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Le giornate di Sciarasciat fotografate

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Paolo ValeraLe giornate di Sciarasciat

fotografate

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Paolo ValeraLe giornate di Sciarasciat

fotografate

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QUESTO E-BOOK:

TITOLO: Le giornate di Sciarasciat fotografateAUTORE: Valera, PaoloTRADUTTORE: CURATORE: NOTE: CODICE ISBN E-BOOK: n. d.

DIRITTI D'AUTORE: no

LICENZA: questo testo è distribuito con la licenzaspecificata al seguente indirizzo Internet:http://www.liberliber.it/online/opere/libri/licenze/

COPERTINA: n. d.

TRATTO DA: Le giornate di Sciarasciat fotografate /Paolo Valera. - Milano : Stab. tip. Borsani, 1912. -32 p. : ill. ; 21 cm.

CODICE ISBN FONTE: n. d.

1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 30 maggio 2018

INDICE DI AFFIDABILITA': 1 0: affidabilità bassa

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TITOLO: Le giornate di Sciarasciat fotografateAUTORE: Valera, PaoloTRADUTTORE: CURATORE: NOTE: CODICE ISBN E-BOOK: n. d.

DIRITTI D'AUTORE: no

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COPERTINA: n. d.

TRATTO DA: Le giornate di Sciarasciat fotografate /Paolo Valera. - Milano : Stab. tip. Borsani, 1912. -32 p. : ill. ; 21 cm.

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1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 30 maggio 2018

INDICE DI AFFIDABILITA': 1 0: affidabilità bassa

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1: affidabilità standard 2: affidabilità buona 3: affidabilità ottima

SOGGETTO:HIS001030 STORIA / Africa / Nord

DIGITALIZZAZIONE:Paolo Alberti, [email protected]

REVISIONE:Raffaele Fantazzini, [email protected]

IMPAGINAZIONE:Paolo Alberti, [email protected]

PUBBLICAZIONE:Catia Righi, [email protected]

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1: affidabilità standard 2: affidabilità buona 3: affidabilità ottima

SOGGETTO:HIS001030 STORIA / Africa / Nord

DIGITALIZZAZIONE:Paolo Alberti, [email protected]

REVISIONE:Raffaele Fantazzini, [email protected]

IMPAGINAZIONE:Paolo Alberti, [email protected]

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Liber Liber

Se questo libro ti è piaciuto, aiutaci a realizzarne altri.Fai una donazione: http://www.liberliber.it/online/aiuta/.Scopri sul sito Internet di Liber Liber ciò che stiamorealizzando: migliaia di ebook gratuiti in edizione inte-grale, audiolibri, brani musicali con licenza libera, videoe tanto altro: http://www.liberliber.it/.

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Indice generale

Liber Liber......................................................................4Il 23, 24, 25, 26 e 27 ottobre 1911..................................9I sei famosi prigionieri italiani......................................36La fucilazione dei secondo canvas del Consolato Ger-manico..........................................................................39I quattordici strangolati in piazza del Pane...................47L'ultima documentazione..............................................53

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Indice generale

Liber Liber......................................................................4Il 23, 24, 25, 26 e 27 ottobre 1911..................................9I sei famosi prigionieri italiani......................................36La fucilazione dei secondo canvas del Consolato Ger-manico..........................................................................39I quattordici strangolati in piazza del Pane...................47L'ultima documentazione..............................................53

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Le giornate di SciarasciatFOTOGRAFATE

Il gen. Caneva, governatore di Tripoliscatenatore dei soldati per lo sterminio arabo.

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Le giornate di SciarasciatFOTOGRAFATE

Il gen. Caneva, governatore di Tripoliscatenatore dei soldati per lo sterminio arabo.

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PAOLO VALERA

Le giornate di SciarasciatFOTOGRAFATE

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PAOLO VALERA

Le giornate di SciarasciatFOTOGRAFATE

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8

Ara

be le

gate

con

le c

orde

e c

on le

cat

ene

cond

otte

attr

aver

so le

vie

di T

ripol

i.

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vie

di T

ripol

i.

Il 23, 24, 25, 26 e 27 ottobre 1911

rappresentano la carneficina araba di 4000 uomi-ni, di 400 donne e di molte fanciulle, ragazzi ebimbi.

Il conflitto di conquista non c'entra. Qui non ci occu-piamo se hanno torto o ragione gli oppressori turchi ogli oppressori italiani. Il giogo è sempre giogo. La guer-ra è sempre guerra. Nel furore delle battaglie chi pigliapiglia. I proiettili non hanno occhi. Più la strage è inau-dita e più gloria è cosparsa sugli uccisori. È la civiltà na-zionalista che impera nel mondo. I decimatori di nemicisono eroi. È legge marziale. A fianco delle cataste uma-ne si accendono i fuochi di gioia. Celebrate. Noi non vo-gliamo amareggiarvi le vittorie. Godete. Il sangue è vo-stro. Ciò che noi vi contendiamo non è la fatalità storica.È il massacro degli innocenti. È l'uccisione in massadella popolazione rimasta neutra nella zona del teatrodella guerra. Questa è la nostra indignazione. Indigna-zione che non raggiunge i soldati. Essi non sono volon-

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Il 23, 24, 25, 26 e 27 ottobre 1911

rappresentano la carneficina araba di 4000 uomi-ni, di 400 donne e di molte fanciulle, ragazzi ebimbi.

Il conflitto di conquista non c'entra. Qui non ci occu-piamo se hanno torto o ragione gli oppressori turchi ogli oppressori italiani. Il giogo è sempre giogo. La guer-ra è sempre guerra. Nel furore delle battaglie chi pigliapiglia. I proiettili non hanno occhi. Più la strage è inau-dita e più gloria è cosparsa sugli uccisori. È la civiltà na-zionalista che impera nel mondo. I decimatori di nemicisono eroi. È legge marziale. A fianco delle cataste uma-ne si accendono i fuochi di gioia. Celebrate. Noi non vo-gliamo amareggiarvi le vittorie. Godete. Il sangue è vo-stro. Ciò che noi vi contendiamo non è la fatalità storica.È il massacro degli innocenti. È l'uccisione in massadella popolazione rimasta neutra nella zona del teatrodella guerra. Questa è la nostra indignazione. Indigna-zione che non raggiunge i soldati. Essi non sono volon-

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tari come i Tommies, come gli arabi accorsi sotto labandiera della guerra santa per difendere l'indipendenzadai nuovi invasori. I soldati italiani non c'entrano. Pernoi non sono che strumenti. Devono ubbidire. Si dà loroil fucile e si ordina loro di sparare. È il regolamento mi-litare. La disubbidienza è sentenza di morte. O uccidereo lasciarsi uccidere. I responsabili sono gli autori della“fatalità storica”. Sono gli iniziatori della “passeggiatamilitare”. Sono i direttori della guerra. Il re non c'entra.È persona sacra. La sua funzione è del gerente. Lo in-chiudiamo per ragione decorativa.

Chi c'entra èGiovanni Giolitti.Egli è colpevole diavere insigniti,promossi ed elen-cati gli autori deglieccidi invece diaverli appesi comesono stati appesi inPiazza del Pane, iquattordici arabidichiarati ribellidagli invasori nellaloro casa naziona-le. Escludo anchegli jingoisti dellafinanza. Essi sonogli sciacalli di tutte

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GIOVANNI GIOLITTI

Presidente del Consiglio dei ministriAutore dell'ipnotizzamento italiano.

tari come i Tommies, come gli arabi accorsi sotto labandiera della guerra santa per difendere l'indipendenzadai nuovi invasori. I soldati italiani non c'entrano. Pernoi non sono che strumenti. Devono ubbidire. Si dà loroil fucile e si ordina loro di sparare. È il regolamento mi-litare. La disubbidienza è sentenza di morte. O uccidereo lasciarsi uccidere. I responsabili sono gli autori della“fatalità storica”. Sono gli iniziatori della “passeggiatamilitare”. Sono i direttori della guerra. Il re non c'entra.È persona sacra. La sua funzione è del gerente. Lo in-chiudiamo per ragione decorativa.

Chi c'entra èGiovanni Giolitti.Egli è colpevole diavere insigniti,promossi ed elen-cati gli autori deglieccidi invece diaverli appesi comesono stati appesi inPiazza del Pane, iquattordici arabidichiarati ribellidagli invasori nellaloro casa naziona-le. Escludo anchegli jingoisti dellafinanza. Essi sonogli sciacalli di tutte

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GIOVANNI GIOLITTI

Presidente del Consiglio dei ministriAutore dell'ipnotizzamento italiano.

le conquiste. Nella guerra russo-giapponese c'era laBanca russo-cinese in Manciuria. La Banca di Parigi edei Paesi Bassi è al dorso della guerra in Marocco. È na-turale che ci sia il Banco di Roma al dorso della guerraItalo turca. Il massimo criminale delle giornate di Scia-rasciat è Carlo Caneva, divenuto pari di sua maestà. Èlui, l'esonerato dal ministero per la sua inattività, per ilsuo fabianismo, per le sue crudeltà che hanno datoall'oasi di Tripoli il nome spaventoso di Oasi della mor-te.

Riepiloghiamo. Losbarco a Tripoli è noto.L'armata italiana era nelMediterraneo il 30 set-tembre del 1911. Tregiorni dopo le boccheda fuoco di tre corazza-te urlavano e scaraven-tavano il loro materialeincendiato sui forti tri-polini vuoti. I turchierano vinti prima di in-cominciare. I loro can-noni non erano buoniche a fare del fumo.Due ore dopo erano in-

servibili. Sono sbarcati i marinai. Dietro loro i naziona-listi spavaldoni carichi di gioia. Pareva una loro conqui-sta. Non hanno aspettato un minuto a iniziare una sotto-

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VITTORIO EMANUELE III.gerente responsabile.

le conquiste. Nella guerra russo-giapponese c'era laBanca russo-cinese in Manciuria. La Banca di Parigi edei Paesi Bassi è al dorso della guerra in Marocco. È na-turale che ci sia il Banco di Roma al dorso della guerraItalo turca. Il massimo criminale delle giornate di Scia-rasciat è Carlo Caneva, divenuto pari di sua maestà. Èlui, l'esonerato dal ministero per la sua inattività, per ilsuo fabianismo, per le sue crudeltà che hanno datoall'oasi di Tripoli il nome spaventoso di Oasi della mor-te.

Riepiloghiamo. Losbarco a Tripoli è noto.L'armata italiana era nelMediterraneo il 30 set-tembre del 1911. Tregiorni dopo le boccheda fuoco di tre corazza-te urlavano e scaraven-tavano il loro materialeincendiato sui forti tri-polini vuoti. I turchierano vinti prima di in-cominciare. I loro can-noni non erano buoniche a fare del fumo.Due ore dopo erano in-

servibili. Sono sbarcati i marinai. Dietro loro i naziona-listi spavaldoni carichi di gioia. Pareva una loro conqui-sta. Non hanno aspettato un minuto a iniziare una sotto-

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VITTORIO EMANUELE III.gerente responsabile.

scrizione per elevare un monumento a Francesco Crispi,«il grande ispiratore della conquista di Tripoli». Sonosbarcati poco dopo i bersaglieri della 4a e della 5a com-pagnia dell'undicesimo bersaglieri, le vittime della tra-scuratezza e della buaggine di Caneva, quelli cadutinell'oasi per l'inesperienza dello stato maggiore che nonconosceva una via dalla quale gli arabi potevano entraree aggredirli alle spalle, quella della sorpresa, quella del-la irruzione, quella che rompe la diga, quella che pene-

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Lo Stato Maggiore con il suo capo.

scrizione per elevare un monumento a Francesco Crispi,«il grande ispiratore della conquista di Tripoli». Sonosbarcati poco dopo i bersaglieri della 4a e della 5a com-pagnia dell'undicesimo bersaglieri, le vittime della tra-scuratezza e della buaggine di Caneva, quelli cadutinell'oasi per l'inesperienza dello stato maggiore che nonconosceva una via dalla quale gli arabi potevano entraree aggredirli alle spalle, quella della sorpresa, quella del-la irruzione, quella che rompe la diga, quella che pene-

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Lo Stato Maggiore con il suo capo.

tra come è penetrata la fiumana di 300 arabi dalla pellebronzata o fulliginosa a Sidi Messri tre giorni dopo. Laloro morte è stata crudele. L'Italia intera è stata com-mossa. Seicento e più bersaglieri sono caduti gli uni su-gli altri, colpiti alle reni, senza aver tempo di voltarsi edifendersi.

