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GIOVANNA'S L'angelo d'estate

L'angelo di Ferragosto

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Un esperienza diretta di una signora italiana riguardo a un argomento molto discusso. Il racconto vero di un estate indimenticabile. ATTENZIONE: PER ADULTI - FOR ADULTS ONLY

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Page 1: L'angelo di Ferragosto

GIOVANNA'S

L'angelo d'estate

Page 2: L'angelo di Ferragosto

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©Giovanna S. - 2014

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Page 3: L'angelo di Ferragosto

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Page 4: L'angelo di Ferragosto

Indice dei contenuti

Prologo

ANNUS MIRABILIS

L'ANGELO D'AGOSTO

Uno

Due

Tre

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Page 5: L'angelo di Ferragosto

PROLOGO

Avevo trovato l’utile e il dilettevole ed ero

grata al

destinoche mi aveva concesso quel colpo di

fortuna.Insomma, quell’estate avevo vinto

uno “stage” presso un importante albergo

della capitale, una notizia capitata

all’improvviso, tra capo e collo, e proprio

non avrei saputo come risolvere la

questione dell’alloggio. Per fortuna, ne

parlai al telefono con mia madre dalla

stanza che condividevo, a Milano, con

Monica la mia collega alla IULM.

Monica era di origine calabrese e, una

volta capita la mia esigenza, esternò tutto il

suo entusiasmo, poi mi raccomandò di

aspettare l’indomani perchè, forse, aveva

una risposta ai mio problema.

E fu proprio così: Monica, che da quel

giorno divenne la mia “Fata Madrina”, con

un tocco di -bacchetta magica, fece di me

una ragazza fortunata.

A Roma, ai Parioli, ci viveva la sua vecchia

nonna con il figlio, scapolone e zio della mia

amica. Ora il caso volle che lo zio di Monica

volesse da tempo fare un viaggio in

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Page 6: L'angelo di Ferragosto

America, per andare a trovare i cugini che

non vedeva da anni.

Quale occasione migliore? La nonna non

avrebbe mai accettato in caso una badante,

era una tipa all’antica, ma sarebbe stata

felice di ospitare me, la migliore amica della

sua nipotina preferita!

Insomma, il puzzle si ricompose e il

lunedì successivo ero a Roma, in una

bellissima casa padronale, a poche fermate

di bus dall’Hotel Cavour, dove avrei

lavorato per le prossime quindici settimane.

La nonna di Monica era una signora

anziana, non brutta, di un’età indefinita che

di certo superava i settanta. Adesso, l’età

doveva averla un po’ piegata ma da giovane

doveva essere stata alta, bruna e fiera, come

le donne del suo paese.

Era bruna e, probabilmente, dava ai

capelli una botta di tintura, il viso aveva

poche rughe e una bella pelle, che sembrava

sempre abbronzata.

Gli occhi verdi aggiungevano un tocco di

dolcezza al suo sguardo saggio e a volte

melanconico.

Era molto riservata e fu un’ospite

impeccabile. In quei pochi giorni mi

affezionai talmente a lei, ne fui talmente

conquistata che, alla fine, le chiesi se potevo

chiamarla zia.

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Page 7: L'angelo di Ferragosto

Lei finse di pensarci su un momento e poi

acconsentì allegra:

- Certo, zia sì ma non nonna! Non come

quella maleducata di Monica che si ostina a

pensare che sono una vecchia! – ridemmo

insieme pensando a Monica, anche lei

impegnata, da qualche parte nel mondo, a

tentare di costruirsi un futuro decente.

Due cose mi sono rimaste impresse della

signora Stefania: la sua cucina eccellente e il

racconto che mi fece una sera,

sorprendendomi talmente che, ancora

adesso, mi riesce difficile immaginare

come, la vecchia nonnina, si fosse potuta

“dar da fare” in maniera talmente

spregiudicata, da meritarsi l’appellativo di

“angelo del Ferragosto”.

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Page 8: L'angelo di Ferragosto

ANNUS MIRABILIS

Annus Mirabilis

La rivoluzione sessuale, iniziò

(forse un po’ tardi per me)

nel 'novecentosessantatre:

quando il romanzo di Lady Chatterley

uscì dalla clausura

e il primo LP dei Beatles

passò la censura!

Fino a quell'anno

il piacere non era godimento

ma una specie di patto per l'anello,

una promessa di fidanzamento.

Il pudore mi prese a sedici anni

e contagiò per tanto la mia vita.

