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Legislazione dei Servizi Sociali
Corso di Laurea Triennale L 39 / L 40
SERVIZIO SOCIALE E SOCIOLOGIA
prof. Marco BURGALASSI
Università degli Studi di Roma Tre
anno accademico 2015-2016
I primi interventi normativi dello Stato unitario: la L. 6972/1890 (Legge “Crispi”)
E’ la prima legge generale sull’assistenza del nuovo Stato italiano. È stata modificata in alcuni parti da normative di settore, mentre altre sue parti sono sopravvissute fino alla Legge 328/2000, attualmente in vigore.
La legge trasforma le Opere Pie di natura religiosa e qualunque iniziativa avente come finalità di prestare assistenza ai poveri in “Istituzioni Pubbliche di Beneficenza ” che vengono regolate nella formazione/funzionamento/estinzione dalla legge medesima. La legge riconosce come “Istituzioni pubbliche di beneficenza” le “Opere pie” ed ogni altro ente morale che abbia in tutto od in parte per fine: a) prestare assistenza ai poveri, tanto in stato di sanità quanto di malattiab) procurarne l'educazione, l'istruzione, l'avviamento a qualche professione, arte o mestiere, od in qualsiasi altro modo il miglioramento morale ed economico
Lo Stato pertanto sottopone a controllo pubblico più incisivo gli enti erogatori di assistenza a cui conferisce veste pubblica. Il carattere pubblico è previsto dall’art. 78 della legge, in cui si afferma “le istituzioni esercitano la beneficenza verso coloro che vi hanno titolo, senza distinzione di culto, religione od opinione politica”
La legge introdusse il domicilio di soccorso , istituto che disciplinò la ripartizione territoriale dell’onere di prestare assistenza e soccorso ai poveri, in base al domicilio o all’appartenenza al Comune
La legislazione di epoca fascista
Nel 1923 vi è la trasformazione delle IPB in IPAB Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficenza
Il fascismo incasella in tanti contenitori l’assistenza, individua categorie di bisognorispetto ai quali intervengono gli ENA (Ente Nazionale di Assistenza).
In quest'ambito si registrano un complesso di misure di incentivi alle famiglienumerose, alla costituzione di nuovi nuclei familiari, alla maternità
Il più grosso intervento nel campo dell'assistenza all'infanzia e alla maternità è l'istituzione, nel 1925, dell'Opera nazionale per la maternità e l'infanzia (ONMI), un ente fascista fortemente centralizzato, una sorta di grande ministero che agisce in parallelo con le altre istituzioni esistenti e che verrà soppresso nel dicembre 1975
Nel periodo fascista venne modificata l’organizzazione assistenziale periferica mediante la soppressione delle Congregazioni di carità e la sostituzione ad esse in ciascun comune degli Enti Comunali di Assistenza (E.C.A.) che rappresentavano il centro dell’organizzazione assistenziale e benefica locale e godevano di contributo statale
Dal 1948, dunque, al 1970, la cultura assistenziale mantiene caratteristiche simili a quelle proprie del ventennio fascista: la “categorizzazione” degli interventi assistenziali e la proliferazione di nuovi Enti assistenziali (ENA): se durante il fascismo furono istituiti circa 20.000 ENA, nel periodo successivo ne nacquero altri 20.000 circa, per l’incredibile numero di 40.000 a fine periodo
-La presenza di “categorie” di risposta a “tipologie” molto nette di bisogni e difasce di popolazione
-L’assenza di una visione GLOBALE dei BISOGNI della persona e di unaconseguente RISPOSTA ASSISTENZIALE IMPRONTATA ALLA GLOBALITA’
COMPETENZE DEI MINISTERI IN MATERIA DI ASSISTENZA E BENEFICENZA
a) Presidenza del Consiglio dei Ministri : vigilanza ENAL, Opera nazionale invalidi di guerra, Opera nazionale orfani di guerra, Fondazione Pro Juventute, Commissariato per la gioventù italiana, Ente nazionale per la distribuzione dei soccorsi in Italia, Opera nazionale di assistenza all'infanzia delle Regioni di confine;b) Ministero dell'interno : legislazione e vigilanza; assistenza invalidi, profughi, anziani e minori; riconoscimenti giuridici, compiti di assistenza affidati alla pubblica sicurezza, malati di mente, A.A.I., sovvenzioni ad enti e associazioni;c) Ministero del lavoro : trattati e convenzioni internazionali, assistenza agli emigranti, ai rimpatriati e alle loro famiglie; inserimento e adattamento delle famiglie alla vita sociale, avviamento al lavoro degli invalidi, vigilanza sull'ONPI e sull'ENAOLI;d) Ministero di grazia e giustizia : assistenza ai carcerati, ai dimessi dal carcere e alle rispettive famiglie; rieducazione dei minorenni, uffici distrettuali di servizio sociale;e) Ministero della sanità : assistenza e rieducazione degli invalidi fisici e psichici, convenzioni con enti e istituti pubblici e privati di recupero, vigilanza sull'ONMI;f) Ministero della pubblica istruzione : scuole speciali, convitti, vigilanza sull'Istituto Kirner e sull'Ente nazionale di assistenza magistrale;g) altri ministeri : assistenza al proprio personale e alle rispettive famiglie; vigilanza su enti assistenziali.
IL DIRITTO ALL’ASSISTENZA SOCIALE NELLA COSTITUZIONE
ARTICOLO 38
Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all'assistenza sociale.
I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria.
Gli inabili ed i minorati hanno diritto all'educazione e all'avviamento professionale.
Ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato.
L'assistenza privata è libera.
Manuale pp.55-60
L’ART. 38 INTRODUCE IL DIRITTO ALL’ASSISTENZA SOCIALE ESANCISCE IL PASSAGGIO DA UN SISTEMA BASATO SULLACATEGORIALITA’, LA RESIDUALITA’ E LA DISCREZIONALITA’ ADUNO FONDATO SULLA SICUREZZA SOCIALE
L’ART. 38 DELLA COSTITUZIONE NON INTRODUCE UNMONOPOLIO PUBBLICO E LASCIA PIENA LIBERTÀ ALLO STATODI SCEGLIERE I MODI, LE FORME, LE STRUTTUREORGANIZZATIVE RITENUTE PIÙ IDONEE ED EFFICIENTI
L’ART. 38 STABILISCE CHE L’ASSISTENZA PRIVATA È LIBERA
Attenzione: la categoria dell’assistenza (sociale) non è ciò che poi èstato identificato con i servizi sociali.
Manuale pp.55-60
ARTICOLO 117[versione originaria, prima della modifica del Titolo V nel 2001]
La Regione emana per le seguenti materie norme legislative nei limiti dei principifondamentali stabiliti dalle leggi dello Stato, sempreché le norme stesse nonsiano in contrasto con l'interesse nazionale e con quello di altre Regioni:ordinamento degli uffici e degli enti amministrativi dipendenti dalla Regione;circoscrizioni comunali; polizia locale urbana e rurale; fiere e mercati;beneficenza pubblica ed assistenza sanitaria ed ospedaliere; istruzioneartigiana e professionale e assistenza scolastica; musei e biblioteche di entilocali; urbanistica; turismo ed industria alberghiera; tranvie e lineeautomobilistiche di interesse regionale; viabilità, acquedotti e lavori pubblici diinteresse regionale; navigazione e porti lacuali; acque minerali e termali; cave etorbiere; caccia; pesca nelle acque interne; agricoltura e foreste; artigianato; altrematerie indicate da leggi costituzionali.
Le leggi della Repubblica possono demandare alla Regione il potere di emanarenorme per la loro attuazione.
