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Lameziaenonsolo Editore: Tipografia Perri 1

Lamezia mese maggio giugno copia

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Lo capisci all’improvviso: Le querce sono in fiore. Memorie di viaggiatori nel Lametino di Raffaele Gaetano (Koinè, pp. 230, euro 20.00) questa ricercata, curata, nobile, altera letteratura da viaggio d’antan, contiene una sorta di magica guida «on the road» per noi calabresi, lametini in particolare, ancora inesperti visitatori del XXI secolo.È stata scritta riprendendo brani da illustri Kerouac di epoche trascorse, che ormai potremmo definire pure antiche. Tutti, uno per uno, questi eroici viaggiatori, primi veri cantori delle bellezze naturali paesaggistiche della nostra amena terra, bisogna immaginarseli vivi, leggendone le pagine, per vederli ancora vivi. Sono ancora lì, fermi, immobili con lo sguardo, estasiati, rapiti dalle fulgide visioni panoramiche che dalle nostre colline lambivano fino al fumo del vulcano avvistabile all’orizzonte marino su cui si estende mirabilmente lo sguardo affascinato. Seduti, magari su muretti a pietra secca a ridosso di filari d’uva matura, o al centro di scomodi sentieri abbarbicati dai cespugli di lavanda profumate ai lati.Ebbene, soffermandomi prima sui loro visi, ritratti in pose pittoresche d’epoca,

a volte rubizzi, rubicondi, aristocratici, e leggendo poi le loro descrizione per come vedevano con i loro occhi attenti e indagatori i nostri futuri luoghi natali, sono stato attraversato da un «lampo». Proprio così, un lampo scaturito dalla congiunzione improvvisa di un corporeo presente sotto i miei piedi di un oggi nel 2015 e una memoria visiva, di egual luogo, del passato, tradotta poi in pensieri-diari da questi nobili camminatori. Il bagliore prodotto dal lampo, ha fatto sì che io potessi, nel fumo vaporoso elettrico che lo segue, provare la sensazione che fossero ancora lì, in pose immemori. Ne avvertivo la presenza alle mie spalle nel mentre ero reclinato sul libro.Non voglio nasconderlo (perché mai, dovrei poi!) in qualche caso, soffermandomi sui ritratti di questo o quel viaggiatore, uno in particolar modo: Craufurd Tait Ramage, mi è parso, seppur velatamente, che il suo sguardo, ben incorniciato nella sua folta barba in stile asburgico, si rivolgesse in modo sornione al mio di sguardo che lo fissavo con malcelata ammirazione. Ma cosa avrebbe voluto comunicarmi, il mio, ora diventato amico Craufurd? Rileggiamo insieme cosa scrisse sul suo prezioso taccuino: «Le colline intorno a Nicastro,

che scoprii, distavano poco più di tre chilometri, sono ricoperte di immensi alberi d’ulivo e il profumo balsamico degli agrumeti in questa zona, avrebbero potuto indurmi a credere che fossi giunto “nell’Arabia benedetta”».Curioso e ispirato da tale sua sublime descrizione, pensando di spiegarmi, mi sono messo in macchina e sono andato anch’io incontro, inerpicandomi in queste selle verdi che attorniano Nicastro, alla ricerca di questi... arabi profumi balsamici. Avrò sbagliato giorno, chissà, ma forse i giorni non si sbagliano, fatto sta che mi giunse alle cinque di quel bel meriggio primaverile, uno strano lezzo di copertoni in fiamme e altre misture chimiche da Mago Merlino segrete. Le uniche essenze percepite nell’aria, mi giungevano dal mio alberello magic-multiflowers che adagio sempre nel posacenere della mia auto.Nel viaggio breve di ritorno, lungo le discesine ispiratrici di pensieri curvati, ho capito che, effettivamente, in questi illustri viaggiatori nel tempo e nello spazio c’era qualcosa che noi non abbiamo ancora capito e loro si. Qualcosa, forse, che si avvicina, le sfiora magari, all’impossibile comunicazione tra noi abitanti, fortunati fruitori, e il

nostro tesoro ambientale. Una miniera aurifera di pepite naturali, volutamente abbandonata, prima per atavica assenza di lungimiranza, poi per mancanza di coraggio corale. La stessa volontà di non saper, non voler, comunicare affatto, che dovette passare fra Geronimo, capo tribù Apache indiana e il generale guerriero americano Caster.Ho tratto l’impressione che quei viaggiatori sapevano vivere, sapevano apprezzare il bello, la Bellezza. Chissà quale prezioso consiglio potrebbero omaggiare ancora oggi a noi tutti abitanti lametini, disciplinati e agendati, nell’era de «…La bellezza salverà il mondo». Di sicuro, al cospetto di un loro miracoloso ri-apparire, sul dorso dei muli o su carrozze fregiate con stemmi araldici europei, riserveremo le stesse rappresentazioni d’affetto spontanee che abbiamo riservato sempre a Papi e Potenti di turno, al grido di «viv’u re». E ancora, ancora una volta, ci scorgeranno mentre balliamo, sporchi, scalzi e affamati, in riva al nostro bel mare azzurro e corposo del golfo di S. Eufemia con l’eco della musica e di un canto di antiche tarantelle mediterranee, cariche di malinconie e di

infinite dolcezze meridionali.Bellezze, melanconie, dolcezze e... nient’altro, ecco cosa riposero nelle loro valigie alla fine dei loro viaggi in terra Calabra. Souvenir immateriali, come i profumi delle stagioni. Tutte cose che non si scordano mai. Ma che cessano solo allo spegnersi del sacral vivere. Sono giunto all’ultima pagina di una preziosa opera, Le querce sono in fiore. Memorie di viaggiatori nel Lametino, dal magico e taumaturgico titolo che arride al buon gusto e alla finezza intellettuale dello studioso che ha sapientemente vergato tal preziosa guida «on the road». Prendo un bel respiro. Rifletto, nel mentre richiudo la rigida ed elegante copertina del libro con calma, quasi fosse la porta di un castello fatato della Sila.Grazie, quindi, ma che sia un grazie mio particolare a te, Raffaele Gaetano,

per l’insuperabile e inarrivabile qualità della tua Opera. Viene improvvisa una commozione qui (mi stappo una Red Bull) verrebbe da pensare al senso del mondo antico e classico di quelle epoche

così lontane nel tempo oramai di tutti i viaggiatori schierati, nel libro, in fila indiana come se stessero salendo sul Trans Europe Express. Si, penso all’impronta spirituale che ci hanno lasciato nelle loro descrittive liriche intinte a tratti nell’inchiostro della poesia geografica.Amo farmi qualche domanda conclusiva, è un mio vezzo indolente, si, ma schietto, così, tanto per attardarmi ancora nell’atmosfera un ultimo istante e riporre alfine il libro nello scaffale della mia spartana libreria di fattura ikeiana (giusto per respirare aria d’Oltralpe). in alto a destra, quello dei libri utili e pregiati. Una cosa assai rara sotto il cielo di oggi poterne trovare, e ciò vale sotto tutte le latitudini editoriali, oramai schierate in corporation azionarie... al tanto al chilo (compra l’opera omnia di Ungaretti e noi, udite udite, vi regaliamo l’ultima narrativa a colori di Volo!). Ecco, la cultura è ora servita nel carrello della spesa, quasi fossero vermicelli o latticini di bufala.

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Ma dobbiamo continuare a leggere per far finta di essere sani, e in mano non ci troviamo fogli sparsi di vera letteratura o poesia d’autore, bensì, oh se capita! Un agenda di ricette sulla felicità per raggiungerla in 48 ore domenica e festivi inclusi.Ma ritorniamo alla domanda ora. Ho divagato troppo. Un ...secondo vezzo. Mi chiedo: com’è stato possibile che, per una breve stagione secolare, lunga o breve, ora non entriamo in dettami di relativismo cosmico, mettiamoli da parte per un momento, quelle stesse bellezze, pittoresche, rurali, estetiche, decantate e sotto sotto, credo anche invidiate, avvistate da occhi giudici e scrutatori attenti che hanno voluto testimoniarlo in diari storici, di certo non per farci un dispetto postumo, possano ancora contenere una tragicità del limite che non si è mai trasformata in ricchezza economica, civile, antropologica?Confortato che anche i posteri, si porranno eguale domanda nei secoli futuri, accompagno l’ultimo sorso della mia bevanda energetica con una bella

fetta di pastiera appena sfornata in casa Baccari. Comincia a piovere, ci risiamo, maledetta primavera! Primavera in stile cybernetic? Senza fili logici anch’essa come il sacro Graal wireless invisibile delle onde radio miracolose? Ma si, ci si abitua a tutto oramai. Mal comune mezzo gaudio. Purché la domenica non manchino mai gli gnocchi al ragù cotto lento della cara nonna, che tanto si stagliano cromaticamente sulla bianca tovaglia del corredo buono della zia rimasta zitella.Piove a dirotto, ora, devo quindi chiudere la mia bella finestra panoramica che si affaccia sulla spianata del golfo di S. Eufemia. Ancora una volta, l’ennesima da 40 anni a questa parte, la mia vista è costretta a ricadere nel focus dell’immagine di una piana ribattezzata da mani cardinalizie sugli altari della siderurgia d’autore firmata anni ’70 in stile Pollock come Area-Sir, ...SIR, come titolo altisonante nobiliare anglosassone per nobilitare, eh finalmente! Un’area destinata solo alle vedute stroboscopiche di soli erranti caprini e ovini al pascolo

