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Letteratura italiana B
Introduzione al corso
Prerequisiti
Gli studenti devono avere una sicura
conoscenza di base dei movimenti e degli
autori principali della Letteratura italiana dalle
Origini al Verismo. Gli studenti dovranno inoltre
dimostrare di saper fare l’analisi metrica,
retorica e tematica di una lirica scelta tra un
elenco di venti scaricabile dal sito del docente.
Elenco liriche per i Prerequisiti
• Testo di riferimento per l’analisi delle liriche
(reperibile presso la Biblioteca Umanistica di S.
Agostino): Cesare Segre e Clelia Martignoni,
Testi nella storia, Milano, Bruno Mondadori, 1992,
4 voll.
• Nell’elenco, dopo i titoli delle liriche vengono
indicate anche le pagine del testo di riferimento
dove trovarne l’analisi.
• Francesco d’Assisi, Laudes creaturarum (I, pp. 50-53)
• Guido Guinizzelli, Io vogl’ del ver la mia donna laudare
(I, pp. 208-209)
• Guido Cavalcanti, Chi è questa che vèn, ch’ogn’om la
mira (I, pp. 214-215)
• Cecco Angiolieri, S’i’ fossi foco, ardereï lo mondo (I, pp.
294-295)
• Dante Alighieri, Vita Nuova, cap. XL e sonetto Deh
peregrini che pensosi andate (I, pp. 448-450)
• Francesco Petrarca, Solo et pensoso i più deserti
campi (I, pp. 605-606)
• Ludovico Ariosto, Avventuroso carcere soave, (II, pp.
201-202)
• Torquato Tasso, Vecchio et alato dio, nato co’l sole, (II,
pp. 584-585)
• Giovan Battista Marino, Bella schiava (II, pp. 902-903)
• Giuseppe Parini, Il bisogno (II, pp. 1329-1334)
• Vittorio Alfieri, Tacito orror di solitaria selva (II, pp. 1410-
1411)
• Ugo Foscolo, Alla sera (III, pp. 198-200)
• Alessandro Manzoni, Marzo 1821 (III, pp. 441-447)
• Giacomo Leopardi, Alla luna (III, pp. 585-587)
• Emilio Praga, Vendetta postuma (III, pp. 1204-1206)
Obiettivi formativi
• Il corso si propone di approfondire le conoscenze
richieste nei Prerequisiti attraverso un percorso che
affronterà lo studio di alcuni movimenti letterari e
autori specifici.
• Questo consentirà agli studenti non solo di fissare i
momenti salienti della storia letteraria italiana dei
periodi presi in considerazione, ma anche di
ripercorrere le biografie e le opere dei maggiori autori
che li hanno caratterizzati e, in particolare, di
applicarsi alla lettura e di esercitarsi nell’esegesi dei
testi proposti.
• Con ciò gli studenti acquisiranno quegli strumenti di
contestualizzazione e di analisi critica imprescindibili
nello studio della letteratura in generale.
Contenuto del modulo B1
Ugo Foscolo. Dopo un excursus sugli elementi
caratterizzanti la cultura e l’arte italiana ed
europea tra Sette e Ottocento, e in particolare
sui concetti di classicismo e neoclassicismo, il
corso si concentrerà sulla vicenda artistica e
sulle opere di Ugo Foscolo.
Contenuto del modulo B2
Dal decadentismo al modernismo. Il corso
prenderà in esame gli aspetti principali della
crisi tardo ottocentesca e primo novecentesca
analizzando testi di Pascoli, d’Annunzio, Svevo
e Pirandello.
Bibliografia• Gli appunti del corso sono parte integrante del
programma. L’esame orale verterà sugli argomenti e sui
testi trattati durante le lezioni.
• Manuale consigliato per la verifica scritta sui Prerequisiti:
1. Alberto Casadei e Marco Santagata, Manuale di
letteratura italiana medievale e moderna, Milano,
Mondadori, Roma-Bari, Laterza, 2014.
• Bibliografia del modulo B1 (edizioni consigliate):
1. Ugo Foscolo, Poesie, a cura di Matteo Palumbo, Milano,
BUR, 2010, pp. 77-103 e 107-138 (59 pp.).
2. Id., Ultime lettere di Jacopo Ortis, introduzione di Walter
Binni, note di Lucio Felici, Milano, Garzanti, 2007 (200
pp.).
Bibliografia• Bibliografia del modulo B2 (edizioni consigliate):
1. Gabriele d’Annunzio, Il piacere, postfazione di Simona
Micali, Milano, Feltrinelli, 2015 (279 p.).
2. Giovanni Pascoli, Myricae, introduzione di Pier Vincenzo
Mengaldo, Milano, BUR, 2006 (una selezione di liriche
per un massimo di 100 pp.).
3. Italo Svevo, La coscienza di Zeno, Milano, Oscar
Mondadori, 2014 (392 pp.).
4. Luigi Pirandello, Il fu Mattia Pascal, Milano, Mondadori,
216 (222 p.).
Modalità di verifica dell’apprendimento
Esame scritto e orale.
L’esame scritto verificherà il possesso dei prerequisiti
attraverso un massimo di venti domande sia a risposta
multipla o discorsiva sia con richiesta di analisi di un
testo.
Solo superando l’esame scritto lo studente potrà
accedere a quello orale.
L’esame orale verificherà sia la conoscenza delle opere,
degli autori e dei movimenti trattati durante le lezioni,
sia la capacità degli studenti di leggere, parafrasare e
analizzare criticamente i testi proposti durante il corso.
Altre informazioni• I due moduli si svolgeranno nel secondo (B1) e nel terzo
(B2) sottoperiodo.
• I corsi sono riservati agli studenti di LLSM, indirizzo
Linguistico-letterario.
• I programmi dei corsi hanno una validità di tre anni.
• Gli studenti con programmi scaduti, cioè sino all’a.a.
2015/2016 compreso, sono pregati di rivolgersi al docente.
• Gli studenti, frequentanti o non frequentanti, dovranno
presentarsi all'esame con tutti i testi indicati in bibliografia e
disponibili alla Civica Biblioteca A. Mai (P.zza Vecchia 15) o
alla Biblioteca della Facoltà di Lingue (P.zza S. Agostino).
