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1 L’andamento del mercato fondiario e degli affitti in Italia nel 2015 A cura dell’Ufficio Stampa

L'andamento del mercato fondiario e degli affitti in Italia nel 2015

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L’andamento del mercato fondiario e

degli affitti in Italia nel 2015

A cura dell’Ufficio Stampa

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Terreni agricoli, quotazioni in flessione L'annuale indagine Crea evidenzia un calo dei prezzi per il quarto anno consecutivo, seppure di entità lieve.

Si conferma il ritorno dei giovani alla terra, e la riduzione dei terreni convertiti alla produzione di energia

alternativa Paola Jadeluca

La terra da zappare, quella agricola, costa sempre di meno. Nel 2015 è diminuito per il quarto anno

consecutivo ritornando sotto la soglia dei 20.000 euro per ettaro, come media nazionale. E' quanto rileva

l'indagine annuale Crea, Consiglio per la ricerca in agricoltura e per l'analisi dell'economia agraria. Un

quadro articolato delle dinamiche del settore, che spazia dai trend delle quotazioni alla flessione dei terreni

convertiti alla produzione di energia, fino alle dinamiche degli affiti e delle compravendite.

Da anni gli operatori segnalano una stasi del mercato fondiario e una progressiva flessione dei valori

fondiari, che però resta contenuta, in media -0,8% rispetto al 2014, segnala Crea. I ribassi maggiori si sono

registrati nelle zone di pianura e nelle regioni settentrionali: un trend controtendenza rispetto a quanto

avvenuto in passato, quando la forbice dei prezzi della terra era particolarmente marcata soprattutto nel

confronto tra Nord e Sud.

Grazie agli elevati livelli raggiunti dai valori fondiari nelle regioni del Nord (mediamente da due a quattro

volte superiori a quelli registrati nel Centro-Sud) il patrimonio fondiario è concentrato per il 61% in queste

regioni, malgrado la superficie agricola rappresenti il 36% della SAU nazionale. I valori fondiari più alti si

riscontrano in tre regioni (Veneto, Trentino Alto Adige e Liguria), dove le colture di pregio - viticole in

particolare -, la scarsità di superfici agricole (Trentino Alto Adige e Liguria) e la dispersione urbanistica

(Veneto) hanno portato i prezzi a livelli difficilmente compatibili con l'effettiva redditività agricola.

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Proprio il rapporto tra prezzo della terra e rendimento economico potrebbe essere la chiave per interpretare

l'attuale andamento dei valori fondiari. L'aggiustamento delle quotazioni, sostanzialmente stabili se non in

flessione dalla fine dello scorso decennio, potrebbe essere valutato anche in senso positivo, dato che

consentirebbe agli imprenditori più dinamici di aumentare la dimensione aziendale tramite l'acquisto di terra

e, va sottolineato, anche di rinforzare il patrimonio generato dal risparmio familiare. In realtà, malgrado la

progressiva riduzione del prezzo della terra, l'attività di compravendita continua ad essere molto al di sotto di

quanto si registrava fino al 2005, con un numero di atti notarili che si conferma inferiore di oltre il 40%

rispetto a dieci anni prima.

Secondo gli operatori intervistati, l'accesso al credito viene considerato uno dei maggiori fattori limitanti per

quanti sono interessati all'acquisto, anche se grazie ai tassi di interesse sempre più contenuti e alla rinnovata

disponibilità degli istituti bancari si nota negli ultimi due anni un incremento significativo delle erogazioni di

mutui che stanno gradualmente recuperando i livelli raggiunti nel periodo pre-crisi. È probabile che la scarsa

attività di compravendita sia dovuta, più che altro, alle continue difficoltà di alcuni comparti produttivi

(grandi colture, latte e carne ad esempio), alla volatilità dei mercati agricoli e alle incognite sul futuro della

Politica Agricola Comune che aumentano l'incertezza e deprimono l'interesse dei potenziali investitori. In un

simile contesto quanti desiderano aumentare la scala aziendale si orientano verso l'affitto - che continua a

crescere - che richiede impegni finanziari inferiori e si caratterizza per una maggiore flessibilità.

Una nota parzialmente positiva viene dal confronto tra prezzi correnti e inflazione. In sostanza sembra

essersi progressivamente affievolita la tendenza alla riduzione in termini reali - al netto dell'inflazione - del

patrimonio fondiario. Infatti con tassi di inflazione vicini allo zero potrebbe venir meno anche la ricerca di

beni immobili come bene rifugio. Peraltro uno degli effetti in controtendenza riguarda il rinnovato interesse

di grandi investitori per realtà agricole di grande pregio - in genere cantine di zone DOC molto rinomate -,

stimolato dalla ricerca di rendimenti più attraenti rispetto ai tassi di interessi del mercato obbligazionario, ma

senza il rischio di un'improvvisa svalutazione del capitale.

Tabella 1 - Evoluzione dei valori fondiari medi (migliaia di euro per ettaro, 2014)

Z o n a A l t i m e t r i c a Totale In %

Montagna Montagna Collina Collina Pianura sul 2014

interna litoranea interna litoranea

Nord-ovest 5,8 17,2 24,7 96,8 33,2 26,1 -1,2

Nord-est 29,9 - 43,5 30,5 44,1 40,6 -1,4

Centro 9,7 24,0 14,9 16,6 22,6 14,9 -0,4

Meridione 6,4 9,8 12,1 17,1 17,7 12,9 0,1

Isole 5,7 7,1 7,5 8,8 14,1 8,5 0,3

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Totale 11,8 8,9 15,6 14,7 31,4 19,9 -0,8

In % sul 2014 0,0 0,2 -0,2 -0,1 -1,4 -0,8

Fonte: CREA-PB, Banca Dati dei Valori Fondiari.

NB: I dati presenti in questa tabella non sono confrontabili con quelli pubblicati negli anni precedenti a

seguito di un aggiornamento della Banca dati dei valori fondiari.

