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“Le meraviglie del Mediterraneo” Docente Coordinatrice: Prof.ssa Spallino Rosa Anna Classi partecipanti: I A – III A I A Drago Veronica Polizzotto Adriana Raso Daniele III A Barca Fiamma Cesare Francesca Cortina Valeria Failla Salvatore Giallombardo Ilenia Giambelluca Valentina Laganà Andrea Lassandro Luca Orlando Luca Patricolo Andrea Ribaudo Brigida

“Le meraviglie del Mediterraneo” - est.indire.itest.indire.it/upload/05-ITA01-S2C01-00764-2-prod-001.pdf · mar Tirreno; dell’altro il mare Ionio, il mare Adriatico, il mare

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“Le meraviglie del Mediterraneo”

Docente Coordinatrice: Prof.ssa Spallino Rosa Anna

Classi partecipanti: I A – III A

I A

• Drago Veronica

• Polizzotto Adriana

• Raso Daniele

III A

• Barca Fiamma

• Cesare Francesca

• Cortina Valeria

• Failla Salvatore

• Giallombardo Ilenia

• Giambelluca Valentina

• Laganà Andrea

• Lassandro Luca

• Orlando Luca

• Patricolo Andrea

• Ribaudo Brigida

- pag. 2 - Scuola Media “Falcone e Borsellino” Lascari

INSIEME PER CRESCERE…

Durante quest’anno scolastico, nel mese di Gennaio, abbiamo avuto il piacere di

ospitare, presso la nostra Scuola Media di Lascari, i partners francesi, rumeni e po-

lacchi con i quali partecipiamo e collaboriamo alla realizzazione del Progetto Co-

menius che quest’anno affronta l’importante tema dell’acqua.

Sono state organizzate visite guidate, incontri con rappresentanti de istituzioni ci-

vili, religiose e militari e, non sono mancati, tanti momenti di socializzazione con

insegnanti, alunni e genitori.

Abbiamo visitato il porto ed il faro di Cefalù, gli uffici della Guardia Costiera e

della Capitaneria di Porto; i Comandanti, oltre a darci tante informazioni sul ruolo

che svolgono, ci hanno fatto salire a bordo di una motovedetta dove abbiamo po-

tuto osservare sofisticate strumentazioni.

Interessante è stata la visita al potabilizzatore di “Acqua dei Corsari” nei pressi di

Palermo dove il personale esperto ci ha fatto osservare tutto il procedimento dan-

doci importanti informazioni.

Ci siamo recati anche a Messina, Tindari, Santo Stefano di Camastra, Bagheria e

Palermo dove, oltre ai musei e alle bellezze architettoniche, non abbiamo potuto

fare a meno di ammirare le spiagge, le coste e l’immensità dell’azzurro mare che le

circonda.

Sono stati dei momenti interessanti che ci hanno permesso di socializzare, di

scambiarci esperienze ed opinioni ma soprattutto abbiamo potuto conoscere real-

tà, abitudini, usi e culture di paesi lontani geograficamente ma vicini nella condi-

visione di ideali e valori.

Questa esperienza sicuramente resterà impressa nei nostri cuori e nelle nostre

menti e contribuirà positivamente alla nostra crescita.

- pag. 3 - Scuola Media “Falcone e Borsellino” Lascari

- pag. 4 - Scuola Media “Falcone e Borsellino” Lascari

L’ACQUA SULLA TERRA

L’acqua è l’unica sostanza sulla terra che incontriamo in natura allo stato solido,

liquido e gassoso. Essa è distribuita in diversi “serbatoi” naturali. Nelle calotte po-

lari e nei ghiacciai, dove è presente allo stato solido; negli oceani, nei fiumi e nei

laghi, dove si trova allo stato liquido; nell’atmosfera, dove è presente allo stato

gassoso. Acqua allo stato liquido è contenuta anche nel suolo e nel sottosuolo. Tut-

ti gli organismi viventi contengono acqua, in media il 70% del loro peso: anche la

biosfera è perciò un serbatoio d’ acqua. L’acqua può spostarsi da un serbatoio

all’altro, può evaporare, fondere o condensare e quindi cambiare di stato fisico.

Questi passaggi di stato si ripetono nel tempo e generano un processo chiamato

“ciclo dell’acqua” il cui motore è il Sole. L’ acqua è fondamentale per gli organismi

e quindi la vita, nel suo complesso , si basa sul delicato equilibrio stabilito dal ciclo

dell’acqua.

- pag. 5 - Scuola Media “Falcone e Borsellino” Lascari

MAR MEDITERRANEO: flora e fauna

È cosi chiamato per antonomasia il mare interno che si addentra tra l’Europa me-

ridionale, l’Africa settentrionale e l’Asia occidentale circondato da oltre 46.000 Km

di coste; il Mediterraneo costituisce con i suoi 2,5 milioni di Km², poco più dello

0,7% della superficie globale degli oceani.

Il Mediterraneo si divide in due grandi bacini, uno occidentale e uno orientale che

comunicano per mezzo del canale di Sicilia.

Del primo fanno parte il Mare Balearico o mare di Sardegna, il mare Ligure ed il

mar Tirreno; dell’altro il mare Ionio, il mare Adriatico, il mare di Levante ed il ma-

re Egeo. Nell’aperto Mediterraneo le temperature invernali degli strati superficiali

non scendono mai al di sotto dei 12°C e raggiungono i 17°C nel mar di Levante;

quelle estive salgono a 25°C e persino a 27°C nel bacino orientale; sotto i 300 m di

profondità si ha una temperatura costante di 13°C.

