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L'Attualità Della Ricerca Etnomusicologica - Ignazio Macchiarella_0

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Saggio sulla ricerca entomusicologica

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  • Ignazio Macchiarella, Universit di Cagliari, 2009

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    Attualit della ricerca etnomusicologia

    Ignazio Macchiarella (Universit di Cagliari)

    Negli ultimi tempi, il campo di studi globalmente individuato dal termine

    etnomusicologia ha avuto una vera e propria esplosione, frammentandosi in

    una miriade di approcci teorico-metodologici e di attivit di ricerca. Di fatto, al

    giorno doggi non v uno statuto unanimemente accettato della disciplina, n

    essa viene allo stesso modo definita dagli studiosi che se ne dichiarano

    protagonisti. I suoi piani di interesse e indagine sono quanto mai diversificati e

    di conseguenza la letteratura risulta estremamente abbondante e diversificata:

    variabilit che, in effetti, d spesso lidea di un gran guazzabuglio bench

    rappresenti una risorsa di enorme importanza, ricchissima di riflessioni e di

    spunti sulla diversit del fare musica e quindi del fare cultura del mondo

    contemporaneo.

    Ecco qui di seguito, disordinatamente, delle brevi indicazioni basilari

    sullattualit della ricerca etnomusicologica che spero potranno essere utili per

    chi abbia interesse ad avvicinarsi a questo campo di studi.

    Necessarie trasformazioni

    Fino agli anni Sessanta - Ottanta del Novecento letnomusicologia veniva

    considerata un ramo della musicologia definito in negativo, ossia come una

    disciplina che si occupava di studiare tutto quello che non apparteneva

    allambito della cosiddetta musica colta occidentale. Spesso letnomusicologia

    doveva lottare per conservare una propria identit a fianco della pi

    consolidata e pi elitaria musicologia storica. Questultima dava ben poca

    importanza allo studio delle non occidentali (o esotiche, del cosiddetto

    terzo mondo), studio che era considerato nulla di pi che unattivit semplice

  • Ignazio Macchiarella, Universit di Cagliari, 2009

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    (perch semplici in maniera pregiudiziale erano considerate le musiche del

    resto del mondo) e talvolta dilettevole: insomma una sorta di passatempo

    disimpegnato, giammai paragonabile alla seriet della ricerca sulla musica

    colta, sulle sue fonti scritte, sui grandi compositori e interpreti dellOccidente

    e cos via.

    Negli ultimi tre - quattro decenni le cose sono radicalmente mutate.

    L'etnomusicologia ha cominciato ad acquisire una dignit pari alla musicologia

    storica. Il moltiplicarsi di ricerche sistematiche ha portato alla piena

    consapevolezza della complessit, sia tecnico-formale che simbolico-

    concettuale, di tutte le musiche del mondo, complessit sostanzialmente

    differente da e non commensurabile con quella della musica culta occidentale

    - ragion per cui non ha alcun senso parlare di superiorit di una musica su

    unaltra (Becker 1986). Lestrema variabilit delle espressioni musicali studiate

    ha determinato lo sviluppo di apparati euristici molto complessi ed articolati, su

    base multi/interdisciplinare, indirizzati in prospettiva di dialogo transculturale.

    La necessit di confrontarsi con la variet delle espressioni musicali del mondo

    ha portato a relativizzare lo stesso concetto di musica: come bene evidenzia

    Francesco Giannattasio, si verificato un progressivo passaggio da una

    definizione a priori di musica propria dell'occidente (centro/ vertice piramide)

    alla presa di coscienza dellesistenza di una molteplicit delle musiche da

    interpretare a posteriori nella diversit fra le culture: in altre parole la storia di

    oltre cento anni di studi etnomusicologici pu anche essere letta come la

    cronaca del passaggio da una definizione a priori di musica, basata

    sull'esperienza e le categorie cognitive occidentali, a una nuova griglia

    interpretativa in grado di spiegare a posteriori le profonde e reciproche alterit

    delle diverse culture (Giannattasio 1992, p. 45).

  • Ignazio Macchiarella, Universit di Cagliari, 2009

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    La crescita di importanza delletnomusicologia ha coinciso, ovviamente, con i

    profondi cambiamenti demografici avvenuti in tutto il mondo (soprattutto i

    grandi processi di emigrazione dalle zone povere del mondo verso quelle ricche

    dovuti alle profonde trasformazioni economiche), con il crescere esponenziale

    dello spazio assunto dalle musiche del mondo dapprima nell'ambito nei contesti

    metropolitani occidentali abitati dai gruppi di immigrati, poi nei mass media e

    nel mercato discografico, con linestricabile mescolamento multiculturale che

    oramai si manifesta in ogni parte del mondo (e che costituisce la prospettiva pi

    verosimile per il futuro a dispetto dei rigurgiti xenofobi e razziali di gruppi

    fautori dello status quo come le nostrane camicie verdi).

