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LESIONI DA DECUBITO E VASCOLARI
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COMPROMISSIONE DELL’INTEGRITÀ CUTANEA E TESSUTALE NELL’ANZIANO
LO STATO NEL QUALE LA PERSONA È SOGGETTA O
RISCHIA DI ESSERE SOGGETTA A DANNI DEL
TESSUTO EPIDERMICO, DERMICO E DEI TESSUTI PIÙ
PROFONDI
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ULCERA DA DECUBITO, LESIONE DA
DECUBITO, LESIONE DA PRESSIONE
LESIONE TESSUTALE CON EVOLUZIONE NECROTICA, CHE
INTERESSA LA CUTE, IL DERMA E GLI STRATI SOTTOCUTANEI
FINO A RAGGIUNGERE LA MUSCOLATURA E LE OSSA.
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EPIDEMIOLOGIA
REPARTO N. Pazienti Prevalenza %
MEDICINA 5683 47,1
CHIRURGIA 2588 21,1
ORTOPEDIA 1721 14,1
NEUROLOGIA 890 7,3
GERIATRIA 586 4,8
NEUROCHIRURGIA 261 2,1
RIANIMAZIONE 229 1,9
UROLOGIA 90 0,7
TOT. 12.048 Media 12,3%
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FATTORI CORRELATI
GENERALI E LOCALI DI TIPO:
• FISIOPATOLOGICO,
• LEGATO A TRATTAMENTI,
• SITUAZIONALI
• ETÀ
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FATTORI LOCALI
1. CARATTERISTICHE CUTE
2. PRESSIONE
3. RELAZIONE PRESSIONE TEMPO
4. TESSUTI COINVOLTI
5. FORZE DI STIRAMENTO
6. FORZE DI ATTRITO
7. MACERAZIONE DELLA CUTE
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1. CARATTERISTICHE DELLA CUTE DEL PAZIENTE ANZIANO
• ATTIVITA’ PROLIFERATIVA DELL’EPIDERMIDE
•ASSOTTIGLIAMENTO DELLA GIUNZIONE DERMO-EPIDERMICA
•RIDUZIONE DEL MICROCIRCOLO
•RIDOTTA RISPOSTA INFIAMMATORIA LOCALE
• DELLA SENSIBILITA’ E DELLA ELASTICITA’
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NEGLI ANZIANI, IN SPECIAL MODO QUELLI MAGRI E
DEFEDATI, LA CUTE E’ SPESSO LASSA E POCO
ADERENTE AI PIANI SOTTOSTANTI PER RIDUZIONE O
MANCANZA DEL GRASSO SOTTOCUTANEO.
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POSSIBILI CAUSE NELL’ANZIANO
LA DIMINUITA PERCEZIONE DEL DOLORE, LA RIDOTTA
RISPOSTA IMMUNITARIA CELLULO- MEDIATA E IL
RALLENTAMENTO NELLA GUARIGIONE DELLE FERITE, IL
DANNO LEGATO ALLE FORZE DI STIRAMENTO È
NOTEVOLMENTE SUPERIORE A QUELLO CHE PUÒ
MANIFESTARSI IN SOGGETTI GIOVANI .
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2. LA PRESSIONE
NEL 1930 LANDY STABILÌ CHE LA PRESSIONE ARTERIOLARE MEDIA DELLA CUTE È DI CIRCA DI 32 MMHG E QUELLA VENULARE DI CIRCA 12 MMHG. PER COMPRESSIONE O PRESSIONE SI INTENDE UNA FORZA APPLICATA PERPENDICOLARMENTE A UNA UNITÀ DI SUPERFICIE
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3. RAPPORTO PRESSIONE TEMPO
È MOLTO PIÙ DANNOSA UNA MODERATA
PRESSIONE ESERCITATA PER LUNGO TEMPO
CHE UNA GRANDE PRESSIONE ESERCITA PER
UN BREVE TEMPO.
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IL DANNO TESSUTALE VA RAPPORTATO ANCHE AL PESO DEL PAZIENTE E ALLA DUREZZA DELLA SUPERFICIE D'APPOGGIO. LA LESIONE DA DECUBITO TENDE A SVILUPPARSI IN CORRISPONDENZA DI PROMINENZE OSSEE. LE STRUTTURE MUSCOLARI,IL SOTTOCUTANEO E LA CUTE SI TROVANO COMPRESSI TRA IL PIANO DI APPOGGIO E LE STRUTTURE SCHELETRICHE.