libero senza tasse della piana verde e smeraldina. Che spreco per pochi soli capi di belanti mammiferi! Largo quindi al progresso che disavanza dalle casse auree della giovane Repubblica tricolore come i nascenti film cinemascope di Cinecittà.Costretto quindi, nel richiuderla velocemente come un flash fotografico, per non attardarmi alla vista funerea e meccanica, non mi è possibile sfuggire per soli pochi istanti, ad avvistare la tremante cattedrale horror lamierosa e arrugginita, da cui pendono come manichini snaturati, camini penzolanti e cadenti come ubriachi notturni sotto un lampione. Ma tale vista, oramai ha assunto posa solenne. Capita anche con il dipinto enigmatico a ogni ora del giorno della bella Monnalisa, perbacco! La trasfiguro con la fantasia, in una terra lunare, un set

cinematografico di guerre stellari mai vinte, proprio perché mai combattute.Beh, c›è ancora oggi, vivaddio. Ma per la fortuna di quei viaggiatori privilegiati del ’700 e ’900 non c’era allora tale vista marziana, che di sublime non ne possiede neanche un micron misurabile neanche con un microscopio elettronico a fotoni accelerati.Caro Alexandre Dumas, ora anche amico mio, voglio dirti una sola cosa, prima di salutarti per sempre e lasciare che tu torni nel tuo bel palazzo dopo le fatiche di un lungo viaggio in terra di lametina: nonostante tutto, e devi credermi, il mare ancora una volta ci salverà. Il Tirreno, è fortemente legato al mito greco, che affonda le sue radici attraverso più di tremila anni di storia, quando l’Egeo era dominato da eroi per i quali la nostra terra era un luogo sconosciuto e carico di misteri. Prima o poi qualcuno verrà finalmente a...salvarci!

Tommaso Baccari

Il ritorno di Sergio Cammariere nella sua Calabria, per la prima volta al Teatro Cilea di Reggio, è stato un autentico trionfo. Il tutto esaurito di ogni angolo del teatro ha preannunciato uno straordinario successo che si è chiuso con una

interminabile standing ovation. Dieci minuti di applausi finali hanno salutato il musicista e compositore crotonese visibilmente emozionato, al centro del palcoscenico insieme alla sua grande band: Amedeo Ariano, batteria, Luca Bulgarelli, contrabbasso, Bruno Marcozzi, percussioni e, eccezionalmente, Fabrizio Bosso alla tromba. Un concerto indimenticabile, reso magico dal feeling immediato che si è creato con il numerosissimo e straboccante pubblico, arrivato a Reggio da ogni angolo della regione per abbracciare il musicista che, partito da questa terra, ha raccolto mirabilmente l’eredità della grande canzone d’autore italiana. Oltre due ore di musica, cori, applausi, emozioni che, in alcuni momenti, hanno toccato il cuore di tutti fino al confine della commozione sincera. I suoni del mondo, tra cantautorato e jazz, le canzoni piene di poesia, la voce unica e coinvolgente, la passione di un artista che porta la sua Calabria sempre nel cuore, hanno creato un’atmosfera piena di magia che ha avvolto e stregato l’intero teatro. Sin dai primi brani, l’alchimia che rende un concerto unico e irripetibile ha fatto comprendere di assistere e partecipare ad un evento speciale, un concerto da incorniciare e conservare tra i ricordi più belli, certamente uno dei concerti più intensi e vibranti delle ventinove edizioni di “Fatti di Musica Radio Juke Box”, la rassegna del Miglior Live d’Autore ideata e diretta da Ruggero Pegna. In oltre due ore, Sergio Cammariere, accompagnato dai suoi splendidi musicisti, ha sfoderato tutte le perle della sua discografia: “Dalla pace del mare lontano”, l’ inno di speranza che ha dato il titolo al suo secondo album, “Via da questo mare”, ed ancora “L’amore non si spiega”, “Tempo perduto”, “Cantautore piccolino”, “Sorella mia”. Quando è arrivato “Tutto quello che un uomo”, il successo che lo ha imposto all’attenzione di tutti al Sanremo 2003, il teatro è letteralmente esploso. “Ora vi faccio ascoltare il brano che ha cambiato la mia vita”, ha quasi sussurrato Cammariere, annunciandolo. Poi, dopo un lunghissimo applauso, ha dovuto ricantarlo insieme al pubblico che, al termine dell’immenso coro che ha unito la platea al loggione, si è alzato tutto in piedi per tributargli la

prima interminabile standing ovation. Apprezzatissime sono state le tante divagazioni jazz con i musicisti della band, capaci di trascinare i vari brani fuori dal solco del vinile, per trasformarli in esecuzioni memorabili. Ovviamente non sono mancati i brani del nuovo album “Mano nella mano”, a cominciare dal pezzo che intitola l’album, eseguito a inizio concerto, fino alla bellissima “Ed ora”, frutto di un viaggio in Nord Africa e dedicata alla fratellanza tra gli uomini, con cui si è congedato dal suo pubblico. In scaletta anche un omaggio a Bruno Lauzi. Prima dei bis finali, in un teatro in visibilio, sono saliti sul palcoscenico il promoter Ruggero Pegna, il maestro orafo Gerardo Sacco, crotonese come lui e l’assessore comunale alla Cultura Patrizia Nardi, per consegnargli il “Riccio d’Argento”, il riconoscimento di “Fatti di Musica”, creato proprio da Sacco, che ogni anno premia alcuni dei live d’autore più attesi e di maggior qualità. Dopo il concerto, una lunga fila si è accalcata fuori dal suo camerino con foto e autografi per tutti e, soprattutto, la conferma del desiderio di tornare presto nella sua Calabria. “Reggio d’Autore”, la rassegna reggina partita quest’anno con la sua prima edizione, proseguirà con il concerto di Cristiano

De Andrè, sempre nella magica cornice del Cilea: un omaggio alla grande musica d’autore di Cristiano e Fabrizio, la cui data esatta sarà confermata a momenti, probabilmente sabato 25 aprile. Infatti, per il 24 aprile, la data inizialmente indicata, il teatro non sarebbe disponibile per la concomitanza di un evento benefico. “Fatti di Musica”, che notoriamente tocca tutta la regione, proseguirà il 27 marzo con Fabrizio Moro al Garden di Rende e Loredana Bertè il 16 aprile al Teatro Rendano di

Cosenza. E’ stato già confermato per il 13 agosto anche l’unico concerto in Calabria dei Subsonica all’Arena Magna Graecia di Catanzaro Lido. I biglietti per assistere agli eventi sono disponibili nelle prevendite abituali e Ticketone. Ogni informazione è reperibile al numero telefonico 0968441888 oppure al sito ufficiale www.ruggeropegna.it.

Mensile di informazioni varie - anno 4 - n. 11 - Aprile Maggio 2015 Iscrizione al Tribunale di Lamezia Terme n. 609/09 Rug. - 4/09 Reg. StampaDirettore Responsabile: Antonio Perri

Edito da: Grafichè PerriLamezia Terme - Via del Progresso, 200Tel. 0968.21844 - e.mail. [email protected]

Stampa: Michele Domenicano - Allestimento: Peppino SerratoreRedazione: Nella Fragale - Perri Antonio Progetto grafico&impaginazione: Grafiché Perri - 0968.21844

Le iscrizioni, per i privati sono gratuite; così come sono gratuite le pubblicazioni di novelle, lettere, poesie, foto e quanto altro ci verrà inviato. Lamezia e non solo presso: Grafiché Perri - Via del Progresso, 200 - 88046 Lamezia Terme (Cz) oppure telefonare al numero 0968/21844.Per qualsiasi richiesta di pubblicazione, anche per telefono, è obbligatorio fornire i propri dati alla redazione, e verranno pubblicati a discrezione del richiedente il servizio. Le novelle o le poesie vanno presentate in cartelle dattiloscritte, non eccessivamente lunghe. Gli operatori commerciali o coloro che desiderano la pubblicità sulle pagine di questo giornale possono telefonare allo 0968.21844 per informazioni dettagliate.La direzione si riserva, a proprio insindacabile giudizio, il diritto di rifiutare di pubblicare le inserzioni o di modificarle, senza alterarne il messaggio, qualora dovessero ritenerle lesive per la società.La direzione si dichiara non responsabile delle conseguenze derivanti dalle inserzioni pubbli-cate e dichiara invece responsabili gli inserzionisti stessi che dovranno rifondere i danni even-tualmente causati per violazione di diritti, dichiarazioni malevoli o altro. Il materiale inviato non verrà restituito.