La crisi di liquidità ha consolidato il ruolo dell’affitto come principale strumento di ampliamento delle

dimensioni aziendali, in particolare nelle regioni settentrionali dove il mercato degli affitti ha registrato

un'accentuata dinamica con domanda in crescita e superiore all’offerta, soprattutto per terreni dedicati a

colture di pregio. Cala invece, rispetto al passato, l’interesse per i terreni da destinare a colture energetiche

con canoni tendenzialmente al ribasso, molto probabilmente per la riduzione degli incentivi destinati al

settore.

Nelle regioni centrali gli operatori segnalano un mercato in leggera ripresa molto probabilmente per effetto

dell’attivazione delle nuove misure dei Programmi di Sviluppo Rurale (PSR), in particolare per quelle

relative al pacchetto giovani. Anche in queste regioni si segnala un tendenziale calo dell’interesse a investire

nel comparto bioenergetico, mentre sono sempre più diffusi i contratti di coltivazione tra imprese che

gestiscono impianti energetici e agricoltori per la fornitura della biomassa. Condizione, quest’ultima, che ha

in parte affievolito il ruolo dei contoterzisti come principali attori della domanda di terreni a destinazione

agroenergetica. Situazione in ripresa anche nel Mezzogiorno, sebbene l’offerta tenda sempre a prevalere

sulla domanda. Anche in questi casi l’incremento di terreni da condurre in affitto è legato soprattutto a

giovani imprenditori che usufruiscono degli aiuti previsti nei Psr.

La più recente Indagine sulla struttura delle aziende agricole dell’Istat ha evidenziato un ulteriore aumento

delle superfici in affitto tra il 2010 e il 2013 (+7%), che si attestano a 5,9 milioni di ettari (il 42% della SAU

totale), di cui circa 1 milione di ettari in uso gratuito. Gli incrementi sono stati uniformi in tutte le

circoscrizioni, sebbene in termini percentuali questi siano stati più evidenti nelle regioni del Mezzogiorno

(+8%), seguite da quelle settentrionali (+6,5%) e centrali (+6%). Tuttavia la quota complessiva di SAU

condotta in affitto rimane concentrata maggiormente nel Nord Italia. Considerando la distribuzione per zona

altimetrica, le aree collinari hanno evidenziato i maggiori incrementi di SAU condotta in affitto (+11%)

seguite da quelle pianeggianti (+6%) e montane (+2%).

Per quanto riguarda lo scenario futuro, le attese sono soprattutto legate all’attivazione delle varie misure dei

PSR che ormai tutte le Regioni hanno in programma a partire dal 2016. In particolare gli operatori si

attendono un generale incremento della domanda da parte di giovani imprenditori che beneficiano delle

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misure previste dal pacchetto giovani, oltre che dai beneficiari dei pagamenti agro-climatico-ambientali.

D'altro canto a livello strutturale si attende un ulteriore ridimensionamento delle piccole aziende per via della

continua fuoriuscita dal settore di conduttori marginali con un conseguente aumento dell’offerta soprattutto

nelle aree più interne. L’andamento dei canoni è invece legato ai prezzi dei prodotti agricoli. Da segnalare

l'attivismo di molte Regioni che hanno approvato la creazione di apposite "banche della terra", al fine di

mettere sul mercato degli affitti soprattutto terreni incolti o non utilizzati. Si tratta di iniziative lodevoli ma

tuttora frenate da alcune difficoltà organizzative nell'applicazione delle nuove norme.

“L’indagine sul mercato fondiario, che il CREA annualmente elabora sin dagli anni cinquanta – ha

commentato a latere Salvatore Parlato, Commissario Straordinario del CREA - conferma una sostanziale

stasi del mercato e una diminuzione dei prezzi dei terreni, seppur contenuta. D'altra parte la frenata delle

quotazioni può consentire agli imprenditori più dinamici di approfittare di buone occasioni per ampliare la

superficie aziendale e consolidare il patrimonio fondiario accumulato finora. Inoltre, l’attivazione – ha

concluso – dei nuovi PSR lascia ben sperare per il futuro anche per un aumento delle superfici in affitto a

favore dei giovani agricoltori e di quanti sono interessati a promuovere un'agricoltura sostenibile e di

qualità con le nuove misure agro-climatico-ambientali”.

______________________________________________________________________

L'indagine sul mercato fondiario curata dal CREA-PB è disponibile in

Internet: http://web.inea.it:8080/mercato-fondiario. Un'analisi dettagliata verrà pubblicata nel volume

CREA (2016) Annuario dell'agricoltura italiana, Volume LXIX, Consiglio per la ricerca in agricoltura e

l'analisi dell'economia agraria, Roma.

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#Ilprezzodellaterra vale sempre meno Da quattro anni valori in calo. Solo 20mila euro (media) per un ettaro

8 novembre 2016

Nicola Dante Basile

La proprietà fondiaria in Italia vale sempre

meno. Sotto i 20mila euro in media per ettaro, secondo quanto risulta

dall’ultima indagine promossa dal Consiglio nazionale per la ricerca e l’analisi

economica in agricoltura (Crea). Da cui emerge pure che sono quattro anni che il

prezzo flette e che nel 2015, a seguito di un ulteriore calo dello 0,8%, il valore

medio nazionale è sceso appunto sotto 20mila euro.

Nonostante questo, le compravendite calano a picco (-40% in dieci anni), mentre

si intensificano i contratti di affitto. Un quadro, viene da dire, che ha tanti punti

in comune con quanto abbondantemente noto nel settore immobiliare. Con la

differenza che in agricoltura i ribassi più consistenti si sono avuti nelle zone di

pianura e soprattutto nelle regioni settentrionali.

