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Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in Legge n. 46 del 27/02/2004) art. 1 comma 2 - CNS BA Mensile della parrocchia SS. Crocifisso - Barletta anno VIII 57 “PREMIO FALLANI Miglior Testata 2007” febbraio 2011 D a più di 30 anni in Ita- lia, la prima domenica di febbraio è dedicata alla vita. Una giornata – quel- la del 2011 sarà la 33.ma della serie – istituita all’epoca dell’infausto esito del referen- dum sull’aborto – che di volta in volta ha confermato la sua validità e importanza. Dato che dal 1981 ad oggi gli at- tacchi alla vita non sono certo cessati, anzi si sono purtrop- po moltiplicati. Ogni anno, dunque, i ve- scovi italiani pubblicano un messaggio in cui ricordano il valore intangibile della vita umana, sia che questo riguar- di i momenti critici dell’ inizio e della fine, sia che invece de- rivi da altre cause, come ad esempio gli incidenti stradali o sul lavoro. Il messaggio per la Giornata del 2011, che vie- ne celebrata il 6 febbraio, si intitola “Educare alla pienezza della vita” e si pone in sinto- nia con il tema del decennio pastorale appena iniziato, che è proprio dedicato all’emer- genza educativa, «sfida e compito urgente cui tutti sia- mo chiamati, ciascuno secon- do il proprio ruolo e la propria vocazione». Emergenza tra le emergenze, quella dell’educa- re al rispetto della vita. «Con preoccupante fre- quenza – si legge infatti nel Messaggio -, la cronaca rife- risce episodi di efferata vio- lenza: creature a cui è im- pedito di nascere, esistenze brutalmente spezzate, an- ziani abbandonati, vittime di incidenti sulla strada e sul lavoro». Si coglie in questo, fanno notare i vescovi, «il se- gno di un’estenuazione della cultura della vita, l’unica ca- pace di educare al rispetto e alla cura di essa in ogni sta- gione e particolarmente nelle sue espressioni più fragili. Il fattore più inquietante è l’as- suefazione: tutto pare ormai normale e lascia intravedere un’umanità sorda al grido di chi non può difendersi». In sostanza è stato smarrito il senso di Dio e tutto viene di conseguenza. Ma non mancano i segnali di speranza. «Occorre, per- ciò, una svolta culturale, pro- piziata dai tanti uomini e don- ne che continuano a credere nella vita. Sono giovani, laici, sacerdoti e persone consa- crate, «fortemente impegna- ti a difendere e promuovere la vita. Grazie a loro anche quest’anno molte donne, sep- pur in condizioni disagiate, saranno messe in condizione di accogliere la vita che na- sce, sconfiggendo la tentazio- ne dell’aborto». Ecco, dunque, la neces- sità dell’azione educativa. Il sostegno verso la vita, infatti, «per essere davvero fecondo – ricorda il Messaggio – esige un contesto ecclesiale pro- pizio, come pure interventi sociali e legislativi mirati». «Occorre diffondere un nuovo umanesimo, educando ogni persona di buona volontà, e in particolare le nuove gene- razioni, a guardare alla vita come al dono più alto che Dio ha fatto all’umanità». Per questo i vescovi ricordano con gratitudine le tante fa- miglie che accudiscono nelle loro case i familiari anziani; gli sposi che, talvolta anche in ristrettezze economiche, accolgono con slancio nuove creature; i genitori che, con grande pazienza, accompa- gnano i figli adolescenti nella crescita umana e spirituale e li orientano con profonda te- nerezza verso ciò che è giusto e buono; i nonni che, con ab- negazione, si affiancano alle nuove generazioni educando- le alla sapienza e aiutandole a discernere, alla luce della loro esperienza, ciò che conta davvero. E naturalmente non va dimenticato il contributo dei sacerdoti, «che si spendo- no per le comunità loro affi- date». In sostanza, conclude il Messaggio, «ogni ambiente umano, animato da un’ade- guata azione educativa, può diventare fecondo e far rifio- rire la vita». Tra questi ambienti, oltre naturalmente alla famiglia, centrale resta la parrocchia. Ma una parrocchia che sappia reinterpretare con creatività e slancio missionario il pro- prio ruolo, declinando l’im- mutabile Vangelo della vita in forme nuove e aderenti al vissuto della gente. Perché non pensare ad esempio, a spettacoli musicali o teatrali, presentazioni di libri, contatti con le scuole, soprattutto le superiori, per spiegare, anche attraverso i diversi linguaggi dell’arte, che quelli che la cultura dominante presen- ta come «i no della Chiesa» sono invece un unico grande sì all’amore vero? Forza e co- raggio, dunque. Tutti dobbia- mo essere educati alla vita. Ma tutto possiamo e dobbia- mo diventare educatori. An- che con originalità e fantasia. Mimmo Muolo [email protected] Educare alla pienezza della vita MESSAGGIO CEI PER LA GIORNATA DELLA VITA

La Stadera N° 57 - Febbraio 2011

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La Stadera N° 57 - Febbraio 2011

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Page 1: La Stadera N° 57 - Febbraio 2011

Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003(conv. in Legge n. 46 del 27/02/2004) art. 1 comma 2 - CNS BA

Mensile della parrocchia SS. Crocifi sso - Barletta

anno VIII

n°57

“PREMIO FALLANI Miglior Testata 2007”

febbraio

2011

Da più di 30 anni in Ita-lia, la prima domenica di febbraio è dedicata

alla vita. Una giornata – quel-la del 2011 sarà la 33.ma della serie – istituita all’epoca dell’infausto esito del referen-dum sull’aborto – che di volta in volta ha confermato la sua validità e importanza. Dato che dal 1981 ad oggi gli at-tacchi alla vita non sono certo cessati, anzi si sono purtrop-po moltiplicati.

Ogni anno, dunque, i ve-scovi italiani pubblicano un

messaggio in cui ricordano il valore intangibile della vita umana, sia che questo riguar-di i momenti critici dell’ inizio e della fine, sia che invece de-rivi da altre cause, come ad esempio gli incidenti stradali o sul lavoro. Il messaggio per la Giornata del 2011, che vie-ne celebrata il 6 febbraio, si

intitola “Educare alla pienezza della vita” e si pone in sinto-nia con il tema del decennio pastorale appena iniziato, che è proprio dedicato all’emer-genza educativa, «sfida e compito urgente cui tutti sia-mo chiamati, ciascuno secon-do il proprio ruolo e la propria vocazione». Emergenza tra le emergenze, quella dell’educa-re al rispetto della vita.

