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INSIEME Tariffa R.O.C. - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1 - DCB Roma NOVEMBRE 2012 • ANNO XXVII • N° 361 • € 4,90 dAl 1985 lA RIVIstA dEllA gENtE lAzIAlE ...PER SEMPRE fOtO pER gENtIlE cONcEssIONE dEl cENtRO studI NOVE gENNAIO MIllENOVEcENtO

Lazialità Novembre 2012

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Anteprima di Lazialità del mese di Novembre 2012

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Page 1: Lazialità Novembre 2012

INSIEMETariffa R.O.C. - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1 - DCB Roma

NOVEMBRE 2012 • ANNO XXVII • N° 361 • € 4,90

dAl 1985 lA RIVIstA dEllA gENtE lAzIAlE

...PER SEMPRE

fOtO pER gENtIlE cONcEssIONE dEl cENtRO studI NOVE gENNAIO MIllENOVEcENtO

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L’ultracentenaria storia della Società Sportiva Lazio è stata contrassegnata da periodi floridi, il decennio cragnottia-no ne è la massima espressione, e da momenti molto oscuri, in primis l’anno nel quale la Lazio si presentò ai nastri di partenza del campionato con 9 punti di penalizzazione. Nel bene e nel male, però, la prima squadra della capitale ha potuto fare affidamento sempre e comunque sulla sua gente, pronta a seguirla ovunque trascinata da un amore incondizionato per i colori biancocelesti. A differenza di tante altre compagini italiane, il tifoso laziale, storicamente, ha trovato mag-giori motivazioni ad andare allo stadio in periodi nefasti e nei quali la Lazio navi-gava in acque poco serene. Ognuno di noi, chi per foto chi per esperienza per-sonale, ha impresse nella mente le im-magini di uno stadio Olimpico stracolmo durante gli anni trascorsi nella serie ca-detta, o dei 20.000 tifosi che raggiunsero Napoli in occasione degli spareggi con Campobasso e Taranto per la perma-nenza in Serie B. Altri tempi, altro cal-cio. Adesso la situazione è decisamente diversa.

ABBONAMENTI IN CALOIl 21 Settembre si è conclusa la campa-gna abbonamenti per la stagione 2012-2013 e il dato che emerge non è certo dei più entusiasmanti: 20.150 tessere sottoscritte. 4.000 tifosi in meno rispet-to all’anno scorso, addirittura il 100% in meno rispetto al record storico del 2003, quando i fedelissimi che sposaro-no il progetto della triade Longo-Baral-di-Pessi furono 41.539. Alla luce di due stagioni non eccellenti, ma comunque positive si poteva fare di più. La società ha provato a riavvicinare i tifosi ripropo-nendo anche per la stagione in corso diverse formule di abbonamento: quella che ha avuto più successo è sicuramen-te la tessera cucciolone per gli under 14 al prezzo simbolico di 1 Euro. Gli over 14, però, non sembrano per nulla en-tusiasti. La campagna acquisti estiva ha sicuramente contribuito in maniera negativa ad un ulteriore allontanamento dei supporters dallo stadio, ma il man-

campagna abbonamentiil tifoso laziale

dagli anni ‘90 ad oggi

Sono ormai diverse stagioni che la campagna abbonamenti della Lazio si attesta su dati poco confortanti per una società che vuole ambire a grandi traguardi. Diverse le motivazioni, su tutte la poca fiducia nell’attuale dirigenza. Ma non solo. Nelle pagine seguenti analizzeremo i dati degli ultimi 20 anni, dall’era Cragnotti ai giorni d’oggi.