È stata l'Abba Garima dell'Africa mediterranea. Il Ca-neva che aveva i movimenti lenti, che aveva trattenutoprima della conquista di Ain Zara 40.000 uomini in unaaspettativa angosciosa per più di due mesi e che pensavapiù alla sua sicurezza personale – come il Baratieri –che alla vita dell'esercito al suo comando – non ha tro-vato l'energia di sedare il panico e di mandare al murogli arabi che si erano dissetati col sangue dei suoi soldatio erano stati trovati nell'oasi col fucile alla mano. Ha la-sciato che il panico ingrossasse e divenisse il turbine ditutte le teste militari senza farsi vedere. La scusa dellalentezza del generale in capo era che Paolo Spingardi,ministro della guerra, gli aveva composto uno statomaggiore di vecchioni stracchi e bisognosi di riposo.Così i soldati sono stati abbandonati al loro furore quasisempre senza superiori, o con un semplice tenente o condelle guide vestite in borghese. È quello che è avvenutoa Pekino durante la sollevazione dei boxers. Italiani,russi e tedeschi si erano tramutati in belve. Uccidevanogli abitanti e saccheggiavano le case. Ricordiamo Mo-dugno. L'ordine del macello in Tripoli è stato dato dalCaneva. Il documento è ufficiale. È stato letto da tutti.Nessun quartiere agli arabi di Tripoli e dell'oasi.

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tra come è penetrata la fiumana di 300 arabi dalla pellebronzata o fulliginosa a Sidi Messri tre giorni dopo. Laloro morte è stata crudele. L'Italia intera è stata com-mossa. Seicento e più bersaglieri sono caduti gli uni su-gli altri, colpiti alle reni, senza aver tempo di voltarsi edifendersi.

È stata l'Abba Garima dell'Africa mediterranea. Il Ca-neva che aveva i movimenti lenti, che aveva trattenutoprima della conquista di Ain Zara 40.000 uomini in unaaspettativa angosciosa per più di due mesi e che pensavapiù alla sua sicurezza personale – come il Baratieri –che alla vita dell'esercito al suo comando – non ha tro-vato l'energia di sedare il panico e di mandare al murogli arabi che si erano dissetati col sangue dei suoi soldatio erano stati trovati nell'oasi col fucile alla mano. Ha la-sciato che il panico ingrossasse e divenisse il turbine ditutte le teste militari senza farsi vedere. La scusa dellalentezza del generale in capo era che Paolo Spingardi,ministro della guerra, gli aveva composto uno statomaggiore di vecchioni stracchi e bisognosi di riposo.Così i soldati sono stati abbandonati al loro furore quasisempre senza superiori, o con un semplice tenente o condelle guide vestite in borghese. È quello che è avvenutoa Pekino durante la sollevazione dei boxers. Italiani,russi e tedeschi si erano tramutati in belve. Uccidevanogli abitanti e saccheggiavano le case. Ricordiamo Mo-dugno. L'ordine del macello in Tripoli è stato dato dalCaneva. Il documento è ufficiale. È stato letto da tutti.Nessun quartiere agli arabi di Tripoli e dell'oasi.

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È stato come sguinzagliarli. Tutti avevano paura diessere aggrediti al dorso o al fianco. È avvenuto che ilpanico ha indemoniato tutti. Qualche volta il furore li haresi ciechi. Hanno tirato gli uni sugli altri. Una squadra

14

I bersaglieri dell'11.° sbarcati della 4.a e 5.a compagnia stati poimassacrati nell'oasi il 23 Ottobre 1911.

Arabe razziate o espulse dalle loro abitazioni. Sono fatte passaredavanti ai cadaveri, fra i quali ci sono i loro uomini: mariti, fra-telli, padri e parenti.

È stato come sguinzagliarli. Tutti avevano paura diessere aggrediti al dorso o al fianco. È avvenuto che ilpanico ha indemoniato tutti. Qualche volta il furore li haresi ciechi. Hanno tirato gli uni sugli altri. Una squadra

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I bersaglieri dell'11.° sbarcati della 4.a e 5.a compagnia stati poimassacrati nell'oasi il 23 Ottobre 1911.

Arabe razziate o espulse dalle loro abitazioni. Sono fatte passaredavanti ai cadaveri, fra i quali ci sono i loro uomini: mariti, fra-telli, padri e parenti.

italiana su un'altra squadra italiana alla caccia di arabi. Il26 e il 27 sono avvenute scene incredibili. I soldati alletrincee spaventati, ossessionati credevano di avere sem-pre il nemico o gli arabi nemici in agguato per pugnalar-li. La nervosità militare era incominciata fino dalla nottedel 23. Coi chi va là? chi va là? e con gli spari saltuariche traducevano l'inquietudine degli avamposti. Tripoliitaliana non aveva più coraggio. Aveva perduto la paro-la. Ogni soldato italiano era pieno di sgomento. Chi valà? Tutti erano convinti che l'arabo fosse divenuto untraditore, un boia, un assassino. I gridatori della stradacompletavano lo spavento. Negli indumenti dell'autoritàcittadina sgolavano il terrore. Ciascuno era accompa-gnato da un ufficiale e da due soldati. Si fermavano ognidieci minuti e dicevano nella lingua araba: – Chi nonconsegna subito tutte le armi e le munizioni alle autoritàsarà fucilato. –

15

I cinque arabi sono incatenati. Lo stringimento dà loro lo spasi-mo. Un soldato brutalizza il ragazzo. Gli altri lo fanno correre apedate e coi calci dei fucili. Sputano loro in faccia e li inseguonocon ingiurie sanguinose. Testimonio oculare il corrispondente del

“Daily Mirror”.

italiana su un'altra squadra italiana alla caccia di arabi. Il26 e il 27 sono avvenute scene incredibili. I soldati alletrincee spaventati, ossessionati credevano di avere sem-pre il nemico o gli arabi nemici in agguato per pugnalar-li. La nervosità militare era incominciata fino dalla nottedel 23. Coi chi va là? chi va là? e con gli spari saltuariche traducevano l'inquietudine degli avamposti. Tripoliitaliana non aveva più coraggio. Aveva perduto la paro-la. Ogni soldato italiano era pieno di sgomento. Chi valà? Tutti erano convinti che l'arabo fosse divenuto untraditore, un boia, un assassino. I gridatori della stradacompletavano lo spavento. Negli indumenti dell'autoritàcittadina sgolavano il terrore. Ciascuno era accompa-gnato da un ufficiale e da due soldati. Si fermavano ognidieci minuti e dicevano nella lingua araba: – Chi nonconsegna subito tutte le armi e le munizioni alle autoritàsarà fucilato. –

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I cinque arabi sono incatenati. Lo stringimento dà loro lo spasi-mo. Un soldato brutalizza il ragazzo. Gli altri lo fanno correre apedate e coi calci dei fucili. Sputano loro in faccia e li inseguonocon ingiurie sanguinose. Testimonio oculare il corrispondente del

“Daily Mirror”.

Aggiungevano che gli indigeni dovevano ritirarsi nel-le loro abitazioni prima del tramonto, non ne dovevanouscire prima dello spuntare del sole e dovevano rispon-dere subito al chi va là? se non volevano essere stramaz-zati da una sfuriata di di palle.

I lumi non erano permessi. Tutte le finestre dovevanoessere chiuse e senza luce. La città pareva un cimitero.Nessuno respirava senza il permesso militare. I più au-daci erano i ragazzi che lustravano le scarpe e i mendi-canti. Erano i soli personaggi che osavano addossarsi aimuri. Nei loro bianchi paludamenti davano l'idea di fan-tasmi usciti dalla sepoltura. Ogni via era percorsa da

16

Arabe strappate dai loro tuguri legate assieme con le corde e conle catene, maltrattate e svillaneggiate attraverso le vie di Tripoli.

Aggiungevano che gli indigeni dovevano ritirarsi nel-le loro abitazioni prima del tramonto, non ne dovevanouscire prima dello spuntare del sole e dovevano rispon-dere subito al chi va là? se non volevano essere stramaz-zati da una sfuriata di di palle.

I lumi non erano permessi. Tutte le finestre dovevanoessere chiuse e senza luce. La città pareva un cimitero.Nessuno respirava senza il permesso militare. I più au-daci erano i ragazzi che lustravano le scarpe e i mendi-canti. Erano i soli personaggi che osavano addossarsi aimuri. Nei loro bianchi paludamenti davano l'idea di fan-tasmi usciti dalla sepoltura. Ogni via era percorsa da

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Arabe strappate dai loro tuguri legate assieme con le corde e conle catene, maltrattate e svillaneggiate attraverso le vie di Tripoli.

marinai e da soldati. Gli stessi ufficiali non andavano ingiro che col revolver in mano e accompagnati dai solda-ti. Era corsa la voce che ci doveva essere una solleva-zione. La si sentiva nell'aria. Per più giorni soldati e uf-ficiali non passavano da una bottega araba senza tenerela mano sull'arma da fuoco o da taglio.

Il fatto è che senza apparenza di sollevazione i milita-ri erano come impazziti. Lungo la spiaggia non si vede-vano vivi. Tutto era chiuso. Alberghi, botteghe, caffè.Non c'erano che i fasci di luce che diffondevano i riflet-tori delle navi da guerra. Qua e là immensi falò di pagliao di legna o di masserizie delle case degli indigeni di-strutte. Il silenzio che atterriva era rotto di tanto in tanto

17

La razzia della morte. Gli arabi sono stati razziati. La fotografiali rappresenta con le mani in aria per dimostrare che non posse-devano armi, nè munizioni. I razziatori sono i bersaglieri. I raz-ziati erano avviati ad Allah.

marinai e da soldati. Gli stessi ufficiali non andavano ingiro che col revolver in mano e accompagnati dai solda-ti. Era corsa la voce che ci doveva essere una solleva-zione. La si sentiva nell'aria. Per più giorni soldati e uf-ficiali non passavano da una bottega araba senza tenerela mano sull'arma da fuoco o da taglio.

Il fatto è che senza apparenza di sollevazione i milita-ri erano come impazziti. Lungo la spiaggia non si vede-vano vivi. Tutto era chiuso. Alberghi, botteghe, caffè.Non c'erano che i fasci di luce che diffondevano i riflet-tori delle navi da guerra. Qua e là immensi falò di pagliao di legna o di masserizie delle case degli indigeni di-strutte. Il silenzio che atterriva era rotto di tanto in tanto

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La razzia della morte. Gli arabi sono stati razziati. La fotografiali rappresenta con le mani in aria per dimostrare che non posse-devano armi, nè munizioni. I razziatori sono i bersaglieri. I raz-ziati erano avviati ad Allah.

dalla scarica di una fucilata o di un revolver. I giardiniaffollati di palme erano popolati di ombre nere che fug-

18

La prima infornata di prigionieri. Vanno al martirio. Sono uccisiin massa. Sono accompagnati al supplizio dalla cavalleria e han-no le mani legate al dorso.

La seconda infornata non differisce dalla prima. I soldati sono apiedi e hanno le baionette puntate alle reni dei prigionieri i qualihanno le mani legate al dorso. Sono trattenuti a gruppi dalla corda.

dalla scarica di una fucilata o di un revolver. I giardiniaffollati di palme erano popolati di ombre nere che fug-

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La prima infornata di prigionieri. Vanno al martirio. Sono uccisiin massa. Sono accompagnati al supplizio dalla cavalleria e han-no le mani legate al dorso.