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Con 214 domande di iscrizione già presentate, il Liceo “Campanella” di Lamezia Terme si conferma l’istituto superiore con il maggior numero di nuovi iscritti della città per l’anno scolastico 2015-16. Alla data ultima per la presentazione della domanda di iscrizione per gli studenti della terza media, l’istituto diretto da Giovanni Martello vede confermate alcune tendenze già riscontrate negli scorsi anni: regge il numero di domande di iscrizioni, nonostante il calo demografico evidente anche nella nostra città; il Liceo Linguistico è l’indirizzo più richiesto, in linea con l’orientamento nazionale che per il prossimo anno scolastico vede lo scientifico e il linguistico come gli indirizzi maggiormente in crescita tra i Licei; ottima risposta di studenti e famiglie agli Open Day organizzati negli scorsi mesi, momenti conclusivi di un percorso di orientamento che ha visto protagonisti docenti e studenti del “Campanella” nell’incontro diretto con gli studenti delle scuole medie. A 5 anni dall’approvazione della riforma dei licei, il “Campanella” con i quattro indirizzi liceali attivati – Liceo Linguistico, Liceo delle Scienze Umane, Liceo Economico – Sociale, Liceo Musicale – ha puntato sulle novità dell’offerta formativa per integrare le materie tradizionali con le nuove discipline previste dai programmi ministeriali, per intensificare il rapporto tra la scuola e il mondo del lavoro e offrire una pluralità di opportunità agli studenti che concludono il ciclo di studi. Tutti gli indirizzi, infatti, consentono di conseguire un diploma spendibile subito sul mercato del lavoro, oltre ovviamente a intraprende il percorso universitario. Quest’anno a giugno usciranno dalla scuola i primi “diplomati” del Liceo Economico Sociale che hanno concluso il primo quinquennio dall’ attivazione; quarto anno per il Liceo Musicale che, attivato nell’ a.a. 2012-13, ha offerto alla città di Lamezia il primo liceo musicale statale e gratuito; al Liceo Linguistico, dove è già presenta una classe in cui poter conseguire il “baccalaureato francese” sostenendo esami in lingua, è in progetto l’attivazione di una sezione dedicata in modo particolare allo studio della lingua spagnola Completano l’offerta formativa del “Campanella”, i

corsi di preparazione per le certificazioni linguistiche di tutti i livelli riconosciute in ambito europeo e le certificazioni informatiche Ecdl ed Ecdl Specialised. Per gli studenti delle terza media che hanno presentato la domanda di iscrizione, sarà possibile frequentare corsi di alfabetizzazione gratuiti, per acquisire competenze base delle materie nuove che affronteranno a partire da settembre.“Nel percorso di orientamento realizzato in questi mesi – dichiarano le docenti responsabili Licia di Salvo e Lina Serra – abbiamo puntato sulla comunicazione a studenti e famiglie delle peculiarità del nostro istituto e coinvolgendo i nostri studenti, testimoni in prima persona del nostro modo di fare scuola. Il Liceo Linguistico e il Liceo delle Scienze Umane garantiscono la solidità dell’offerta formativa dell’istituto, il primo per le competenze linguistiche, leve per lo sviluppo e la crescita consapevole di essere cittadini europei; il secondo per le competenze psicopedagogiche e socio-antropologiche. Unici nella provincia di Catanzaro, il Liceo Economico-sociale e il Liceo Musicale presenti nel nostro istituto rispondono alla domanda di innovazione e collegamento tra scuola e mercato del lavoro richiesto dagli indirizzi ministeriali: il Liceo Economico è inserito nella rete nazionale dei LES in stretto contatto con l’Università LUISS di Roma; il Liceo Musicale rappresenta, per la complessità dell’indirizzo, un’offerta allettante e impegnativa che porta alla luce i talenti della musica costituendo, accanto alle discipline comuni agli altri licei, un eccellente valore aggiunto soprattutto sul piano metodologico per l’acquisizione di competenze di rigore, precisione, controllo che lo studio di uno strumento musicale esige”Per la docente Michela Cimmino, responsabile dell’area comunicazione “le iscrizioni di quest’anno confermano la scelta di puntare su una comunicazione che sia sobria ma al tempo stesso incisiva, capace di veicolare il messaggio di una scuola con tante energie vive che si mette a servizio della comunità e crea una sinergia virtuosa con tutte le realtà presenti sul territorio”

Tra pochi giorni verrà inaugurata Expo Milano 2015, ufficial-mente “World Exposition Milano 2015”, la manifestazione che l’Italia ospiterà dal primo maggio al 31 ottobre 2015 e sarà il più grande evento mai realizzato sull’alimentazione e la nutrizione. “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” è il tema che collegherà tutti gli eventi organizzati nell’area espositi-va: sarà l’occasione per riflettere e confrontarsi sui diversi tentativi di trovare soluzioni alle contraddizioni del nostro mondo e verranno proposte innovazioni per un futuro so-stenibile, creando stimoli nuovi e di cooperazione di creati-vità tra i Paesi del mondo. Il 2015, inoltre, è un anno speciale anche perché è stato designato “Anno Europeo dello Sviluppo”. È il primo anno europeo dedicato all’azione esterna dell’Unione europea e al ruolo dell’Europa nel mondo. “Il nostro mondo, la nostra dignità, il nostro futuro” è il motto che accompagnerà le ini-ziative delle organizzazioni che si occupano di cooperazio-ne internazionale per lo sviluppo.Oltre alle ambizioni di cui sopra, Expo Milano 2015 sarà una vetrina globale in cui i Paesi partecipanti mostreranno il meglio dei prodotti agroalimentari esistenti e delle tec-nologie ad essi legate, così creando una piattaforma per il confronto di idee e soluzioni condivise sul tema dell’alimen-tazione. Ma non solo. Tra gli obiettivi di Expo c’è anche quello, importantissimo, di mettere a punto la cosiddetta “Carta di Milano”, un do-cumento condiviso da consegnare a fine Expo al segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, che contenga i nuovi di-ritti e doveri dell’umanità sul cibo. In un mondo in cui, ogni anno, si sprecano 1,3 miliardi di tonnellate di cibo, Governi e istituzioni hanno il dovere di creare una nuova cultura del consumo alimentare. Numerose sono le polemiche organizzative, dalle tempisti-che di allestimento infrastrutture e servizi, al sito internet che ancora arranca nel dare informazioni precise, all’uti-lizzo di detenuti e volontari per risparmiare il più possibile sul prezzo del lavoro (perché i “giovani” così leggono questi dati, a parte il meritorio coinvolgimento), tanto da istigare un sarcastico “pesce d’Aprile” con la diffusione della noti-zia che annunciava il posticipo dell’Expo di un mese. Nono-stante tutto, si tratta comunque di una grande opportunità per l’Italia e quindi anche per la nostra Calabria. È un’occasione per dare slancio all’economia del settore agroalimentare e lustro alle tante (ed ulteriori, speriamo) iniziative positive e poco conosciute bellezze locali. Ed è anche la chance per l’avvio di questa rubrica che seguirà gli sviluppi della manifestazione e proporrà un approfondi-mento sui prodotti calabresi e mediterranei in un’ottica di internazionalizzazione delle nostre imprese, con l’auspicio che sia l’ultima volta di quel fastidioso 0.1% dell’export Ca-labrese rispetto all’Italia ed all’Europa e che ci trasciniamo da anni (dati Istat). Da cittadina del mondo che più volte si è sentita dire <<Ah you are Italian! Pizza-mafia-mammamia!!! ;-) >>, cre-do che questa sia anche un’ottima occasione per tentare

di sostituire quell’idea stereotipata di un Sud marcio pro-muovendo una nuova immagine, positiva e propositiva, grazie anche alla risonanza di notizie attraverso i media internazionali. Expo Milano 2015, infatti, offrirà la possibili-tà di far conoscere ed assaggiare i migliori piatti del mon-do e scoprire le eccellenze della tradizione agroalimenta-re e gastronomica di ogni Paese. Ma sarà anche un’ottima opportunità per il turismo in Italia. Uno degli auspici degli operatori negli indotti interessati, infatti, è che vengano promosse attività culturali e servizi turistici adatti ad un pubblico internazionale ed estremamente variegato, nelle preferenze e tipologie, così da valorizzare anche quelle località e quei prodotti che fino ad ora non sono riusciti a decollare a livello di fruibilità. Si tratta, dunque, dell’opportunità di sfruttare la presenza dei numerosi visitatori della fiera a Milano, riuscendo ad intercettarli attraverso siti come il portale web “VeryBello”, molto discutibile nel decollo seppur altrettanto accattivan-te nel proposito <<Accanto all’Expo c’è tutta l’Italia: Da Maggio a Ottobre, durante Expo Milano 2015, ci sono mille e più eventi culturali in tutta Italia. Da Nord a Sud, dalle grandi città ai piccoli borghi un’ampia offerta di mostre, concerti, spettacoli, festival internazionali e feste tradizionali. Benve-nuti su VeryBello! un catalogo di straordinarie occasioni per viaggiare nella bellezza>> (dal sito www.verybello.it) ed azzeccatissimo nel nome. “Italianese” o “inglese macche-ronico”, come dir si voglia, bisogna riconoscere che è una gergo estremamente diffuso ed utilizzato, sia per l’indiscuti-bile musicalità di alcune parole italiane più famose all’este-ro, come “bello/bella”, sia per l’altrettanto notoria simpatia degli italiani non livello C2 in inglese ma che si fanno co-munque capire. E poi, un po’ di autoironia, a mio parere, non fa male anzi smarca da una pesantezza e serietà ostentata che non appartiene all’immagine degli italiani.Insomma, l’Expo in sé e i vari siti internet per la promozione di eventi culturali collaterali, e su tutto il territorio italiano, costituiscono opportunità che non possiamo farci scappa-re, per valorizzare quelle che riteniamo le nostre ricchezze e

