca delle pecorelle smarrite

All’Università Europeail laboratorio «Non sei un nemico!»

ROMA, 6. Nonostante l’emergenza sanitaria proseguono le attività dellaboratorio di comunicazione dell’Università Europea di Roma, «Nonsei un nemico!» che si ispira alla cultura del dialogo, dell’accoglienza edell’incontro. Ideato e diretto dal giornalista Carlo Climati, il laborato-rio, viene spiegato in un comunicato, fa parte delle attività di forma-zione integrale dell’ateneo, e ha l’obiettivo di creare linguaggi nuovi edi sensibilizzare ad uno stile di comunicazione che non veda nell’a l t roun nemico. «In questo momento di difficoltà per l’emergenza sanitaria— spiega padre Gonzalo Monzón, direttore dell’Ufficio formazione in-tegrale dell’Università Europea — è importante promuovere un autenti-co spirito di solidarietà, che ci aiuti ad essere un’unica famiglia e a co-struire ponti verso gli altri. Continuando le lezioni in videoconferenzaabbiamo cercato di dare il nostro contributo a una cultura di incontro,che il Papa ci invita a vivere».

Anche quest’anno il Laboratorio «Non sei un nemico!» ha esploratole diverse forme di comunicazione del mondo di oggi: dal giornalismoai social network, dalla musica alla televisione, dalle relazioni virtualial dialogo nella vita quotidiana.

Madre Elena Francesca Beccaria

di VALENTINO MAIMONE

«D a quarant’anni viviamo e operia-mo come ospiti di una pur amo-revole comunità di suore. Ci sia-

mo sistemati in modo tale da supplire allemille carenze che una sistemazione precariainevitabilmente porta con sé. Ma non demor-diamo. E preghiamo e speriamo ogni giorno,con tutte le nostre forze, che presto qualcosasi sblocchi. E che la nostra magnifica parroc-chia torni finalmente a una sua collocazionenaturale, all’interno di una chiesa vera e pro-pria. Soprattutto in questo periodo difficileche stiamo attraversando per colpa del coro-navirus, i cittadini ne avrebbero davvero biso-gno». Sono le parole di un sacerdote di peri-feria come padre Dario Chimenti, 32 anni,parroco della chiesa di Sant’Alberto Magno, aPalermo. Usa la prima persona plurale, il“noi”, come se avesse vissuto fin dall’inizio laparticolare vicenda collegata a questa chiesache non c’è più, mentre invece lui è arrivato aguidarla da meno di un anno. Ma per com-prendere meglio di cosa stiamo parlando, oc-corre partire dall’inizio della vicenda.

«Tutto comincia intorno al 1978, quando ilcomune di Palermo decise di costruire vialeMichelangelo, una strada considerata fonda-mentale per la viabilità, in quanto avrebbe at-traversato l’intera città. Per far questo, però, itecnici comunali stabilirono che dovesse esse-re sacrificata proprio la chiesa di Sant’Alb ertoMagno», racconta padre Dario. «Si trattavadi una cappella che faceva riferimento allacattedrale, in zona Santuario. Purtroppo, nonsi poté fare nulla per impedirlo e l’edificio fuabbattuto, con la promessa però che sarebbe-ro presto arrivati fondi per costruirne un altroin cui ospitare i parrocchiani. Ma le cose poisono andate diversamente», precisa padre Da-rio.

E così, sono passati quarant’anni senza cheaccadesse nulla. La parrocchia ha trovato unasua nuova sede, che in origine avrebbe dovu-to essere provvisoria, ma che si è invece rive-lata permanente: «Fin da subito, infatti,Sant’Alberto Magno è stata ospitata nei localidel convento delle suore francescane del Si-gnore. Nella struttura, che oggi è una casa diricovero per anziani, c’era un intero piano se-

minterrato adibito a garage per le automobili.E fu proprio lì che la parrocchia ha avuto daallora la sua opportunità di continuare a vive-re e operare», continua il sacerdote.

I locali del seminterrato adibito a sede par-rocchiale non sono ampi: «C’è un’aula liturgi-ca che può contenere al massimo 200 perso-ne, poi una sagrestia e una stanza da non piùdi una ventina di posti. Se consideriamo chenel territorio parrocchiale risiedono circa2.500 persone, ci si rende conto di quantouna struttura così non sia adeguata per porta-re avanti la nostra attività come vorremmo»,osserva il parroco, «anche se ciò non significache non ci diamo da fare per portare quantipiù fedeli possibili alle nostre attività». Graziea finanziamenti della regione Sicilia, una deci-na di anni fa è stato possibile effettuare lavoridi ristrutturazione che hanno reso tutto piùvivibile.

Prima di padre Chimenti, in quarant’anni sisono succeduti ben undici parroci alla guidadi Sant’Alberto Magno: «E solo uno di loro èrimasto per nove anni di seguito. Anche que-sto fatto, insieme con una certa sensazione diprecarietà dovuta alla collocazione della par-

miei genitori, che pure abitano solo a qualchechilometro da qui. Sono ospite di un altro sa-cerdote e questo mi ha consentito di mante-nere costantemente il rapporto con la miagente, che ha potuto vedermi spesso in giroper le vie del quartiere, capendo che può con-tare su di me», fa notare il sacerdote.

Ma l’attività della sua parrocchia abbracciaanche altri fronti: «Abbiamo un gruppo scoutdi cui fanno parte 101 persone, sto cercandodi far crescere una quindicina di ragazzi eadulti per l’Azione cattolica, sono riuscito araccogliere fondi con cui ho allestito una pic-cola sala cinema, dove proiettare i film perparrocchie. Purtroppo, al momento è tuttofermo. Anche la parrocchia è stata chiusa permotivi di sicurezza, visto che non consentireb-be di mantenere le giuste distanze tra i fedeli.Per fortuna mi ha salvato la mia passione perInternet, che sto sfruttando per assicurare aimiei parrocchiani un normale svolgimentodelle attività». Com’è possibile? «Già primadel coronavirus, tramite Facebook i parroc-chiani impossibilitati a essere presenti fisica-mente potevano assistere in diretta alla cate-chesi o perfino alle adorazioni eucaristiche:

non sa quanti anziani hanno imparato a usareInternet in questo modo, hanno aperto nuoviprofili Facebook, mi arrivavano richieste diadesioni anche da persone che non sono dellamia parrocchia», racconta padre Chimenti.«Oggi che siamo costretti a restare a casa,faccio tutto via streaming: trasmetto la messain diretta sui principali social network, tengoaggiornati i parrocchiani tramite WhatsApp,mando in onda meditazioni insieme con unteologo durante la giornata. Diversi parroci diPalermo mi stanno contattando per fare lostesso».