La seconda infornata non differisce dalla prima. I soldati sono apiedi e hanno le baionette puntate alle reni dei prigionieri i qualihanno le mani legate al dorso. Sono trattenuti a gruppi dalla corda.

givano, s'inseguivano e si involavano. Sospettavanosempre nemici dell'occupazione italiana appiattati tra lefronde. Le atrocità italiane sono state negate da tutti; daCaneva, da Giolitti, dai corrispondenti italiani, dagli am-basciatori italiani, dal deputato De Felice, da Jean Car-rère, da Barzini, dai giornali nazionalisti e dal grossodella popolazione italiana la quale non ha potuto credere

19

Altra razzia di donne e fanciulli. Sono spintifuori dalla zona dove si combatte. Malgradoquesto atto che pareva di salvezza vi hannolasciata quasi tutti la pelle. Sono rimasti neimassacri delle quattro giornate consecutive.L'indimenticabile processo sommario. I prigionieri sono spinti in

un'imboscata. Tutta la gente che si vede è condannata a morte. Inpoche ore si sono processati ed esecuzionati.

givano, s'inseguivano e si involavano. Sospettavanosempre nemici dell'occupazione italiana appiattati tra lefronde. Le atrocità italiane sono state negate da tutti; daCaneva, da Giolitti, dai corrispondenti italiani, dagli am-basciatori italiani, dal deputato De Felice, da Jean Car-rère, da Barzini, dai giornali nazionalisti e dal grossodella popolazione italiana la quale non ha potuto credere

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Altra razzia di donne e fanciulli. Sono spintifuori dalla zona dove si combatte. Malgradoquesto atto che pareva di salvezza vi hannolasciata quasi tutti la pelle. Sono rimasti neimassacri delle quattro giornate consecutive.L'indimenticabile processo sommario. I prigionieri sono spinti in

un'imboscata. Tutta la gente che si vede è condannata a morte. Inpoche ore si sono processati ed esecuzionati.

che i suoi connazionali in montura si fossero tramutatiin iene. Ma la documentazione non si è fatta aspettare.Le fotografie hanno circolato per il mondo. Le descri-zioni dei giornali sono passate negli opuscoli e nei volu-mi. Tutti le possono leggere. Il nostro supplemento nonpuò essere che un epitome. I testimoni oculari sono icorrispondenti esteri. Le loro narrazioni si assomiglianoe sono concordi che per vendicarsi di una irruzione diarabi nell'oasi si sono uccisi su per giù 400 donne e4000 uomini con molti ragazzi fra loro. I colpevoli fratutta quella massa di morti è fatta salire a cento arabistramazzati con loro. Il massacro è stato confermato daiconsoli esteri a Tripoli. I particolari sono orribili. I sol-dati, con o senza ufficiali, agguantavano, legavano,spingevano con i calci dei fucili e a pochi passi li fucila-

20

Il resto di un villaggio incendiato

che i suoi connazionali in montura si fossero tramutatiin iene. Ma la documentazione non si è fatta aspettare.Le fotografie hanno circolato per il mondo. Le descri-zioni dei giornali sono passate negli opuscoli e nei volu-mi. Tutti le possono leggere. Il nostro supplemento nonpuò essere che un epitome. I testimoni oculari sono icorrispondenti esteri. Le loro narrazioni si assomiglianoe sono concordi che per vendicarsi di una irruzione diarabi nell'oasi si sono uccisi su per giù 400 donne e4000 uomini con molti ragazzi fra loro. I colpevoli fratutta quella massa di morti è fatta salire a cento arabistramazzati con loro. Il massacro è stato confermato daiconsoli esteri a Tripoli. I particolari sono orribili. I sol-dati, con o senza ufficiali, agguantavano, legavano,spingevano con i calci dei fucili e a pochi passi li fucila-

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Il resto di un villaggio incendiato

vano con volate di piombo. Dappertutto la brutalità erala signoreggiatrice dell'ambiente. Un povero ragazzo ne-gro ha implorato pietà e ha ricevuto per risposta un terri-bile ceffone sulla bocca. La compassione era assente. Si

21

Donna lasciata morire nel villaggio bruciato

vano con volate di piombo. Dappertutto la brutalità erala signoreggiatrice dell'ambiente. Un povero ragazzo ne-gro ha implorato pietà e ha ricevuto per risposta un terri-bile ceffone sulla bocca. La compassione era assente. Si

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Donna lasciata morire nel villaggio bruciato

L’oasi della morte

sono uccisi mendicanti, storpi, gente sciancata, cieca. Alsud della linea degli avamposti dove era avvenutal'aggressione araba c'era una casa turca abbandonata. Ilcortile ha servito per il radunamento dei prigionieri.L'edificio pareva una dogana. Giunto un ufficiale si vuo-tò il cortile inviandoli fuori a gruppi a sentire la senten-za sommaria fatta di piombo. La maggioranza era indif-ferente alla morte, ma la minoranza ci teneva alla vita.Era divenuta cadaverica. Si udivano gli spari. Si udiva-no le strida con dei tonfi. Molti si sono messi a gridare,a strepitare e a cercare di fuggire. Si dicevano innocenti.Vuotavano le tasche per dimostrare che non avevanoche datteri. Inutile. Il calcio del fucile li faceva cammi-nare. Di fuori era la catasta. Una cinquantina di persone

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L’oasi della morte

sono uccisi mendicanti, storpi, gente sciancata, cieca. Alsud della linea degli avamposti dove era avvenutal'aggressione araba c'era una casa turca abbandonata. Ilcortile ha servito per il radunamento dei prigionieri.L'edificio pareva una dogana. Giunto un ufficiale si vuo-tò il cortile inviandoli fuori a gruppi a sentire la senten-za sommaria fatta di piombo. La maggioranza era indif-ferente alla morte, ma la minoranza ci teneva alla vita.Era divenuta cadaverica. Si udivano gli spari. Si udiva-no le strida con dei tonfi. Molti si sono messi a gridare,a strepitare e a cercare di fuggire. Si dicevano innocenti.Vuotavano le tasche per dimostrare che non avevanoche datteri. Inutile. Il calcio del fucile li faceva cammi-nare. Di fuori era la catasta. Una cinquantina di persone

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erano sdraiate nella morte. Le abitazioni arabe valgonopochi centesimi, ma la vendetta militare le ha fatte arde-re. Dietro la fabbrica di esparto del Banco di Roma eraun villaggio di 50-60 arabi. Nelle vicinanze è stato tro-vato morto un soldato italiano. Si è bruciato il villaggioe si sono fucilati gli abitanti. È dopo queste barbare car-neficine che gli arabi fuori delle trincee si sono gettatisui cadaveri dei poveri soldati italiani a derubarli, asconciarli, a mutilarli. Era il dente per dente. La guerra èla guerra. Imbarbarisce. Gli arabi in Tripoli erano consi-derati traditori contro l'Italia e dovevano essere stermi-nati. Era l'imperativo di Caneva. Nessun quartiere. Il 26ottobre una

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erano sdraiate nella morte. Le abitazioni arabe valgonopochi centesimi, ma la vendetta militare le ha fatte arde-re. Dietro la fabbrica di esparto del Banco di Roma eraun villaggio di 50-60 arabi. Nelle vicinanze è stato tro-vato morto un soldato italiano. Si è bruciato il villaggioe si sono fucilati gli abitanti. È dopo queste barbare car-neficine che gli arabi fuori delle trincee si sono gettatisui cadaveri dei poveri soldati italiani a derubarli, asconciarli, a mutilarli. Era il dente per dente. La guerra èla guerra. Imbarbarisce. Gli arabi in Tripoli erano consi-derati traditori contro l'Italia e dovevano essere stermi-nati. Era l'imperativo di Caneva. Nessun quartiere. Il 26ottobre una

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Terribile descrizione grafica. È il massacro di una cinquantinad'arabi. Fra loro vi sono dei ragazzi. Sono stati spinti come greg-ge in un piccolo spazio chiuso fra tre muraglie e uccisi. Non unoè rimasto vivo. Un corrispondente che ha veduto tutta quella gen-te come in un sepolcro aperto ha detto che doveva essere stato unvero carnevale di uccisioni.

banda di arabi ha rotto la linea militare a Bumeliana eriusci a fortificarsi in una casupola. Il combattimento èdurato dodici ore. Gli arabi non avevano più munizioni.La bandiera bianca non li ha salvati. Sfondata la porta

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Terribile descrizione grafica. È il massacro di una cinquantinad'arabi. Fra loro vi sono dei ragazzi. Sono stati spinti come greg-ge in un piccolo spazio chiuso fra tre muraglie e uccisi. Non unoè rimasto vivo. Un corrispondente che ha veduto tutta quella gen-te come in un sepolcro aperto ha detto che doveva essere stato unvero carnevale di uccisioni.

banda di arabi ha rotto la linea militare a Bumeliana eriusci a fortificarsi in una casupola. Il combattimento èdurato dodici ore. Gli arabi non avevano più munizioni.La bandiera bianca non li ha salvati. Sfondata la porta

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vennero sdraiati nella morte. C'è stato un momento incui l'Oasi della Morte era seminata di cadaveri. Il giornodopo la sua atmosfera era irrespirabile. Sentiva dei feto-ri dei corpi in decomposizione.

Il grande panico. Soldati sui tetti delle case vicino alla residenzadel generale Caneva.

Uno dei tanti testimoni oculari ha scritto che le auto-rità italiane hanno ammesso di averne fucilati quarantain una giornata, mentre lui solo ne aveva veduti cin-quanta in un angolo. Civiltà italiana.

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vennero sdraiati nella morte. C'è stato un momento incui l'Oasi della Morte era seminata di cadaveri. Il giornodopo la sua atmosfera era irrespirabile. Sentiva dei feto-ri dei corpi in decomposizione.

Il grande panico. Soldati sui tetti delle case vicino alla residenzadel generale Caneva.

Uno dei tanti testimoni oculari ha scritto che le auto-rità italiane hanno ammesso di averne fucilati quarantain una giornata, mentre lui solo ne aveva veduti cin-quanta in un angolo. Civiltà italiana.

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Due capi arabi condannati a morte cheaspettano stoicamente il piombo nellaschiena. L'esecuzione avviene fuori deglialberi. I disgraziati sono legati insieme.

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Due capi arabi condannati a morte cheaspettano stoicamente il piombo nellaschiena. L'esecuzione avviene fuori deglialberi. I disgraziati sono legati insieme.

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Il generale Ca-neva non si è maifatto vivo nellegiornate spavento-se. Egli è rimastotappato nella suaresidenza copertadi sacchi di sabbiae di rivestimenti aprova di bombe,con i soldati suitetti intorno al suoedificio. Si capisceche i soldati fosse-ro molto eccitatidopo gli attacchi

del 23. Scatenati con l'ordine di uccidere senza pietàchiunque indossasse il barracano è stata una strage con-tinuata il 24, il 25, il 26 e il 27. È Caneva che ha datoloro il furore e che li ha fatti correre per i sobborghicome pazzi alla ricerca di arabi da sgozzare. In mezzo auno dei tanti mucchi di cadaveri nel quartiere arabo eraun grandiglione di negro scallottato che perdeva la ma-teria cerebrale. Il corpo era ancora tepido. Un soldatonon ha potuto trattenersi dal dargli un calcio. Era la pie-tà del momento. Questo per dimostrare come i soldati afuria di uccidere si erano disumanati. Si sono veduti sol-dati trascinare delle donne che si erano acculacciate interra per non seguirli. I soldati spaventavano. Erano tutti

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Sistema italiano. L'arabo è trattenutodalle “strenciose” coi cappi al pezzo dilegno poliziesco.

Il generale Ca-neva non si è maifatto vivo nellegiornate spavento-se. Egli è rimastotappato nella suaresidenza copertadi sacchi di sabbiae di rivestimenti aprova di bombe,con i soldati suitetti intorno al suoedificio. Si capisceche i soldati fosse-ro molto eccitatidopo gli attacchi

del 23. Scatenati con l'ordine di uccidere senza pietàchiunque indossasse il barracano è stata una strage con-tinuata il 24, il 25, il 26 e il 27. È Caneva che ha datoloro il furore e che li ha fatti correre per i sobborghicome pazzi alla ricerca di arabi da sgozzare. In mezzo auno dei tanti mucchi di cadaveri nel quartiere arabo eraun grandiglione di negro scallottato che perdeva la ma-teria cerebrale. Il corpo era ancora tepido. Un soldatonon ha potuto trattenersi dal dargli un calcio. Era la pie-tà del momento. Questo per dimostrare come i soldati afuria di uccidere si erano disumanati. Si sono veduti sol-dati trascinare delle donne che si erano acculacciate interra per non seguirli. I soldati spaventavano. Erano tutti

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Sistema italiano. L'arabo è trattenutodalle “strenciose” coi cappi al pezzo dilegno poliziesco.

armati di revolvere tiravano senzaremissione. Eranoperseguitati dallafollia del sangue oimpazziti dal san-gue. Vedevanorosso. È stato ve-duto un picchettodi soldati con uncapitano che hafatto accaponarela pelle. Eranouna cinquantinacon una dozzinadi prigionieri.Giunti a una capanna mezzo demolita li hanno freddatitutti, a due a due. Coloro che aspettavano la loro voltaerano di fronte a coloro che stavano per precipitare ca-daveri.

Assisteva all'esecuzione un capitano con la macchinafotografica e i tiratori aspettavano a lanciare il piomboche la Kodak fosse in posizione. Quella figura di uffi-ciale che raccoglieva le scene tragiche con la sigaretta inbocca è stata notata un po' dappertutto. Per lui eranodelle rappresentazioni. La Kodak era la sua sensibilità.Lascio tutti gli improperii sui vivi e sui morti, per coloroche cadevano o erano caduti. Non c'era che esasperazio-ne. Parole truci, parole scurrili, parole sucide, tutte paro-

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Prigionieri all'inferriata che dà sulla viache si raccontano le sevizie subite du-rante l'arresto.

armati di revolvere tiravano senzaremissione. Eranoperseguitati dallafollia del sangue oimpazziti dal san-gue. Vedevanorosso. È stato ve-duto un picchettodi soldati con uncapitano che hafatto accaponarela pelle. Eranouna cinquantinacon una dozzinadi prigionieri.Giunti a una capanna mezzo demolita li hanno freddatitutti, a due a due. Coloro che aspettavano la loro voltaerano di fronte a coloro che stavano per precipitare ca-daveri.