    Cos come le culture, le musiche del mondo costituiscono unindefinibile variet

    di espressioni che continuamente si trasforma arricchendosi incessantemente di

    nuove, imprevedibili, sconfinate manifestazioni, incrociandosi reciprocamente

    secondo direzioni e con modalit non presagibili ed ogni volta diverse. Mentre

    nuove forme vanno emergendo, linguaggi musicali consolidati si mescolano fra

    di loro - senza alcuna considerazione di barriere fra culture, nazioni, etnie ecc.,

    intanto che forme e stili del passato diventano oggetto di ri-scoperta e/o di

    museificazione e via dicendo.

    In questa situazione letnomusicologia si pone come un metodo, un approccio

    per comprendere tutte le musiche ed il far musica nei contesti dellesecuzione e

    nellambito delle idee ed abilit manifestate da compositori, esecutori ed

    ascoltatori in ci che essi definiscono come situazione musicale (Blacking

    1987, p. 3 traduzione dello scrivente). In altre parole, quindi letnomusicologia

    si propone come prospettiva per studiare e interpretare qualsiasi musica del

    mondo.

    The Study of People Making Music

  • Ignazio Macchiarella, Universit di Cagliari, 2009

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    Una parte importante del campo degli studi etnomusicologici, seguendo la

    fondamentale lezione del grande studioso britannico John Blacking, andata

    spostando la propria attenzione dallindagine della musica come suono a

    quello degli uomini che fanno musica. La musica, nellatto della performance,

    possibile solo se c qualcuno che materialmente la produce a beneficio di

    qualcun altro che ascolta, sulla base di regole grammaticali e codici

    interpretativi condivisi. Il fondamento dei processi essenziali della musica va

    quindi cercato nel corpo umano e nei processi di interazione sociale fra gli

    individui: lo studio di chi fa la musica (music making per Blacking, intendendo

    parimenti produttori e ascoltatori) 1 diviene quindi centrale per comprendere il

    risultato musicale in quanto frutto di pratiche sociali ed elaborazioni

    concettuali.

    Scrive tra laltro Blacking (1986, p. 24-25) Ero stato educato a considerare la

    musica2 come un sistema di organizzazione dei suoni, in cui un insieme

    complesso di regole ed una gamma via via crescente di strutture sonore

    consentite erano state inventate e sviluppate dagli Europei, che si davano per

    dotati di un'eccezionale capacit musicale []. Avevo acquisito un repertorio di

    tecniche compositive ed esecutive e un insieme di valori musicali [in realt]

    indotti dal mio ambiente sociale e culturale allo stesso modo in cui il gusto e le

    abilit di un Venda derivano dalle convinzioni della sua societ. [] I Venda mi

    hanno insegnato che la musica non pu essere cosa a s stante3 e che tutta la

    1 In quanto forma di comunicazione, nella pratica musicale chi emette i suoni (il produttore di musica) ha pari rilievo di chi li riceve (lascoltatore): questultimo non un semplice ricettore ma interagisce con il primo, il quale, a sua volta ne riceve indicazioni di feedback. Nella stragrande maggioranza dei casi, si fa musica per qualcuno (e in mancanza di ascoltatori la musica semplicemente non c - vedi Blacking 1986, 1987 e 1995). 2 John Blacking (1928-1990) stato anche un discreto pianista, prima di dedicarsi (nel 1954) alla ricerca etnomusicologica in gran parte svolta in Sud Africa presso i Venda. 3 Il riferimento allidea sviluppata di musica assoluta sviluppata nel corso dellOttocento negli ambienti della musica colta (segnatamente darea viennese e germanica), secondo cui semplifico molto la musica il prodotto di genialit artistiche staccate dalla realt circostante

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    musica musica popolare [originale: folk music nellaccezione dellaggettivo in

    inglese] nel senso che non pu essere trasmessa o avere significati al di fuori dei

    rapporti sociali. [] sono certo che un approccio antropologico verso tutti i

    sistemi musicali sarebbe molto pi efficace ai fini di una loro comprensione, di

    unanalisi delle strutture sonore prese come entit a s stanti

    Su questa scia, molti etnomusicologi definiscono la propria disciplina proprio

    come lo studio degli uomini che fanno musica o pi in generale della

    musicalit umana (How musical is man? Come musicale luomo? per lappunto,

    il titolo dellopera maggiore di Blacking). Cos, ad esempio, The Study of People

    Making Music la sintetica definizione di etnomusicologia proposta nel British

    Forum for Ethnomusicology. (http://www.thebfe.org.uk/index.php; la definizione

    prosegue: in altre parole, gli etnomusicologi sono interessati nello studio delle

    persone nel loro fare musica cos come nei suoni musicali da loro fatti, e cercano

    di considerare globalmente i processi e contesti attraverso cui e nellambito dei

    quali la musica viene immaginata, discussa e prodotta, e non solamente le

    strutture musicali in s traduzione dello scrivente).