Nel frattempo, resta pienamente attivo ilrapporto con la Caritas diocesana: «Primadell’emergenza il centro aperto presso la miaparrocchia assisteva una ventina di famigliedel quartiere. In poche settimane sono diven-tate circa duecento, grazie alla collaborazionedella nostra zona che sento particolarmentesensibile a questa esigenza», sottolinea padreChimenti.

Che cosa immagina per il futuro, quando ilpericolo del coronavirus si sarà finalmente ri-dimensionato? «I fedeli si adattano, è vero,ma percepisco un senso di stanchezza, dopoquarant’anni di promesse non mantenute. Epensare che solo cinque anni fa sembravamovicini a una svolta». La regione aveva infatticoncesso un terreno confiscato alla mafia dadestinare proprio alla costruzione di una nuo-va chiesa per Sant’Alberto Magno: 4.500 me-tri quadri che avrebbero ospitato anche uncampo sportivo e una sala multimediale.Quando tutto sembrava pronto per avviare ilavori, continua padre Chimenti, c’è stato unintoppo burocratico, «una questione di vinco-li e autorizzazioni in Comune ha fatto saltareil progetto originario e ora bisogna ricomin-ciare tutto daccapo».

Il giovane sacerdote di Palermo, tuttavia,non ha alcuna voglia di smettere di lavorareaffinché la sua parrocchia ritrovi una “casa”come si deve. E ora sa di poter contare anchesulla benedizione più importante: «Nel corsodi un’udienza generale ho avuto l’opp ortunitàdi raccontare a Papa Francesco la situazionedella parrocchia di Sant’Alberto Magno. Luimi ha ascoltato volentieri e mi ha incitato acontinuare il mio lavoro di recupero delle pe-corelle smarrite. Le sue parole mi hanno datoancora più forza».

rocchia, ha contribuito a far sìche i fedeli, gradualmente, si al-lontanassero. Io sono stato in-viato qui dall’arcivescovo di Pa-lermo, monsignor Corrado Lo-refice, proprio per questo: allespalle ho solo cinque anni disacerdozio, ma ho già dato unamano a risolvere problemi simi-li nelle altre cinque parrocchiein cui sono stato finora. E l’ar-civescovo ha grande fiducia cheanche stavolta riuscirò nel miocompito», auspica padre Chi-menti.

Che cosa sta facendo per ri-portare in chiesa la gente delsuo territorio? «Fino a quandoè stato possibile, prima delle re-strizioni da coronavirus, ho fat-to in modo di essere molto pre-sente fisicamente nel quartiere.Pur non avendo una mia cano-nica, ho preferito non tornareogni sera a dormire a casa dei

L’OSSERVATORE ROMANOgiovedì 7 maggio 2020 pagina 7

Nomine episcopali

È per i diaconi l’intenzione di preghiera del mese di maggio

Servitori della Parolae dei poveri

Una tuta protettiva sopra la tonacaper portare sacramenti e speranza ai malatiLa testimonianza di un sacerdote ortodosso incaricato della cura pastorale in un ospedale covid a Mosca

Appello ecumenico ad abbandonare l’uso dei combustibili fossili

Impegno moraleper le Chiese britanniche

Congregazione delle cause dei santi

P ro m u l g a z i o n edi decreti

«L a malattia gli è arrivataall’improvviso. Stava sof-focando, un’ambulanza lo

ha portato all’ospedale. È stato cura-to per molto tempo e, una volta acasa in quarantena, mi ha chiesto diandarlo a trovare. Era disperato,aveva paura dell’ignoto. L’ho confes-sato, gli ho dato la comunione. Nonandava in chiesa da molto tempo madurante la malattia ha scoperto qual-cosa che non aveva mai visto prima.Si è reso conto che doveva cambiarela sua vita. Ha rivisto il suo atteg-giamento nei confronti di moglie, fi-gli, genitori, colleghi. Nella sofferen-za, una persona diventa più umile,impara la pazienza. Ciò aiuta a ve-dere Dio in un modo diverso, noncome un giudice o un capo, ma co-

me una persona amorevole, premu-rosa, che aiuta». Così l’arciprete or-todosso russo Roman Batsman, ret-tore della chiesa della Trinità Vivifi-cante presso l’Istituto di ricerca inmedicina d’urgenza Sklifosovsky aMosca, racconta al quotidiano «Mo-skovski Komsomolets» la prima visi-ta a un paziente affetto da coronavi-rus. Una laurea all’Istituto di geode-sia, fotografia aerea e cartografia,poi all’Istituto teologico ortodossodi San Tichon. Da allora, ha eserci-tato il suo sacerdozio negli ospedaliper ventidue anni, cappellano primapresso l’ospedale municipale n. 1,ora allo Sklifosovsky e al centro car-diologico Bakulevsky.

Nell’intervista — ripresa e com-mentata da padre Jivko Panev per

Orthodoxie.com — Batsman spiegacom’è cambiata, anche, la sua vitadall’inizio della pandemia, costrettoa indossare sopra alla tonaca, all’epi-t ra c h e l i o n e alla croce una tuta pro-tettiva che lo copre dalla testa ai pie-di, rendendolo irriconoscibile, unaspecie di astronauta. In preghiera,attraversa le stanze dei malati, con-fessa, dà la comunione. A fine mar-zo, in seno al Dipartimento sinodalecaritativo della Chiesa ortodossa rus-sa, è stato formato un gruppo spe-ciale di ventuno sacerdoti, pronti afornire questo servizio ai malati dicovid-19, negli ospedali e soprattuttoa casa. «Abbiamo partecipato a se-minari e incontri di formazione. Unepidemiologo ci ha spiegato comeusare i dispositivi di protezione indi-

viduale. Abbiamo gradualmente im-parato a indossare tute protettive,copriscarpe, guanti, maschere, oc-chiali», precisa l’arciprete, descriven-do quanto sia insolito distribuire isacramenti vestiti con una tuta pro-tettiva, prendere in mano il Vangeloe fare il segno della croce con iguanti, mentre la maschera per ilcaldo si appanna.