«Con preoccupante fre-quenza – si legge infatti nel Messaggio -, la cronaca rife-risce episodi di efferata vio-

lenza: creature a cui è im-pedito di nascere, esistenze brutalmente spezzate, an-ziani abbandonati, vittime di incidenti sulla strada e sul lavoro». Si coglie in questo, fanno notare i vescovi, «il se-gno di un’estenuazione della cultura della vita, l’unica ca-pace di educare al rispetto e

alla cura di essa in ogni sta-gione e particolarmente nelle sue espressioni più fragili. Il fattore più inquietante è l’as-suefazione: tutto pare ormai normale e lascia intravedere un’umanità sorda al grido di chi non può difendersi». In sostanza è stato smarrito il senso di Dio e tutto viene di conseguenza.

Ma non mancano i segnali di speranza. «Occorre, per-ciò, una svolta culturale, pro-piziata dai tanti uomini e don-ne che continuano a credere nella vita. Sono giovani, laici, sacerdoti e persone consa-crate, «fortemente impegna-ti a difendere e promuovere la vita. Grazie a loro anche quest’anno molte donne, sep-pur in condizioni disagiate, saranno messe in condizione di accogliere la vita che na-sce, sconfiggendo la tentazio-ne dell’aborto».

Ecco, dunque, la neces-sità dell’azione educativa. Il sostegno verso la vita, infatti, «per essere davvero fecondo – ricorda il Messaggio – esige un contesto ecclesiale pro-pizio, come pure interventi sociali e legislativi mirati». «Occorre diffondere un nuovo umanesimo, educando ogni persona di buona volontà, e in particolare le nuove gene-razioni, a guardare alla vita come al dono più alto che Dio ha fatto all’umanità». Per questo i vescovi ricordano con gratitudine le tante fa-miglie che accudiscono nelle loro case i familiari anziani; gli sposi che, talvolta anche in ristrettezze economiche, accolgono con slancio nuove creature; i genitori che, con

grande pazienza, accompa-gnano i figli adolescenti nella crescita umana e spirituale e li orientano con profonda te-nerezza verso ciò che è giusto e buono; i nonni che, con ab-negazione, si affiancano alle nuove generazioni educando-le alla sapienza e aiutandole a discernere, alla luce della loro esperienza, ciò che conta davvero. E naturalmente non va dimenticato il contributo dei sacerdoti, «che si spendo-no per le comunità loro affi-date». In sostanza, conclude il Messaggio, «ogni ambiente umano, animato da un’ade-guata azione educativa, può diventare fecondo e far rifio-rire la vita».

Tra questi ambienti, oltre naturalmente alla famiglia, centrale resta la parrocchia. Ma una parrocchia che sappia reinterpretare con creatività e slancio missionario il pro-prio ruolo, declinando l’im-mutabile Vangelo della vita in forme nuove e aderenti al vissuto della gente. Perché non pensare ad esempio, a spettacoli musicali o teatrali, presentazioni di libri, contatti con le scuole, soprattutto le superiori, per spiegare, anche attraverso i diversi linguaggi dell’arte, che quelli che la cultura dominante presen-ta come «i no della Chiesa» sono invece un unico grande sì all’amore vero? Forza e co-raggio, dunque. Tutti dobbia-mo essere educati alla vita. Ma tutto possiamo e dobbia-mo diventare educatori. An-che con originalità e fantasia.

Mimmo [email protected]

Educare alla pienezzadella vitaMESSAGGIO CEI PER LA GIORNATA DELLA VITA

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beniaminocol naso all’insu’ pensando a quaggiu’

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Direttore editoriale:don Ruggiero Caporusso

Direttore responsabile:Ruggiero Dimonte

Vicedirettore:Angela RizziRuggiero Rutigliano

Redazione:Rossella Acconciaioco, Mario Borraccino, Liana Caputo, Daniela D’Alba, Nicola Dileo, Antonio Diodovich, Floriana Filannino, Francesca Leone, Salvatore Mellone, Massimo Serio

Hanno collaborato:Abramo Ferrara, Pasquale Delvecchio, Alfredo Negro

Premio “Fallani”

Miglior Testata 2007

LA STADERAMensile di informazionee formazione della ParrocchiaSS. Crocifi sso - BarlettaAnno VIII - n. 57 febbraio 2011Registrazione n. 4 del 5/2/2007presso il Tribunale di Trani

Direzione, redazione e ammin.:Parrocchia SS. Crocifi ssoVia Zanardelli, 3376121 BarlettaTel. e fax 0883.333382

Impaginazione e stampa:Editrice Rotas - Barletta

beniaminocol naso all’insu’ pensando a quaggiu’

SFIDA EDUCATIVA

Da più parti e sempre più frequentemente si tende a gettare fango sulla comunità cristiana, raccontando ora di questa, ora di quella nefandezza compiuta da qualche suo appartenente. Purtroppo di cose che hanno lasciato sgomenti e disgustati ne sono successe e Benedetto XVI, da pastore attento, è stato il primo ad intervenire, non facendo mancare parole decise e chiarificatrici, volte a circoscrivere il male e a cauterizzate, si spera, le ferite. Alla luce di questo e avendo presente l'impegno di quei discepoli moderni del Cristo che credono e operano secondo i suoi insegnamenti, è lecito continuare a guardare alla Chiesa con speranza.Essa appare ancora l'agenzia educativa più credibile poiché mette costantemente al centro della sua azione pastorale la persona. In tempi di sfrenato individualismo tendente a dividere dall'altro più che a farsene carico, non è poco. Sin dalle sue origini il cristianesimo ha fatto sintesi del momento “religioso” e di quello “sociale”: all'annuncio del Vangelo è corrisposto lo sviluppo di idee e pratiche di carità. Diffondendo cultura, formando e istruendo le giovani generazioni negli istituti gestiti da religiosi, curando i malati e dando svago con lo sport negli oratori, la Chiesa, intesa come assemblea di uomini e donne di buona volontà ispirati dal Cristo, ha svolto, continuando a farlo, una funzione educativa.C'è però il rischio che questa funzione venga quantomeno stemperata nei toni poiché, in un sistema in cui il “contenitore” è più importante del “contenuto”, la differenza di vita del Cristo appare poco performante in confronto all'“immagine che è tutto” o a “chi ha fatto i milioni”. Non è demagogia, è realtà. Al cristiano non resta che piagnucolare, intristendosi fino al punto di dire che non ci sono vie d'uscita? È un rischio che ha il sapore, questo sì, di sconfitta vera e totale. Tale atteggiamento è poco evangelico ed in fin dei conti non porta a nulla. È giusto fare, allora, delle analisi che aiutino a capire. E per capire bisogna