Poi si risolse ogni tenzone

e appianammo la situazione,

ogni vita riprese valore

ognuno era importante, finalmente.

Tutti vincemmo,

non si perdeva più niente.

La gente era felice, ecco perchè

fu stupendo il 'novecentosessantatre

(forse un po' tardi ma lo fu anche per me)

quando il romanzo di Lady Chatterley

uscì dalla clausura

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Page 9: L'angelo di Ferragosto

e il primo LP dei Beatles

passò la censura!

(Libera traduzione da: Annus mirabilis di

Philip Larkin, by Giovanna)

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Page 10: L'angelo di Ferragosto

L'ANGELO D'AGOSTOVolontariato

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Page 11: L'angelo di Ferragosto

UNO

Ora ti racconto un fatto che ormai

appartiene al mio

“passato remoto”, un po’ per il piacere di

farlo, perchè voi giovani credete sempre che

tutto il mondo lo avete inventato voi! Non è

così, figlia mia, come dice la Bibbia: non c’è

nulla di nuovo sotto il sole. E voglio

parlartene anche per una forma di piccola

vendetta personale nei confronti di mio

marito che, ormai, è all’altro mondo a

sbrigarsela da solo.

Non l’ho mai raccontato e ora, con te ne

ho l’occasione... raccontare è importante,

perchè, altrimenti, qualsiasi cosa è come se

non fosse mai successa.

Mio marito era un affermato

professionista calabrese; un bell’uomo di

buona famiglia e, a modo suo, bravo padre e

(secondo la mentalità disgustosa e antiquata

che ci circondava) anche buon marito.

Il mio “bravo” marito però non sapeva che

uno dei suoi amici di gioventù era gay, a

quei tempi, in un paesino della Sila, quello

era un argomento taboo.

Amedeo mi era molto affezionato sin da

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Page 12: L'angelo di Ferragosto

ragazzo. Mi confidava tutto e mi avvertiva

anche quando “il maritino” stava per

combinare qualche marachella.

Grazie alle sue soffiate, all’inizio del

matrimonio, riuscii a beccarlo mentre si

stava organizzando qualche avventura con

la puttanella di turno.

In linea di massima lo perdonavo, anche

perchè in Sila fare i separati in casa a

vent’anni, per una donna... è dura.

Per il turismo è sempre stata una zona

meravigliosa: Camigliatello, Spezzano, San

Giovanni in Fiore ma nei lunghi inverni,

soprattutto allora che andare sulla neve era

per pochi, c’era solo solitudine e silenzio.

Poi, dopo un periodo di quiete, me l’ha

fatta veramente sporca e da allora siamo

stati in sostanza divisi, per quasi dieci anni.

Praticamente mi ero scordata persino

come si fa, all’amore.

Si ragazza mia, anche io sono stata bella,

desiderata e... e tutto il resto.

Comunque, il mio congiunto

(approfittando del fatto che ero impegnata e

addolorata per un male di mio padre,

culminato con una difficile operazione) si

scopava la babysitter, una ragazzotta di

paese, appena maggiorenne.

Difficile immaginarla come donna, con le

sue calze pesanti e i guanciotti arrossati

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Page 13: L'angelo di Ferragosto

dalla vita naturale; difficile immaginarla

interessante, per un uomo come lui. Un

professionista affermato che, volendo,

avrebbe potuto permettersi veramente di

meglio ma non finisce qui.

Tornata da Torino, stanca, distrutta, al

paese trovai lui nero e lei disperata.

La ragazza mi raccontò che un giovane

l’aveva messa incinta e adesso non poteva

dirlo a casa, altrimenti il padre l’avrebbe

uccisa.

Ne parlai con mio marito ma lui, che in

quel periodo la detestava, disse che era solo

una “zoccola”, niente a che vedere con

una“santa” donna come me.

E così, “la santa”, che era una donna adulta

ma abbastanza ingenua, ebbe pena della

ragazza.

Mi feci carico del suo guaio ben

conoscendo la mentalità retrograda di quei

piccoli centri di montagna. Alla fine, grazie

alle mie amicizie e sacrificandomi

personalmente (ed economicamente)

riuscimmo a farla abortire pur di non

negarle un futuro, altrimenti la giovane

sarebbe stata segnata a vita.

Pochi giorni dopo il fattaccio, mi accorsi

che tutti erano ritornati felici e contenti,

compreso mio marito, che aveva per me

mille attenzioni.

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Page 14: L'angelo di Ferragosto

Qualche mese più tardi gli comunicai che

Teresa, la ragazza, a casa non serviva più:

che fare?