• Gli studenti non-frequentanti dovranno aggiungere
alla bibliografia già indicata i testi elencati qui di
seguito per il modulo B1:
1. Marco Cerruti e Enrico Mattioda, La letteratura nel
Neoclassicismo. Vincenzo Monti, in Storia della
letteratura italiana, diretta da Enrico Malato, vol. VII,
Il primo Ottocento, Roma, Salerno, 1998, pp. 289-
370 (82 pp.).
2. Maria Antonietta Terzoli, Ugo Foscolo, in Storia della
letteratura italiana, diretta da Enrico Malato, vol. VII,
Il primo Ottocento, Roma, Salerno, 1998, pp. 379-
475 (97 pp.).
• Gli studenti non-frequentanti dovranno aggiungere
alla bibliografia già indicata i testi elencati qui di
seguito per il modulo B2:
1. Angelo Leone De Castris, Il decadentismo italiano.
Svevo, Pirandello, d’Annunzio, Bari, De Donato,
1975 (262 pp.).
2. Carlo Salinari, Miti e coscienza del Decadentismo
italiano, d’Annunzio, Pascoli, Fogazzaro e Pirandello,
Milano, Feltrinelli, 1960, cap. III, pp. 107-183 (76
pp.).
L’età napoleonica e il neoclassicismo
• Rivoluzione americana → 1776
• Rivoluzione francese → 1789
=
• Fine dell’Antico regime (Ancien régime) →
espressione che nella saggistica storico-culturale
designa il regime monarchico assoluto precedente la
Rivoluzione e, in senso più generale, viene usata per
indicare ogni velleità politica di ritorno o
sopravvivenza del passato, o la nostalgia per sistemi
educativi o gusti culturali antiquati.
e invece
• Formazione di un nuovo mondo borghese e liberale.
L’età napoleonica e il neoclassicismo
• Rivoluzione francese = concretizzarsi di alcune delle idee
più radicali dell’Illuminismo:
• si rifiuta il principio di autorità proprio dell’Antico regime
• si cerca di costruire una società razionale, fondata sulla
libertà, sulla fratellanza e sull’uguaglianza di tutti i
cittadini di fronte allo Stato.
• Ma gli effetti reali della Rivoluzione furono sconvolgenti e
andarono ben al di là degli intenti degli illuministi:
• sia per i caratteri estremistici assunti già nei primi anni;
• sia per il rigore con cui distrusse principî e simboli che
per secoli erano stati cardini della società europea;
• sia per la diffusione delle sue idee in gran parte
d’Europa, in seguito alle strepitose vittorie delle armate
rivoluzionarie.
L’età napoleonica e il neoclassicismo
• 21 gennaio 1793 → decapitazione di Luigi XVI;
• 27 luglio (9 termidoro) 1794 → colpo di stato contro
Robespierre e i giacobini, fine del regime di
«Terrore»;
• Le armate francesi esportano la Rivoluzione e i suoi
principi fuori di Francia;
• In molti paesi conquistati dalle armate francesi si
creano regimi repubblicani almeno potenzialmente
liberi e indipendenti
• 10 novembre (18 brumaio) 1799 → colpo di stato
contro il Direttorio e istituzione del Consolato;
• 18 maggio 1804 → proclamazione dell’impero.
L’età napoleonica e il neoclassicismo
• Lo spirito e i principi della Rivoluzione influenzarono
tutto l’Ottocento e anche il Novecento:
• moti del 1848 → rivoluzione «borghese» anti-
restaurazione che teoricamente fallì, ma che in realtà
portò la borghesia industriale e imprenditoriale alla
definitiva conquista anche del potere politico;
• Comune di Parigi del 1871 → rivoluzione proletaria,
vera erede della rivoluzione del 1789, repressa nel
sangue;
• Rivoluzione bolscevica del 1917.
L’età napoleonica e il neoclassicismo
• In Italia: triennio giacobino o «rivoluzionario» (1796-
1799) vs un sempre più accentuato imperialismo
francese e dispotismo napoleonico (contraddizione
politica);
• Allontanamento, in Europa e anche in Italia,
dall’Illuminismo, che aveva nutrito la rivoluzione, ma al
contempo era stato contraddetto dalla rivoluzione
stessa (contraddizione culturale).
tuttavia
• Il triennio giacobino accelerava il formarsi di una nuova
classe di intellettuali pronta sia a trasformare la cultura
in azione e in strumento con il quale agire sulla società.
L’età napoleonica e il neoclassicismo
• I nuovi strumenti principali con i quali i nuovi intellettuali
italiani «rivoluzionari» cercano di incidere sulla società sono:
• I giornali (già molto presenti nel Settecento, ma che nel
triennio conoscono uno sviluppo esponenziale), come ad
esempio il “Termometro politico della Lombardia”, le
“Effemeridi repubblicane”, il “Monitore italiano”, fondato da
Melchiorre Gioia e da Ugo Foscolo
• Il teatro: nascita del nuovo teatro classico/rivoluzionario;
• Principale centro di diffusione delle idee rivoluzionarie e
giacobine in Italia → Milano, capitale della Repubblica
Cisalpina.
• Le cose cambiano radicalmente dopo il ritorno di Napoleone
(ora primo console) in Italia → battaglia di Marengo, 14
giugno 1800.
L’età napoleonica e il neoclassicismo
• Perché i più avanzati intellettuali italiani decidono,
nonostante la delusione, di restare comunque fedeli a
Napoleone? → differenza tra vecchio e nuovo dispotismo.
• Grazie alle novità napoleoniche, la struttura sociale del
«ceto» intellettuale cambia radicalmente: non più solo
aristocratici, preti o comunque borghesi legati
all’aristocrazia e alla Chiesa, ma intellettuali borghesi
finalmente indipendenti e liberi di impegnarsi socialmente
seguendo le loro idee.
L’età napoleonica e il neoclassicismo• Due testi contrapposti: sonetto A Bonaparte l’Italico di
Lorenzo Mascheroni.