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4. TESSUTI COINVOLTI
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5. FORZE DI STIRAMENTO
6. FORZE DI ATTRITO
LE FORZE DI STIRAMENTO E DI TORSIONE DELLE STRUTTURE VASCOLARI SI GENERANO QUANDO IL PAZIENTE VIENE POSTO SUL PROPRIO LETTO IN POSIZIONE SEDUTA O SEMISEDUTA.
QUESTE FORZE SI APPLICANO ANCHE QUANDO IL
PAZIENTE ALLETTATO VIENE SPOSTATO IN MANIERA
INADEGUATA, TRAUMATIZZANDO IL RETICOLO
VASCOLARE SOTTOCUTANEO.
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FORZE DI STIRAMENTO E DI ATTRITO
IN QUESTE CONDIZIONI IL PAZIENTE TENDE A
SCIVOLARE: MENTRE PERÒ LO SCHELETRO SI
MUOVE, LA CUTE VIENE TRATTENUTA
DALL'ATTRITO. LO STIRAMENTO DELLE STRUTTURE
VASCOLARI CHE NE CONSEGUE DETERMINA PIÙ
FACILMENTE LA TROMBOSI, AGGRAVANDO L'ISCHEMIA.
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6. MACERAZIONE DELLA CUTE
LA MACERAZIONE DELLA CUTE È DOVUTA SPESSO ALLE SEGUENTI CONDIZIONI:
•INCONTINENZA URINARIA
•INCONTINENZA MISTA
•ECCESSIVA SUDORAZIONE
•ESSUDATI
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IDENTIFICAZIONE DEL PAZIENTE A RISCHIO
LA VALUTAZIONE DEL PAZIENTE È UN ASPETTO FONDAMENTALE DELL'ASSISTENZA ED IL PRIMO PASSO DA COMPIERE PER UNA CORRETTA PREVENZIONE
LA MISURAZIONE DEL RISCHIO DEL PAZIENTE DI SVILUPPARE LESIONI DA DECUBITO È UN INTERVENTO DI DOCUMENTATA EFFICACIA AI FINI DI UNA CORRETTA PREVENZIONE (A.H.C.P.R. 1992)
SOGGETTIVO OGGETTIVO(OCCHIO CLINICO) (STRUMENTI AD HOC)
(SCALE DI VALUTAZIONE VALIDATE)
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QUANDO VALUTARE IL PAZIENTE?
TUTTE LE SCALE DANNO UN VALORE NUMERICO: L'INDICE DI
RISCHIO
• ALL'INGRESSO IN REPARTO O ALLA PRESA IN CARICO
(ASSISTENZA DOMICILIARE);
• OGNI VOLTA LE CONDIZIONI GENERALI DELL'INDIVIDUO
SEMBRANO VARIARE;
• COMUNQUE RIPETUTA OGNI 7GG. (MONITORAGGIO DEL
RISCHIO).
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MISURE DI PREVENZIONE
•CAMBI POSTURALI
•CONTROLLO STATO NUTRIZIONALE
•AUSILI PER EVITARE FRIZIONE O CONTATTO CON
IL PIANO DEL LETTO O CARROZZINA
•CURA DELL’IGIENE E DELLO STATO DELLA CUTE
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SCHEDA CAMBIO DI POSIZIONE AD INTERVALLI DI 4 ORE
ORE 08 12 16 20 24 04
DECUB
ITO
DECUBITO
LATERALE
DX
DECUBITO
SUPINO
DECUBITO
LATERALE
SX
DECUBITO
LATERALE
DX
DECUBITO
SUPINO
DECUBITO
LATERALE
SX
LE SCHEDE DEVONO ESSERE POSTE AI PIEDI DEL LETTO
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MISURE DI PREVENZIONE
PROTETTORE
PER
IL GOMITO
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PROTETTORE
PER
IL TALLONE
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MATERASSO
AD
ACQUA
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MATERASSO AD ARIA A PRESSIONE ALTERNATA
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SediTalloni
Zona sacrale
Processi spinosi vertebrali
Scapole, Occipite
Malleoli esterni,
Gran trocantere
gomito, ginocchio, spalla,
Padiglione auricolare, zigomo.
Creste iliache
Ginocchia
Gomito, regione del coccige, regione ischiatica, aree compresse dai bordi della sedia, angoli di sporgenza costale nei
cifoscoliotici.