Lui prese la palla al balzo e disse:

- Sai che possiamo fare? Adesso che con i

miei soci abbiamo aperto lo studio più

grande, la posso far assumere da noi, tanto

lei il diploma se l’è già preso! –

Soluzione perfetta pensai: ormai avevo

preso a cuore la situazione della “povera

pastorella indifesa”.

Dopo un anno però, il mondo mi crollò

addosso!

Amedeo, il nostro amico gay, litigò di

brutto con mio marito e per togliersi la

pietra dalla scarpa, mi fece una telefonata di

fuoco.

- Guarda io non avevo avuto il coraggio di

dirtelo – affermò – perchè tu sei una brava

donna e non volevo farti più male di quanto

già ne hai ricevuto, ma ti avverto: guardati

intorno perchè, come diciamo noi, ti hanno

messo in mezzo!

Ricordati solo questo, tuo marito è un

vero porco! –

Come un velo di nebbia che si dirada,

dinanzi a me la verità venne a galla. Feci un

po’ d’indagini discrete e scoprii, un po’ alla

volta, il nido di vespe su cui ero stata seduta,

senza accorgermi di nulla.

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Page 15: L'angelo di Ferragosto

Morale della favola: mio marito aveva

sedotto la ragazza, nonostante avesse

venticinque anni di più; quando avevo

seguito mio padre a Torino, se l’erano

spassata talmente che l’aveva messa incinta

e, dulcis in fundo, io stessa, ignara di tutto,

l’avevo aiutata per liberarsi del bambino:

cosa che mi ripugnava, dal punto di vista

morale e religioso.

Adesso che lei lavorava al suo studio,

erano veri e propri amanti e se la godevano

come due piccioncini.

Chissà quante grasse risate si erano fatti

alle mie spalle. Che stupida ero stata.

Piantai un enorme casino, li minacciai di

brutto e la storia finì.

Passai poi un lungo, brutto, periodo

chiusa in casa a piangere e a soffrire,

ripensando a ciò che avevo vissuto.

I rapporti con mio marito erano sempre

tesi e abbiamo dormito divisi per anni.

Anche lui prese una brutta botta. Finita la

storia malefica con quella ragazza, che lo

aveva fatto sentire un “giovanotto” e che, tra

l’altro, gli aveva spillato un sacco di

quattrini, si era ritrovato, solo e malvisto.

Il paese è piccolo, la gente parla e la sua

tresca era diventata di dominio pubblico.

Avevo undici anni meno di lui e,

nonostante tutto, ero una donna molto

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Page 16: L'angelo di Ferragosto

apprezzata.

Avevo un corpo e ben proporzionato. La

vita sana e l’aria buona mi avevano donato

un fisico tonico e formoso.

Le gravidanze mi avevano riempito e fatta

più donna: vestivo in maniera classica, mai

volgare, e portavo sempre la gonna. Allora

che le ragazze andavano in giro in Jeans

sformati e di pessimo gusto, le mie gambe

nervose, trattenute dalle calze di seta nere, e

le scarpe eleganti attraevano gli sguardi

vogliosi, persino quelli dei più giovani.

Poi, un bel giorno, arrivò la telefonata che

mi cambiò la vita.

Era padre Fulvio, un prete che si occupava

di volontariato nel mondo dei disabili, lo

avevo conosciuto a Torino, nell’ospedale.

Era tutto contento perchè mi doveva fare

una bella sorpresa: padre Fulvio era in

Calabria, a Siderno Marina.

C’ero stata un paio di volte, c’era un mare

stupendo e un panorama mozzafiato.

L’associazione di padre Fulvio

organizzava ogni anno delle settimane di

colonia, per i giovani con difficoltà.

Mi pregò di scuotermi dal mio torpore e

di andarlo a trovare per passare una

giornata diversa. Volli spezzare la catena e

uscire finalmente dalle mie quattro mura,

così pochi giorni dopo, accompagnata da

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Page 17: L'angelo di Ferragosto

una mia amica, raggiunsi Siderno e

passammo veramente una bella giornata.

Nel salutarci, il prete mi fece una

proposta: perchè non rendermi utile agli

altri facendo del volontariato?

Insomma, mi chiese di occuparmi per le

due settimane successive, aiutando i ragazzi

del prossimo turno.

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Page 18: L'angelo di Ferragosto

DUE

Non risposi subito di sì, nonostante tutto

sono sempre una

donna all’antica e volevo parlarne con

mio marito.