A Bonaparte l’italico
Io pur ti vidi coll’invitta mano,
Che parte i regni, e a Vienna intimò pace,
Meco divider con ricurvi giri
Il curvo giro del fedel compasso.
E ti vidi assaltar le chiuse rocche
D’ardui problemi col valor d’antico
Geometra Maestro, e mi sovvenne
Quando l’Alpi varcasti Annibal novo
Per liberar tua cara Italia, e tutto
Rapidamente mi passò davanti
L’anno di tue vittorie, anno che splende
Nell’abuso de’ secoli qual sole.
Segui l’impresa, e coll’invitta mano
Guida all’Italia tua liberi giorni.
L’età napoleonica e il neoclassicismo
• Ugo Foscolo, lettera dedicatoria dell’ode A Bonaparte
liberatore
• Esce nel novembre del 1799, preposta alla ristampa
dell’ode A Bonaparte liberatore, già pubblicata nel maggio
del 1797, all’indomani della prima fulminea campagna
napoleonica in Italia;
• È conseguenza della delusione dovuta al trattato di
Campoformio (ottobre del 1797)
• Punti essenziali:
• Napoleone non deve dimenticare le aspirazioni di
libertà di un popolo intero,
• non deve accondiscendere alle ambizione di potere
anziché ascoltare chi lo esorta a comportarsi da vero
liberatore.
L’età napoleonica e il neoclassicismo
• La prosa della lettera, temprata su modelli latini, scarna
e drammatica, preannuncia quella dell’Ortis.
• Politicamente, Il passaggio successivo verso l’assoluta
delusione di Foscolo nei confronti di Napoleone si avrà
con l’Orazione a Bonaparte pel congresso di Lione,
scritta in occasione della celebrazione di questo evento
nel 1802.
• Questa delusione sempre crescente verso l’operato di
Napoleone produsse:
• la consapevolezza che l’Italia era caduta sotto una
nuova forma di dominazione straniera,
• il carattere politico del suicidio di Jacopo Ortis e il
tono drammatico delle Poesie, pubblicate nel 1803.
Classicismo e neoclassicismo
• I decenni che vanno dalla fine del Settecento all’inizio
dell’Ottocento, sia in Europa che in Italia, sono
estremamente contraddittori anche dal punto di vista
culturale, perché vedono la compresenza di tendenze
diverse a volte nettamente contrapposte, altre volte
manifestazione di una stessa sensibilità, espressa
però con modalità differenti.
Classicismo e neoclassicismo
• Tendenze presenti tra fine Settecento e inizio
Ottocento:
• sopravvivenze del classicismo arcadico e
dell’estetica sensista;
• Nascita di un gusto nordico, malinconico,
sentimentale (preromantico);
• affermarsi del gusto e dell’estetica neoclassica.
Classicismo e neoclassicismo
• Arcadia: l’Accademia dell’Arcadia è movimento
letterario di ispirazione classicista, fondato a
Roma il 5 ottobre 1690. Il nome si ricollega
idealmente sia all’omonima regione della Grecia
classica su cui regnavano Pan, le ninfe e le driadi
e identificata come una sorta di paradiso terrestre,
sia al poema di Jacopo Sannazzaro Arcadia
(scritto negli anni Ottanta del Quattrocento,
pubblicato nel 1502).
Classicismo e neoclassicismo• Classicismo: il termine classicismo in letteratura si
riferisce a una corrente di pensiero sorta in Europa a
partire dall’Umanesimo (XV secolo), ma con
anticipazioni importanti già nel Trecento (Petrarca) e
nei secoli precedenti, nella quale vengono esaltati gli
ideali generalmente attribuiti alle civiltà greco-romana,
ossia i concetti di armonia, di misura e di proporzione
come regole di un’arte che assurga a modello artistico
e anche etico universali. L’umanesimo si accostò ai
classici attraverso non solo una metodologia
filologica, basata sui commenti e sul restauro testuale
delle opere antiche, ma anche con un’esplosione di
opere poetiche ispirate all’arte classica.
Classicismo e neoclassicismo
• Sensismo: ispirandosi alla filosofia di Condillac, che
faceva derivare tutte le conoscenze umane dai sensi, la
poetica sensistica considerava la poesia un prodotto
puramente “sensuale” e, come tale, le assegnava lo
scopo di suscitare in chi legge o ascolta una sensazione
piacevole, uguale a quelle provocate dalle altre
sensazioni piacevoli come quelle del mangiare o del
bere, che si provano nella vita pratica. Era una
concezione materialistica che, portata alle estreme
conseguenze, non solo avviliva la poesia ma anche
negava ad essa ogni valore assoluto ed universale,
perché la faceva dipendere da un gusto individuale, non
uniforme e variabile da persona a persona.
Classicismo e neoclassicismo
• Neoclassicismo: «Il termine “neoclassico” designa un
gusto, una tematica e uno stile sviluppatisi nelle arti
figurative verso la metà del Settecento […] e praticati
per più di mezzo secolo, sino ai primo decenni
dell’Ottocento. […] Il termine e il concetto di
“neoclassicismo” sono stati anche variamente estesi,
per analogia, alla produzione letteraria di quel periodo.
Per quanto riguarda l’Italia, si deve al Carducci
l’applicazione del termine nella critica e nella storiografia
letteraria italiana» [da Roberto Cardini,
«Neoclassicismo». Per la storia del termine e della
categoria, in “Lettere Italiane”, a. XLIV, n. 3, luglio-
settembre 1992, pp. 365-402].
Classicismo e neoclassicismo
• Laocoonte (Agesandro, Atanadoro, Polidoro)
Classicismo e neoclassicismo
• Nike di Samotracia (Pitocrito, II sec. a.C. circa)
Classicismo e neoclassicismo
• Testa di Atena (Fidia, V sec. a.C. circa)
Classicismo e neoclassicismo
• Jacques-Louis David (1748-1825): Il giuramento
degli Orazi (1785) .
Classicismo e neoclassicismo
• Jacques-Louis David (1748-1825): Marat
assassinato (1793) .
Classicismo e neoclassicismo
• Jacques-Louis David (1748-1825): Amore e
psiche (1817).