Manuale pp.55-60
COSA AVVIENE TRA IL 1945 E GLI INIZI DEGLI ANNI ‘70
Costituzione : sancisce il diritto all’assistenza ma limitandolo allecondizioni di estremo bisogno; fissa il principio ma demanda alleRegioni la realizzazione degli interventi (funzioni amministrative); tieneinsieme le categorie di “assistenza” e “beneficenza”
Nella fase di espansione delle politiche sociali, lo sviluppoquantitativo e qualitativo delle prestazioni previdenziali, pensionistiche,nel settore dell’istruzione ecc. non ha un corrispondente riscontro nelsettore dell’assistenza. Fino al 1970 si registrano modesti interventinel settore dell’assistenza sociale
Assistenza e beneficenza sono concetti usati in modo intercambiabile,senza precise distinzioni
1970: ISTITUZIONE DELLE REGIONI A STATUTO ORDINARIO: ildettato dell’art. 117 Cost può cominciare a trovare concretizzazione; siavvia il DECENTRAMENTO delle competenze
Manuale pp.55-60
LA PRIMA FASE DEL DECENTRAMENTO(REGIONALIZZAZIONE CON DECRETI DEL 1972)
D.P.R. 9/1972
lo Stato attribuisce alle regioni funzioni ritagliate e poco omogenee,nonché poco incisive; tali da rendere asfittica l’ordinaria attivitàamministrativa regionale
lo Stato mantiene ancora molte competenze (ipab, eca, servizi ministerointerno);
le funzioni non vengono trasferite per materia ma per ambiti dicompetenza dei singoli ministeri; di conseguenza il riparto delle materie sirealizza con tutte le incongruenze tipiche della struttura ministeriale
Alcune regioni ritengono che il trasferimento delle compet enze nonsia congruo con il dettato dell’art.117 e ricorrono alle Cor teCostituzionale
D.P.R. 15 gennaio 1972, n. 9, Trasferimento alle Regioni a statuto ordinario delle funzioni amministrative statali in materia di beneficenza pubblica e del relativo personale
Manuale pp.55-60
LA SENTENZA 24.07.1972 N. 139 DELLA CORTE COSTITUZI ONALE
1. introduce una distinzione tra beneficenza e assistenza
2. attribuisce l’assistenza alla competenza statale
3. alle regioni rimane la beneficenza;
4. le regioni perdono anche ogni competenza in materia di assistenzaprivata che con la sentenza passa allo stato;
Questa visione restrittiva delle competenze regionali caratterizzeràtutta la prima fase del processo di decentramento delle funzioni socio-assistenziali, sino all’entrata in vigore del d.p.r. 616/77
Manuale pp.55-60
LA SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE STABILISCE L A DISTINZIONE TRA BENEFICENZA PUBBLICA E ASSISTENZA
SOCIALE
BENEFICENZA PUBBLICA
CARITATIVA E VOLONTARIA,DISCREZIONALE
FORMA NON PREDEFINITA
ASSISTENZA SOCIALE
OBBLIGO ATTRIBUITO ALLO STATO
HA FORME PREDEFINITE
Manuale pp.55-60
malgrado la limitatezza e l’incompletezza del decentramento av venuto con ilDPR 9/1972:
- molte regioni adottano normative regionali anche innovati ve (collegamentisocio-sanitari, concentrazioni responsabilità assistenziali agli enti locali,convenzioni con privati)
- prende avvio un processo di riassetto del welfare socio-assistenziale chemira a riunificare le competenze gestionali ad un unico ente: il comune
I fondamenti del processo di normativizzazione della materia d ei servizisociali si trovano nell’art 38 e nell’art 117 della Costituzi one ma ènecessario un passaggio chiave: il DECENTRAMENTO
1970 NASCITA DELLE REGIONI A STATUTO ORDINARIO
1° FASE DEL DECENTRAMENTO:- DPR 9/1972, DISTINZIONE ASSISTENZA E BENEFICENZA- CONTESTAZIONE DA PARTE DELLE REGIONI- SENTENZA CORTE COSTITUZIONALE 139/1972- REGIONI CHE COMUNQUE SI PROPONGONO DI INTERVENIRE SULLA MATERIA
2° FASE DEL DECENTRAMENTO:- LEGGE DELEGA 382/1975- DPR 616/1977 definizione di assistenza sociale
3° FASE DEL DECENTRAMENTO:- LEGGE DELEGA 59/1997- D.LGS 112/1998
SECONDA FASE DEL DECENTRAMENTO(LEGGE DELEGA 382/75 E DECRETI DEL 1977)
lo Stato trasferisce un più ampio novero di competenze e di funzioni al leregioni . Da questo momento può dirsi realmente operante un sistema diautonomie regionali
Con i decreti del 1977 viene finalmente data piena attuazione all’articolo 118 dellaCostituzione, assicurando effettività al trasferimento di tutte le mater ie ivielencate dall’articolo 117 , stavolta in modo sostanziale
Legge 382/1975«Il Governo è delegato ad emanare per le regioni a statuto ordi nario , entro 12mesi dalla data dell'entrata in vigore della presente legge, uno o più decretiaventi valore di legge ordinaria diretti a:- completare il trasferimento delle funzioni amministrative , considerate per
settori organici- trasferire le funzioni inerenti alle materie indicate nell' articolo 117 della
Costituzione esercitate da enti pubblici nazionali ed interr egionali »- …..
Capo III - Beneficenza pubblica
Art. 22Beneficenza pubblica.Le funzioni amministrative relative alla materia «benefic enza pubblica» concernonotutte le attività che attengono, nel quadro della sicurezza sociale, alla predisposizioneed erogazione di servizi, gratuiti o a pagamento, o di presta zioni economiche, sia indenaro che in natura, a favore dei singoli, o di gruppi, qualu nque sia il titolo in base alquale sono individuati i destinatari, anche quando si tratt i di forme di assistenza, acategorie determinate, escluse soltanto le funzioni relat ive alle prestazionieconomiche di natura previdenziale.
Art. 23Specificazione.Sono comprese nelle funzioni amministrative di cui all'articolo precedente le attività relative:a) all'assistenza economica in favore delle famiglie bisognose dei defunti e delle vittime del delitto;b) all'assistenza post-penitenziaria;c) agli interventi in favore di minorenni soggetti a provvedimenti delle autorità giudiziarie minorili nell'ambito della competenza amministrativa e civile;d) agli interventi di protezione speciale di cui agli articoli 8 e seguenti della legge 20 febbraio 1958, n. 75.
DPR 616 DEL 1977Attuazione della delega di cui all'art. 1 della L. 22 luglio 1975, n. 382
Definizione di assistenza sociale
Manuale pp.55-60
Art. 24Competenze dello Stato
Sono di competenza dello Stato le funzioni amministrative concernenti:1) gli interventi di primo soccorso in caso di catastrofe o calamità naturale di particolaregravità o estensione;2) gli interventi di prima assistenza in favore di profughi e di rimpatriati in conseguenza dieventi straordinari ed eccezionali e, per i profughi stranieri;…..…..5) le pensioni e gli assegni di carattere continuativo dispost i dalla legge in attuazionedell'art. 38 della Costituzione, ivi compresi le indennità di disoccupazione e gli assegnia carico della Cassa integrazione stipendi e salari
Art. 26Attribuzioni alla provincia
La provincia nell'ambito dei piani regionali approva il programma di localizzazione dei presidi assistenziali ed esprime il parere sulle delimitazioni territoriali di cui al precedente articolo.
Art. 25Attribuzioni ai comuni.
Tutte le funzioni amministrative relative all'organizzaz ione ed alla erogazione deiservizi di assistenza e di beneficenza, di cui ai precedenti articoli 22 e 23, sonoattribuite ai comuni ai sensi dell'art. 118, primo comma, de lla Costituzione.
La regione determina con legge, sentiti i comuni interessati, gli ambiti territoriali adeguatialla gestione dei servizi sociali e sanitari, promuovendo forme di cooperazione fra gli entilocali territoriali, e, se necessario, promuovendo ai sensi dell'ultimo comma dell'art. 117 dellaCostituzione forme anche obbligatorie di associazione fra gli stessi.
Gli ambiti territoriali di cui sopra devono concernere contestualmente la gestione dei servizisociali e sanitari.
Le funzioni, il personale ed i beni delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenzaoperanti nell'ambito regionale sono trasferite ai comuni singoli o associati, sulla base e con lemodalità delle disposizioni contenute nella legge sulla riforma dell'assistenza pubblica e,comunque, a far tempo dal 1° gennaio 1979.
Le attribuzioni degli ECA enti comunali di assistenza, nonché i rapporti patrimoniali ed ilpersonale, sono trasferiti ai rispettivi comuni entro e non oltre il 30 giugno 1978. Le regionicon proprie leggi determinano le norme sul passaggio del personale, dei beni e delle funzionidei disciolti enti comunali di assistenza ai comuni, nel rispetto dei diritti acquisiti dal personaledipendente.
LEGGE DELEGA 382/75 E SUCCESSIVO DPR 616 DEL 1977 ….