È uno dei mari più ricchi del mondo per specie animali e vegetali, con oltre 540

specie di pesci tra ossei e cartilaginei di cui 75 endemiche (presenti cioè, solo nel

Mediterraneo). Il numero di specie è in aumento: a causa del riscaldamento delle

acque del “mare nostrum”, numerose specie provenienti dal Mar Rosso attraverso

lo stretto di Suez stanno colonizzando il bacino orientale, spingendosi verso la Si-

cilia. La fauna del Mediterraneo è una dipendenza di quella atlantica ma è molto

meno sviluppata per la costituzione argillosa dei fondali e per la povertà di plan-

cton. Mancano quasi completamente i passaggi di merluzzi e di aringhe, si pesca-

no però sardine, sardelle acciughe, sgombri, tonni, ed altre varietà di pesce azzur-

ro ma non mancano i naselli, le sogliole, saraghi, rombi, scorfani, cernie, mollu-

schi, crostacei ecc… ecc….

Lungo le coste sicule, libiche e levantine si pescano spugne; i coralli si possono

trovare nel golfo di Napoli, presso le coste della Sicilia e nelle isole Egee.

- pag. 6 - Scuola Media “Falcone e Borsellino” Lascari

La flora sottomarina è ricca di specie ma una delle più caratteristiche è la “Posido-

nia oceanica”, pianta endemica che con le sue praterie sottomarine dà vita ad uno

degli ecosistemi più importanti del bacino e rappresenta un rifugio per i piccoli di

varie specie di pesci e per questo viene chiamata la “nursery del mare”.

La Posidonia è una pianta marina importante, ma che per sopravvivere deve com-

battere contro molti nemici: gli scarichi urbani e industriali, la costruzione di opere

marittime e lo strascico delle reti che rappresenta infatti una grave minaccia per la

sua sopravvivenza.

La lattuga di mare “Ulva lactuca” è un’alga verde tra le più comuni simile ad una

foglia d’insalata. Altra specie diffusa, è un’alga rossa “Gelidium cornelium” che

vive in profondità; è lunga fino a 40 cm e cresce in piccoli cespugli.

1. Occhiate - 2. Aragosta - 3. Branzino - 4 Scampi - 5 Castagnola - 6. Polpo

Varietà di alghe

- pag. 7 - Scuola Media “Falcone e Borsellino” Lascari

ALLA SCOPERTA DELLE ISOLE

INTORNO ALLA SICILIA

Intorno alla Sicilia, in un mare incantevole, vero paradiso per gli amanti della fo-

tografia subacquea, si possono ammirare delle isolette di straordinaria bellezza

non ancora del tutto contaminate, anche se, ultimamente, meta ambita del turismo

estivo.

Partendo dalla provincia di Palermo incontriamo l’isola di Ustica che, pur non es-

sendo l’unica isola vulcanica del Mediterraneo è la sola che si può fregiare del tito-

lo di “Perla del Mediterraneo”.

E’ stata la prima riserva marina istituita nel 1986 e, nel corso degli anni, altri co-

muni costieri italiani ed altre isole europee hanno seguito tale esempio. Ustica pre-

senta dei fondali affascinanti con una ricchissima fauna e flora ittica che le hanno

fatto guadagnare anche l’appellativo di “Paradiso” dei sub. Infatti gia a pochi me-

tri dal pelo dell’acqua si osserva un’esplosione cromatica di Gorgonie, Stelle mari-

ne, Molluschi, Spugne dai vari colori, Madrepore, Coralli, Cernie, Aragoste, Mu-

rene e mille altre creature…

In provincia di Messina un fascino particolare è offerto da quel gruppo di sette iso-

le unico al mondo per profumi e bellezze: le Eolie. Panarea con i suoi scogli,

Stromboli con la sua bocca tonante, Vulcano con i suoi rivoli di lava che si immer-

gono nel mare limpidissimo, Alicudi e Filicudi con le loro stradine percorribili solo

a piedi, Lipari e la favolosa “Malvasia”, Salina ed il suo bosco di felci.

L’arcipelago delle Pelagie in provincia di Agrigento comprende tre isole: Lampio-

ne disabitata e dalla natura selvaggia, Linosa con la sua natura vulcanica che offre

coste a picco sul mare alte anche 90 m, Lampedusa, l’estremo lembo di terra euro-

pea sul Mediterraneo, è infatti più vicina alla costa tunisina che a quella siciliana.

Ha una costa frastagliata e interrotta da piccole “calette”, in una di esse davanti

- pag. 8 - Scuola Media “Falcone e Borsellino” Lascari

all’isola dei Conigli si formano colonie di tartarughe marine che, in zona protetta ,

depongono le uova.

In provincia di Trapani c’è Pantelleria, la più grande isola intorno alla Sicilia; va ri-

cordata per la coltivazione dei capperi e per il vino, il famoso “Moscato di Pantel-

leria”. Sempre in provincia di Trapani troviamo le isole Egadi: Favignana, Levan-

zo e Marettimo che rappresentano un affascinante sparti-corrente per il lembo di

Mediterraneo che guarda verso la Spagna. Lì approdavano pirati e commercianti,

lì si sperdevano uomini mitologici e dee s’innamoravano, lì soprattutto si distrug-

gono i branchi di tonni facendo della zona un vero e proprio paradiso per i pesca-

tori di questo paese.