Classicismo e neoclassicismo
• Antonio Canova (1757-1822): Amore e psiche
(1793)
Classicismo e neoclassicismo
• Antonio Canova (1757-1822): Paolina Borghese
come Venere vincitrice (1804-1808)
Classicismo e neoclassicismo
• Antonio Canova (1757-1822): Le Grazie (1814-
1817)
Classicismo e neoclassicismo
• Il gusto neoclassico non è un fenomeno unitario, ma
complesso, talvolta contraddittorio e aperto a esiti diversi.
• Rapporti molto stretti tra Rivoluzione francese e
neoclassicismo:
• → fioritura di un classicismo repubblicano, sanguigno e
fertile di spunti polemici e libertari, che aveva avuto una
notevole fortuna nell’Italia del triennio giacobino e
soprattutto nella Cisalpina;
• → riforma del teatro in senso politico sociale, imperniata
soprattutto sul rinnovamento del repertorio (Tieste di
Foscolo del 1795):
• → diffusione di una lirica repubblicana e giacobina
(raccolte come il Parnaso democratico, cui collaborarono
tra gli altri Vincenzo Monti, Foscolo, Mascheroni e altri).
Classicismo e neoclassicismo
Rotta l’aspra catena, e il giogo tolto
Di Servitù così spiacente e dura,
Di Libertà al luminoso volto
Par che lieta riviva insin natura.
Già di Bergamo tutto il popol folto
Aura respira più serena, e pura,
E intorno all’Arbor trionfale accolto
Alto pensier nutre ed alta cura.
Ecco che il brando irrugginito imbraccia
Contra il Leon, che sull’Adriaco freme,
E i nuovi ferri invan per lui minaccia;
Spinto da quel furor, che nulla teme
Ei ritorrà dalle nemiche braccia
Il cittadin, che stretto in carcer geme.
Classicismo e neoclassicismo
Pesenti, il Dio che tutto regge e vede
No, più non vuol che l’ingiustizia regni,
Che il popol suo li prepotenti indegni
Seguano ancor a calpestar col piede.
Scacciolli alfin dall’usurpata sede,
Lor sottraendo le provincie e i regni,
Ed esaltando i nostri oppressi ingegni,
Anco la bella Libertà ci diede.
Segui, o d’Orobia Gedeon, l’impresa,
Gerico t’aspettò e tu le hai sciolta
La catena servil; già Brescia è resa.
Teco milita il Dio delle coorti
E i deboli adoprò un’altra volta
(Ride anche il ciel) da superare i forti.
Classicismo e neoclassicismo
• L’affermazione del regime napoleonico e il tentativo di
egemonizzare in funzione francese ed imperiale le varie
manifestazioni culturali determinarono però un
impoverimento della confusa ma vivace attività artistica e
letteraria giacobine:
• il gusto di una classicità sempre più monumentale,
• il rilievo dato agli studi eruditi e dell’antiquaria,
• la rivalutazione della romanità augustea rispetto a quella
repubblicana,
• il diffondersi delle traduzioni dei poeti antichi e il nuovo
parziale accantonamento di Dante.
• Per questi motivi, il neoclassicismo che ha avuto maggiore
fortuna e risonanza critica è stato quello legato al campo
dell’archeologia (sono di quel tempo gli scavi di Ercolano e
Pompei) e alle arti figurative.
Classicismo e neoclassicismo
• Johann Joachim Winckelmann (1717-1768):
• Storia dell’arte nell’antichità (1764)
• Gotthold Ephraim Lessing (1729-1781):
• Laocoonte (1767)
• Drammaturgia amburghese (1767-69)
• Winckelmann: «Nobile semplicità e quieta grandezza. […]
Come la profondità del mare che resta sempre immobile
per quanto agitata sia la superficie».
Classicismo e neoclassicismo
• Il neoclassicismo è cultura egemone dell’età napoleonica,
anche per la sua disponibilità ad accogliere, fatto salvo il
decoro formale, gli aspetti più torbidi e inquieti dell’età
contemporanea: quegli aspetti, appunto, che si è soliti definire
preromantici, mentre in realtà sono già impliciti negli
orientamenti ideologici e di gusto dell’Illuminismo (ad esempio
in Rousseau, in Alfieri ecc.)
• Quindi: illuminismo (e neoclassicismo) → razionalità, ma
anche → sensibilità e sentimento (preromanticismo)
• Da ciò anche la scoperta delle letterature nordiche o popolari,
ad esempio:
• Pamela (1740) di Samuel Richardson (1689-1771)
• I canti di Ossian (1760) di James Macpherson
• Elegia sopra un cimitero di campagna (1751) di Thomas Gray
• Notti (1742) di Edward Young
• Idilli (1756) di Salomon Gessner.
Ippolito Pindemonte (1753-1828)• I Cimiteri di Pindemonte e i Sepolcri di Foscolo:
Io aveva concepito un poema in quattro canti e in ottava rima sopra i
Cimiteri, soggetto che mi parea nuovo, dir non potendosi che trattato
l’abbia chi lo riguardò sotto un solo e particolare aspetto, o chi, sotto il
titolo di sepolture, non fece che infilzare considerazioni morali e religiose
su la fine dell’uomo. L’idea di tal Poema fu in me destata dal
Camposanto ch’io vedea, non senza un certo sdegno, in Verona. Non
ch’io disapprovi i Campisanti generalmente, ma quello increscevami
della mia patria, perché distinzione alcuna non v’era tra fossa e fossa,
perché una lapide non v’appariva. […] Compiuto quasi io aveva il primo
canto, quando seppi che uno scrittore d’ingegno non ordinario, Ugo
Foscolo, stava per pubblicare alcuni suoi versi a me indirizzati sopra i
Sepolcri, l’argomento mio, che nuovo più non pareami, cominciò allora a
spiacermi, ed io abbandonai il lavoro, ma leggendo la poesia a me
indirizzata, sentii ridestarsi in me l’antico affetto per quell’argomento; e
sembrandomi che spigolare si potesse ancora in tal campo, vi rientrai, e
stesi alcuni versi in forma di risposta all’autore de’ Sepolcri, benché
pochissimo abbia io potuto giovarmi di quanto aveva prima concepito e
messo in carta sui Cimiteri.