    A sua volta Jeff Titon (2003, p. 9) afferma Mi piace pensare all'etnomusicologia

    come lo studio delle persone che fanno musica. Le persone fanno musica in

    due modi: elaborano o costruiscono un concetto di musica, cio unidea di cosa

    essa sia (e cosa non sia) e di cosa produca; fanno o individuano dei suoni che

    (per intenderci il genio beethoveniano, wagneriano e simili) e che i significati della musica siano immanente ad essa, alla logica musicale della composizione senza alcun riferimento extramusicale. Quasi come retaggio di unonda lunga tardo romantica questa concezione della musica sostanzialmente predominante ancora oggi nel discorrere comune e nei mass media, e viene altres estesa alle forme della popular music, anchessa vista come frutto di opera dingegno individuale (che so, il genio di Mick Jagger, di Fabrizio de Andr, ecc.) che si erge dalla realt circostante, che manifesta la grandezza del musicista-produttore che opererebbe senza tener conto di chi fruisce la sua musica e via dicendo. Naturalmente letnomusicologia ed anche tanta parte degli studi musicologici (torner pi avanti su questo punto) si oppone a concezioni di questo tipo si vedano le brillanti osservazioni di Cook 2005 (un libro piccolo nelle dimensioni, ma ricchissimo nei contenuti e negli spunti di riflessione di cui caldamente consiglio la lettura).

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    essi stessi chiamano musica. Anche se percepiamo la musica come qualcosa l

    fuori nel mondo, la nostra reazione all'ascolto dipende dai concetti che

    associamo a quella data musica, e questi concetti derivano dalle persone (noi

    compresi) che condividono la nostra cultura. In altre parole, la gente fa

    musica in un proprio ambito culturale, associandovi un insieme di idee e di

    attivit. 4

    Per altro verso, va evidenziato che diversi studiosi, negli ultimi anni vanno

    mostrando un certo sentimento di imbarazzo nei confronti del prefisso etno,

    storicamente connotato per indicare ci che loccidente considerava altro da s.5

    Tale prefisso, infatti, continua a riprodurre lidea un sostanziale disequilibrio di

    valori fra una presunta superiorit della cosiddetta musica culta rispetto alle

    altre musiche superiorit concettualmente da rifiutare poich fondata su

    pregiudiziali comparazioni (come prima accennato), rappresentando altres

    rapporti di forza fra colonizzatori e colonizzati (Feld 2004). Numerosi sono

    4 Non posso non far notare come le pi note e frequentate risorse internet propongono definizioni distorte, che (forse) potevano andare bene cinquanta e pi anni fa, imbevute di banalit e luoghi comuni: esemplare il caso della famigerata Wikipedia (consultata il 3 gennaio 2009) dove si legge che la disciplina studia le tradizioni musicali orali di tutti i popoli, quindi sia la musica popolare che colta. [cio?] Viene detta anche musicologia comparata, [?] in quanto uno dei suoi fini il confronto delle musiche dei popoli extraeuropei tra loro e con quelle dei popoli occidentali, anche se tra le due [le due cosa?] esiste una sottile e determinante differenza [?]. Seguono deliranti affermazioni sui popoli arcaici (con capolavori tipo La musica, praticata dai sacerdoti, veniva considerata una prerogativa esclusiva della classe sacerdotale). La versione inglese dello stesso sito, invece, riprende la definizione del pi importante dizionario enciclopedico (The Grove): the study of social and cultural aspects of music and dance in local and global contexts.. La questione naturalmente complessa: come consiglio bene far affidamento a risorse on line che facciano riferimento a societ e centri studi etnomusicologici professionali (per litaliano si pu partire seguendo i link in www.musicaemusiche.org) 5 In realt, linconsistenza concettuale del prefisso etno emerge nella grande lezione di John Blacking, il quale gi nel 1977 sosteneva che all music is folk music intendendo che la musica non pu mai essere una cosa a s stante [...], non pu essere trasmessa o avere un significato al di fuori dei rapporti sociali (Blacking 1986: p. 24). Ogni musica anche quella cosiddetta culta dellOccidente - quindi in certo modo musica etnica dato il suo legame inscindibile con una cultura, ragion per cui il prefisso etno finisce per svuotarsi di contenuti. Con analogo presupposto, qualche tempo fa lo studioso americano Frank Harrison aveva avanzato lidea che qualsiasi ricerca sulla musica (anche quella culta) sia di fatto etnomusicologia (cfr. Porter 1995).

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    pertanto gli studiosi che rifiutano di farvi ricorso, dichiarandosi semplicemente

    musicologi, pi o meno esplicitamente proiettandosi nella prospettiva di

    una musicologia generale (Nattiez 2002/a, p. 677) indirizzata verso lo studio

    della musica come pratica universale, o verso una musicologia della performance

    (Cook 2003).