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CLASSIFICAZIONE IN STADI
CLASSIFICAZIONE sec. NATIONAL PRESSURE ULCER ADVISORY PANEL ( N.P.U.A.P. )
GRADO 1:
ERITEMA NON RIDUCIBILE CON CUTE INTEGRA, CONSIDERATA QUALE LESIONE CHE PRECEDE L'ULCERA CUTANEA
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GRADO 2:
PERDITA PARZIALE DI SOSTANZA A CARICO DELLA CUTE CHE INTERESSA L'EPIDERMIDE E/O IL DERMA. L'ULCERA È SUPERFICIALE E SI PRESENTA, CLINICAMENTE, COME
ABRASIONE, VESCICOLA O CAVITÀ SUPERFICIALE .
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LESIONE IN SEDE SACRALE
CON ZONA ESTERNA AL I
STADIO , MENTRE LA ZONA
CENTRALE È AL II STADIO E
PRESENTA ALCUNE AREE DI
NECROSI
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GRADO 3:
PERDITA DI SOSTANZA CUTANEA A TUTTO SPESSORE CON DANNO/NECROSI DEL TESSUTO SOTTOCUTANEO CHE PUÒ ESTENDERSI FINO ALLA FASCIA SOTTOSTANTE, MA SENZA
SUPERARLA. CLINICAMENTE L'ULCERA SI PRESENTA COME UNA CAVITÀ PROFONDA, CON O SENZA MARGINI SOTTOMINATI
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GRADO 3
LESIONE IN SEDE SACRALE
AL III STADIO CON TESSUTO
DI GRANULAZIONE
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LESIONE IN SEDE TROCANTERICA AL III STADIO DETERSA E IN
FASE DI GRANULAZIONE-SOTTOMINATA
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GRADO 3
LESIONE IN SEDE SACRALE COMPOSTA DA UNA ZONA
ESTERNA AL II STADIO E UNA ZONA CENTRALE AL III
STADIO CON TRAMITE FISTOLOSO
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GRADO 4:
PERDITA CUTANEA A TUTTO SPESSORE CON VASTA DISTRUZIONE, NECROSI TISSUTALE O CON DANNO ESTESO AL
MUSCOLO,ALL'OSSO O AD ALTRE STRUTTURE SOTTOSTANTI COME TENDINI O CAPSULE ARTICOLARI.
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GRADO 4
LESIONE IN SEDE SACRALE AL IV STADIO IN FASE NECROTICA
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GRADO 4
LESIONE SACRALE AL IV STADIO IN FASE DI INIZIALE COLLIQUAZIONE
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GRADO 4
LESIONE SACRALE AL IV STADIO CON MASSIVO
INDULTO FIBRO-MEMBRANOSO CON ZONE DI
COLLIQUAZIONE
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GRADO 4
LESIONE IN SEDE SACRALE AL IV STADIO - DETERSA
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Classificazione
Lesioni vascolari
Ulcere arteriose
15 – 25 %
Ulcere venose
70 – 80 %
Ulcere miste
5 – 15 %
Altre cause (vasculiti,
neuropatie, infezioni,
dismetabolismi, ematologiche,
traumi, oncologiche)
< 5 %www.slidetube.it
Definizione
Lesioni trofiche degli arti inferiori che appaiono in soggetti
portatori di arteriopatie obliteranti, con riduzione del flusso
> 50% in conseguenza di:
un inadeguato compenso microcircolatorio (ulcere
arteriosclerotiche)
un deficit irrorativo secondario a processi flogistico
trombotici recidivanti della arterie di medio o piccolo
calibro (ulcere burgeriane)
un distacco di emboli (ulcere emboliche)
Ulcere arteriose
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Eziologia
Miocardiopatie
Vasculopatie periferiche
Occlusione arteriosclerotica di un grosso
vaso
Arteriopatia e vasculite diabetica
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Patogenesi
Cardiopatie Vasculopatie periferiche
Emboli
Ridotta gittata Arresto flusso
FlogosiProcessi
degenerativo-sclerotici
Aumento
spessore parietale
Restringimento lume
Aumento resistenze
periferiche
Riduzione di flussoIschemia relativa
Ischemia assoluta
ULCERA
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Ulcere arteriose: descrizione
Sì in particolare a riposo. Migliora in
ortostatismo. Presenza di claudicatio
intermittenteDolore
Assenza di pigmentazione, alopecia della
gamba, cute fredda ed ischemica,
alterazioni della secrezione sebacea e
sudoripara
Cute ed
annessi
Presenza di necrosi, fibrina, scarso
essudato, fondo pallidoColore
Teste metatarsali, dita, regioni calcaneariSede
A stampo per insorgenza acuta con margini
netti. Presenza di ulcere satellitariForma
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Ulcere arteriose
Ulcera del dorso del piede Ulcera a stampo su cute
