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LECTURA DANTIS TURICENSIS (1999-2000)
A cura di Georges Güntert e Michelangelo Picone
PURGATORIO CANTO IXMICHELANGELO PICONE
Il mito e la sua funzioneLettor, tu vedi ben com’io inalzo
La mia matera, e però con più arte
Non ti maravigliar s’io incalzo.
(Pg IX, vv. 70-72)
Dante non si confronta più solo con Virgilio ma con altri auctores
1.Mito di Aurora e Titone (vv.1-6)
2. Mito di Filomela (vv.13-15)
3. Mito di Ganimede (vv. 19-33)
4. Mito di Achille a Sciro (vv.34-39)
5. Mito di Narciso (accennato al vv. 96)
6. Mito di Orfeo (accennato ai vv. 131-32)
7. Mito di Cesare a Tarpea (vv. 133-138)
Umberto Bosco: Dante si serve del mito «per decorare con grande lusso letterario» e ha «lo stesso ufficio decorativo che in un codice hanno le miniature, per lo più iniziali o finali»
Michelangelo Picone: 1. eclissare Virgilio
2. Dante entra nell’agone poetico per
superare gli auctores
1.Mito di Aurora e Titone (vv.1-6) (em. Boreale, Pg)
2. Mito di Filomela (vv.13-15) (em. Australe, Terra)
3. Mito di Ganimede (vv. 19-33)
4. Mito di Achille a Sciro (vv.34-39)
5. Mito di Narciso (accennato al vv. 96)
6. Mito di Orfeo (accennato ai vv. 131-32)
7. Mito di Cesare a Tarpea (vv. 133-138)
MITI OGGETTIVI, realtà spazio-temporale(1, 2) MITI SOGGETTIVI, vicenda del pellegrino(3, 4, 5, 6, 7)
MITI ISPIRATI ALL’ Ἔρως (1, 2, 3,) MITI ISPIRTI ALL’ ἔπος (4, 7)
PERSONAGGIO UMANO ELETTO A CONDIZIONE DIVINA (1, 3) MENOMAZIONE O ALTERAZIONE NATURA UMANA (2, 4)
Tutti i miti hanno una fine negativa o, comunque, perturbante; non lo sarà per Dante che supera i suoi omologhi antichi
Dante dà al mito nuovo senso cristiano
MITO DI AURORA E TITONE
La concubina di Titone anticogià s'imbiancava al balco d'orïente,fuor de le braccia del suo dolce amico(Pg IX, vv. 1-3)
Maggiore pathos
Et iam prima novo spargebat lumine terrasTithoni croceum linquens Aurora cubile.Regina e speculis ut primum albescere lucemvidit, et aequatis classem procedere velis,litoraque et vacuos sensit sine remige portus,terque quaterque manu pectus percussa
decorum(Eneide IV, vv. 584-589)
E già la prima Aurora cospargeva le terre di nuova luce,
abbandonando il letto dorato di Titone.La regina, non appena vide biancheggiare la luce
dall’altoe avanzare la flotta con le vele allineate,e si accorse che le coste e i porti erano vuotisenza la ciurma, battutasi tre e quattro volte il
bel petto
MITO DI GANIMEDE[…]In sogno mi parea veder sospesaun’aguglia nel ciel con penne d’oro,con l’ali aperte e a calare intesa;
( superiorità poesia dantesca)ed esser mi parea là dove fuoroabbandonati i suoi da Ganimede, poetiquando fu ratto al sommo
consistoro.Fra me pensava: ‘Forse questa fiedepur qui per uso, e forse d’altro locodisdegna di portarne suso in
piede’.Poi mi parea che, poi rotata un poco,terribil come folgor discendesse,e me rapisse suso infino al
foco.Ivi parea che ella e io ardesse;e sì lo ‘ncendio imaginato cosse,che convenne che ‘l sonno si
rompesse.(Pg IX, vv. 19-33)
Ida diventa il sacro monte del Pg dove solo può avvenire il raptus
Ipsis precipuos ductoribus addit honoresVictori chlamydem auratam, quam plurima
circumPurpura meandro duplici meliboea cucurritIntextusque puer frondosa regius IdaVelocis iaculo cervos cursusque fatigatAcer, anhelanti similis; quem praepes ab IdaSublimem pedibus rapuit Iovis armiger uncis:Longaevi palmas nequiquam ad sidera tenduntCustodes saevitque cancun latratus in auras.
