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In occasione dell’ostensione della Sindone Torino 10 Aprile- 23 Maggio 2010 organizzano un incontro con gli studenti su “La Sindone: misteri e certezze” Intervento della prof.ssa Emanuela Marinelli Esperta negli studi sulla Sindone Il percorso degli allievi ISTITUTO COMPRENSIVO DI MINERBE PARROCCHIA SAN LORENZO MINERBE

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In occasione dell’ostensione della Sindone –Torino

10 Aprile- 23 Maggio 2010

organizzano un incontro con gli studenti

su

“La Sindone: misteri e

certezze”

Intervento della prof.ssa Emanuela Marinelli Esperta negli studi sulla Sindone

Il percorso degli allievi

ISTITUTO

COMPRENSIVO

DI

MINERBE

PARROCCHIA

SAN LORENZO

MINERBE

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Introduzione

Fra poche settimane la Sindone sarà al centro dell‟attenzione di tutto il mondo.

Anche nel nostro Istituto sono previste diverse iniziative per la ricorrenza di tale evento.

In particolare il progetto complessivo della scuola ha lo scopo di far comprendere ai

ragazzi l‟importanza della Sindone suscitando la loro curiosità e il loro interesse sia dal

punto di vista della ricerca scientifica, con particolare sottolineatura della sua

interdisciplinarità, sia da quello della riflessione di fede facendo fare ai ragazzi, nel

contesto dell‟insegnamento della Religione Cattolica, un percorso di rilettura attenta e

comparata dei racconti evangelici della passione, morte e resurrezione di Gesù.

Punto nodale del percorso è rappresentato dagli incontri degli alunni con l‟esperta,

Dott.ssa Emanuela Marinelli del 4 e 5 marzo 2010. La loro struttura è aperta in modo da

adattarsi sia alle capacità e alle conoscenze che all‟età degli studenti e possono

riguardare anche gli alunni che non frequentano l‟Irc, per l‟universalità del messaggio della

Sindone quale immagine simbolo nella quale leggere il dolore di ogni persona nonché di

tutta l‟umanità per la ricerca e la speranza di una vita dove dolore e sofferenza possano

essere superate.

Non è difficile interessare i ragazzi alla Sindone poiché è quasi impossibile non essere

affascinati da questo lenzuolo antico, unico al mondo, studiato da generazioni di scienziati,

specializzati nei campi più diversi e che, ancora oggi, presenta aspetti misteriosi capaci di

sfidare l‟intelligenza umana, ma che soprattutto ha a che fare con la vicenda più

sconvolgente dell‟umanità: la vita, la morte e la resurrezione di Gesù di Nazaret.

Una metodologia che si è rivelata molto efficace è stata quella di presentare ai ragazzi la

Sindone come un oggetto da scoprire e da studiare in modo assolutamente obiettivo,

senza lasciarsi influenzare da alcuna idea precostituita come ad esempio la sua

identificazione aprioristica con il lenzuolo funebre di Gesù.

Il fascicolo prodotto contiene il lavoro svolto, a partire dagli interrogativi degli alunni,

approfondendo in chiave interdisciplinare lo studio della reliquia.

Questo è quanto farà anche la dott.ssa Marinelli che avrà modo di interagire con gli

studenti dell‟Istituto presentando loro una copia reale della Sindone e illustrando le

principali scoperte scientifiche a partire dall‟esame dettagliato dell‟impronta corporea e

facendo attenzione ad usare una terminologia chiara, ma nello stesso tempo corretta e

rigorosa.

E i ragazzi saranno liberi di esprimere le proprie idee ed osservazioni.

Avranno così modo di capire perché sulla Sindone si accendono spesso dibattiti e a volte

anche polemiche.

L‟argomento infatti coniuga motivazioni e interessi sia scientifici che religiosi. Ciò

ovviamente non ha nulla di negativo, anzi è di enorme fascino ed interesse.

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Spesso però si può correre il rischio di confondere o mescolare impropriamente i due

piani, con il risultato di togliere valore e validità alla comunicazione, soprattutto quando si

commette l‟errore di affrontare problemi di carattere religioso con metodi scientifici e

viceversa, problemi strettamente scientifici con metodologie di tipo religioso.

Un altro rischio può essere rappresentato dal lasciare che le convinzioni personali

riguardanti la fede influenzino le considerazioni e i risultati degli studi scientifici. Ciò può

condurre infatti a conclusioni forzate, dettate dalla volontà di voler dimostrare a tutti i costi

tesi preconcette per cui si controbattono a priori quelle che non coincidono con le proprie

convinzioni.

Si rischia così di cadere in un fondamentalismo che non ha nulla a che vedere con una

seria ricerca scientifica che non provoca altro che confusione.

Una sorta di guerra tra tesi contrapposte piuttosto che un dialogo serio e rigoroso che per

essere costruttivo deve rispettare le opinioni altrui e mirare esclusivamente alla ricerca

della verità.

Il compito dello scienziato serio infatti è quello di informare in modo corretto distinguendo

tra le notizie e i dati certi e le ipotesi basate su dati e documenti solo in parte o per nulla

attendibili.

Molti dei volumi e degli articoli scritti sulla Sindone sono viziati da questi problemi e non

sempre è facile distinguere a prima vista e in modo netto e chiaro tra quelli seri e quelli

che non lo sono.

La letteratura in tale settore è amplissima: si va dall‟affermazione che sulla Sindone è

dipinto un autoritratto di Leonardo, a quella che essa è opera di un falsario medioevale

che ha utilizzato tecniche a noi non note, a quella che fa della Sindone la “prova scientifica

della resurrezione” ovvero il risultato di una radiazione “caratteristica della resurrezione”,

come se la resurrezione stessa fosse un evento naturale ripetibile in laboratorio e pertanto

esaminabile con metodi scientifici.

E l‟elenco potrebbe continuare a lungo. Lo studioso serio e rigoroso, corretto ed onesto,

detesta le “crociate” pro o contro l‟autenticità dell‟immagine sindonica, fatte al solo scopo

di convincere il maggior numero di persone delle proprie convinzioni, senza portare prove

oppure adducendo motivazioni che contrastano anche con la più elementare razionalità.

Sarà tale, vale a dire uno studioso serio e rigoroso, la nostra esperta, la dott.ssa

Emanuela Marinelli, una vita dedicata allo studio della Sindone a cui si interessa dal 1977.

E‟ stata infatti fra i promotori del movimento Collegamento pro-Sindone sin dalla sua

fondazione, avvenuta nel 1985, e dell‟omonimo periodico bimestrale, pubblicato dal 1985

al 2000 nonché del relativo sito internet (www.sindone.info) oltre che Coordinatrice del

Congresso mondiale “Sindone 2000” tenutosi ad Orvieto il 27-29 agosto 2000.

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La prof.ssa Emanuela Marinelli, è inoltre autrice di numerose pubblicazioni tra cui i

seguenti testi:

“La Sindone rinnovata: misteri e certezze”, edito da Progetto Editoriale, Padova 2003, scritto con Giulio Fanti, professore associato di Misure Meccaniche presso il Dipartimento di Ingegneria Meccanica dell‟Università di Padova

“ Cento prove sulla Sindone”, edizioni Messaggero, Padova 2000, scritto sempre con Giulio Fanti

“ Cosa vuoi sapere sulla Sindone?”, edizioni San Paolo,Torino 1998, in collaborazione con Maurizio Marinelli

“ La Sindone – Storia di un enigma”, in collaborazione con Orazio Petrosillo, Rizzoli 1998, edizione aggiornata di un testo del 1990

Una studiosa pertanto, che l‟Istituto accoglie con molto onore e che si colloca nel solco

delle parole di Papa Giovanni Paolo II, il quale, il 24 maggio 1998, davanti alla Sindone

disse: “ La Chiesa esorta gli scienziati ad affrontare lo studio della Sindone senza posizioni

precostituite che diano per scontati risultati che tali non sono invitandoli a ad agire con

libertà interiore e premuroso rispetto sia della metodologia scientifica sia della sensibilità

dei credenti.”

Mons. Giuseppe Ghiberti, delegato del custode pontificio della Sindone, afferma:

“Il ricordo dei morti è aiuto e compagnia per i vivi.

La sindone di Torino è certamente ricordo di un morto e mostra la dolorosissima tortura

che ha causato questa morte. Essa non dice il nome del morto e neppure la data di questa

morte con le cause che l‟hanno provocata. Ma chi guarda questa immagine delle

sofferenza e ricorda i vangeli nota la corrispondenza totale che corre tra questo “racconto

in immagini” e il racconto che i vangeli ci offrono della vicenda terminale della vita terrena

di Gesù. Quella morte non ha spento il suo rapporto con i fratelli, che anzi ha lasciato il

posto a una manifestazione misteriosa di vita, da cui sgorga un dialogo impegnativo e

consolante. Milioni di uomini e donne sono passati davanti a quell‟immagine e hanno

intessuto con essa un rapporto che è stato determinante per la loro vita. Passando

all‟adorazione del Santissimo Sacramento, il Gesù nascosto sotto le Specie Eucaristiche

acquista per essi un volto e diventa spontaneo proclamare: -Non potevi amarmi di più!-.

L‟ostensione solenne della Sindone ha luogo nel duomo di Torino dal 10 aprile al 23

maggio 2010.

All‟Ostensione parteciperanno anche gli alunni delle classi quarte e quinte delle varie

scuole primarie dell‟Istituto, venerdì 23 aprile 2010.

Sulla base dei testi scritti dalla prof.ssa Marinelli, sopra citati, e seguendo le linee

didattiche dei vari fascicoli sulla Sindone, di autori vari, allegati alla rivista “L‟ora di

Religione” è stata elaborata la presente realizzazione monografica quale sintesi del lavoro

svolto dagli alunni a seguito delle sollecitazioni e degli spunti operativi offerti dalle

insegnanti di religione, in collaborazione con le altre docenti di classe.

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Le pagine che seguono riportano il percorso degli studenti delle classi quarte e quinte delle varie scuole Primarie dell’Istituto. Il punto di partenza è stato costituito dalla rilevazione delle loro conoscenze sulla Sindone. E‟ emerso il seguente schema:

CHE COS’È LA SINDONE

La sindone è una parola di origine greca “sindon” che significa “panno di lino”.

Nell‟antichità il defunto veniva avvolto in un lenzuolo di lino, chiamato appunto sindone e

poi deposto nel sepolcro. Oggi, quando parliamo di Sindone, intendiamo il lenzuolo di lino

che ha impressa l‟immagine di un uomo crocifisso.