Assisteva all'esecuzione un capitano con la macchinafotografica e i tiratori aspettavano a lanciare il piomboche la Kodak fosse in posizione. Quella figura di uffi-ciale che raccoglieva le scene tragiche con la sigaretta inbocca è stata notata un po' dappertutto. Per lui eranodelle rappresentazioni. La Kodak era la sua sensibilità.Lascio tutti gli improperii sui vivi e sui morti, per coloroche cadevano o erano caduti. Non c'era che esasperazio-ne. Parole truci, parole scurrili, parole sucide, tutte paro-

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Prigionieri all'inferriata che dà sulla viache si raccontano le sevizie subite du-rante l'arresto.

le disgustose. Ciascuno può immaginarsele. Sullo stra-done verso Bumeliana c'era una specie di piazza fonda.Al centro si vedevano circa 50 arabi in una corona disoldati. Fra i prigionieri c'erano dei ragazzi che guarda-vano meravigliati le baionette. Soldati e prigionieri siavviavano verso l'oasi per le viuzze di Tripoli. A circaun miglio dal deserto si udirono passare sulla testa deiproiettili. Sostarono. Lasciarono i prigionieri legati inconsegna a un collega e corsero alla ridotta. Si accorseroche i tiratori erano italiani. Ripresero il convoglio e mar-ciarono verso una capanna. La prima vittima è stato unvecchio baionettato. Gli altri a due o tre per volta cadde-ro su se stessi. Gli ultimi sono stati obbligati a montaresui cadaveri. Fra i caduti alcuni non erano completa-mente morti. Il capitano li ha finiti a revolverate. E inquesto è stato umano. Ha soppresso in loro il martirioagonico. La scena fu una delle più feroci.

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le disgustose. Ciascuno può immaginarsele. Sullo stra-done verso Bumeliana c'era una specie di piazza fonda.Al centro si vedevano circa 50 arabi in una corona disoldati. Fra i prigionieri c'erano dei ragazzi che guarda-vano meravigliati le baionette. Soldati e prigionieri siavviavano verso l'oasi per le viuzze di Tripoli. A circaun miglio dal deserto si udirono passare sulla testa deiproiettili. Sostarono. Lasciarono i prigionieri legati inconsegna a un collega e corsero alla ridotta. Si accorseroche i tiratori erano italiani. Ripresero il convoglio e mar-ciarono verso una capanna. La prima vittima è stato unvecchio baionettato. Gli altri a due o tre per volta cadde-ro su se stessi. Gli ultimi sono stati obbligati a montaresui cadaveri. Fra i caduti alcuni non erano completa-mente morti. Il capitano li ha finiti a revolverate. E inquesto è stato umano. Ha soppresso in loro il martirioagonico. La scena fu una delle più feroci.

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La orribile vendetta degli italiani sugli arabi. I soldati passanoda una casa all'altra. Stanno spingendone la porta. Innocenti ocolpevoli venivano sommariamente rovesciati nella morte.

I veri nemici d'Italia sono coloro che vogliono seppel-lire gli orrori di Caneva. Ciò che è avvenuto è avvenuto.È la storia che registra. È stata una strage di patriotti,una strage di donne, una strage di ragazzi. Tutta genteinnocente. Ormai è saputo.

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La orribile vendetta degli italiani sugli arabi. I soldati passanoda una casa all'altra. Stanno spingendone la porta. Innocenti ocolpevoli venivano sommariamente rovesciati nella morte.

I veri nemici d'Italia sono coloro che vogliono seppel-lire gli orrori di Caneva. Ciò che è avvenuto è avvenuto.È la storia che registra. È stata una strage di patriotti,una strage di donne, una strage di ragazzi. Tutta genteinnocente. Ormai è saputo.

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Una fanciulla araba uccisa.

Gli abitanti dell'oasi non hanno combattuto. I combat-tenti sono stati gli arabi venuti dal deserto e penetratidalle trincee per colpa del generalissimo. La loro auda-cia è stata castigata. Nessuno di loro è ritornato al deser-to. Questo è l'accidente del 23 ottobre. Il più grave e cheresterà appiccicato al nome di Caneva è il 26. All'alba lalinea italiana era stata rotta. I soldati avevano lasciato letrincee e si erano appiattati dietro i sacchi di sabbia.

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Una fanciulla araba uccisa.

Gli abitanti dell'oasi non hanno combattuto. I combat-tenti sono stati gli arabi venuti dal deserto e penetratidalle trincee per colpa del generalissimo. La loro auda-cia è stata castigata. Nessuno di loro è ritornato al deser-to. Questo è l'accidente del 23 ottobre. Il più grave e cheresterà appiccicato al nome di Caneva è il 26. All'alba lalinea italiana era stata rotta. I soldati avevano lasciato letrincee e si erano appiattati dietro i sacchi di sabbia.

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Un soldato italiano che guarda se ha bisogno di un altroproiettile in corpo.

A mezza via, tra la cittadella e la linea degli avampo-sti, mentre passavano dei rinforzi, alcuni del villaggiovenuti dal di fuori hanno scaricato delle armi da fuoco.Non si è mai saputo chi abbia tirato. Un soldato italianoera rimasto ferito a una gamba. Almeno così è stato det-to. Bisognava cercare. Gli spari arabi erano senza dub-bio pericolosi, ma nessuno avrebbe dato all'episodio ilnome di sommossa e a nessuno sarebbe mai venuto inmente di iniziare un massacro finito con quattromila epiù cadaveri. II numero dei morti è stato constatato daicorrispondenti francesi, tedeschi e inglesi. Gli italianivedevano e dimenticavano. Da quel momento il villag-gio venne dato alle fiamme (è appunto il villaggio intor-

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Un soldato italiano che guarda se ha bisogno di un altroproiettile in corpo.

A mezza via, tra la cittadella e la linea degli avampo-sti, mentre passavano dei rinforzi, alcuni del villaggiovenuti dal di fuori hanno scaricato delle armi da fuoco.Non si è mai saputo chi abbia tirato. Un soldato italianoera rimasto ferito a una gamba. Almeno così è stato det-to. Bisognava cercare. Gli spari arabi erano senza dub-bio pericolosi, ma nessuno avrebbe dato all'episodio ilnome di sommossa e a nessuno sarebbe mai venuto inmente di iniziare un massacro finito con quattromila epiù cadaveri. II numero dei morti è stato constatato daicorrispondenti francesi, tedeschi e inglesi. Gli italianivedevano e dimenticavano. Da quel momento il villag-gio venne dato alle fiamme (è appunto il villaggio intor-

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no alla fabbrica del Banco di Roma) e i soldati sono sta-ti sparpagliati alla caccia degli arabi. La guerra è diven-tata un effusione di sangue all'ingrosso, un omicidio ge-nerale, una esecuzione senza esempio. Per tre o quattroo dieci arabi tutti gli arabi sono stati considerati colpe-voli. In un paese dove tutti posseggono un coltello sonostati inviati alla morte per gli arnesi di tutte le taschearabe, per dei rasoi, degli strumenti domestici da taglio,delle vuote cartucce trovate nelle loro abitazioni.L'ingiunzione di consegnare le armi è stato un pretestoper infierire. Se ne trovassero o non se ne trovassero, siuccideva.

Si uccidevano perchè avevano paura di morire, per-chè disubbidivano, perchè tacevano, perchè giuravanosulla loro innocenza, perchè chiamavano Allah in lorosoccorso. Si uccideva sempre. Sono stati tutti passati perle armi. È stato un carnevale di sangue. Pieno di orrori,di mutilazioni, di sconciature, di aberrazioni. Il 24, il 25,il 26 e il 27 sono date incise nel bronzo o nel marmoarabo. È tutta una storia che passerà da una generazioneall'altra come un martirio della loro gente assassinata dalrumi militare.

La mia documentazione è di poche righe. Me ne man-ca lo spazio. Bennet Burleigh, ha telegrafato al DailyTelegraph un riassunto che dà i brividi. L'oasi delle pal-me è stata spietatamente spazzata da tutti i lavoratoridella terra. Moltissimi sono stati uccisi e i loro corpisparsi per i campi e per le strade. L'odore della falce del-la guerra avvelena l'aria. Un vecchio arabo racconta che

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no alla fabbrica del Banco di Roma) e i soldati sono sta-ti sparpagliati alla caccia degli arabi. La guerra è diven-tata un effusione di sangue all'ingrosso, un omicidio ge-nerale, una esecuzione senza esempio. Per tre o quattroo dieci arabi tutti gli arabi sono stati considerati colpe-voli. In un paese dove tutti posseggono un coltello sonostati inviati alla morte per gli arnesi di tutte le taschearabe, per dei rasoi, degli strumenti domestici da taglio,delle vuote cartucce trovate nelle loro abitazioni.L'ingiunzione di consegnare le armi è stato un pretestoper infierire. Se ne trovassero o non se ne trovassero, siuccideva.

Si uccidevano perchè avevano paura di morire, per-chè disubbidivano, perchè tacevano, perchè giuravanosulla loro innocenza, perchè chiamavano Allah in lorosoccorso. Si uccideva sempre. Sono stati tutti passati perle armi. È stato un carnevale di sangue. Pieno di orrori,di mutilazioni, di sconciature, di aberrazioni. Il 24, il 25,il 26 e il 27 sono date incise nel bronzo o nel marmoarabo. È tutta una storia che passerà da una generazioneall'altra come un martirio della loro gente assassinata dalrumi militare.

La mia documentazione è di poche righe. Me ne man-ca lo spazio. Bennet Burleigh, ha telegrafato al DailyTelegraph un riassunto che dà i brividi. L'oasi delle pal-me è stata spietatamente spazzata da tutti i lavoratoridella terra. Moltissimi sono stati uccisi e i loro corpisparsi per i campi e per le strade. L'odore della falce del-la guerra avvelena l'aria. Un vecchio arabo racconta che

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sono stati massacrati 4000 uomini e non meno di 400donne con tanti figli. Diminuite il numero della metà eavrete sempre uno spaventoso e sanguinoso monumentodegli orrori della guerra e della conquista. Un massacrodi forti e di deboli, di vecchi e di giovani, uccisi a pochipassi dagli uccisori, senza processo, solo per la loro pel-le e per il loro baraccano.

Quello del Times ha epitomizzato la strage con questoepitaffio. “La memoria di questa vendetta durerà a lun-go. Io ho assistito a una delle più spietate fasi dellaguerra”. Il signor von Gottberg ha detto del 23. “I solda-ti semplici uccidevano chiunque senza ragione alcuna,uomini, donne, fanciulli.» McCullagh come protestacontro gli assassinati innocenti ha rinviata la tessera dicorrispondente al generale Caneva. La sua descrizione èlunga e orribile. Sul New York World egli ha iniziato lacolonna funebre senza prefazione per dare i particolaridelle atrocità italiane che si erano svolte in Tripoli sottoi suoi occhi e delle quali aveva preso molte fotografie.Fotografie prese non mica per una curiosità morbosa,ma per documentare, una narrazione di fatti così abbo-minevoli che senza di esse non sarebbe creduta.

Il signor Grant, in una lettera privata, ha detto chetanti sono stati uccisi, molti fatti prigionieri, un villaggiobruciato e i prigionieri fucilati il giorno dopo. Al pubbli-co ha presentato scene di orrore. Gli arabi morti giace-vano a dozzine in mezzo alle viuzze in modo da renderedifficile il cammino dei loro cavalli. Per la lunghezza didue miglia era un incubo, uno spettacolo spaventoso.

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sono stati massacrati 4000 uomini e non meno di 400donne con tanti figli. Diminuite il numero della metà eavrete sempre uno spaventoso e sanguinoso monumentodegli orrori della guerra e della conquista. Un massacrodi forti e di deboli, di vecchi e di giovani, uccisi a pochipassi dagli uccisori, senza processo, solo per la loro pel-le e per il loro baraccano.

Quello del Times ha epitomizzato la strage con questoepitaffio. “La memoria di questa vendetta durerà a lun-go. Io ho assistito a una delle più spietate fasi dellaguerra”. Il signor von Gottberg ha detto del 23. “I solda-ti semplici uccidevano chiunque senza ragione alcuna,uomini, donne, fanciulli.» McCullagh come protestacontro gli assassinati innocenti ha rinviata la tessera dicorrispondente al generale Caneva. La sua descrizione èlunga e orribile. Sul New York World egli ha iniziato lacolonna funebre senza prefazione per dare i particolaridelle atrocità italiane che si erano svolte in Tripoli sottoi suoi occhi e delle quali aveva preso molte fotografie.Fotografie prese non mica per una curiosità morbosa,ma per documentare, una narrazione di fatti così abbo-minevoli che senza di esse non sarebbe creduta.

Il signor Grant, in una lettera privata, ha detto chetanti sono stati uccisi, molti fatti prigionieri, un villaggiobruciato e i prigionieri fucilati il giorno dopo. Al pubbli-co ha presentato scene di orrore. Gli arabi morti giace-vano a dozzine in mezzo alle viuzze in modo da renderedifficile il cammino dei loro cavalli. Per la lunghezza didue miglia era un incubo, uno spettacolo spaventoso.