«Un paziente affetto da coronavi-rus, che di recente ho visitato a casasua, stava per fare testamento. Mi hachiesto di prendermi cura della suafamiglia, dei suoi figli, che non li la-sciassi, che li sostenessi in ogni mo-do possibile. Aveva un forte doloreai polmoni. Gli mancava l’aria. Isuoi parenti hanno aperto la finestra,ma non ha funzionato, ha continua-to a soffocare [...] Le persone inquesta situazione hanno enorme bi-sogno di sostegno spirituale. Vedonoche non hai paura, che ti siedi ac-canto a loro, gli parli e loro stessiperdono la paura di fronte all’igno-to». Le storie nel racconto di padreRoman si susseguono: «Mi ricordodi un uomo anziano. Mi chiamò perbattezzarlo. Gli spiegai che per farlodoveva credere che Gesù Cristo èDio, divenuto uomo per salvare gliuomini dal peccato e dalla morteeterna, che doveva creare con Dioun’alleanza speciale, una relazionespeciale. Dopo un dialogo di circaquindici minuti, disse: “Mi fido dite, credo nel Dio in cui credi”. Hoiniziato a battezzarlo e durante il ri-to è morto, davanti ai miei occhi.Questa cosa mi ha veramente colpi-to».

Il sacramento del battesimo, an-che per gli ortodossi, può essere ce-lebrato in casi eccezionali da qual-siasi cristiano, medici compresi:«Abbiamo avuto casi del genere inospedale. Il paziente stava morendo,non c’era tempo di aspettare il prete.Molti dottori dell’ospedale universi-tario Sklifosovsky sono credenti. Chiè formato spiritualmente, lo sa. C’èuna precisa formula e procedura daseguire». Il problema, dice padreRoman, è che in molti ospedali, so-prattutto quelli che non hanno re-parti dedicati al coronavirus, nonconcedono ai sacerdoti l’autorizza-zione a entrare nella zona “ro s s a ”. Inalcune strutture «molti credentimuoiono senza l’accompagnamentodella Chiesa, senza comunione. Imalati gravi chiedono l’ammissionedel sacerdote ma i dottori sono ob-bligati a rifiutarla». Anche se spessoè tutto affidato al fattore umano, al-la sensibilità dell’operatore, a chi ca-pisce quanto in questi momenti con-ti l’aiuto di Dio, «allargare il propriocuore in modo che possa contenereil dolore e la sofferenza degli altri»,mettendo da parte rigidità e indiffe-renza. (giovanni zavatta)

LONDRA, 6. «Incoraggiamo forte-mente le Chiese del Regno Unito adimostrare la loro leadership moralein questo momento chiave dellastoria, dismettendo i combustibilifossili e investendo nelle tecnologiepulite del futuro»: è quanto si leggein una nota diffusa da OperationNoah, associazione ecumenica fon-data nel 2004, con sede in Inghil-terra, che lavora a fianco delleChiese per ispirare azioni di fronteai cambiamenti climatici. In parti-colare per far sì che il Regno Unitodiventi un’economia a zero emissio-ni di carbonio entro il 2030. La no-ta arriva in contemporanea allapubblicazione di un nuovo rappor-to dell’associazione intitolato «Gliinvestimenti della Chiesa nelle prin-cipali compagnie petrolifere: con-formi a Parigi o sprezzanti di Pari-gi?», che mette in luce il divario trale strategie di mercato delle princi-pali compagnie petrolifere e gliobiettivi sanciti dalla conferenza cli-matica Cop21 svoltasi nel dicembre2015, tra cui il contenimentodell’aumento della temperatura me-dia globale al di sotto della sogliadi 2°C oltre i livelli pre-industriali.

Il Rapporto ricorda, quindi, che«diverse Chiese britanniche hannogià completato il processo di di-smissione dei combustibili fossili,tra cui i Quaccheri, la Chiesa d’Ir-landa, la Chiesa Riformata Unita,le diocesi cattoliche di Middle-

sbrough e Lancaster e i gesuiti dellaGran Bretagna che, lo scorso feb-braio, hanno annunciato la decisio-ne di dismettere i loro investimentiin compagnie che usano i combu-stibili fossili». Di qui, l’incoraggia-mento lanciato a tutte le Chiese delRegno Unito affinché si assumanol’impegno a cessare l’impiego di taliforme di energia.

Operation Noah mette in luceche nessuna delle principali compa-gnie petrolifere si è allineata agliobiettivi dell’Accordo di Parigi, an-zi: alcune intendono aumentare laproduzione di petrolio e gas. Altrecompagnie, si legge ancora nel rap-porto, prevedono di «spenderesomme enormi per l’estrazione dinuove risorse di combustibili fossi-li». Di qui, l’appello dell’asso ciazio-

ne all’impegno nella dismissionedei combustibili fossili e all’investi-mento nell’energia pulita, con mag-giori tutele anche per i lavoratoridel settore.

Come detto, diverse Chiese cri-stiane del Regno Unito hanno an-nunciato il loro impegno a ridurre idanni dei cambiamenti climatici ri-nunciando alle energie inquinanti.A febbraio, per rispondere «al chia-ro imperativo morale di agire per lasalvaguardia del nostro pianeta perle generazioni future» i gesuiti diGran Bretagna — l’istituto religiosomaschile più numeroso del Paese —hanno deciso di rinunciare a inve-stire in società la cui principale fon-te di reddito proviene dall’estrazio-ne di combustibili fossili. Lo stessoimpegno è stato assunto un meseprima dalle diocesi di Middlesbrou-gh e Lancaster, insieme a due ordi-ni religiosi, Congregation of Jesus -English Province e Presentation Si-sters (Suore della presentazione del-la Beata Vergine Maria), e ad altre16 parrocchie e organismi cattolicinel Regno Unito. «Le prove e l’ur-genza della crisi climatica sono tut-te intorno a noi — ha dichiarato ilvescovo di Middlesbrough, TerencePatrick Drainey — tuttavia, comesottolinea il Papa nella sua enciclicaLaudato si’, nulla avrà successo senon iniziamo con la conversionepersonale e con cambiamenti nellostile di vita e nella mentalità».

Le nomine di oggi riguardano la Chiesa inCanada e in Brasile.

Marcel Damphousse coadiutoredella nuova arcidiocesi

di Ottawa-Cornwall (Canada)

Nato il 19 marzo 1963 a Saint-Joseph, Ma-nitoba, dopo gli studi primari ha frequentato icorsi di psicologia al Collegio universitarioSaint-Boniface. Nel 1988 si è iscritto all’uni-versità Saint Paul di Ottawa per i corsi di teo-logia. Ordinato sacerdote il 28 giugno 1991l’arcidiocesi di Saint-Boniface, ha svolto il mi-nistero pastorale in diverse realtà parrocchialicome vicario e dal 1994 al 2000 come parrocodi Notre-Dame-de-la-Nativité a Somerset.Contemporaneamente è stato presidente dellacommissione arcidiocesana per le vocazioni. Enel 1996 è diventato anche Parroco di Saint-Léon. Dal 2000 al 2002 è stato a Roma doveha conseguito la licenza in teologia spiritualepresso l’Istituto Teresianum. Ritornato aSaint-Boniface, è stato nuovamente parroco enel quinquennio 2003-2008 direttore arcidio-cesano per le vocazioni e cappellano dellaSaint Boniface High School. Nel 2008 è statonominato rettore della basilica cattedrale emembro del consiglio ardiocesano per gli affa-ri economici. Nominato vescovo di Alexan-dria-Cornwall il 16 giugno 2012, il 2 settembresuccessivo ha ricevuto l’ordinazione episcopa-le. È stato poi trasferito alla diocesi di SaultSainte Marie il 12 novembre 2015. È uno deidue consiglieri dell’ufficio direttivo della “As-sembly of Catholic Bishops of Ontario” ed èmembro della commissione per l’educazione.