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farle conoscere agli avventori dell’occasione.È auspicabile, pertanto, che la portata mondiale di tale evento porti anche alla Calabria un aumento della presenze di turisti e conseguentemente maggiore organizzazione di servizi offerti per poter visitare e conoscere una terra ancora molto poco esplorata nelle sue peculiarità. L’altro risvolto immediato dovrebbe essere l’incremento delle vendite dei prodotti calabresi, sia sul territorio italiano che all’estero, facendo aumentare il fatturato delle imprese locali e quin-di creando nuove opportunità lavorative, la circolazione di moneta e pertanto portando ad un maggior sviluppo, sia in termini economici che di arricchimento culturale.È pur vero che dell’Expo a Milano si sa dal marzo 2008 ed effettivamente le aspettative non possono essere tante in considerazione dello stato di avanzamento dei lavori pre-parativi. Non a caso è notizia degli ultimi giorni che Daniele Rossi, Presidente di Confin-dustria Catanzaro e leader del movimento #lacalabria-cherema, ha intenzione di organizzare una riunione dal tema Expo 2020 Dubai per-ché è quasi ridicolo parlare di progetti per Expo 2015 a pochi giorni dall’inaugura-zione. Come dargli torto? D’altronde, anche i nume-rosi portali internet vetrina, finanziati alcuni anni fa gra-zie a progetti regionali ed europei, come il sito www.turiscalabria.it, sono solo in italiano e in versione beta (cioè ancora in fase provvi-soria) ed organizzati come un indovinello per nulla intuitivo, quando va bene, o mai entrati in funzione, come www.yi-dalinihao.com (si legge <<Website is down for maintenan-ce>>).In questo clima politico-scettico, non resta che darci da fare, noi che operiamo e viviamo nei luoghi che meritano di più. E la Calabria è uno di quei luoghi. Raccontare la sto-ria Expo 2015 ed inorgoglirsi qualche minuto pensando alle ricchezze locali può essere un modo. Sperando in reazioni di successo. Certo, leggere che tra gli sponsor e partner ad accompa-gnare i prodotti d’eccellenza ci siano anche i marchi Coca cola e McDonald’s (con il suo spot anti-pizza, che potete vedere su Youtube cercando <<Pizza o Happy Meal? Tuo figlio non ha dubbi.>>) a primo impatto fa un po’ specie ma ci saranno tante cose di questo evento globale che non verranno ben digerite, ne riparleremo nel dopo-Expo: the Show must go on!Il momento appare dunque opportuno per lo sviluppo di questa rubrica sull’internazionalizzazione della Calabria,

delle sue imprese e dei suoi servizi. Il leitmotiv con cui vi accompagnerò fino a Dicembre prossimo sarà #sCambia-reGarantisceSviluppo, dal titolo di un’omologa ricerca sul tema dello sviluppo euro-mediterraneo (Reggio Calabria, 2012), di cui a seguire ne sono riproposti brevi stralci.Buona lettura ed al prossimo appuntamento!

<<[…]“sCambiare Garantisce Sviluppo”, con un gioco di pa-role vuole far intendere che: con una sana pratica di scambi economici, culturali, di idee e buone prassi, nonché l’utilizzo di forme di investimento garantite e da un anelito di soli-darietà tutto europeo, è possibile lo sviluppo di uno spazio comunitario allargato e coeso sia culturalmente che eco-nomicamente.Il mondo finanziario è tradizionalmente relegato ai noiosi discorsi dei banchieri e dei bancari ma invece è stato sor-

prendente per me scoprire le storie che sono in grado di raccontare dei freddi nu-meri di un bilancio azien-dale, l’idea e la speranza di successo che impregna la progettazione di un preven-tivo di start up d’impresa, e il fascino nell’individuazione del giusto mezzo per uno sviluppo paneuropeo.[…]Alla base dello svilup-po economico dell’Unione Europea ci sono le imprese, che con la loro competiti-vità e dinamicità svolgono un ruolo decisivo anche per quel che riguarda lo svilup-

po culturale di una Europa sempre più cosmopolita. In par-ticolar modo le piccole e medie imprese (PMI), in conside-razione delle loro dimensioni e delle loro attività, hanno la capacità di informare sullo stato di benessere della popola-zione di un dato territorio e magari di suggerire gli interventi necessari ad un miglioramento di condizioni.[…]La politica regionale dell’UE è, infatti, almeno nelle in-tenzioni, una politica di investimenti che sostiene la cre-scita economica ma è anche espressione della solidarietà dell’UE nei confronti delle regioni e dei Paesi meno progre-diti, favorendo la concentrazione di maggiori risorse nei set-tori in cui possono veramente risultare più utili.[…]Per destreggiarsi tra i diversi programmi dell’UE e ot-timizzare gli interventi che si candidano come idee di svi-luppo, si è man mano realizzato che è necessario poter ri-volgersi a professionisti dei diversi settori. Per una corretta programmazione dell’impiego di finanziamenti tematici diretti si sta formando una, potremmo definirla, “class ac-tion” di progettisti, formati grazie all’impiego stesso di risor-se destinate alla formazione, ed in grado di individuare lo

strumento più idoneo al soddisfacimento delle aspettative degli imprenditori, attraverso la risposta a call dell’UE e l’ac-cesso ai fondi strutturali. […]Le regioni del c.d. “Mezzogiorno” d’Italia storicamente sono un passo indietro rispetto alle altre aree della peni-sola, per numero di imprese ed infrastrutture. Per svoltare pagina e soprattutto per far convergere anche questi terri-tori rispetto all’obiettivo di livellamento del benessere eco-nomico europeo, l’UE ha mostrato attenzione alle esigenze locali ricomprendendo le regioni del Sud Italia in progetti di sviluppo dal 2000 al 2020. Eppure ad oggi in questi anni a regolamentazione più favorevole non molto sembra essere cambiato. […]Un fenomeno che si è potuto riscontrare spesso è sta-to l’investimento da parte di imprese del nord nelle zone Obiettivo 1, con la creazione di capannoni e infrastrutture, e l’acquisto di macchinari che potenzialmente si sarebbero dovuti tradurre in creazione di posti di lavoro e sviluppo. Ma l’assenza di controllo nella fasi successive all’investimento e soprattutto la mancanza di senso civico e responsabilità ha creato quello che molto spesso anche in Calabria è pos-sibile osservare: capannoni svuotati dei loro macchinari ac-quistati con soldi europei per il sud e fatti “emigrare” altrove, e un ammasso di lamiere e mattoni abbandonati alla loro sorte. Terra martoriata dalla propria storia, la Calabria così è stata, ancora una volta, vittima dello sciacallaggio indiscri-minato di avventori imprenditori e del malaffare.[…]Non bisogna dimenticare, tuttavia, di dover sostenere le imprese per competere sui mercati internazionali e creare le condizioni interne ed esterne funzionali al rafforzamento della posizione internazionale della Calabria nel Mediterra-neo.È necessario certamente valorizzare l’industria culturale e l’offerta turistica, aiutare il settore agroalimentare e artigiano a superare il limite dimensionale, e valorizzare l’identità culturale e distintiva dei prodotti a garanzia di origine e qualità.[...]In un’economia globale aperta, la competitività si basa sulla capacità delle aziende di creare beni e servizi ad ele-vato valore aggiunto. L’evoluzione verso una crescita soste-nibile basata sull’innovazione e la collaborazione è al cen-tro della risposta di Europa 2020.[...]Ma tutto questo comunque non basta. È necessario un cambiamento definitivo di mentalità, radicale. Bisogna abbandonare una concezione individualistica dell’uomo ed anche delle imprese. Bisogna prendere atto e coscien-za che è necessario un impegno coordinato e di gruppo per creare benessere. I risultati di positivo di bilancio di una

piccola impresa e i pasti tiepidi forniti dalla Croce Rossa ai profughi recuperati dal mare non possono essere più consi-derati risultati positivi.[...]Diversi sono già gli strumenti che l’Unione europea ha creato per realizzare l’ambizioso progetto di pace, sia po-litica che economica, in un contesto territoriale coeso sia socialmente che economicamente. E ritengo importante in questa sede ricordare il riconoscimento di cui l’Unione eu-ropea è stata insignita il 12/10/2012: il premio Nobel per la Pace. È la prima volta nella storia che ad una regione/Stato viene riconosciuto un tale merito, in quanto da oltre ses-sant’anni contribuisce a promuovere pace, riconciliazione, democrazia e diritti umani in Europa. In clima di euroscetti-cismo dilagante, il Comitato del premio Nobel ha voluto ri-cordare agli europei ciò che l’integrazione del continente ha portato, cioè un’area di pace e stabilità che si è progressi-vamente estesa ai paesi ad est della cortina di ferro, voluta dalla lungimirante opera di statisti dalla statura rara come Adenauer, De Gasperi, Monnet e Schuman.[...]Sia per le imprese che già operano nei mercati esteri, sia per quelle in procinto di ricercare sbocchi su tali mercati, è importante organizzare un sistema di relazioni finalizzato alla costituzione di consorzi per lo sviluppo della interna-zionalizzazione, interloquendo con gli istituti che sostengo-no il commercio estero. Uno strumento molto promosso a tal proposito è la creazione di “Contratti di rete d’impresa”. In questo modo le imprese si impegnano a collaborare in forme e in ambiti predeterminati, attinenti all’esercizio delle proprie imprese ovvero a scambiarsi informazioni o presta-zioni di natura industriale, commerciale, tecnica o tecnolo-gica ovvero ancora ad esercitare in comune una o più attivi-tà rientranti nell’oggetto della propria impresa. La creazione di comunità virtuali locali legate da interessi tematici o progettuali è un approccio strategico mirante ad accrescere il “capitale sociale” di un territorio o di un siste-ma economico. Ciò rappresenta il maggior vantaggio com-petitivo nell’attuale contesto, dove la concorrenza si gioca principalmente tra aree e sistemi omogenei, piuttosto che tra singoli agenti. Gli interventi per la crescita dei sistemi economici e locali sono tanto più efficaci e sostenibili quan-to più partecipati e condivisi.[...]Nella zona in cui abito io, Lamezia Terme, lo splendido paesaggio costiero è sfregiato dal pontile abbandonato della ex Sir. Si tratta dell’enorme complesso chimico realiz-zato nel 1971 a seguito dell’approvazione della nuova legge per il Mezzogiorno (rifinanziamento intervento straordina-rio), grazie a cui Governo e imprese private diedero corso a quella che fu battezzata “terza fase dello sviluppo meri-dionale”. Metà dei 400 ettari di terreno necessario vennero espropriati ad agricoltori operosi, 230 miliardi delle vecchie lire vennero spese e mai entrò in funzione quel colosso che avrebbe dovuto portare sviluppo. Eppure, tutt’ora e nonostante l’Europa, quel cadavere di metallo è ancora lì. Man mano crollano dei pezzi, la salsedi-ne lo sgretola, eppure sta lì, a ricordarci i fallimenti del pas-sato, a monito di un necessario cambiamento.