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Rivoltava, offendeva, metteva alla tortura. Questa matti-na, diceva, una comitiva di donne coi figli venivanocondotte dai soldati in città dalla strada di cui ho parlatofacendole inutilmente passare da un mucchio di cadave-ri, fra i quali giacevano i loro mariti e i loro padri.

La fucilazione di tre arabi. Solcati di palle non erano ancoramorti. I soldati hanno fatto fuoco alla distanza di circa dodicimetri. Uno dei soldati si è avvicinato ai morenti e con dell'altropiombo li ha finiti.

E. Ashmead Bartlett, della Reuter, la più grande e piùrispettata agenzia telegrafica del mondo, alla smentitache Giovanni Giolitti ha dato ai narratori di Sciarasciatha risposto: «Siccome la smentita di sua eccellenza èuna grave accusa fatta alla veracità dei fatti narrati daicorrispondenti esteri in Tripoli, così vi mando gli episo-dii che sono avvenuti davanti a me, al signor Davis delMorning Post e al signor Grant del Daily Mirror”. Ilriassunto delle sue narrazioni è condensato in queste pa-

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Rivoltava, offendeva, metteva alla tortura. Questa matti-na, diceva, una comitiva di donne coi figli venivanocondotte dai soldati in città dalla strada di cui ho parlatofacendole inutilmente passare da un mucchio di cadave-ri, fra i quali giacevano i loro mariti e i loro padri.

La fucilazione di tre arabi. Solcati di palle non erano ancoramorti. I soldati hanno fatto fuoco alla distanza di circa dodicimetri. Uno dei soldati si è avvicinato ai morenti e con dell'altropiombo li ha finiti.

E. Ashmead Bartlett, della Reuter, la più grande e piùrispettata agenzia telegrafica del mondo, alla smentitache Giovanni Giolitti ha dato ai narratori di Sciarasciatha risposto: «Siccome la smentita di sua eccellenza èuna grave accusa fatta alla veracità dei fatti narrati daicorrispondenti esteri in Tripoli, così vi mando gli episo-dii che sono avvenuti davanti a me, al signor Davis delMorning Post e al signor Grant del Daily Mirror”. Ilriassunto delle sue narrazioni è condensato in queste pa-

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role: “Per quattro giorni gruppi di soldati hanno epurataogni parte dell'oasi uccidendo gli arabi senza distinzio-ne. L'ordine del generale Caneva era di sterminare tuttigli arabi trovati in Tripoli o nell'oasi”.

“La brutalità degli italiani, ha scritto il signor Magee,è quasi indescrivibile. Il tradimento degli arabi, pare ab-bia spinto gli italiani in una frenetica e barbara vendet-ta”. Non cito il signor Montagu, perchè era coi turchi.Ma gli oltraggi bestiali non hanno più bisogno di testi-moni. Le nostre fotografie non sono invenzioni.

Carlo Caneva sarà chiamato il Gengiskan della con-quista della parte dell'Africa Mediterranea occupata da-gli italiani.

Mustafà-Ben-Abil-Dim condannato a trent'anni peressersi lasciato trovare con un revolver carico in sacco-cia!

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role: “Per quattro giorni gruppi di soldati hanno epurataogni parte dell'oasi uccidendo gli arabi senza distinzio-ne. L'ordine del generale Caneva era di sterminare tuttigli arabi trovati in Tripoli o nell'oasi”.

“La brutalità degli italiani, ha scritto il signor Magee,è quasi indescrivibile. Il tradimento degli arabi, pare ab-bia spinto gli italiani in una frenetica e barbara vendet-ta”. Non cito il signor Montagu, perchè era coi turchi.Ma gli oltraggi bestiali non hanno più bisogno di testi-moni. Le nostre fotografie non sono invenzioni.

Carlo Caneva sarà chiamato il Gengiskan della con-quista della parte dell'Africa Mediterranea occupata da-gli italiani.

Mustafà-Ben-Abil-Dim condannato a trent'anni peressersi lasciato trovare con un revolver carico in sacco-cia!

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I sei famosi prigionieri italiani

Il Gharian è al sud di Azizia nel cuore del Jebel, inalto alle montagne. Un tempo era una città popolosa e

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Prigionieri Italiani

I sei famosi prigionieri italiani

Il Gharian è al sud di Azizia nel cuore del Jebel, inalto alle montagne. Un tempo era una città popolosa e

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Prigionieri Italiani

prosperosa. Non è più forse neanche un villaggio. È unmagnifico baluardo militare. La massa granitica torreg-gia orgogliosa sulla rocca che domina le vie carovanieredel Fezzan, al sud, e il Mediterraneo al nord.

I turchi supponendo che gli italiani li avrebbero inse-guiti nell'interno, scelsero il Gharian come luogo di resi-stenza. Vi portarono le munizioni che asportarono dallacapitale tripolina, vi immagazzinarono tutto il materialedi combattimento e vi impiantarono l'ospedale militare.È su quell'eminenza che vennero condotti 5 prigionieriitaliani catturati il 6 novembre del 1911, cinque giornidopo il loro arrivo in Africa. Pare che fossero con unacolonna in ricognizione. È nato uno scontro. Gli italianisi ritirarono e otto di loro si rifugiarono in una casa chevenne assediata. Gli arabi non sapevano se ucciderli ofarli prigionieri. Interrogarono Fethi Bey, un albanesealto e biondo, maggiore dello stato maggiore turco.

— Portatemeli vivi se potete.Gli italiani non si arresero. Continuarono a combatte-

re. Gli arabi penetrarono nell'abitazione dal tetto. Nenacque una lotta a corpo a corpo. Tre caddero morti ecinque alcuni dei quali feriti, vennero fatti prigionieri.Sono stati condotti con sollecitudine a Suk el Jumacome una grande vittoria. I feriti vennero affidati ai dot-tori turchi.

— Per me medico – disse uno di loro – non c'è nèamico nè nemico.

Da Suk el Juma vennero condotti a Ain Zara, poi aAzizia e al Gharian. Essi vi sono stati trattati assai me-

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prosperosa. Non è più forse neanche un villaggio. È unmagnifico baluardo militare. La massa granitica torreg-gia orgogliosa sulla rocca che domina le vie carovanieredel Fezzan, al sud, e il Mediterraneo al nord.

I turchi supponendo che gli italiani li avrebbero inse-guiti nell'interno, scelsero il Gharian come luogo di resi-stenza. Vi portarono le munizioni che asportarono dallacapitale tripolina, vi immagazzinarono tutto il materialedi combattimento e vi impiantarono l'ospedale militare.È su quell'eminenza che vennero condotti 5 prigionieriitaliani catturati il 6 novembre del 1911, cinque giornidopo il loro arrivo in Africa. Pare che fossero con unacolonna in ricognizione. È nato uno scontro. Gli italianisi ritirarono e otto di loro si rifugiarono in una casa chevenne assediata. Gli arabi non sapevano se ucciderli ofarli prigionieri. Interrogarono Fethi Bey, un albanesealto e biondo, maggiore dello stato maggiore turco.

— Portatemeli vivi se potete.Gli italiani non si arresero. Continuarono a combatte-

re. Gli arabi penetrarono nell'abitazione dal tetto. Nenacque una lotta a corpo a corpo. Tre caddero morti ecinque alcuni dei quali feriti, vennero fatti prigionieri.Sono stati condotti con sollecitudine a Suk el Jumacome una grande vittoria. I feriti vennero affidati ai dot-tori turchi.

— Per me medico – disse uno di loro – non c'è nèamico nè nemico.

Da Suk el Juma vennero condotti a Ain Zara, poi aAzizia e al Gharian. Essi vi sono stati trattati assai me-

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glio dei turchi. Piena libertà di passeggio, di scrivere ericevere lettere dai loro amici e parenti in Italia. Tuttaviaerano ansiosi di essere liberati. I turchi hanno offertocinque lire turche per ogni prigioniero italiano che gliarabi avessero agguantato ma pare che non siano riuscitiche a unire ai cinque la tromba dei lanceri catturata inun momento di ricognizione.

Adesso i prigionieri saranno in viaggio per Tripoli.Forse vi sono già arrivati. Saranno interrogati e intervi-stati. Nessuno di loro dirà mai che i turchi li hanno trat-tati come sono stati trattati gli arabi nelle isole dei nostricoatti.

Mansur-el-Ghani, sceicco, venne accusato dal suo exservo di avere nascosto delle armi. A una certa profondi-tà del terreno si sono trovati tre mauser, delle cartucce edegli abiti militari. Impiccato secondo gli usi locali.

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Partenza di una comitiva turca mentre mi trovavo a Bengardaneal confine tunisino per avviarmi al campo turco.

glio dei turchi. Piena libertà di passeggio, di scrivere ericevere lettere dai loro amici e parenti in Italia. Tuttaviaerano ansiosi di essere liberati. I turchi hanno offertocinque lire turche per ogni prigioniero italiano che gliarabi avessero agguantato ma pare che non siano riuscitiche a unire ai cinque la tromba dei lanceri catturata inun momento di ricognizione.

Adesso i prigionieri saranno in viaggio per Tripoli.Forse vi sono già arrivati. Saranno interrogati e intervi-stati. Nessuno di loro dirà mai che i turchi li hanno trat-tati come sono stati trattati gli arabi nelle isole dei nostricoatti.

Mansur-el-Ghani, sceicco, venne accusato dal suo exservo di avere nascosto delle armi. A una certa profondi-tà del terreno si sono trovati tre mauser, delle cartucce edegli abiti militari. Impiccato secondo gli usi locali.

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Partenza di una comitiva turca mentre mi trovavo a Bengardaneal confine tunisino per avviarmi al campo turco.

La fucilazione dei secondo canvas delConsolato Germanico

Riproduciamo due fotografie che rappresentano ilprocesso e la fucilazione. L'episodio tragico dei giornidel terrore va sviluppato. Il protagonista era Hussein, ungiovine fezzano. Nel parossismo del panico è stato ac-coltellato un soldato del quinto artiglieria. Sono accorsidue carabinieri. Hanno interrogato le persone che hannopotuto e poco dopo hanno arrestato il secondo canvasdel consolato tedesco. Il console, Dr. Tilger, che si tro-vava a bordo di una nave che conduceva a Costantino-poli i rifugiati turchi, avvertito del fatto dal console ita-liano Galli, non ha esitato un minuto ad abbandonarloalle autorità italiane. Egli ha commesso una vigliacche-ria senza nome.

I due consoli si sono abboccati sulla spiaggia.— Domani, dottore, rispose il Galli, divenuto capo

del governo civile di Tripoli, vi invierò un certificato dimorte.

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La fucilazione dei secondo canvas delConsolato Germanico

Riproduciamo due fotografie che rappresentano ilprocesso e la fucilazione. L'episodio tragico dei giornidel terrore va sviluppato. Il protagonista era Hussein, ungiovine fezzano. Nel parossismo del panico è stato ac-coltellato un soldato del quinto artiglieria. Sono accorsidue carabinieri. Hanno interrogato le persone che hannopotuto e poco dopo hanno arrestato il secondo canvasdel consolato tedesco. Il console, Dr. Tilger, che si tro-vava a bordo di una nave che conduceva a Costantino-poli i rifugiati turchi, avvertito del fatto dal console ita-liano Galli, non ha esitato un minuto ad abbandonarloalle autorità italiane. Egli ha commesso una vigliacche-ria senza nome.

I due consoli si sono abboccati sulla spiaggia.— Domani, dottore, rispose il Galli, divenuto capo

del governo civile di Tripoli, vi invierò un certificato dimorte.

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I testimoni contro Hussein Bin Ahmed sono stati tre.Il fratello del canvas, una bimba e un pugnale. Il fratelloha dichiarato di averlo veduto fra la folla che circondavail cadavere, la bimba che lo ha veduto curvato sul cada-vere e il pugnale venne trovato nella cantina del conso-le. Sul pugnale non vi era macchia di sangue. L'accusatolo ha riconosciuto per suo. Sui suoi abiti non si sono tro-vati nè spruzzi nè zaffe di sangue.

— È mio, rispose guardando il coltello, ma non è in-sanguinato.

In Tripoli imperava la legge marziale. La scena diSciarasciat aveva impauriti tutti. Hussein era stato alservizio dell'impero germanico e nel suo fez era statal'aquila imperiale.

Il processo è avvenuto spettacolosamente in una pub-blica via, il 24 ottobre 1911. Hussein vi è andato nel suobianco baraccano, con le mani legate e circondato da unnumero strabocchevole di soldati e carabinieri. I kodakslo hanno colto in tutte le pose. Hussein è stato più fortu-nato degli altri che sono stati fucilati senza pompa pro-cedurale. La sua condizione di canvas ha imposto alleautorità la mise en scène.