1. Pantelleria 2. Marettimo 3. Levanzo 4. Grotte di Ustica 5. Fondali di Ustica

- pag. 9 - Scuola Media “Falcone e Borsellino” Lascari

LA MATTANZA “Uno spettacolo da non perdere”

La mattanza si svolge dalla metà di maggio alla prima decade di giugno. In questo

periodo i branchi di tonni seguono le correnti che dall’oceano portano nel più tie-

pido Mediterraneo per deporre e fecondare le uova. Da secoli i pescatori “tonnaro-

ti” a metà aprile montano a mare una serie di reti “tonnara”, vere e proprie camere

per catturarli. I tonni vengono poi spinti da una camera all’altra fino ad arrivare

alla “camera della mor-

te” dove, chiusi da un

quadrilatero di barche

nere “le muciare”, ven-

gono arpionati tra gri-

da, canti e preghiere.

Il complesso e rituale

sistema di pesca segue

tempi e modalità sta-

bilite dal Rais, capo

della tonnara, un tem-

po anche capo assolu-

to del villaggio.

La pesca sistematica del tonno ha origini remote, si pensa la praticassero già i Fe-

nici anche se il rito che ancora oggi sta alla base della pesca trova le sue origini nel

popolo Arabo.

I “tonnaroti” eseguono gli stessi gesti, pronunciano le stesse preghiere, da secoli e

secoli.

Il rito racchiude in sé qualcosa di sacro e segna la vita dell’isola, avendone deter-

minato in passato anche la ricchezza.

- pag. 10 - Scuola Media “Falcone e Borsellino” Lascari

Nel complesso, la “mattanza” (la corrida del mare) è uno spettacolo particolarmen-

te affascinante ma molto crudele per via del colore rosso di cui si tinge l’acqua, per

via del ribollire di quest’ultima e per via dei pericolosi colpi di coda che danno i

tonni mentre, arpionati, vengono caricati sulle barche.

- pag. 11 - Scuola Media “Falcone e Borsellino” Lascari

PESCI DEL MEDITERRANEO

-Aguglia (Belone vulgaris)

Questo pesce deve il suo nome alla forma molto al-

lungata del corpo e al muso simile a un lungo becco

dotato di molti denti affilati. La parte superiore è blu

o verde, quella inferiore è di colore argento. Per sfug-

gire ai predatori può compiere spettacolari balzi fuori

dall’acqua. La lunghezza minima non supera il metro ed il suo peso può arrivare a

circa 3 Kg.

-Grongo ( Conger conger )

Vive generalmente sui fondali rocciosi o sabbiosi fino

a 100 m, è caratterizzato da un muso allungato e dal

corpo serpentiforme che può misurare fino a 2,7 m e

pesare circa 60 Kg.

Durante la notte va a caccia di pesci, crostacei e cefa-

lopodi. Il gronco, apprezzato per la sua carne, è una preda molto ambita per i pe-

scatori.

-Razza chiodata ( Raja ondulata )

Vive sui fondali sabbiosi alla profondità di circa 200

m. Per sfuggire ai predatori si nasconde mimetizzan-

dosi con i fondali. Ha una colorazione grigio-marrone

con zone più scure e macchie sul dorso mentre la par-

te ventrale è chiara. Il corpo è piatto con ampie pinne

pettorali.

- pag. 12 - Scuola Media “Falcone e Borsellino” Lascari

-Scorfano (Scorpaena porcus )

Lo scorfano ha una testa grossa, gibbosa, con occhi e

bocca grandi. Predatore sedentario, solitamente lo

scorfano, si apposta tra le rocce coperte di alghe, do-

ve si mimetizza meglio.

Le spine sulla pinna dorsale e quella anale hanno

ghiandole velenifere che possono infliggere dolorose punture ai predatori.

-Cernia (Epinephelus guaza)

Nome di varie specie di grossi pesci comuni nelle ac-

que profonde del Mediterraneo. Hanno carne pregia-

ta e rappresentano una delle specie più ambite dai

pescatori subacquei. La bocca è enorme e poderosa e

gli conferisce un aspetto burbero. Non si allontana

troppo dalla sua tana ma esce solo per nutrirsi.

-Lampuga ( Coryphaena hippurus )

Questo pesce possiede un’unica pinna dorsale che

corre per quasi tutto il corpo allungato.

La coda è grande ed ha una marcata biforcazione. La

colorazione risulta con fianchi argentati mentre il

dorso è verde-bluastro. Molto apprezzato per le sue

carni, questo pesce si trova in acque con una temperatura al di sopra di 20 ۫ C.

- pag. 13 - Scuola Media “Falcone e Borsellino” Lascari

-Pesce pilota ( Naucrates ductor )

Il pesce pilota chiamato anche “fanfano” è un pesce

di dimensioni medio-piccole, dal corpo argenteo at-

traversato da 6-7 righe nere verticali. Il nome co-

mune deriva dalla sua abitudine di nuotare davanti

ad un pesce più grosso per un mutuo interesse. ( si nutre dei parassiti dell’ospite ).

-Triglia di fango ( Mullus barbatus )

Estremamente apprezzato come alimento, questo pe-

sce rossastro presenta una striscia rosso scuro lungo

la linea mediana. Sotto il mento si trovano due barbi-

gli, dotati di sensori per il cibo. Vive nei fondali fan-

gosi e a profondità rilevanti superiori a 300 m.

-Sgombro ( Scomber scombrus )

Lo sgombro o “maccarello” è un predatore che vive

in acque fredde ma in primavera compie delle migra-

zioni verso la costa. Forma grandi banchi, nutrendosi di pesci, larve e piccoli cro-

stacei.

-Pesce spada ( Xiphios gladius )

Molto conosciuto come pesce commestibile, questo

predatore deve il suo nome alla forma del muso al-

lungato in una sorta di spada che usa come arma per

colpire o infilzare piccoli pesci e calamari.

Può raggiungere una lunghezza di 4,5 m ed un peso di 500 Kg.