SINDONE

Reliquia religiosa di

Gesù

Un telo con

raffigurato il corpo

di Gesù

Impronta data dal

sangue

Un telo esposto

ogni 25 anni

Un quadro

Un telo che si metteva

sopra i defunti quando

venivano sepolti

Impronta di un

uomo ma non

sappiamo se è

Gesù

Impronta di un uomo e gli

scienziati non sanno

spiegarsi come si sia

formata

Oggetto studiato in tutto il mondo

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CHE COSA SI VEDE

Per vederla bene bisogna stare ad almeno 2 m. perché più ci si avvicina e più la

percezione diminuisce.

La Sindone,lunga 4,42 m e larga 1,13 m, presenta l‟impronta di un corpo umano, adulto,

maschile, visto davanti e dietro. Era evidente il volto di un uomo con gli occhi chiusi, la

barba e i capelli lunghi, i segni di ferite, un corpo muscoloso.

L‟immagine appare in rilievo, più intensa nelle parti sporgenti (naso, fronte, mento, petto)

meno intensa nelle altre parti del corpo. Si può dedurre che la persona fosse alta più di

170 cm.

Sono visibili nell‟immagine :

le braccia stese e incrociate,

la trafittura del chiodo al polso,

le gambe distese,

il piede destro sull‟immagine dorsale,

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segni di ferite su tutto il corpo, soprattutto nel dorso,

ferite alla testa, Inoltre si osservano :

alcuni aloni,

macchie ben evidenti e altre più piccole,

dei buchi,

linee forse di piegature,

bordi superiori usurati.

Da questi risultati seguirono molti studi con interessanti e numerose scoperte .

GUIDA ALLA LETTURA

La ricerca scientifica

Tutto ha inizio durante l‟ostensione del 1898.

I Savoia, allora proprietari e custodi della Sindone, permisero di riprenderla per la prima

volta con la macchina fotografica. Le fotografie furono scattate dall‟avvocato Secondo Pia.

I risultati sconvolsero il mondo della scienza; ciò che la lente della macchina fotografica

scoprì sembrò quasi un miracolo: l‟impronta della figura impressa sulla Sindone è

inspiegabilmente un negativo naturale.

Guardando il negativo di una fotografia, risulta che ciò che sulla foto è scura diventa chiaro

e viceversa. Sul negativo della Sindone, il volto e tutta la figura, anziché in negativo,

risultano naturali: le parti illuminate sono chiare e quelle in ombra sono scure, esattamente

come le vediamo nella realtà.

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*il lino è una pianta alta circa 1 m.

con foglie lanceolate e con fiori

gialli, azzurri, rossi o bianchi. E’ un

vegetale antichissimo ancor oggi

coltivato, perché dal suo fusto si

ricavano fibre ricche di cellulosa

che vengono lavorate fino ad

ottenere dei filati. I Babilonesi e gli

egizi usavano corde di lino per

sollevare i blocchi di pietra e le

mummie dei faraoni erano avvolte

in bende di lino.

Alessia

Sindone e informatica

Nel 1977 le ricerche sulla Sindone ebbero anche l‟aiuto del computer e dell‟informatica.

Con la “tridimensionalità” si ebbe un‟altra prova che l‟impronta sul lenzuolo è proprio quella

di un corpo umano.

Furono inoltre evidenziati dei particolari invisibili a occhio nudo: due oggetti tondeggianti

posti sulle palpebre. Un‟antica usanza rivela che veniva poggiata una moneta su ognuna

delle cavità orbitarie del defunto. Lo studio delle lettere dice che si tratta di monete coniate

sotto Ponzio Pilato, il procuratore romano che condannò Gesù alla morte in croce.

Sindone e ricerca botanica

La botanica è una scienza che studia le piante, i vegetali ecc.

Perché la botanica si occupa della Sindone?

Innanzitutto, la Sindone è un lenzuolo di lino*, quindi materiale

vegetale. Il processo di macerazione del lino è causato da bat-

teri, che intaccano le parti molli della pianta e lasciano invece

inalterata la cellulosa, di cui sono costituite le cosiddette

fibrille, cave all‟interno, estremamente flessibili e resistenti alla

trazione. Il lino è quindi idoneo alla filatura e resistente

all‟umidità; è resistente ai microrganismi, anche se nel corso

dei secoli può essere soggetto a una loro interazione con con-

seguente formazione di una patina esterna ( rivestimento

bioplastico). Il lino è anche resistente ai solventi e quindi

inalterabile nel tempo pur soggetto ad ingiallire.

In ambiente ebraico, all‟epoca di Cristo:

- i fasci di fibre venivano puliti, stirati e trasformati in filo;

- il filato veniva poi lavato in acqua bollente e sbiancato con cenere e saponaria;

infine veniva esposto al sole.

- Una volta tessuta, la pezza di lino veniva ulteriormente sbiancata utilizzando il

papavero eracleo: a questo punto il telo assumeva il suo colore naturale.

- Il lino usato per la fabbricazione della Sindone fu filato a mano.

Ogni filo è composto da 70-120 fibrille: l‟irregolarità del filo fa

pensare ad una manifattura molto rudimentale. La torcitura “ Z

“in senso orario, è opposta a quella “ S “più comune nei tessuti

confezionati nell‟antico Egitto. (Lini con torcitura a ”Z” sono

stati infatti rinvenuti anche nel deserto della Giudea) Anna

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- L‟intreccio irregolare del tessuto fu realizzato su un telaio

di legno e di pietra, infatti sono presenti salti di battuta ed

errori. La tessitura è in diagonale per ottenere maggiore

robustezza, con il caratteristico aspetto a spina pesce.

Con la stessa tecnica sono stati tessuti altri teli funerari datati tra

il 140 a.C. e il II sec. d.C..

Pietro

Questo reperto induce gli scienziati a concludere che la Sindone sia stata tessuta

all‟epoca di Gesù.

Nella Sindone, poi, sono state ritrovate tracce di vegetali:

1. Le tracce della corona di spine: le spine appartengono a una

pianta che si chiama “spinaporci” e sulla Sindone sono rimasti

alcuni residui dei suoi pollini.

Greta

2. Le tracce di oli e balsami: la Sindone riporta tracce di aloe, una sostanza usata

come profumo e come medicinale; ci sono, inoltre, tracce di mirra (resina ricavata

dalla corteccia di un arbusto) e di altri oli utilizzati per il corpo del defunto.

Arianna

Giulia

3. Tracce di terra: si trovano all‟altezza del naso, del ginocchio sinistro e ai piedi della

figura. Queste confermano che l‟Uomo della Sindone camminò

scalzo e probabilmente, cadde. Gli elementi minerali che

compongono il terriccio ”aragonite” (una composizione di

carbonato di calcio, ferro e stronzio) sono simili a quelli che si

trovano nel terreno di Gerusalemme.

Federico

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Sindone e palinologia

Desta grandissimo interesse lo studio sui pollini conservati nella Sindone. I granuli di

polline sono estremamente resistenti e si conservano per millenni pressoché inalterati.

Una volta identificati, possono dare indicazioni precise riguardo alle regioni della terra

dove i reperti sono stati trovati. Applicate alla Sindone, le analisi dei pollini avrebbero

confermato tutti gli spostamenti e i viaggi fatti dalla Sindone nel corso dei secoli di cui si ha

notizia attraverso i documenti storici. Sul lenzuolo infatti, vennero trovati 25 tipi di polline di

piante che crescono solo nella zona di Gerusalemme; 11 tipi di polline di piante tipiche

della zona del Mar Morto; 18 tipi di polline di piante dell‟Anatolia, dove si trovava Edessa;

14 specie di pollini di piante sul Mar Nero, dove si trovava Costantinopoli. E poi pollini

della Francia centrale, dell‟antica Savoia e del Piemonte.

Queste ricerche confermano, perciò, che la Sindone ha soggiornato in Palestina, in Asia

Minore e in Europa.

Sindone e medicina legale

Notevoli e importanti sono le scoperte della medicina legale.

Le macchie di sangue: le analisi scientifiche hanno dimostrato che queste macchie,

alla fronte, al costato, alla nuca ecc., sono certamente di sangue umano e

precisamente del gruppo AB.

La macchia di sangue al costato determina le cause della morte: per infarto seguito

da emopericardio cioè che dopo la rottura del cuore ci sia stato un notevole travaso

di sangue fra il cuore e la membrana che lo avvolge. La violenta dilatazione forse

dovuta ad un dolore lacerante seguito da un grido e subito dopo la morte.

Le ferite del volto: sono molte, in particolare si rilevano quelle provocate

dall‟incoronazione del condannato con un “casco” di rami spinosi. Queste lesioni

sono state provocate quando l‟Uomo della Sindone era ancora in vita.

Le ferite al dorso: il dorso è segnato da lesioni che ricordano le estremità dei

flagelli romani e nella zona delle scapole si notano due punti più marcati: secondo

gli scienziati sono i punti su cui poggiava il braccio orizzontale della croce.

Rachele

Rebecca Alessia Marco

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Le ferite alle mani: sull‟impronta anteriore della Sindone possiamo osservare una

ferita da punta alla mano sinistra del cadavere vicino al polso. Questa ferita

corrisponde al punto anatomico in cui vennero infissi i chiodi. Solo così, infatti, essi

potevano sorreggere il peso del corpo.

Le ferite ai piedi: osservando la parte posteriore, risulta che, sulla croce, i due piedi

erano incrociati; il piede sinistro era collocato davanti al destro che poggiava

direttamente sul palo della croce e, dalla ferita, si nota chiaramente il punto in cui

era stato infisso il chiodo.

Sindone e esame radiocarbonico

Nel 1988, tre laboratori (inglese, americano, svizzero) hanno sottoposto un campione di

stoffa all‟esame radiocarbonico. Questa analisi permette di stabilire l‟età di un oggetto ma

non dà sempre risultati certi. Il risultato dell‟esame ha suscitato molta sorpresa e critiche e

contrariamente a tutte le altre analisi scientifiche ipotizza che l‟origine della Sindone sia tra

il 1260 e il 1390 d.C.

Le modalità dell‟operazione, la zona di prelievo del campione, l‟incompletezza dei risultati

forniti dai tre laboratori furono motivo di insoddisfazione da parte di un numero rilevante di

studiosi che pertanto respingono le conclusioni dei tre Istituti. Inoltre la datazione contrasta

con i vari risultati ottenuti negli altri campi di ricerca.

