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Lazialità Luglio 2011

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Anteprima Lazialità del mese di Luglio 2011

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Grande dossier di Lazialità sul mondo delle donne-tifose.

Ecco com’è cambiato nel corso degli anni il loro rapporto con il mondo del calcio.

D Le onne

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nel CalCioD Le onne

della LAZIO

Stefania Campanella, SCrittriCe e tifoSa laziale

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di Livia Ciatti e Fabio Lunardi

Dossier

ALLA SCOPERTA DEL MONDO MEDIASET

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Lazialità ha realizzato per tutti i suoi lettori un approfondito dossier su

tutto quello che riguarda il calcio di Mediaset e di Mediaset Premium, che rappresenta la pay-tv di riferimento per milioni

di italiani appassionati di calcio e quindi anche dei

tifosi biancocelesti.

ALLA SCOPERTA DEL MONDO MEDIASET

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di Livia Ciatti - Foto di Davide Cestra

L’incontro

“401 volte lazio”

Per dodici anni ha vestito la maglia

biancoceleste conquistando uno Scudetto,

tre Coppe Italia, due Supercoppe Italiane, una

Coppa delle Coppe e una Supercoppa Europea. Ancora oggi detiene il record di primo calciatore della

Lazio per numero di presenze

ufficiali: ben 401.

L’incontro con Favalli

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“401 volte lazio”

gIuSEPPE fAvALLIE

ra il 1992 quando, grazie ad un colpo di mercato di Sergio Cragnotti, il giovanissimo di-fensore nato ad Orzinuovi (BR)

venne acquistato dalla società bianco-celeste insieme a Marcolin e Bonomi. Nato nelle giovanili della Cremonese, Giuseppe Favalli approda nella Lazio di Dino Zoff. Un passaggio importante quello del numero 5 (diventato poi 19 a

partire dalla stagione 2000/01) che si è improvvisamente ritrovato in una real-tà del tutto diversa da quella che aveva vissuto. Un ragazzo dal carattere esem-plare: determinato ma non scorretto, pacato negli atteggiamenti, schivo nell’esposizione mediatica, ha inizial-mente suscitato polemiche da parte di critici e tifosi che lo ritenevano, forse, poco adatto alla Lazio per questo suo

Intervista - pag. 59Luglio/Agosto 2011

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È mister gol: 121 reti in 307 presenze di Bundesliga, 22 reti in 47 gare di Coppe na-zionali, 23 reti in 62 match

di Coppe internazionali, 61 reti in 109 presenze con la Germania di cui 14 siglate in tre Mondiali (su un totale di 19 presenze) come il connaziona-le Gerd Müller. È mister gol, è mister Miroslav Klose. In carriera ha messo dentro 227 palloni su un totale di 525 partite e a 33 anni, compiuti guarda caso nel giorno di presentazione ai suoi nuovi tifosi, quelli biancocelesti, non smette d’avere fame di goal. Qual-cuno potrebbe dire finalmente. Final-mente perchè un ariete così mancava da tempo. Finalmente perchè la Lazio

mette a segno un colpo di livello internazionale. Fi-nalmente perchè, almeno

per una volta, il presidente Lotito si è mosso con il giu-sto tempismo, regalando al

popolo biancoceleste un grandissimo colpo. Klose

fa parte di quella schiera di attaccanti che hanno il goal nel

sangue. Nel corso della sua carrie-ra, ne ha relizzati tanti, belli, brutti,

ma soprattutto decisivi. Da buon te-desco bada più alla sostanza che al-la forma, non si cura dei dettagli, va