- pag. 14 - Scuola Media “Falcone e Borsellino” Lascari

-Sardina ( Clupea pilchardus )

Pesce comunissimo nel Mediterraneo dal corpo com-

presso di colore azzurro-argenteo con una sola pinna

dorsale. Gli esemplari più piccoli vengono conservati sott’olio o sotto sale e ven-

duti in appositi contenitori.

-Dentice ( Dentex dentex )

Pesce di colore argenteo con riflessi azzurri o rosati e

con carni molto apprezzate, assai comune nel Medi-

terraneo è così chiamato per avere le parti anteriori

della mascella e della mandibola provviste di grossi

denti.

-Sarago ( Diplodus sargus )

Il corpo di questo pesce è appiattito e ricurvo di colo-

re argenteo striato trasversalmente di scuro; è comu-

nissimo nelle coste italiane e molto apprezzato per le

sue carni.

-Cefalo ( Mugil cephalus )

Pesce costiero di acque marine e salmastre, comune

nel Mediterraneo. Può raggiungere i 50-70 cm e può

pesare fino a 8 Kg. Si nutre di organismi planctonici,

molluschi e di materiale vegetale inclusi i detriti. La riproduzione avviene in mare

tra luglio e ottobre.

- pag. 15 - Scuola Media “Falcone e Borsellino” Lascari

-Acciuga o Alice ( Engraulis encrasicholus )

Piccolo pesce molto diffuso, ha una grande impor-

tanza commerciale. Affusolato, con un muso note-

volmente appiattito, nuota a bocca aperta per approv

vigionarsi di plancton.

-Tonno ( Thunnus thynnus )

Può raggiungere i 3 m di lunghezza e gli oltre 500 Kg

di peso. È un formidabile predatore, tra i più grandi

del Mediterraneo, si nutre di pesci pelagici e calama-

ri. Compie lunghissime migrazioni per riprodursi o

per cercare il cibo e vive in banchi. Il corpo è robusto,

la testa ha un profilo appuntito e la coda è a mezza luna.

- pag. 16 - Scuola Media “Falcone e Borsellino” Lascari

LA PESCA: metodi ed attrezzi

La pesca è un’attività antica che nel corso dei secoli ha subito varie modifiche e la

sua storia è scritta nell’evoluzione degli attrezzi e delle metodologie. I metodi di

cattura, infatti, sono sempre il frutto di una profonda conoscenza delle caratteristi-

che biologiche degli animali.

Non di rado modifiche ambientali, causate ad esempio dall’inquinamento o da al-

tre attività umane, hanno determinato la riduzione della presenza di alcune specie,

con conseguente scomparsa di metodi di pesca, cultura e tradizioni.

La mattanza e la pesca con l’arpione, ad esempio, sono due metodi che, seppure

non completamente scomparsi, fanno parte ormai della storia della pesca: un ba-

gaglio culturale da non dimenticare.

La tecnologia ha sicuramente migliorato la capacità di cattura. Sonar ed ecoscan-

dagli hanno aumentato la possibilità di individuare banchi di pesci facendo così

risparmiare ai pescatori non solo tempo, fatica e denaro ma soprattutto ha miglio-

rato le condizioni di lavoro, la sicurezza e quindi la qualità della vita delle persone

che fanno questo mestiere.

Principali tipi di pesca:

- la piccola pesca

- la pesca a strascico

- la pesca pelagica

- la pesca dei molluschi

- la pesca nella laguna

- l’acquacoltura.

LA PICCOLA PESCA: è quella effettuata dalle imbarcazioni non superiori alle 10

tonnellate di stazza lorda e che non possono spingersi oltre le 20 miglia. Gli attrez-

zi impiegati sono: le reti da posta che vengono lasciate in mare in attesa che il pesce

- pag. 17 - Scuola Media “Falcone e Borsellino” Lascari

vi rimanga impigliato, le nasse che sono

trappole di vimini posizionate sul fondale

con all’interno esche per attirare pesci,

molluschi e crostacei ma che non permet-

tono l’uscita; infine i palangari che sono at-

trezzi che impiegano simultaneamente più

ami.

LA PESCA A STRASCICO: è un’attività

importante in Italia; nel tempo, i nostri pescatori hanno talmente migliorato tecni-

che e attrezzature tanto da fare scuola nel Mediterraneo e in altri mari sui metodi

di armare le reti e condurre le barche.

La pesca a strascico può essere effettuata con diversi tipi di attrezzi che, tra l’altro,

variano in relazione alle tradizioni e al bagaglio culturale locale e regionale.

Gli attrezzi principali per la pesca a strascico sono: le reti a strascico, il rapido e la

sfogliara.

LA PESCA PELAGICA: è effettuata da imbarcazioni la cui capacità varia dalle 20

alle 120 tonnellate di stazza lorda gli attrezzi impiegati sono: le reti a circuizione per

tonni, le reti a circuizione per alici e sarde (ciancioli), le reti volanti, le reti derivanti ed i

palangari di superficie.

LA PESCA DEI MOLLUSCHI: è diventata, in questi ultimi anni, un’attività redditi-

zia grazie alla qualità organolettiche del prodotto e le capacità di cattura degli at-

trezzi. La pesca viene fatta soprattutto sui fondali sabbiosi che rappresentano il

substrato più sfruttato per l’abbondanza del prodotto. Possono essere impiegati

due tipi di attrezzi: le draghe idrauliche ed i rastrelli.