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di Giorgio Eramo

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dossier

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il personaggio

Roma, 7 aprile 2012, Lazio-Napoli: assist di Rocchi, tiro di prima intenzione e corsa sfrenata sotto la Curva Nord: inizia così la seconda vita di Antonio Candreva. Un tra-sferimento last minute, un affare di ripiego più che una scommessa voluta e cercata. Era arrivato il 31 gennaio in punta di piedi, accompagnato da un vortice di scetticismo

e delusione dopo il fallimento delle trattati-ve Honda e Nilmar. Nessuno, o quasi, credeva in lui e nelle sue qualità, le stesse che pochi anni prima lo portarono a vestire le maglie della Juven-tus e della Nazionale. Il centrocampista romano, nei primi mesi di Lazio, ha dovuto poi convivere con una nomina non propria-

mente ideale, ma prontamente smentita: quella di essere tifoso romanista. Allo stadio in molti lo fischiano durante la lettura delle formazioni e non mancano nemmeno critiche su radio e social net-work; la sua figura era diventata il simbolo del fallimento societario in sede di calcio-mercato.

e quell’esultanzasotto la Nord

caNdreva

Focus di Lazialità su Antonio Candreva, colui che con impegno e classe è riuscito a conquistare i tifosi laziali dopo un’accoglienza tutt’altro che positiva. Numeri e statistiche accompagneranno la vostra lettura, alla scoperta della nuova grande stella della rosa biancoceleste.

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di Stefano Morelli - Foto Inside Foto

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intervista

Sergio, hai iniziato la tua carriera a 19 anni nella squadra locale della città in cui risiedevi, l’Academica de Coimbra, poi subito Penafiel, Leca, Felgueiras e Porto, dove hai vinto due Scudetti, una Coppa di Portogal-lo e una Supercoppa Portoghese. Poi nel ‘98 il passaggio alla Lazio... Cosa ricordi di quell’estate?È stato incredibile, ovviamente ero contentissimo di venire a giocare in Italia perchè sapevo che quello era il campionato più importante del mondo,

era la mia grande occasione per dimo-strare il mio valore.

Dopo 24 anni passati in Portogallo, comè stato venire in Italia? La pri-ma cosa che hai pensato appena sei arrivato? Hai capito subito di essere giunto in una grande società e in una grande squadra?Si, in squadra c’erano tanti campioni, appena arrivato sapevo che avremmo fatto grandi cose, io ero uno scono-sciuto ancora, ma arrivare nella Lazio

mi ha riempito di gioia. Ero abituato ad andare a giocare all’estero per dispu-tare qualche parte di Champions ma-gari, ma trasferirsi in un’altro paese è diverso, all’inizio è dura abituarsi ad una nuova realtà. Poi con il tempo ho conosciuto di più i miei compagni, ho cominciato a conoscere la città e da lì è stato facile, mi sono trovato bene.

Un inizio straordinario il tuo, coro-nato da una rete al 94’ del decisivo 2-1 nella stagione 1998-1999 contro

Altra grande esclusiva di Lazialità, che questa volta va a trovare direttamente uno degli esterni destri più forti che abbiano mai calcato il prato dell’Olimpico: Sergio Conceicao.

Un racconto d’amore che l’ex centrocampista portoghese regala a tutti i nostri lettori: dal difficile ambientamento ai grandi successi dell’era Cragnotti, dal suo sofferto addio

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di Roberta Geourge

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“lasciare la Laziofu lacerante, l’amavo troppo”

SergioConCeiCao

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intervista

Mister, sono state tante le sue esperienze da professionista, sia da calciatore che da allenatore, ma una sola squadra è stata vissuta nella doppia veste: la Lazio.La Lazio è nel mio destino, non c’è che dire, avendo peraltro esordito nella massima se-rie proprio in un Bologna-Lazio, la cui por-ta era difesa da Bob Lovati (nella stagione ‘55/56, ndr).

La sua persona è indelebilmente scolpita nella memoria della gente laziale in quan-to è stato il condottiero di un team che, travolto dallo scandalo del calcioscom-messe, era dovuto partire nel campionato di serie B con una penalità di 9 punti. I ri-cordi di quell’avventura dal punto di vista sportivo, ma soprattutto umano?La vicenda calcioscommesse sembrava se-gnare nel modo peggiore la stagione spor-tiva 1986/87 con una retrocessione scontata in Serie C. Non fu così però, grazie soprat-tutto ad un gruppo di ragazzi, tutti nessuno escluso, che da me riuniti nella hall dell’ho-tel, sede del ritiro di Gubbio, mi mostrarono un’inaspettata e orgogliosa voglia di provare l’impresa.