porsi degli interrogativi. E dunque: il cristiano

che educa oggi è consapevole di questa

sua missione? Crede nel

valore dei rapporti interpersonali? E se ci crede, fino a che punto ne è convinto? È evidente che il sempre minor tempo a sua disposizione ha reso anche l'educatore meno presente rispetto al passato. Se dunque non è più possibile dare una presenza costante, perché non si pensa a far crescere la qualità dei momenti di relazione con gli altri, lasciando aperto anche il dialogo con il singolo e non solo privilegiando gli incontri di gruppo nei quali delle volte la forza della massa mette in ombra belle individualità, forse solo un po' timide? Le sale parrocchiali, quelle multimediali di cui ormai ogni comunità è dotata, i campetti degli oratori, hanno bisogno di vita e non di impostazioni seriali a compartimenti stagni. La sfida educativa si gioca su questi terreni, fondamentalmente, ma anche su quelli della disponibilità e del desiderio all'ascolto, specie di chi è più giovane.Se la comunità cristiana ritenesse il giovane come un immaturo o una persona instabile, allora sì che commetterebbe un errore imperdonabile. Quell'immaturità o quella instabilità, (ammesso che ci siano), frutto di un percorso evolutivo in atto, la comunità cristiana che educa ed il singolo educatore dovrebbero coglierle come “positività” e non “negatività”, ponendosi ancora una volta delle domande: cosa mi sta

dicendo, rifiutando ad esempio la messa domenicale, il tale ragazzo? Chi lo ha deluso per fargli dire che il bene non esiste? Credere fermamente nella feconda curiosità di un giovane, facendosi prossimi a queste profondità di senso, è la vera sfida dell'educare! Senza affrettare risposte, ma dicendo sinceramente di non essere in grado di risolvere le questioni quando si è incapaci di farlo perché non tutto si può sapere. Le soluzioni tenute in freezer e scongelate per l'occasione che sembra buona lasciano, nel migliore dei casi, un sapore neutro in bocca e di sapori neutri non se ne sente la necessità.Lo stare insieme, allora, facendo gruppo non solo con i coetanei, ma allargando i rapporti a fasce di età che sembrano distanti, può essere il sentiero su cui muovere i passi per una nuova stagione di vita cristiana. Infatti è nell'aggregazione, nel lavorare cioè “gomito a gomito”, ognuno con le sue capacità e nel proprio spazio, che si educa, ci si educa, ma soprattutto si “fa famiglia” nella sincerità. Negli Orientamenti Pastorali della Cei per il decennio 2010-2020, dal titolo Educare alla vita buona del Vangelo, si legge al n.35 che “fede, cultura ed educazione interagiscono, ponendo in rapporto dinamico e costruttivo le varie dimensioni della vita. La separazione e la reciproca estraneità dei cammini formativi, sia all'interno della comunità cristiana sia in rapporto alle istituzioni civili, indebolisce l'efficacia dell'azione educativa fino a renderla sterile”.Da una buona collaborazione educativa deriva una testimonianza credibile all'interno della società in cui si è chiamati a vivere. Credibili nell'educare dunque, educando alla credibilità del Vangelo.

Salvatore Mellone, [email protected]

LA COMUNITÀ CRISTIANA

EDUCA ANCORA?

La Chiesa appare ancora l’agenzia educativa più credibile poiché mette costantemente al centro della sua azione pastorale la persona.

Molti amici sono partiti da Barletta con de-stinazione centro-nord per riprendere le atti-vità lavorative o universitarie, nonostante il notevole sacrificio di vivere in bilocali periferici (650 euro per un bilocale da 40 metri quadri).

L’emigrazione dei nostri fratelli somiglia alla caduta della neve: non fa rumore e ai respon-sabili della cosa pubblica non ne dà pensiero.

Non abbiamo paura di abbandonare i luoghi natii ma abbiamo un cuore per amare oltre che due braccia per lavorare e al primo posto nella gerarchia dei valori poniamo i sentimenti non il lavoro fine a se stesso. Allora ci si trasferi-sca pure, lasciando tutto e tutti ma col cuore segnato dal dilemma se poi è più importante il lavoro e il futuro lavorativo o l’amore e il doma-ni affettivo. Ma è possibile l’uno senza l’altro?

Col tempo poi la lontananza logora, gli af-fetti mancano sempre più e sopraggiunge la voglia di casa perché purtroppo l’emigrante, anche nel nostro Nord, è sempre e solo un fo-restiero e un estraneo.

Ma allora perché al Sud non si investe come al Nord su Università e sviluppo industriale? Perché così troppa dispersione delle risorse de-stinate al Sud?

Perché i rappresentanti della res publica del Sud non denunciano che negli ultimi anni i fon-di FAS sono stati decurtati e i rimanenti, anzi-ché essere spesi per finalità meridionaliste di sviluppo territoriale, sono stati dirottati per usi senza rapporto alcuno con le finalità del Fondo?

Permettere la realizzazione di un futuro vi-cino ai propri affetti senza più essere nomadi costretti all’esilio forzato, è una concessione o un impegno dello Stato?

I numeri dicono che il 35% dei giovani si dice pronto a trasferirsi pur di fare carriera; ma qualcuno ha mai proposto loro una vita da diri-gente dalle nostre parti?

Qualcuno si è mai chiesto se poi non si ren-de di più (e meglio) stando vicino a chi ami?

Trovare una facoltà adatta alle proprie di-sposizioni d’animo, o un lavoro interessante, in questa Puglia tanto amata e altrettanto abban-donata, è una richiesta da bamboccioni o è un diritto irrinunciabile?

Se si continuerà a vivere solo di grandi car-telli pubblicitari elettorali credo che saranno ancora tanti gli amici che (a malincuore) par-tiranno nella speranza di un futuro più roseo.

Ci vediamo per le vacanze estive, cari ra-gazzi: come al solito sulle spiagge a raccontarci aspettando l’aurora…e tempi migliori.

[email protected]

Amoreo lavoro?

FUORI…SACCO, il titolo accatti-vante quanto intrigante del 3° vo-lume dei Quaderni dell’Archivio, di Luigi Di Cuonzo, edito dall’Editrice Rotas.