    La musica qualcosa di pi di una musica

    Per la maggior parte degli etnomusicologi una espressione musicale non una

    semplice combinazione di note: studiare un fatto musicale significa andare al di

    l del dato sonoro, oltre la mera analisi delle strutture formali. Molto

    efficacemente tale prospettiva viene riassunta da una celebre (fra gli addetti ai

    lavori) frase di Gilbert Rouget: La musique, cest toujours beaucoup plus que la

    musique dove il sostantivo musica viene usato con due diverse accezioni: ossia

    la musica (come espressione che significa qualcosa) sempre qualcosa di pi di

    una musica (come combinazione di suoni).

    Semplificando, si potrebbe definire la musica come lintenzione di fare qualcosa

    che sia musica, ossia di usare in un certo modo dei suoni (qualsiasi tipo di suoni

    emessi e costruiti dalluomo, ripresi o adattati dallambiente circostante) per

    creare delle successioni accettate come musica dai membri di un data societ

    e per essi significativi.6 Risultato di complesse regole e comportamenti

    condivisi, qualsiasi pratica musicale il frutto di dense relazioni sociali radicate

    nel tempo, di ricercate elaborazioni collettive: qualcosa di pi di un semplice

    riempire il silenzio con dei suoni, un potente espediente umano spesso al

    centro delle occasioni di incontro comunitario e delle esperienze sociali (Lortat-

    6 Non tutte le culture comunque hanno un concetto di musica paragonabile al nostro: quanto detto vale perci con qualsiasi altro concetto si esprime nelle altre culture il produrre suoni organizzati: vedi Giannattasio 1982 e 2003; nonch il basilare contributo di Merriam 1983 (bench si tratti, purtroppo, di una brutta traduzione in italiano: chi pu si riferisca alloriginale inglese del 1964).

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    Jacob 2007, p. 7), una pratica collettiva concernente degli attori sociali situati

    nellinsieme delle relazioni complesse che animano tutti i gruppi umani.

    La musica, insegnava John Blacking (1986, 1987) legata profondamente ai

    sentimenti e alle esperienze dell'uomo in quanto essere sociale. Le persone

    nelle societ in giro per il mondo usano la musica per creare ed esprimere le

    proprie vite emotive interne [] la musica non una forma darte unitaria ma

    piuttosto il termine si riferisce a tipologie fondamentalmente distinte di attivit

    che soddisfano differenti bisogni e modi di essere umani (Turino 2008, p. 1

    traduzione dello scrivente).

    Linguaggio simbolico per eccellenza, la musica ha la capacit di veicolare, con

    estrema efficacia, significati, valori e immaginari, meglio, forse, di altre

    espressioni culturali. Gli uomini scelgono di inventare e di realizzare la

    musica [] perch il far musica offre una intensit emozionale e una qualit di

    esperienza che molto pi apprezzata di altre attivit sociali Blacking (1995,

    p. 90).

    La musica mette in moto dei processi di significazione complessi, riferibili a dei

    codici condivisi, tratteggianti una semantica composita e mai immediata,7

    spesso misteriosa e controversa, sostanzialmente diversa da cultura a cultura,

    da gruppo a gruppo. Per quanto ne sappiamo, tutte le societ umane

    possiedono musica. Essa universale ma non lo altrettanto il suo significato.

    []. La musica bench sia un fenomeno universale [] trae il suo significato

    dalla cultura. [] Le situazioni musicali, ed anche il concetto di musica

    significano cose differenti e comprendono diverse attivit tra le persone nelle

    varie societ. (Titon 2004, p. 2)

    Scrive bene Nicholas Cook: Ogni musica diversa dallaltra, eppure ogni

    7 Spesso si confonde il significato di un canto con il suo testo verbale: non cos, il testo solo una delle componenti di un brano vocale il cui senso complessivo oltrepassa sempre il contenuto verbale (lequivoco, fra laltro, molto radicato nella considerazione della popular music, per esempio nel caso dei cosiddetti cantautori v. Macchiarella 2007).

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    musica musica. [] Parlare della musica in generale parlare di ci che

    significa e, pi essenzialmente ancora, di come la musica funziona (o potrebbe

    funzionare) come portatrice di significati. Perch la musica non solo qualcosa

    di piacevole da ascoltare. Al contrario, qualcosa di profondamente radicato

    nella cultura umana [] . La musica, in un modo o nellaltro, sembra essere un

    fatto naturale, sembra avere unesistenza indipendente, eppure intrisa di

    valori umani, del nostro senso di cosa sia buono o cattivo, giusto o sbagliato. La

    musica non una cosa che capita: una cosa che facciamo ed ci che ne

    facciamo. La gente pensa per mezzo della musica, decide chi essere con la

    musica, si esprime con la musica [] Musica una parola davvero piccola

    per poter comprendere qualcosa che assume tante forme quante sono le identit

    culturali e sottoculturali. (Cook 2005, p. IX)

    I suoni e le loro combinazioni non significano quindi sempre le stesse cose; una

    stessa combinazione pu essere diversamente considerata allinterno di una

    stessa cultura e ha significati differenti fra culture diverse.8 Nelle due accezioni

    della frase di Rouget citata in apertura di paragrafo, la musica viene compresa

    da chi fa parte del gruppo entro cui si produce. Tutti i membri di un gruppo,

    infatti, nel loro rappresentarsi in quanto tali (ossia nel pensare se stessi come

    membri di un gruppo) condividono, grosso modo, lidea che una data

    combinazione di suoni sia (o non sia) musica ed attribuiscono ad essa dei

    significati in altre parole, credono che un tale brano musicale esprima

    particolari identit sociali, politiche, culturali ecc., e/o rappresenti sentimenti

    (quali gioia, dolore, sofferenza, passione amorosa ecc.), situazioni sociali,

    momenti di vita, rapporti fra individui eccetera, e/o raffiguri divinit, esprima

    il metafisico e cos via per un infinita variet di significati.