- pag. 18 - Scuola Media “Falcone e Borsellino” Lascari

LA PESCA NELLA LAGUNE: risale addirittura agli Etruschi e si tratta di una for-

ma di allevamento finalizzato alla produzione di pesci di grande pregio economi-

co come spigole, orate, anguille e cefali. Questi pesci infatti effettuano migrazioni

stagionali dal mare alle acque dolci e salmastre che sono ricche di alimento e tor-

nano in mare per la riproduzione. La conoscenza di questo comportamento ha

permesso ai pescatori di realizzare sbarramenti particolari tra laguna e mare in

modo da catturare pesci adulti ma lasciare passare il novellame. Questo tipo di

trappole sono chiamate lavorieri. Oltre al lavoriero un altro attrezzo è il bertovello il

cui funzionamento è simile alle nasse.

L’ACQUACOLTURA: è per alcuni aspetti un settore nuovo e non molto conosciuto

e per questo conserva il fascino delle attività di ricerca e sperimentazione. Eppure i

primi ad allevare i pesci e i molluschi in Europa furono gli Etruschi e i Romani.

L’aquacoltura riguarda alcune specie: le trote, i salmoni, i mitili e le ostriche.

L’acquacoltura può contribuire a diminuire le importazioni creando nel nostro Pa-

ese opportunità di lavoro.

- pag. 19 - Scuola Media “Falcone e Borsellino” Lascari

NODI MARINARI

Il termine nodo oltre ad indicare l’unità di misura della velocità di navigazione

che corrisponde ad un miglio nautico percorso in un’ora cioè a 1,852 Km/h indica

anche la legatura fatta con cavi, di fibra vegetale o sintetica. In marina i nodi de-

vono corrispondere a due requisiti fondamentali: non devono sciogliersi sotto

sforzo e devono sciogliersi con facilità quando è necessario. Nella pratica marina-

resca sono numerosissimi e possono essere raggruppati secondo le funzioni che

assolvono.

I nodi di arresto vengono fatti all’estremità o lungo una cima per evitare che si sfili

da un foro o per appesantirla in quel punto, tipici sono il nodo savoia e il nodo fran-

cescano. I nodi di accorciamento servono a ridurre la lunghezza di un cavo senza

tagliarlo: il più famoso è il nodo margherita. I nodi di congiunzione permettono di

unire fra loro due o più capi di una cima come il nodo piano e il nodo di scotta. Vi

sono poi i nodi di avvolgimento che si usano per assicurare una cima o un cavo a

un corpo, ce ne sono di varie forme; i più comuni sono il nodo parlato, il nodo di boz-

za e il nodo d’ancorotto. Infine si chiamano gasse tutti i nodi a forma di anello, come

il nodo del boia.

NODI DI ARRESTO:

nodo francescano nodo savoia

- pag. 20 - Scuola Media “Falcone e Borsellino” Lascari

NODI DI ACCORCIAMENTO:

nodo margherita NODI DI CONGIUNZIONE:

nodo piano nodo di scotta NODI DI AVVOLGIMENNTO:

nodo d’ancorotto nodo di bozza nodo parlato

- pag. 21 - Scuola Media “Falcone e Borsellino” Lascari

GASSE:

- pag. 22 - Scuola Media “Falcone e Borsellino” Lascari

RISPETTIAMO IL MARE

Il 71% della superficie terrestre è ricoperta dagli oceani, culla della vita del nostro

pianeta, che ospitano una enorme quantità di organismi viventi, in gran parte an-

cora sconosciuti, che vivono dagli strati più superficiali fino alle buie e gelide pia-

nure abissali.

Per secoli l’uomo ha considerato il mare eterno e inesauribile, come un ambiente

in grado di fornire sostentamento e al tempo stesso di ricevere e rendere innocua

la nostra spazzatura, i nostri rifiuti, anche quelli tossici. Solo ora abbiamo iniziato

a capire che la realtà è ben diversa e che gli oceani cominciano a mostrare, anche

nelle acque più remote e lontane, il marchio della nostra specie: l’inquinamento.

La prima causa dell’inquinamento delle acque fluviali e marine è le città, dove o-

gni giorno milioni e milioni di persone utilizzano acqua potabile per la pulizia e

l’igiene personale restituendola ai fiumi e al mare carica di sostanze organiche e

chimiche. Altre forme di inquinamento sono le industrie, gli allevamenti e

l’agricoltura con l’uso dei fertilizzanti ma, la maggior parte dei mari del mondo è

inquinata dal petrolio. Questo proviene da attività che si svolgono a terra, cioè da-

gli scarichi delle industrie e dalle raffinerie di petrolio ma anche dalle petroliere.

Quando una petroliera subisce un incidente nel quale ci siano dei versamenti di

petrolio in mare, si provocano molti danni all’ambiente.

Il petrolio galleggia sull’acqua, formando uno strato che isola l’acqua dall’aria,

impedendo gli scambi di gas. L’impoverimento d’ossigeno fa morire molti organi-

smi marini. Una delle zone marine più inquinate al mondo (per quanto riguarda il

petrolio) è il Mediterraneo, ciò è dovuto al fatto che si tratta di un mare chiuso e le

sue acque si rinnovano molto lentamente (80-100 anni). In alcuni tratti di mare

come quelli di Barcellona, Marsiglia, Napoli, è stata registrata presenza di metalli

pesanti e di mercurio, che, assorbiti dai pesci, giungono fino all’uomo.

Una convivenza sostenibile tra l’uomo e il mare è possibile, ma non può che scatu-

rire dalla comprensione di quanto delicati siano gli equilibri che consentono

- pag. 23 - Scuola Media “Falcone e Borsellino” Lascari

l’esistenza degli ecosistemi marini. Dobbiamo imparare a guardare il mare con oc-

chi diversi: con gli occhi di chi si è reso conto che il mare è un grande essere viven-

te dove miliardi di organismi necessitano di condizioni di vita idonee per conti-

nuare a vivere.