- trasferiscono a regioni ed enti locali le principali competenzeamministrative relative all’organizzazione ed alla gestione dei servizisociali
- riservano allo stato funzioni ridotte e ben identificate
- separano le competenze sui servizi sociali da quelle di naturaassistenziale connesse a trasferimenti economici standardizzati
- riuniscono in un unico quadro le attività separate dalla sentenza 139/72
- identificano nel comune il centro gravitazionale delle attività di assistenzasociale
LE IMPLICAZIONI DELLA SECONDA FASE DEL DECENTRAMENT O
è in questa fase che si assiste ad una concreta estensione della nozionegiuridica di assistenza sociale che va oltre al solo soddisfacimento deibisogni primari
si sviluppa una concezione egualitaria del sistema socio-assistenziale(abbattimento delle categorie di beneficiari)
la legislazione regionale regolamenta anche i rapporti con le USL che nellalegge 833/78 sono definitive come strutture operative dei comuni singoli oassociati nell’ambito sanitario
la maggior parte delle regioni affidano la gestione delle funzi oni socio-assistenziali in forma associata agli organi istituzionali d elle USL ; inquesto modo la titolarità comunale delle funzioni amministrative in materiasocio-assistenziale diviene fittizia
LA SENTENZA 30.07.1981 N. 174 DELLA CORTE COSTITU ZIONALE
superamento della distinzione tra beneficenza e assistenza perché
« …. l’ampliamento della platea dei destinatari, che prescinde in talunicasi dallo stato di bisogno; la diversificazione delle prestazioni,congiunta all’estendersi del carattere di non discrezionalità nella loroerogazione; la tendenza a superare la tipizzazione degli interventi aseconda delle categorie individuate dall’attività lavorativa degli assistiti,facendo invece riferimento ai diversi stadi della vita umana (infanzia evecchiaia) che maggiormente richiedono la fruizione di servizi sociali:questo insieme di elementi comporta il superamento dei presupposti sucui si fondava la distinzione e la contrapposizione disegnate nellasentenza 139/1972»
Manuale pp.55-60
LEGGE 19 MAGGIO 1975 n. 151
LEGGE 26 LUGLIO 1975 n. 354
LEGGE 29 LUGLIO 1975 n. 405
LEGGE 4 AGOSTO 1977 n. 517
LEGGE 13 MAGGIO 1978 n. 180
LEGGE 22 MAGGIO 1978 n. 194
LEGGE 23 DICEMBRE 1978 n. 833
LEGGE 11 FEBBRAIO 1980 n. 18
LEGGE 4 MAGGIO 1983 n. 184
DPR 9 OTTOBRE 1990 n. 309
LEGGE 11 AGOSTO 1991 n. 266
LEGGE 8 NOVEMBRE 1991 n. 381
LEGGE 5 FEBBRAIO 1992 n. 104
compito per casa: cercare questa normativa e registrare titolo e ar gomento
LE TRASFORMAZIONI DELLA NORMATIVA IN MATERIA DI ASSISTENZA SOCIALE NEL PROCESSO DI DECENTRAMENTO
TERZA FASE DEL DECENTRAMENTO(Legge delega 59/1997 - D.Lgs 112/98 )
Completamento del processo di decentramento/regionalizzazi one
La legge 59/97 e il successivo decreto legislativo 112/98 stabiliscono che la
totalità delle funzioni amministrative sono trasferite ai territori, con
l’eccezione di quelle espressamente riservate allo stato e tassativamente
elencate nella stessa legge 59/1997 (cd Legge Bassanini)
Con la legge 59/1997 e il d.lgs 112/1998, dunque, si va oltre il dettato
dell’articolo 117 della costituzione, attribuendo alla competenza delle
regioni e degli enti locali molte materie non comprese nell’ elenco di
quell’articolo
Manuale pp.55-60
Legge delega 59/1997
Art. 1 comma 2.Sono conferite alle regioni e agli enti locali tutte le funzi oni e i compiti amministrativirelativi alla cura degli interessi e alla promozione dello s viluppo delle rispettive comunità,nonchè tutte le funzioni e i compiti amministrativi localiz zabili nei rispettivi territori in attoesercitati da qualunque organo o amministrazione dello Sta to, centrali o periferici, ovverotramite enti o altri soggetti pubblici .3. Sono esclusi dall'applicazione dei commi 1 e 2 le funzioni e i compiti riconducibili alle seguentimaterie:a) affari esteri e commercio esterob) difesa, forze armate, armi e munizioni, esplosivi e materiale strategico;c) rapporti tra lo Stato e le confessioni religiose;d) tutela dei beni culturali e del patrimonio storico artistico; e) vigilanza sullo stato civile esull'anagrafe;f) cittadinanza, immigrazione, rifugiati e asilo politico, estradizione;g) consultazioni elettorali,h) moneta, sistema valutario e perequazione delle risorse finanziarie;i) dogane, protezione dei confini nazionali e profilassi internazionale;l) ordine pubblico e sicurezza pubblica;m) amministrazione della giustizia;n) poste e telecomunicazioni;o) previdenza sociale, eccedenze di personale temporanee e strutturali
Manuale pp.55-60
DECRETO LEGISLATIVO 112/98
TITOLO IV. SERVIZI ALLA PERSONA E ALLA COMUNITA’Capo I Tutela della saluteCapo II Servizi sociali
Art. 128. Oggetto e definizioni1. Il presente capo ha come oggetto le funzioni e i compiti amministrativi relativi alla materia dei "servizi sociali".
2. Ai sensi del presente decreto legislativo, per "servizi sociali" si intendono tutte le attivitàrelative alla predisposizione ed erogazione di servizi, gr atuiti ed a pagamento, o diprestazioni economiche destinate a rimuovere e superare le situazioni di bisogno e didifficoltà che la persona umana incontra nel corso della sua vita, escluse soltantoquelle assicurate dal sistema previdenziale e da quello san itario, nonché quelleassicurate in sede di amministrazione della giustizia.
***prevenzione?
Manuale pp.55-60
DECRETO LEGISLATIVO 112/98
Art. 129. Competenze dello StatoSono conservate allo Stato le seguenti funzioni: a) la determinazione dei principi e degliobiettivi della politica sociale ; b) la determinazione dei criteri generali per laprogrammazione della rete degli interventi di integrazione sociale da attuare a livello locale;c) la determinazione degli standard dei servizi sociali da riten ersi essenziali in funzionedi adeguati livelli delle condizioni di vita; d) compiti di assistenza tecnica, su richiesta dagli entilocali e territoriali, nonché compiti di raccordo in materia di informazione e circolazione dei daticoncernenti le politiche sociali, ai fini della valutazione e monitoraggio dell'efficacia della spesaper le politiche sociali; e) la determinazione dei criteri per la ripartizione delle risorse del Fondonazionale per le politiche sociali; f) i rapporti con gli organismi internazionali e il coordinamentodei rapporti con gli organismi dell'Unione europea operanti nei settori delle politiche sociali egli adempimenti previsti dagli accordi internazionali e dalla normativa dell'Unione europea; g)la fissazione dei requisiti per la determinazione dei profili professionali degli operatorisociali nonché le disposizioni generali concernenti i requisiti per l'accesso e la durata dei corsidi formazione professionale; h) gli interventi di prima assistenza in favore dei profughi ,limitatamente al periodo necessario alle operazioni di identificazione ed eventualmente finoalla concessione del permesso di soggiorno, nonché di ricetto ed assistenza temporanea deglistranieri da respingere o da espellere; i) la determinazione degli standard organizzativi deisoggetti pubblici e privati e degli altri organismi che operano nell'ambito delle attività sociali eche concorrono alla realizzazione della rete dei servizi sociali; l) le attribuzioni in materia diriconoscimento dello status di rifugiato ed il coordinamen to degli interventi in favoredegli stranieri richiedenti asilo e dei rifugiati , nonché di quelli di protezione umanitaria pergli stranieri accolti in base alle disposizioni vigenti;
Manuale pp.55-60
DECRETO LEGISLATIVO 112/98
Art. 132. Trasferimento alle regioni1. Le regioni adottano, ai sensi dell'articolo 4, comma 5, della legge 15 marzo 1997, n. 59,
entro sei mesi dall'emanazione del presente decreto legislativo, la legge di puntualeindividuazione delle funzioni trasferite o delegate ai comuni ed agli enti locali e di quellemantenute in capo alle regioni stesse.
In particolare la legge regionale conferisce ai com uni ed agli altri enti locali le funzioni ed i compiti amministrativi concernenti i servizi sociali relativi a :a) i minori, inclusi i minori a rischio di attività criminose;b) i giovani;c) gli anziani;d) la famiglia;e) i portatori di handicap, i non vedenti e gli aud iolesi;f) i tossicodipendenti e alcooldipendenti;g) gli invalidi civili , fatto salvo quanto previsto dall'articolo 130 del presente decreto legislativo.