Guy Desrochers, vescovodi Pembroke (Canada)

È nato il 23 maggio 1956 a Hull, Québec,nell’attuale arcidiocesi di Gatineau. Ha com-piuto gli studi secondari al Collège Saint-Ale-xandre des Pères du Saint-Esprit a Limbour eha conseguito la specializzazione in belle artie arti commerciali presso il Collegio Algon-quin di Ottawa. Dal 1972 al 1979 è stato “cari-caturista” per il giornale «Le Droit» di Otta-wa. Nell’agosto del 1983 è entrato nel novizia-to dei padri redentoristi a Sainte-Anne-deBaupré. Ha fatto la professione temporanea il7 agosto 1984 e ha emesso i voti perpetui il 29agosto 1987. Negli anni 1982-1983 ha studiatofilosofia presso il seminario Saint-Augustin deCap-Rouge in Québec e teologia dal 1984 al1989 presso l’università Laval conseguendo ilbaccellierato. Ha fatto poi uno stage di dueanni nell’arcidiocesi di Montréal. Il 7 gennaio1989 è stato ordinato sacerdote a Hull nellaprovincia redentorista di Saint-Anne-de-Beau-pré. Dal 1989 al 1995 è stato responsabile diuna équipe missionaria composta da quattroredentoristi nella diocesi di Gaspé. Dal 1995 al1998 è stato superiore di Aylmer, nella diocesidi Gatineau-Hull. Negli anni 1998-2005 hasvolto il ministero presso il santuario di Sain-te-Anne-de-Beaupré essendo anche l’economodella casa. Dal 2005 fino al 2008 è stato supe-riore del padiglione Saint-Redempteur diSaint-Augustin-Des-Desmaures, casa di acco-glienza per ritiri per gruppi ecclesiali. Dal2008 al 2011, è stato direttore della «RevueSainte-Anne» e animatore dello stesso santua-rio. Dal 2011 al 2015 è stato rettore del santua-rio di Sainte-Anne e superiore della comunitàinternazionale che vi presta servizio spirituale.

Dal 2015 al 2018, è stato anche predicatore diritiri in Canada e negli Stati Uniti d’America.Il 12 dicembre 2018 è stato nominato vescovotitolare di Melzi e ausiliare di Alexandria-Cornwall, e ha ricevuto l’ordinazione episco-pale il 19 marzo 2019.

Luiz Antônio Lopes Riccivescovo di Nova Friburgo (Brasile)

Nato il 16 maggio 1966 a Bauru, nello statodi São Paulo, ha compiuto gli studi ecclesia-stici a Marília: filosofia presso il seminarioprovinciale Sagrado Coração de Jesus (1991-1993) e teologia presso l’istituto Rainha dosApóstolos (1994-1997). Ha poi ottenuto la li-cenza (1997-1999) e il dottorato (2004-2007) inteologia morale presso l’Accademia Alfonsianadi Roma. E ha frequentato il corso di post-dottorato in bioetica presso il Centro universi-tario São Camilo a São Paulo (2013-2014). Or-dinato sacerdote il 10 luglio 1997 per il clerodi Bauru, è stato vice-rettore e poi rettore delseminario della provincia di Botucatu con se-de a Marília; amministratore parrocchiale diSenhor Bom Jesus do Mirante a CabráliaPaulista e di Santa Maria a Piratininga; parro-co di São Cristóvão a Bauru; assistente spiri-tuale del movimento Encontro de Casais comCristo; coordinatore diocesano di pastorale;vicario generale; membro del consiglio presbi-terale e del collegio dei consultori. Inoltre, èstato professore e direttore della facoltà JoãoPaulo II (FA J O PA ) della provincia ecclesiasticadi Botucatu con sede a Marília. Il 10 maggio2017 è stato nominato vescovo titolare di Tin-dari e ausiliare dell’Arcidiocesi di Niterói, ri-cevendo l’ordinazione episcopale il 16 luglio

successivo. All’interno della Conferenza deivescovi del Brasile è membro della commissio-ne per la Dottrina della fede.

Amilton Manoel da Silvavescovo di Guarapuava (Brasile)

È nato il 2 marzo 1963 a Osvaldo Cruz,diocesi di Marília, stato di São Paulo. Hacompiuto gli studi di filosofia presso l’Univer-sità federale del Paraná a Curitiba (1992-1995)e quelli di teologia presso l’Istituto di SãoPa u l o - ITESP (1997-2000). Ha emesso la profes-sione religiosa il 18 gennaio 1997 come mem-bro della congregazione della Passione di Ge-sù Cristo e ha ricevuto l’ordinazione sacerdo-tale il 17 dicembre 2000. È stato formatore deipostulanti passionisti, maestro dei novizi,coordinatore dell’équipe di spiritualità dellaprovincia del Calvario e della famiglia passio-nista del Brasile, coordinatore dell’équipe diformazione per vari Paesi dell’America, mem-bro dell’équipe del consiglio generale per laformazione, consigliere provinciale, superioredella provincia del Calvario con sede a SãoPaulo. Inoltre, è stato assessore della Confe-renza dei religiosi del Brasile (Regionale delParaná), vicario parrocchiale a Colombo e aPonta Grossa, e parroco di São Paulo daCruz nell’arcidiocesi di São Paulo. Il 7 giugno2017 è stato nominato vescovo titolare di Tu-suro e ausiliare di Curitiba, e ha ricevuto l’or-dinazione episcopale il 19 agosto successivo.All’interno della Conferenza dei vescovi delBrasile è membro della commissione per lagioventù e segretario del regionale Sul 2, checomprende le circoscrizioni ecclesiastiche del-lo stato del Paraná.

«Non sono sacerdoti “in seconda”»— cioè nel linguaggio dei marinaivicari del comandante di un’imbar-cazione con funzioni di supplenza— ma a pieno titolo «fanno partedel clero»: sono i diaconi, cuiFrancesco ha dedicato l’intenzioneper il mese di maggio affidata allarete mondiale di preghiera del Pa-pa.