Anna Sciarrino

Anna Sciarrino, laureata in Giurisprudenza a Bologna durante un meraviglioso peregrinare in giro per l’Eu-ropa. Sostenitrice di internazionalizzazione d’impresa ed appassionata di scambi culturali, non potrebbe sopravvivere senza tramonto sul mare e risotto ai funghi.

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Sabato 21 marzo 2015, al Teatro comunale Grandinetti di Lamezia Terme, nell’ambio della 4°rasseg-na di teatro in vernacolo “Vacan-tiandu” 2014.2015, la compagnia Teatro Bolivar di Napoli ha portato in scena lo spettacolo “Il Padrone”, liberamente tratto da L’avaro di Molière, regia di Rosario Giglio. Il nudo palcoscenico: cantinelle e corde, americane, neri a vista ed elementi vari. Sulla destra un vecchio lampione acceso (la luce della ragione?) e intorno, ammucchiati, oggetti vetusti e abiti di scena impolverati. È il teatro nella sua essenza scar-nificata, spoglio di scene e di décor che riproduce e amplifica un luogo “altro”, un paesaggio interiore che da tempo, ormai, ha abiurato ogni umano sen-tire. È l’animo del Padrone, Ar-pagone, “l’essere umano meno umano che c’è” per una messa in scena metateatrale tutta gio-cata sul tema del “doppio”. Così il teatro, in una sorta di autorappresentazione abbatte le pareti e diventa spazio aper-to e fruibile in ogni angolo. Luogo di verità scenica e di finzione dove le storie si intrecciano e si sovrap-pongono in un gioco di specchi e di rimandi magistralmente sottolin-eati da un disegno luci in cui om-bre e chiaroscuro irrompono sulla scena a rafforzare angoscia, spe-ranza e senso della vita. Una sorta di “callida iunctura” che culmina nella scena del furto della cassetta con lo straniante effetto psichedeli-co lampeggiante e dinamico ac-

compagnato da un tappeto sonoro contemporaneo in grado di provo-care nello spettatore una disinibita allucinazione. Tutto è allestito per suscitare coinvolgimento e spiaz-zamento nel pubblico. Uno spet-tacolo in divenire che si costruisce nella compresenza di artefici e fruitori. Una mise en abîme alla

maniera di Pirandello per un clas-sico del teatro francese tradotto in lingua napoletana. Una sapiente riscrittura drammaturgica operata da Franco Cossu e da Rosario Gi-glio magistralmente condotta su trame emotive che si contrastano e si arricchiscono a vicenda soprat-tutto nei conflitti generazionali lad-dove alla lingua napoletana ricca di antica saggezza, colorita, vivace, sanguigna di Arpagone, della serva Rachele, del factotum Petrosino o

ancora della ruffiana Frosina fa da controcanto la lingua italiana, el-egante e ornata di metafore, delle coppie dei giovani innamorati Valerio/Elisa e Cleante/Mariana. Superba l’interpretazione di Ro-sario Giglio. Il suo Arpagone è sì odioso, tirannico, egoista e avaro

ma non è completamente irre-dimibile. Nella sua goffaggine, nella sua comicità grassa si rav-visa una profondità, quasi una tenera tristezza, che lo avvicina ai grandi personaggi tragici. La scena del pianto per il furto del-la sua cassetta è scena di dolore autentico, è la fase acuta del lutto, quella dello “strappo”, dell’abbandono, della consape-volezza della propria solitu-dine. Parla al suo denaro come ad una persona cara utilizzando la grammatica dell’amore in un crescendo di panico, di follia e di paranoia che lo porta a so-spettare persino del pubblico, fino a recuperare la propria lucidità e a prodursi nel mira-bile duetto con Valerio, il mi-surato, compito e (falsamente)

accondiscendente Massimo Paga-no. Direttamente dalla commedia dell’arte la figura di Petrosino, fe-lice espediente registico per il ruolo del servo/tuttofare nella briosa ed effervescente interpretazione di Sasà Palumbo che tra frizzi, lazzi, faccine e battute fulminanti è il de-gno deuteragonista di cotanto Pa-drone nonché servo fedele e fidato del giovane Cleante interpretato da un convincente Ciro De Luise che ci restituisce un personaggio forte

e deciso a coronare “con ogni mez-zo” il suo sogno d’amore. Di contro, l’universo femminile portato in scena induce ad una seria riflessione sull’emancipazione del-la donna in seno alla società e alla famiglia. Femmine a tutto tondo, intriganti e aduse alla coquetterie, esperte nell’arte della seduzione e inclini, naturalmente, alla dis-simulazione. Avvolta in una stretta vedovanza e aggrappata al ricordo del suo perduto amore Donna Er-silia, delizioso cammeo di Anna

Pirolli, non vuole rinunciare alle gioie della carne. Bella e piena di grazia, ma con lievi tracce di un evento traumatico non ancora af-fidato all’oblio, la Elena di Loretta Palo che dà prova di gran carattere nel confronto con il padre/padrone. Pudicamente capricciosa e chiusa in un mutismo tradito dal corpo irrigidito e dalle mani serrate in pugni silenziosamente minacciosi la Mariana di Elisabetta Bevilac-qua. Genuinamente popolana la Rachele di Camilla Aiello e del-

iziosamente ruffiana e manipola-trice la Frosina di Gingy Comune. Il sipario si chiude su un bacio tra Arpagone e Frosina che, seduti su un baule - custode dei personaggi della commedia - scongiura la soli-tudine a cui sarebbe stato condan-nato Arpagone e lo riabilita (in parte) come essere umano. Buio in sala. Appalusi e ancora applausi.

Giovanna Villella

Foto di scena Ennio Stranieri

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“Qualunque cosa succeda” Non sarò “ Un’ombra sul terreno.Insieme Nella fotografia mi sono capitati questi due libri, un esempio. Mi scrive Umberto Ambrosoli sulla dedica “Ad Ippolita, gli esempi ci aiutano a decidere che cittadini essere, ci danno sempre ragione di sperare. 31X2010”E queste sono anche le parole di Daniele Macris che ha appena presentato, in una affollata sala di Palazzo Nicotera, il poeta Felice Mastroianni, autore di raccolta in greco, tradotta poeticamente in italiano. Pubblicata postuma la “Trilogia Neollenica” è composta da i tre libri di poesia greca, editi ad Atene. In greco moderno.

Una provocazione scrivere in greco, perché lui si sentiva di appartenere alla lingua greca.Macris racconta come la lingua nativa, l’italiano, non esauriva l’ispirazione del poeta che sentiva quanto gli appartenesse il greco, con la sua musicalità, con suoni dolci, la lingua degli angeli, appunto. In età avanzata il poeta Felice Mastroianni, esiliato in questo secolo, nell’inumano novecento, come disse Papini del suo professore Morabito, cerca la consonanza del suo essere nell’alfa e negli accenti. Persuaso che un balzo si possa compiere nella luce della conoscenza e nel messaggio. Con una chiave interpretativa poi ci dà lui stesso il codice d’accesso alla lingua greca, affinché il ricordo di un mondo interiore sia tradizione e abitudine a riflettere. Ricchezza ed orgoglio, la dimensione del poter essere come si è.

Vivere quindi nella diversità e, nel rispetto del nostro sentire, non seguire il mondo come va, ma rifuggendo alla domanda – A che serve?-Daniele Macris, con la sua professionalità e preparazione, ribadisce che gli oggetti servono, solo le cose, non le persone.Il verbo servire ricorda il servo, sa di medioevale, di rapporti subalterni, mentre le persone ricercano autonomia di pensiero, libertà di espressione, mondo interiore, nella

dimensione della creatività e della diversità.Quella diversità che ha fatto scegliere ad Ambrosoli un suo modo di essere e al poeta Felice Mastroianni un suo, nella grande consapevo l e z za della dignità del messaggio. Sempre. “Qualunque cosa succeda” Non sarò Un’ombra sul terreno” Entrambi