La metafora Fuori… Sacco, non evoca semplicemente ritardi ogget-tivi nel traffico delle comunicazioni così come indicava la scritta “dopo la partenza” sui plichi postali, quan-to, piuttosto, è volta a documenta-re la condizione reale, oggettiva, di fatti, avvenimenti, episodi, uomini, luoghi, espulsi dal riconoscimento, dalla difesa e dalla tutela dell’uffi-cialità della storia

L’autore ricostruisce e interpreta quanto accaduto nella città di Bar-letta, nel settembre del’43. Il ritro-vamento di preziosi documenti rin-venuti presso la Procura Militare di Bari e negli archivi di Koblenza, in Germania, attestano come nella città nei pressi della Chiesetta del Croci-fissino, in via Andria, e al Caposaldo Cittiglio si era realizzata una strenua difesa delle truppe italiane del tutto inaspettata che provocò il ritiro dei soldati tedeschi presso la Chiesetta

Il lavoro di Luigi Di Cuonzo si pone, infatti, come contributo pun-tale e approfondito alle analisi e alle riflessioni, che negli ultimi anni, sono emerse alla luce delle più re-centi indagini in campo storiogra-fico. Il merito principale è di aver colto ulteriori elementi di compren-sione nell’ambito della storiografia locale che, nell’opera di Giuseppe Damato, cappellano militare, du-rante la seconda guerra mondiale, aveva il suo più essenziale punto di riferimento. La documentazione di

Damato, pro-dotta nel volume L’Oc-cupazione mi-litare tedesca a Barletta, del 1973, esaltando i valo-ri del nazionalismo militare incarnati esemplarmente dalla re-torica fascista, rimane un’ interpre-tazione contaminata dalle logiche fuorvianti della cultura del tempo, la vocazione alla guerra e all’impre-sa militare, che trovano ancora oggi tardive condivisioni.

L'opera di Di Cuonzo valorizza, altresì, la attenta analisi del ruo-lo scientifico della storia e del suo uso pubblico, contribuendo alla ri-valutazione di una vasta area di accadimenti, per varie ragioni, sot-tovalutati, ignorati, dimenticati e, comunque, espulsi dalla narrazione ufficiale della storia nazionale.

È un libro di Storia che utiliz-za l’uso del pensiero duale quale strumento logico per una maggiore chiarezza interpretativa della real-tà, analizza le caratteristiche del-lo statuto scientifico della Storia e del suo uso pubblico; rievoca storie retoriche, storie esaltate, storie di-menticate, storie di uomini, di luo-ghi, di eventi, storie che… fanno la Storia, rivisita narrazioni di episo-di bellici locali, costruite sull’onda emotiva di testimoni e protagonisti, radicalizzatesi nella memoria col-lettiva, confutandole con una ricca documentazione di fonti.

Francesca [email protected]

Barletta, 25 gennaio 2011

Eccellenza Reverendissima, in questo giorno così importante per Lei e per la Chiesa tutta nel quale ricordiamo la Sua ordinazione episcopale avvenuta vent'anni fa, preghiamo il Signore affinché Le dia sempre salute, gioia e conforto nella fede, sostegno nel gravoso ministero di pastore di anime. Le siamo vi-cini nella preghiera: la sua testimonianza di pastore fedele alla Chiesa del Cristo ci spinge a ricercare la verità e a condurre gli sguardi di coloro che consideriamo prima fratelli e poi nostri lettori sui sentieri del bene comune.

Con affetto filiale,

Redazione La Stadera, mensile di informazione e formazione

della Parrocchia SS.mo Crocifisso di Barletta

FUORI…SACCO

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VERSO LE ELEZIONIVERSO LE ELEZIONI

Prosegue l’intervistaal Sindaco Nicola Maffei, iniziata nello scorso numero, ma questa voltacon domandea carattere socio-politico, in prossimità delle elezioni.

In primavera ci saranno le elezioni. Che programmi ha Nicola Maffei? Ci sono dei piani di sviluppo cittadino già in mente?Io l’8 dicembre ho ufficializzato la mia candidatura. È chiaro che ci sono ancora equilibri politici da recuperare, ma ho detto anche che l’esperienza dei 5 anni passati, mi permette di fare autocritica in maniera sincera, di essere pronto a correggere alcuni errori, di esser pronto anche a rilanciare con il coinvolgimento di gruppi giovanili, risorse ed energie nuove; vorrei affrontare un quinquennio con uno spirito diverso, con delle priorità ed obiettivi che si concretizzano nel coniugare cultura, ambiente, sociale e turismo, perché alla fine se questo circuito viene giustamente alimentato, porta occupazione che è la necessità maggiore di cui ha bisogno questa città. È chiaro che nello scenario ci sono il nuovo Piano Urbanistico (PUG), la litoranea di Ponente e del waterfront, cioè tutto il fronte mare che va dal castello sino alla Fiumara e all’Ofanto.

Ha pensato a qualcosa di concreto per i momenti di aggregazione giovanile?A parte l’attuazione di quei progetti complessi che recuperano nel territorio Borgovilla-Patalini un auditorium, che aprono l’orto botanico, che permettono di attuare i Bollenti Spiriti con quel progetto di recupero nella ex distilleria, con l’edificio muro, ma

anche con interventi di sistemazione urbanistica, il resto potrebbe

emergere anche dal PUG che è già avviato

nella consultazione e dovrà vedere poi momenti decisionali di grande sfida e di grande slancio.

Alla fine di questo Suo mandato, quanto ha fatto per la città in riferimento alle promesse elettorali? Cosa rimane da fare ancora per completare le sue promesse e per eventualmente rendere Barletta più vivibile?Abbiamo preparato un documento a mo’ di giornalino che è stato ufficializzato a fine 2010. L’assenza di comunicazione nel mio impegno, che mi ha visto dedicarmi in maniera piena nel seguire tutta una serie di problemi, mi ha fatto dimenticare il momento della comunicazione, dell’informazione, del coinvolgimento del cittadino. E questo oggi mi si ritorce contro per cui secondo alcuni il sindaco non ha fatto nulla. Io credo che sia ingeneroso affermare questo. Se solo diamo un’occhiata a quello che è stato fatto in questi cinque anni, con tutte le difficoltà legate agli equilibri politici, alle frequenti consultazioni elettorali, legate a tante incomprensioni, probabilmente i cittadini si renderebbero conto che questa amministrazione ha lavorato e ha lavorato sodo. Io ho fatto sempre l’esempio un po’ evangelico, quello del terreno che viene acquistato da qualcuno ed è un terreno incolto, arido, che viene prima recintato, poi dissodato, poi reso oggetto di irrigazione con l’acqua, quindi di semina; dopo la semina per la prima fioritura ci vuole un po’ di tempo. I progetti sono stati portati avanti, alcuni realizzati, altri hanno avuto via libera. È chiaro che dalla fase progetto alla fase esecutiva, l’affidamento e la recinzione e le prime opere passa del tempo.Rendere Barletta più vivibile? Innanzitutto alla base di queste considerazioni, c’è un fatto culturale: non siamo abituati a muoverci a piedi, in bicicletta o con i mezzi a basso impatto ambientale! Se fossimo educati a questo, probabilmente avremmo già una città più vivibile. C’è un uso sconsiderato dell’automobile! Se con i comportamenti miglioriamo le nostre abitudini, noi possiamo anche