Ai capi, inoltre, offre premi speciali: al primo, ancora, un mantello dorato, intorno al quale corre un duplice giro di vermiglia porpora melibèa; v'è richiamato il regale fanciullo (ekphrasis) Ganimede, che sull'Ida frondoso incalza i cervi dardeggiandoli in corsa, ansante e fiero, quando, dall'alto rapida calando, l'aquila, portatrice delle folgore di Giove, lo rapisce e lo solleva, avvinto fra i suoi artigli. Inutilmente i suoi vecchi custodi alzano il cielo le mani; infuria, lugubre, nell'aria il latrare dei cani.
(Eneide V, vv. 249-257)
Rex superum Phrygii quondam Ganymedis amorearsit, et inventum est aliquid, quod Iuppiter esse,quam quod erat, mallet. Nulla tamen alite vertidignatur, nisi quae posset sua fulmina ferre.Nec mora, percusso mendacibus aëre pennisabripit Iliaden; qui nunc quoque pocula miscetinvitaque Iovi nectar Iunone ministrat.
Ci fu una volta che il re degli dèi si infiammò d'amore per il frigio Ganimède, ed ebbe l'idea di trasformarsi in una cosa che, una volta tanto, gli parve più bella che essere Giove: un uccello. Ma fra tutti gli uccelli, non si degnò di trasformarsi che in quello capace di portare i fulmini, le armi sue. Detto fatto: battendo l'aria con false penne, rapì il giovinetto della stirpe di Ilo, ed egli gli riempie tuttora i calici e gli serve il nèttare, con rabbia di Giunone.
(Metamorfosi X, vv. 155-161)
Dante si rifà anche ad Ovidio per la figura dell’aquila (non rappresenta l’Impero ma la nuova materia, la “divina” poesia), unico uccello che non viene incenerito dalle folgori di Giove ma che le regge tra i suoi artigli
Dante segue le orme di Beatrice, cittadina del Cielo
Già eran quasi che atterzate l'ore (inizio sogno)del tempo che onne stella n'è lucente, Beatrice in braccia ad Amore e va al cieloquando m'apparve Amor subitamente,cui essenza membrar mi dà orrore.Allegro mi sembrava Amor tenendomeo core in mano, e ne le braccia aveamadonna involta in un drappo dormendo. Poi la svegliava, e d'esto core ardendo dall’eros del sogno giovanilelei paventosa umilmente pascea: al sogno purgatorialeappresso gir lo ne vedea piangendo. incubo(Dante Alighieri, Vita Nova, III, vv. 5-14)
[…]e la notte, de’ passi con che sale, Dante tra gli artigli dell’aquila sale al cieloFatti avea due nel loco ov’eravamo, “visione” divinae ‘l terzo già chinava in giuso l’ale[…] (inizio sonno)
(Pg IX, vv. 7-9)
Purgatorio=cantica dell’amore trasformato, metamorfosi dell’amore
Mito di Achille a Sciro
Non altrimenti Achille si riscosse,li occhi svegliati rivolgendo in giroe non sappiendo là dove si fosse,
quando la madre da Chirón a Schirotrafuggò lui dormendo in le sue braccia,là onde poi li Greci il dipartiro;
che mi scoss’io, sì come da la facciami fuggì ’l sonno, e diventa’ ismorto,come fa l’uom che, spaventato, agghiaccia.
Dallato m’era solo il mio conforto,e ’l sole er’alto già più che due ore,e ’l viso m’era a la marina torto.
(Pg IX, vv. 34-45)
Reazione drammatica
Si orienta (salvato da Lucia e dalle tre donne benedette)
Iam premit astra dies humilique ex aequoreTitan
rorantis evolvit equos et ab aethere magno
sublatum curru pelagus cadit, at vada mater
Scyria iamdudum fluctus emensa tenebat,
exierantque iugo fessi delphines erili:
cum pueri tremefacta quies oculique patentes
infusum sensere diem. stupet aëre primo,
quae loca, qui fluctus, ubi Pelion? Omnia versa
atque ignota videt dubitatque agnoscerematrem.