    8 Ad esempio, in diverse culture, lidea di virilit si rappresenta anche cantando su registri quanto pi possibile acuti, molto diversamente dalla nostra opinione comune in cui un uomo che canta con voce acuta non richiama certamente lidea di mascolinit.

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    In quanto simbolici, i significati della musica non sono mai circoscrivibili e

    definibili (che so, come le diverse accezioni di una parola sul vocabolario), non

    vengono percepiti allo stesso modo da tutti i membri di un gruppo (basta

    semplicemente pensare, senza andar lontano, ai diversi significati che pu avere

    lascolto dellInno di Mameli per i cittadini italiani), non sono costanti nel

    tempo e non necessariamente hanno a che fare con lintenzionalit del

    produttore della combinazione sonora (si prenda il caso del celebre coro Va

    Pensiero di Giuseppe Verdi, il cui ascolto oggi rinvia a significati ben diversi per

    cui era stato pensato).9 E cos via.

    Qualsiasi espressione musicale va quindi rapportata al proprio contesto

    culturale, alle idee, i comportamenti, lorganizzazione sociale, oggetti, insomma

    a tutto quello che in gruppo umano ha a che fare con la musica: lespressione

    cultura musicale viene solitamente utilizzate proprio per indicare la relazione

    suoni organizzati/cultura (vedi Titon 2004; Giannattasio 1998).

    Qualsiasi cultura musicale deve necessariamente essere studiata nei suoi propri

    termini: 10 cercare di capire come dei suoni vengano combinati e di interpretare

    cosa significhino per chi li combina e per chi li ascolta nel relativo contesto

    culturale, , grosso modo, ci che molti etnomusicologi si sforzano di fare,

    ritengono dessere tenuti a fare. Ci, comunque, con la consapevolezza che in

    9 Naturalmente la questione significato della musica oggetto di una vastissima letteratura al di l di quella comunemente definita etnomusicologica. Un contributo di estrema importanza (di cui in gran conto tiene letnomusicologia nella sua interdisciplinariet) proviene dalla cosiddetta semiologia musicale: come punto di partenza si vedano Nattiez 2002 e Marconi 2001. 10 Ci riguarda anche gli aspetti propriamente tecnici, ossia i suoni e le loro combinazioni. Ciascuna cultura, infatti, ha un proprio sistema musicale, ossia delle regole grammaticali sue proprie, dei meccanismi di selezione e combinazione di suoni, dei procedimenti compositivi e cos via. Ancora oggi, troppo spesso, si tende ad usare il sistema euro-culto e in particolare la scrittura su pentagramma, il sistema di scale, la concezione ritmica per parlare di espressioni esterne alla cosiddetta musica culta, daccademia (per dire m capitato di recente vedere un testo per la scuola media in cui si presentavano delle musiche del mondo riportandole banalmente e snaturandole sul pentagramma). La letteratura etnomusicologica ricca di contributi sullargomento: gi pi di ventanni fa, ad esempio, Diego Carpitella parlava di insufficienza della semiografia euro culta (Carpitella 1973) .

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    nessun caso si pu pretendere di avere individuato esaustivamente tutti i

    significati messi in gioco dal fatto musicale durante unesecuzione, e n quelli

    che potrebbero entrare in gioco in una successiva esecuzione dello stesso pezzo

    musicale.

    Equivoci universalistici

    Va detto per inciso che la prospettiva degli studi etnomusicologici si discosta

    sostanzialmente dallo pseudo universalismo oggi di moda con il fenomeno

    commerciale della cosiddetta world music che invece ripropone la politica

    assimilazionista dellOccidente egemone spacciandola per lesito di dialoghi

    interculturali (Feld 2004 e 2007, Lortat-Jacob 2000). Frutto di logiche di

    pianificazione commerciale pur se associate ad iniziative umanitarie a partire

    dal celebre Live Aid del 1985, a discorsi terzomondisti o ecologisti la world

    music riduce infatti la diversit culturale delle musiche del mondo ad un

    esotismo sonoro indotto, costituito essenzialmente di colori vocali e ritmi da

    inserire entro il solido impianto musicale del pop internazionale per ricavarne

    prodotti destinati al semplice ed immediato consumo edonistico. Limmagine di

    uniformit musicale che ne deriva gi evidente nel fatto sonoro in s che

    sistematicamente fa ricorso alle note della nostra scala temperata e si articola in