- pag. 24 - Scuola Media “Falcone e Borsellino” Lascari

- pag. 25 - Scuola Media “Falcone e Borsellino” Lascari

LA TARTARUGA MARINA

NOME COMUNE : tartaruga comune.

NOME SCIENTIFICO : Caretta caretta

DISTRIBUZIONE : Mediterraneo.

DIMENSIONI : lunghezza massima circa

140cm.

HABITAT : acque calde e temperate.

ALIMENTAZIONE : molluschi, crostacei,

occasionalmente pesci e alghe.

NOTE :in forte diminuzione in Italia.

Una femmina di tartaruga caretta emerge dall’acqua per deporre le uova. Robusta

nuotatrice, è in grado di ricoprire lunghe distanze sfruttando le correnti oceaniche.

La specie Caretta caretta è diffusa nelle acque del Mediterraneo e nei mari tropicali

e subtropicali; predilige il mare aperto ma si può trovare anche in lagune salma-

stre ed estuari di fiumi.

L’intenso traffico nautico e le attività di pesca professionale possono mettere in pe-

ricolo la vita della tartarughe marine, specie protetta a livello nazionale e interna-

zionale; le principali minacce sono infatti rappresentate dall’inquinamento, dalla

cattura accidentale legata ad alcuni tipi di pesca e dalle collisioni con le imbarca-

zioni.

Attualmente gli esemplari catturati per caso durante le attività di pesca, investiti

dalle imbarcazioni o vittime dell’inquinamento, possono essere recuperati e curati

negli appositi Centri di Recupero allestiti nelle isole Pelagie, a Lampedusa e Lino-

sa e nella nuova struttura di Cattolica, in provincia di Agrigento.

Le attività di ricerca, portate avanti dai biologi e specialisti prevedono invece il

monitoraggio dei siti di nidificazione, la protezione dei nidi e la sperimentazione

di attrezzi di pesca che abbiano un minore impatto su questi rettili antichissimi.

- pag. 26 - Scuola Media “Falcone e Borsellino” Lascari

LA FOCA MONACA DEL MEDITERRANEO

NOME COMUNE: Foca monaca.

NOME SCIENTIFICO: Monachus albiventer.

DISTRIBUZIONE: Mediterraneo.

DIMENSIONI: Lunghezza massima circa

280cm.

HABITAT: Mediterraneo e mari tropicali.

ALIMENTAZIONE: Pesci e granchi.

NOTE: Pochi esemplari in Italia.

È l’unico pinnipede presente nel Mediterraneo. Ha il corpo massiccio lungo circa

240-280 cm, il peso varia dai 350 ai 400 kg. I piccoli nascono lunghi circa un metro

e pesano poco più di 20 kg. Il capo è arrotondato ornato da lunghe vibrisse (i “baf-

fi”); lunghe sopracciglia ornano gli occhi. Possiede pinne pettorali, pinne posterio-

ri e pelo corto. Ha un colore bruno o grigio brunastro sul dorso e chiaro sul ventre.

Per cercare cibo si immerge tra i 10 e i 30 m di profondità ma la si ritiene capace di

raggiungere i 100 m. Vive per lo più isolata, in coppia o in piccolissimi gruppi. È

probabile che il suo nome derivi dal colore del mantello, simile al colore del saio

dei monaci.

La foca monaca è una straordinaria nuotatrice. Per nuotare utilizza gli arti poste-

riori, che muove lateralmente, e gli arti anteriori per eseguire le manovre. Agile ed

aggraziata in acqua, ha una pessima mobilità a terra.

È un animale stanziale e costiera, che partorisce all’età di cinque sei anni. Ogni due

anni dopo una gestazione di 11 mesi partorisce un unico piccolo, all’asciutto in

una grotta.

Il piccolo viene allattato circa 16 settimane e solo dopo lo svezzamento entra per la

prima volta in acqua.

- pag. 27 - Scuola Media “Falcone e Borsellino” Lascari

Non restano che 300 esemplari di foca monaca del Mediterraneo, distribuiti tra

Turchia, Mauritania, Spagna, Tunisia, Grecia e Sardegna. Ultimamente sono stati

avvistati degli esemplari anche a Pantelleria e lungo la costa toscana. Sono oggetto

di attiva caccia per l’olio che si ricava dal loro corpo e per la pelle usata in pellette-

ria ed in pellicceria.

Accusata dai pescatori di rubare il pesce dalle reti, causando danni alle stesse, è

stata barbaramente uccisa per decenni persino con la dinamite. Dato il suo scarso

tasso riproduttivo, la sua sopravvivenza è legata solo all’opportuno ed efficace in-

tervento dell’essere umano per la sua protezione e conservazione. Solo creando

aree protette e controllate si può sperare di riottenere i successi che sono stati rag-

giunti con la specie hawaiana.

Ciò impedirebbe la scomparsa della specie dal Mediterraneo.

- pag. 28 - Scuola Media “Falcone e Borsellino” Lascari

DELFINO COMUNE

NOME COMUNE: Delfino comune.

NOME SCENTIFICO: Delphinus delphis.

DISTRIBUZIONE: Mediterraneo.

DIMENSIONI: Da m. 2,5 a circa m. 4.

HABITAT: Mari freddi, mari caldi ed anche ac-

que dolci.

ALIMENTAZIONI: Pesci, calamari e polpi.

NOTE: Specie protetta perché in diminuzione.