Diffusa attraverso il video posta-to sul sito www.thepopevideo.orgl’invocazione del Pontefice è «af-finché i diaconi, fedeli al serviziodella Parola e dei poveri, siano unsegno vivificante per tutta la Chie-sa»

E mentre sullo schermo scorronole immagini della loro missione,

Francesco ricorda che questi uomi-ni «vivono la loro vocazione in fa-miglia e con la famiglia», dedican-dosi al contempo «al servizio deipoveri che portano in sé il volto diCristo sofferente». Nelle chiese,sull’altare o in sagrestia; nell’am-biente domestico, nelle carceri onelle corsie di ospedale; per le stra-de e nelle stazioni, in soccorso deisenzatetto; i diaconi — ha conclusoil Papa — «sono i guardiani del ser-vizio nella Chiesa».

Tradotto in nove lingue, il videoè stato preparato dall’agenzia LaMachi, che si occupa della produ-zione e della distribuzione, in col-laborazione con Vatican Media,che ne ha curato la registrazione.

Il 5 maggio Papa Francesco ha ri-cevuto in udienza il cardinale An-gelo Becciu, prefetto della Congre-gazione delle cause dei santi.

Durante l’udienza, il SommoPontefice ha autorizzato la medesi-ma Congregazione a promulgare idecreti riguardanti:

— le virtù eroiche del servo diDio Francesco Caruso, sacerdotedell’arcidiocesi di Catanzaro-Squil-lace; nato a Gasperina (Italia) il 7dicembre 1879 e ivi morto il 18 ot-tobre 1951;

— le virtù eroiche del servo diDio Carmelo De Palma, sacerdotedell’arcidiocesi di Bari-Bitonto; na-

to a Bari (Italia) il 27 gennaio 1876e ivi morto il 24 agosto 1961;

— le virtù eroiche del servo diDio Francesco BarrechegurenMontagut, sacerdote professo dellacongregazione del Santissimo Re-dentore; nato a Lérida (Spagna) il21 agosto 1881 e morto a Granada(Spagna) il 7 ottobre 1957;

— le virtù eroiche della serva diDio Maria de la Concepción Barre-cheguren y García, laica; nata aGranada (Spagna) il 27 novembre1905 e ivi morta il 13 maggio 1927;

— le virtù eroiche del servo diDio Matteo Farina, laico; nato adAvellino (Italia) il 19 settembre1990 e morto a Brindisi (Italia) il24 aprile 2009.

Rinviatele prossime

cinqueb eatificazioni

«A motivo del protrarsi della situa-zione di pandemia e delle necessa-rie misure prudenziali da tenere ri-guardo a cerimonie religiose cheprevedano la presenza di numerosifedeli, su richiesta degli stessi ve-scovi interessati, sono rinviate a da-ta da definirsi le beatificazioni cheerano state fissate per i prossimimesi». Lo rende noto la Congrega-zione delle cause dei santi, attra-verso un avviso apparso sul sitointernet del dicastero vaticanow w w. c a u s e s a n t i .v a .

Cinque per il momento i riti ri-mandati. Si tratta di quelli riguar-danti l’elevazione agli onori deglialtari dei servi di Dio: Luciadell’Immacolata, al secolo MariaRipamonti, inizialmente in pro-gramma sabato prossimo, 9 mag-gio; Maria Luigia del SantissimoSacramento, in calendario il succes-sivo sabato 16; Cayetano GiménezMartìn e 15 compagni martiri inSpagna (sabato 23); il cardinalepolacco Stefan Wyszyński (7 giu-gno, domenica della SantissimaTrinità) e Sandra Sabattini, che eraprevista per la settimana dopo, indata 14.

Un fotogramma del video sulla preghiera del Papa

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 giovedì 7 maggio 2020

All’udienza generale un nuovo ciclo di catechesi dedicato alla preghiera

Un grido che toccail cuore di Dio

L’appello del Pontefice

Per la dignità del lavorodei braccianti agricoli sfruttati

Nella messa a Santa Marta il monito di Francesco contro vizi, superbia e spirito mondano che allontanano dalla luce di Cristo

I mass media trasmettano la verità«Preghiamo oggi per gli uomini e ledonne che lavorano nei mezzi di co-municazione. In questo tempo dipandemia rischiano tanto e il lavoroè tanto. Che il Signore li aiuti inquesto lavoro di trasmissione, sem-pre, della verità». È con questa pre-ghiera che Papa Francesco ha inizia-to mercoledì mattina, 6 maggio, lacelebrazione della messa — trasmessain diretta streaming — nella cappelladi Casa Santa Marta.

Il passo del Vangelo di Giovanni(12, 44-50), proposto dalla liturgia delgiorno, «ci fa vedere — ha affermatoil vescovo di Roma nell’omelia — l’in -timità che c’era tra Gesù e il Padre.Gesù faceva quello che il Padre glidiceva di fare. E per questo dice:“Chi crede in me non crede in me,ma in Colui che mi ha mandato”»(cfr. versetto 44). Poi Gesù, ha prose-guito il Pontefice, «precisa la suamissione: “Io sono venuto nel mondocome luce, perché chiunque crede inme non rimanga nelle tenebre”» (cfr.versetto 46). Gesù, dunque, «si pre-senta come luce» ha spiegato il Papa.E infatti «la missione di Gesù è illu-minare: la luce». Tanto che «lui stes-so ha detto: “Io sono la luce delmondo”» (cfr. Giovanni 8, 12).

«Il profeta Isaia — ha affermatoFrancesco — aveva profetizzato que-sta luce: “Il popolo che camminavanelle tenebre ha visto una grande lu-ce”» (9, 1). È «la promessa della lu-ce che illuminerà il popolo». Ma«anche la missione degli apostoli èportare la luce». E «Paolo lo disseal re Agrippa: “Sono stato eletto perilluminare, per portare questa luce —che non è mia, è di un altro — maper portare la luce”» (cfr. Atti degliapostoli 26, 18). È la «missione diGesù: portare la luce» ha insistito ilPontefice. E «la missione degli apo-stoli è portare la luce di Gesù. “Illu-m i n a re ”. Perché il mondo era nellet e n e b re » .

«Ma il dramma della luce di Ge-sù è che è stata respinta» ha ripresoil Papa. «Già all’inizio del Vangelo— ha osservato — Giovanni lo dicechiaramente: “È venuto dai suoi e isuoi non lo accolsero. Amavano piùle tenebre che la luce”» (cfr. Giovan-ni 1, 9-11).

Il problema, ha aggiunto France-sco, è proprio «abituarsi alle tene-bre, vivere nelle tenebre: non sannoaccettare la luce, non possono; sonoschiavi delle tenebre». E «questa sa-rà la lotta di Gesù, continua: illumi-nare, portare la luce che fa vedere lecose come stanno, come sono; fa ve-dere la libertà, fa vedere la verità, favedere il cammino su cui andare,con la luce di Gesù».