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La spiegazione di questa dinamica è dovuta, secondo il Crea, al fatto che negli

anni passati i valori fondiari del nord sono cresciuti mediamente da due a

quattro volte in più rispetto a quanto verificatosi nelle aree del centro-sud. Si

aggiunga pure che nel settentrione a fronte del 61% del patrimonio fondiario

nazionale, la superficie agricola vera e propria rappresenta il 36% della SAU

nazionale.

Un altro dato curioso che emerge dall’indagine, è che i prezzi più alti si

riscontrano in tre regioni (Veneto, Trentino Alto Adige e Liguria), dove le colture

di pregio – viticole in particolare -, la scarsità di superfici agricole e la

dispersione urbanistica (Veneto) hanno spinto i prezzi a livelli incompatibili con

l’effettiva redditività agricola.

Meno compreavendite e più affitti

Tutto questo ha finito per raffreddare l’attività di

compravendita dei terreni, che comunque continua a essere molto al di sotto di

quanto accadeva fino al 2005: da allora risulta che il numero degli atti notarili

sia diminuito di oltre il 40 per cento. Va da sé che non è solo il prezzo elevato dei

terreni a frenare l’attività di compravendita.

Semmai altre ragioni hanno avuto e hanno il loro peso. Ovvero, difficoltà

strutturali di alcuni comparti produttivi (carni, lattiero caseario …), volatilità dei

mercati agricoli, incognite sul futuro della Pac. Tutti fattori che aumentano

l’incertezza e deprimono l’interesse dei potenziali investitori. In un simile

contesto quanti desiderano aumentare la scala aziendale si orientano verso

l’affitto. Che, invece, continua a crescere.

Infatti, il perdurare della crisi di liquidità nel 2015 ha – secondo il Crea –

consolidato il ruolo dell’affitto come principale strumento di ampliamento delle

dimensioni aziendali. In particolare nelle regioni settentrionali, dove il mercato

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degli affitti ha registrato un’accentuata dinamica con domanda in crescita e

superiore all’offerta, soprattutto per terreni dedicati a colture di pregio.

Nelle regioni centrali si segnala un mercato in leggera ripresa, in parte generato

dall’attivazione delle nuove misure dei Programmi di Sviluppo Rurale (PSR), in

particolare per quelle relative al pacchetto giovani.

Situazione in ripresa anche nel Mezzogiorno, sebbene l’offerta tenda sempre a

prevalere sulla domanda. Anche in questi casi l’incremento di terreni da

condurre in affitto è legato soprattutto a giovani imprenditori che usufruiscono

degli aiuti previsti nei PSR.

Infine, da una recente nota dell’Istat sulla struttura delle aziende agricole in

Italia, si rileva che nella Penisola tra il 2010 e il 2013 ci sia stato un aumento del

7% delle superfici agricole date in affitto: il dato assoluto riferisce 5,9 milioni di

ettari (il 42% della SAU totale), di cui circa 1 milione di ettari in uso gratuito.

°°°°°

Tabella 1 – Evoluzione dei valori fondiari medi (migliaia di euro per ettaro,

2014)

Z o n a A l t i m e t r i c a Totale In %

Montagna Montagna Collina Collina Pianura

sul 2014

interna litoranea interna litoranea

Nord-ovest 5,8 17,2 24,7 96,8 33,2 26,1 -1,2 Nord-est 29,9 – 43,5 30,5 44,1 40,6 -1,4 Centro 9,7 24,0 14,9 16,6 22,6 14,9 -0,4 Meridione 6,4 9,8 12,1 17,1 17,7 12,9 0,1 Isole 5,7 7,1 7,5 8,8 14,1 8,5 0,3 Totale 11,8 8,9 15,6 14,7 31,4 19,9 -0,8 In % sul 2014 0,0 0,2 -0,2 -0,1 -1,4 -0,8

Fonte: CREA-PB, Banca Dati dei Valori Fondiari.

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AGRICOLTURA: CREA, PREZZO TERRENI IN CALO

ROMA (ITALPRESS) - Il prezzo della terra nel 2015 e' diminuito per il quarto anno consecutivo ritornando sotto la soglia dei 20.000 euro per ettaro, come media nazionale. L'indagine annuale CREA conferma le attese degli operatori che ormai da anni segnalano una stasi del mercato fondiario e una progressiva flessione dei valori fondiari (in media -0,8%

rispetto al 2014), anche se rimane tutto sommato su livelli molto contenuti. Grazie agli elevati livelli raggiunti dai valori fondiari nelle regioni del Nord (mediamente da due a quattro volte superiori a quelli registrati nel Centro-Sud) il patrimonio fondiario e' concentrato per il 61% in queste regioni, malgrado la superficie agricola rappresenti il 36% della SAU nazionale. Malgrado la progressiva riduzione del prezzo della terra, l'attivita' di compravendita continua ad essere molto al di sotto di quanto si registrava fino al 2005, con un numero di atti notarili che si conferma inferiore di oltre il 40% rispetto a dieci anni prima. Secondo gli operatori intervistati, l'accesso al credito viene considerato uno dei maggiori fattori limitanti per quanti sono interessati all'acquisto, anche se grazie ai tassi di interesse sempre piu' contenuti e alla rinnovata disponibilita' degli istituti bancari si nota negli ultimi due anni un incremento significativo delle erogazioni di mutui. Una nota parzialmente positiva viene dal confronto tra prezzi correnti e inflazione. In sostanza sembra essersi progressivamente affievolita la tendenza alla riduzione in termini reali - al netto dell'inflazione - del patrimonio fondiario. (ITALPRESS) - (SEGUE). ads/com 08-Nov-16 13:01 NNNN