2. Sono trasferiti alle regioni, che provvederanno al successivo conferimento alle province, aicomuni ed agli altri enti locali nell'ambito delle rispettive competenze, le funzioni e icompiti relativi alla promozione ed al coordinamento operativo dei soggetti e del lestrutture che agiscono nell'ambito dei "servizi sociali" , con particolare riguardo a:a) la cooperazione sociale;b) le istituzioni di pubblica assistenza e beneficenza (IPAB);c) il volontariato.
la legge 59/97 e il d.lgs. 112/98 perfezionano la competenza territoriale inmateria di servizi sociali , con lo Stato in posizione “residuale”
nel d.lgs. 112/98 vi è la definizione di “servizi sociali”
la legge 59/1997 privilegia il ruolo degli enti locali minori , evitando cosìche al centralismo dello Stato se ne sostituisca uno di tipo regionale
il d.lgs. 112/98 stabilisce la esatta individuazione delle funzioni conferiteagli enti locali e di quelle lasciate allo Stato
l’esercizio di compiti e funzioni amministrative a livello locale diventa ilprincipio base ; l’intervento dello Stato avviene solo in via residuale nelrispetto del principio di sussidiarietà
TERZA FASE DEL DECENTRAMENTO(Legge delega 59/1997 - D.Lgs 112/98 )
la terza fase del decentramento è l’effetto del recepimento nel nostroordinamento del principio di sussidiarietà , introdotto dal trattato sull’unioneeuropea del 7 febbraio 1992 (meglio noto come trattato di maastricht).
il principio di sussidiarietà interviene nel quadro dell’assetto istituzionale indue direzioni: verticale e orizzontale
sussidiarietà verticalela gestione amministrativa della cosa pubblica deve essere affidata alla
struttura politico-amministrativa più vicina ai cittadini, lasciando alle struttureamministrative sovraordinate soltanto quelle funzioni che, per loro natura, nonpossono essere svolte localmente
sussidiarietà orizzontaleil governo della cosa pubblica deve essere realizzato coinvolgendo i
cittadini (in forma singola o associata) e quindi promuovendo lapartecipazione della societa’ civile
LA SUSSIDIARIETA’ COME PRESUPPOSTO DELLA TERZA FASE DEL DECENTRAMENTO
FASE 1 l’avvio del
trasferimento di funzioni
Legge 16 maggio 1970, n. 281 Provvedimenti finanziari per l'attuazione delle Regioni a statuto ordinario D.P.R. 15 gennaio 1972, n. 9 Trasferimento alle Regioni a statuto ordinario delle funzioni amministrative statali in materia di beneficenza pubblica e del relativo personale
Vengono trasferite alle regioni le funzioni amministrative sulle materie previste dall’art.117 Cost. tra cui la beneficenza pubblica. Si tratta di un decentramento solo parzialmente compiuto: lo Stato continua ad avere importanti competenze in quanto le materie oggetto di trasferimento sono definite in modo tale da non consentire ai territori di appropriarsi delle funzioni nel loro complesso. Sul trasferimento delle competenze interviene la sentenza della Corte Costituzionale 139/1972 che definisce in modo puntuale e definitivo la separazione tra assistenza (art. 38 Cost.) e beneficenza pubblica.
FASE 2 la competenza
territoriale sui servizi sociali
Legge 22 luglio 1975, n. 382 Norme sull’ordinamento regionale e sulla organizzazione della pubblica amministrazione Decreto Presidente Repubblica 24 luglio 1977, n. 616 Attuazione della delega di cui all'art. 1 della L. 22 luglio 1975, n. 382
Pieno trasferimento dallo Stato alle regioni delle funzioni amministrative in materia di beneficenza pubblica. Tra Stato e regioni permane potestà legislativa concorrente. Le regioni determinano con legge gli ambiti territoriali per la gestione dei servizi sociali e sanitari. Attribuzione ai Comuni di tutte le funzioni amministrative relative alla organizzazione ed erogazione dei servizi di assistenza e di beneficenza. Inoltre sono di competenza degli enti locali l’assistenza economica alle famiglie bisognose, l’assistenza post-penitenziaria, gli interventi in favore di minorenni sottoposti a provvedimenti dell’autorità giudiziaria.
FASE 3 il principio di sussidiarietà
Legge 15 marzo 1997, n. 59 Delega al Governo per il conferimento di funzioni e compiti alle regioni ed enti locali, per la riforma della PA e per la semplificazione amministrativa Decreto Legislativo 31 marzo 1998, n. 112 Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della legge 15 marzo 1997, n. 59 Legge 8 novembre 2000, n. 328 Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali
Legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3 Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione
Introduzione del principio di sussidiarietà. Alle regioni e agli enti locali sono attribuite tutte le funzioni e i compiti amministrativi nella materia dei servizi sociali, salvo quelli espressamente mantenuti allo Stato. Si valorizza il ruolo della comunità locale anche per evitare che si affermi un neocentralismo regionale. Nello specifico, ai comuni spettano le competenze di erogazione delle prestazioni, nonché quelle di progettazione e realizzazione della rete dei servizi sociali. Viene fornita una puntuale definizione dei servizi sociali. Delineazione di una cornice organica per la costruzione del welfare locale. Allo Stato compete la determinazione dei principi e degli obiettivi per la programmazione della politica sociale e la determinazione degli standard dei servizi sociali da ritenersi essenziali. Viene riconfermata la titolarità di tutte le funzioni amministrative dei comuni, cui vengono attribuiti anche importanti compiti di programmazione e progettazione da realizzare attraverso lo strumento del Piano di zona. Le regioni esercitano funzioni di programmazione, coordinamento e indirizzo. La materia dei servizi sociali passa dalla competenza legislativa concorrente di Stato e regioni a quella esclusiva delle regioni. Allo Stato rimane la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni. Le regioni possono legiferare autonomamente sulla materia, delineando sistemi di servizi sociali anche tra loro diversificati. I comuni rimangono titolari di tutte le funzioni amministrative e dei compiti di erogazione, progettazione e realizzazione della rete dei servizi.
FASE 4 il welfare locale
Presupposti del sistema integrato di interventi e servizi s ociali
• rivolto a tutti i cittadini che possono incontrare nel corso della vita alcune difficoltà chepossono anche ripetersi e che richiedono assistenza, orientamento e sostegno(universalità );
• priorità per coloro che si trovano in particolari condizioni e verifica della situazionepersonale (selettività )
• finalizzato a produrre politiche sociali di promozione della normalità della vita delle personee non solo politiche che aiutano le situazioni di crisi e di disagio
• basato su standard che devono essere comunque presenti su tutto il territorio nazionale(livelli essenziali )
• mirato a valorizzare le reti comunitarie, gli attori sociali del territorio, il ruolo delle famiglie(sussidiarietà orizzontale )
• mette al centro il principio della integrazione delle politiche dei servizi sociali non solo conquelle sanitarie ma anche con l’insieme delle politiche che interagiscono sulla qualità dellavita dei cittadini (abitazione, formazione, lavoro)
LEGGE 8 NOVEMBRE 2000 n. 328legge quadro per la realizzazione del sistema integ rato di
interventi e servizi sociali
STRUTTURA DELL’ARTICOLATO DI LEGGE
Capo I. Principi generali del sistema integrato di interventi e servizi sociali (artt. 1-5)
Capo II. Assetto istituzionale e organizzazione del sistema integrato di interenti e servizi sociali (artt. 6-13)
Capo III. Disposizioni per la realizzazione di particolari interventi di integrazione e sostegno sociale (artt.14-17)
Capo IV. Strumenti per favorire il riordino del sistema integrato di interventi e servizi sociali (artt.18-21)
Capo V. Interventi, servizi e emolumenti economici del sistema integrato di interventi e servizi sociali (artt. 22-26)
Capo VI. Disposizioni finali (artt. 27-30)
Art. 1 Principi generali e finalità
• 1. La Repubblica assicura alle persone e alle famiglie un sistema integrato di interventi e servizi
sociali, promuove interventi per garantire la qualità della vita, pari opportunità, non discriminazione
e diritti di cittadinanza, previene, elimina o riduce le condizioni di disabilità, di bisogno e di disagio
individuale e familiare, derivanti da inadeguatezza di reddito, difficoltà sociali e condizioni di non
autonomia, in coerenza con gli articoli 2, 3 e 38 della Costituzione.
• 2. Ai sensi della presente legge, per "interventi e servizi sociali" si intendono tutte le attività previste
dall'articolo 128 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112.
• 3. La programmazione e l'organizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali compete
agli enti locali, alle regioni ed allo Stato ai sensi del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, e della
presente legge …….
• 4. Gli enti locali, le regioni e lo Stato, nell'ambito delle rispettive competenze, riconoscono e agevolano
il ruolo del Terzo Settore (degli organismi non lucrativi di utilità sociale, degli organismi della cooperazione, delle
associazioni e degli enti di promozione sociale, delle fondazioni e degli enti di patronato, delle organizzazioni di
volontariato, degli enti riconosciuti delle confessioni religiose con le quali lo Stato ha stipulato patti, accordi o intese)
operante nel settore nella programmazione, nella organizzazione e nella gestione del sistema integrato
di interventi e servizi sociali.
• 5. Alla gestione ed all'offerta dei servizi provvedono soggetti pubblici nonché, in qualità di soggetti
attivi nella progettazione e nella realizzazione concertata degli interventi, il Terzo Settore.