Il delfino è un animale diffuso in tutti i mari caldi o temperati, come il Mediterra-

neo. Pur vivendo nell’acqua è mammifero, la femmina partorisce un solo piccolo

dopo 12 mesi di gravidanza e lo allatta per un lungo periodo. Il delfino può essere

lungo fino a circa 4 metri e pesare anche 350 chili, è in grado di raggiungere gli 80

km /h, può immergersi fino a 300 metri e restare in profondità per almeno 8 minu-

ti. Si ciba di un gran numero di specie di pesci tra cui acciughe, aringhe, sardine e

in particolare pesci di piccole dimensioni.

Usa un curioso sistema di caccia: si limita a nuotare a bocca aperta, le vittime non

fanno in tempo a scansarsi e, con poca fatica, il pasto è assicurato. Vive in gruppi

formati da una o due dozzine di esemplari. È in grado di emettere un gran numero

di suoni tra gli 8 e i 120 KHz.

Agilissimo nuotatore, segue le scie delle navi per lunghi tratti di mare e spesso ca-

valca le onde saltando fuori dall’acqua e

compiendo curiose acrobazie. È una specie

molto sensibile all’ inquinamento; i forti ru-

mori delle imbarcazioni possono disturbare

il sensibilissimo apparato uditivo ( Biosonar)

fino a spingerlo ad abbandonare l’ area.

- pag. 29 - Scuola Media “Falcone e Borsellino” Lascari

LA BALENA

NOME COMUNE: Balena.

NOME SCENTIFICO: Eubalaena, Balaenoptera.

DISTRIBUZIONE: mari del nord.

DIMENSIONI: da 6 m fino a circa 35 m.

HABITAT:mari freddi(temperati solo per la ri-

produzione).

ALIMENTAZIONE: plancton, piccoli molluschi

e crostacei.

NOTE: soggette a caccia spietata.

Le balene sono gli animali più grandi che oggi vivono nel pianeta:alcuni superano

in grandezza anche i giganteschi dinosauri del passato. La balenottera azzurra, ad

esempio, raggiunge i 34 m di lunghezza ed un peso di 160.000 Kg. Sono mammife-

ri: partoriscono ed allattano i loro piccoli e respirano l’ossigeno atmosferico in

quanto possiedono i polmoni. Molti cetacei, se pure di grandi dimensioni, non so-

no temibili predatori in quanto si nutrono esclusivamente di plancton, piccoli mol-

luschi e crostacei. Ad eccezione dei delfini e delle specie affini, i cetacei non hanno

denti e si procurano il cibo filtrando l’acqua del mare attraverso i “fanoni”.

L’orca e l’unico cetaceo che si nutre di grosse prede come pesci, pinguini e foche. I

cetacei vivono in tutti i mari del mondo; le balene e le balenottera preferiscono i

mari più freddi perché sono più ricchi di plancton. Migrano verso i mari tropicali

solo al momento della riproduzione poiché i piccoli, non ancora provvisti di un

sufficiente strato di grasso, non potrebbero sopravvivere nelle gelide acque polari.

Anche nel Mediterraneo vivono molti cetacei tra cui i delfini, i capodogli ed alcune

specie di balenottera ma, purtroppo l’inquinamento delle acque sta mettendo a

dura prova la loro sopravvivenza. Nei mari del nord ed in Giappone si pratica una

- pag. 30 - Scuola Media “Falcone e Borsellino” Lascari

caccia spietata alle balene per ricavarne il prezioso grasso usato nell’industria ali-

mentare e chimica. Esiste una commissione internazionale per il controllo della

caccia alle balene.

- pag. 31 - Scuola Media “Falcone e Borsellino” Lascari

SQUALI DEL MEDITERRANEO

NOME COMUNE: Gattuccio, Squalo elefante,

Squalo bianco.

NOME SCIENTIFICO: Scyliorhinus, Cetorhi-

nus, Carcharodon.

DISTRIBUZIONE: acque del mar Mediterraneo.

DIMENSIONI: da pochi centimetri a 10 metri.

HABITAT: acque fredde o calde-temperate.

ALIMENTAZIONE: delfini, tonni, tartarughe

marine ecc…

NOTE: innocui e pericolosi. Soggetti a caccia in-

discriminata.

Sono circa 50 le specie di squali che popolano i mari italiani e, soltanto poche, sono

considerate aggressive.

Tra gli squali mediterranei c’e’ il piccolo “Gattuccio” (60 centimetri di lunghezza

massima), il mansueto “Squalo elefante” che, nonostante le sue dimensioni (fino a

10 metri di lunghezza), è totalmente innocuo visto che è sprovvisto di denti.

Lo squalo bianco invece (più di 7 metri) ha la zona di riproduzione nell’area che

comprende la Sicilia, Malta e la Tunisia.

Il parto avviene tra la primavera e l’estate ed il numero massimo di piccoli si aggi-

ra intorno ai 14. Essendo ghiotto di tonni, lungo le nostre coste, capita che un e-

semplare rimanga impigliato nelle reti di qualche tonnara.

Così come accade per molte altre specie di squali, nel nostro paese, solitamente è

messo in commercio sotto l’improprio nome di Palombo (squalo del genere Muste-

lus). Lo squalo bianco e le altre specie di squali sono in pericolo di estinzione sia

perché vittime di una pesca commerciale e sportiva indiscriminata, sia perché so-

no in diminuzione le specie di cui si nutrono, sia per il degrado dell’ambiente ma-

rino.

- pag. 32 - Scuola Media “Falcone e Borsellino” Lascari

RELAZIONE SULL’INCONTRO

CON LA GUARDIA COSTIERA

Giorno 14 Febbraio 2006, nella nostra scuola abbiamo avuto il piacere di incontrare

alcuni rappresentanti della Guardia Costiera di Termini e Cefalù che ci hanno par-

lato delle risorse, dei pericoli e dei problemi del mare.