Il processo è stato fatto all'aria aperta. Presidente il colonnelloMarocco, giudici il maggiore Pisauri, il capitano Bettini, ilcapitano Alessio, il maggiore Cicognani. Avv. fiscale il colon-nello Chiaparoni, difensore il capitano Carafa d'Andria. In ri-sposta all'accusatore che gli ricordava le testimonianze hadetto: «Quello che tu dici è vero, ma io non ho ucciso».» (G.PIAZZA)

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I testimoni contro Hussein Bin Ahmed sono stati tre.Il fratello del canvas, una bimba e un pugnale. Il fratelloha dichiarato di averlo veduto fra la folla che circondavail cadavere, la bimba che lo ha veduto curvato sul cada-vere e il pugnale venne trovato nella cantina del conso-le. Sul pugnale non vi era macchia di sangue. L'accusatolo ha riconosciuto per suo. Sui suoi abiti non si sono tro-vati nè spruzzi nè zaffe di sangue.

— È mio, rispose guardando il coltello, ma non è in-sanguinato.

In Tripoli imperava la legge marziale. La scena diSciarasciat aveva impauriti tutti. Hussein era stato alservizio dell'impero germanico e nel suo fez era statal'aquila imperiale.

Il processo è avvenuto spettacolosamente in una pub-blica via, il 24 ottobre 1911. Hussein vi è andato nel suobianco baraccano, con le mani legate e circondato da unnumero strabocchevole di soldati e carabinieri. I kodakslo hanno colto in tutte le pose. Hussein è stato più fortu-nato degli altri che sono stati fucilati senza pompa pro-cedurale. La sua condizione di canvas ha imposto alleautorità la mise en scène.

Il processo è stato fatto all'aria aperta. Presidente il colonnelloMarocco, giudici il maggiore Pisauri, il capitano Bettini, ilcapitano Alessio, il maggiore Cicognani. Avv. fiscale il colon-nello Chiaparoni, difensore il capitano Carafa d'Andria. In ri-sposta all'accusatore che gli ricordava le testimonianze hadetto: «Quello che tu dici è vero, ma io non ho ucciso».» (G.PIAZZA)

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La scena alla corte marziale. L'accusato è il canvas del consoletedesco. Egli ha continuato a dirsi innocente. I giudici militaril'hanno condannato a morte sulla testimonianza di una bimba.È bene notare che gli arabi nei baraccani si assomigliano tut-ti. Non si distinguono nè i giovani dai vecchi nè i ricchi daipoveri. L'arabo è con i polsi incatenati e la catena è nellemani di un soldato.

La Corte militare si è seduta alle quattro e mezzo del-la giornata dopo l'avvenimento crudele, tra la sede dellagendarmeria e la vecchia città di Carlo V, vicino almare. L'apparato si componeva di un tavolo con calama-io, penne, carte e due sedie. Sulle sedie sedevano duevecchi superiori dai baffi grigi con la montura coperta di

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La scena alla corte marziale. L'accusato è il canvas del consoletedesco. Egli ha continuato a dirsi innocente. I giudici militaril'hanno condannato a morte sulla testimonianza di una bimba.È bene notare che gli arabi nei baraccani si assomigliano tut-ti. Non si distinguono nè i giovani dai vecchi nè i ricchi daipoveri. L'arabo è con i polsi incatenati e la catena è nellemani di un soldato.

La Corte militare si è seduta alle quattro e mezzo del-la giornata dopo l'avvenimento crudele, tra la sede dellagendarmeria e la vecchia città di Carlo V, vicino almare. L'apparato si componeva di un tavolo con calama-io, penne, carte e due sedie. Sulle sedie sedevano duevecchi superiori dai baffi grigi con la montura coperta di

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croci e medaglie militari. La Corte era circondata da unbattaglione di soldati. In mezzo erano sei o sette prigio-nieri. Hussein era il più giovane. Diciotto anni, una bellafaccia bruna con la peluria della giovinezza e gli occhio-ni neri luminosi. Alto cinque piedi ed otto pollici, magrocome quasi tutti gli arabi e drappeggiato in un candidodjellaba, con la testa nel cappuccio. Nessun atteggia-mento spavaldo o di paura. Egli ha guardato in faccia aisuoi giudici e ha ascoltato con religione le accuse. Eglirispondeva quasi sempre:

— Ho capito, ma non è così.Interrogato rispose ch'egli aveva lasciato il consolato

di faccia per semplice curiosità di sapere cosa fosse av-venuto.

Si è fatta venire in scena la ragazza di 13 anni. Ellanon ha aggiunto di più. L'aveva veduto curvato. L'accu-satore ha domandato la morte di Hussein e il difensoresi è sbarazzato del difeso con poche banalità che nonpossono essere considerate una difesa.

La scena è durata un'ora. Il prigioniero è rimasto inpiedi tutto il tempo. Udita la sentenza disse:

— Ho capito, ma non è giusta.Hussein non si è scomposto. È rimasto tranquillo.— Conducete via il prigioniero! Morte!In una mezz'ora tutto è stato finito. Lo si è condotto a

cento passi dal tribunale che lo aveva condannato alsupplizio, sotto le alte muraglie di un vecchio castellospagnuolo semichiuso, in un angolo che serviva ai sol-dati di water-closet. Luogo nauseoso. Condannato, fuci-

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croci e medaglie militari. La Corte era circondata da unbattaglione di soldati. In mezzo erano sei o sette prigio-nieri. Hussein era il più giovane. Diciotto anni, una bellafaccia bruna con la peluria della giovinezza e gli occhio-ni neri luminosi. Alto cinque piedi ed otto pollici, magrocome quasi tutti gli arabi e drappeggiato in un candidodjellaba, con la testa nel cappuccio. Nessun atteggia-mento spavaldo o di paura. Egli ha guardato in faccia aisuoi giudici e ha ascoltato con religione le accuse. Eglirispondeva quasi sempre:

— Ho capito, ma non è così.Interrogato rispose ch'egli aveva lasciato il consolato

di faccia per semplice curiosità di sapere cosa fosse av-venuto.

Si è fatta venire in scena la ragazza di 13 anni. Ellanon ha aggiunto di più. L'aveva veduto curvato. L'accu-satore ha domandato la morte di Hussein e il difensoresi è sbarazzato del difeso con poche banalità che nonpossono essere considerate una difesa.

La scena è durata un'ora. Il prigioniero è rimasto inpiedi tutto il tempo. Udita la sentenza disse:

— Ho capito, ma non è giusta.Hussein non si è scomposto. È rimasto tranquillo.— Conducete via il prigioniero! Morte!In una mezz'ora tutto è stato finito. Lo si è condotto a

cento passi dal tribunale che lo aveva condannato alsupplizio, sotto le alte muraglie di un vecchio castellospagnuolo semichiuso, in un angolo che serviva ai sol-dati di water-closet. Luogo nauseoso. Condannato, fuci-

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latori e spettatori sono stati obbligati a calcare i detritimilitari. Il drappello dei fucilatori era composto di ottouomini comandati dal tenente Vercelli. Al suo ordine ca-ricarono i fucili. Dietro loro era una filata di corrispon-denti e di ufficiali, alcuni con le macchine fotografiche.La macchina fotografica era di tutti gli ufficiali. Quasitutti gli spettatori avevano in bocca la sigaretta. Il cine-matografo occupava la posizione migliore. Carlo Cane-va aveva la mania degli spettacoli cinematografici. Aifotografi aveva dato carta bianca. L'ufficiale era LucaComerio. Conversavasi come in caffè. Nessun arabo si èfatto vivo nè al processo nè alla esecuzione. Venuto ilmomento tragico si è veduto Hussein salire il mucchiodi fieno con i suoi guardiani con la tranquillità del gio-vane che non conosce paura.

— Come cammina calmo – si diceva.Egli guardò fissamente i soldati pronti a far fuoco. Il

suo occhio nero è rimasto senza lagrima. Con la vocetremante i suoi guardiani lo pregarono di sedere e divoltare il dorso agli esecutori e agli spettatori. Husseindoveva essere fucilato nella schiena come tutti i traditoridel re d'Italia. Così pareva un fantasma nel sudario dellamorte. Egli è rimasto come gli avevano ordinato. Di luinon si vedeva nulla. Non era che un baraccano senzatremiti e senza movimenti. A ogni fianco egli aveva duesoldati con i fucili puntati.

— Fuoco! gridò il tenente con la sciabola sguainata inalto come un comando. Il baraccano è rimasto al suo po-sto. Gli otto colpi non lo avevano neppure sfiorato. Il

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latori e spettatori sono stati obbligati a calcare i detritimilitari. Il drappello dei fucilatori era composto di ottouomini comandati dal tenente Vercelli. Al suo ordine ca-ricarono i fucili. Dietro loro era una filata di corrispon-denti e di ufficiali, alcuni con le macchine fotografiche.La macchina fotografica era di tutti gli ufficiali. Quasitutti gli spettatori avevano in bocca la sigaretta. Il cine-matografo occupava la posizione migliore. Carlo Cane-va aveva la mania degli spettacoli cinematografici. Aifotografi aveva dato carta bianca. L'ufficiale era LucaComerio. Conversavasi come in caffè. Nessun arabo si èfatto vivo nè al processo nè alla esecuzione. Venuto ilmomento tragico si è veduto Hussein salire il mucchiodi fieno con i suoi guardiani con la tranquillità del gio-vane che non conosce paura.

— Come cammina calmo – si diceva.Egli guardò fissamente i soldati pronti a far fuoco. Il

suo occhio nero è rimasto senza lagrima. Con la vocetremante i suoi guardiani lo pregarono di sedere e divoltare il dorso agli esecutori e agli spettatori. Husseindoveva essere fucilato nella schiena come tutti i traditoridel re d'Italia. Così pareva un fantasma nel sudario dellamorte. Egli è rimasto come gli avevano ordinato. Di luinon si vedeva nulla. Non era che un baraccano senzatremiti e senza movimenti. A ogni fianco egli aveva duesoldati con i fucili puntati.

— Fuoco! gridò il tenente con la sciabola sguainata inalto come un comando. Il baraccano è rimasto al suo po-sto. Gli otto colpi non lo avevano neppure sfiorato. Il

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La vendetta contro l'arabo addetto al consolato germanico. Su-bito dopo la condanna è stato condotto alla spiaggia, posto suun mucchio di fieno con la schiena ai fucili, raccolto nel suo ba-raccano e fucilato da otto soldati. La prima volata di palle lolasciò illeso. La seconda lo fece rotolare sul fieno con dei brivi-di. La terza non è riuscita a ucciderlo. Per finirlo ci sono volutidue colpi di revolver nella testa.

condannato in una civiltà meno disumana avrebbe dovu-to essere graziato. La sua pena era stata scontata. La

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La vendetta contro l'arabo addetto al consolato germanico. Su-bito dopo la condanna è stato condotto alla spiaggia, posto suun mucchio di fieno con la schiena ai fucili, raccolto nel suo ba-raccano e fucilato da otto soldati. La prima volata di palle lolasciò illeso. La seconda lo fece rotolare sul fieno con dei brivi-di. La terza non è riuscita a ucciderlo. Per finirlo ci sono volutidue colpi di revolver nella testa.

condannato in una civiltà meno disumana avrebbe dovu-to essere graziato. La sua pena era stata scontata. La

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scarica doveva considerarsi una morte. Ohimè! Il perdo-no in quei momenti era sconosciuto. A pochi passi c'erail mare. Hussein, nel minuto di sospensione, avrebbepotuto alzarsi e buttarsi in mare e annegare o fuggire. Èrimasto al suo posto con le gambe slegate.

— Fuoco!Il baraccano piegò adagio adagio e Hussein cadde sul

terreno melmoso a sinistra, senza gemiti, senza grida,senza pronunciare una sillaba. Una delle sue gambe haavuto una leggera pulsazione. Il dottore ne ha constatatala morte alzando una sua mano e toccandogli il polso.Per precauzione un carabiniere gli ha scaricato due colpinella testa. Il cane di Hussein era nelle braccia del primocanvas dello stesso consolato. Egli ha avuto tutte leemozioni che non hanno avuto gli uomini. Si è precipi-tato sul padrone, gli ha lambito la faccia, gli è corso sulcorpo con gridii strazianti.

Per uccidere Hussein-Bin-Ammed ci sono voluti di-ciotto colpi. Nella stessa giornata, alle otto antimeridia-ne, sono stati fucilati sei prigionieri nel cortile di unascuola, alla presenza di 300 arrestati. I sei condannatisono stati messi al muro, si è letto loro la sentenza dimorte e mentre l'interprete pronunciava “in nome di Vit-torio Emanuele III” uno dei trecento alzò le mani am-manettate in segno di applauso, probabilmente per sal-varsi dalla morte. Non gli è riuscito. Lo si è fucilato su-bito dopo con gli altri cinque.