Ippolito Pindemonte (1753-1828)• Calcedonio Reina, Amore e morte (1883).
Ippolito Pindemonte (1753-1828)• Mummia di Rosalia Lombardo, 1920.
Ippolito Pindemonte (1753-1828)
• La sua lirica è caratterizzata dalla sistemazione in versi
eleganti e vicini al gusto neoclassico di un’ispirazione
‘nordica’ e aperta al gusto del lugubre, dell’orrido, del
sublime.
• Tuttavia, il livello semantico resta piuttosto basso, tipico
di una lirica che segua una moda – quella del
sentimentalismo patetico – senza né entrare nel
profondo dell’animo umano né occuparsi dei problemi
reali che emergevano drammaticamente dalla società
(come invece aveva fatto il neoclassicismo
repubblicano e come farà Foscolo).
Ippolito Pindemonte (1753-1828)
• Tutto ciò si trova anche nelle altre opere o raccolte di
Pindemonte:
• le Poesie campestri,
• le Prose campestri,
• le Epistole,
• la tragedia Arminio,
• la stessa traduzione dell’Odissea, che l’opera di
maggior impegno del Pindemonte
Introduzione a Monti attraverso le discussioni
sulla lingua ispirate al neoclassicismo
Principali partecipanti alla discussione:
• l’abate veronese Antonio Cesari (1760-1828):
• «Tutti in quel benedetto tempo del 1300 parlavano e
scrivevano bene. I libri delle ragioni de’ mercatanti, i
maestri delle dogane, gli stratti delle gabelle e d’ogni
bottega menavano il medesimo oro. Senza che tutti
erano aggiustati e corretti, ci riluceva per entro un
certo natural candore, una grazia di schiette maniere e
dolci, che nulla più».
• Cura l’edizione del Vocabolario della Crusca del 1806-
1811 allegandole numerose giunte;
• Difende le scelte operate nel Dizionario nel saggio
Dissertazione sopra lo stato presente della lingua.
Introduzione a Monti attraverso le discussioni
sulla lingua ispirate al neoclassicismo
Principali partecipanti alla discussione:• Vincenzo Monti, in opposizione al Cesari, scrisse i 7 volumi
della Proposta di alcune correzioni e aggiunte al vocabolario
della Crusca (1817-1826), nei quali:
• rileva alcuni errori filologici del Cesari;
• confuta la legittimità di un vocabolario che trova le sue
fonti in un solo momento, sia pur importante, dello
sviluppo linguistico della nazione;
• sottolinea l’errore di costruire questo vocabolario su una
dimensione geografica limitatissima (Firenze e al
massimo la Toscana;
• Sottolinea la necessità di un vocabolario e di una
grammatica storica capace di creare uno strumento
linguistico che sia «la tavola rappresentativa di tutto il
sapere di una nazione».
Introduzione a Monti attraverso le discussioni
sulla lingua ispirate al neoclassicismo
• Monti:
• «La lingua che forma il solo legame d’unione tra questi
miseri avanzi degli antichi signori del mondo; lingua che
in mezzo a tanti dialetti è la sola per cui veniamo a
intenderci fra noi; e si toglie che a brevi distanze non
diveniamo gli uni e gli altri popolo straniero, ma
seguitiamo a dispetto della fortuna, ad essere pur
sempre famiglia italiana […] quindi lingua non Fiorentina,
non Senese, non Pistoiese, ma Italiana».
• Lingua d’arte, che rifiuta gli apporti dialettali, sostenuta, ricca
e raffinata.
• Quest‘o è il limite delle tesi montiane, che lo definiscono
culturalmente un classicista-illuminista;
• Ma sul piano ideologico, queste tesi sono la più coerente
difesa linguistica dell’idea di nazione italiana.
Vincenzo Monti (1754-1828)
• Sul rapporto tra letteratura classica e letteratura moderna:
Ma, dimando io, forse gli antichi hanno esaurito il bello
della poesia? Sarebbe lo stesso che dire che hanno
esaurito della natura, che hanno provato tutte le maniere
di sentire. Eppure le combinazioni, le esperienze, le
scoperte sì in fisica che in metafisica hanno a noi nepoti
procacciato un numero infinito di sensazioni ad essi ignote
[…], eppure Cornelio, Racine, Voltaire e persino
Shakespeare, sono pieni di sentimenti, di affetti ai quali
non giunse né Sofocle né Euripide; Milton e Klopstock
d’immagini e di pensieri non mai sognati da Omero, molto
meno da Virgilio; Gessner di grazie che non conobbe
Teocrito […]. Un uomo di buon senso e docile deve
prendere per guida e norma de’ suoi giudizi la ragione,
non mai l’autorità.
Vincenzo Monti (1756-1828)
• Opere principali:
• Prosopopea di Pericle, ode (1779)
• La bellezza dell’universo, poemetto (1781)
• Pellegrino apostolico, poemetto (1782)
• Pensieri d’amore. Versi (1783)
• Al signor di Montgolfier, ode (1784) [per il primo
viaggio umano in areostato del 1° dicembre 1783,
dedicata al signor di Montgolfier che aveva per primo
fatto salire al cielo un pallone areostatico senza
passeggeri].
• Teatro: Aristodemo (1786) + Galeotto Manfredi (1788)
→ influssi alfieriani e shakespeariani.
• Musogonia (poemetto in ottave: 1793, 1797, 1826).
• In morte di Hugo Bassville (Bassvilliana, poemetto:
1793 → per la morte di Nicolas-Jean Hugo detto
Bassville).
Vincenzo Monti (1756-1828)
• Il Prometeo (1797 → dedicato a Napoleone),
• Il fanatismo, La superstizione, Il pericolo (1797, cantiche
polemiche contro il papa, lo Stato della Chiesa, il potere
ecclesiastico e della religione),
• Per l’anniversario della caduta dell’ultimo re di Francia (1799)• Queste del periodo repubblicano di Monti sono Liriche:
- si propongono un fine pratico (far dimenticare il proprio
passato e trovare una sistemazione),
- nascono però anche dal superamento delle convinzioni.