(Achilleide II, Stazio, vv. 242-250)
Reazione meno drammattica
Disorientamento, sebbene rassicurazioni Tetide
MITO DI CESARE A TARPEA
E quando fuor ne’ cardini distortili spigoli di quella regge sacrache di metallo son sonanti e forti,non rugghiò sì né si mostrò sì acraTarpëa, come tolto le fu il buonoMetello, per che poi rimase macra.
(Pg IX, vv.133-138)
Dante deve entrare nel Purgatorio per la sua missione poetica
Vicinanza letterale ma distanza di senso, per Dante Cesare è figura positiva
Protinus abducto patuerunt templa Metello.Tunc rupes Tarpeia sonat magnoque reclusastestatur stridore fores; tunc conditus imoeruitur templo multis non tactus ab annisRomani census populi, quem Punica bella,quem dederat Perses, quem victi praeda
Philippi,quod tibi, Roma, fuga Pyrrhus trepidante
reliquit(Farsaglia, Lucano, III, vv. 153-59)
Cesare deve entrare nella rocca Tarpea per fondare Impero romano, per la sua missione politica
STRUTTURA DEL CANTO
Benvenuto da Imola: appello al lettore vv. 70-72 centro del Canto…
vv.1-69 prima parte, dalla valletta alla porta vv-1-33 sognovv 34-69 risveglio
vv. 73-145 seconda parte, ingresso nel Purgatoriovv 73-93 angelo ed esame dei due visitatorivv. 94-145 tre gradini della porta e «introitus in verum purgatorium»
… appello: prima o seconda parte?I: (cfr Tommaseo) appello ad ammirare vittoria di Dante nell’agone poeticoII: (cfr Sapegno) preambolo a tutta la trattazione del Purgatorio
Picone: sia valenza strutturale (II) che metapoetica (I)
…confronto tra le due parti del CantoPRIMA PARTE SECONDA PARTE
TEMPO Lungo (tutta notte)
Breve (ammissione)
AZIONE Interiore (sogno) Verbi di movimento, di attività visiva e uditiva
Simbolica ed emblematica
Realistica e referenziale (Picone )
LUCIA : grazia illuminante, allegoria del potere spirituale della Chiesa che si congiunge col potere temporale dell’Impero
È anche la grazia che illumina la verità e permette alla poesia di Dante di descrivere il mondo della salvazione eterna
Seconda parte del canto (porta, angelo portiere, spada, tre gradini, “serrame”, sette P), per Picone sono secondari i significati “allotri” (esegeti medievali e moderni), anzitutto significati letterari e artistici giustificati da tradizione in lingua volgare.
Grazie all’ amore per Beatrice Dante può superare delle prove come eroi romanzeschi
PORTA: sì tematica penitenziale, ma la confessione non è l’elemento centrale (cfr XXX, XXXI Pg)
ANGELO: divoto mi gittai a’ santi piedi,
(Petrocchi) misericordia chiesi e ch’el m’aprisse
(comm. Prec.) chiesi ch’el
L’angelo è solo un custode
TRE GRADINI : Là ne venimmo; e lo scaglion primaiobianco marmo era sì pulito e terso,ch’io mi specchiai in esso qual io paio.
Era il secondo tinto più che perso,d’una petrina ruvida e arsiccia,crepata per lo lungo e per traverso.
Lo terzo, che di sopra s’ammassiccia,porfido mi parea, sì fiammeggiantecome sangue che fuor di vena spiccia.
(Pg IX, vv. 94-102) commentatori: tre fasi della confessio, contritio cordis, confessio oris, satisfactio
operumPer Picone: primo e secondo gradino antitetici, il terzo li sintetizza (con citazioni
itratestuali delle Rime petrose e If V)
L’inno del Te Deum per Picone viene cantato per festeggiare il pellegrino che, come in un romanzo cortese, ha superato le prove ed è pronto per la salita e è pronto alla purificazione e alla risemantizzazione in chiave cristiana dei miti e dei romanzi, in particolare sull’amore