«Paolo ha avuto questa esperienzadel passaggio dalle tenebre alla luce— ha rilanciato il Pontefice — quandoil Signore lo incontrò sulla strada diDamasco. È rimasto accecato. Cieco.La luce del Signore lo accecò». E«poi, passati alcuni giorni, con ilbattesimo, riebbe la luce» (cfr. At t idegli apostoli 9, 1-19). Paolo dunque,ha spiegato il Papa, «ha avuto questaesperienza del passaggio dalle tene-bre, nelle quali era, alla luce». Maquesto, ha fatto notare, «è anche ilnostro passaggio, che sacramental-

mente abbiamo ricevuto nel battesi-mo: per questo il battesimo si chia-mava, nei primi secoli, “la Illumina-zione” (cfr. San Giustino, Ap o l o g i a , I,61, 12), perché ti dava la luce, ti “fa -ceva entrare”». E «per questo — hafatto presente — nella cerimonia delbattesimo diamo un cero acceso, unacandela accesa al papà e alla mam-ma, perché il bambino, la bambina èilluminato, è illuminata». Perché«Gesù porta la luce». Invece «il po-polo, la gente, il suo popolo l’ha re-spinto» ha affermato il Pontefice.Quel popolo «è tanto abituato alletenebre che la luce lo abbaglia, nonsa andare...» (cfr. Giovanni 1,10-11). Equesto è «il dramma del nostro pec-cato: il peccato ci acceca e non pos-siamo tollerare la luce. Abbiamo gliocchi ammalati».

Gesù, ha spiegato il Papa, «lo di-ce chiaramente nel Vangelo di Mat-teo: “Se il tuo occhio è ammalato,tutto il tuo corpo sarà ammalato. Se

il tuo occhio vede soltanto le tene-bre, quante tenebre ci saranno den-tro di te?”» (cfr. 6, 22-23). Già, «letenebre... la conversione è passaredalle tenebre alla luce» ha detto an-cora Francesco. «Ma — si è chiesto— quali sono le cose che ammalanogli occhi, gli occhi della fede? I no-stri occhi sono malati: quali sono lecose che “li tirano giù”, che li acce-cano?». Sono «i “vizi”, lo “spiritomondano”, la “sup erbia”».

«I vizi che “ti tirano giù” e anche,queste tre cose — i vizi, la superbia,lo spirito mondano — ti portano afare società con gli altri per rimane-re sicuri nelle tenebre» ha affermatoil Pontefice. Aggiungendo senzamezzi termini: «Noi parliamo spessodelle mafie: è questo. Ma ci sonodelle “mafie spirituali”, ci sono delle“mafie domestiche”, sempre, cercarequalcun altro per coprirsi e rimanerenelle tenebre». Perché, ha prosegui-to il vescovo di Roma, «non è facile

vivere nella luce. La luce ci fa vede-re tante cose brutte dentro di noiche noi non vogliamo vedere: i vizi,i peccati...». In questa prospettiva ilPapa ha invitato a pensare «ai nostrivizi, alla nostra superbia, al nostrospirito mondano: queste cose ci ac-cecano, ci allontanano dalla luce diGesù».

«Ma se noi iniziamo a pensarequeste cose — ha suggerito il Papa —non troveremo un muro, no: trovere-mo un’uscita, perché Gesù stesso di-ce che Lui è la luce, e anche: “Sonovenuto al mondo non per condan-nare il mondo, ma per salvare ilmondo”» (cfr. Giovanni 12, 46-47). E«Gesù stesso, la luce, dice: “Abbicoraggio: lasciati illuminare, lasciativedere per quello che hai dentro,perché sono io a portarti avanti, asalvarti. Io non ti condanno. Io tisalvo”» (cfr. versetto 47).

Dunque, ha assicurato Francesco,«il Signore ci salva dalle tenebre chenoi abbiamo dentro, dalle tenebredella vita quotidiana, della vita so-ciale, della vita politica, della vitanazionale, internazionale... Tante te-nebre ci sono, dentro». E «il Signo-re ci salva. Ma ci chiede di “veder-le”, prima; avere il coraggio di vede-re le nostre tenebre perché la lucedel Signore entri e ci salvi».

Concludendo la sua meditazione,il Pontefice ha esortato a non aver«paura del Signore: è molto buono,è mite, è vicino a noi. È venuto persalvarci. Non abbiamo paura dellaluce di Gesù».

Infine, con la preghiera di sant’Al -fonso Maria de’ Liguori il Papa hainvitato «le persone che non possonocomunicarsi» a fare «adesso» la co-munione spirituale. Per poi conclu-dere la celebrazione con l’adorazionee le benedizione eucaristica. Il Papaha anche affidato le sue intenzionialla Madre di Dio sostando — ac -compagnato dal canto dell’antifonaRegina Caeli — davanti all’immaginedella Madre di Dio nella cappella diCasa Santa Marta.

A mezzogiorno la preghiera delvescovo di Roma è stata rilanciata,nella basilica Vaticana, dal cardinalearciprete Angelo Comastri che haguidato la recita del Regina Caeli edel rosario.

Accogliendo gli appelli dei braccianti agricoli,«tra cui molti immigrati, che lavorano nelle campagneitaliane», e «di tutti i lavoratori sfruttati» PapaFrancesco ha rilanciato l’invito «a fare della crisi»provocata dalla pandemia di covid-19 «l’occasione perrimettere al centro la dignità della persona» edell’occupazione. Le sue parole sono risuonate prima della

recita del Padre Nostro e della benedizione conclusiva,durante i saluti ai vari gruppi di fedeli che seguonol’udienza generale attraverso i media. Nella circostanza ilPontefice ha anche ricordato due appuntamenti marianidell’8 maggio — con la festa della Vergine di Luján e lasupplica alla Madonna del Rosario di Pompei — e lamemoria di san Stanislao, patrono della Polonia.

Saluto cordialmente i fedeli di lin-gua francese. Cari fratelli e sorelle, imomenti difficili in cui viviamo so-no favorevoli alla riscoperta dellanecessità della preghiera nella no-stra vita! Apriamo le porte del no-stro cuore all’amore di Dio Padrenostro, che saprà ascoltarci! Dio vib enedica!

Saluto i fedeli di lingua inglesecollegati attraverso i mezzi di co-municazione sociale. Invoco su divoi e sulle vostre famiglie, in questoTempo di Pasqua, la gioia e la for-tezza che vengono dal Cristo risor-to. Dio vi benedica!