cianotico - edematosa
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Ulcere arteriose
Ulcera con escara a margini
netti
Piccole ulcere periungeali su
cute cianotica
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Piccole ulcere necrotiche in Morbo di Bürger
Ulcere arteriose
Onicodistrofia, necrosi del 2°
dito e cianosi periunguele in
Morbo di Bürger
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Ulcere arteriose
Bolle emorragiche di tipo
embolico
Ampio scollamento epidermico
post - embolico a fondo
necrotico
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Fattori di rischio per le ulcere arteriose
Iperlipidemia
Ipertensione
Fumo
Diabete
Iperuricemia
Obesità
Sedentarietà
Stress
Ereditarietà
Fattori ormonali
Età e sesso
La presenza combinata di più
fattori di rischio tende ad
aumentare esponenzialmente il
rischio di insorgenza delle lesioni
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Definizione
Soluzioni di continuo ad evoluzione cronica
ingravescente che può interessare solo l'organo
cutaneo o estendersi anche a strutture più
profonde, sostenuta da una condizione di
ipertensione venosa cronica secondaria a
malattia varicosa o a trombosi venosa
Ulcere venose
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Varici: vene superficiali, distese,
tortuose e con valvole insufficienti
Alterazioni venose
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Le cause sono sconosciute, per quanto il motivo
principale sia:
assenza congenita di alcune valvole
insufficienza valvolare determinata dalla compressione
di un utero gravidico
debolezza congenita delle pareti venose
In ogni caso si ha un aumentato afflusso venoso alle
vene superficiali che si distendono e distorcono
Varici
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Le ulcere venose più frequenti sono legate ad insufficienza
delle perforanti e/o del circolo venoso profondo per:
Tromboflebite delle perforanti con ricanalizzazione e danno
valvolare
Trombosi e ricanalizzazione delle vene profonde
Vene varicose di lunga data con insufficienza della grande o
della piccola safena
Sindrome post - trombotica e
insufficienza delle perforanti
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Valvola normale(assenza di reflusso)
Vena varicosa
dilatata
Ricanalizzazione
post trombotica
Trombosi
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Patogenesi
Trombosi venosa Varici + ortostasi prolungata
ULCERA
Ipertensione venosa cronica
Stasi venosa
Alterazione permeabilità
capillareEdema
Ipossia tessutale e
riduzione di O2 e di
sostanze nutritive
Depositi di Emosiderina
Pigmentazione
Aumento di CO2 e cataboliti
acidi ad azione
vasopermeabilizzante
Irritazione
Eczema
varicoso
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Ulcere venose: descrizione
Variabile, migliora in clinostatismoDolore
Lipodermatosclerosi, linfedema, atrofia
bianca, distrofia ungueale, alopecia,
alterazioni della secrezione sebacea e
sudoripara
Cute ed
annessi
Da rosa a rosso cianotico a rosso vivo. Colore
grigio, giallastro se presente necrosiColore
Regioni perimalleolari, o faccia mediale 1/3
inferiore gambaSede
Forma irregolare, grandezza variabile da
pochi mm. a diversi cm. che coinvolgono
l'intera circonferenza della gamba e diversi
strati profondi
Forma
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Alterazioni pigmentarie
Cute perilesionale
Ipercheratosiwww.slidetube.it
Ulcere venose
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Lipodermatosclerosi Indurimento cutaneo associato a pigmentazione
bruna che spesso precede o circonda l'ulcera venosa
Atrofia bianca di Millian Chiazza a margini netti di colorito bianco avorio
spesso circondata da piccole formazioni angiomatose
Lipodermatosclerosi e
atrofia bianca
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Lipodermatosclerosi e atrofia bianca
Atrofia bianca Lipodermatosclerosiwww.slidetube.it
Classificazione dell'insufficienza venosa
(sec. Widmer)Stasi venosa con dilatazione delle vene
superficiali, eritema ed edema delle
caviglieStadio 1