Sono comunque tra i migliori esempi di quel neoclassicismo
repubblicano che voleva legittimare le conquiste moderne con il
riferimento alle civiche e liberatorie virtù antiche della Grecia
antica e di Roma repubblicana.
• La Mascheroniana (1800: poemetto in terzine per la morte di
Mascheroni che, presso il trono di Dio e alla presenza di
Giustizia e Pietà, rievoca le sciagure d’Italia con le ombre del
Parini, Verri e Beccaria).
Vincenzo Monti (1756-1828)
• Opere del periodo imperiale:
• Il beneficio (per l’incoronazione del 1805),
• l bardo della Selva nera (per le imprese germaniche fino ad
Austerlitz, 1806),
• la Spada di Federico II (per altre vittorie in Germania,
1806),
• la Palingenesi politica (per le campagne di Spagna, 1809),
• 1810-1811: traduzione dell’Iliade in due tomi (nel 1812, nel
1820 e nel 1825 ne cura altre edizioni rivedute) di cui vengono
poste le basi metodologiche nelle Considerazioni sulle
difficoltà di ben tradurre la protasi dell’Iliade (1807). Per
Foscolo, Monti era il «gran traduttor de’ traduttor d’Omero».
• Opere successive al 1815:
• Il mistico omaggio (1815),
• Il ritorno d’Astrea (1816),
• L’invito a Pallade (1819).
La portata culturale e politica dell’opera di
Monti
• Giudizio di Leopardi su Vincenzo Monti:
«Tutto quello che spetta all’anima al fuoco all’affetto
all’impeto vero e profondo sia sublime, sia
massimamente tenero gli manca affatto. Egli è un poeta
veramente dell’orecchio e dell’immaginazione, del cuore
in nessun modo».
• Monti è giudicato importante dalla critica soprattutto come
animatore e mediatore della cultura neoclassica, ossia
come interprete dei vari orientamenti del gusto e delle
inquietudini culturali dell’età a cavallo tra la Rivoluzione e
Napoleone.
• In ogni caso, Monti venne ammirato da molti autori italiani
e da molti autori stranieri: da Byron a Stendhal a Madame
de Staël.
Ugo Foscolo (1778-1827)
Foscolo sperava che gli Italiani dopo
Napoleone potessero conquistare
finalmente la propria indipendenza, ma sa
di essersi ingannato:
«Non lo nego: e chi non s’inganna? E chi,
quand’anche tema d’ingannarsi, lascia
intentato ciò che accarezza la passione
perpetua della sua vita?».
La prima parola chiave per capire la
biografia di Foscolo è: passione!
Ugo Foscolo (1778-1827)
Passione =
1) passione con la quale vive gli ideali di
libertà, di indipendenza e d’unità del paese;
2) passione con ci vive la sua alta
vocazione all’arte (ma a un’arte di forte
impronta civile);
3) Passione con cui vive le sue vicende
sentimentali.
Quindi, quella di Foscolo è una biografia
pienamente ‘romantica’.
Ugo Foscolo (1778-1827)
La seconda parola chiave per capire la
biografia di Foscolo è libertà, il cui concetto
gli deriva da:
1) gli scrittori classici e moderni: Plutarco
(Vite parallele), Tacito (Storie, Annali),
Dante;
2) la Rivoluzione francese;
3) il generale Bonaparte che al comando di
un esercito di straccioni sconfigge gli
eserciti dei tiranni.
Ugo Foscolo (1778-1827)
Il dilemma di Foscolo nel 1815:
1) no all’Austria e al ritorno dell’antico
regime, superato nelle coscienze dai valori
e dai grandi princìpi della Rivoluzione
francese.
2) no anche a Napoleone, che ha tradito
quei valori e quei principi.
Scelte rimanenti: il suicidio? L’esilio?
Ugo Foscolo (1778-1827)
Ultime lettere di Jacopo Ortis
Al lettore
Pubblicando queste lettere, io tento di erigere unmonumento alla virtù sconosciuta; e diconsecrare alla memoria del solo amico mioquelle lagrime, che ora mi si vieta di spargere sula sua sepoltura. E tu, o Lettore, se uno non seidi coloro che esigono dagli altri quell’eroismo dicui non sono eglino stessi capaci, darai, spero,la tua compassione al giovine infelice dal qualepotrai forse trarre esempio e conforto.
Lorenzo Alderani
Redazioni e vicende editoriali dell’Ortis:
1796: prima menzione del romanzo nel Piano deglistudi (ispirato dall’amore per Isabella Teotochi-Albrizzi e dalla lettura di Julie, ou la NouvelleHéloïse di Rousseau)
1798: prima edizione bolognese → 45 lettere
1799: edizione pirata a cura di Angelo Sassoli,intitolata Vera storia di due amanti infelici;
1802: seconda redazione ed edizione a Milano;
1816: terza redazione (pochi ritocchi formali) ededizione a Zurigo con una letteraantinapoleonica e una Notizia bibliografica;
1817: quarta redazione (poche correzioni) ededizione londinese.
Da’ colli Euganei, 11 Ottobre 1797
Il sacrificio della patria nostra è consumato: tutto èperduto; e la vita, seppure ne verrà concessa, non ciresterà che per piangere le nostre sciagure, e la nostrainfamia. Il mio nome è nella lista di proscrizione, lo so:ma vuoi tu ch'io per salvarmi da chi m’opprime micommetta a chi mi ha tradito? Consola mia madre: vintodalle sue lagrime le ho obbedito, e ho lasciato Veneziaper evitare le prime persecuzioni, e le più feroci. Ordovrò io abbandonare anche questa mia solitudineantica, dove, senza perdere dagli occhi il mio sciaguratopaese, posso ancora sperare qualche giorno di pace? Tumi fai raccapricciare, Lorenzo; quanti sono dunque glisventurati? E noi, purtroppo, noi stessi italiani ci laviamole mani nel sangue degl’italiani. Per me segua che può.Poiché ho disperato e della mia patria e di me, aspettotranquillamente la prigione e la morte. Il mio cadaverealmeno non cadrà fra le braccia straniere; il mio nomesarà sommessamente compianto da’ pochi uomini,compagni delle nostre miserie; e le mie ossa poserannosu la terra de' miei padri.