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AGRICOLTURA: CREA, PREZZO TERRENI IN CALO - 2 Il perdurare della crisi di liquidita' nel 2015 ha consolidato il ruolo dell'affitto come principale strumento di ampliamento delle dimensioni aziendali, in particolare nelle regioni settentrionali dove il mercato degli affitti ha registrato un'accentuata dinamica con domanda in crescita e superiore all'offerta, soprattutto per terreni dedicati a colture di pregio. Cala invece, rispetto al passato, l'interesse per i terreni da destinare a colture energetiche con canoni tendenzialmente al ribasso. Situazione in ripresa anche nel Mezzogiorno, sebbene l'offerta tenda sempre a prevalere sulla domanda. Anche in questi casi l'incremento di terreni da condurre in affitto e' legato soprattutto a giovani imprenditori che usufruiscono degli aiuti previsti nei PSR. Per quanto riguarda il futuro, le attese sono soprattutto legate all'attivazione delle varie misure dei PSR. In particolare gli operatori si attendono un generale incremento della domanda da parte di giovani imprenditori che beneficiano delle misure previste dal pacchetto giovani, oltre che dai beneficiari dei pagamenti agro-climatico-ambientali. "L'indagine sul mercato fondiario - conferma una sostanziale stasi del mercato e una diminuzione dei prezzi dei terreni, seppur contenuta", commenta Salvatore Parlato, commissario straordinario del Crea. "D'altra parte, la frenata delle quotazioni puo' consentire agli imprenditori piu' dinamici di approfittare di buone occasioni per ampliare la superficie aziendale e consolidare il patrimonio fondiario accumulato finora. Inoltre, l'attivazione dei nuovi PSR lascia ben sperare per il futuro anche per un aumento delle superfici in affitto a favore dei giovani agricoltori e di quanti sono interessati a promuovere un'agricoltura sostenibile e di qualita' con le nuove misure agro-climatico-ambientali", conclude. (ITALPRESS). ads/com 08-Nov-16 13:01 NNNN

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Agricoltura: Crea, in calo dello 0,8% il prezzo dei terreni

martedì 08 novembre 2016 - 13:13

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Roma, 08 nov - Il prezzo

della terra nel 2015 e' diminuito per il quarto anno

consecutivo ritornando sotto la soglia dei 20mila euro per

ettaro, come media nazionale. L'indagine annuale Crea, l'Ente

di ricerca del ministero Politiche agricole, conferma le

attese degli operatori che ormai da anni segnalano una stasi

del mercato fondiario e una progressiva flessione dei valori

fondiari (in media -0,8% rispetto al 2014), anche se rimane

tutto sommato su livelli molto contenuti. I ribassi maggiori

si sono registrati nelle zone di pianura e nelle regioni

settentrionali, a conferma di un'evoluzione delle quotazioni

in controtendenza, negli ultimi anni, con quanto avvenuto nel

passato quando la forbice dei prezzi della terra era

particolarmente marcata soprattutto nel confronto tra Nord e

Sud.

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Agricoltura: Crea, in calo dello 0,8% il prezzo dei terreni -2-

martedì 08 novembre 2016 - 13:31

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Roma, 08 nov - Grazie

agli elevati livelli raggiunti dai valori fondiari nelle

regioni del Nord (mediamente da due a quattro volte superiori

a quelli registrati nel Centro-Sud) il patrimonio fondiario

e' concentrato per il 61% in queste regioni, malgrado la

superficie agricola rappresenti il 36% della Sau nazionale. I

valori fondiari piu' alti si riscontrano in tre regioni

(Veneto, Trentino Alto Adige e Liguria), dove le colture di

pregio - viticole in particolare -, la scarsita' di superfici

agricole (Trentino Alto Adige e Liguria) e la dispersione

urbanistica (Veneto) hanno portato i prezzi a livelli

difficilmente compatibili con l'effettiva redditivita'

agricola. Proprio il rapporto tra prezzo della terra e

rendimento economico, sottolinea l'indagine del Crea,

potrebbe essere la chiave per interpretare l'attuale

andamento dei valori fondiari.

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Agricoltura: Crea, in calo dello 0,8% il prezzo dei terreni -3-

martedì 08 novembre 2016 - 13:32

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Roma, 08 nov -

L'aggiustamento delle quotazioni, sostanzialmente stabili se

non in flessione dalla fine dello scorso decennio - spiega

ancora l'indagine dell'Ente di ricerca -, potrebbe essere

valutato anche in senso positivo, dato che consentirebbe agli

imprenditori piu' dinamici di aumentare la dimensione

aziendale tramite l'acquisto di terra e, va sottolineato,

anche di rinforzare il patrimonio generato dal risparmio

familiare. In realta', malgrado la progressiva riduzione del

prezzo della terra, l'attivita' di compravendita continua ad

essere molto al di sotto di quanto si registrava fino al

2005, con un numero di atti notarili che si conferma

inferiore di oltre il 40% rispetto a dieci anni prima

Secondo gli operatori intervistati, l'accesso al credito

viene considerato uno dei maggiori fattori limitanti per

quanti sono interessati all'acquisto, anche se grazie ai

tassi di interesse sempre piu' contenuti e alla rinnovata

disponibilita' degli istituti bancari si nota negli ultimi

due anni un incremento significativo delle erogazioni di

mutui che stanno gradualmente recuperando i livelli raggiunti

nel periodo pre-crisi.

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Agricoltura: Crea, in calo dello 0,8% il prezzo dei terreni -4-

martedì 08 novembre 2016 - 13:32

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Roma, 08 nov - Secondo il

Crea inoltre e' probabile che la scarsa attivita' di

compravendita sia dovuta, piu' che altro, alle continue

difficolta' di alcuni comparti produttivi (grandi colture,

latte e carne ad esempio), alla volatilita' dei mercati

agricoli e alle incognite sul futuro della Politica agricola

comune che aumentano l'incertezza e deprimono l'interesse dei

potenziali investitori. In un simile contesto quanti

desiderano aumentare la scala aziendale si orientano verso

l'affitto - che continua a crescere - che richiede impegni

finanziari inferiori e si caratterizza per una maggiore

flessibilita'. Una nota parzialmente positiva viene dal

confronto tra prezzi correnti e inflazione. In sostanza

sembra essersi progressivamente affievolita la tendenza alla

riduzione in termini reali - al netto dell'inflazione - del

patrimonio fondiario. Infatti con tassi di inflazione vicini

allo zero potrebbe venir meno anche la ricerca di beni

immobili come bene rifugio. Peraltro uno degli effetti in

controtendenza riguarda il rinnovato interesse di grandi

investitori per realta' agricole di grande pregio - in genere

cantine di zone Doc molto rinomate -, stimolato dalla ricerca

di rendimenti piu' attraenti rispetto ai tassi di interessi

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del mercato obbligazionario, ma senza il rischio di

un'improvvisa svalutazione del capitale.