Con affetto saluto i fratelli e lesorelle di lingua tedesca. La pre-ghiera è l’espressione più bella dellafede in Dio, della fiducia nel suoamore misericordioso. Chiediamo a

Dio di darci un cuore umile chespera tutto da lui e sente sempre lasete di lui. In questo tempo di Pa-squa il Signore Risorto riempia inostri cuori con la sua pace e gioia.

Saludo cordialmente a los fielesde lengua española que siguen estacatequesis a través de los medios decomunicación social. Pidamos a Je-sús, el buen Pastor, que nos conce-da ser hombres y mujeres de ora-ción, que con confianza y perseve-rancia presentemos al Padre compa-sivo nuestras necesidades y las detodos nuestros hermanos. Pasadomañana, 8 de mayo, se celebra enArgentina la fiesta de Nuestra Se-ñora de Luján. Que ella, Madre deDios y Madre nuestra, intercedapor nosotros y nos obtenga de suHijo las gracias necesarias en este

tiempo de dificultad que el mundoatraviesa. Que Dios los bendiga.

Saluto cordialmente i fedeli dilingua portoghese. Cari amici, lapreghiera apre la porta della nostravita a Dio e ci aiuta a uscire da noistessi per essere solidali con gli altriimmersi nella prova. Così, soprat-tutto in questo momento di pande-mia, possiamo portare loro confor-to, luce e speranza. Su di voi e sul-le vostre famiglie, scenda la benedi-zione del Signore.

Saluto i fedeli di lingua arabache seguono questo incontro attra-verso i mezzi di comunicazione so-ciale. Impariamo dalla preghieradel cieco Bartimeo a chiedere in-nanzitutto la misericordia di Diocon insistenza e fede. Permettiamoal Signore di mostrarci la sua mise-ricordia nel modo in cui lo ritieneappropriato per la nostra salvezza.Il Signore vi benedica tutti e viprotegga sempre da ogni male!

Saluto tutti i polacchi. Cari fra-telli e sorelle, dopodomani celebre-rete la solennità di San Stanislao,vescovo e martire, patrono dellaPolonia. Da secoli questo grandeSanto rimane nella memoria e nellaspiritualità dei polacchi come intre-pido difensore della fede, dell’o rd i -ne morale e sociale, protettore deipiù deboli e indifesi, pastore prontoa dare la vita per Cristo e per le suepecore. Per sua intercessione pre-ghiamo per la Chiesa in Polonia eper il Popolo polacco, perché —nell’odierna, difficile situazionemondiale causata dalla pandemia ein ogni tempo — possa godere dellabenedizione di Dio, della pace edella prosperità. Vi benedico dic u o re !

In occasione del 1° maggio, ho ri-cevuto diversi messaggi riferiti almondo del lavoro e ai suoi proble-mi. In particolare, mi ha colpitoquello dei braccianti agricoli, tracui molti immigrati, che lavoranonelle campagne italiane. Purtroppotante volte vengono duramentesfruttati. È vero che c’è crisi pertutti, ma la dignità delle persone vasempre rispettata. Perciò accolgol’appello di questi lavoratori e ditutti i lavoratori sfruttati e invito afare della crisi l’occasione per ri-mettere al centro la dignità dellapersona e la dignità del lavoro.

Dopo domani, venerdì 8 maggio,al Santuario di Pompei si eleveràl’intensa preghiera della “Supplicaalla Madonna del Rosario”. Esortotutti ad unirsi spiritualmente a que-sto popolare atto di fede e di devo-zione, affinché per intercessionedella Vergine Santa, il Signore con-ceda misericordia e pace alla Chiesae al mondo intero.

Saluto i fedeli di lingua italiana.Abbiamo da poco iniziato il mesedi Maggio, che la devozione popo-lare cristiana consacra alla Madredel Signore. Vi esorto ad affidarvi aLei, che sotto la Croce ci è statadata come Madre.

Rivolgo un pensiero speciale aigiovani, agli anziani, ai malati eagli sposi novelli. Ponetevi confiducia sotto la materna protezionedi Maria e siate certi che Ella nonvi farà mancare il suo confortonell’ora della prova. Il Signore vibenedica e la Madonna vi pro-tegga.

«La fede è grido; la non-fede è soffocare quel grido»: lo ha sottolineato PapaFrancesco all’udienza generale di mercoledì mattina, 6 maggio, svoltasi — comedi consueto in questo tempo di pandemia da covid-19 — nella Bibliotecaprivata del Palazzo apostolico vaticano e senza la presenza di fedeli.Inaugurando un nuovo ciclo di catechesi dedicato al tema della preghiera, ilPontefice si è soffermato sul «mistero» di quest’ultima, così come emerge dalbrano evangelico di Marco (10, 46-52) — letto in diverse lingue prima dellariflessione di Francesco — che narra la guarigione del cieco Bartimeo.

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!Oggi iniziamo un nuovo ciclo di ca-techesi sul tema della p re g h i e ra . Lapreghiera è il respiro della fede, è lasua espressione più propria. Comeun grido che esce dal cuore di chicrede e si affida a Dio.

Pensiamo alla storia di Bartimeo,un personaggio del Vangelo (cfr Mc10,46-52 e par.) e, vi confesso, perme il più simpatico di tutti. Era cie-co, stava seduto a mendicare sulbordo della strada alla periferia dellasua città, Gerico. Non è un perso-naggio anonimo, ha un volto, unnome: Bartimeo, cioè “figlio di Ti-meo”. Un giorno sente dire che Ge-sù sarebbe passato di là. In effetti,Gerico era un crocevia di gente, con-tinuamente attraversata da pellegrinie mercanti. Allora Bartimeo si appo-sta: avrebbe fatto tutto il possibileper incontrare Gesù. Tanta gente fa-ceva lo stesso: ricordiamo Zaccheo,che salì sull’albero. Tanti volevanovedere Gesù, anche lui.

Così quest’uomo entra nei Vangelicome una voce che grida a squarcia-gola. Lui non ci vede; non sa se Ge-sù sia vicino o lontano, ma lo sente,lo capisce dalla folla, che a un certopunto aumenta e si avvicina... Malui è completamente solo, e nessunose ne preoccupa. E Bartimeo cosafa? Grida. E grida, e continua a gri-dare. Usa l’unica arma in suo pos-sesso: la voce. Comincia a gridare:«Figlio di Davide, Gesù, abbi pietàdi me!» (v. 47). E così continua, gri-dando.

Le sue urla ripetute danno fasti-dio, non sembrano educate, e moltilo rimproverano, gli dicono di tace-re: “Ma sii educato, non fare così!”.