26 Ottobre
La ho veduta, o Lorenzo, la divina fanciulla; e te ne ringrazio.La trovai seduta miniando il proprio ritratto. Si rizzòsalutandomi come s’ella mi conoscesse, e ordinò a unservitore che andasse a cercar di suo padre. Egli non sisperava, mi diss’ella, che voi sareste venuto; sarà per lacampagna; né starà molto a tornare. Una ragazzina le corsefra le ginocchia dicendole non so che all’orecchio. È un amicodi Lorenzo, le rispose Teresa, è quello che il babbo andò atrovare l’altr’jeri. Tornò frattanto il signor T***: m’accoglievafamigliarmente, ringraziandomi che io mi fossi sovvenuto dilui. Teresa intanto, prendendo per mano la sua sorellina,partiva. Vedete, mi diss’egli, additandomi le sue figliuole cheuscivano dalla stanza; eccoci tutti. Proferì, parmi, questeparole come se volesse farmi sentire che gli mancava suamoglie. Non la nominò. Si ciarlò lunga pezza. Mentr’io stavaper congedarmi, tornò Teresa: Non siamo tanto lontani, midisse; venite qualche sera a veglia con noi. Io tornava a casacol cuore in festa. - Che? lo spettacolo della bellezza bastaforse ad addormentare in noi tristi mortali tutti i dolori? vediper me una sorgente di vita: unica certo, e chi sa! fatale. Mase io sono predestinato ad avere l’anima perpetuamente intempesta, non è tutt'uno?
23 Ottobre
[…] V’era con lui un tale; credo, lo sposo promesso di sua figlia.Sarà forse un bravo e buono giovine; ma la sua faccia non dicenulla. […]
1° Novembre
[…] Se nondimeno non vi fosse quello sposo, perché davvero - ionon odio persona del mondo, ma vi sono cert'uomini ch’io hobisogno di vedere soltanto da lontano. – Suo suocero me n’andavatessendo jer sera un lungo elogio in forma di commendatizia: buono- esatto - paziente! e niente altro? possedesse queste doti conangelica perfezione, s’egli avrà il cuore sempre così morto, e quellafaccia magistrale non animata mai né dal sorriso dell’allegria, né daldolce silenzio della pietà, sarà per me un di que’ rosaj senza fioriche mi fanno temere le spine. Cos’è l'uomo se tu lo abbandoni allasola ragione fredda, calcolatrice? scellerato, e scelleratobassamente. - Del resto, Odoardo sa di musica; giuoca bene ascacchi; mangia, legge, dorme, passeggia, e tutto con l’oriuolo allamano; e non parla con enfasi se non per magnificare tuttavia la suaricca e scelta biblioteca. Ma quando egli mi va ripetendo con quellasua voce cattedratica, ricca e scelta, io sto lì lì per dargli unasolenne smentita. Se le umane frenesie che col nome di scienze edi dottrine si sono iscritte e stampate in tutti i secoli, e da tutte legenti, si riducessero a un migliajo di volumi al più, e’ mi pare che lapresunzione de’ mortali non avrebbe da lagnarsi - e via sempre conqueste dissertazioni.
20 Novembre
Arquà è discosto, come tu sai, quattro miglia dalla mia casa;ma per più accorciare il cammino prendemmo la via dell’erta.S’apriva appena il più bel giorno d’autunno. Parea che Notteseguìta dalle tenebre e dalle stelle fuggisse dal Sole, cheuscia nel suo immenso splendore dalle nubi d’oriente, quasidominatore dell’universo; e l’universo sorridea. Le nuvoledorate e dipinte a mille colori salivano su la volta del cielo chetutto sereno mostrava quasi di schiudersi per diffondere sovrai mortali le cure della Divinità. Io salutava a ogni passo lafamiglia de’ fiori e dell’erbe che a poco a poco alzavano ilcapo chinato dalla brina. Gli alberi susurrando soavemente,faceano tremolare contro la luce le gocce trasparenti dellarugiada; mentre i venti dell’aurora rasciugavano il soverchioumore alle piante. Avresti udito una solenne armoniaspandersi confusamente fra le selve, gli augelli, gli armenti, ifiumi, e le fatiche degli uomini: e intanto spirava l’ariaprofumata delle esalazioni che la terra esultante di piaceremandava dalle valli e da’ monti al Sole, ministro maggioredella Natura. - Io compiango lo sciagurato che può destarsimuto, freddo e guardare tanti beneficj senza sentirsi gli occhibagnati dalle lagrime della riconoscenza.
15 maggio
O Amore! le arti belle sono tue figlie; tu primo hai guidato su laterra la sacra poesia, solo alimento degli animali generosi chetramandano dalla solitudine i loro canti sovrumani sino alle piùtarde generazioni, spronandole con le voci e co' pensierispirati dal cielo ad altissime imprese: tu raccendi ne' nostripetti la sola virtù utile a’ mortali, la Pietà, per cui sorridetalvolta il labbro dell'infelice condannato ai sospiri: e per terivive sempre il piacere fecondatore. degli esseri, senza delquale tutto sarebbe caos e morte. Se tu fuggissi, la Terradiverrebbe ingrata; gli animali, nemici fra loro; il Sole, focomalefico; e il Mondo, pianto, terrore e distruzione universale.Adesso che l'anima mia risplende di un tuo raggio, iodimentico le mie sventure; io rido delle minacce della fortuna,e rinunzio alle lusinghe dell'avvenire. – [segue nella slidesuccessiva…]
O Lorenzo! sto spesso sdrajato su la riva del lago de' cinquefonti: mi sento vezzeggiare la faccia e le chiome dai venticelliche alitando sommovono l'erba, e allegrano i fiori, eincrespano le limpide acque del lago. Lo credi tu? io delirandodeliziosamente mi veggo dinanzi le Ninfe ignude, saltanti,inghirlandate di rose, e invoco in lor compagnia le Muse el'Amore; e fuor dei rivi che cascano sonanti e spumosi, vedouscir sino al petto con le chiome stillanti sparse su le spallerugiadose, e con gli occhi ridenti le Najadi, amabili custodidelle fontane. Illusioni! grida il filosofo. – Or non è tuttoillusione? tutto! Beati gli antichi che si credeano degni de' bacidelle immortali dive del cielo; che sacrificavano alla Bellezza ealle Grazie; che diffondeano lo splendore della divinità su leimperfezioni dell'uomo, e che trovavano il BELLO ed il VEROaccarezzando gli idoli della lor fantasia! Illusioni! ma intantosenza di esse io non sentirei la vita che nel dolore, o (che mispaventa ancor più) nella rigida e nojosa indolenza: e sequesto cuore non vorrà più sentire, io me lo strapperò dalpetto con le mie mani, e lo caccerò come un servo infedele.