Anche i sei mandati nell'aula marziale con Husseinsono stati condannati a morte.

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scarica doveva considerarsi una morte. Ohimè! Il perdo-no in quei momenti era sconosciuto. A pochi passi c'erail mare. Hussein, nel minuto di sospensione, avrebbepotuto alzarsi e buttarsi in mare e annegare o fuggire. Èrimasto al suo posto con le gambe slegate.

— Fuoco!Il baraccano piegò adagio adagio e Hussein cadde sul

terreno melmoso a sinistra, senza gemiti, senza grida,senza pronunciare una sillaba. Una delle sue gambe haavuto una leggera pulsazione. Il dottore ne ha constatatala morte alzando una sua mano e toccandogli il polso.Per precauzione un carabiniere gli ha scaricato due colpinella testa. Il cane di Hussein era nelle braccia del primocanvas dello stesso consolato. Egli ha avuto tutte leemozioni che non hanno avuto gli uomini. Si è precipi-tato sul padrone, gli ha lambito la faccia, gli è corso sulcorpo con gridii strazianti.

Per uccidere Hussein-Bin-Ammed ci sono voluti di-ciotto colpi. Nella stessa giornata, alle otto antimeridia-ne, sono stati fucilati sei prigionieri nel cortile di unascuola, alla presenza di 300 arrestati. I sei condannatisono stati messi al muro, si è letto loro la sentenza dimorte e mentre l'interprete pronunciava “in nome di Vit-torio Emanuele III” uno dei trecento alzò le mani am-manettate in segno di applauso, probabilmente per sal-varsi dalla morte. Non gli è riuscito. Lo si è fucilato su-bito dopo con gli altri cinque.

Anche i sei mandati nell'aula marziale con Husseinsono stati condannati a morte.

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Il notaio Mehemed-Ben-Ahar il 6 novembre si è pre-sentato al comando a reclamare due cavalli che gli eranostati portarti via da mani ignote il 26 ottobre, una dellegiornate del grande panico. Egli era pure il proprietariodella casa in cui avevano trovate delle armi e delle ban-dierine. Qualcuno aveva fatto un sottopassaggio che riu-sciva nell'abitazione del notaio a sua insaputa. Egli ave-va puro un figlio e un fratello fra i turchi e gli arabi. Cen'era d'avanzo. Ha implorato la grazia. Lo si è appesoall'indomani, 14 dicembre.

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Il notaio Mehemed-Ben-Ahar il 6 novembre si è pre-sentato al comando a reclamare due cavalli che gli eranostati portarti via da mani ignote il 26 ottobre, una dellegiornate del grande panico. Egli era pure il proprietariodella casa in cui avevano trovate delle armi e delle ban-dierine. Qualcuno aveva fatto un sottopassaggio che riu-sciva nell'abitazione del notaio a sua insaputa. Egli ave-va puro un figlio e un fratello fra i turchi e gli arabi. Cen'era d'avanzo. Ha implorato la grazia. Lo si è appesoall'indomani, 14 dicembre.

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I quattordici strangolati in piazza delPane

Vuotiamoci dei furori di guerra. La guerra è la guerra.Raffreddiamoci nella pace. Usciamo dall'atmosfera tu-multuata dai conquistatori che avevano perduto il senti-mento della giustizia e rientriamo negli avvenimenti checi hanno disuniti e imperversati come studiosi che ripas-sano per le scene a costruire la storia. Il fatto non si puòdisfare. Eccoci al compito di ricomponimento. Via le in-vettive. È una scena troppo piangevole per servirci dellinguaggio brutale o per colorirla con la tavolozza cere-brale. È troppo tragica. Basta riassumerla per sentirsiumidi gli occhi. Io non posso pensare a loro senza pen-sare ai martiri di Belfiore. È una storia identica. È unostesso delitto. Forse, no. Forse, sbaglio. I Tazzoli e i TitoSperi hanno congiurato, hanno confermato di avere datoi loro entusiasmi e la loro vita per la risurrezione delloro paese. I quattordici di piazza del Pane hanno negatodi avere combattuto, di avere aggredito proditoriamentei soldati italiani, di aver cospirato per la loro indipen-

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I quattordici strangolati in piazza delPane

Vuotiamoci dei furori di guerra. La guerra è la guerra.Raffreddiamoci nella pace. Usciamo dall'atmosfera tu-multuata dai conquistatori che avevano perduto il senti-mento della giustizia e rientriamo negli avvenimenti checi hanno disuniti e imperversati come studiosi che ripas-sano per le scene a costruire la storia. Il fatto non si puòdisfare. Eccoci al compito di ricomponimento. Via le in-vettive. È una scena troppo piangevole per servirci dellinguaggio brutale o per colorirla con la tavolozza cere-brale. È troppo tragica. Basta riassumerla per sentirsiumidi gli occhi. Io non posso pensare a loro senza pen-sare ai martiri di Belfiore. È una storia identica. È unostesso delitto. Forse, no. Forse, sbaglio. I Tazzoli e i TitoSperi hanno congiurato, hanno confermato di avere datoi loro entusiasmi e la loro vita per la risurrezione delloro paese. I quattordici di piazza del Pane hanno negatodi avere combattuto, di avere aggredito proditoriamentei soldati italiani, di aver cospirato per la loro indipen-

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denza. Probabilmente era in loro l'idea nazionale. Forsela covavano. Forse pensavano all'inumanità dell'aggres-sione militare che aveva fucilato e baionettato tanti lorocompatriotti. Forse nell'orizzonte lontano vedevanoun'alba di indipendenza, ma tutto questo non era un de-litto. Se mai, era un delitto d'intenzione. Delitto di tuttigli italiani dei tempi austriaci.

Comunque eccoci al processo. Il processo dei quattor-dici assomiglia a tutti i processi militari. Sono messi as-sieme dai cervelli fragorosi. Da gente abituata alla ubbi-dienza passiva, alla burbanza militaresca. Sono incapacidi calma. Non sono uomini di leggi. Sono persone tur-bolente. I loro capolavori sono errori giudiziari. In essinon vi impera che la prepotenza. I giudici vanno in se-dia con la sentenza in testa. Le deposizioni a favore de-gli accusati sono assolutamente inutili. Sono processi diterrorizzamento che mandano al patibolo o alla galeraper intimidire, per dare degli esempi, per sgomentare glialtri che non sanno nulla della giustizia militare. È giu-stizia militare.

La giornata è del 5 dicembre 1911. Giornata lugubre,ambientata di tetraggine. La sala d'udienza è stata quelladi un vecchio cinematografo dei tempi turchi. La Cortesi è messa in sedia alle 10 antimeridiane, presiedeva ilcolonnello Re. Funzionava da interprete il colonnelloCastelnuovo. I quattordici accusati sono entrati amma-nettati in mezzo a un nugolo di gendarmi e di soldati:Hussein-Ben-Mohamed, di anni 22; Mohamed Ben-Alidi 22; Ismail-Bahammed El-Fituri di 20; Mohamed-

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denza. Probabilmente era in loro l'idea nazionale. Forsela covavano. Forse pensavano all'inumanità dell'aggres-sione militare che aveva fucilato e baionettato tanti lorocompatriotti. Forse nell'orizzonte lontano vedevanoun'alba di indipendenza, ma tutto questo non era un de-litto. Se mai, era un delitto d'intenzione. Delitto di tuttigli italiani dei tempi austriaci.

Comunque eccoci al processo. Il processo dei quattor-dici assomiglia a tutti i processi militari. Sono messi as-sieme dai cervelli fragorosi. Da gente abituata alla ubbi-dienza passiva, alla burbanza militaresca. Sono incapacidi calma. Non sono uomini di leggi. Sono persone tur-bolente. I loro capolavori sono errori giudiziari. In essinon vi impera che la prepotenza. I giudici vanno in se-dia con la sentenza in testa. Le deposizioni a favore de-gli accusati sono assolutamente inutili. Sono processi diterrorizzamento che mandano al patibolo o alla galeraper intimidire, per dare degli esempi, per sgomentare glialtri che non sanno nulla della giustizia militare. È giu-stizia militare.

La giornata è del 5 dicembre 1911. Giornata lugubre,ambientata di tetraggine. La sala d'udienza è stata quelladi un vecchio cinematografo dei tempi turchi. La Cortesi è messa in sedia alle 10 antimeridiane, presiedeva ilcolonnello Re. Funzionava da interprete il colonnelloCastelnuovo. I quattordici accusati sono entrati amma-nettati in mezzo a un nugolo di gendarmi e di soldati:Hussein-Ben-Mohamed, di anni 22; Mohamed Ben-Alidi 22; Ismail-Bahammed El-Fituri di 20; Mohamed-

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Ben-Salemi di 50; Ali-Ben Sala di 50; Ali-Ben-Husseindi 60; Mohamed El-Sium di 50; Tahia-Ben-Tahia di 50;Abdul-Ben-Abdall di 45; Allin-Ben-Gassin di 65; Mu-stafà-Ben-Glabi di 40 e altri tre i cui nomi si sono per-duti.

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I qua

ttord

ici a

ppes

i in

piaz

za d

el p

ane

Ben-Salemi di 50; Ali-Ben Sala di 50; Ali-Ben-Husseindi 60; Mohamed El-Sium di 50; Tahia-Ben-Tahia di 50;Abdul-Ben-Abdall di 45; Allin-Ben-Gassin di 65; Mu-stafà-Ben-Glabi di 40 e altri tre i cui nomi si sono per-duti.

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Tutti questi erano considerati degli istigatori, dei par-tecipatori, dei caporioni della cosidetta rivolta del 23 ot-tobre 1911. Tutti coloro che vi hanno assistito hannoavuto una povera impressione degli accusati. I loro ac-cusatori sono stati sei: il capitano Castoldi, il tenente Al-tin, il capitano Borgna, il tenente Sassoli, il caporalemaggiore Marucelli, il caporale Mariani.

Le accuse erano futili. Erano roba da confidenti. Lespie avevano raccontato che nel fonduk di Takia-Ben-Takia, a pochi passi dal consolato tedesco, si erano na-scosti degli arabi feriti. Fra il capitano Castoldi e il te-nente Altin riuscirono ad accalappiarne quattordici.

Hussein-Ben-Mohamed, della regione di Zauia, primadella sommossa, si trovava di là degli avamposti italiani.Egli non ha sparato. I turchi a ceffoni gli hanno impostodi prendersi un fucile. Giunto alle trincee gli si è dato ilchi va là? Hussein ha lasciato cadere il fucile a terra.

— Menzogna!Mohamed-Ben-Ali aveva una piccola ferita al braccio

che l'accusato si era fatta mettendosi in ispalla una cas-sa.

— Menzogna!Gli arrestati nel fonduk hanno dichiarato che non si

conoscevano. Poteva essere benissimo che in un mo-mento di panico vi si fossero rifugiati senza conoscersi.

— Menzogna!Parecchi di loro durante gli interrogatori hanno avuto

dei brividi: tremavano. Sentivano la morte e non poteva-no padroneggiare i nervi. Era naturale. Questo fatto

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Tutti questi erano considerati degli istigatori, dei par-tecipatori, dei caporioni della cosidetta rivolta del 23 ot-tobre 1911. Tutti coloro che vi hanno assistito hannoavuto una povera impressione degli accusati. I loro ac-cusatori sono stati sei: il capitano Castoldi, il tenente Al-tin, il capitano Borgna, il tenente Sassoli, il caporalemaggiore Marucelli, il caporale Mariani.

Le accuse erano futili. Erano roba da confidenti. Lespie avevano raccontato che nel fonduk di Takia-Ben-Takia, a pochi passi dal consolato tedesco, si erano na-scosti degli arabi feriti. Fra il capitano Castoldi e il te-nente Altin riuscirono ad accalappiarne quattordici.

Hussein-Ben-Mohamed, della regione di Zauia, primadella sommossa, si trovava di là degli avamposti italiani.Egli non ha sparato. I turchi a ceffoni gli hanno impostodi prendersi un fucile. Giunto alle trincee gli si è dato ilchi va là? Hussein ha lasciato cadere il fucile a terra.

— Menzogna!Mohamed-Ben-Ali aveva una piccola ferita al braccio

che l'accusato si era fatta mettendosi in ispalla una cas-sa.

— Menzogna!Gli arrestati nel fonduk hanno dichiarato che non si

conoscevano. Poteva essere benissimo che in un mo-mento di panico vi si fossero rifugiati senza conoscersi.

— Menzogna!Parecchi di loro durante gli interrogatori hanno avuto

dei brividi: tremavano. Sentivano la morte e non poteva-no padroneggiare i nervi. Era naturale. Questo fatto

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semplice che avviene a tutti coloro che si trovano nellecondizioni di essere affidati al carnefice ha meravigliatoil tribunale perchè c'è un versetto nel corano che diceche chi trema non dice il vero.