Sindone e chimica

Dal punto di vista chimico l‟immagine del tessuto è stabile sia dal punto del calore che dei

processi chimici, non può essere modificata con agenti chimici (schiarita…) ed è

insensibile all‟acqua.

L’immagine visibile può essere stata ottenuta con qualche tecnica umana?

Qualcuno sostiene che sia l‟autoritratto di Leonardo Da Vinci, realizzato in una camera

oscura, utilizzando un manichino che avrebbe lasciato l‟impronta su un telo trattato.

Altri affermano sia un bassorilievo riscaldato, altri ancora sia stato utilizzato un corpo

umano e un calco di gesso….

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E‟ interessante e utile effettuare esperimenti per verificare la validità delle ipotesi. Oggi le

conoscenze e la tecnologia moderna richiede numerosi esami e approfondimenti che

hanno accertato l’assoluta mancanza sul lenzuolo di pigmenti e coloranti.

MA ALLORA L’UOMO DELLA SINDONE POTREBBE ESSERE GESU’ DI NAZARET?

Sindone e matematica

Alcuni studiosi hanno pensato di usare il calcolo delle probabilità.

Confrontando le caratteristiche che hanno in comune Gesù di Nazaret e l‟Uomo della

Sindone, il prof. Barberis dell‟Università di Torino ha ricavato che su 200 miliardi di ipotetici

crocifissi, “uno solo” può avere posseduto le stesse identiche caratteristiche comuni a

Gesù e all‟Uomo della Sindone.

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Dopo aver presentato i dati conosciuti confrontiamo l‟immagine sindonica con le descrizioni evangeliche della passione, morte e Risurrezione di Gesù per verificare l‟attendibilità della sua identificazione con l‟uomo della Sindone.

TRACCE DELLA SINDONE NEI VANGELI

PASSIONE DEPOSIZIONE RISURREZIONE

MATTEO

27,29 intrecciata una

corona di spine…,50 emise

di nuovo un forte grido e

spirò.

Fabio-Diego

27,57 un uomo ricco di

Arimatea,…l‟avvolse in un

lenzuolo pulito e lo depose

nel proprio sepolcro.

------------------------

MARCO

15,15…dopo averlo

flagella- to fosse crocifisso.

17 gli cinsero il capo

intrecciando-gli una corona

di spine…

Catherine

37 ma Gesù emesso un

grande grido, spirò.

15,42 Fattasi sera,…Giu-

seppe d‟Arimatea,…

comprato un panno di lino,lo

avvolse e lo fece deporre

nel sepolcro…

---------------------------

LUCA

Camilla - Linda 22,63 …lo percuotevano.

23,33 quando giunsero…là

crocifissero lui e….46, e

Gesù gridando a gran

voce…,spirò.

23,50 c‟era un uomo di

nome Giuseppe …53, lo

depose dalla croce, lo

avvolse in un lenzuolo e lo

mise in un sepolcro scavato

nella roccia.

24,12 Pietro, però,

alzatosi, corse al sepolcro.

Guardò dentro e vide solo

le bende…

Nicole

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Ma allora come si è impressa l’immagine?

Abbiamo provato a….. riprodurre un immagine su un lenzuolo

.

Abbiamo preparato una mistura di olio e crema di mirra e abbiamo

immerso le mani. Dopo averle lasciate sgocciolare un po‟ le abbiamo

appoggiate sul lenzuolo e ricoperto la parte

superiore con l‟altra metà del lenzuolo libero.

Quando il lenzuolo è stato sollevato e tolte le mani , abbiamo visto l‟ impronta della mano

stampata.

L‟olio però ha allargato la forma e non siamo riusciti a creare un‟ immagine nitida, inoltre

sono rimaste le tracce di crema impresse sul lenzuolo. Non ne esce un immagine così

perfetta come la Sindone.

Si conferma …..l‟eccezionalità di quell‟immagine.

GIOVANNI

Giulia- Erika

Anna

19,1 allora Pilato prese

Gesù e lo fece flagellare.

Poi i soldati intrecciarono

una corona di spine, gliela

posero sul capo….e lo

prendevano a schiaffi.16

egli, portando la croce da

sé, uscì…dove lo

crocifissero…30 chinato il

capo, spirò…34 ma uno dei

soldati con un colpo di

lancia gli trafisse il fianco e

ne uscì subito sangue e

acqua.

19,38 Giuseppe d‟Arimatea…

venne anche

Nicodemo,portando una

mistura di mirra e di aloe di

circa 100 libbre .presero il

corpo e lo avvolsero con

bende insieme agli aromi…

Ida

20,3 partì dunque Pietro e

anche l‟altro discepolo e si

avviarono verso il

sepolcro…l‟altro arrivò

primo …chinatosi, vide le

bende che giacevano

distese; …Pietro

entrò…vide le bende che

giacevano distese e il

sudario che era sopra il

capo; esso non stava

assieme alle bende, ma a

parte, ripiegato in un

angolo.

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Com’è arrivata la Sindone da Gerusalemme a Torino?

Come ogni ricerca storica, anche questa ha bisogno di prove. Con l‟aiuto dei documenti a

nostra disposizione, tentiamo di ripercorrere il cammino della Sindone.

7 aprile del 33, venerdì

Crocifissione e morte di Cristo

8 aprile del 33, sabato, Pasqua ebraica

Gesù nel sepolcro, dal tramonto del giorno precedente.

9 aprile del 33, domenica (diverrà la Pasqua cristiana)

Pietro e Giovanni trovano la tomba di Gesù aperta con dentro i suoi lini sepolcrali. Dopo

poche ore, Cristo apparirà risorto.

Dei primi 13 secoli i riferimenti sono frammenti e la storia, a volte, si mescola a leggende.

Dal 33 al 524 d.C.

Già nei primi secoli del cristianesimo incontriamo alcune testimonianze che parlano della

conservazione delle reliquie di Gesù, come ricordo molto prezioso. Infatti è molto probabile

che i suoi discepoli abbiano conservato le reliquie della sua sepoltura a Gerusalemme, per

portarle dopo il 70 d. C. ( distruzione del Tempio di Gerusalemme) nelle zone dell‟Asia

minore, dove esistevano molte comunità cristiane. Certo è che per le norme di purità

ebraiche, e i primi cristiani sono ebrei, i lini sepolcrali sono impuri e non possono essere

detenuti e men che mai esposti. Dunque, se i due apostoli hanno raccolto la Sindone -

secondo una tradizione, lo fece invece il proprietario della tomba, Giuseppe d'Arimatea -

essa viene tenuta ben nascosta.

Nel 544

Numerose testimonianze siriache e alcuni sermoni testimoniano che ad Edessa, oggi

Urfa in Turchia, ci fosse l‟immagine gloriosa del volto di Gesù. Quando la chiesa di Santa

Sofia viene restaurata si ritrova, aprendo una nicchia murata, l'immagine di un volto di

Cristo su tela definito "non fatto da mano umana”. Viene esposto, incorniciato ed è oggetto

di venerazione poiché gli attribuiscono poteri miracolosi. È definito popolarmente il

Fazzoletto (il Mandylion).

Angela

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Come è arrivata a Costantinopoli?

L'impero bizantino nel 944 espugna Edessa, che era caduta in mano ai Turchi, e chiede

d'avere il Mandilion. Il Mandilion è portato solennemente a Costantinopoli. Si scopre che

non è un fazzoletto ma una Sindone: veniva esposta a Edessa ripiegata in otto parti, così

che rimanesse visibile solo il Volto. Si suppone fosse ritenuto sconveniente dai cristiani

esporre l'immagine del corpo nudo di Cristo. Ci sono manoscritti del X sec che ne parlano

e il riferimento alla Sindone è inequivocabile.

Ana

Come e quando la Sindone è arrivata in Europa?

Nella testimonianza di alcuni crociati troviamo la notizia che la

Sindone di Gesù scomparve dalla città di Costantinopoli, dove si

trovava dal 944, durante i tumulti della quarta crociata, nel 1203-

04. Anche se non c‟è certezza assoluta, è probabile che sia

stata portata dai crociati in Francia, conservata dai Templari.

Scompare per un periodo e riappare a Lirey nel 1353, Giovanni

come risulta da alcuni verbali canonici.

Da qui inizia la storia ben documentata. Il suo percorso è chiaro e ben tracciabile.

Nel 1453 d.C.

La sua presenza è documentata a Chambery, dove viene costruita un'apposita cappella

per onorarla e custodirla. Proprio a Chambery, essa subì un primo incendio (1532), Le

Clarisse del convento di Chambery sono incaricate dei rattoppi che nel 2000 a seguito del

restauro vengono rimossi.

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Dal 1578 al 2010 d.C.

I documenti attestano che la Sindone si trova a Torino, fin dal 14 settembre 1578. Infatti,

in quell‟anno, il duca Emanuele Filiberto di Savoia la portò a Torino, perché l‟arcivescovo

Carlo Borromeo di Milano, la potesse venerare senza dover fare un lungo viaggio fino in

Francia.

Da allora le ostensioni avvenivano per momenti importanti dei Savoia o in occasione dei

giubilei.

Nel 1694 viene sistemata nella cappella del Duomo.

1706 i Savoia si spostarono a Genova per motivi bellici e la portarono con sé.

Durante la 2a guerra mondiale viene custodita e nascosta nel santuario di Montevergine

ad Avellino. Nel viaggio sostò a Roma nel palazzo del Quirinale.

Nel 1946 ritornò a Torino.

Dal 1983, alla morte di Umberto II di Savoia la Sindone diviene, per testamento, proprietà

del Papa che decise di fissarne la dimora a Torino.

Secondo queste ipotesi, in parte documentate direttamente, in parte indirettamente, il

percorso della Sindone quindi sarebbe stato il seguente:

GERUSALEMME- EDESSA- COSTANTINOPOLI- LIREY-CHAMBERY-TORINO.

Chiara GERUSALEMME

EDESSA-URFA

COSTANTINOPOLI

LIREY

CHAMBERY

TORINO

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Che cos’è l’ostensione

Ostensione deriva da «ostendere» (=mostrare) ed è una parola antica per dire “esibizione”

o “esposizione”. In particolare, si parla dell‟ostensione ai fedeli di una reliquia, di un

oggetto sacro, dell‟ostia consacrata. Poiché le reliquie sono preziose, vengono custodite

accuratamente per proteggerle da calamità o da furti. Ma in particolari circostanze, per

esempio in certe feste o negli anniversari di avvenimenti importanti, esse vengono

mostrate ai fedeli con riti solenni, come processioni.