• 6. La presente legge promuove la partecipazione attiva dei cittadini, il contributo delle organizzazioni
sindacali, delle associazioni sociali e di tutela degli utenti.
• 7. Le disposizioni della presente legge costituiscono principi fondamentali ai sensi dell'articolo 117 della
Costituzione. Le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e di Bolzano provvedono,
nell'ambito delle competenze loro attribuite, ad adeguare i propri ordinamenti alle disposizioni
contenute nella presente legge, secondo quanto previsto dai rispettivi statuti.
Art. 2 Diritto alle prestazioni1. Hanno diritto di usufruire delle prestazioni e dei servizi del sistema integrato di interventi eservizi sociali i cittadini italiani e, nel rispetto degli accordi internazionali, con le modalità e neilimiti definiti dalle leggi regionali, anche i cittadini di Stati appartenenti all'Unione europea ed iloro familiari, nonchè gli stranieri, individuati ai sensi dell'articolo 41 del testo unico di cui aldecreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286. Ai profughi, agli stranieri ed agli apolidi sonogarantite le misure di prima assistenza
2. Il sistema integrato di interventi e servizi sociali ha carattere di universalità. I soggettipubblici sono tenuti a realizzare il sistema di cui alla presente legge che garantisce i livelliessenziali di prestazioni
3. I soggetti in condizioni di povertà o con limitato reddito o con incapacità totale o parziale diprovvedere alle proprie esigenze per inabilità di ordine fisico e psichico, con difficoltà diinserimento nella vita sociale attiva e nel mercato del lavoro, nonché i soggetti sottoposti aprovvedimenti dell'autorità giudiziaria che rendono necessari interventi assistenziali, accedonoprioritariamente ai servizi e alle prestazioni erogati dal sistema integrato di interventi e servizisociali.
4. I parametri per la valutazione delle condizioni di cui al comma 3 sono definiti dai comuni.
5. Gli erogatori dei servizi e delle prestazioni sono tenuti, ai sensi dell'articolo 8, comma 3,della legge 7 agosto 1990, n. 241, ad informare i destinatari degli stessi sulle diverseprestazioni di cui possono usufruire, sui requisiti per l'accesso e sulle modalità di erogazioneper effettuare le scelte più appropriate.
Manuale pp.60-61 e 67-74
Art. 2 Diritto alle prestazioni
1. hanno diritto alle prestazioni i cittadini italiani, i cittadini comunitari, gli
extracomunitari in regola
2. universalità del sistema e garanzia dei LEP
3. le priorità nell’accesso ai servizi e alle prestazioni tenendo conto anche della
situazione economica delle persone (selettività)
4. I meccanismi di accesso e priorità sono determinati dai comuni
5. obbligo dei fornitori ad informare delle diverse opportunità e delle alternative e
quindi diritto dei cittadini ad essere adeguatamente informati (carta dei
servizi)
art. 3 Principi per la programmazione degli interventi e dell e risorse delsistema integrato di interventi e servizi sociali
1. metodo della programmazione, della operatività per prog etti, della verifica suefficienza ed efficacia
2. programmazionecompete agli attori istituzionalipresuppone il coordinamento e l’integrazione tra diverse politiche sociale: conl’intervento sanitario, con l’istruzione, con la formazione, con l’avviamento ed ilreinserimento lavorativosi realizza attraverso la concertazione e la cooperazione tra i diversi livelli istituzionalie tra questi e i soggetti privati che partecipano anche con proprie risorse allarealizzazione della rete integrata, le asl per le prestazioni ad alta integrazionesanitaria, le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative a livellonazionale
3. ……..4. il pubblico deve garantire pluralità nell’offerta dei servizi, diritto di scelta dei cittadini-
utenti, possibilità di optare per servizi in natura piuttosto che in prestazionieconomiche (fatto salvo ….)
sussidiarietà orizzontale
Manuale pp.49-52
art. 4 Sistema di finanziamento delle politiche sociali
1. il finanziamento del sistema è plurimo, cioè sostenuto da d iversisoggetti
2. i comuni singoli o associati sono i titolari delle spese ch esostengono il sistema
3-4. i comuni utilizzano fondi loro assegnati dalle regioni, d allo Statodirettamente o tramite le regioni (FNPS) e fondi proprile risorse che nei territori finanziano i servizi sociali sono :- fnps attribuito dallo stato alle regioni e da queste ai territori- fondi regionali attribuiti ai comuni o agli ambiti- i bilanci comunali
5. lo stato finanzia direttamente le pensioni, gli assegni, le indennità ditipo assistenziale (invalidità civile, assegno sociale, re dditominimo di inserimento, etc..) [sistema assistenziale]
Manuale pp.155-170
Spesa totale dei comuni per il welfare locale
Trasferimenti statali per il welfare locale
Il finanziamento del sistema dei servizi sociali negli ultimi 10 anni
la questione dei «diritti finanziariamente condizionati»
Manuale pp.46-48Burgalassi-Melchiorre
Art. 5 Ruolo del terzo settore
1. sulla base del principio di sussidiarietà (orizzont ale) i soggetti pubblici
sono chiamati a farsi carico della promozione di azio ni per sostenere e
qualificare il terzo settore
3.-5. i soggetti pubblici devono tenere presente la rilevan za che il terzo
settore riveste per il sistema di welfare e delle peculiarit à del terzo
settore. Per questo è anche opportuno definire particolari forme di
aggiudicazione o negoziazione nell’affidamento dei servizi.
[si collega con l’art. 11 autorizzazione e accreditamento]
Manuale pp.205-220
ART. 1 COMMA 4
CORPI INTERMEDI, ATTORI SOCIALI, SOCIETA’ CIVILE
TERZO SETTORE
ONLUS (d. lgs. 460/97)COOPERATIVE SOCIALI (legge 381/91)ORGANIZZAZIONI DEL VOLONTARIATO (legge 266/91)ORGANIZZAZIONI NON GOVERNATIVE (legge 49/97)ASSOCIAZIONI PROSOCIALI (legge 383/2000)FONDAZIONIENTI DI PATRONATO
PARTI SOCIALI
SINDACATIORGANIZZAZIONI DATORIALI
COOPERATIVE SOCIALI (legge 381/91)di tipo A * svolgono attività sociali, educative, cu lturali
* realizzano servizi alla persona
di tipo B * svolgono attività agricole, industriali, di supporto
* finalizzate a includere al loro interno soggetti svantaggiati (almeno 30% dipendenti)
ORGANIZZAZIONI DEL VOLONTARIATO (legge 266/91)iscritte in appositi albisvolgono attività per la collettività o per segment i del tessuto socialegratuità, volontarismo, idealità
Nel corso degli anni ’90 la normativa regionale rec episce e adatta alle esigenze locali le leggi in materia di cooperazione e volontariato
TERZO SETTORE = NO PROFIT
finalità solidaristiche, mutualistiche, altruistiche ….. ma non di lucro
Tipologia di produzione Caratteristiche Strumenti Norma tiva
AUTONOMAil soggetto gestore provvededirettamente alla erogazione delleprestazioni facendo ricorso adorganizzazione e dotazione dipersonale proprie
ESTERNALIZZATA
Contracting outil soggetto gestore esternalizzaattraverso una selezione pubblica cheporta alla individuazione di unproduttore incaricato di erogaredeterminati servizi previsti nel bando digara
ConvenzioneAppalto diserviziAppaltoconcorsoProceduranegoziale
Legge 328/2000 art.5Legge 266/1991 art.7D.Lgs. 163/2006DPCM 30 marzo2001
Accreditamentoil soggetto gestore esterna lizzaidentificando una platea di produttoricertificati che competono tra loro su un(quasi)mercato alimentato da titoli diaccesso ai servizi rilasciati dall’entelocale
VoucherBuoni servizio
Legge 328/2000 art.17Regolamenti regionali e/o locali
Capo II. Assetto istituzionale e organizzazione del sistema integrato di interenti e servizi sociali (artt. 6-13)
Art. 6 funzioni dei comuni
Art. 7 funzioni delle province
Art. 8 funzioni delle regioni
Art. 9 funzioni dello stato
Art. 10 IPAB
Art. 11 autorizzazione e accreditamento
Art. 12 figure professionali sociali
Art. 13 carta dei servizi sociali
ART. 6 FUNZIONI DEI COMUNI
1 i comuni hanno la titolarità delle funzioni amministrative in erenti gliinterventi sociali svolti a livello locale . la organizzazione di tali attivitàavviene nel modo più idoneo e sulla base delle possibilità di gestione deiservizi stabilite dalla normativa
2. i comuni programmano, progettano e realizzano la rete locale de i serviziattraverso la concertazione delle risorse umane e finanziarie locali; erogano iservizi e le prestazioni economiche di propria competenza, comprese quellegià di competenza delle province; “autorizzano” e “accreditano” i servizi e lestrutture residenziali e semiresidenziali pubbliche e private, esercitandoun’azione di vigilanza; partecipano al procedimento regionale di individuazionedegli ambiti territoriali per la gestione delle reti locali dei servizi sociali;
2. nell’ambito delle loro attività i comuni promuovono la valorizzazione dellerisorse delle collettività locali tramite forme innovative di collaborazione;coordinano i programmi e le attività di integrazione sociale e socio-sanitarianell’ambito dei piani di zona; garantiscono la partecipazione dei cittadini alcontrollo sulla qualità ed efficacia dei servizi, con le modalità previste neglistatuti comunali
4. il comune ha l’obbligo di assumere l’onere economico per l’ass istenzaresidenziale ai cittadini residenti sul territorio
LEGGE 328/2000
1. I COMUNI SONO IL FULCRO DEL SISTEMA INTEGRATO DI INTERVENTI E
SERVIZI SOCIALI
2. I COMUNI
- REALIZZANO I SERVIZI (NELLE FORME CONSENTITE DALLA LEGGE)
- PROMUOVONO LE RISORSE DELLE COMUNITÀ LOCALI
3. SONO TITOLARI DELLE FUNZIONI AMMINISTRATIVE CONCERNENTI GLI
INTERVENTI SOCIALI E CONCORRONO ALLA PROGRAMMAZIONE REGIONALE.