procedere a potenziare il trasporto pubblico. A breve chiuderemo meglio il centro storico con i pilomat, con il ripristino della ZTL (Zona a Traffico Limitato) con le telecamere che rilevano le targhe delle autovetture che violano sistematicamente i divieti; è chiaro che la nostra azione non si limita al problema del traffico che è sicuramente gravoso per la città. Abbiamo preso posizione sulla Cementeria, abbiamo preso posizione sulle centrali a biomasse, stiamo cercando di portare avanti quelle logiche che vedano Barletta ed Andria a braccetto per risolvere il problema del Ciappetta-Camaggio (anche questa è un’emergenza ambientale); stiamo con il parco dell’Ofanto, con la possibilità di risorse, vogliamo affrontare il problema del fiume che costituisce, insieme al Ciappetta-Camaggio, la morsa che chiude la città di Barletta in immissione nell’Adriatico, che possono penalizzarci nella fruizione delle coste. Io credo che questi siano i presupposti principali che possono portare a considerare la nostra città più vivibile, insieme a quelle iniziative sul potenziamento del verde, sulla pulizia, sulla separazione dei rifiuti, dell’umido, che speriamo prenda piede in maniera adeguata, in modo tale da risparmiare soldi e ipotizzare anche percorsi che vadano a premiare i cittadini.

Quindi la sua prima promessa elettorale che le strappiamo come giornale territoriale è maggiore comunicazione con i cittadini!Maggiore comunicazione, maggior coinvolgimento, ma anche, io spero, un consiglio comunale meno rissoso che permetta di essere lo specchio di una città che merita di essere davvero capoluogo.

Sul nostro sito

www.crocifissobarletta.itè possibile leggere l’intervista integrale. Temi affrontati: questione passaggi a livello, passaggio pedonale verso il mercato del sabato, ultimi sviluppi sulle vicende della sesta provincia, parcheggi per le auto …

In primavera ci saranno le elezioni. Che programmi ha il Popolo della Libertà per la città di Barletta? In che cosa ha sbagliato secondo voi l’amministrazione attuale?Noi come Popolo della Libertà stiamo cercando di condividere con le altre forze moderate del centro-destra un progetto che possa rilanciare questa città. In particolare, intendiamo partire dal Piano Urbanistico Generale (PUG), attraverso il quale poi possiamo fare tutta una serie di valutazioni per la crescita e lo sviluppo economico della nostra città. Dopo il PUG che è lo strumento principale, partiremo con degli aspetti essenziali ed in particolare con il problema del traffico cittadino. L’altro tema fondamentale che noi inseriremo nel programma è quello dell’inquinamento ambientale.In questi giorni stavo parlando di alcuni aspetti importanti tipo la cementeria, la TIMAC, di tutti i potenziali agenti inquinanti del nostro ambiente. Mi riferisco anche al canale Ciappetta-Camaggio, a tutti gli scarichi di acque pluviali che si trovano a Ponente, che sversano tutte le acque nel mare. In quelle discariche arriva di tutto e poi tutto viene sversato a mare. Oltre all’inquinamento ambientale bisognerà anche cercare di fare una politica improntata all’ottimizzazione dell’uso delle risorse che si hanno a disposizione, perché oggi il problema serio della stragrande maggioranza degli enti locali, è quello di avere poche risorse a disposizione. Un altro aspetto importantissimo che riguarda la nostra città sono le potenzialità turistiche che questa offre. Noi abbiamo il porto, abbiamo la litoranea di Levante, abbiamo la litoranea di Ponente, abbiamo potenzialmente degli strumenti per poter segnare un rilancio turistico della nostra città.Oggi i settori trainanti dell’economia della nostra città ormai sono quasi esauriti, sono quasi scomparsi, per cui bisogna puntare su nuovi filoni di crescita e di sviluppo ed uno di questo è il turismo. Come pure bisogna creare i presupposti per favorire la conoscenza da parte degli

agricoltori, di tutti gli strumenti che oggi il comune, la regione mettono a disposizione; questo significa programmare il futuro, programmare la crescita delle loro aziende e quindi programmare la crescita economica della nostra città. Il problema che vivono gli agricoltori oggi è questo: i prezzi di vendita dei prodotti non sono più remunerativi, perché la concorrenza costringe le nostre imprese a dei prezzi impossibili, tale che spesso, quasi in maniera ripetitiva, scattano le proteste nel periodo della raccolta dell’uva, della raccolta delle olive.Oggi, le aziende agricole dovrebbero investire, perché dovrebbero valorizzare il prodotto, creare per esempio il marchio, promuovere il prodotto tipico locale, attraverso le fiere, attraverso tutti gli strumenti di comunicazione che possono andare a fidelizzare la clientela. Un’altra nostra prerogativa è quella di fare chiarezza per quanto riguarda i conti della Bar.S.A. I dati di questi dieci anni di percorso della Bar.S.A. non sono mai stati portati all’attenzione della gente e del consiglio comunale.La Bar.S.A. è una Società per Azioni, però il Comune di Barletta ha il pacchetto di maggioranza. I soldi che sono stati investiti sono quelli del comune, sono quelli dei cittadini. Questa è una società che assorbe all’incirca 20 milioni di euro all’anno. L’altro aspetto importante è questo: il comune dovrebbe affidare alla Bar.S.A. soltanto quei servizi che la Bar.S.A. svolge direttamente, ma se la Bar.S.A. deve appaltare a terzi è anomalo, oltre che secondo me illegittimo, che il comune le affidi delle risorse. Facendo le gare d’appalto, la Bar.S.A. si sostituisce al comune.

Questione ambientale. Cosa ne pensate circa la centrale a Biomasse? E circa la centrale nucleare in Puglia?Noi siamo totalmente contrari sull’individuazione nella periferia di Barletta della centrale a biomasse. La centrale a biomasse è dannosa per la salute dei cittadini.

Noi siamo chiaramente favorevoli a quegli impianti che devono avere come primo obiettivo la tutela della salute della gente. Se parliamo di inceneritori, di termovalorizzatori possiamo dire che a Barletta di fatto abbiamo un inceneritore, cioè la cementeria.È totalmente esclusa la creazione di una centrale nucleare in Puglia, perché la Puglia per quello che riguarda la produzione di energia alternativa sta notevolmente al disopra degli standard comuni, addirittura noi esportiamo energia.Per quando riguardo la questione della centrale nucleare c’è stata tutta questa criminalizzazione intorno, però molti non sanno che l’Italia è circondata da centrali nucleari. La centrale nucleare oggi è il presupposto per ottenere energia elettrica a basso costo e quindi dare la possibilità alle nostre aziende, al nostro Paese di ritornare competitivo.

Cosa ci dice riguardo ai giovani? Oggi i giovani sono le vittime di questo sistema “sballato”, perché noi oggi viviamo un sistema sballato, un sistema che è rappresentato da un confronto inutile, rissoso di parole, con una produzione bassissima. I posti di lavoro non si creano con le parole, i posti di lavoro vengono creati se il nostro sistema economico ritorna ad essere competitivo.