dritto all’obiettivo. Rappresenta allo stesso tempo la continuità della vec-chia Germania e il nuovo corso mul-tietnico. Tedesco con sangue polacco, ha dato seguito alla grande tradizio-ne di attaccanti dell’Ovest, facendo da chioccia alla nuova generazione di tedeschi oriundi. Con la Lazio ha firmato un contratto biennale, con opzione sul terzo anno, a due milio-ni di euro più bonus relativi alle reti realizzate. “La Lazio è una squadra molto interessante, con giocatori sia giovani che d’esperienza. Sono molto contento di questa nuova avventura e credo che la prossima, sarà una sta-gione interessante in cui potremmo lottare per i primi posti’’. È un Klose entusiasta quello che, alla radio uffi-ciale biancoceleste, ha espresso le sue prime parole da giocatore della Lazio. “Sono molto contento e cercherò di fare del mio meglio in questa piazza, che ha una grande squadra e gioca-tori molto forti”.

STORIA E CARRIERA Klose è nato ad Opole, una città della Polonia che ospita una comunità te-desca. Da giovane si trasferì in Ger-mania, dove ottenne la cittadinanza ed il passaporto. Miroslav è figlio di Josef Klose e di Barbara Jez: il padre

di Vincenzo Oliva

BENVENUTOPANZER

Miroslav KlOsEsenso del goal e potenza, rapidità e sostanza. Tutto questo è Miroslav Klose, il nuovo ariete della lazio. scopriamo insieme le caratteristiche e la storia del neo-acquisto biancoceleste.

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pag. 34 - Il Nuovo Acquisto Luglio/Agosto 2011

Giovane, dinamico e con il più che frequente vizio del gol. Venticinque anni, Lulic nasce a Mostar il 18 genna-

io 1986 in territorio jugoslavo, per poi trasferirsi in Bosnia-Erzegovina. A soli diciassette anni, “Speedy” (soprannome che ne denota le qualità di velocista) inizia la sua carriera di calciatore tra le fila del Chur 97, nella terza divisione Svizzera. Dopo essersi ambientato al calcio elvetico e aver fatto gavetta per tre stagioni, eccolo approdare al Bel-linzona. Con il club del Canton Ticino debutta in Challenge League (Serie B) compiendo il primo salto di categoria. Il talento del ragazzo cresce ogni giorno

di più e l’anno dopo, ancora al servizio del Bellinzona, si rende protagonista di un campionato da incorniciare (33 presenze e 10 gol) , superando anche le più rosee aspettative. Al termine del torneo ecco che arriva la promozione in Super League e per Lulic è giunta l’ora di raccogliere gli elogi. Nemmeno il tempo di godersi la gioia del succes-so che per il ragazzino prodigio è già il momento di cambiare: il grande calcio lo aspetta. Le società leader di Svizze-ra si sono finalmente accorte del suo enorme potenziale e nella sessione estiva di calciomercato, il Grasshoppers sbaraglia la concorrenza acquistandolo a titolo definitivo. La maglia bianco-

Essere alla Lazio per me è un onore, un sogno che si

realizza

SPEEDY LULICUN J LLY PER REJALa Lazio si

rifà il look sugli esterni. Carriera, doti tecniche, curiosità e tutto ciò che c’è da sapere su Senad Lulic, neo freccia laziale.

di Alessandro De Luca

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Il Nuovo Acquisto - pag. 35Luglio/Agosto 2011

LULIC, IL RAGAZZO CON L’ITALIA NEL DESTINO

blu della squadra più titolata ha il suo peso, Lulic però dimostra personalità e si conferma anche ad alti livelli. Nelle due stagioni con il club di Zurigo in-fatti, inanella 41 presenze e tre reti. La totale consacrazione, nonostante la rapida scalata, non è ancora arrivata, un’altra sfida importante lo attende. Nel maggio 2010, con un’operazione a sorpresa, è lo Young Boys ad assicurar-sene le prestazioni, mettendo di fatto le mani su un elemento di indubbio va-lore ancora giovanissimo. A Berna, ol-tre a disputare una grande stagione in patria (27 presenze e 6 reti) conosce la ribalta internazionale, calcando prima i campi dell’Europa League, poi quelli ancor più prestigiosi della Champions. Tra le esperienze indimenticabili della sua ancor breve carriera può comun-que vantare l’esordio nella selezione bosniaca del giugno 2008, nell’ami-chevole contro l’Azerbaigian. Colpo del ds Tare, che lo ha seguito e studiato assiduamente per mesi, dovrà sfruttare al massimo la grande occasione capi-tatagli e stupire anche in Serie A. Ad applaudire il suo ingaggio e a garan-tirne l’affidabilità è Vladimir Petkovic,