Stadio 2Edema diffuso attorno alla tibia, presenza
di aree di pigmentazione gialla o scura,
con dermatite
Stadio 3
Comparsa di ulcerazioni (nel 20% multiple)
in particolare nel malleolo mediale;
presenza o meno di aree necrotiche (la
presenza precoce di necrosi scura suggerisce la
diagnosi di ulcere miste)
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Classificazione delle lesioni vascolari
Grado Tessuti coinvolti
I Epidermide - Derma
II Sottocutaneo
IIISottocutaneo comprendendo fascia e
muscoli
IVSottocutaneo comprendendo tendini,
ossa e capsule articolari
Classificazione Guidlines for the Outpatient Treatment of Cronic Wounds and
Burn della Compliance Network Physicians
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Fattori di rischio per le ulcere venose
Età
Sesso
Ereditarietà
Alterazioni ormonali
Obesità
Professioni che comportano lo stare fermi
in piedi per lunghi periodi
Gravidanze multiple
Stile di vita sedentario
Allettamento per lunghi periodi
Stitichezza cronica
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Definizione
Lesioni trofiche cutanee causate da alterazioni
microcircolatorie conseguenti a patologia macrovasali sia
di tipo arterioso che venoso che in circa la metà dei casi
insorgono in tempi diversi
Le lesioni non presentano peculiarità proprie, ma si
comportano a seconda della prevalenza del tipo di danno
vascolare
Ulcere miste
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Ulcere miste: descrizione
Forma
Copre un range disomogeneo, da
regolare a frastagliata. I margini si
presentano per lo più netti e tagliati a
picco
SedeIn rapporto alla preminenza della turba
vasale
ColoreDa pallido a rosso vivo con prevalenza
del primo e con presenza o meno di
necrosi spesso profonda
Cute ed
annessi
Aspetto variabile. Spesso indirizza
correttamente la diagnosi
Dolore Variabile , migliora in ortostatismo
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Ulcere miste
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Ulcere miste
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TRATTAMENTO COMUNE
MEDICAZIONI AVANZATE
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MEDICAZIONI AVANZATE
CHE TIPO DI LESIONE ABBIAMO????
• LESIONE EPITELIALE
•LESIONE GRANULEGGIANTE E DETERSA
•LESIONE INFETTA E MALEODORANTE
•LESIONE FIBRINEGGIANTE ED ESSUDANTE
•LESIONE NECROTICA ASCIUTTA
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LA DETERSIONE:
LA NECESSITÀ DI RIMUOVERE TUTTE QUELLE CONDIZIONI
(NECROSI, MATERIALE DI COLLIQUAZIONE, INDULTO
FIBRO-MEMBRANOSO, FIBRINA) CHE DA UN LATO NON
CONSENTONO AL TESSUTO DI GRANULAZIONE DI
FORMARSI, E DALL'ALTRO LATO, FAVORISCONO UNA
EVENTUALE CONTAMINAZIONE BATTERICA DELLA
LESIONE.
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TIPI DI DETERSIONE:
•DETERSIONE CHIMICA ( sostanze in gel con azione proteolitica o
enzimatica)
•DETERSIONE AUTOLITICA ( Idrogeli )
•DETERSIONE MECCANICA (nell'applicare all'interno della piaga una garza
sterile leggermente umidificata e tenerla in situ per 24 – 48 ore)
•DETERSIONE CHIRURGICA ( rimuovere chirurgicamente (con
bisturi, forbici, etc..))
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LESIONE DA DECUBITO I-II STADIO
PLACCA DI IDROCOLLOIDE
SOTTILE
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LESIONE DA DECUBITO I-II STADIO
IDROCOLLOIDE CON
SCHIUMA DI
POLIURETANO
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LESIONE DA DECUBITO III – IV STADIO ( IPERESSUDANTE O EMORRAGICA )
LA LESIONE VÀ COLMATA ADOPERANDO SCHIUMA DI POLIURETANO O ALGINATO IN PIASTRA/NASTRO CHE VIENE POSIZIONATO ALL'INTERNO DELLA LESIONE.
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LESIONE DA DECUBITO III – IV STADIO ( IPERESSUDANTE O EMORRAGICA )
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LESIONE DA DECUBITO III-IV STADIO SOTTOMINATA
POSIZIONARE NELLA PARTE SOTTOMINATA ALGINATO A NASTRO
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LESIONE DA DECUBITO III-IV STADIO SOTTOMINATA
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IMPORTANTE!!!!!!!!!!