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Analisi del mercato fondiario in Italia. Crea: prezzo per ettaro scende sotto soglia di 20mila euro Il prezzo della terra cala per il quarto anno consecutivo

di Agricolae 1700 20 ore fa fonte AGV NEWS/AGRICOLAE Roma

Roma, 17:00 - 20 ore fa (AGV NEWS)

Il prezzo della terra nel 2015 è diminuito per il quarto anno consecutivo

ritornando sotto la soglia dei 20.000 euro per ettaro, come media nazionale.

L'indagine annuale CREA conferma le attese degli operatori che ormai da

anni segnalano una stasi del mercato fondiario e una progressiva flessione

dei valori fondiari (in media -0,8% rispetto al 2014), anche se rimane tutto

sommato su livelli molto contenuti. I ribassi maggiori si sono registrati nelle

zone di pianura e nelle regioni settentrionali, a conferma di un'evoluzione

delle quotazioni in controtendenza, negli ultimi anni, con quanto avvenuto nel

passato quando la forbice dei prezzi della terra era particolarmente marcata

soprattutto nel confronto tra Nord e Sud.

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Grazie agli elevati livelli raggiunti dai valori fondiari nelle regioni del Nord

(mediamente da due a quattro volte superiori a quelli registrati nel Centro-

Sud) il patrimonio fondiario è concentrato per il 61% in queste regioni,

malgrado la superficie agricola rappresenti il 36% della SAU nazionale. I

valori fondiari più alti si riscontrano in tre regioni (Veneto, Trentino Alto Adige

e Liguria), dove le colture di pregio - viticole in particolare -, la scarsità di

superfici agricole (Trentino Alto Adige e Liguria) e la dispersione urbanistica

(Veneto) hanno portato i prezzi a livelli difficilmente compatibili con l'effettiva

redditività agricola.

Proprio il rapporto tra prezzo della terra e rendimento economico potrebbe

essere la chiave per interpretare l'attuale andamento dei valori fondiari.

L'aggiustamento delle quotazioni, sostanzialmente stabili se non in flessione

dalla fine dello scorso decennio, potrebbe essere valutato anche in senso

positivo, dato che consentirebbe agli imprenditori più dinamici di aumentare la

dimensione aziendale tramite l'acquisto di terra e, va sottolineato, anche di

rinforzare il patrimonio generato dal risparmio familiare. In realtà, malgrado la

progressiva riduzione del prezzo della terra, l'attività di compravendita

continua ad essere molto al di sotto di quanto si registrava fino al 2005, con

un numero di atti notarili che si conferma inferiore di oltre il 40% rispetto a

dieci anni prima.

Secondo gli operatori intervistati, l'accesso al credito viene considerato uno

dei maggiori fattori limitanti per quanti sono interessati all'acquisto, anche se

grazie ai tassi di interesse sempre più contenuti e alla rinnovata disponibilità

degli istituti bancari si nota negli ultimi due anni un incremento significativo

delle erogazioni di mutui che stanno gradualmente recuperando i livelli

raggiunti nel periodo pre-crisi. È probabile che la scarsa attività di

compravendita sia dovuta, più che altro, alle continue difficoltà di alcuni

comparti produttivi (grandi colture, latte e carne ad esempio), alla volatilità dei

mercati agricoli e alle incognite sul futuro della Politica Agricola Comune che

aumentano l'incertezza e deprimono l'interesse dei potenziali investitori. In un

simile contesto quanti desiderano aumentare la scala aziendale si orientano

verso l'affitto - che continua a crescere - che richiede impegni finanziari

inferiori e si caratterizza per una maggiore flessibilità.

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Una nota parzialmente positiva viene dal confronto tra prezzi correnti e

inflazione. In sostanza sembra essersi progressivamente affievolita la

tendenza alla riduzione in termini reali - al netto dell'inflazione - del patrimonio

fondiario. Infatti con tassi di inflazione vicini allo zero potrebbe venir meno

anche la ricerca di beni immobili come bene rifugio. Peraltro uno degli effetti

in controtendenza riguarda il rinnovato interesse di grandi investitori per

realtà agricole di grande pregio - in genere cantine di zone DOC molto

rinomate -, stimolato dalla ricerca di rendimenti più attraenti rispetto ai tassi di

interessi del mercato obbligazionario, ma senza il rischio di un'improvvisa

svalutazione del capitale.

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Terreni: Crea, 20.000 euro per

ettaro e' stasi mercato

fondiario

(AGI) - Roma, 8 nov. - Il prezzo della terra nel 2015 e' diminuito per il quarto anno

consecutivo ritornando sotto la soglia dei 20.000 euro per ettaro, come media nazionale.

L'indagine annuale CREA conferma le attese degli operatori che ormai da anni segnalano

una stasi del mercato fondiario e una progressiva flessione dei valori fondiari (in media -

0,8% rispetto al 2014), anche se rimane tutto sommato su livelli molto contenuti. I ribassi

maggiori si sono registrati nelle zone di pianura e nelle regioni settentrionali, a conferma di

un'evoluzione delle quotazioni in controtendenza, negli ultimi anni, con quanto avvenuto nel

passato quando la forbice dei prezzi della terra era particolarmente marcata soprattutto nel

confronto tra Nord e Sud.