    forma di melodia con accompagnamento - come se ci fosse un dato

    universale. In realt, quasi nulla dellestrema variet delle strutture scalari e

    delle logiche di combinazione sonora delle culture del mondo rientra nelle

    proposte della world music. Al contrario, lidea equivoca dinterculturalit

    musicale come estensione della norma musicale occidentale alle altre culture,11

    11 esemplare in tal senso la pervasiva presenza di strumenti musicali come il basso elettrico che finisce per accompagnare quasi ogni proposta della world music: tale strumento, come noto, ha una fondamentale importanza nella costruzione della popular music occidentale, come base della costruzione armonica. Anche se non appariscente, la presenza del basso viene percepita immediatamente dalle orecchie degli ascoltatori occidentali rendendo cos familiare

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    proposta dalla quasi totalit della world music delinea prospettive

    domologazione culturale alquanto inquietanti.

    In realt, in quanto costrutto simbolico la musica rappresenta le differenze fra le

    culture: manifestazione di diversit nella scelta e organizzazione dei suoni, nei

    comportamenti collettivi a cui d vita, nella concettualizzazione e trasmissione

    di significati e valori culturali. Lungi dallessere un linguaggio universale

    (una banalit, ahim!, troppo spesso reiterata dai mass media), la musica

    raffigura i modi di pensare se stessi e il mondo elaborati da ciascun gruppo

    culturale esprimendo identit frutto, in quanto tali, di meccanismi desclusione

    dellaltro.

    Lo sforzo di comprensione/interpretazione della variet delle musiche e dei

    significati musicali del mondo costituisce il livello base dellattualit della

    ricerca etnomusicologica odierna. Uno sforzo che pu offrire importanti

    contributi per la convivenza multiculturale, prospettando unidea di

    interculturalismo come una propensione a relativizzare la propria cultura

    riconoscendo la complessit degli altri, a cercare le condizioni di un dialogo

    paritetico che si sforzi di superare etnocentrismi per disporsi ad una conoscenza

    approfondita dellaltro. Si tratta di una condizione forse impossibile da

    raggiungere in pieno, visto il pesante fardello proveniente dallo sviluppo del

    senso di identit di ciascuna cultura, dalla realt di sperequazioni nei rapporti

    fra i popoli e cos via: ma si tratta di una condizione sempre pi necessaria ed

    urgente per vivere nel gran bazar di diversit del mondo contemporaneo

    Lequivoco della raccolta

    Nellopinione comune (in Italia in modo particolare, ma anche allestero e in

    tanti siti web) fare ricerca di (etno)musicologia continua ad essere sinonimo di

    la cornice musicale entro cui eventualmente si collocano suoni strani di voci e strumenti non occidentali.

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    raccolta di musica, di mera attivit di registrazione sul campo di

    espressioni musicali a seconda dei casi chiamate tradizionali, popolari,

    etniche, primitive senza per che questi aggettivi siano ben definiti o

    risultino efficaci nellindividuare con esattezza dei raggruppamenti omogenei

    di pratiche o fatti musicali (lo si vedr fra poco a proposito della definizione di

    musica tradizionale).

    Questa idea di raccolta, considerabile come un riflesso tardo romantico,

    solitamente si associa alla convinzione che le trasformazioni dei modi di vita

    abbiano portato (o stiano portando) alla scomparsa di musiche arcaiche, di

    autentiche musiche contadine, o di lontane civilt esotiche, di culture

    tribali che sarebbero arrivate intatte (o quasi) fino ai nostri giorni (o fino a

    qualche decennio fa) e di cui sarebbe possibile raccogliere (per lappunto!) le

    ultime testimonianze e vestigia. In realt, va sgombrato del tutto il campo da

    unidea ingenua di ricerca sul campo come attivit evidente in s, come

    spassionata ed impersonale raccolta/collezione di brani musicali da salvare

    dalloblio. Non si tratta di dar la caccia ad un presunto arcaico musicale, ad

    una inesistente (perch inverosimile) autenticit musicale. Non si pu partire

    dallassurdo presupposto che vi siano delle persone che oggi eseguano delle

    musiche rimaste immutabili nel tempo: tutte le musiche continuamente si sono

    trasformate nel corso del tempo e continuano a trasformarsi. Nessuna musica

    mai rimasta uguale a se stessa ed improprio parlare di origine a proposito

    dellespressione musicale, che non affatto qualcosa che stata fissata una

    volta e per sempre nel passato: se fosse cos sarebbe qualcosa di morto, qualcosa

    di paragonabile a dei documenti scritti. Le espressioni musicali sono invece vive

    perch realizzate da persone vive (sic!) e che vanno continuamente cambiando

    cos come cambiano continuamente le persone nel passaggio da una

    generazione allaltra.