L'avvocato fiscale è stato solenne e parsimonioso.Con quattro parole li ha dichiarati meritevoli del cape-stro. Ha ricordato il terribile 23 e ha dimostrato la reitàdegli arabi che sparavano dalle verande, dalle terrazze,dietro le imposte. Per lui la rivolta era stata preparata egli accusati dovevano essere fra i principali istigatori.

— Gli accusati si sono serviti della menzogna. Il tri-bunale ha davanti a sè dei volgari assassini che colpiro-no alle spalle e in agguato i nostri uomini.

— Morte!Il tribunale è rientrato dicendo che erano tutti colpe-

voli e che sarebbero stati impiccati secondo gli usi loca-li.

Nessuno ha parlato. Qualcuno ha avuto i brividi delterrore.

Le quattordici forche vennero piantate in piazza delPane. I condannati non hanno dormito. Alle quattro ant.pareva di udire gli echi delle ultime martellate che glioperai assestavano al legname che doveva tenerli appe-si. Ogni colpo era un rintocco di morte nella loro testa.Terminata la funzione di congiungere le 4 assi, compar-vero i condannati accompagnati dagli zaptiè, fra due filedi soldati. Le vittime della guerra giunsero al patibolobendati, e a piedi nudi. Taluni singhiozzavano. Tutti era-no indubitatamente commossi. Non si lascia il mondo

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semplice che avviene a tutti coloro che si trovano nellecondizioni di essere affidati al carnefice ha meravigliatoil tribunale perchè c'è un versetto nel corano che diceche chi trema non dice il vero.

L'avvocato fiscale è stato solenne e parsimonioso.Con quattro parole li ha dichiarati meritevoli del cape-stro. Ha ricordato il terribile 23 e ha dimostrato la reitàdegli arabi che sparavano dalle verande, dalle terrazze,dietro le imposte. Per lui la rivolta era stata preparata egli accusati dovevano essere fra i principali istigatori.

— Gli accusati si sono serviti della menzogna. Il tri-bunale ha davanti a sè dei volgari assassini che colpiro-no alle spalle e in agguato i nostri uomini.

— Morte!Il tribunale è rientrato dicendo che erano tutti colpe-

voli e che sarebbero stati impiccati secondo gli usi loca-li.

Nessuno ha parlato. Qualcuno ha avuto i brividi delterrore.

Le quattordici forche vennero piantate in piazza delPane. I condannati non hanno dormito. Alle quattro ant.pareva di udire gli echi delle ultime martellate che glioperai assestavano al legname che doveva tenerli appe-si. Ogni colpo era un rintocco di morte nella loro testa.Terminata la funzione di congiungere le 4 assi, compar-vero i condannati accompagnati dagli zaptiè, fra due filedi soldati. Le vittime della guerra giunsero al patibolobendati, e a piedi nudi. Taluni singhiozzavano. Tutti era-no indubitatamente commossi. Non si lascia il mondo

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senza sentirsi la gola piena di lacrime, senza fremere,senza disperarsi, senza supporre che dal dolore dei mo-ribondi nasca la pietà o il rinsavimento. Avanti, al calva-rio! Su, su morite. E sono saliti sopra un'asse mobile.Gli zaptiè hanno aggiustato loro al collo il cappio. Siudivano i loro singhiozzi. Piangevano. Nel pianto era laloro turbolenza disperata. Alcuni si chiamavano. I ba-raccani erano agitati.

— Allah! Sidi Allah! Dio, Signore Iddio!La tavola sotto i loro piedi è caduta con un tonfo sor-

do e i corpi sono precipitati con un movimento isocrono.I 14 baraccani parevano pieni di vento. Dondolavano

e fremevano. La giustizia militare era un fatto compiuto.I cadaveri penzolarono tre giorni.Spettacolo barbaro. La firma era di Carlo Caneva, il

Gengiskan della Libia rimasta sgiogata, preparata a rico-minciare la lotta per la propria libertà, per la propria in-dipendenza.

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senza sentirsi la gola piena di lacrime, senza fremere,senza disperarsi, senza supporre che dal dolore dei mo-ribondi nasca la pietà o il rinsavimento. Avanti, al calva-rio! Su, su morite. E sono saliti sopra un'asse mobile.Gli zaptiè hanno aggiustato loro al collo il cappio. Siudivano i loro singhiozzi. Piangevano. Nel pianto era laloro turbolenza disperata. Alcuni si chiamavano. I ba-raccani erano agitati.

— Allah! Sidi Allah! Dio, Signore Iddio!La tavola sotto i loro piedi è caduta con un tonfo sor-

do e i corpi sono precipitati con un movimento isocrono.I 14 baraccani parevano pieni di vento. Dondolavano

e fremevano. La giustizia militare era un fatto compiuto.I cadaveri penzolarono tre giorni.Spettacolo barbaro. La firma era di Carlo Caneva, il

Gengiskan della Libia rimasta sgiogata, preparata a rico-minciare la lotta per la propria libertà, per la propria in-dipendenza.

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L'ultima documentazione

è del tenente Hubert G. Montagu che seguiva gli arabiper la Central News. Egli ha spiegato l'eccitamento deisoldati italiani. Con Fethi bey gli arabi avevano impara-to il sistema sudanese di assalire gli avamposti due, tre,quattro volte al giorno e di non lasciarli dormire di not-te. I finti assalti notturni erano frequentissimi. Con lavita infernale di sapersi sempre spiati senza riuscire atrovarsi a faccia a faccia col nemico i soldati italiani era-no nervosi, riottosi. tempestosi. C'erano per loro mo-menti di esasperazione indicibili. Se in quei momenticapitavano loro fra i piedi dei baraccani erano sicuri dinon trovare simpatie. Il massacro dei bersaglieri del 23aveva aggiunto indignazione a indignazione. Essi si cre-devano davvero in mezzo a degli assassini. I ricordi de-gli abissini non facevano che rendere fosca la loro fanta-sia irritata. Cosi che il luogotenente Montagu andandoin giro ha potuto entrare nelle abitazioni dell'oasi. Egliha raccontato che le case dell'oasi erano pittoresche con

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L'ultima documentazione

è del tenente Hubert G. Montagu che seguiva gli arabiper la Central News. Egli ha spiegato l'eccitamento deisoldati italiani. Con Fethi bey gli arabi avevano impara-to il sistema sudanese di assalire gli avamposti due, tre,quattro volte al giorno e di non lasciarli dormire di not-te. I finti assalti notturni erano frequentissimi. Con lavita infernale di sapersi sempre spiati senza riuscire atrovarsi a faccia a faccia col nemico i soldati italiani era-no nervosi, riottosi. tempestosi. C'erano per loro mo-menti di esasperazione indicibili. Se in quei momenticapitavano loro fra i piedi dei baraccani erano sicuri dinon trovare simpatie. Il massacro dei bersaglieri del 23aveva aggiunto indignazione a indignazione. Essi si cre-devano davvero in mezzo a degli assassini. I ricordi de-gli abissini non facevano che rendere fosca la loro fanta-sia irritata. Cosi che il luogotenente Montagu andandoin giro ha potuto entrare nelle abitazioni dell'oasi. Egliha raccontato che le case dell'oasi erano pittoresche con

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giardini chiusi nelle muraglie come le ville dei suburbiinglesi.

Rasentando una di quelle case ha veduto una donnamorta. Per paura che fosse stata uccisa per accidente dauna palla araba, è disceso da cavallo ed è penetratonell'abitazione. Orrore! Nell'interno vi ha trovato unaventina di donne massacrate, alcune coi loro bimbi. Egliha veduto una strage che gli ha ricordato Jack the Rip-per. Scarmigliate, sconciate, mutilate, lacerate. È allorach'egli ha fatto pervenire una lettera alla Central Newsche ha fatto il giro dei giornali del mondo. Immaginate,diceva in essa, che cosa ho provato scoprendo circa cen-toventi donne con ragazzi e ragazze, legate mani e piedi,mutilate, baionettate, ferite. Più tardi egli ha trovato unamoschea zeppa di corpi d'arabe ridotte alla stessa condi-zione. War is war. La guerra è la guerra. Non ha potutocontarle, ma così all'ingrosso ha supposto che coi fan-ciulli e le fanciulle fossero dai trecento ai quattrocento.

— Sir, – domandava al direttore della Central News.– is this European war? (Signore, è questa una guerraeuropea?) Are such crimes to be permitted? (Devono es-sere permessi simili delitti?).

La moschea era inondata di sangue. Egli col piede hamosso il corpo di una fanciullina sul mucchio delle uc-cise. Sdrucciolò sul pavimento in modo da farlo quasisvenire. Le donne erano state legate insieme a gruppi ebaionettate o uccise a colpi di lancia.

Siccome egli sapeva l'importanza della sua narrazio-ne, prima di mettersi a scrivere ha voluto assicurarsi se

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giardini chiusi nelle muraglie come le ville dei suburbiinglesi.

Rasentando una di quelle case ha veduto una donnamorta. Per paura che fosse stata uccisa per accidente dauna palla araba, è disceso da cavallo ed è penetratonell'abitazione. Orrore! Nell'interno vi ha trovato unaventina di donne massacrate, alcune coi loro bimbi. Egliha veduto una strage che gli ha ricordato Jack the Rip-per. Scarmigliate, sconciate, mutilate, lacerate. È allorach'egli ha fatto pervenire una lettera alla Central Newsche ha fatto il giro dei giornali del mondo. Immaginate,diceva in essa, che cosa ho provato scoprendo circa cen-toventi donne con ragazzi e ragazze, legate mani e piedi,mutilate, baionettate, ferite. Più tardi egli ha trovato unamoschea zeppa di corpi d'arabe ridotte alla stessa condi-zione. War is war. La guerra è la guerra. Non ha potutocontarle, ma così all'ingrosso ha supposto che coi fan-ciulli e le fanciulle fossero dai trecento ai quattrocento.

— Sir, – domandava al direttore della Central News.– is this European war? (Signore, è questa una guerraeuropea?) Are such crimes to be permitted? (Devono es-sere permessi simili delitti?).

La moschea era inondata di sangue. Egli col piede hamosso il corpo di una fanciullina sul mucchio delle uc-cise. Sdrucciolò sul pavimento in modo da farlo quasisvenire. Le donne erano state legate insieme a gruppi ebaionettate o uccise a colpi di lancia.

Siccome egli sapeva l'importanza della sua narrazio-ne, prima di mettersi a scrivere ha voluto assicurarsi se

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gli italiani si fossero serviti della baionetta. Ne ha trova-ta una nel cranio di una di quelle disgraziate. La furiadei soldati ha fatto perdere loro qualche berretto rimastonel sangue. Egli ha potuto constatare che su molti corpierano passate delle scarpe militari.

Il narratore è uscito dalla moschea con la fronte ba-gnata di sudore. Le scene spaventose ch'egli aveva ve-dute lo determinarono a telegrafare alla agenzia ch'eglirappresentava. Perchè non si dicesse che il raccoglitoredel documento fosse un anonimo vi ha messo il suonome e cognome e vi ha aggiunto la sua qualità di luo-gotenente dell'esercito inglese. Perchè la sua narrazionenon subisse smentite ha mandato a cercare un corrispon-dente fotografo. Ma il collega vi è giunto tardi. Gli arabihanno voluto seppellire le loro donne. Avevano paurache venissero profanate dalle mani dei loro uccisori.

In due altre sedute il tribunale di guerra ne ha fattoappendere alla cavezza dell'esecuzione, secondo gli usilocali, altri quindici. È stato risparmiato un ragazzo didodici anni il quale è stato trovato con una pistola inmano appartenente al suo padrone fuggito. Quanta cle-menza.

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gli italiani si fossero serviti della baionetta. Ne ha trova-ta una nel cranio di una di quelle disgraziate. La furiadei soldati ha fatto perdere loro qualche berretto rimastonel sangue. Egli ha potuto constatare che su molti corpierano passate delle scarpe militari.

Il narratore è uscito dalla moschea con la fronte ba-gnata di sudore. Le scene spaventose ch'egli aveva ve-dute lo determinarono a telegrafare alla agenzia ch'eglirappresentava. Perchè non si dicesse che il raccoglitoredel documento fosse un anonimo vi ha messo il suonome e cognome e vi ha aggiunto la sua qualità di luo-gotenente dell'esercito inglese. Perchè la sua narrazionenon subisse smentite ha mandato a cercare un corrispon-dente fotografo. Ma il collega vi è giunto tardi. Gli arabihanno voluto seppellire le loro donne. Avevano paurache venissero profanate dalle mani dei loro uccisori.

In due altre sedute il tribunale di guerra ne ha fattoappendere alla cavezza dell'esecuzione, secondo gli usilocali, altri quindici. È stato risparmiato un ragazzo didodici anni il quale è stato trovato con una pistola inmano appartenente al suo padrone fuggito. Quanta cle-menza.

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