Sul nostro sito

www.crocifissobarletta.itè possibile leggere l’intervista integrale.

COSA PROPONE ILcentro sinistra

COSA PROPONE ILcentro destra

Tra il realizzato e il realizzabile in una logica antropicaa dimensione ecologica della nostra Città

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Abbiamo intervistato Giovanni Alfarano come esponentedel Centro destra, in prossimità delle elezioni

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Page 4: La Stadera N° 57 - Febbraio 2011

CHIESA

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Barletta, Civitas Mariae, nei giorni in cui celebrava il suo santo patro-no Ruggero, con grande calore ed

affetto ha accolto S.Em. il Card. France-sco Monterisi, creato cardinale da Papa Benedetto XVI nel concistoro del 20 no-vembre 2010. Tanti erano i barlettani festanti la mattina di giovedì 30 dicem-bre scorso all'esterno dalla chiesa del Purgatorio ad attendere l'arrivo dell'illu-stre prelato. Poi la processione verso la Concattedrale di Santa Maria Maggiore dove il Card. Monterisi ha presieduto la solenne concelebrazione eucaristica. Presenti l'arcivescovo emerito di Paler-mo S.Em. il Card. Salvatore De Giorgi, S.Ecc. Mons. Giovan Battista Pichierri, arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie, altri vescovi pugliesi giunti a Barletta per l'occasione e il clero diocesano.

Dopo aver ringraziato Mons. Pichier-ri per le parole con le quali l'Ordinario del luogo ha sottolineato l'appartenen-za del neocardinale alla diocesi, il Card. Monterisi ha espresso la sua riconoscen-za al Card. De Giorgi per l'affetto e la stima dimostrate in diverse occasioni. Nell'omelia, riferendosi alla figura di San Ruggero, il Cardinale ha invitato i fedeli ad imitarne l'impegno per la ricostruzio-ne morale della società. «Ciascuno di noi, al suo posto, può e deve portare la sua pietra, piccola o grande che sia, a tale edificio», trovando tutti una nuova risolutezza nella fede e nel bene.

Nel pomeriggio, presso il teatro co-munale “Giuseppe Curci”, c'è stato il sa-luto delle autorità: il Card. Monterisi si è detto vicino alla sua città e all'intero ter-ritorio provinciale, facendo sue le parole che il filosofo cosentino Bernardino Te-lesio rivolse ai propri concittadini prima di lasciare la sua città perché chiamato a Roma: «La mia diletta città potrebbe benissimo fare a meno di me, ma io... - e qui la voce si è incrinata per l'emo-

zione - ...ma io non posso fare a meno di essa, perché essa

mi scorre nelle vene e mi pulsa nel cuore».

Domenica 2 gennaio scorso l'attesa visita alla parrocchia del SS.mo Crocifis-so. All'inizio della celebrazione eucaristi-ca serale il parroco don Rino Caporusso ha dato a tutti il suo caloroso saluto e «a Sua Eminenza il benvenuto a casa sua! Dico a casa sua perché qui, con la sua famiglia, abbiamo imparato a chiamarlo don Francesco e con-tinuiamo a chiamarlo don Francesco. Lo sen-tiamo così umano, così fuori dal suo ufficio di cardinale. Per le stra-de del nostro quartie-re, quando passeggia, si lascia salutare con molto piacere», gu-stando gli odori del ri-one Patalini. «Qui - ha proseguito don Capo-russo - trova gli amici, la casa, i parenti, la sua appartenenza alla parrocchia, voi amici

del quartiere, chi abita e chi lavora», ribadendo in conclusione, «l'affetto e la preghiera di tutta la comunità. Don Francesco, noi facciamo il tifo per lei: è un dono per la chiesa di Dio, è un dono per la chiesa universale».

Il Card. Monterisi ha ringraziato don Caporusso «per aver preparato questa celebrazione che indica l'accoglienza nella mia parrocchia, in questo momen-to per me così particolare». Nell'omelia ha poi fatto riferimento a Sant'Alfonso

Maria de' Liguori: «Dio si era accorto che gli uomini non l'amavano perché non lo vedevano e allora che ha fatto? Si è reso visibile», così che gli uomini potessero “toccare” e “vedere” chi fosse veramente, un Dio dolce e buono come un bambino. «Il Salvatore ci salva - ha

aggiunto il Cardinale parlando del pia-no della salvezza - facendoci figli di Dio. Noi siamo tutti figli di Dio» e seguen-do quanto affermato da San Paolo, «noi siamo stati adottati da Dio, da Gesù in Gesù. Noi siamo stati destinati ad es-sere santi e immacolati per essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo. Essere figli di Dio: questa deve essere la nostra grande gioia».

Il Card. Monterisi ha poi ricordato il compianto don Luigi Filannino, speso-si fino all'ultimo per l'edificazione della

Missione parrocchiale: si riparte da marzo!

È un bilancio sicuramente positivo quello tracciato da don Ruggiero Caporusso subito dopo la chiusura della prima parte della missione diocesana “Parrocchia missionaria: casa e scuola di preghiera”. «Ho voluto suddividere l'impegno da profondere nella missione diocesana – ha detto don Caporusso - in “momenti forti” di formazione e in “momenti di evangelizzazione” nelle abitazioni di chi vo-lontariamente ha aperto le porte della sua casa. In questo modo non si sprecano energie, ma si convogliano gli sforzi verso la meta di una viva evangelizzazione nel territorio parrocchiale. Siamo partiti da molto prima dell'inizio dell'Avvento con la formazione dei catechisti, i quali poi nel periodo che ha preceduto il Natale hanno portato il Vangelo nelle case dei parrocchiani. È stato un primo tentativo di evangelizzazione molto positivo e già tante sono le richieste per i futuri incontri da tenersi in seguito». Don Caporusso ha sottolineato anche il contemporaneo impegno nella preghiera: non si è tralasciata l'orazione, ma anzi ci si è impe-gnati a pregare di più, meglio e insieme. L'adorazione eucaristica, che già era un appuntamento fisso della comunità parrocchiale, si è arricchita della lectio. Gli incontri di catechesi nelle famiglie riprendono il 3 marzo p.v. Le altre date sono: 10 e 17 marzo; 7 aprile. Tutti gli incontri avranno inizio alle ore 20.