Grazie agli elevati livelli raggiunti dai valori fondiari nelle regioni del Nord (mediamente da

due a quattro volte superiori a quelli registrati nel Centro-Sud) il patrimonio fondiario e'

concentrato per il 61% in queste regioni, malgrado la superficie agricola rappresenti il 36%

della SAU nazionale. I valori fondiari piu' alti si riscontrano in tre regioni (Veneto, Trentino

Alto Adige e Liguria), dove le colture di pregio - viticole in particolare -, la scarsita' di

superfici agricole (Trentino Alto Adige e Liguria) e la dispersione urbanistica (Veneto)

hanno portato i prezzi a livelli difficilmente compatibili con l'effettiva redditivita' agricola.

Proprio il rapporto tra prezzo della terra e rendimento economico potrebbe essere la chiave

per interpretare l'attuale andamento dei valori fondiari. L'aggiustamento delle quotazioni,

sostanzialmente stabili - continua l'analisi del Crea - se non in flessione dalla fine dello

scorso decennio, potrebbe essere valutato anche in senso positivo, dato che consentirebbe

agli imprenditori piu' dinamici di aumentare la dimensione aziendale tramite l'acquisto di

terra e, va sottolineato, anche di rinforzare il patrimonio generato dal risparmio familiare. In

realta', malgrado la progressiva riduzione del prezzo della terra, l'attivita' di compravendita

continua ad essere molto al di sotto di quanto si registrava fino al 2005, con un numero di

atti notarili che si conferma inferiore di oltre il 40% rispetto a dieci anni prima.

Secondo gli operatori intervistati, l'accesso al credito viene considerato uno dei maggiori

fattori limitanti per quanti sono interessati all'acquisto, anche se grazie ai tassi di interesse

sempre piu' contenuti e alla rinnovata disponibilita' degli istituti bancari si nota negli ultimi

due anni un incremento significativo delle erogazioni di mutui che stanno gradualmente

recuperando i livelli raggiunti nel periodo pre-crisi. E' probabile che la scarsa attivita' di

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compravendita sia dovuta, piu' che altro, alle continue difficolta' di alcuni comparti

produttivi (grandi colture, latte e carne ad esempio), alla volatilita' dei mercati agricoli e alle

incognite sul futuro della Politica Agricola Comune che aumentano l'incertezza e deprimono

l'interesse dei potenziali investitori. In un simile contesto quanti desiderano aumentare la

scala aziendale si orientano verso l'affitto - che continua a crescere - che richiede impegni

finanziari inferiori e si caratterizza per una maggiore flessibilita'.

Una nota parzialmente positiva viene dal confronto tra prezzi correnti e inflazione. In

sostanza sembra essersi progressivamente affievolita la tendenza alla riduzione in termini

reali - al netto dell'inflazione - del patrimonio fondiario. Infatti con tassi di inflazione vicini

allo zero potrebbe venir meno anche la ricerca di beni immobili come bene rifugio. Peraltro

uno degli effetti in controtendenza riguarda il rinnovato interesse di grandi investitori per

realta' agricole di grande pregio - in genere cantine di zone DOC molto rinomate -, stimolato

dalla ricerca di rendimenti piu' attraenti rispetto ai tassi di interessi del mercato

obbligazionario, ma senza il rischio di un'improvvisa svalutazione del capitale. (AGI)

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ANALISI SUL MERCATO FONDIARIO. CREA: IL PREZZO DELLA TERRA NEL 2105 CALA SOTTO I 20MILA EURO A ETTARO

Pubblicato il 08/11/2016 at 16:58

Il prezzo della terra nel 2015 è diminuito per il quarto anno consecutivo ritornando sotto la soglia dei 20.000 euro per ettaro, come media nazionale. L’indagine annuale CREA conferma le attese degli operatori che ormai da anni segnalano una stasi del mercato fondiario e una progressiva flessione dei valori fondiari (in media -0,8% rispetto al 2014), anche se rimane tutto sommato su livelli molto contenuti. I ribassi maggiori si sono registrati nelle zone di pianura e nelle regioni settentrionali, a conferma di un’evoluzione delle quotazioni in controtendenza, negli ultimi anni, con quanto avvenuto nel passato quando la forbice dei prezzi della terra era particolarmente marcata soprattutto nel confronto tra Nord e Sud.

Grazie agli elevati livelli raggiunti dai valori fondiari nelle regioni del Nord (mediamente da due a quattro volte superiori a quelli registrati nel Centro-Sud) il patrimonio fondiario è concentrato per il 61% in queste regioni, malgrado la superficie agricola rappresenti il 36% della SAU nazionale. I valori fondiari più alti si riscontrano in tre regioni (Veneto, Trentino Alto Adige e Liguria), dove le colture di pregio – viticole in particolare -, la scarsità di superfici agricole (Trentino Alto Adige e Liguria) e la dispersione urbanistica (Veneto) hanno portato i prezzi a livelli difficilmente compatibili con l’effettiva redditività agricola.

Proprio il rapporto tra prezzo della terra e rendimento economico potrebbe essere la chiave per interpretare l’attuale andamento dei valori fondiari. L’aggiustamento delle quotazioni, sostanzialmente stabili se non in flessione dalla fine dello scorso decennio, potrebbe essere valutato anche in senso positivo, dato che consentirebbe agli imprenditori più dinamici di aumentare la dimensione aziendale tramite l’acquisto di terra e, va sottolineato, anche di rinforzare il patrimonio generato dal risparmio familiare. In realtà, malgrado la progressiva riduzione del prezzo della terra, l’attività di compravendita continua ad essere molto al di sotto di quanto si registrava fino al 2005, con un numero di atti notarili che si conferma inferiore di oltre il 40% rispetto a dieci anni prima.