Le ostensioni pubbliche della Sindone nei secoli passati erano di breve durata ma molto

frequenti. Nel XX secolo la Sindone è stata esposta pubblicamente cinque volte; nelle

ultime due ostensioni (1998 e 2000), Torino ha accolto oltre quattro milioni di pellegrini

provenienti da ogni parte del mondo.

L‟ostensione della Sindone è un invito rivolto a tutti a riflettere su Gesù Cristo, centro della

fede cristiana, e sulle radici cristiane della cultura occidentale o della nostra cultura.

Le principali ostensioni pubbliche

2000 - In occasione dell‟ anno del Giubileo.

1998 - per celebrare i 100 anni dalla prima fotografia

1978 - In occasione del quarto centenario del trasferimento della Sindone.

1973 - Per effettuare analisi ematologiche e microscopiche sul telo.

1969 - Per consentire ad una commissione di studio di effettuare una ricognizione sul telo

della Sindone.

1933 - Per celebrare l‟ Anno Santo straordinario.

1931 - In occasione delle nozze tra il principe Umberto II di Savoia e Maria Josè.

1898 - Dà l‟occasione di fotografarla

1578 - Per dare modo a Carlo Borromeo, vescovo di Milano, di venerarla.

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SINDONE E FEDE

La Sindone è la prova della Risurrezione di Gesù?

La risposta non è facile ma la Sindone, come il Signore, sembra non avere fretta, è

paziente, muta, ma interroga con il suo silenzio.

Innanzitutto è un segno che ricorda alcune verità del cristianesimo:

Gesù è vero uomo, vissuto in Palestina( stesse caratteristiche somatiche di quel

popolo)

Gesù “morì e fu sepolto”

Gesù “unigenito Figlio di Dio”, vero Dio: ha dato la sua vita per Amore degli

uomini, di tutti gli uomini ( Gv3,16 )

Gesù “il terzo giorno risuscitò secondo le Scritture”: non è rimasto nella morte

ma è Risorto. Egli è il Dio vivente che ha vinto la morte, la sofferenza e le

ingiustizie.

Questa immagine conferma ai credenti che l‟Uomo della Sindone è “la via, la verità e la

vita.”

Gli Apostoli, dopo la Pasqua, con gioia annunciano che è Risorto e questa Buona Notizia,

da allora fino ai nostri giorni, dona un senso nuovo alla vita del credente ( Lettera ai

Filippesi 2,5-11).

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Anche l’iconografia cristiana ne parla ……

La risurrezione - Duccio di Boninsegna

La deposizione - Caravaggio

Originariamente non erano interessati a raffigurare concretamente il Cristo ma bensì la

sua divinità.

Durante i primi secoli nel periodo delle persecuzioni, la rappresentazione iconografica di

Gesù era solo attraverso simboli come agnello, pesce, pane…

Mattia Obinna- Manuel Carlo

Successivamente veniva rappresentato attraverso le raffigurazioni

di divinità di altre religioni ad esempio: il Cristo Elio, oppure il Gesù

come adolescente per sottolineare la divinità.

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I primi cambiamenti li troviamo nel 370 d.C. dove è raffigurato con la

barba corta, i baffi, volto stretto, capelli lunghi ai lati del volto, a volte

divisi a metà sulla fronte.

Nel VI sec. ad Edessa si ritiene di avere la vera immagine di Cristo.

In oriente si afferma il ritratto di un Cristo maestoso, con barba e

baffi, occhi grandi e spalancati, naso lungo e bocca piccola.

Questa immagine, nell‟iconografia orientale, diverrà l‟unica e in occidente prevarrà quasi

sempre.

Esistono due tavole ispirate alla vera immagine

edessena:

- Sancta Sanctorum a Roma

“immagine miracolosa, di origine acheropita, che ritrae Gesù, e

che la tradizione attribuisce a San Luca per tramite di un angelo.

Nel Medioevo l’immagine veniva portata in processione per

scongiurare la peste ed altri mali.”

- San Bartolomeo degli Armeni a Genova

“secondo la tradizione è il più antico ritratto di Gesù,

ed è probabile che sia il vero ritratto del Redentore.”

Dal VII sec in poi anche in alcune monete bizantine viene coniato tale volto.

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Dagli studi si sostiene che la raffigurazione di Cristo nell‟arte deve dipendere dalla

Sindone.

La somiglianza fra il Mandylion e la Sindone è evidente, 100 punti di congruenza

sovrapponibili.

Prendendo le mosse dalla perfetta sovrapponibilità del volto della Sindone c‟è anche

un‟altra immagine, il Volto Santo, presente nel santuario di Manoppello (Pescara), con cui

è possibile effettuare il confronto, che induce ad ammettere che sia l‟immagine sul velo

che quella sindonica si siano formate nello stesso tempo.

Mandylion

Volto Santo

Sindone

Da un articolo dell’ Avvenire del 13/10/2009 si legge:

“Santa Faustina Kowalska, monaca vissuta in Polonia poco prima della seconda guerra

mondiale, fece dipingere il volto di Gesù come si era manifestato. Ora, anche se lei non

aveva mai visto la Sindone, quel ritratto assomiglia alla Sindone in modo impressionante,

specialmente nella forma del volto, nei tratti sopracciglia, naso e nelle proporzioni. La

Sindone ha sempre migliori probabilità di essere il lenzuolo funebre di Gesù.”

Ilaria Ramelli

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RIFLESSIONI E IMPRESSIONI

“QUEL VOLTO MI DICE...”

Dopo averlo fissato qualche secondo in silenzio …...

“ mi fa impressione, forse anche paura” ( Davide-Elisa-Luca-Diego )

“ mi rende triste e sento dolore” ( Alessandro-Claudia-Chiara-Edoardo-Camilla )

“ provo emozione” ( Elena-Ludovica )

“ mi trasmette pace e tranquillità. Ha un viso tranquillo, è morto pensando

a Dio” ( Eva )

“ sento l‟amore che Lui ha per noi”( Elena-Anna-Benedetta-Linda )

“ mi dispiace per Lui, ci ha salvati e nessuno lo ha salvato” ( Valeria )

“ provo compassione”( Luca )

“ vedo un volto rilassato come se dopo aver subito molto dolore, ora non lo sente

più” ( Elena-Giulia )

“ è tranquillo, sereno” ( Giulia-Denis-Giovanni )

“ mi ricorda il volto della nonna che è morta”( Giulia-Vanessa )

“ è sereno come ci stesse dicendo che lui è la chiave del paradiso” ( Nicole)

“ mi ricorda il sacrificio di quell‟uomo per noi” ( Catherine-Jessica-Fabio-Obinna )

“ quel volto mi ama …” ( Carlo-Diego-Anna )

“ provo gioia nel vederlo…”( Andrea )

“ mi dimostra che è un grande e mi fa felice” ( Alessia )

“ mi ricorda che devo essere gentile soprattutto con le persone noiose” ( Giulia )

“ mi dice che è la nostra forza” ( Federico )

“ mi invita a non litigare” ( Luca )

“ mi ricorda di non fare il male ma il bene” ( Chiara-Greta )

“ dice di non dimenticare le persone che soffrono” ( Olga )

“ mi suggerisce di allargare le amicizie “ ( Dilpreet )

“ la macchia di sangue sulla fronte dell‟uomo a forma di tre mi fa venire in mente

«Padre, Figlio e Spirito Santo» e quindi l‟uomo della Sindone è, per me, il Figlio”

( Alessia )

“ sembra quasi che mi stia fissando, anche se ha gli occhi chiusi, e mi sembra

felice” ( Martina )

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DOMANDE APERTE

1. Quale evento si ricorda con l‟Ostensione di quest‟anno?

2. Come mai gli studi pur approfonditi non sanno spiegare la modalità con cui si è

impressa l‟immagine?

3. La Sindone è ancora studiata? Da quali scienze?

4. E‟ in programma un altro esame del tessuto?

5. Nel Vangelo di Giovanni si legge che Pietro vede le bende a terra e il sudario ben

riposto :

- l‟immagine si è impressa su due teli? Uno corto al volto e uno lungo?

( dov‟è quello corto allora? )

6. Il lino è un tessuto naturale che tende ad ingiallire, sulla Sindone si vede questo?

-potrebbe sparire l‟immagine nel tempo?

-come è riuscita a conservarsi per 2000 anni?

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PERCORSO DELLA SCUOLA SECONDARIA DI MINERBE

Noi, ragazzi della 2^ B della scuola secondaria di primo grado di Minerbe, per prepararci

all‟incontro con la sindonologa, prof.ssa Marinelli, e approfondire le nostre conoscenze

sulla Sindone, abbiamo deciso di leggere i testi della Passione nei quattro Vangeli.

Abbiamo successivamente evidenziato, i dati presenti nei testi, relativi alle ferite e

confrontati con le tracce presenti sulla Sindone. In alcune tabelle abbiamo riportato il

nostro lavoro che ci ha permesso di scoprire che non tutti i Vangeli danno le stesse

notizie: Luca parla solo delle percosse e della crocifissione; Matteo e Marco parlano anche

della flagellazione e della corona di spine, ma solo Giovanni aggiunge il trasporto della

trave e il colpo di lancia sul costato.

Dal vangelo di Matteo Tracce sulla Sindone

26, [67] Allora gli sputarono in faccia e lo schiaffeggiarono; altri lo bastonavano, 27, [30] E sputandogli addosso, gli tolsero di mano la canna e lo percuotevano sul capo.

Contusioni sul capo per le percosse.

27, [2] Poi, messolo in catene, lo condussero e consegnarono al governatore Pilato. 27, [26] Allora rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso.

Ferite da flagello.

27, [29] e, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi mentre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano: «Salve, re dei Giudei!».

Stille di sangue sulla fronte, sul capo e sulla nuca prodotte da trafitture.

27, [48] E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, imbevutala di aceto, la fissò su una canna e così gli dava da bere 27, [35] Dopo averlo quindi crocifisso, si spartirono le sue vesti tirandole a sorte.

Ferita da trafittura nel polso sinistro e macchie di sangue che scorre sugli avambracci. Sangue da trafittura nei piedi: gamba sinistra contratta e piedi sovrapposti.