Salvatore Mellone, [email protected]

“Voi siete il sale della terra” (Mt 5, 13)

Il sale, elemento molto comune, invisibile nelle pietanze buone. Non lo vedi, lo senti appena, ma sai che c'è. Quando manca, poi, te ne accorgi al primo bocco-ne. Cos'è infatti un pane senza la giusta dose di sale? E un piatto di spaghetti ha forse gusto senza quel “pizzico” aggiunto all'acqua che bolle? Quando qualcosa manca, è allora che se ne comprende l'importanza. Il sale dà sapore ai cibi e li rende migliori. Così è la Sapienza di Dio che dà gusto alle cose dello spirito. Il sale viene dal mare. Il mare della vita entra negli uomini ogni giorno, li inonda con la sua forza, spesso ne travolge le domande prima che esse si tramutino in risposte. Entra il mare, con i suoi flutti vigorosi di bene e di male. È folle contrastarlo e allo-ra meglio farsi saline, lasciando andare verso l'alto i vapori inutili e conservando sul fondo il sapore in cristalli di Dio, il dono più prezioso mai avuto. Quel sale di Sapienza va però custodito con attenzione poiché una vita scialba potrebbe cam-biarne il sapore, renderlo inutile nei giorni. Il sale della Sapienza per sua natura non può perdere il suo valore. È l'uomo che si allontana da Dio che ne smarrisce le peculiarità. Fondamentale è dunque rimanere in comunione con Lui per serbarlo e farsi trasformare in dono, divenire “sale della terra” per gli altri. L'insipienza è spreco del bene depositatosi nella nostra salina. Per smarrire il sapore del sale ce ne vuole, ma una volta reso insipido chi potrà dargli sapore? Missione è allora cu-stodire nel profondo e donare con generosità, allo stesso tempo, il “sapore” di Dio.

Salvatore Mellone, [email protected]

UN ALTRO MONDO di Silvio Muccino

Ancora una volta Silvio Muccino ritorna sul grande schermo con un film tratto da un romanzo di Carla Vangelista: Un altro mondo. A volte la nostra vita può essere sconvolta dalla scoperta di un altro mondo, è quello che succede al protagonista del film che vede la sua vita sconvol-ta dall'incontro con un bambino di 7anni. Andrea è giovane, ricco e superficiale, ha una fidanzata con cui non vuole impegnarsi, niente promesse, niente "ti amo". La sua è un'esistenza priva di ogni respon-sabilità fino a quando riceve una lettera dall'Africa,

il padre che l'aveva abbandonato quando era bambino, gli scrive dal Kenya per dirgli che sta morendo e che vuole incontrarlo.Andrea decide di partire e una volta giunto in Africa incontrerà Charlie un bam-bino di 7 anni che il padre aveva avuto da una donna di colore, poi morta, e del quale ora dovrà prendersi cura. L'impatto è terribile, Andrea tenta di scaricare questo piccolo parente indesiderato prima al nonno, poi in un orfanotrofio. Alla fine decide di portarlo in Italia e tra mille problemi e crisi il loro amore comincia a diventare forte e a questo punto inizia il viaggio interiore del protagonista verso "un altro mondo" ricco di sentimenti veri, passioni e responsabilità.Film veramente piacevole, da apprezzare per la sua delicatezza, molto belle le scene girate in Kenya ed anche la colonna sonora. Un film da vedere.

Liana Caputo, [email protected]

IL CARDINAL MONTERISILA SUA CITTÀLA SUA PARROCCHIA nuova chiesa del SS.mo Crocifisso. «Ho

potuto dar poco alla parrocchia - ha con-cluso il Cardinale - però mi sono sentito sempre ben accolto. Quando vengo qui e sto in mezzo a voi, sia quando cele-bro nella cappellina con i pochi intimi che frequentano ogni giorno, sia quando celebro la messa per un popolo più am-pio, ebbene, mi sento dire nel cuore “ma questi sono figli di Dio!”. Questo è quan-to sento quando entro in parrocchia: es-sere in una famiglia in cui Dio è nostro padre e don Rino rappresenta il Signore in mezzo a noi, anche per me. Quindi io stesso mi sento veramente a casa mia, mi sento veramente in famiglia e quando come questa sera vi vedo così numerosi e vi sento così affettuosi verso di me, mi dico: “ma ci voleva proprio questo per farmelo sapere?” Lo sapevo già. Grazie per tutto quello che fate. Voi siete per me la mia famiglia, i figli di Dio di cui anch'io faccio parte e mi sento conten-tissimo di essere in mezzo a voi. Conclu-do con le parole della seconda lettura: “Avendo avuto notizia della vostra fede e dell'amore che avete, io rendo gra-zie per voi a Dio ricordandovi nelle mie preghiere – qui si è interrotto per l'emo-zione – affinché il Dio del Signore Gesù Cristo vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione”(cfr. Ef 1, 3-6.15-18. ndr). Io prego per voi per questo, perché voi possiate avere una profonda conoscenza di Cristo, per farvi comprendere a qua-le speranza vi ha chiamati, voi che siete veramente figli. Vi assicuro che rendo grazie al Signore per voi e vi raccoman-do nella mia preghiera».

A conclusione della Santa Messa tut-ta la comunità parrocchiale si è stretta attorno al Card. Monterisi in maniera semplice e spontanea per un momento di festa dal sapore familiare.

Salvatore Mellone, [email protected]

1. 30 dicembre 2010. Processione verso la Concattedrale di S. Maria Maggiore

2. Il saluto del Cardina-le alla cittadinanza tenutosi presso il Te-atro Curci di Barletta. A sinistra la giornali-sta Floriana Tolve

3. Omelia della celebra-zione eucaristica del 2 gennaio 2011

4. Card. Monterisi con alcuni membri del-la Redazione de “La Stadera”

5. Un momento di festa nel salone parroc-chiale

(FOTO ARCHIVIO STADERA)

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cinema

di Silvio Muccino

cinema

Ancora una volta Silvio Muccino ritorna sul grande schermo con un film tratto da un romanzo di Carla Vangelista: Un altro mondo. A volte la nostra vita può essere sconvolta dalla scoperta di un altro mondo, è quello che succede al protagonista del film che vede la sua vita sconvol-ta dall'incontro con un bambino di 7anni. Andrea è giovane, ricco e superficiale, ha una fidanzata con cui non vuole impegnarsi, niente promesse, niente "ti amo". La sua è un'esistenza priva di ogni respon-sabilità fino a quando riceve una lettera dall'Africa,

il padre che l'aveva abbandonato quando era bambino, gli scrive dal Kenya per

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agendafebbraio 2011

L’amore di Dio è per noi la garanzia che esiste ciò che vaga-mente intuiamo: la vita che è “veramente” vita. (Benedetto XVI)

Il dono di se stessi è l’atto più libero della libertà. (Edith Stein)

Chi si modera di rado si perde. (Confucio)

“Nel cuore della pietra Dio sogna il suo sogno e di vita la pietra la riveste”. (Vannucci)

“Accogliere: parola bella che sa di porte che si aprono, di mani che accettano doni, di cuori che fanno spazio alla vita”. (E. Ronchi)

“Noi educatori siamo alleati di Dio: l’opera educativa non è nostra, è sua. Noi impariamo da lui, lo seguiamo, gli faccia-mo fiducia ed egli ci guida e ci conduce”. (Carlo Maria Martini)

Fbbr’r, curt e amar! (Gerard, filosofo di vita). Traduzione: Febbraio, corto e amaro! Anche se più breve degli altri mesi (curt), febbraio riserva sempre giornate rigide (amar).