ex tecnico dello Young Boys, suo sco-pritore ai tempi del Bellinzona. In una recente intervista a “Il Corrierre dello Sport” ha infatti dichiara-to: “La Lazio ha fatto un ottimo acquisto, Senad è un giocatore molto utile. Ha grandi caratteri-stiche fisiche e tecniche, ha tanti margini di miglioramento ed è un giocatore polivalente, può giocare su entrambe le fasce, è veloce e bravo nell’uno contro uno”.Le premesse per far bene ci sono tut-te, la voglia di misurarsi in uno dei campionati più difficili e stimolanti del mondo lo affascina: “Qualsiasi calciatore che sta in Svizzera sogna un giorno di poter giocare nei campionati top five europei, la Serie A è un torneo grandioso, farne parte mi rende orgoglioso”. Il sogno è diventato real-tà, ora dipenderà tutto da lui.

La Lazio e l’Italia, i desideri si sono avverati. L’ambientamento in una nazione straniera, le diverse

abitudini e soprattutto l’apprendimento della lingua, sono fattori che spesso ostacolano l’inseri-

mento di un calciatore all’interno di una nuova realtà. Lulic potrà invece abbracciare i suoi compagni

e salutarli da subito con un ciao. L’italiano è per lui una lingua conosciuta e grazie ai compagni di

squadra dello Young Boys, Adriano De Pierro e Moreno Costanzo, ha potuto affinare le conoscenze

sulla nostra cultura. Non ha ancora avuto modo di conoscere a pieno la città eterna e di visitarne le

bellezze: “Roma non la conosco, sembrerà strano, ma non ci sono mai stato”. Ci sarà tempo per tutto,

anche per rimanere estasiato dalla bellezza cittadina e sentirsi parte integrante della prima squadra

della capitale. L’avventura ha inizio…

La carriera STAGIONE SQUADRA CAMPIONATO PRESENZE GOAL 2003-2006 CHuR 97 Primo Lega 24 0

2006-2007 BELLINZoNA Challenge League 30 3

2007-2008 BELLINZoNA Challenge League 33 10

2008-2009 GRASSHoPPERS Super League 26 3

2009-2010 GRASSHoPPERS Super League 15 3

2010-2011 YouNG BoYS Super League 27 6

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DIECI ANNI FA…“NANDO” VIOLA

Era febbraio del 2001 quando in viale Parioli,nel cuore di Roma, Nando Viola con il suo scooterperse la vita. Lazialità lo vuole ricordare, non solo come giocatore, ma anche come uomo attaccatoalla sua famiglia e al suo lavoro.

Nando Viola insieme alla sua splendida famiglia: la moglie Patrizia e i piccoli Davide e Verdiana.

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Fernando Viola nasce a Torrazza (Piemon-te) il 14 marzo 1951. È stato un grande calciatore italiano e nella sua carriera ha militato in diverse società, quali Ju-

ventus, Mantova, Cagliari, Lazio, Genoa, Barletta, Asc Subiaco, ma la sua storia calcistica è legata soprattutto alla Lazio, dove disputa cinque sta-gioni (tre in Serie A e due in Serie B). Cresciuto nelle file della Juventus, esordì a vent’anni nel campionato 1971/72, quando giocò 4 partite e si trovò Campione d’Italia; rimase con i bianconeri

per tre stagioni, di cui una in prestito al Mantova in serie B (conclusa con la retrocessione in Serie C). Il ritorno in bianconero avviene nel 1973/74; Viola ritrova un ambiente che praticamente non è mutato per niente: poche le facce nuove, immu-tati i traguardi, sempre i massimi. Dopo un inizio incerto, la squadra trova la via dei gioco e dei goal e vede in Viola un’ottima soluzione alternativa a Cuccureddu e a Capello. “Nando”, come lo chia-mavano i tifosi, debutta i primi di dicembre ed il suo arrivo coincide con la rotonda vittoria per