Secondo gli operatori intervistati, l’accesso al credito viene considerato uno dei maggiori fattori limitanti per quanti sono interessati all’acquisto, anche se grazie ai tassi di interesse sempre più contenuti e alla rinnovata disponibilità degli istituti bancari si nota negli ultimi due anni un incremento significativo delle

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erogazioni di mutui che stanno gradualmente recuperando i livelli raggiunti nel periodo pre-crisi. È probabile che la scarsa attività di compravendita sia dovuta, più che altro, alle continue difficoltà di alcuni comparti produttivi (grandi colture, latte e carne ad esempio), alla volatilità dei mercati agricoli e alle incognite sul futuro della Politica Agricola Comune che aumentano l’incertezza e deprimono l’interesse dei potenziali investitori. In un simile contesto quanti desiderano aumentare la scala aziendale si orientano verso l’affitto – che continua a crescere – che richiede impegni finanziari inferiori e si caratterizza per una maggiore flessibilità.

Una nota parzialmente positiva viene dal confronto tra prezzi correnti e inflazione. In sostanza sembra essersi progressivamente affievolita la tendenza alla riduzione in termini reali – al netto dell’inflazione – del patrimonio fondiario. Infatti con tassi di inflazione vicini allo zero potrebbe venir meno anche la ricerca di beni immobili come bene rifugio. Peraltro uno degli effetti in controtendenza riguarda il rinnovato interesse di grandi investitori per realtà agricole di grande pregio – in genere cantine di zone DOC molto rinomate -, stimolato dalla ricerca di rendimenti più attraenti rispetto ai tassi di interessi del mercato obbligazionario, ma senza il rischio di un’improvvisa svalutazione del capitale.

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Terreni: Crea, 20.000 euro per ettaro e' stasi mercato fondiario

Pubblicata il: 8/11/2016 Fonte: WWW.AGI.IT

Roma, 8 nov. - Il prezzo della terra nel 2015 e' diminuito per il quarto

anno consecutivo ritornando sotto la soglia dei 20.000 euro per ettaro,

come media nazionale. L'indagine annuale CREA conferma le attese

degli operatori che ormai da anni segnalano una stasi del mercato

fondiario e una progressiva flessione dei valori fondiari (in media -0,8%

rispetto al 2014), anche se rimane tutto sommato

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Terreni: Crea, 20.000 euro per ettaro e' stasi mercato fondiario

AGI 20 ore fa

Il prezzo della terra nel 2015 e' diminuito per il quarto anno consecutivo ritornando sotto la soglia dei 20.000 euro per ettaro, come media nazionale. L'indagine annuale CREA conferma le attese degli operatori che ormai da anni segnalano una stasi ... Leggi la notizia

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GEOMETRA.info

Mercato fondiario, il prezzo della terra cala per il 4° anno consecutivo

Dall'analisi annuale del Crea sul mercato fondiario e degli affitti in Italia emerge la conferma del trend già avviato da 3 anni a questa parte Redazione 9 novembre 2016

Il prezzo della terra nel 2015 è diminuito per il quarto anno consecutivo ritornando sotto la soglia dei 20mila euro per ettaro, come media nazionale. A riportarlo è l’indagine annuale del Crea sul mercato fondiario e degli affitti, riferita al 2015. L’indagine Crea conferma le attese degli operatori che ormai da anni segnalano una stasi del mercato fondiario e una progressiva flessione dei valori fondiari (in media -0,8% rispetto al 2014), anche se rimane tutto sommato su livelli molto contenuti. I ribassi maggiori si sono registrati nelle zone di pianura e nelle regioni settentrionali, a conferma di un’evoluzione delle quotazioni in controtendenza, negli ultimi anni, con quanto avvenuto nel passato quando la forbice dei prezzi della terra era particolarmente marcata soprattutto nel confronto tra Nord e Sud.

Grazie agli elevati livelli raggiunti dai valori fondiari nelle regioni del Nord(mediamente da due a quattro volte superiori a quelli registrati nel Centro-Sud) il patrimonio fondiario è concentrato per il 61% in queste regioni, malgrado la superficie agricola rappresenti il 36% della SAU nazionale. I valori fondiari più alti si riscontrano in tre regioni (Veneto, Trentino Alto Adige e Liguria), dove le colture di pregio – viticole in particolare -, la scarsità di superfici agricole (Trentino Alto Adige e Liguria) e la dispersione urbanistica (Veneto) hanno portato i prezzi a livelli difficilmente compatibili con l’effettiva redditività agricola.

Proprio il rapporto tra prezzo della terra e rendimento economico potrebbe essere la chiave per interpretare l’attuale andamento dei valori fondiari. L’aggiustamento delle quotazioni, sostanzialmente stabili se non in flessione dalla fine dello scorso decennio, potrebbe essere valutato anche in senso positivo, dato che consentirebbe agli imprenditori più dinamici di aumentare la dimensione aziendale tramite l’acquisto di terra e, va sottolineato, anche di rinforzare il patrimonio generato dal risparmio familiare. In realtà, malgrado la progressiva riduzione del prezzo della terra, l’attività di compravendita continua ad essere molto al di sotto di quanto si registrava fino al 2005, con un numero di atti notarili che si conferma inferiore di oltre il 40% rispetto a dieci anni prima.

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Secondo gli operatori intervistati, l’accesso al credito viene considerato uno dei maggiori fattori limitanti per quanti sono interessati all’acquisto, anche se grazie ai tassi di interesse sempre più contenuti e alla rinnovata disponibilità degli istituti bancari si nota negli ultimi due anni un incremento significativo delle erogazioni di mutui che stanno gradualmente recuperando i livelli raggiunti nel periodo pre-crisi. È probabile che la scarsa attività di compravendita sia dovuta, più che altro, alle continue difficoltà di alcuni comparti produttivi (grandi colture, latte e carne ad esempio), alla volatilità dei mercati agricoli e alle incognite sul futuro della Politica Agricola Comune che aumentano l’incertezza e deprimono l’interesse dei potenziali investitori. In un simile contesto quanti desiderano aumentare la scala aziendale si orientano verso l’affitto – che continua a crescere – che richiede impegni finanziari inferiori e si caratterizza per una maggiore flessibilità.