ART. 7 FUNZIONI DELLE PROVINCE
COMPARTECIPANO ALLA PROGRAMMAZIONE DEL SISTEMA INTEGRATO.
CURANO LA RACCOLTA DEI DATI SUI BISOGNI E SULLE RISORSE RESE
DISPONIBILI DAI VARI SOGGETTI;
1. CURANO L’ANALISI DEI DATI RELATIVI ALL’OFFERTA ASSISTENZIALE
E APPROFONDISCONO LO STUDIO DEI FENOMENI SOCIALI PIÙ
RILEVANTI NELL’AMBITO PROVINCIALE;
2. PROMUOVONO DI INTESA CON I COMUNI, INTERVENTI DI FORMAZIONE
PROFESSIONALE E DI AGGIORNAMENTO;
3. PARTECIPANO ALLA FORMAZIONE DEI PIANI DI ZONA.
ART. 8 FUNZIONI DELLE REGIONI
ALLE REGIONI SONO ATTRIBUITE FUNZIONI DI PROGRAMMAZIONE, COORDINAMENTO ED INDIRIZZO DEGLI INTERVENTI SOCIALI E DI VERIFICA DELLA LORO ATTUAZIONE TERRITORIALE.
IN PARTICOLAREDISCIPLINANO L’INTEGRAZIONE DELLE ATTIVITÀ SANITARIE E SOCIO –SANITARIE AD ELEVATA INTEGRAZIONE SANITARIA;
DEFINISCONO GLI AMBITI TERRITORIALI, LE MODALITÀ E GLI STRUMENTI DI GESTIONE UNITARIA DEI SISTEMI LOCALI;
DEFINISCONO I REQUISITI GENERALI CHE CONSENTONO POI LA REGOLAMENTAZIONE LOCALE DELLE DIVERSE QUESTIONI:- COMPARTECIPAZIONE ALLA SPESA DA PARTE DEGLI UETTNI- REQUISITI PER AUTORIZZAZIONE ACCREDITAMENTO- REQUISITI PER CONTROLLO DELLA QUALITA’ DEI SERVIZI
ART. 9 FUNZIONI DELLO STATO
ESERCITA LE SEGUENTI FUNZIONI:
- FISSA I PRINCIPI E GLI OBIETTIVI DELLA POLITICA SOCIALE ATTRAVERSO IL PIANO NAZIONALE SOCIALE;- INDIVIDUA I LIVELLI ESSENZIALI ED UNIFORMI DELLE PRESTAZIONI; - DETERMINA I REQUISITI DEI PROFILI PROFESSIONALI DELLE PROFESSIONI SOCIALI- RIPARTISCE ALLE REGIONI LE RISORSE DEL FONDO SOCIALE NAZIONALE;- DETERMINA I CRITERI GENERALI PER LA PROGRAMMAZIONE DELLA RETE DEGLI INTERVENTI DI INTEGRAZIONE SOCIALE DA ATTUARE A LIVELLO LOCALE;
ART. 11 AUTORIZZAZIONE E ACCREDITAMENTO
Tutte le strutture a ciclo residenziale o semiresidenziale di carattere pubblico o privato
che fanno parte del sistema integrato di interventi e servizi sociali sono sottoposte a
AUTORIZZAZIONE
IL RILASCIO DELLE AUTORIZZAZIONI AL FUNZIONAMENTO DEI SERVIZI E DELLE
STRUTTURE RESIDENZIALI E SEMIRESIDENZIALI CHE SONO CONFORMI AI
REQUISITI MINIMI DI LEGGE (NAZIONALE E REGIONALE) E’ ATTRIBUITO AI
COMUNI (I SERVIZI E LE STRUTTURE ESISTENTI CHE NON RISPONDONO AI REQUISITI
MINIMI, HANNO UN TEMPO MASSIMO DI 5 ANNI PER METTERSI IN REGOLA)
I servizi sociali devono progressivamente tendere ad una qualità omogenea delle
prestazioni secondo standard definiti in sede regionale e locale. La certificazione di
questo standard corrisponde all’ACCREDITAMENTO che è una procedura che consente
tra l’altro di erogare servizi per conto degli attori istituzionali.
I COMUNI PROVVEDONO ALL’ACCREDITAMENTO DEI SERVIZI E DELLE
STRUTTURE AUTORIZZATE E AL PAGAMENTO DELLE TARIFFE PREVISTE PER LE
PRESTAZIONI EROGATE IN REGIME DI ACCREDITAMENTO.
EE.LL.
SOGGETTO ESTERNO (terzo settore)
ESTERNALIZZAZIONE
beneficiario UTENTE
CONTRATTO DI APPALTO
EE.LL.
SOGGETTO ESTERNO (terzo settore accreditato)
beneficiario CLIENTE
ACCREDITAMENTO
GESTIONE DIRETTA
EE.LL. beneficiario UTENTE
LEGGE 328/2000
ART. 13 CARTA DEI SERVIZI SOCIALI
(RICHIEDE L’ADOZIONE DI UNO SCHEMA DI RIFERIMENTO)
STABILISCE CHE OGNI SOGGETTO EROGATORE DEI SERVIZI È TENUTO AD ADOTTARE UNA CARTA DEI SERVIZI SOCIALI CHE DOVRÀ CONTENERE:
- I CRITERI PER L’ACCESSO AI SERVIZI;- LE MODALITÀ DEL LORO FUNZIONAMENTO;- LE MODALITÀ DI VALUTAZIONE, DI PARTECIPAZIONE E DI TUTELA DA PARTE
DEGLI UTENTI, LA CARTA, CON LA POSSIBILITÀ DI ATTIVARE RICORSI NEI CONFRONTI DEI RESPONSABILI PREPOSTI ALLA GESTIONE DEI SERVIZI
L’ADOZIONE DELLA CARTA DEI SERVIZI SOCIALI È REQUIS ITO NECESSARIO PER L’ACCREDITAMENTO
Capo III. Disposizione per la realizzazione di part icolari interventi di integrazione e sostegno sociale (artt. 14-17)
Art. 14 progetti individuali per le persone disabili
Art. 15 sostegno domiciliare per le persone anziane non autosufficienti
Art. 16 valorizzazione e sostegno delle responsabilità familiari
Art. 17 titoli per l’acquisto di servizi sociali
ART. 14 PROGETTI INDIVIDUALI PER LE PERSONE DISABIL I
I COMUNI, D’INTESA CON LE ASL, PREDISPONGONO PROGETTI INDIVIDUALI
PER LE PERSONE DISABILI CHE NE FANNO RICHIESTA, BASATI SU:
- LA VALUTAZIONE DIAGNOSTICO – FUNZIONALE;
- LA INDICAZIONE DELLE PRESTAZIONI NECESSARIE PER LA CURA E LA
RIABILITAZIONE;
- LA INDIVIDUAZIONE DEI SERVIZI ALLA PERSONA NECESSARI;
- LE EVENTUALI MISURE ECONOMICHE NECESSARIE;
- L’EVENTUALE SOSTEGNO AL NUCLEO FAMILIARE;
ART. 15 SOSTEGNO DOMICILIARE PER LE PERSONE ANZIAN E NON
AUTOSUFFICIENTI
ATTRIBUISCE AL MINISTERO DELLA SOLIDARIETÀ SOCIALE LA DEFINIZIONE
ANNUA DELLA QUOTA DEL FONDO SOCIALE DA DESTINARE AI SERVIZI PER
ANZIANI NON AUTOSUFFICIENTI (FONDO NON AUTOSUFFICIENZA) E LA SUA
RIPARTIZIONE ALLE REGIONI IN BASE A CRITERI PONDERATI (POPOLAZIONE,
CLASSI DI ETÀ, INCIDENZA DEGLI ANZIANI).