5-1 a spese del Verona, con la maglia di Capello; propizia almeno un paio dei cinque goal juventini e si distingue per la sua continuità di azione. Ma la migliore partita della stagione Nando la gioca a San Siro, contro l’Inter, in una giornata impor-tantissima per la Juventus, costretta a vincere per non lasciare via libera alla Lazio capolista; Viola mette lo zampino in entrambe le reti con le quali Bettega da la vittoria ai suoi e gioca a tut-to campo, con il mestiere e la concretezza di un veterano. In un’intervista rilasciata ai giornalisti a

Sono passati dieci anni da quando un in-fame destino si è portato via, nel momento più bello della vita e della carriera profes-sionale, Nando Viola. Era stato un campio-ne con la maglia della Juventus, poi con quella della Lazio, dopo il ritiro aveva in-trapreso, con immediato successo, la via dell’assistenza legale per i calciatori, forte

della seconda laurea conseguita dopo quella in letteratura inglese. A questo primo titolo accademico tornano i miei ricordi, per il piccolo contributo offerto alla tesi che Viola stava elaborando. Ci eravamo conosciuti nelle tante trasferte internazionali della Juventus, mi aveva colpito quel ragazzo dagli interessi anomali, per livello culturale, se riferiti alle propensioni della categoria, a Torino avevo conosciuto anche la sua splendida famiglia. Quando

Nando si era trasferito a Roma l’amicizia, estesa a mia moglie (che sarebbe divenuta madrina della primogenita Verdiana) e ai miei figli, si era consolidata, era diventata un rito la cena del venerdì con il baccalà alla romana. La tesi di Nando era dedicata a David Storey, l’autore del libro «The Sporting Life» sulla vita di un mina-tore rugbista, pubblicato da Feltrinelli con il titolo «Il Campione». Era introvabile, ma preziosa per la tesi, l’altra opera di Storey, «Flight Into Camden»: che però, per la gioia di Nando, faceva parte della mia biblioteca, molto estesa. Abbiamo continuato a frequen-tarci con assiduità, soprattutto dopo il felice incontro con Patrizia, la sua splendida sposa con la quale Nando condivideva il senso dell’avventura e della battaglia contro le banalità, mamma amo-rosa di Verdiana e Davide, ai quali consegno questo breve ricordo di un amico fraterno, insieme con un abbraccio carico di affetto.

di Gianfranco Giubilo

Quel ragazzo sincero, con la testa sulle spalle

Davide Viola, figlio di Nando,

è un grande tifoso della Lazio.

La famiglia Viola vive a Roma sulla Cassia.

PAtRIzIA VIOLA ricorda: “Nando era fantastico, unico nel suo gene-re, pacato, elegante, ma leader in campo e fuori. Il lavoro andava a gonfie vele ma a Nando non andava giù che doveva essere discusso e avallato da terze persone solo perchè avvocati. Quindi decise, all’età di 38 anni, che era arrivato il momento di prendere la seconda Laurea, quella in Giurisprudenza. Il destino, però, non ha regalato a Nando la felicità che lui e noi ci aspettavamo. Quel maledetto giorno non lo scorderò mai: proprio quando Nando era appagato della sua posizione sociale e la sua famiglia era diventata perfetta, la fortuna gli ha voltato le spalle. Comunque, lui è morto solo fisicamente, perché nel mio cuore ed in quello delle persone che gli vogliono bene non morirà mai.”