Una nota parzialmente positiva viene dal confronto tra prezzi correnti e inflazione. In sostanza sembra essersi progressivamente affievolita la tendenza alla riduzione in termini reali – al netto dell’inflazione – del patrimonio fondiario. Infatti con tassi di inflazione vicini allo zero potrebbe venir meno anche la ricerca di beni immobili come bene rifugio. Peraltro uno degli effetti in controtendenza riguarda il rinnovato interesse di grandi investitori per realtà agricole di grande pregio – in genere cantine di zone DOC molto rinomate -, stimolato dalla ricerca di rendimenti più attraenti rispetto ai tassi di interessi del mercato obbligazionario, ma senza il rischio di un’improvvisa svalutazione del capitale.

Fonte: Crea-PB, Banca dati dei valori fondiari.

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Fonte: Crea-PB, Banca Dati dei Valori Fondiari.

I dati presenti in questa tabella non sono confrontabili con quelli pubblicati negli anni precedenti a seguito di un aggiornamento della Banca dati dei valori fondiari.

Il perdurare della crisi di liquidità nel 2015 ha consolidato il ruolo dell’affitto come principale strumento di ampliamento delle dimensioni aziendali, in particolare nelle regioni settentrionali dove il mercato degli affitti ha registrato un’accentuata dinamica con domanda in crescita e superiore all’offerta, soprattutto per terreni dedicati a colture di pregio. Cala invece, rispetto al passato, l’interesse per i terreni da destinare a colture energetiche con canoni tendenzialmente al ribasso. Nelle regioni centrali gli operatori segnalano un mercato in leggera ripresa molto probabilmente per effetto dell’attivazione delle nuove misure dei Programmi di Sviluppo Rurale (PSR), in particolare per quelle relative al pacchetto giovani. Anche in queste regioni si segnala un tendenziale calo dell’interesse a investire nel comparto bioenergetico, mentre sono sempre più diffusi i contratti di coltivazione tra imprese che gestiscono impianti energetici e agricoltori per la fornitura della biomassa. Condizione, quest’ultima, che ha in parte affievolito il ruolo dei contoterzisti come principali attori della domanda di terreni a destinazione agroenergetica. Situazione in ripresa anche nel Mezzogiorno, sebbene l’offerta tenda sempre a prevalere sulla domanda. Anche in questi casi l’incremento di terreni da condurre in affitto è legato soprattutto a giovani imprenditori che usufruiscono degli aiuti previsti nei PSR. Per le stesse ragioni sono sempre più diffusi i contratti regolarizzati e stipulati secondo i patti in deroga.

La più recente Indagine sulla struttura delle aziende agricole dell’ISTAT ha evidenziato un ulteriore aumento delle superfici in affitto tra il 2010 e il 2013 (+7%), che si attestano a 5,9 milioni di ettari (il 42% della SAU totale), di cui circa 1 milione di ettari in uso gratuito. Gli incrementi sono stati uniformi in tutte le circoscrizioni, sebbene in termini percentuali questi siano stati più evidenti nelle regioni del Mezzogiorno (+8%), seguite da quelle settentrionali (+6,5%) e centrali (+6%). Tuttavia la quota complessiva di SAU condotta in affitto rimane concentrata maggiormente nel Nord Italia. Considerando la distribuzione per zona altimetrica, le aree collinari hanno evidenziato i maggiori incrementi di SAU condotta in affitto (+11%) seguite da quelle pianeggianti (+6%) e montane (+2%).

Per quanto riguarda il futuro, le attese sono soprattutto legate all’attivazione delle varie misure dei PSR che ormai tutte le Regioni hanno in programma a partire dal 2016. In

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particolare gli operatori si attendono un generale incremento della domanda da parte di giovani imprenditori che beneficiano delle misure previste dal pacchetto giovani, oltre che dai beneficiari dei pagamenti agro-climatico-ambientali. D’altro canto a livello strutturale si attende un ulteriore ridimensionamento delle piccole aziende per via della continua fuoriuscita dal settore di conduttori marginali con un conseguente aumento dell’offerta soprattutto nelle aree più interne. L’andamento dei canoni è invece legato ai prezzi dei prodotti agricoli. Da segnalare l’attivismo di molte Regioni che hanno approvato la Creazione di apposite “banche della terra”, al fine di mettere sul mercato degli affitti soprattutto terreni incolti o non utilizzati. Si tratta di iniziative lodevoli ma tuttora frenate da alcune difficoltà organizzative nell’applicazione delle nuove norme.

“L’indagine sul mercato fondiario, che il Crea annualmente elabora sin dagli anni cinquanta – ha commentato a latere Salvatore Parlato, Commissario Straordinario del Crea – conferma una sostanziale stasi del mercato e una diminuzione dei prezzi dei terreni, seppur contenuta. D’altra parte la frenata delle quotazioni può consentire agli imprenditori più dinamici di approfittare di buone occasioni per ampliare la superficie aziendale e consolidare il patrimonio fondiario accumulato finora. Inoltre, l’attivazione – ha concluso – dei nuovi PSR lascia ben sperare per il futuro anche per un aumento delle superfici in affitto a favore dei giovani agricoltori e di quanti sono interessati a promuovere un’agricoltura sostenibile e di qualità con le nuove misure agro-climatico-ambientali”.

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Terreni: Crea, 20.000 euro per ettaro e' stasi mercato fondiario (Di martedì 8 novembre 2016) (AGI) - Roma, 8 nov. - Il prezzo della terra nel 2015 e' diminuito per il quarto anno consecutivo ritornando sotto la soglia dei 20.000 euro per ettaro, come media nazionale. L'indagine annuale Crea ...