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Dal vangelo di Marco Tracce sulla Sindone

[65] Allora alcuni cominciarono a sputargli addosso, a coprirgli il volto, a schiaffeggiarlo e a dirgli: «Indovina». I servi intanto lo percuotevano.

Contusioni del volto per le percosse.

[15] E Pilato, volendo dar soddisfazione alla moltitudine, rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.

Ferite da flagello.

[19] E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso e, piegando le ginocchia, si prostravano a lui.

Stille di sangue sulla fronte, sul capo e sulla nuca prodotte da trafitture

[25] Erano le nove del mattino quando lo crocifissero.

Ferita da trafittura nel polso sinistro e macchie di sangue che scorre sugli avambracci. Sangue da trafittura nei piedi: gamba sinistra contratta e piedi sovrapposti.

Dal vangelo di Luca Tracce sulla Sindone

[63] Frattanto gli uomini che avevano in custodia Gesù lo schernivano e lo percuotevano, [64] lo bendavano e gli dicevano: «Indovina: chi ti ha colpito?». [65] E molti altri insulti dicevano contro di lui.

Contusioni del volto per le percosse

[33] Quando giunsero al luogo detto Cranio, là crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. [36] Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell'aceto, e dicevano: [37] «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso».

Ferita da trafittura nel polso sinistro e macchie di sangue che scorre sugli avambracci. Sangue da trafittura nei piedi: gamba sinistra contratta e piedi sovrapposti.

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Dal vangelo di Giovanni Tracce sulla Sindone

18 [22] Aveva appena detto questo, che una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?».19, [3] «Salve, re dei Giudei!». E gli davano schiaffi.

Contusioni del volto per le percosse.

19, [3] «Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare.

Ferite da flagello.

[2] E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora;

Stille di sangue sulla fronte, sul capo e sulla nuca prodotte da trafitture.

[17] Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Gòlgota,

Contusione dovuta al trasporto di una trave.

.[18] dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall'altra, e Gesù nel mezzo.

Ferita da trafittura nel polso sinistro e macchie di sangue che scorre sugli avambracci. Sangue da trafittura nei piedi gamba sinistra contratta e piedi sovrapposti.

[34] ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua.

Macchie di sangue sul costato.

LE FERITE

Noi, ragazzi della 2^C della scuola secondaria di primo grado di Minerbe, abbiamo deciso

di analizzare le ferite che si possono riscontrare sul lenzuolo.

Immagine

Dallo studio medico legale, sulla sindone, risulta come l‟ uomo che vi fu avvolto sia stato

maltrattato prima di morire.

La testa

Il capo: le ferite intorno al capo, che vanno a ricoprire tutta la testa, sembrano essere

state provocate dall‟ imposizione di un casco di spine intrecciate.

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Il volto

Sul volto si notano delle tumefazioni, in particolare sul setto nasale e sulla nuca. Sono

visibili molti ematomi sulla parte destra; oltre alla presenza di colature di sangue da ferite

di piccolo diametro.

Il tronco

Nel tronco del corpo dell‟uomo, sono presenti degli ematomi, la cui lunghezza è circa 2

cm. Sul suo corpo ci sono delle lesioni causate da un flagello; uno strumento di tortura

romano.

Il dorso

All‟altezza della zona scapolare sinistra e destra sono presenti delle fratture causate

dall‟uso del “Patibulum”, l‟asse orizzontale della croce che, a volte, il condannato portava

su di se fino al luogo dell‟esecuzione. Alla parte destra è presente una chiazza di forma

ovoidale da cui fuoriesce il sangue. Questa ferita è stata inferta dopo la morte, da una

freccia conficcatagli nel costato per accertarsi della morte dell‟uomo.

Arti superiori

Le braccia sono distese all‟interno; sugli avambracci sono presenti colature di sangue. La

mano sinistra è sovrapposta alla destra. Sul polso sinistro è ben visibile una chiazza di

sangue provocata da uno strumento a punta (= chiodo). La particolarità di questa ferita è

la sua collocazione: non si presenta sul palmo della mano secondo la tradizione della

Chiesa. L‟infissione, fatta in questo modo, rende sicuro il fissaggio dell‟ uomo alla croce;

infatti i tessuti del palmo si sarebbero lacerati sotto il peso del corpo.

Arti inferiori

Negli arti inferiori dell‟uomo sono evidenti segni lasciati dal flagello. Le ginocchia

presentano escoriazioni, dovute alle cadute. L‟ arto sinistro risulta più corto di quello destro

a causa della sua posizione.

I piedi

Sulla Sindone l‟immagine del piede destro è chiaramente impressa; mentre del sinistro è

visibile solo la parte posteriore. Questa posizione ci fa capire che la fissione sia stata fatta

con un solo chiodo. Sul tallone e sulle dita dei piedi sono presenti colature di sangue.

Il sangue

Sulla Sindone sono presenti coaguli di circa 120 lesioni lacerocontuse distribuite lungo il

corpo che possono essere state causate dal flagrum, il flagello romano. Ci sono altre

ferite: sul volto, sull‟avambraccio, sul polso, sul lato destro della gabbia toracica e sui

piedi.

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Il sangue è dello stesso tipo di quello riconosciuto sul Sudario conservato nella cattedrale

di Oviedo (Spagna). Appartiene al gruppo AB, il DNA presenta profili genetici simili alle

tracce rilevate sulla Sindone.

La Sindone di Torino è autentica perché il rivestimento rosso dei fili è sangue, identificato

del tipo umano del gruppo AB. Questo risultato è confermato da diverse analisi

scientifiche: indagini microscopiche, la cromatografia e la reazione alla benzidina. Il

sangue dell‟UST ( Uomo della Sindone di Torino) è quello di un uomo, il rivestimento

contiene infatti un DNA maschile e contiene aloni di siero.

DA GERUSALEMME A TORINO

Noi, ragazzi della 2^A della scuola secondaria di primo grado di Minerbe, per prepararci

all‟incontro con la prof.ssa Marinelli, abbiamo deciso di riepilogare le tappe di un cammino

che, partendo dall‟alba di quel primo giorno dopo il sabato, intorno all‟anno 30 dopo Cristo,

giunge alla prossima ostensione della Sindone che si terrà a Torino, dal 10 aprile al 23

maggio 2010.

Anno 30-Il corpo di Gesù è amorevolmente avvolto in un candido lino.

Anno 42-Persecuzioni della Chiesa ad opera di Agrippa 1° e possibile trasferimento verso

il Mar Morto.

Anno 66-Al di là del Giordano, prima della sollevazione anti-romana i cristiani, recano con

se “ le cose sacre”.

Secondo secolo-Esiste ad Edessa (attuale Urfa - Turchia) una particolare immagine su

stoffa del volto di Gesù.

Anno 525-Ad Edessa, durante il restauro della Chiesa di Santa Sofia viene trovata

un‟immagine del volto di Gesù su stoffa detta Mandylion (= fazzoletto). Tra il volto della

sindone e le opere ispirate dal Mandylion ci sono oltre cento punti di sovrapponibilità;

secondo il criterio legale americano sono sufficienti sessanta punti per dire che sono la

stessa persona.

Anno 544-Il Mandylion si venera nella chiesa di Santa Sofia, vengono realizzate altre

copie.

Anno 944-I Bizantini sottrassero il Mandylion ai turchi e la teca venne quindi portata a

Samosata, poi in Bitinia, arrivando il 15 agosto a Costantinopoli. Il Mandylion con ogni

probabilità era la Sindone ripiegata in otto strati.

Anno 1205-Teodoro Angelo-Comneno, afferma che la Sindone si trova ad Atene.

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Anno 1208-Pons de la Roche dona ad Amadeus de Tramelay, Arcivescovo di Besançon,

la Sindone che gli aveva inviato suo figlio Othon de la Roche, uno dei capi della IV

crociata. Nel castello della famiglia de La Roche, è ancora conservato il cofanetto in cui è

stata custodita la Sindone.

Anno 1314-I Templari, ordine cavalleresco crociato, sono condannati al rogo come eretici,

accusati anche di un culto segreto ad un Volto che pare riprodotto dalla Sindone. Uno di

essi si chiamava Geoffroy de Charny.

Anno 1349-Il 6 marzo durante l‟incendio della cattedrale di Besançon scompare la

Sindone.

Anno 1356-Geoffroy de Charny, cavaliere crociato omonimo del precedente, consegna la

Sindone ai canonici di Lirey, in Francia. Il prezioso telo era in suo possesso da almeno tre

anni. Sua moglie, Jeanne de Vergy, è una pronipote di Othon de la Roche.

Anno 1390-Clemente VII, antipapa di Avignone, tratta della Sindone in due Bolle e due

lettere.

Anno 1453-Margherite de Charny, discendente di Geoffroy, cede il Lenzuolo ad Anna di

Lusignano, moglie del duca Ludovico di Savoia, che lo custodirà a Chambéry.

Anno 1506-Papa Giulio II approva la Messa e l'Ufficio proprio della Sindone,

permettendone il culto pubblico. La festa viene fissata al 4 maggio.

Anno 1532-Incendio a Chambéry nella notte fra il 3 e il 4 dicembre: l'urna di legno rivestita

d'argento, che custodisce la Sindone nella Sainte-Chapelle del castello dei Savoia, ha un

lato arroventato e la Reliquia subisce notevoli danni.

Anno 1534-Dopo una verifica dello stato della Reliquia, le suore clarisse cuciranno i

rattoppi e la tela d'Olanda come fodera di sostegno.

Anno 1535-Per motivi bellici il lenzuolo è trasferito a Torino e poi a Vercelli, Milano, Nizza

e di nuovo Vercelli dove rimane fino al 1561, e poi riportato a Chambèrly.

Anno 1578-Emanuele Filiberto il 14 settembre trasferisce la Sindone a Torino. Da allora le

ostensioni si succedono per particolari celebrazioni di casa Savoia o per i Giubilei.

Anno 1694-Il 1° giugno avviene la sistemazione definitiva della Sindone nella Cappella,

opera dell‟architetto Guarino Guarini, annessa al Duomo di Torino.

Anno 1706-In giugno la Sindone viene trasferita a Genova a causa dell‟assedio di Torino,

in ottobre, viene riportata nel capoluogo piemontese.

Anno 1898-La Sindone viene fotografata da Secondo Pia fra il 25 e il 28 Maggio;

dall‟emozionante scoperta del negativo fotografico, con incredibili precisioni emergono le

sembianze dell‟uomo della Sindone.