Ippolita Luzzo

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Si è conclusa domenica 12 aprile, con una pomeridiana al teatro Grandinetti di Lamezia Terme, la 4°stagione di tea-tro in vernacolo “Vacantiandu” 2015. In scena la compa-gnia lametina dei Vacantusi con lo spettacolo “Francesca da Rimini” farsa in due atti di Antonio Petito, riproposta in dialetto calabrese con la regia di Sasà Palumbo. Il testo scritto nel 1867 da A. Petito è una parodia della tragedia di Silvio Pellico. La sua meta-teatralità, con l’abbattimento della quarta parete, anticipa molto teatro del ‘900 e la mise en scène di Sasà Palumbo amplifica sapientemente questo aspetto con l’introduzione di nuovi personaggi e il déplace-ment dell’azione scenica fuori dalla mura del teatro.“Votate Edoardo Errore e nella vostra città non ci sarà più terrore!”… E così mentre in città si consuma il teatrino del-la politica (quella vera) in vista delle elezioni amministrative 2015, un gruppo di “Vacantusi” in abiti di scena va in giro per Lamezia distribuendo santini elettorali e ammiccando ai passanti. Si arriva al teatro Grandinetti con il pubblico assiepato all’esterno, ignaro che lo spettacolo sia già iniziato. Edoardo Errore (magistralmente interpretato da Nico Mo-relli) è un sindaco bifolco, un parvenu che si accompagna ad una matronale consorte (perfetta Rita Scalzo) che incede e sorride, sorride e incede cercando di coprire le gaffe del marito. Completa il gruppetto familiare la di lei sorella (Ca-rolina Talarico) bigotta e acida zitella “di viola vestita” che sgrana rosari. Tra il pubblico si camuffano gli altri attori: due popolane, Assunta e Maria, interpretate dalle esilaranti An-gela Gaetano e Maria Perri travestite da dame con bizzarri cappellini ornati di frutta e fiori che si lanciano occhiatacce dando poi vita ad una gag vivacissima che tra spintoni, urla e scambievoli epiteti culmina in una sgangherata esibizione canora. Mentre la dama vera, quella francese, che ha chiuso il suo “atélier à Paris” per vedere la “tragédie” ha il volto e l’accento parigino (deliziosamente riprodotto) di Daniela Muraca. Tra il pubblico, assisa in un palchetto, anche l’al-tera dama in blu (Rosa Aiello), il gagà (Francesco Ferrise) e Renato il “sordo” interpretato da un convincente quanto battagliero Vincenzo Muraca. C’è anche un goffo maestro di musica che non sa far di conto (Arianna Perri) accom-pagnato da una indisciplinata banda musicale (Pasqualino Morelli, Gianni Iudicelli, Daniela De Caria e Giada Bilotta). Il sipario è chiuso. Lo spettacolo è in platea, fino al coup de théâtre: voci concitate e tre colpi di pistola che gettano tutti nel panico. Ed ecco che sul palcoscenico arriva un trafelato don Gennaro che cerca di dare una spiegazione al pubbli-co ancora sbigottito. Così dopo una serie di siparietti che ricordano il varietà dei guitti in scalcinati teatri di provincia

inizia la tragedia. Tragedia? Farsa, è d’uopo precisare. Eh già, perché il copione “italiano” lasciato dalla Compagnia degli Incornati che avrebbe dovuto rappresentare la trage-dia “Francesca da Rimini” scritta da Silvio Pellico, diventa il vero “daimon” dello spettacolo con la funzione di interme-diario tra la sacralità della lingua italiana e la palese incapa-cità di disambiguazione semantica operata dalla sciaman-nata compagnia filodrammatica composta da don Gennaro, il factotum del teatro, Don Anselmo, grande viveur, Mene-cuccio, la “femmina sbagliata” e Filomena la “lava cessi”. All’apertura del sipario, in una evocativa sce-nografia medievale egregiamente ideata da En-nio Stranieri, i filodrammatici cominciano a “guer-reggiare” con la lingua e con i costumi di scena. Grande l’interpretazione di Walter Vasta che si fa in… tre: da aspirante anchorman (don Gennaro) veste i panni di Francesca presentandosi in scena “en travesti” a metà tra una bambola di pezza con due improbabili e improponibili trecce bionde e una Giulietta di periferia per poi trasfor-marsi in Paolo indossando l’elmo al posto della parrucca. Convinto, sicuro, padrone della scena e capocomico “nel sangue” il Don Anselmo di Paolo Morelli nel ruolo di Gian-ciotto “lo sciancato”. Irriverente, dissacrante, divertente tra sculettamenti e doppi sensi il Menecuccio di Gianfran-co Scardamaglia nel doppio ruolo del paggio e del padre di Francesca. Superba l’interpretazione di Sabrina Puglie-se nel ruolo della suggeritrice che ci regala una Filomena autentica figlia del popolo, genuina e senza infingimenti. Appollaiata su uno sgabello a sorreggere un copione quasi più grande di lei, pur defilata dal centro della scena, riesce con pochi gesti e con una mimica che le appartiene tutta a catalizzare l’attenzione del pubblico. Lo “scempio” della lingua italiana è talmente ben condotto che la sua lettura del copione rappresenta davvero una impegnativa “prova d’attrice”. Bravi tutti perché ancora una volta, questi attori amatoriali, hanno avuto il coraggio di mettersi in discussio-ne e di sperimentare nuovi generi continuando sulla strada del rinnovamento e della qualità artistica. Ma il plauso fina-le va al regista Sasà Palumbo che con entusiasmo e amore per questo bellissimo mestiere che è il “teatro”, pur tra tan-te difficoltà, ha saputo regalarci due ore di buonumore con uno spettacolo originale, bello, divertente e, soprattutto, ben costruito. Giovanna Villella[foto di scena Ennio Stranieri / Mimmo Greco / Patrizio Molinaro]Francesca da RiminiDivertissement

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Il nuovo libro di Tonino Spena, “Bella e la sua gente” 2 Volume, .raccoglie la testimonianza storica di Bella, antico quartiere Lamezia e paese natìo dell’autore, nonché sua attuale residenza. Egli trae ispirazio-ne da ricordi e da esperienze personali ed anche da quelle di alcuni suoi con-cittadini emigrati che non vi abitano più. T. Spena, con molta delicatezza, fa emergere da un contesto partico-lare: quello del Meridione d’Italia che,comunque,s’inserisce in una storia più vasta nazionale.

L’autore narra le storie anche gra-zie a una ricca raccolta fotografica che attrae particolarmente l’atten-zione del lettore. Infatti,sono pre-senti molte lettere/ cartoline postali dei soldati e l’interessante serie di fogli matricolari, atti di nascita, ri-coveri ospedalieri: Veri e propri reperti storici dai quali si evince sia il coraggio dei soldati al fronte, ma anche l’avversione dei familiari per la partecipazione dei propri figli, donati alle due guerre.

Ricordare per lo scrittore è ripercor-rere la grande storia passando per le micro-storie: quelle dei cittadi-ni comuni. E’ ripercorrere i luoghi che ora tacciono un passato glorioso e nefasto. Il testo comprende 380 illustrate che l’autore dedica a chi non abita più lì perché partito per la guerra o emigrato e non può più vi-vere in quegli angoli così particolari e tipici, in quelle ‘viuzze ‘ caratteri-stiche e uniche. In particolar modo, dice Spena,quella che porta fino alla Madonna delle spine,dove abitavano i suoi genitori.

T. Spena., sta ultimamente dedican-dosi alla riscoperta storica dell’ amato

quartiere natio e trascorre quindi, gran parte del suo tempo libero ad ascoltare la gente del paese, soprattutto quella più anziana, per raccoglierne preziose testimonianze. Nelle sue narrazioni si può cogliere l’espressività dei volti di bambini, di uomini e donne che han vissuto il dramma della guerra, dell’e-migrazione, del distacco, e dell’incer-tezza del proprio futuro. Ricordare e

raccontare per l’autore significa tra-smettere la memoria di Bella, una me-moria comune che rende le storie nar-rate indelebili nella mente di chi legge.

Quando descrive le vie del borgo e at-traversa piazza Roma è come sentire ancora le grida gioiose dei bambini che giocano a pallone, gli odori dei cibi che le donne preparavano in cu-cina e si diffondevano per le strade. E’ come sentire l’odore del pane caldo

appena sfornato.” la scuola elemen-tare, le fiabe raccontate dai nonni at-torno al braciere durante l’inverno; “ cartelle di cartone per recarsi a scuola, il panino con dentro la mortadella. Il mio primo aquilone, il monopattino di legno. La vecchia cinquecento “. Mo-menti incantevoli , difficili certo, ma indubbiamente il modo di vivere era più spensierato e semplice.

A quei tempi, tutto aveva il sapo-re della bellezza, dell’infanzia, della gioia di vivere. Gli uomini dai vol-ti scolpiti dalla fatica , la dolcezza e la bellezza delle donne, la squadra “Nuova Bella” . “ Ho ancora il gu-sto e la gioia di vivere in questi posti: porterò il ricordo sempre con me, nel cuore e nel tempo. Ricordare, è an-che vita! “

Recentemente con il primo volume di “Bella e la sua gente” T. Spena ha ricevuto il “Premio letterario Ferula d’Oro-città di Feroleto An-tico” con la seguente motivazione: “ Il testo fotografico dimostra che la fotografia non ha soltanto una fun-zione narrativa, ma anche quella di fonte storica. Alla fotografia gli sto-rici attribuiscono valore di documen-to perché la si ritiene uno strumento più veritiero di altri, cioè più capace di cogliere la verità ,senza menti-

re. Nella raccolta fotografica sono le immagini private e non ufficiali che assumono un indubbio valore di fonti informative e di testimonianza della vita quotidiana, della cultura popola-re, che sfuggono o sono impossibili da ricavare dalla documentazione. “ Il libro di Tonino Spena, durante le due presentazioni avvenute finora, è stato accolto con successo e da numerosi applausi dai presenti in sala.

Annamaria Davoli

Il viaggio, la solitudine, la spe-ranza, il mondo visto con gli occhi di un bambino somalo e dei suoi amici migranti e miseri di ogni parte del mondo

Il cacciatore di meduse, il nuo-vo romanzo di Ruggero Pegna edito dalla casa editrice Falco, racconta in modo emozio-nante e commovente l’incre-dibile dramma dei migranti, le sofferenze e i sogni di chi è misero o diverso, discriminato per il suo stato di povertà o per il colore della pelle.