Qual è stata la formula magica da lei adot-tata per tenere alta la tensione e soprat-tutto il morale di un gruppo di calciatori destinati ad affrontare una stagione che appariva compromessa e maledetta dal punto di vista del risultato finale?A mio avviso c’era un metodo solo per far rendere al meglio la squadra, ossia isolarla dalle pressioni dell’ambiente e soprattutto dei media. Fungevo un po’ da parafulmine, stile Mourinho, per distogliere l’attenzione di tutti dai miei giocatori e canalizzarla su di me che, talvolta volutamente, facevo qual-che sparata ad effetto.

Se le dico una data, 21/06/1987, un nome, Giuliano Fiorini, e un luogo, Stadio Olimpi-co di Roma, sono brividi forti?Si tratta, probabilmente, dell’esperienza umana e sportiva più entusiasmante della mia carriera. Il boato di uno stadio, mai così gremito, alla marcatura di Fiorini, mi ha lasciato dentro sensazioni forti soprattut-to perché la porta del Vicenza, quel giorno difesa da un certo Del Bianco, pareva stre-gata. Ho provato qualcosa di simile quan-

do son riuscito a fare il famoso dispetto in occasione del celebre Roma-Lecce con me sulla panchina dei salentini.

Data la sua pluriennale esperienza nel mondo del calcio e avendo conosciuto tan-te piazze e i relativi tifosi, cosa caratteriz-za il supporter laziale?È davvero un tifo unico, quello biancocele-ste, che fa la differenza soprattutto quando i risultati non arrivano e si vivono momenti di estrema difficoltà. Mi ricordo ancora che, nella stagione 1987/88 successiva a quella del “miracolo”, non rendemmo come era nelle aspettative per una serie di motivi e la gente non ci fece mai mancare calore e sostegno.

Che tipo di accoglienza le ha riservato il tifo biancoceleste in ogni circostanza in cui

è tornato a Roma da avversario?Da stropicciarsi gli occhi, davvero. Non solo e soltanto quando varcavo i cancelli dell’Olimpico o al momento dell’ingresso in campo prima dell’inizio della partita di turno in cui mi presentavo da avversario. Piuttosto non c’è volta che tornando a Roma non sia fermato per strada e venga fatto oggetto di emozionanti attestati di stima, anche se di tempo n’è passato parecchio. Il laziale non ha certamente la memoria corta ed ha un gran senso di gratitudine, non c’è che dire.

Idolatrato dalla gente, ma non altrettanto si può dire del suo rapporto con la società Lazio. Ci spieghi il perché dell’addio alla squadra biancoazzurra dopo quella mira-bolante e miracolosa stagione (1986/87)? Che tipo di rapporto aveva con l’allora pre-sidente Calleri e il D.S. Regalia?

Grande intervista di Lazialità ad Eugenio Fascetti, un protagonista indiscusso della storia della Lazio, che ha contribuito a salvare le sorti della prima squadra della capitale. Uomo schietto e sincero con quella verve da “toscanaccio” purosangue, il mister si scioglie al ricordo della sua esperienza in biancoceleste tanto da calciatore quanto e soprattutto da allenatore.

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di Fabio Sebastiani

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Fascetti: “alla Lazio l’esperienza umana più bella della mia carriera”

intervista

Scatti di un calcio romantico: Eugenio Fascetti, all’epoca calciatore, esce dal campo da gioco

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ANDATA E RITORNO

10.000 KM PER LA MIA LAZIO

Esclusiva ed eccezionale scoperta della redazione di Lazialità. Guardate queste due foto, che immortalano l’istante in cui Paolo Di Canio realizza i suoi due gol nei derby contro

la Roma... Stesso gesto, stesso piede, stessa porta... Quando si dice il destino.

CON PAPà IN CURVA

DOPO LA PALLANUOTOVADO IN NORD

DA PESCARA...

DA SINGAPORE...

STEFANO RECECCONI

GIANLUCA SATTOLO

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