Ma Bartimeo non tace, anzi, gridaancora più forte: «Figlio di Davide,Gesù, abbi pietà di me!» (v. 47).Quella testardaggine tanto bella dicoloro che cercano una grazia e bus-sano, bussano alla porta del cuore diDio. Lui grida, bussa. Quella espres-sione: “Figlio di Davide”, è moltoimportante; vuol dire “il Messia” —confessa il Messia —, è una profes-sione di fede che esce dalla bocca diquell’uomo disprezzato da tutti.

E Gesù ascolta il suo grido. Lapreghiera di Bartimeo tocca il suocuore, il cuore di Dio, e si apronoper lui le porte della salvezza. Gesùlo fa chiamare. Lui balza in piedi equelli che prima gli dicevano di ta-cere, ora lo conducono dal Maestro.Gesù gli parla, gli chiede di espri-mere il suo desiderio — questo è im-portante — e allora il grido diventadomanda: “Che io veda di nuovo,S i g n o re ! ” (cfr v. 51).

Gesù gli dice: «Va’, la tua fede tiha salvato» (v. 52). Riconosce aquell’uomo povero, inerme, disprez-zato, tutta la potenza della sua fede,che attira la misericordia e la poten-za di Dio. La fede è avere due manialzate, una voce che grida per im-plorare il dono della salvezza. Il Ca-techismo afferma che «l’umiltà è ilfondamento della preghiera» (Cate-chismo della Chiesa Cattolica, 2559).La preghiera nasce dalla terra,dall’humus — da cui deriva “umile”,“umiltà” —; viene dal nostro stato diprecarietà, dalla nostra continua setedi Dio (cfr ibid., 2560-2561).

La fede, lo abbiamo visto in Barti-meo, è grido; la non-fede è soffocarequel grido. Quell’atteggiamento cheaveva la gente, nel farlo tacere: non

era gente di fede, lui invece sì. Sof-focare quel grido è una specie di“omertà”. La fede è protesta controuna condizione penosa di cui noncapiamo il motivo; la non-fede è li-mitarsi a subire una situazione a cuici siamo adattati. La fede è speranzadi essere salvati; la non-fede è abi-tuarsi al male che ci opprime e con-tinuare così.

Cari fratelli e sorelle, cominciamoquesta serie di catechesi con il gridodi Bartimeo, perché forse in una fi-gura come la sua c’è già scritto tut-to. Bartimeo è un uomo perseveran-te. Intorno a lui c’era gente che spie-gava che implorare era inutile, cheera un vociare senza risposta, cheera chiasso che disturbava e basta,che per favore smettesse di gridare:ma lui non è rimasto in silenzio. Ealla fine ha ottenuto quello chevoleva.

Più forte di qualsiasi argomenta-zione contraria, nel cuore dell’uomoc’è una voce che invoca. Tutti abbia-mo questa voce, dentro. Una voceche esce spontanea, senza che nessu-no la comandi, una voce che s’inter-roga sul senso del nostro camminoquaggiù, soprattutto quando ci tro-viamo nel buio: “Gesù, abbi pietà dime! Gesù, abbi pietà di me!”. Bellapreghiera, questa.

Ma forse, queste parole, non sonoscolpite nell’intero creato? Tutto in-voca e supplica perché il misterodella misericordia trovi il suo compi-mento definitivo. Non pregano soloi cristiani: essi condividono il gridodella preghiera con tutti gli uomini ele donne. Ma l’orizzonte può essereancora allargato: Paolo afferma chel’intera creazione «geme e soffre ledoglie del parto» (Rm 8,22). Gli ar-tisti si fanno spesso interpreti diquesto grido silenzioso del creato,che preme in ogni creatura ed emer-ge soprattutto nel cuore dell’uomo,perché l’uomo è un “mendicante diD io” (cfr CCC, 2559). Bella defini-zione dell’uomo: “mendicante diD io”. Grazie.

Per Patricia Thomas, presidente della Associazione Stampa Estera in Italia

Dal Papa un riconoscimento importante e prezioso

«Mi ha fatto molto piacere vedere e ascoltare il San-to Padre oggi pregare per gli uomini e le donne chelavorano nei mezzi di comunicazione». Patricia Tho-mas, presidente della Associazione Stampa Estera inItalia, è rimasta molto colpita dall’intenzione di pre-ghiera con cui il Papa ha iniziato la messa da CasaSanta Marta. In particolare, sottolinea la Thomas, ilPapa ha riconosciuto l’impegno di chi come giornali-sta lavora “in questo tempo di pandemia” perché, hadetto, “rischiano tanto e il lavoro è tanto” ed è così:«dall’inizio della crisi stiamo lavorando tantissimo emolti di noi stanno rischiando molto, anche la vitastessa, recandosi nei luoghi dove è più forte la crisisanitaria, negli ospedali; il rischio e la fatica sonomolto alti. Sentire quindi che il Papa ha avuto questaintenzione per il nostro lavoro mi è suonato come unriconoscimento importante, prezioso».

È scattato subito un riferimento a un episodio ditanti anni fa, quando Giovanni Paolo II fu ricoveratoall’Ospedale Gemelli. «Ricordo quel giorno cheWo j t y ła ringraziò noi giornalisti. Erano tempi diversi,noi eravamo tutti là fuori dal Gemelli con le teleca-mere puntate sulla finestra della stanza dov’era il Pa-

pa, però ricordo che per me fu un sollievo sentirequelle parole di ringraziamento. Confesso che misentivo un po’ come un avvoltoio a stare là sotto; eallora quando il Papa parlò così mi dissi che non sta-vo facendo una cosa inutile o peggio. Così oggi, noistiamo seguendo questo dramma della pandemia emi viene a volte il dubbio che stiamo esagerando, au-mentando la paura tra la gente, e allora queste paroledel Papa mi suonano come un incoraggiamento, dicui sono grata».

Il Papa ricorda però ai giornalisti anche la loro re-sponsabilità, la sua preghiera dice infatti “Che il Si-gnore li aiuti in questo lavoro di trasmissione, sem-pre, della verità”. «Mi vengono in mente», osserva laThomas, «le ultime tensioni tra Usa e Cina che rive-lano questo desiderio di cercare il colpevole a ognicosto. Questo virus invece colpisce tutti, non conoscefrontiere né dogane. Per noi la verità è il criterio fon-damentale, è il segno che dice la qualità del nostrolavoro, la misura della nostra responsabilità, dobbia-mo tenerlo a mente, sempre».

A. M

Il Papa davantialla statuadella Madonna di Luján,conservatanella Biblioteca privatadel Palazzo apostolico.Come ha ricordato eglistesso nel saluto ai fedelidi lingua spagnoladurante l’udienzagenerale, la festadella patronadell’Argentina ricorrevenerdì prossimo8 maggio.