RICORDIAMOCI CHE ABBIAMO DAVANTI A NOI UNA PERSONA!!!!!!!!!
•HA DOLORE??? VALUTIAMO LA
MEDICAZIONE…ALLERGIA??
•ODORE “CATTIVO”? POSSIBILITA’ DI
INFEZIONE!!!!
( ESAME COLTURALE!!)
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CONOSCERE I MATERIALI A NOSTRA
DISPOSIZIONE CI AIUTA AD UTILIZZARLI AL
MEGLIO EVITANDO IL CONSUMO ECCESSIVO
E LO SPRECO DI MATERIALE!!!!!
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PRINCIPI DI ELASTOCOMPRESSIONE
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PRINCIPI DI ELASTOCOMPRESSIONE
L’elastocompressione è la terapia più semplice ed
efficace per migliorare la funzionalità della pompa
muscolare e proteggere la microcircolazione cutanea.
E’ un trattamento sintomatico e si fonda sul binomio
COMPRESSIONE/DEAMBULAZIONE.
Il principio si basa sull’applicazione sulla superficie
cutanea di una pressione esterna destinata a
controbilanciare le P. patologiche intravenose.
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Questa P. è regolata dalla legge di LAPLACE.
P = T n/ r h
P = pressione esercitata sulla sup. cutanea
N = n° delle spire applicate
T = tensione del tessuto elastico
R = raggio di curvatura della superficie compressa
H = altezza della benda
PRINCIPI DI ELASTOCOMPRESSIONE
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TIPI DI PRESSIONE
P. di riposo = questa P. agisce quando l’arto è a
riposo, con conseguente diminuzione del tono
muscolare. E’ determinata dalla capacità o memoria
elastica della benda ( capacità di riprendere la forma
originale dopo l’estensione).
P. di lavoro = è quella che si esercita durante la
contrazione muscolare. Questa P. è determinata dalla
compressione che si esercita fra il muscolo e la benda.
Il muscolo contraendosi aumenta di diametro e quindi
occupa spazio: il bendaggio può determinare lo
spostamento dello spazio all’interno dell’arto e
fungere perciò da pompa.
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INDICE DI WINSOR
L’ indice di W costituisce un esame di I livello
nell’approccio clinico/diagnostico verso un
paziente affetto da ulcera degli arti inferiori,
utile al fine di orientarsi nelle successive
scelte terapeutiche.
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L’ indice di Winsor ci permette quindi di
quantificare la caduta pressoria e di acquisire un
elemento utile di giudizio prognostico
sull’evoluzione delle lesioni.
Un valore inferiore a 0,6-0,8 suggerisce infatti la
possibilità di una insufficienza arteriosa ed
esclude la possibilità di applicare bendaggi
elastocompressivi.
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VALUTAZIONE DELL’INDICE DI WINSOR
Massima P. sistolica alle caviglie ( C o D )
I. W. _____________________________________________
Massima P. sistolica brachiale ( A o B )
I. W.≤0,5 il paziente va indirizzato ad uno specialista di
medicina vascolare ( terapia di compressione controindicata)
I. W. = 0,5-0,8 Claudicazione intermittente indicante patologia
arteriosa ( terapia di compressione controindicata)
I. W. = 0,8-1.00 Patologia arteriosa di periferica di moderata
gravità ( applicare terapia di compressione ma con prudenza)
I. W. ≥ 1,00 normale ( applicare terapia compressiva)
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CLASSIFICAZIONE
B. ANELASTICO: generano la pressione di lavoro più
elevata e la pressione di riposo più bassa.
B. A CORTA ESTENSIBILITA’: ( < 70% ) generano una
pressione di lavoro elevata e una pressione di riposo
bassa
B. A MEDIA E LUNGA ESTENSIBILITA’: ( > 70% - >140% )
pressione di lavoro relativamente bassa, ma pressione a
riposo elevata.
COMPRESSIONE PNEUMATICA INTERMITTENTE
COLLANT: k1 ( 20 – 30 mm HG ) k2 ( 30-40 mm Hg) K3 (
40-50 mm Hg)
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Bendaggio fisso : anelastico e a media e corta
elasticità
Bendaggio mobile: a media e lunga elasticità.