Un bambino somalo, l’ombra della guerra, la solitudine, il viaggio disperato, il dramma dei migranti che, spesso, si trasforma in tragedia. C’è un microcosmo di valori, senti-menti, storie, pensieri e pro-messe nell’animo del piccolo Tajil, il bambino speciale ca-pace di catturare le meduse con le mani e portarle a riva.È la storia attualissima e strug-gente de “Il cacciatore di meduse”, il nuovo romanzo di Ruggero Pegna pubblica-to da Falco editore. Una storia che approda sulle coste sici-liane, in riva al mare cristallino di San Vito Lo Capo, dopo l’e-spiazione di un viaggio mas-sacrante, nel deserto prima e, poi, a bordo di un barcone fino a Lampedusa. C’è un pezzo di storia dei nostri tempi, l’avven-

tura dei migranti vista con gli occhi di un bambino somalo e dei suoi amici migranti e miseri di ogni parte del mondo. Tra le onde, Tajil anela alla ter-raferma con in testa un guazza-buglio di desideri, speranze, so-gni. «Ognuno ha un motivo per scappare e mille altri per spera-

re», scrive Ruggero Pegna, che dopo “Miracolo d’amore” deci-de di addentrarsi in un mondo affascinante e misterioso che si perde talora nelle derive del razzismo, del concetto errato di emigrazione, di tolleranza e solidarietà, di speranza. In terra siciliana, accompagnato dal-la mamma Halima, Tajil dovrà

fare i conti con una nuova re-altà. “Il cacciatore di meduse” si presenta come il nuovo colpo editoriale di Ruggero Pegna, direttore artistico, promoter mu-sicale, produttore e autore. Il romanzo, edito dalla casa edi-trice Falco, approderà in tutte

le librerie italiane nel mese di maggio.«Le mani del mio pianista scorrono da una parte all’al-tra dei tasti, un po’ bianchi, un po’ neri, come i miei infiniti ricordi, inondandomi di note e di straordinarie emozioni. La sua musica dolce e triste accarezza la mia pelle e fa vagare, ogni sera, i miei oc-chi e i miei pensieri. Li porta a spasso nel magnifico orizzon-te che, visto da qui, unisce il mare al cielo, la mia anima a Dio e il mio cuore ai tanti cari che sono volati via, lassù» (Da Il cacciatore di meduse, Fal-co editore).La commovente storia di Tajil, un bambino nero che non sapeva di essere diverso per-

ché nel suo villaggio a Chisi-maio tutti avevano il suo stesso colore della pelle, ci apre ai sentimenti, al rispetto degli altri e delle loro infinite diversità, ci apre alla bontà. E come dice-va il nonno di Tajil, <<la bontà non dipende dal colore della pelle, ma da quello del cuo-re>>.

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Si chiama RYPEN - Rotary Youth Program of Enrichment, l’evento straordinario voluto dal Governatore del Distretto Rotary 2100, Giancarlo Spezie, dedicato ai giovani dai 14 ai 18 anni (interactiani e non), che si è tenuto dal 19 al 22 marzo u.s. al Liceo Statale “Tommaso Campanella” di Lamezia Terme.

Il RYPEN - esperienza residenziale

full time - ha coinvolto 50 giovani studenti provenienti da tutto il Distretto (Calabria, Campania, Territorio di Lauria) e si è sviluppato nell’arco di quattro giornate, tra seminari, laboratori e visite alla scoperta del territorio, che hanno avuto come fine il potenziamento e lo sviluppo di valori di riferimento per

l’acquisizione di uno stile identitario.

L’evento - organizzato dalla SDEM del Distretto 2100, Segreteria Eventi e Manifestazioni Distrettuali - ha visto nel Comitato di Accoglienza - oltre al Club ospitante di Lamezia Terme, anche tutti gli altri Club Rotary della provincia di Catanzaro - Catanzaro, Catanzaro Tre Colli, Cropani Rita Levi Montalcini, Reventino e Soverato.

Ad aprire i lavori delle prime due gior-nate del RYPEN, su delega del Gover-natore Giancarlo Spezie, l’Assistente Rocco Mazzù, che ha spiegato le ra-gioni dell’evento. I giovani interactia-ni – ha detto Mazzù - sono una vera certezza, che nel corso di questi anni si

è dimostrata un efficiente braccio op-erativo dei principi rotariani, di ami-cizia e servizio, distinguendosi spesso con iniziative lodevoli per impegno e risultati eccellenti, perché trascinati da un entusiasmo tipico dell’età che esalta intelligenza e creatività. Queste qual-ità, fondendosi, realizzano un crogiolo di esperienze e di idee che, se condi-vise, arricchiscono il bagaglio cultura-le ed umano di ogni interactiano prepa-

randolo ad affrontare la competizione della vita. Ecco perché si è voluto dare il giusto peso al valore dei giovani, chiedendo loro di fare da protagonisti di questo laboratorio di idee e di ap-prendimento, per creare basi solide al loro futuro, che è anche - rotariana-

mente - il nostro.Il RYPEN - ha detto il Presidente del Rotary Club Lamezia Terme - Raffaella Gigliotti, nei suoi saluti di apertura dei lavori dell’evento - darà la possibilità ai nostri giovani di fare nuove amicizie, di aumentare l’autostima, di sviluppare la leadership, di interagire con coetanei di diversa provenienza, di imparare a capire cos’è il gioco di squadra e quanto bene può apportare al contesto sociale in cui si realizza, ed ha lo scopo di insegnare ai nostri ragazzi cosa vuol dire “condividere” i valori rotariani - l’amicizia, la solidarietà, il servire al di sopra di ogni interesse personale - valori da 110 anni comuni a tutte le generazioni di tutti i rotariani del mondo, il cui unico obiettivo è “dare” il proprio tempo, le proprie capacità, il

proprio amore verso gli ultimi.

E’ toccato a Lorenza Murina - Respon-sabile Distrettuale Interact, portare il saluto della generazione più giovane dei rotariani del Distretto. Ha ringra-ziato il Governatore Spezie per gli stra-ordinari spazi di azione che ha voluto riservare in questo anno sociale alle nuove generazioni, dando loro la possi-

bilità di crescere nella grande famiglia rotariana. Una esperienza - quella del RYPEN – che apre una nuova stagione di comprensione e di ascolto dei giova-ni e delle loro istanze.Appassionato e accogliente l’interven-to di Greta Greco - Presidente del Club Interact Lamezia Terme - Reventino, che ha dato il benvenuto ai suoi coeta-nei partecipanti al RYPEN, contagian-do tutti col suo brillante entusiasmo. Il RYPEN darà valore alla nostra azione - ha detto Greta Greco - contribuendo a migliorare le nostre conoscenze rota-riane ed i nostri profili umani e cultu-rali. Sono certa che sarà utile per cre-are nuove amicizie - solide e durature, a fondamento delle quali dovrà essere sempre privilegiato il principio della

solidarietà verso quella parte di socie-tà che cerca il nostro aiuto. Sono sicura che attraverso il RYPEN potremo svi-luppare la nostra identità e rafforzare il nostro spirito di appartenenza.Il Sindaco di Lamezia Terme, Gianni Speranza - che ha portato il saluto del-la città, ha manifestato apprezzamenti verso il Rotary per aver scelto Lamezia Terme quale location dove tenere a bat-

tesimo il Primo RYPEN del Distretto 2100; una città accogliente ed ospitale, aperta ai propri giovani e attrattore di tanta sana gioventù proveniente anche dal vicino comprensorio.Abbiamo subito detto di sì alla propo-sta di essere sede di questa bella inizia-tiva. Spesso la scuola in generale cura il cognitivo e poco l’emotivo. Siamo in piena sintonia con il RYPEN, e tutte le buone scuole dovrebbero farlo - ha detto il Dirigente del Liceo Tommaso Campanella, Giovanni Martello.Sentiamo di dover investire energie e competenze sui giovani, seguendo i nostri valori - ha spiegato Carmela Dromì - Presidente della Commissione Promozione Cultura Giovanile del Di-stretto 2100, che ha coordinato i lavori

del Comitato Scientifico che ha dato vita e luce al primo RYPEN del Distret-to 2100. Con questo RYPEN vogliamo affermare l’essenza di un Rotary valo-riale, che accompagna le sue nuove ge-nerazioni in un percorso ideale di cre-scita e di successi; un percorso “dall’io al noi, dal sé agli altri”, perché dalla nuove competenze e della bellezza del-la semplicità dei nostri giovani possa