Lui si mostrò entusiasta, non sopportava

più tanta tensione e sperava che, rompendo

la routine, qualcosa sarebbe cambiato anche

tra noi due.

Così, nel mese di Agosto, partii con il mio

borsone, come una studentessa alle prime

armi. Portai perfino il costume da bagno...

era tanto che non andavo al mare, chissà

magari trovavo anche il tempo per fare un

tuffo.

Avevo avuto anche un maschietto, così mi

feci coraggio e non ebbi nessuna remora a

trattare con quei giovani, purtroppo

disagiati a causa di varie patologie.

Da loro imparai che l’allegria e la gioia di

vivere si può trovare anche con poco,

imparai ad apprezzare le piccole cose, che

sono sempre le più belle.

Di giorno li aiutavo insieme alle altre

“sorelle”, ci chiamavano così, come fossimo

monache.

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Page 19: L'angelo di Ferragosto

Collaboravo anche a lavarli, li

accompagnavo a fare i bisogni, controllavo

che tutto fosse in efficienza per non

procurare loro ulteriore disagio.

Di sera poi, dopo cena, si parlava a lungo,

specialmente con i più grandi e capii che la

cosa che più gli mancava, era il sesso.

Scoprii che molti si eccitavano

continuamente e si arrangiavano come

potevano.

Ce n’era uno, Samuele, un ragazzo di

ventisei anni, che appena lo toccavo si

eccitava. Lavargli le parti intime non era

facile, perchè il suo pisello, diventava

gigantesco e duro e non sapevo come

piegarglielo nella vasca del bidet.

La situazione, dopo il primo imbarazzo,

divenne comica e ogni volta ci facevamo un

sacco di risate.

In me però, nasceva anche una certa

eccitazione, perchè erano anni che non

facevo niente; quelle risate servivano anche

a esorcizzare il mio turbamento.

Una mattina mentre andavo a fa la spesa

con Colomba, una donna della mia età ma

esperta di volontariato, portai la discussione

sull’argomento: come si comportavano loro

con i ragazzi maschi, quando questi si

eccitavano?

- Beh, cara mia, ognuna si comporta come

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Page 20: L'angelo di Ferragosto

sente, non esiste una regola... sono giovani e,

nonostante tutto, molti hanno le loro

pulsioni: arrapano come chiunque, lo sai

no?– e mi lanciò uno sguardo d’intesa.

- Con un po’ di discrezione, se te la senti,

puoi fare come fanno tante altre... potresti

dargli una mano. – Esitai per un poco, poi

capii:

- Ah, una mano... una mano nel vero

senso della parola? – e con le dita mimai il

gesto di chi tira una sega a un maschio.

Colomba rise di gusto: - Brava, hai capito

al volo! –

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Page 21: L'angelo di Ferragosto

TRE

Due giorni dopo, a Ferragosto,

organizzammo la brace sulla

spiaggia, portammo una chitarra e

cenammo tutti in allegria.

Più tardi, la maggior parte tornò alla

pensione, mentre alcuni dei giovani più

grandi insistettero per restare almeno per

quella notte, sull’arenile.

Mi offrii di far loro da assistente e mi

lasciarono il vecchio pulmino Volkswagen

per ritirarci a nostro piacimento.

Anche Samuele volle rimanere. Eravamo

in quattro: due ragazzi, una ragazza ed io.

Chiacchierammo, giocammo e alla fine si

doveva pagare pegno: io persi

indecorosamente.

Era tardi e sulla spiaggia non c’era quasi

nessuno... lontano qualche altro falò si

spegneva, mentre i nottambuli se ne

andavano via.

Il buio e l’allegria si resero complici delle

nostre parole, il pegno divenne sfida; la sfida

divenne tenzone, poi fu un continuo duello

di... “e tu? e io; e te la senti, e non te la

senti...” eccetera eccetera.

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Page 22: L'angelo di Ferragosto

Insomma alla fine io ero la pesante

signora borghese, che si finge emancipata,

perchè è di moda negli anni sessanta... ma

che non avrebbe saputo uscirsene dai luoghi

comuni.

Incapace di trasgredire... incapace di

godersela in libertà e schiava dei suoi taboo!

Così, il mio pegno prese una piega

inaspettata: dovevo avere il coraggio di

toccare il membro di Samuele davanti agli

altri due.

Per stemperare l’atmosfera, mentre

arrossivo nell’oscurità, dissi:

- E che ci vuole: è una settimana che glielo

tocco... – e risi – Caccialo fuori, su,

vediamolo questo pisellino! – lo presi anche

in giro.