STABILISCE CHEUNA PARTE DEI FONDI ASSEGNATI SONO DESTINATI A
PROGETTI INTEGRATI TRA ASSISTENZA E SANITÀ, COORDINATI TRA SOGGETTI
PUBBLICI E PRIVATI, TESI A SOSTENERE L’AUTONOMIA E LA PERMANENZA IN
FAMIGLIA DEGLI ANZIANI.
CHIARISCE CHE IN SEDE DI PRIMA APPLICAZIONE TALE QUOTA È FINALIZZATA AL
POTENZIAMENTO DELL’ASSISTENZA DOMICILIARE INTEGRATA.
ART. 16 VALORIZZAZIONE E SOSTEGNO DELLE RESPONSABIL ITÀ FAMILIARI
AFFIDA AL SISTEMA INTEGRATO DI INTERVENTI E SERVIZI SOCIALI LO SCOPO DI SOSTENERE E VALORIZZARE IL RUOLO DELLE FAMIGLIE ATTRAVERSO:- LA CURA E LA FORMAZIONE DELLA PERSONA;- LA PROMOZIONE DEL BENESSERE E DELLA COESIONE SOCIALE;- LA PROMOZIONE DI FORME DI COOPERAZIONE, DI MUTUO AIUTO E DI ASSOCIAZIONISMO;- LA FORMULAZIONE DI PROPOSTE E LA VALUTAZIONE DI EFFICACIA DEI SERVIZI;
DEFINISCE LE SEGUENTI TIPOLOGIE DI INTERVENTO:- ASSEGNI DI CURA A SOSTEGNO DI MATERNITÀ E PATERNITÀ RESPONSABILI;- POLITICHE DI CONCILIAZIONE TRA TEMPO LIBERO E TEMPO DI LAVORO;- SERVIZI DI SOSTEGNO DOMICILIARE (DI CARATTERE ECONOMICO, DI SOLLIEVO, FORMATIVI, ETC..) ALLE FAMIGLIE CHE ASSUMONO L’ACCOGLIENZA E LA CURA DI DISABILITÀ E PARTICOLARI SITUAZIONI DI DISAGIO SOCIALE (MINORI IN AFFIDAMENTO, ANZIANI);- PRESTITI D’ONORE IN ALTERNATIVA A CONTRIBUTI ASSISTENZIALI IN DENARO;- AGEVOLAZIONI FISCALI E TARIFFARIE, RIDUZIONI ICI SULLA PRIMA CASA.
ART. 17 TITOLI PER L’ACQUISTO DI SERVIZI SOCIALI
ATTRIBUISCE AI COMUNI LA FACOLTÀ DI CONCEDERE, SU RICHIESTA DEGLI
INTERESSATI, “BUONI” PER L’ACQUISTO DI SERVIZI SOCIALI O IN
SOSTITUZIONE DEI CONTRIBUTI ECONOMICI
LE MODALITÀ ED I CRITERI PER LA CONCESSIONE DEI “BUONI” SONO
DEFINITE DALLE REGIONI.
Capo IV. Strumenti per favorire il riordino del sis tema integrato di interventi e servizi sociali (artt. 18-21)
Art. 18 piano nazionale e piani regionali degli interventi e dei servizi sociali
Art. 19 piano di zona
Art. 20 fondo nazionale per le politiche sociali
Art. 21 sistema informativo dei servizi sociali
Art. 18 Piano nazionale e piani regionali degli in terventi e dei servizi sociali
Il governo ha il compito di predisporre ogni 3 anni il Piano nazionale
Il Piano è elaborato previa consultazione, fra gli altri, delle organizzazioni sindacali nazionali e delle associazioni di tutela degli utenti e indica:- le caratteristiche ed i requisiti delle prestazioni sociali comprese nei livelli essenziali
- le priorità di intervento (progetti obiettivo ed azioni programmate
- i finanziamenti da assegnare sulla base di precisi parametri
- le modalità di attuazione del sistema integrato sociale e socio-sanitario- ……..
Piano Nazionale dei Servizi Sociali 2001-2003
Art. 19 Il piano di zonai comuni associati (ambiti territoriali), di intesa con le ASL, provvedono a elaborare il piano di zona per gli interventi sociali e socio-sanitari, mediante un accordo di programma.
Il Piano di zona (PdZ) definisce- obiettivi strategici, modalità di intervento, strumenti e mezzi;- modalità organizzative dei servizi, risorse finanziarie, strutture,
personale, requisiti di qualità;- modalità di rilevazione dei dati sui bisogni sociali- modalità del coordinamento con altre amministrazioni dello stato
(amministrazione penitenziaria, giudiziaria)- modalità per la collaborazione con i soggetti della solidarietà
sociale, volontariato- le forme della concertazione con le ASL e le strutture pubbliche e
private
La redazione del Piano di zona è effettuata da una apposta struttura tecnica denominata UFFICIO DI PIANO
Capo V. Interventi, servizi e emolumenti economici del sistema integrato di interventi e servizi sociali (artt. 22 -26)
Art. 22 Definizione del sistema integrato di interventi e dei servizi sociali
Art. 23 Reddito minimo di inserimento
Art. 24 Delega al governo per il riordino degli emolumenti …..
Art. 25 Accertamento delle condizioni economiche del richiedente
Art. 26 ……………………………
Capo VI. Disposizioni finali (artt. 27-30)
Art. 22 Definizione del sistema integrato di interventi e se rvizi socialiComma 1 Il sistema integrato di interventi e servizi sociali si realizza mediante politiche eprestazioni coordinate nei diversi settori della vita soci ale, integrando servizi alla personae al nucleo familiare con eventuali misure economiche, e la d efinizione di percorsi attivivolti ad ottimizzare l’efficacia delle risorse, impedire s ovrapposizioni di competenze esettorializzazione delle risposte.
Comma 2 Gli interventi di seguito indicati costituiscono il livello essenziale delleprestazioni sociali erogabili sotto forma di beni e servizi nei limiti delle risorse del FNPS,tenuto conto delle risorse ordinarie già destinate dagli enti locali alla spesa sociale:- Misure di contrasto alla povertà , sostegno al reddito, servizi di accompagnamento;
- Misure economiche per favorire la vita autonoma e la permanenza a domicilio delle personegravemente non autosufficienti;
- Interventi di sostegno per i minori in situazione di disagio;
- Misure di sostegno alle famiglie per favorire il rapporto fra tempo di lavoro e cura familiare;
- Misure di sostegno alle donne in difficoltà;
- Interventi per l’integrazione delle persone disabili (centri socio-riabilitativi, comunità alloggio,servizi di comunità ed accoglienza, prestazioni di sostituzione temporanea delle famiglie)
- Interventi per favorire la permanenza a domicilio delle persone anziane e disabili, o, se ciò non èpossibile, garantire l’inserimento presso famiglie, strutture di accoglienza, strutture residenziali esemiresidenziali;
- Prestazioni integrate di tipo socio-educativo per le situazioni di disagio sociale (droga, alcool,farmaci, ecc);
- Informazione e consulenza alle persone ed alle famiglie , sui servizi e le attività disponibili.
Art. 22 comma 4Le attività elencate al comma 2 che devono necessariamente essere assicurate intutto il territorio nazionale elencate (livelli essenziali delle prestazioni ) trovanopoi concreta declinazione nelle leggi regionali attraverso l’erogazione delleseguenti prestazioni:- Servizio sociale di consulenza e informazione alla persona ed a l nucleofamiliare- Servizio di pronto intervento sociale per le emergenze person ali e familiari- Assistenza domiciliare- Strutture residenziali e semiresidenziali per soggetti con f ragilità sociale- Centri di accoglienza o diurni a carattere comunitario.
RicapitolandoL’art. 22 della legge 328/2000 stabilisce la necessità di individuare dei LivelliEssenziali delle Prestazioni (LEP) che devono essere garantiti a tutti i cittadini cheaccedono al sistema integrato di interventi e servizi sociali. La puntuale definizionedi questi LEP (standard misurabili) però non è ancora stata realizzata, anche se visono alcuni tentativi.Sulla base dei LEP e attraverso le tipologie di prestazione elencate al comma 4 leregioni e i territori costruiscono quindi l’offerta di servizi nella realtà locale.