  • Ignazio Macchiarella, Universit di Cagliari, 2009

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    Fare ricerca di etnomusicologia quindi non vuol dire mettere dei microfoni

    davanti a delle persone che suonano e cantano premendo il tasto rec. Si tratta

    invece di condurre delle serie ipotesi, di formulare delle problematiche nelle

    quali la musica, invece di cercare la propria identit nel dato sonoro, simbolizza

    pensieri e prassi politiche, sociali e culturali del nostro tempo. (Pelinski 2002,

    p. 697). Al di l degli delle diverse definizioni, dei diversi approcci e

    metodologie utilizzati, quel che conta che lo studioso conduca il proprio

    lavoro in maniera scientifica, sulla base di procedimenti analitici esplicitati,

    comprensibili e verificabili da tutti.

    Musica tradizionale?

    Musica tradizionale una espressione molto usata, anzi abusata, del discorrere

    contemporaneo, applicata a una enorme il cui significato si d troppo per

    scontato, si incrostato di una tale variet di accezioni da diventare inutile:

    Il termine tradizione rinvia subito allidea di qualcosa di antico, del

    passato, come continuit/persistenza del passato. Usato come sinonimo di

    eredit (heritage music), di patrimonio, di retaggi senza vita arrivati (chiss

    come) ai nostri giorni. Senza entrare nel merito di una trattazione

    terminologica, quando si parla di tradizione inevitabile pensare ad una

    continuit, ad una persistenza nel tempo e, forse, ad un anacronismo, ad

    alcunch fuori dal tempo.

    Quando un fare, la musica nello spazio e nel tempo della sua produzione.

    Nasce nel momento e nel luogo in cui la si fa, nellhic et nunc della performance.

    La musica attualit: latto del cantare/suonare (e dellascoltare) si concretizza

    quando si da il via ad unesecuzione. La musica non perdura: si pu fissare in

    una registrazione (che pu conservarsi a lungo) ma i suoni, appena prodotti,

  • Ignazio Macchiarella, Universit di Cagliari, 2009

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    muoiono e si deve ricrearli ogni volta. In questo senso la musica, in s, non e

    non pu essere tradizionale.

    Spesso invece si ha limpressione che il riferimento alla tradizione venga

    usato quasi che di per s spiegasse qualcosa (una tale usanza, espressione

    eccetera cos perch tradizione/tradizionale), mentre proprio il contrario:

    non spiega nulla e andrebbe costantemente definito. Locuzione musica

    tradizionale pare perci piuttosto impropria a proposito di qualsiasi

    manifestazione sonora, tanto pi che come chiarisce Bernard Lortat-Jacob:

    Musica tradizionale una sillessi, come lespressione mezzanotte suonata

    [] ma mezzanotte non mai suonata e mai suoner. il carillon che lo

    segnala. Alla stessa maniera la musica non tradizionale (Lortat-Jacob 2000, p.

    5 traduzione dello scrivente)

    Sono i meccanismi costruttivi e le forme della musica che possono essere

    tradizionali, possono resistere nel tempo, passando attraverso (trans-datio) le

    generazioni, trasmettersi dal passato. Ci, per, non vuol affatto dire che

    meccanismi e forme siano immobili, siano la prosecuzione di qualcosa fissato

    una tantum in una presunta epoca primordiale e che verrebbe ripetuta allo

    stesso modo nel corso del tempo. La tradizione lo sappiamo bene da tanta

    letteratura antropologica - non un insieme di prodotti e di idee (costumi,

    usanze) che si ricevono passivamente dal passato, ma una retroproiezione

    condotta dagli uomini del presente su ci che li ha preceduti, una

    interpretazione del passato, limmagine dei padri elaborata dai figli (Lenclud

    1987). Come tale, si tratta di qualcosa che si (ri)costruisce ogni giorno

    nellazione continua di chi in certi meccanismi e forme del far musica trova

    motivo di mobilitazione: tuttaltro quindi che qualcosa di immobile nel tempo.

    Prodotti vivi, perch prodotti da esseri umani, le musiche continuamente

    cambiano. Non c niente di pi falso nellaffermare che le odierne esecuzioni

  • Ignazio Macchiarella, Universit di Cagliari, 2009

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    che so - di un canto a tenore, di un buleria, di un brano di qawwali rispecchino

    (siano uguali) a quelle del passato, o che in paese o villaggio per quanto

    sperduto nei monti o nel deserto possa essere si canti e si suoni come si

    cantava cinquanta, cento o cinquecento anni fa.

    questo, per, un altro radicato ed intollerabile luogo comune alimentato dalla

    stampa non specialistica e da tanta pseudo etnomusicologia, monotonamente

    reiterato in certi scenari concertistici, nelle trasmissioni radiofoniche e

    televisive. Per molti aspetti musica tradizionale diventata unetichetta che

    serve ad alimentare dei circuiti commerciali, serve a vendere dei prodotti

    musicali, a creare e soddisfare bisogni di autenticit, di arcaicit che oggi

    hanno grande negli scenari della globalizzazione contemporanea.

    Fare ricerca e () rispettare gli altri

    Le problematiche teoriche che ho grossolanamente ricordato, sono sullo sfondo

    dellattivit di ricerca di diversi etnomusicologi. Fare ricerca, oggi, significa

    tante cose diverse.