Intenzioni missionarie dell’apostolato della preghiera:perché in quei territori di missione dove più urgente è la lotta contro le malattie, le comunità cristiane sappiano testimoniare la presenza di Cristo accanto ai sofferenti.

5 sab ore 19.00 Festa dei nonni dei catechizzandi

6 dom ore 17.30 Corso Pre-Matrimoniale (ogni domenica) ore 17.30 Catechesi Genitori Battezzandi (ogni domenica) ore 20.00 Catechesi Associati(1ª e 3ª del mese) 33ª GIORNATA MONDIALE PER LA VITA

7 lun ore 20/20.30 Gruppi Internet e “La Stadera”

8 mar ore 19.30/21.00 Catechesi Biblica

9 mer ore 18/20 Gruppo Villaggio Paradiso e Diversamente Abili (Catechesi e Laboratorio)

ore 19.30 Preghiera di Lode RnS (ogni mercoledì) ore 20.00 Gruppo liturgico

10 gio ore 8.00 Gruppo volontariato (decoro della Chiesa ogni giovedì)

ore 9.00 Gruppo Caritas (ogni giovedì) ore 17.30/19.00 Gruppo EPASSS (scuola scrittura ogni

giovedì) dalle ore 18.00 alle ore 22.00 Confessioni ore 19.00 S. Messa a dev. B.V. di Pompei e Santi Medici ore 21.00 Adorazione Eucaristica guidata dai catechisti e

RnS

11 ven ore 17/19 Gruppo Villaggio Paradiso ed EPASSS (teatro e corso di inglese)

19ª GIORNATA MONDIALE DEL MALATO

13 dom ore 20.00 Catechesi Genitori dei Cresimandi

14 lun ore 19.30 Formazione Catechisti

17 gio dalle ore 18.00 alle ore 22.00 Confessioni ore 19.00 S. Messa a dev. B.V. di Pompei e Santi Medici ore 21.00 Adorazione Eucaristica guidata dai catechisti e

RnS

20 dom ore 11.00 Oratorio Invernale 3ª Elementare ore 20.00 Catechesi Genitori 1ª Confessione

21 lun ore 19.30 Catechesi genitori 3ª Media ore 20/20.30 Gruppi Internet e “La Stadera”

24 gio dalle ore 18.00 alle ore 22.00 Confessioni ore 19.00 S. Messa a dev. B.V. di Pompei e Santi Medici ore 20.00 Assemblea Associati ore 22.00 S. Messa, rito dell’Incubatio e Adorazione

Notturna

27 dom ore 11.00 Oratorio Invernale 4ª Elementare ore 20.00 Catechesi Genitori 1ª Comunione

28 lun ore 20.00 Recita S. Rosario in memoria di don Luigi

3 gio ore 8.00 Gruppo volontariato (decoro della Chiesa ogni giovedì)

ore 9.00 Gruppo Caritas (ogni giovedì) ore 17.30/19.00 Gruppo EPASSS (scuola scrittura ogni

giovedì) dalle ore 18.00 alle ore 22.00 Confessioni ore 19.00 S. Messa a dev. B.V. di Pompei e Santi Medici ore 20.00 Adorazione Eucaristica guidata dai catechisti e

RnS

4 ven ore 19.00 S. Messa a dev. del Sacro Cuore di Gesù Adorazione Eucaristica di riparazione e consacrazione

MARZO

SUOR MARIA ANTONIA LAMACCHIA

L’11 febbraio ricorre la festa della B.V. Maria di Lourdes; per questa occasione abbiamo voluto ricor-dare Suor Maria Antonia Lamacchia. Suor Maria era una suora della Congregazione della Santa Famiglia di Bordeaux; la sua generosa oblazione ha permesso la

nascita della “Fondazione Lamacchia Onlus”. Il 10 dicembre all’età di 95 anni suor Maria è salita alla Casa del Padre. Sr. Maria, nel silenzio, ha per-messo la nascita di un progetto deno-minato “Gioco a scuola” che sostiene e supporta bambini/ragazzi (da lei tanto amati) con disagi familiari e/o fisici in orario post-scolastico: la Casa Fami-glia sostenuta dall’U.N.I.T.A.L.S.I. che oggi accoglie 5 ragazzi disabili. Grazie a suor Maria sta muovendo i suoi primi passi la Casa della Speranza “Suor Ma-ria Lamacchia”, “luogo di accoglienza per gestanti in difficoltà e mamme e

bambini che vivono in situazioni di fragilità psicologica e sociale”. Queste strutture sono un orgoglio per la no-stra città, nonché una fonte di aiuto per i giovani i quali possono effettuare presso le stesse il Servizio Civile Nazionale. Questo è l’insegnamento che Sr. Maria ci ha lasciato: “La carità non avrà mai fine… Ora esistono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità; ma la più grande di esse è la carità”(1Cor 13, 8.13).

Angela Rizzi, [email protected]

CIAO, PADRE DIEGO

Il 9 gennaio, nella domenica del Battesimo del Si-gnore, all’età di 62 anni, è deceduto Padre Diego Pe-done, originario di Alessano e parroco della Parrocchia

Immacolata di Barletta dal 2006. Padre Diego era un sacerdote della Congre-gazione dei Frati Minori Cappuccini; ha cominciato il noviziato nel 1966 ed è stato ordinato presbitero il 4 ottobre 1975. La licenza in Sacra Scrittura gli ha permesso di insegnare presso lo Studio Teologico Interreligioso Puglie-se e presso altri Istituti Teologici. Per 18 anni è stato parroco a Bari S. Fara. Viene eletto definitore provinciale, poi Vicario provinciale, Ministro Provinciale e vicepresidente regionale CISM di Pu-glia. Era Vicario Episcopale per la Vita Consacrata nell’Arcidiocesi di Trani-Bar-letta-Bisceglie. Ha curato con attenzio-

ne la preparazione delle coppie di fidanzati; numerosi erano i fedeli che a padre Diego si rivolgevano per la confessione, la pacificazione dei conflitti. Egli utilizzava anche gli strumenti tecnologici per raggiungere le perso-ne. Padre Diego si è sempre dedicato alla predicazione.

Chissà se le sue predicazioni portino a nuove voca-zioni all’Amore!

Angela Rizzi, [email protected]

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