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nascere la speranza di una società più umana, più autenticamente solidale, più illuminata. E che questa esperienza possa lasciare un segno dentro ai nostri giovani; una emozione indimenticabile sul piano dell’amicizia e dell’affiata-mento. A fare da cornice inaugura-le al primo RYPEN del Di-stretto 2100, i giovani stra-ordinari talenti della Rotary Youth Chamber Orchestra - accompagnati dalla socia Maria Sbeglia, che hanno avviato “armoniosamente” il corposo programma dei lavori.Di grande spessore gli in-terventi della seconda gior-nata, aperti alle scuole ed alla cittadinanza, affidati ad Aniello Montano - Docente UNISA, e al PDG del Di-stretto 2100 Marcello Lan-do - Docente Luiss.Il Rotary - ha esordito Aniello Mon-tano nella sua relazione dal titolo “La comunità come fondamento e destino del soggetto” - fin dalla sua fondazio-ne ha nel DNA l’attenzione per la co-munità, sia locale che mondiale. E la radice culturale di questa attenzione è evidenziata dal vincolo insopprimibi-le che unisce ciascuno di noi agli al-tri all’interno della vivente comunità umana. Consapevoli di questo comune destino noi rotariani dobbiamo offrire disinteressatamente il nostro aiuto agli altri in modo da migliorare con la no-stra presenza gli equilibri sociali nella comunità umana, accendendo la luce necessaria ad indicare il difficile cam-mino verso la pace. Calamitante l’intervento del PDG Mar-cello Lando sul tema “Il successo di

squadra: potenzia-lità e fascino della leadership condi-visa.” Lando ha spiegato, attraverso un percorso affasci-nante - tra pensieri e poesie, il signifi-cato del termine le-adership nella sua evoluzione - dalla corrente autoritaria a quella condivisa. Ha citato con sag-gezza Daniel Go-

leman e la sua teoria sull’intelligenza emotiva, per sottolineare quanto sia ne-cessario per un buon leader riconoscere i propri sentimenti e quelli degli altri, essere motivato e saper gestire positiva-mente le proprie emozioni - tanto inte-riormente, quanto nelle relazioni socia-

li. Poi, ha riportato ai giovani studenti l’immagine della leadership ideale of-ferta da Victor Hugo, quella dell’uomo delle tre “U”- Umorismo, Umiltà, Uma-nità - qualità essenziali per un leader vincente, che deve far prevalere sempre questi principi nel suo agire quotidia-no. Il vero leader di oggi e del futu-ro - ha detto Lan-do - è chi impara ad ascoltare, chi dimostra gratitudine e r i c o n o s c e n z a , chi riconosce “il valore” delle persone che gli stanno accanto, ma anche chi sa stare nel coro - dove voci diverse

si uniscono per emettere un solo suo-no armonioso. Ed è leader di successo chi è capace di fare gioco di squadra - come quello descritto nei versi della poesia “Goal” di Umberto Saba, ma è soprattutto leader - come esorta Padre Frederick William Faber (Fondatore dell›Oratorio di Londra), chi sa dare valore ad un semplice sorriso -“alle-gria in una casa, buon umore nell’am-biente di lavoro, segno distintivo di amicizia.”

Si sono svolti con successo tutti i labo-ratori in programma dedicati esclusiva-mente ai partecipanti al RYPEN, tenuti da Giuseppe Bianco, Sociologo, Gian-carlo Costabile, Docente Unical, Ar-cangelo Badolati, Giornalista e Scritto-re, e Rocco Reina, Docente Università Magna Grecia.

Compiute, altresì, la vi-sita guidata al Museo Archeologico di Lame-zia Terme e la trasferta a Badolato, dove - tra cultura e tradizioni po-polari - sono stati vissuti momenti esperienziali in-tensi e di grande impatto emotivo per i giovani in-teractiani, ma anche per i rotariani che li hanno accompagnati nei vari iti-nerari.

Il Governatore del Di-stretto 2100 Giancarlo Spezie - che ha parteci-pato ai lavori conclusi-

vi del RYPEN - nel tracciare un con-suntivo dell’evento, ha affermato di essere entusiasta della buona riuscita della manifestazione, che si è rivelata un ottimo esperimento formativo sulle generazioni più giovani del Rotary. Il Rypen - ha detto Spezie - ha rappre-

sentato un valido laboratorio di idee per il futuro dei nostri interactiani ed è servito a comprendere quanto sia importante che il Rotary investa su di loro, per rispondere meglio alle istanze provenienti dalla comunità di forgiare nuovi leader. Vogliamo che i nostri gio-vani acquisiscano competenze maggio-ri, maturità emozionale, fiducia in se stessi, e che imparino ad esternalizzare sempre i propri sentimenti, mostrando identità e spirito di appartenenza verso

il Rotary e verso il territorio su cui vi-vono ed operano. Auspico che a questo primo RYPEN ne possano seguire tan-ti altri, per affinare metodi e strategie, qualità e talenti.

Partecipata ed emozionante la tavola rotonda dal titolo “Le ragioni di una scelta: dalla condivisione alla parteci-pazione - testimonianze”, in cui è stata data la parola ai ragazzi che hanno par-tecipato al RYPEN – le cui impressioni

conclusive sull’evento, rese spontanea-mente, sono state positive e costruttive per le prossime edizioni.

Abbiamo tirato fuori emozioni che non avremmo mai immaginato di racconta-re - ha concluso Greta Greco, Presiden-te del Club Interact Lamezia Terme-Re-ventino - e siamo orgogliosi che questo primo RYPEN abbia creato le fonda-menta di amicizie solide e durature.

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In questo articolo parleremo delle SPA con ADELE CAUTERUCCIO SPA MANAGER E DOCENTE DI ESTETICA DELLA SCUOLA APPE DI LAMEZIA TERME DIRETTA DA FRANCO CALIDONNA.IL 15/03/2015 nella magica terra di Puglia madre di tutte le SPA, si è svolto il corso di formazione che ha visto impegnate le allieve estetiste di terzo anno della scuola APPE. Un corso che ha sottolineato l’importanza dell’estetica nella società moderna e la sua continua evoluzione.Il corso è stato tenuto dalla Dott.ssa Annapaola Scrimieri “ nota SPA MANAGER” e dalla SPA MANAGER Cauteruccio Adele.Nella prima fase le allieve hanno avuto una introduzione sulle SPA trattando i seguenti punti: • Che cos’è una SPA• Tipologie di SPA ( SPA BASSA, SPA LUSSO,

SPA MEDIO/ALTA)• Il funzionamento• Il perché delle differenze• Cenni di Marketing

Nella seconda fase le allieve hanno visitato le tre Spa che rispondevano pienamente ai requisiti suddetti.

La prima SPA visitata è stata il MAXXI ZONE di Taranto ( SPA BASSA) , contenente un gran numero di persone nel percorso in acqua, con una piccola zona relax, e cabine molto piccole per trattamenti brevi, fatte apposta per il cliente che non ha tanto tempo da concedersi.

Il passaggio successivo è stato per le allieve molto importante. Un passaggio fatto a caso, si è passati appunto da una SPA BASSA ad una SPA di LUSSO per far capire loro la netta differenza.

La seconda SPA visitata è stata PALAZZO GATTINI di Matera ( SPA LUSSO). Un vero paradiso di relax, classe, stile, riservatezza e lusso dove tutto è all’insegna dell’alta professionalità.Qui le allieve sono rimaste molto suggestionate da questo scenario meraviglioso e dove dentro di loro è nata ancora di più la voglia di arrivare in alto con la loro preparazione.

L’ultimo passaggio è stato quello di portare le ragazze in una SPA medio - alta , e da qui loro hanno capito realmente le differenze che ci sono e gli obbiettivi di ognuna.

La Terza SPA visitata è stata LA CHIUSA DI CHIETRI di Alberobello ( SPA MEDIO- ALTA ).Lodevole il percorso in acqua, dotato di idromassaggio, cascate per la cervicale,

percorso kneip, inoltre oltre al solito bagno turco qui hanno potuto conoscere il bagno romano.Questa SPA punta molto ad una entrata di massa nel percorso in acqua, ma il suo obbiettivo è quello di lavorare molto sui massaggi; infatti dalle loro brochure si è notato la vasta scelta sui massaggi.

Le allieve, prima di entrare nel mondo del lavoro, per completare la loro formazione, potranno frequentare il loro tirocinio in una delle SPA visitate scegliendo quella più congeniale alla loro personalità e vocazione.La scuola APPE organizzerà, a breve, corsi per SPA manager presso la propria sede.Rivolgiamo qualche domanda alla docente Adele Cauteruccio che ha affiancato le allieve in questo percorso formativo in Puglia.

Qual è stato il suo personale percorso di formazione professionale?Il mio percorso di formazione è iniziato in un centro benessere termale, dove per tre mesi sono stata operatore in cabina e dopo ho avuto la promozione a responsabile del centro che all’inizio funzionava solo come beauty center. Dopo qualche anno il centro è stato ampliato diventando una spa e vi sono rimasta ancora per altri cinque anni sempre sotto la mia direzione.

Da quanto tempo è insegnante della scuola Appe?Io sono docente della scuola Appe da circa due anni. La mia esperienza come docente

in realtà è iniziata già da un po’ di anni, sono stata infatti tutor e docente in più scuole di estetica in Italia.

Di cosa si occupa nello specifico?Io non ho mai voluto un centro perché i miei obbiettivi sono stati sempre altri. Quello che più mi appassiona è la formazione e le Spa dalla loro nascita. Questa passione infatti mi ha portata qualche anno fa a frequentare un master a Taranto in Spa manager, dove li ho capito davvero il livello della mia passione sulle Spa. Da lì per me si è aperto un mondo, non ci

sono parole per spiegare quello che si prova quando si vede nascere e creare una Spa

La cosa che più l’appassiona, come ha detto sono le Spa, come le definisce?Le Spa sono l’evoluzione dell’estetica e del benessere; in poche parole il nostro futuro.

Quanto tipi di Spa esistono?La tipologia delle Spa è vasta. Le Spa si distinguono dal targhet: bassa- medio alta- lusso , Day Spa, che le troviamo negli aeroporti, atelier di Armani, Versace e poi le coffee Spa che troviamo in città . Queste Spa sono rivolte alle persone che lavorano negli uffici e dove nella pausa pranzo vogliono rilassarsi.

Quali sono gli sbocchi professionali per le allieve che escono dalla scuola Appe?Le allieve oltre a poter fare stage nelle Spa possono frequentare anche il master in Spa manager dove mi impegnerò a trasmettere loro la mia passione sulle Spa.

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