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Anno 1931-Durante l‟ostensione per il matrimonio di Umberto di Savoia, la Sindone viene

fotografata di nuovo da Giuseppe Enrie.

Anno 1933-Ostensione per commemorare il XIX Centenario della Redenzione.

Anni 1939-1946-Durante la seconda guerra mondiale la Sindone viene nascosta nel

Santuario di Montevergine (Avellino) dal 25 settembre 1939 al 28 ottobre 1946.

Anno 1969-Dal 16 al 18 Giugno avviene una ricognizione della reliquia da parte di una

commissione di studio nominata dal cardinale Michele Pellegrino.

Anno 1988-Il 21 aprile dalla Sindone viene prelevato un campione di tessuto per

sottoporlo alla datazione con il metodo del Carbonio 14.

Anno 1992-Il 7 settembre viene effettuata una ricognizione del Sacro Telo da parte di

esperti invitati a suggerire iniziative ed interventi idonei a garantirne la migliore

conservazione.

Anno 1997-Nella notte tra l‟11 ed il 12 Aprile un incendio provoca gravissimi danni alla

Cappella della Sindone. Fortunatamente il lenzuolo è salvo e viene trasferito nel Duomo

per i lavori di restauro della cappella.

Anno 1998-Dal 18 aprile al 14 giugno si è tenuta un'ostensione pubblica per celebrare il

centenario della prima fotografia scattata dall'avv. Secondo Pia tra il 25 e il 28 maggio

1898. Il Santo Padre Giovanni Paolo II si reca a Torino il 24 maggio e sosta in preghiera

davanti alla preziosa Reliquia.

Anno 2000-Dal 12 agosto al 22 ottobre si tiene una Ostensione pubblica in occasione del

Grande Giubileo. Una nuova teca viene realizzata per la normale conservazione del

prezioso Lino, che viene tenuto disteso in presenza di un gas inerte.

Anno 2002-Fra il 20 giugno e il 23 luglio la Sindone viene sottoposta ad un notevole

intervento che comporta la rimozione del restauro operato dalle suore Clarisse di

Chambéry nel 1534. Tutti i rappezzi sono stati asportati e tutti i bordi carbonizzati dei fori

sono stati raschiati via. I fori sono quindi divenuti più grandi e sono stati lasciati scoperti.

Sul retro della Sindone è cucita, con aghi ricurvi e filo di seta, una nuova tela. Inoltre viene

effettuata la scansione digitale completa sia sulla superficie dove è visibile l‟immagine

dell‟Uomo della Sindone, sia sul retro che è tornato poi ad essere nascosto dalla nuova

fodera. Infine è stata realizzata una documentazione fotografica completa e operati alcuni

prelievi di materiale.

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RIFLESSIONE: SCIENZA E FEDE

La Sindone è un documento affascinante e sconvolgente. Per l‟unicità e l‟irripetibilità

dell‟immagine che viene impressa, si rende un oggetto enigmatico che suscita numerose

domande e riflessioni sia per i credenti che per i non credenti: per i credenti, che ritrovano

tracce per la meditazione della Passione e indizi della risurrezione di Gesù; per i non

credenti, che cercano ragione e spiegazione di queste tracce.

La Sindone non vuole essere la prova della Risurrezione di Gesù: la prova decisiva di tale

evento viene esclusivamente dalla Sacra Scrittura, dalla tradizione apostolica e dalla

Chiesa alla quale i fedeli danno la loro adesione di fede.

Ma se la Sindone ha avvolto il corpo di Cristo morto, ha sicuramente “conosciuto” anche il

Cristo risorto e per questo deve essere definita come testimonianza di fede, memoria e

testimone della passione di Cristo e memoria e testimone della sua risurrezione.

Questa immagine quindi non lascia nessuno indifferente; sembra, nel silenzio della morte

interpellare con una domande già fatta 2000 anni fa: “ E voi chi dite che io sia?”

Se la risposta è quella della fede “ Tu sei il Cristo il figlio del Dio Vivente…” se si tratta

del Cristo della fede, di colui che è morto e poi risorto, essa rappresenta il più alto gesto di

amore e questo non può lasciare indifferenti e lo stupore della scienza lascia il posto alle

meraviglie della fede.

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Appendice

Il percorso scientifico svolto dalle classi, pur nella sua semplicità e schematicità, porta a concludere che la Sindone è un telo funerario che ha avvolto un cadavere in Palestina all‟epoca di Gesù. Il successivo passaggio dalla scienza alla fede non può invece che essere il frutto di un percorso e di un dialogo tutto personale. Per alcuni il dialogo tra scienza e fede è possibile per altri risulta invece difficile perché lavorano su piani diversi. Si ricordano in proposito due esempi significativi di questo dialogo:

quello tra papa Ioseph Ratzinger e il filosofo Iurgen Habermas in “Ragione e fede in dialogo” ed. Marsilio 2005,

il recente incontro tra Giuseppe Zenti, vescovo di Verona e la scienziata Margherita Hack avvenuto mercoledì 20 gennaio 2010, presso la Gran Guardia, di cui, a seguire, si forniscono i contenuti come ulteriore contributo di riflessione

Dall‟Auditorium della Gran Guardia - Verona Mercoledì 20 gennaio 2010

Dialogo su fede e scienza Il Vescovo di Verona Mons. Giuseppe Zenti si confronta

con l‟astrofisica Margherita Hack

L‟incontro è stato strutturato in modo che avesse carattere culturale e formativo, soprattutto per le nuove generazioni. Margherita Hack: Tema della serata è scienza e fede; spesso molti mi domandano se scienza e fede, scienza e religione possano convivere. SI, anche se operano su piani completamente diversi. Che cos‟è la scienza, come procede? La scienza procede sulla base di esperimenti, di osservazioni da cui si cerca di ricavare le leggi generali che governano il nostro universo, il nostro pianete, il nostro corpo, la vita. La fede: quando si resta stupefatti di fronte alla complessità della vita uno si chiede perché il mondo è così, come è possibile che da “una zuppa” di particelle elementari qual era all‟inizio l‟universo, si sia potuti arrivare a forme di vita così complesse come siamo noi, con il nostro cervello che è molto più complesso di una galassia. La risposta più facile e più semplice è, secondo me, pensare ad un essere superiore, un dio che abbia creato il mondo. Questa a me sembra una risposta troppo facile; credo che dio sia un‟invenzione dell‟uomo per spiegare quello che la scienza non sa ancora spiegare e che forse non riuscirà mai a spiegare; un‟invenzione anche perché a tutti noi piace l‟idea che ci sia un‟altra vita dopo la morte, quindi credere in un “aldilà”. Però, con il progresso della scienza, la fede cambia continuamente: pensiamo all‟antichità quando ancora i fenomeni naturali erano misteriosi, come l‟alternarsi del giorno e della notte, gli antichi pensavano che il sole andasse a dormire la sera e si alzasse la mattina, scambiavano la causa con l‟effetto, ancora, l‟alternarsi delle stagioni, il perché la volta celeste si muoveva da est a ovest… Tutti i fenomeni naturali erano misteriosi e venivano spiegati con delle divinità. Il cielo era popolato di divinità. Poi, piano piano, con l‟osservazione e con l‟esperimento si è arrivati a capire le ragioni di tutti questi fenomeni, la scienza è andata progredendo continuamente e anche l‟immagine delle divinità è andata cambiando, siamo arrivati all‟idea di un dio unico, creatore. Anche l‟idea di dio è cambiata molto: pensiamo ai quadri dei pittori del „300, „400, „500 con questo dio rappresentato in trono, con la barba, circondato da angeli; oggi pochi se lo rappresentano così, credo che dio sia diventato qualcosa di più astratto, di più spirituale.

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Credo che l‟idea di dio sia cambiata, divenendo meno antropomorfa, con il progredire della scienza, e credere o non credere in dio, dire se esiste o non esiste, questa è una risposta che la scienza non può dare. Credo che credere e non credere sia una questione di fede. Non abbiamo modo di dimostrare scientificamente né che dio esiste né che dio non esiste; ci sono scienziati credenti, scienziati agnostici, scienziati atei ed è una questione che, secondo me, esula completamente dalla scienza. È questione di fede e gli argomenti che porta il vescovo, che lui dice razionali, per spiegare l‟esistenza di dio, secondo me sono riflessioni che ognuno di noi può fare sia per credere in dio sia per non crederci. Certamente ognuno di noi si meraviglia a pensare che quello che noi oggi riusciamo a osservare è l‟evoluzione dell‟universo da com‟era 13 miliardi e 700 milioni di anni fa, quando era “una zuppa” di particelle elementari, altissima temperatura e densità, e una fonte d‟energia, che non sappiamo cosa sia stata esattamente, a cosa ha dato luogo: all‟espansione dello spazio, a una diminuzione di temperature e densità che ha permesso la formazione dei primi elementi, delle prime stelle, delle prime galassie, e nelle stelle la formazione degli elementi necessari per formare i pianeti e su questi pianeti gli esseri viventi. Tutto questo può certamente meravigliare e uno può pensare, come penso io, che è nella natura della materia il passare, l‟ aggregarsi, dalle forme più semplici alle forme più complesse, senza introdurre esseri soprannaturali. La fede spiega che la mano di dio ha permesso tutto questo e allora tutto è spiegato ed è tutto chiaro. Allora uno si chiede a cosa serve la scienza se dio spiega tutto! Quindi credo che fede e scienza debbano sempre operare su due piani diversi, ci possono essere scienziati credenti e scienziati non credenti. Alcuni pensano che i laici non abbiano un‟etica, e questo è assurdo. L‟etica dei laici può essere riassunta nell‟insegnamento di Cristo che noi non crediamo essere Dio ma una grande personalità, il primo socialista della storia, che è andato per primo verso i poveri, verso i diseredati e il suo insegnamento è stato “ama il prossimo tuo come te stesso”, “non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te” e questo insegnamento vale per credenti e non credenti. L‟etica del laico è questa, è un‟etica disinteressata in quanto non si aspetta né una ricompensa nel paradiso, né una punizione nell‟inferno. Credo che nella difesa della religione ci sono stati dei fatti recenti che sono esempio di grandissima ipocrisia, penso all‟ordinanza della Corte europea di togliere il crocifisso dai luoghi pubblici, perché oggi l‟Italia, l‟Europa è un Paese che sta diventando multietnico, multireligioso, e quindi è giusto che in un paese laico non ci siano simboli religiosi. Però, ho visto brandire il crocifisso come una spada proprio da parte di coloro che meno rispettano l‟insegnamento di Cristo, persone razziste che vanno contro i più poveri, i diseredati, contro gli immigrati, contro i clandestini. Si sono fatte delle leggi vergognose addirittura invitando i medici a trasgredire il giuramento di Ippocrate e non curare i clandestini; questo è tutto contrario a quello che è l‟insegnamento di Cristo e che per un credente dovrebbe essere la guida principale nella propria etica. Come si dovrebbe comportare un laico e come si dovrebbe comportare un religioso: prima di tutto il rispetto dell‟altro, delle idee del prossimo; io rispetto il credente, non credo e non ho una ragione scientifica. Non credo perché l‟idea di dio mi sembra assurda, mi sembra un‟invenzione per spiegare perché il mondo è così, perché ci sono queste leggi e non altre che governano il mondo, perché c‟è l‟universo, l‟universo forse è cominciato 13 miliardi e 700 milioni di anni fa oppure, come è possibile, è sempre esistito e quello che noi osserviamo, quello che chiamiamo l‟inizio, il Big - bang, è stato semplicemente un cambiamento di condizioni fisiche dell‟universo; il perché di tutto questo…sono risposte che la scienza non può dare, si accetta il fatto che la materia sia così e abbia queste proprietà, ma credere che la materia sia così perché c‟è un essere, un dio che non siamo in grado di dimostrare che esiste, che ha fatto il mondo in questo modo: questa è un‟idea che non soddisfa, io non voglio dimostrare scientificamente che dio non esiste.