- No! – intervenne la ragazza – Devi farlo

tu... deve fare tutto da sola, giusto? – disse,

cercando la complicità dei suoi amici.

Accettai e mi spostai lentamente verso la

sedia di tela su cui stava seduto il ragazzo.

D’un tratto si fece silenzio e tutti si

divennero attenti ai miei gesti.

Con gli occhi bassi e col cuore che batteva

all’impazzata, m’inginocchiai davanti a

Samuele e iniziai delicatamente ad

armeggiare con i bottoni del pantaloncino.

Il suo cazzo, da sotto, gonfiava la patta

tendendo la stoffa sottile. Lo sentivo sotto le

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Page 23: L'angelo di Ferragosto

dita.

Piano piano lo liberai e adesso il suo

affare svettava, duro come la pietra.

Nel buio sembrava una grossa melanzana.

Lo sfiorai con la punta delle dita:

- Ecco, toccato. Avete visto, no? – dissi,

fingendo di aver terminato il mio compito

anche se ero certa che la cosa non sarebbe

finita li.

Nonostante il fresco della notte estiva,

dentro di me bruciavo e anche gli altri

ragazzi erano evidentemente eccitati.

- E questo lo chiami toccare? – disse la

ragazza infilando la mano sotto il costume

del giovane accanto a lei:

- Glielo devi prendere tutto in mano, così!

– e anche se non si vedeva bene, si capiva

che aveva raggiunto il cazzo del ragazzo e lo

stringeva forte, agitandolo a destra e a

sinistra, come un manico di scopa.

- Se per te va bene...? – dissi, interrogando

Samuele con lo sguardo. Nei suoi occhi

leggevo la febbre del piacere: lui non

aspettava altro.

Non mi trattenni più... adesso ero un’altra

donna. Tra le gambe sentivo un fuoco, un

desiderio che non avevo mai provato.

L’eccitazione, troppo a lungo sopita, mi

dava la carica e non pensai più a nulla.

Il mondo intorno scomparve: ora

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Page 24: L'angelo di Ferragosto

desideravo solo sentire quel pene turgido e

liscio riempirmi le mani, desideravo solo

donare piacere col mio corpo a quel giovane

che impazziva di desiderio.

Impugnai saldamente il membro, era

caldo, duro, eretto verso l’alto.

Di sotto, poggiava sullo scroto, gonfio e

pieno, morbido come pasta per pizza

appena lievitata.

Toccai tutto, carezzai tutto, volevo

impadronirmi di quelle sensazioni e

gustarmi quel cazzo completamente

estraneo; erano anni che trattenevo i miei

desideri, avevo conosciuto quasi solo il

membro di mio marito, in fondo.

Sapevo masturbare l’uomo, l’avevo

imparato da ragazza: ormai che c’ero era

inutile fermarsi.

Mi misi di fianco, chinata su Samuele e

iniziai a farglielo delicatamente in mano.

Anche la ragazza, stava masturbando il

suo amico, lo faceva con più rabbia, più

veloce, mentre si concedeva un ditalino

pure lei.

La sua mano era nel costume e andava

dentro e fuori col dito, ritmicamente.

Nessuno aveva più grande interesse per

gli altri, ognuno era perso in se stesso alla

ricerca di un piacere fin troppo negato.

- Sublime, sublime... – diceva Samuele,

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Page 25: L'angelo di Ferragosto

irrigidendosi sulla poltroncina.

Io gli tenevo una mano sulla spalla e l’altra

saliva e scendeva, in modo cadenzato, sulla

sua asta che superava in altezza l’ombelico.

Andavo svelta in su e poi di nuovo in giù

ma con attenzione, aveva ancora la pelle

chiusa sul pene e non volevo fargli male.

Stavo ben attenta a far sgusciare solo

parzialmente il grosso glande, rosso e lucido

come un frutto maturo.

- Baciamelo! – mi ordinò senza

controllarsi, io rimasi interdetta. Era una

pratica che non avevo mai approfondito

troppo con mio marito. Lui me lo aveva

chiesto più volte oppure ci aveva provato

ma io lo avevo accontentato poco e male:

temevo il suo giudizio... dopo il piacere. Di

sicuro avrebbe pensato che, sua moglie,

faceva cose da puttana. E a cosa aveva

portato tanto sacrificio? A nulla!

Persi ogni ritegno e ogni rispetto per

quell’uomo che mi aveva fatto tanto male:

ora toccava a me godere.