Uno dei problemi più gravi riguarda l’inquinamento delle acque causato dagli

scarichi fognari, dagli scarichi delle fabbriche, dal passaggio di navi petroliere che,

o per il lavaggio delle cisterne o a causa di incidenti, riversano nel mare quel peri-

coloso liquido oleoso che causa gravi disastri sia per la popolazione marina che

per l’ambiente in generale. Il mare rappresenta una fonte di ricchezza per il turi-

smo, per la pesca e per la possibilità di viaggiare e trascorrere delle belle vacanze.

Il nostro mare è infatti circondato da bellissimi posti e spiagge incantevoli dove

ognuno di noi può fare il bagno e prendere il sole.

Non dobbiamo però sottovalutare i pericoli in cui possono incorrere i bagnanti e a

tal proposito, durante questo incontro è stato letto e commentato un decalogo di

“regole d’oro per un bagno sicuro”.

Abbiamo ritenuto utile trascrivere queste regole con l’auspicio che possano essere

rispettate da tutti per non rischiare seriamente la vita.

- pag. 33 - Scuola Media “Falcone e Borsellino” Lascari

LE REGOLE D’ORO PER UN BAGNO SICURO - entra in acqua almeno tre ore

dopo i pasti. - Esci subito dall’acqua ai primi

sintomi di crampi, brividi, nausee, ecc…

- Evita l’insolazione indossando il cappello; bevi molta acqua per non rischiare la disidrata-zione.

- Se sei accaldato entra gra-dualmente in acqua.

- Evita di fare il bagno da solo. - L’immersione in apnea può ri-

velarsi pericolosa. - È pericoloso lasciare i bambini

incustoditi. - In caso di difficoltà non esitare

a chiedere soccorso. - Se sventola la bandiera rossa

non immergerti. - Non tuffarti dai pontili, scogli,

o in posti sconosciuti.

SE BAIGNER EN TOUTE SECURITE’ - après manger, attendre au

moins trois heures avant d’aller se baigner.

- Sortir tout de suite de l’eau aux premiers symptômes de crampes, frissons, nausée, etc…

- Eviter l’insolation en portant un chapeau et en buvant beau-coup d’eau pour ne pas risquer la déshydratation.

- Si tu as très chaud ne pas te je-ter dans l’eau tout d’un coup mais progressivement.

- Eviter de se baigner tout seul ! - L’immersion en apnée peu se

vérifier dangereuse ! - Ne pas laisser les enfants tout

seul. Ils ne se rendent pas compte du danger !

- En cas de difficulté ne pas hé-siter à demander de l’aide !

- Si il y à le drapeau rouge : mieux vaut éviter de se bai-gner !

- Ne pas plonger de rocher où tout autre endroit que tu ne connais pas !

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VISITA AL PORTO DI CEFALÙ ED ESCURSIONE IN MOTOVEDETTA

- pag. 35 - Scuola Media “Falcone e Borsellino” Lascari

CONCLUSIONE

La partecipazione a questo progetto è stata stimolante, ci siamo subito appassiona-

ti al tema ed abbiamo lavorato con impegno e vivo interesse. Sono state fatte molte

ricerche, abbiamo consultato libri, opuscoli, enciclopedie e materiale scaricato da

internet ma soprattutto ci siamo avvalsi delle esperienze e conoscenze di pescatori

ed esperti del settore. Durante gli incontri pomeridiani ci siamo divisi in gruppi di

lavoro in cui ognuno aveva un compito da portare a termine. Alcuni scrivevano,

altri disegnavano ed altri ancora trascrivevano al computer. Tutto il lavoro si è

svolto con grande disponibilità da parte di tutti, grazie anche alla guida della no-

stra insegnante che ha saputo stimolarci e incoraggiarci costantemente. A lavoro

ultimato, possiamo sicuramente affermare che questa esperienza ci ha permesso di

conoscere tante notizie e curiosità riguardanti la flora, la fauna e le tecniche di pe-

sca del Mediterraneo, ma soprattutto ci ha fatto capire che il mare è fonte di vita e

va amato e rispettato in tutti i suoi aspetti.

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BIBLIOGRAFIA

• De Agostini: Enciclopedia animali

• Piccola enciclopedia nautica

• Opuscoli di Legambiente

• La Stampa: Specchio – Speciale acquario di Genova

• Materiale scaricato da internet

• Riviste scientifiche

• Libri scolastici

• Jean Guobert M.Vincenti “Pesca in mare”

- pag. 38 - Scuola Media “Falcone e Borsellino” Lascari

INDICE

INSIEME PER CRESCERE… pag. 2

L’ACQUA SULLA TERRA pag. 4

MAR MEDITERRANEO: flora e fauna pag. 5

ALLA SCOPERTA DELLE ISOLE INTORNO ALLA SICILIA pag. 7

LA MATTANZA “Uno spettacolo da non perdere” pag. 9

PESCI DEL MEDITERRANEO pag. 11

LA PESCA: metodi ed attrezzi pag. 16

NODI MARINARI pag. 19

RISPETTIAMO IL MARE pag. 22

LA TARTARUGA MARINA pag. 25

LA FOCA MONACA DEL MEDITERRANEO pag. 26

DELFINO COMUNE pag. 28

LA BALENA pag. 29

SQUALI DEL MEDITERRANEO pag. 31

RELAZIONE SULL’INCONTRO CON LA GUARDIA COSTIERA pag. 32

CONCLUSIONE pag. 34

BIBLIOGRAFIA pag. 36