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1. L’elastocompressione è efficace solo se
associata alla deambulazione
2. Bisogna evitare solchi di costrizione
3. Il b. permanente risulta più efficace se applicato
dal medico o dall’infermiere piuttosto che dal
paziente
RIFLESSIONI
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4. Una calza elastica grande si indossa con più
facilità, ma non esplica tutta la sua potenzialità e
può risultare pericolosa ( importanza della
misurazione)
RIFLESSIONI
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Se il paziente riferisce che la calza è troppo stretta
vuol dire che la stessa non esplica correttamente
la sua funzione: La calza non è stretta!!!!
E’ la gamba che aumenta di volume!!!
Valutare che il paziente Non metta un elastico o
faccia un “ risvolto” per “tenere su la calza”.
RIFLESSIONI
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Ricordarsi che
l’ELASTOCOMPRESSIONE
è una terapia medica.
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Per quanto riguarda la classificazione dalla
calze elastiche si possono distinguere in 3 tipi:
Preventive
Terapeutiche
Antitrombo
LE CALZE ELASTICHE
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Le preventive si misurano in DEN che è il calibro
della fibra elastica con cui vengono confezionate.
(40-70-140 DEN)
LE CALZE ELASTICHE
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La funzione delle antitrombo è quella di prevenzione
della T.V.P.; si usano nel preoperatorio e si tolgono
alla fine del tempo di immobilizzazione del paziente.
Non si può prescindere comunque dalla terapia
medica.
Non sono indicate in caso di lesioni ulcerative.
LE CALZE ELASTICHE
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Nella prescrizione di queste calze vanno
considerati alcuni fattori che possono portare
all’utilizzo di compressioni sup. o inf alla
necessità della patologia.
1. età
2. forza fisica
3. deformazione o patologia delle mani
4. deformazioni articolari
5. arteriopatie
6. compliance del paziente
7. situazione e trofismo cutaneo
LE CALZE ELASTICHE
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E’ necessario istruire il paziente o i suoi familiari
sull’uso, le tecniche per indossarle e sull’igiene
della cute.
La calza deve essere indossata al mattino prima di
scendere dal letto prima che compaia l’edema,
tenuta tutto il giorno, e tolta durante la notte.
Non devono essere fatti “ risvolti “ applicati elastici
o tagliate.
LE CALZE ELASTICHE
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COSTRIZIONE: è un’ischemia dell’arto dovuta ad un
eccesso di compressione. Si presenta con dolore,
ipotermia, congestione e cianosi distale.
Può essere determinata da più fattori es: errore di
confezionamento, errore di scelta della benda
applicata, eccesso di tensione etc.
Complicanza grave, che richiede la rimozione
immediata del bendaggio , controllo dell’arto e
istaurazione della terapia medica più appropriata. (
eparina- calciparina- anti infiammatori).
COMPLICANZE DA BENDAGGIO
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ALLERGIA: si verifica quasi sempre quando
vengono usate le paste e / o i collanti. Prurito,
arrossamento e talvolta edema. Rimozione del
bendaggio e terapia medica idonea.
COMPLICANZE DA BENDAGGIO
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LESIONE CUTANEA: Frequente complicanza che si
verifica sulla cresta tibiale e/o sui tendini
estensori. Segni clinici sono il dolore urente,
localizzato.
Rimozione del bendaggio, medicazione della
zona interessata, aumento delle protezioni
cutanee.
COMPLICANZE DA BENDAGGIO
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EDEMA DELL’AVAMPIEDE: in genere causato da un
arretrato posizionamento del bendaggio. Si hanno
gravi complicanze solo nel caso di un’eccessiva
compressione.
COMPLICANZE DA BENDAGGIO
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TENDINITI: frequente sui tendini estensori e
achilleo si manifesta con dolore al
movimento.Sospendere il bendaggio per 7- 15
giorni. Terapia antinfiammatoria.
COMPLICANZE DA BENDAGGIO
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PARALISI DELLO SCIATICO-POPLITEO ESTERNO:
dovuto alla compressione del nervo SPE a causa di
un bendaggio troppo stretto e alla mancata
protezione. Si presenta con quadro di piede cadente
e la sua risoluzione avviene in circa 1- 2- mesi dalla
sospensione del bendaggio.
COMPLICANZE DA BENDAGGIO
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GONALGIA: in presenza di gravi gonartrosi con
dolore, il bendaggio sia di gamba che di coscia può
provocare riacutizzazione della sintomatologia
dolorosa.
COMPLICANZE DA BENDAGGIO
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