Burgalassi, Melchiorre pp.64-65
Alcuni esempi di «target verso cui tendere», una sorta di precursori dei LEP
Poco dopo la approvazione della legge 328/2000 il qu adro normativo statale viene però sensibilmente modificato e i contenuti d ella 328 sono “depotenziati”
Pochi mesi dopo la 328/2000 entra infatti in vigore la Legge Costituzionale
3/2001 con cui viene modificato il titolo V della Costituzione. Obiettivo
della riforma costituzionale è ricondurre agli enti territoriali un maggiore
potere (principio della sussidiarietà verticale) attribuendo alle regioni la
potestà legislativa su alcune materie per le quali è in passato era già
stata riconosciuta una larga competenza di natura amministrativa.
In questo modo le regioni diventano titolari di una potestà legislativa di
tipo “primario”, ossia non limitata dai principi fondamentali della
legislazione statale ma soltanto dal rispetto della Costituzione,
dell’ordinamento comunitario e degli obblighi internazionali.
Sulla base degli artt. 117 e 118 della Costituzione modificata nel 2001, inmolteplici materie tra cui i servizi sanitari e i servizi sociali alle regioniviene quindi attribuita una competenza legislativa piena ed esclusiva.Questo significa che le regioni stabiliscono i principi e le regole per laorganizzazione del sistema integrato di interventi e servi zi socialisenza la necessità di sottostare a indicazioni date da leggi nazionali(come la 328/2000).
Allo Stato rimane invece la determinazione dei livelli essenziali delleprestazioni a cui le regioni e i territori si devono adeguare. Nel campo deiservizi sanitari questi livelli essenziali sono stati definiti e si chiamano LEA(Livelli Essenziali di Assistenza); nei servizi sociali manca ancora unaprecisa identificazione normativa dei LEP. Esiste invece un lavoro diaccordo fatto tra le regioni per concordare alcuni livelli essenziali e perconvergere su definizioni comuni delle tipologie di servizi e prestazioni chepossono essere realizzate nel sistema integrato di interventi e servizisociali (tabelle presenti in Burgalassi-Melchiorre). Naturalmente questolavoro non ha un rilievo normativo, non valgono come vincolo per leregioni.
Le conseguenze della riforma del Titolo V della Costituzion e(Legge Cost. 3/2001) sui servizi sociali
A seguito della Legge Costituzionale 3/2001 la legge 328/2000 perdela sua cogenza normativa, cioè non è più necessario attenersi alle suedisposizioni. La regolazione legislativa dei servizi sociali è totalmenteattribuita ai territori, che vi provvedono in modo autonomo e senzaalcun vincolo dato dalla legge 328 ad eccezione dell’obbligo diattenersi alle indicazioni relative ai Livelli Essenziali delle Prestazioni.
I contenuti della legge 328/2000, quindi, non necessariamente devonoessere ripresi e applicati da parte delle regioni. Molte di esse, tuttavia,dopo il 2001 hanno comunque continuato a legiferare in materia diservizi sociali sulla falsariga di quanto prevedeva la legge 328/2000,che è così diventata il modello di riferimento per lo sviluppo delsistema integrato di servizi e interventi sociali malgrado in sostanzanon sia più vigente.
IL SISTEMA INTEGRATO DI INTERVENTI E SERVIZI SOCIAL I
Ambiti nei quali intervieneMinori e famiglia (diritti dei minori e responsabilità familiari)
Handicap (disabilità)
Anziani (non autosufficienza)
Stato di bisogno (povertà, senza fissa dimora, disagio abitativo)
Salute mentale
Dipendenze
Immigrati
Soggetti pubblici che vi sono principalmente impegn ati
Enti Locali (Comuni singoli e associati)
Aziende Sanitarie Locali
Articolazioni territoriali del Ministero della Giustizia
Ente pubblico
competente
Uffici/Servizi Tipologia di utenti
Ministero della
Giustizia
Ufficio Servizio Sociale Minori
(USSM)
Ufficio per l’Esecuzione Penale
Esterna (UEPE)
Minori in stato di disagio (non
adeguatamente accuditi, abbando-nati,
maltrattati, ecc.)
Minori devianti (protagonisti o coinvolti in
attività criminose)
Detenuti a cui è permesso di svolgere
attività all’esterno
Servizio Sanitario
Regionale (attività
svolte a livello di
Distretto, attraver-
so le strutture ope-
rative delle ASL)
Consultorio Familiare
Servizio Tossicodipendenze
(SERT)
Dipartimento di Salute Mentale
(DSM)
Integrazione socio-sanitariaLa ripartizione delle prestazioni sociosanitarie che sono a
carico delle ASL da quelle che sono a carico dei comuni è
stabilita dal DPCM 14.02.2001 Atto di indirizzo e
coordinamento in materia di prestazioni sociosanitarie
Minori con problematiche personali o
familiari, famiglie
Soggetti con dipendenza da alcool,
droghe, ludopatia, ecc
Soggetti con diagnosi di disagio
psichiatrico
Anziani non autosufficienti (che
necessitano di ADI Assistenza Domiciliare
Integrata)
Disabili (per la parte sanitaria)
Comuni Ufficio Servizi Sociali Minori, anziani, immigrati, persone e
famiglie in stato di bisogno, donne in
difficoltà o vittime di violenza, ecc ecc ecc
SERVIZI PER L’ACCESSO ALLA RETE E LA PRESA IN CARIC O DA PARTE DEI SERVIZI- Accesso- Presa in carico- Pronto intervento
SERVIZI PER FAVORIRE LA PERMANENZA DEGLI UTENTI AL DOMICILIO- Assistenza domiciliare- Servizi di prossimità
SERVIZI TERRITORIALI DI CARATTERE COMUNITARIO- Centri Diurni- Servizi per l’infanzia e l’adolescenza
SERVIZI TERRITORIALI A CARATTERE RESIDENZIALE PER L E CONDIZIONI FRAGILI- Residenza sanitarie - Comunità
MISURE DI INCLUSIONE SOCIALE E SOSTEGNO AL REDDITO- Interventi per facilitare inclusione e autonomia
come si articola la rete delle prestazioni nel siste ma integrato di interventi e servizi sociali
Macrocategorie delle attività di competenza dei Com uni
INTERVENTI E SERVIZIla categoria comprende le attività relative alla predisposizione di interventi e servizi sociali realizzati sul territorio o al domicilio, con l’impiego di personale che opera nel sociale
TRASFERIMENTI IN DENARORientrano nella categoria sia i contributi economici erogati direttamente agli utenti sia i contributi erogati al altri soggetti perché forniscano servizi con riduzione sul costo della compartecipazione da parte degli utenti (ticket, rette, tariffe). E’ compresa anche la integrazione o il pagamento per intero delle rette per prestazioni residenziali o semiresidenziali
STRUTTURECentri che erogano prestazioni di tipo residenziali o semiresidenziale a carattere diurno o altre strutture per l’accoglienza breve o di lungo periodo
Manuale pp.250 e ss
Nomenclatore delle attività di competenza dei Comun i
INTERVENTI E SERVIZISegretariato sociale, informazione e consulenza per l'accesso alla rete dei serviziPrevenzione e sensibilizzazioneServizi di pronto interventoAttività di servizio sociale di supporto alla persona,alla famiglia e alla rete socialeIntegrazione socialeInterventi e servizi educativo-assistenziali e per il supporto all'inserimento lavorativoAssistenza domiciliareServizi di supporto
TRASFERIMENTI IN DENAROTrasferimenti per il pagamento di retteTrasferimenti per l’attivazione di serviziIntegrazione al reddito
STRUTTURECentri e attività diurne con funzione educativo-ricreativaAsili e servizi per la prima infanziaCentri e attività a carattere socio-sanitarioPresidi residenziali socio-assistenziali e ad integrazione socio-sanitariaAltri centri e strutture residenziali
Le prestazioni di ACCESSO e PRESA IN CARICO nel sist ema dei servizi sociali
Segretariato sociale o PUA servizio pubblico gratuito che fornisce informazioni,orienta la domanda di servizi e prestazioni, legge il bisogno e lo indirizza verso larisposta più appropriataPorta unitaria di accesso al sistema dei servizi e non semplice sportelloinformativo. Strumento di avvio della presa in carico di carattere universalistico enon tematico-settoriale.L’attività del segretariato sociale di solito si sviluppa in tre fasi: front office,colloquio professionale, valutazione e decisione (presa in carico o meno).E’ il più sensibile punto di osservazione sulla domanda sociale del territorio.
Servizio Sociale Professionale è il complesso insieme di interventi attivati infavore di persone singole, famiglie, gruppi e comunità, per la prevenzione, ilsostegno ed il recupero di situazioni di bisogno e la promozione di nuove risorsesociali. Comprende, tra l'altro, le funzioni di presa in carico, progettazione,valutazione e monitoraggio, funzione sociale per la Valutazione Multidimensionale,inserimenti in strutture residenziali e centri diurni
Manuale pp.256-257