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Perciò credere e non credere sono atti di fede e non hanno a che fare con la scienza che si basa sull‟esperimento, sulla razionalità, sull‟osservazione del mondo, dell‟universo. Questa credenza è un fatto non basato su considerazioni scientifiche. Perché credere, perché non credere? Il Vescovo ci spiegherà perché ci sia l‟esigenza di credere in dio. Io credo che sia un segno della nostra incapacità di rispondere a tutte le domande che l‟osservazione dell‟universo ci pone e fa molto comodo rispondere con l‟esistenza di Dio, però credo anche che sia un po‟ come credere alla befana. Quando siamo bambini crediamo che i regali ce li porti la befana, e quando scopriamo che sono i nostri genitori, ci rimaniamo male, è una delusione, però siamo cresciuti. Io credo che un po‟ sia così anche la religione. La religione ci aiuta a spiegarci tutto ciò che non comprendiamo e sono tante le cose che la scienza non comprende e più si scoprono cose, più si trovano cose da scoprire. Diciamo che la scienza si avvicina asindotticamente alla verità, forse non raggiungerà mai la comprensione completa del nostro mondo. Credo che da una parte sia stupefacente il pensare che da “una zuppa” di particelle elementari la materia abbia potuto aggregarsi fino a formare esseri così complessi quali siamo noi; dall‟altra mi meraviglio quando guardando un cielo stellato, pensando che semplicemente analizzando la luce delle stelle, semplicemente scomponendo la luce bianca nelle sue componenti monocromatiche, cioè studiando lo spettro delle stelle, si sia potuti arrivare, in poco più di un secolo, a capire tanto della loro struttura, della natura della materia di cui sono fatte, di quali siano le fonti d‟energia che le fanno brillare,…e quindi come anche le stelle hanno la loro vita, invecchiano. E questo l‟abbiamo capito con la fisica quantistica della relatività e in poco più di un secolo. Da questo granellino di polvere che è la terra, siamo riusciti a fotografare l‟immagine dell‟universo com‟era 13 miliardi e 700 milioni di anni fa; quando penso a questo, penso che il nostro cervello sia qualcosa di estremamente potente e complesso. Quindi, da una parte c‟è la meraviglia e lo sgomento di non saper rispondere perché l‟universo è così, perché c‟è la materia, perché la materia è così; dall‟altra c‟è la meraviglia di vedere che siamo arrivati a capire tanto in così poco tempo da questo minuscolo pianeta che è la Terra. Mons. Zenti: Ho atteso molto questa serata, in cui vorremmo dare dimostrazione di come si può dialogare tra posizioni diverse, nel rispetto e civilmente perché sia io che la professoressa crediamo nella potenza della ragione umana. E io sono molto esigente con me stesso e con la mia ragione: finché con la mia ragione non riesco a darmi una spiegazione, continuo la ricerca. Poi, quando la ricerca per me diventa impossibile da sviluppare ulteriormente, allora mi appello alla fede. Faccio in qualche modo quello che fanno gli scienziati, cioè tengo presente il rapporto che esiste tra noi che guardiamo i fenomeni a occhio nudo e quello che invece gli scienziati fanno attraverso il microscopio, il telescopio: a occhio nudo – la ragione – guardiamo certe cose; ma certe altre richiedono una strumentazione più idonea, occorrono il microscopio e il telescopio, che non fanno vedere cose diverse ma qualcosa che l‟occhio nudo ha intravisto appena e danno la possibilità di vedere in profondità. Questo è lo scopo della fede. Io mi appello a tutte e due: credo moltissimo nella ragione e mi appello alla fede quando è necessario. Questa sera tenterò di spiegarvi le ragioni per cui credo. Non ho intenzione di contrappormi, ma di dare un po‟ di narrazione della mia fede. Io sono nato in una famiglia cristiana (e non posso che esserne felice), da genitori cristiani che sono stati miei educatori, persone semplici e di una umanità squisita. E qui ho capito come l‟essere cristiani non è in contrapposizione con l‟essere umani, tutt‟altro, un cristiano buono non può che essere un ottimo uomo. Dopo aver ricevuto la fede, ho dovuto assimilarla. Entrando nell‟età dell‟adolescenza, sono entrato in profonda crisi, ho messo tutto in discussione.

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Sono andato alla ricerca del senso della vita per me tredicenne, quattordicenne, … e andando avanti, dovevo darmi una risposta a che senso ha il mio vivere, e cioè perché vivo. La risposta mi è venuta nel dare una svolta alla domanda stessa, invece di perché vivere, per chi vivere. E proprio mentre mi ponevo questa nuova domanda, ho avuto la fortuna di prendere in mano il Vangelo, i 4 Vangeli. Avevo circa 14-15 anni e cominciavo a comparare i sinottici anche da un punto di vista culturale. E mano a mano che approfondivo la lettura, mi accorgevo che lì dietro c‟era un personaggio che la stessa professoressa ha definito straordinario, Gesù. Io credevo ancora a un livello infantile o poco più. È il dopo che mi ha reso credente da uomo, ricercatore della verità, esigentissimo con me stesso. Ho fatto la scoperta nel triennio del classico, quando ho letto i Vangeli in greco, mi appassionavo sempre di più e comparavo la traduzione latina, italiana, greca. Mi era più facile accostare i testi del N.T., soprattutto i Vangeli, che non Tucidide! Ho capito che quelle parole erano per me; ho cercato di approfondire sempre di più domandandomi ma questo Gesù chi è? La mia esperienza mi ha detto che appena ho potuto spalancargli le porte, Lui è entrato nella mia vita. Mi chiedevo: come faccio a entrare in sintonia con questo personaggio, è un personaggio della storia o è vivo? Mi sono messo in quella posizione di umiltà che è la porta aperta al divino. Senza umiltà, non ci si può incontrare con l‟Assoluto, il Trascendente. Umiltà che non vuol dire umiliazione, al contrario vuol dire scoprire la grandezza dell‟essere umano in cui è l‟Assoluto. E sentirsi amati dall‟Assoluto dava a me, e dà tuttora, la percezione della mia grandezza d‟uomo e sono convinto che la grandezza dell‟uomo sta tutta nel riconoscere direttamente o indirettamente l‟Assoluto di Dio; l‟uomo è grandissimo in Colui che è l‟Assoluto. Ho pensato, poi, che l‟incontro con Gesù Cristo poteva venire soltanto con il dialogo, cioè nella comunicazione. Io posso dire che una persona è esistente se mi metto in dialogo, se entra in me; allora è esistente per me. In altri termini: Dio esiste o no,ma: sinceramente mi interessa poco, è secondario. Il problema è: Dio esiste per me?, Ha qualcosa da dire alla mia vita, entra nella mia vita?. Come capita tra gli sposi: prima di fidanzarsi, le persone esistevano ma non avevano nulla da dire all‟altro che era un estraneo. Solo quando è entrato nella tua persona allora esiste davvero, esiste per te. Questa è stata la mia esperienza, ed è tuttora la mia esperienza. Io sono convinto che Dio c‟è, Cristo Gesù è in me e stiamo bene insieme. Per me, il vivere Lui è una quotidianità. Come poi ho cercato di approfondirlo: cercando di viverlo perché altro modo non c‟è se non stando insieme e cercando di capire la sensibilità uno dell‟altro, vivendolo. Quindi, Dio c‟è perché me l‟ha detto, me lo rivela continuamente Gesù suo Figlio e me lo fa vivere e io cerco di viverlo, con tutti i limiti che ho. Per cui dico “è esperienza viva”. Come lo sperimento: io guardo a Gesù Cristo come il Logos, la Parola, la Ragione d‟essere di tutto il mondo. Noi abbiamo la fortuna di capire, ovviamente dal punto di vista della fede, attraverso la Sacra Scrittura, che tutto ciò che è creato ha una sua origine, e l‟origine è anche quella di una grande razionalità; compito dello scienziato è scoprire questa grande razionalità che noi chiamiamo Figlio di Dio, Logos fatto carne. Io guardo la natura, mi meraviglio, la ammiro e la contemplo e dico sinceramente “Papà, sei grande”. Chiamare Dio come Papà, questa è la forza della mia fede perché me l‟ha detto Gesù di chiamarlo così. E più ci si intrattiene a livello di comunicazione vera, più io mi rendo conto che è vero, che corrisponde a reale. Gesù, poi, mi ha insegnato la relazione con gli altri, come osservava la professoressa, questa attenzione particolare alla gente.