    Per me significa interessarsi a studiare qualsiasi espressione musicale venga

    pratica in uno spazio, significa interagire, dialogando, con gli uomini (e le

    donne) che le producono per cercare di capire/interpretare la loro idea di

    musica e i significati che essi attribuiscono ad essa ed esprimono attraverso

    essa. E ci senza andare lontano, lavorando intorno a me. Se lestraneit

    dellaltro gi la mia stessa estraneit, tanto vale rimpatriare loggetto del mio

    studio. Questo tipo di visione offre il vantaggio di aguzzare la vista da lontano

    delletnografo con la certezza immediata dellinsider. (Pelinski 2002, p. 702)

    Pi in concreto, il mio intendimento, infatti, quello di far ricerca in Sardegna e

    in Corsica, non di ricercare la (o le) musica/che della Sardegna e della Corsica. La

    diversa preposizione (in / di) strategica in quanto significa considerare meno

  • Ignazio Macchiarella, Universit di Cagliari, 2009

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    lidea di ascrizione etnica che relativamente importante ( forse definibile

    un concetto di musica sarda/corsa? Quante idee di musica sarda/corsa

    esistono?)12 e pi lidea di giustapposizione /commistione fra pratiche musicali

    diverse. In altre parole io non cerco di individuare e inventariare documenti

    sonori (o peggio dei retaggi, delle sopravvivenze del passato) propri di una (o

    pi) cultura(e) - e/o di gruppi sociali o daltro tipo - delle due isole, ma di

    delineare ed interpretare degli scenari musicali di ricerca nellambito delle

    forme di vita collettive delle due regioni: e per far ci considero qualsiasi

    tipologia di musica vi venga fatta o meglio mi interesso degli uomini (e delle

    donne) nel loro produrre espressioni che richiamano unidea di tradizione

    (nel senso prima visto) come il cosiddetto canto a tenore, la paghjella eccetera, cos

    come espressioni di pi o meno recente importazione come la popular music,

    lhip-hop, il reggae. Insomma un lavoro dichiaratamente (quanto meno

    intenzionalmente) diverso rispetto alle idee sulla figura stereotipa

    delletnomusicologo come cultore darcaismi, di musiche esotiche e cos

    via.

    Daltra parte, bisogna aver sempre presente che far ricerca di etnomusicologia

    significa aver a che fare con delle persone. una faccenda di relazioni

    interpersonali, di rapporti umani. Lo studioso deve essere in grado di stabilire

    rapporti umani con le persone della cui musica si interessa. Deve aver chiaro

    12 Nel discorso comune si definiscono spesso delle musiche con delle aggettivazioni a carattere regionale come, appunto. musica sarda. Ma cos la musica sarda? Quella fatta dagli abitanti della Sardegna? (ma in Sardegna ci sono tanti immigrati, anche la loro musica sarda?) Quella fatta da chi nato in Sardegna? E come la mettiamo con i tantissimi sardi nati e abitanti in Sardegna che fanno jazz, pop, rock? E come la mettiamo con tanta musica che viene definita musica sarda ma che ha le strutture della popular music internazionale (per esempio quella di Andrea Parodi e dei Tazenda)? (tra laltro in Sardegna esiste anche un mensile sulla musica sarda in cui si parla di tutto e di pi: in un numero si parlava anche di Eros Ramazzotti e Noa che avrebbero cantato della musica sarda visto che avevano collaborato con i Tazenda!). Sulla questione si trovano diversi testi nel sito www.musicaemusiche.org alla sezione saggi (si tratta di un sito che gestisco con i miei studenti cagliaritani). Tra laltro, alcuni saggi riportano i risultati di diverse interviste con musicisti sardi (nati e residenti) che danno le pi diverse (e a volte divertenti) definizioni di musica sarda.

  • Ignazio Macchiarella, Universit di Cagliari, 2009

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    che si tratta di persone e non di informatori o portatori (termini bruttissimi,

    che evocano uno stato di polizia o di appestati che trasmettono epidemie, e che

    per fortuna oggi sono quasi del tutto scomparsi) a cui rubare qualche

    esecuzione musicale. Sapersi rapportare con le persone la sola conditio sine qua

    non della ricerca sul campo, rispettare laltrui sensibilit e complessit del

    pensiero. Il problema dei rapporti con le persone il vero nocciolo della

    faccenda. Cito ancora Lortat-Jacob (2007: p. 11): ho sempre pensato che non ci

    si pu interessare degli uomini in particolare a quelli che letnologia ci

    permette di avvicinare senza amarli profondamente. Lespressione musicale

    parte dello stare al mondo delle persone: non si pu estrapolarla, non si pu

    studiare la musica di un gruppo di persone senza considerarle nel loro insieme,

    nel loro modo di stare al mondo.

    Riferimenti bibliografici

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  • Ignazio Macchiarella, Universit di Cagliari, 2009

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