Decisi di far felice il povero ragazzo; fu

facile, dovetti solo abbassarmi di poco e mi

ritrovai la testa del suo cazzo a pochi

millimetri dalle labbra.

Masturbandolo, il glande mi batteva sulla

bocca, tirai fuori la lingua e lo assaggiai.

Al contatto con quella dolce sfericità sentii

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Page 26: L'angelo di Ferragosto

una gioia elettrica attraversarmi tutta la

schiena e poi esplodere alla base della nuca:

adesso lo volevo e così lo presi,

succhiandolo dentro.

Mi abbassai lentamente, determinata a

prenderlo completamente fino in gola.

Mi sentii invasa, riempita, Samuele

godendosi quel pompino fece il pene ancora

più gonfio.

Per vari minuti nemmeno lo toccai con la

mani, facevo tutto con la bocca, volevo

conoscerlo bene.

Prima lo ingoiai diverse volte, senza

fretta, mentre, dall’ugola, producevo

tantissima saliva e gli gocciolavo addosso

dalla bocca ma non m’importava.

Anche i suoni gutturali di quel lavoro di

bocca erano osceni e arrapanti; accovacciata,

aprii le gambe e tastandomi la figa la trovai

fradicia di liquido trasparente.

Bellissimo.

Mi lasciai andare senza pensare a niente,

volevo solo il cazzo, in quegli istanti.

Farlo per il solo gusto di provare e dare

piacere, senza alcuna implicazione

sentimentale né amore, fu una scoperta

incredibile.

Mi sentivo una porca, credevo di aver

passato il limite, di essere diventata una

depravata e, invece di mortificarmi, questa

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Page 27: L'angelo di Ferragosto

sensazione m’inebriava: mi sentivo forte,

diversa.

A trent’anni passati compresi che il sesso

non s’impara: basta liberare la nostra

naturale libidine per capire tutto e subito.

Capii che il trionfo di quel gioco era il

piacere e che sarebbe stato sancito dallo

spruzzo di Samuele.

Il ragazzo aveva brividi continui e gli

vibravano le mascelle per la goduria.

Non volli esagerare facendolo trattenere

troppo. Spontaneamente glielo presi in

mano e lo masturbai alacremente, mentre

con le labbra non perdevo il contatto col suo

cazzo, mai.

Ci volle poco.

A quella velocità, la sega risultò molto

efficace e quando lui s’inarcò, in un fascio di

nervi tesi, lo sperma passò rapidamente dal

pene alla mia lingua.

Spontaneamente, alle prime gocce di

sborra calda, stavo per sgusciare all’indietro,

come avevo sempre fatto con mio marito...

ma Samuele mi trattenne per la nuca.

Decisi di andare fino in fondo, quella

volta: accettai tutta la sborrata di Samuele!

La mia bocca si riempiva come se ci

spruzzasse dentro della panna spray.

Il ragazzo venne continuamente per quasi

due minuti.

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Page 28: L'angelo di Ferragosto

Mi riempì completamente e, anche se non

avrei voluto, fui costretta a ingoiare una

buona dose di sperma.

Il resto lo sputai sulla rena un attimo dopo

aver finito.

Sedetti sulla sabbia sconvolta, non ero

venuta ma avevo provato un piacere

immenso, sconosciuto, intimo.

L’altra coppia, sdraiati su un telo, stava

scopando come meglio poteva.

Samuele guardava il mare nero, un po’

impacciato ma felice.

Mi prese la mano e restammo così a

lungo, ebbi la sensazione che mi volesse

ringraziare.

Il giorno dopo arrivò anche padre Fulvio

e con lui mi confessai.

Mi diede l’assoluzione molto volentieri e

senza troppi pregiudizi.

Iniziai così la mia “carriera” di angioletto

nelle comunità e, per vari anni, ho dedicato

al volontariato almeno due settimane della

mia estate.

Faccio bene il mio lavoro, m’impegno con

tutta me stessa, specialmente di notte anzi,

la notte direi che tanto angioletto non lo

sono... i ragazzi lo sanno, mi cercano

apposta, soprattutto la notte di Ferragosto.

Con mio marito le cose andarono

meglio... lui non lo sapeva ma avevamo

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Page 29: L'angelo di Ferragosto

pareggiato i conti da tempo.

Delle sue porcate non m’importava più

niente... ero troppo impegnata a organizzare

le mie.

Non mi sento in colpa: tutto ciò che ho

fatto, l’ho fatto a fin di bene.

FINE

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