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I Vangeli dicono che Gesù “ebbe compassione”; traduzione pessima: quando si dice che Gesù “ebbe compassione per la folla”, la traduzione sarebbe “Gesù aprì le sue viscere materne”. È una specie di maternità, di maternità vera di Gesù Cristo nei confronti della gente. Io cerco di buttarmi in mezzo alla gente perché mi piace e perché il Signore Gesù che è in me mi conduce a questo. Altro cenno: Chi è Gesù per me? Quello che mi sorprende di più è che si sia fatto Eucaristia. Dio non è talmente lontano e spaventevole da incuterci paura, è diventato mio cibo, Dio tutto per me, Cristo tutto per me e per tutti quelli che lo vogliono. E ancora: Gesù Cristo è la mia gioia. Vi assicuro che in mezzo a tante tribolazioni della mia vita, il mio animo è abitualmente sereno perché ho la convinzione che la gioia vera sia tarata su Gesù Cristo. Ma è una mia convinzione, poi chi lo sperimenta potrà dire se è vero o no. Penso poi a un Gesù che ci rivela chi è Dio: la cosa più bella e più stupefacente. In che senso? Io non credo nella divinità, non mi piace, è una cosa astratta. Io credo in una relazione, in persone che sono inter-relazionate tra loro. Noi le chiamiamo Padre, Figlio e Spirito, tra loro talmente connessi da vivere l‟uno per l‟altro, come dovrebbe essere per gli sposi: il marito/la moglie in un vincolo di relazione dove c‟è l‟amore assoluto, io sono per te, io vivo per te, io sono in te. Per la Sacra Scrittura e per la nostra fede questo vincolo di reciprocità interpersonale è assicurato dallo Spirito Santo, che un po‟ corrisponde a quello che è un figlio per i genitori; un figlio altro non è se non l‟amore della mamma e del papà fatto persona. Questa è la mia convinzione. Su Gesù Cristo io punto su un altro aspetto, il dopo morte. Porto un‟esperienza: 15 anni fa moriva mia madre e al suo capezzale a Borgo Trento c‟eravamo tutti. Io ero già prete ma mio papà le ha fatto da sacerdote e le ha gridato all‟orecchio “Melia, Gesù, Giuseppe, Maria…spiri in pace con voi l‟anima mia”. Erano abituati a dire insieme le preghiere, tutte le sere, le recitavamo tutti insieme. Poi, ero con mia nipote, l‟ho assistita, le tenevo la mano e quando è spirata mi sono detto: “mamma, dove sei?”. Mi sono sentito subito dentro la risposta: “Sono nelle mani di Dio come lo sono sempre stata”. Io non posso negarla perché non voglio ingannare me stesso. Il problema vero è quello dell‟ultimo respiro perché se dopo questo ultimo respiro non c‟è niente non valeva la pena di venire al mondo. Quel momento arriva per tutti: se dopo l‟ultimo respiro c‟è una continuità, è tutta un‟altra cosa. Sapete quanti ammalati ho trovato con questa fede che è certezza; gente che non ha più niente da perdere, è lì ad un passo e la vedi serena in quel momento e trova la pace nel suo cuore: vuol dire che non è semplice illusione. Dice la poesia d‟ Ungaretti: “La madre”

E il cuore quando d'un ultimo battito Avrà fatto cadere il muro d'ombra, Per condurmi, Madre, sino al Signore, Come una volta mi darai la mano.

Ricorderai d'avermi atteso tanto, E avrai negli occhi un rapido sospiro.

Io ho teso la mano a mia madre, aspetto che lei tenda la sua mano con un rapido sospiro che poi è il sospiro di Dio, un Dio che non ci è giudice, che ci è Padre sempre e che sa valutarci per quello che siamo e darci in abbondanza tutto quanto il suo amore, guardandoci con tanta trepidazione. Sono convinto che quando uno trapassa ed è con Lui, ha questo rapido sospiro e dice “ci sei, non sei perduto” ed è la gioia di un Dio che guarda a noi così.

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Altre pennellate brevissime. Oltre che questa mia esperienza, c‟è anche il fatto che son convinto che l‟essere umano è strutturato così, che ha corporeità ma anche delle operazioni che non dipendono direttamente dall‟essere materia ma che per sua natura fanno riferimento alla mente, alla volontà e alla relazione; passano anche nella materia perché siamo un tutt‟uno ma di fatto non si identificano con la materia. Oltre a queste motivazioni, una carrellata di altre convinzioni che Dio è in me perché lo sperimento: 1. Il fatto della Sacra Scrittura: tutta la Sacra Scrittura, in particolare l‟A.T., ha come

protagonista-soggetto Dio. Se Dio non fosse esistente, tutto ciò che è scritto in questo libro andrebbe cancellato, sarebbe una finzione; ma Dio, nell‟A.T., non appare come una finzione, provate a chiederlo agli ebrei!

2. Il N.T. ha come soggetto Gesù Cristo, il quale ha parlato esplicitamente di Dio come di una realtà concreta e di Lui che oltrepassa la barriera della morte nella risurrezione. Uno può crederci o non crederci, sta di fatto che se Cristo ci avesse ingannato su questo aspetto sarebbe il più grande impostore della storia.. Gesù Cristo si è definito la via, “Io sono la verità” e ci conduce alla vita, e io ci credo perché lo sperimento.

3. La Chiesa, la Chiesa Cattolica in particolare, con le sue ombre. Chi avrebbe potuto salvare la Chiesa dal suo naufragio, e penso al 1400, al periodo della Rivoluzione Francese, se non ci fosse Uno, il Cristo Risorto, che la sostiene, la regge. Guardiamo anche agli aspetti belli della Chiesa: Cristo le ha dato la capacità di produrre delle realtà che sono sovrumane. In tanti casi, come Madre Teresa di Calcutta, abbiamo qualcosa di più: chi l‟ha ispirata? Penso a Maria, agli apostoli (uno per tutti, S. Paolo), penso ai martiri che non danno la vita per difendere un‟idea, si dà la vita perché si è certi! Santi della grandezza, ad esempio, di Don Calabria, qui a Verona: che opere sociali hanno fatto? Si sono ispirati a Dio che portavano in loro e hanno generato delle opere sociali grandiose.

4. Penso, poi, agli uomini colti. Come affermava la professoressa, molte persone di scienza sono credenti. Con la stessa mente con la quale scrutano il micro-macro cosmo, affermano con certezza l‟esistenza di Dio. Non hanno mai detto di credere in una idea di Dio, ma che Dio è in loro, è capace di far scrutare loro più in là il micro-macrocosmo.

5. Penso anche a tutti i convertiti, cioè a quelle persone che dopo una vita travagliata, ritrovano la pace del cuore laddove non avrebbero mai pensato di trovarla, e penso a Sant‟Agostino ma ce ne sono molti altri che hanno documentato come soltanto scoprendo Dio non come idea ma come realtà che è entrata nella loro vita, hanno cambiato vita e si sono trovati veramente appagati.

6. Possiamo poi parlare anche della giustizia. La giustizia in questo mondo non esiste. Allora vogliamo condannare tutte le persone che sono degli infelici, degli sconfitti, che sono destinati ad essere per sempre divorate dalla morte. Io dico una giustizia ci deve essere e la giustizia non è il giustiziere ma è Colui che ti dice verità se è verità e se la tua vita corrisponde o meno al parametro del suo Essere.

7. Infine, la realtà micro-macro cosmica, dentro la quale mi pare di trovare delle costanti. La costante della razionalità: una razionalità assoluta nel micro e nel macro; guai se viene a mancare questa razionalità perché neppure la scienza potrebbe muoversi. Mi pare che la troviamo (per la scienza) in esseri che non producono razionalità, cioè in esseri a-razionali. Non solo: mi pare che voi dite che tutto nel micro-macro cosmo è previsto. Il prevedere è in qualche modo un predeterminare e dice qualche cosa. Io parlo di una X al maiuscolo. Osservando questa X, se riuscite a intuirne e a capirne il valore, riusciamo a risolvere l‟equazione i cui elementi contengono e condensano tutte le più grandi problematiche che ci siano al mondo, dolore compreso.

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Dio può essere considerato la X; questa X occorre, se non si individua la realtà di questa X, l‟equazione rimane un assurdo. Allora, io non credo perché l‟apologetica mi induce a credere, credo perché vivo la realtà di Dio e ne sono ben felice. Io so perché sono al mondo, in Chi vivo, in Chi farò approdare la mia vita. Io, sinceramente, non riesco a vivere senza credere in Dio persona, nella relazione con il Padre e il Figlio. Se qualcuno riuscisse a convincermi a togliere a me questa realtà io mi troverei ad essere una larva. Ultimissima osservazione. Questo è un nostro punto di vista. Sarebbe interessante vedere il punto di vista nei confronti degli altri perché Dio ha un modo di considerare le persone con una simpatia unica. Nessuno per Lui è ateo perché Lui è in tutti. Allora farà sicuramente la distinzione tra l‟ateo che non conosce e non riconosce e il vero ateo. Il vero ateo è l‟egoista, questo è il più grave danno del dramma che stiamo vivendo, l‟ateismo dell‟egoista. Possono essere anche cristiani; lei signora ha giustamente detto che i cristiani devono essere più cristiani. La ringrazio per questa osservazione perché ha colto nel segno ciò che vorrei dire. L‟ateo vero è chi è egoista e si contrappone esattamente a Dio che è Amore assoluto. Questo argomento richiede più tempo e allora signora, quando ci ritroveremo in paradiso continueremo la nostra conversazione! Margherita Hack: Sarà Amore assoluto, ma in nome di questo Amore si son fatte tante guerre! La sua è un‟appassionata dichiarazione di fede rispettabilissima però non c‟è nulla di razionale, è fede e io la rispetto. Mons. Zenti: Io dico che è tutta razionalità, non c‟è niente di fideismo, io sono un credente e non un credulone. Ho dato una serie di ragioni per cui credo, è esperienza e più scienza dell‟esperienza cosa c‟è! Margherita Hack: Sono sentimenti suoi! Mons. Zenti: Non sono sentimenti, il sentimento passa. La mia è certezza, è fondante, è dentro me e fonda la mia vita. Margherita Hack: Riguardo all‟egoismo, ci sono atei egoisti e atei no, come ci sono religiosi egoisti! Mons. Zenti: Comunque…ci ritroveremo! Margherita Hack: Io in paradiso non ci andrò, le mie molecole svolazzeranno nell‟aria e serviranno a fare altre cose, altri esseri viventi! Mons. Zenti: Anche questa è fede assoluta, nello sbriciolamento. Evidentemente le nostre posizioni sono differenti; credo comunque che il vivere, e l‟agire, sarà quello che determina il nostro essere. Io sono più che convinto (no fideismo!) che quella realtà c‟è. Margherita Hack: Come io son convinta che non c‟è!