25 Maggio
Tornerò, Lorenzo: conviene ch'io esca; il mio cuore si
gonfia e geme come se non volesse starmi più in petto:
su la cima di un monte mi sembra d'essere alquanto più
libero; ma qui nella mia stanza – sto quasi sotterrato in
un sepolcro. –
Sono salito su la più alta montagna: i venti
imperversavano; io vedeva le querce ondeggiar sotto a'
miei piedi; la selva fremeva come mar burrascoso, e la
valle ne rimbombava; su le rupi dell'erta sedeano le
nuvole - nella terribile maestà della Natura la mia anima
attonita e sbalordita ha dimenticato i suoi mali, ed è
tornata alcun poco in pace con se medesima.
20 Novembre
Non sono felice! mi disse Teresa; e con questa parola mi strappòil cuore. Io camminava al suo fianco in un profondo silenzio.Odoardo raggiunse il padre di Teresa; e ci precedevanochiacchierando. La Isabellina ci tenea dietro in braccioall’ortolano. Non sono felice! - io aveva concepito tutto il terribilesignificato di queste parole, e gemeva dentro l’anima,veggendomi innanzi la vittima che doveva sacrificarsi a’pregiudizi ed all’interesse. Teresa, avvedutasi della miataciturnità, cambiò voce, e tentò di sorridere […]
Tacque e si rivoltò addietro dicendo di volere aspettare laIsabellina che si era un po’ dilungata da noi; ma io sospettaich’ella m’avesse lasciato per nascondere le lagrime che leinnondavano gli occhi, e che forse non poteva più rattenere. Ma,e perché, le diss’io, perché mai non è qui vostra madre? - Da piùsettimane vive in Padova con sua sorella; vive divisa da noi eforse per sempre! Mio padre l’amava: ma da ch’ei s'è purostinato a volermi dare un marito ch’io non posso amare, laconcordia è sparita dalla nostra famiglia. La povera madre miadopo d’avere contraddetto invano a questo matrimonio, s’èallontanata per non aver parte alla mia necessaria infelicità. Iointanto sono abbandonata da tutti! ho promesso a mio padre, enon voglio disubbidirlo - ma e mi duole ancor più, che per miacagione la nostra famiglia sia così disunita - per me, pazienza!
Dopo due giorni ammalò. Il padre di Teresa andò avisitarlo, e si giovò di quell'occasione a persuaderlo ches'allontanasse da' colli Euganei. Come discreto egeneroso ch'egli era, stimava l'ingegno e l'animo diJacopo, e lo amava come il più caro amico ch'ei potesseaver mai; e m'accertò che in circostanze diverse avrebbecreduto d'ornare la sua famiglia pigliandosi per generoun giovine che se partecipava d'alcuni errori del nostrotempo, ed era dotato d'indomita tempra di cuore, avevaa ogni modo, al dire del signore T***, opinioni e virtùdegne de' secoli antichi. Ma Odoardo era ricco, e di unafamiglia sotto la cui parentela il signore T*** fuggiva allepersecuzioni e alle insidie de' suoi nemici, i quali loaccusavano d'avere desiderato la verace libertà del suopaese; delitto capitale in Italia. Bensì imparentandosiall'Ortis, avrebbe accelerato la rovina di lui, e dellapropria famiglia. Oltre di che aveva obbligata la sua fede;e per mantenerla s'era ridotto a dividersi da una moglie alui cara. Né i suoi bilanci domestici gli assentivano diaccasare Teresa con una gran dote, necessaria allemediocri sostanze dell'Ortis.
20 NovembreNoi proseguimmo il nostro breve pellegrinaggio fino a che ci apparvebiancheggiar dalla lunga la casetta che un tempo accoglieva
Quel Grande alla cui fama è angusto il mondoPer cui Laura ebbe in terra onor celesti.
Io mi vi sono appressato come se andassi a prostrarmi su lesepolture de’ miei padri, e come uno di que’ sacerdoti che taciti eriverenti s’aggiravano per li boschi abitati dagl’Iddii. La sacra casa diquel sommo italiano sta crollando per la irreligione di chi possiede untanto tesoro. Il viaggiatore verrà invano di lontana terra a cercare conmeraviglia divota la stanza armoniosa ancora dei canti celesti delPetrarca. Piangerà invece sopra un mucchio di ruine coperto diortiche e di erbe selvatiche fra le quali la volpe solitaria avrà fatto ilsuo covile. Italia! placa l’ombre de’ tuoi grandi. - Oh! io mi risovvengocol gemito nell’anima, delle estreme parole di Torquato Tasso. Dopod’essere vissuto quaranta sette anni in mezzo a’ dileggi de’ cortigiani,le noje de’ saccenti, e l’orgoglio de’ principi, or carcerato ed orvagabondo, e tuttavia melancolico, infermo, indigente; giacquefinalmente nel letto della morte e scriveva esalando l’eterno sospiro:Io non mi voglio dolere della malignità della fortuna, per non dire dellaingratitudine degli uomini, la quale ha pur voluto aver la vittoria dicondurmi alla sepoltura mendico. O mio Lorenzo, mi suonano questeparole sempre nel cuore! e’ mi par di conoscere chi forse un giornomorrà ripetendole.
13 maggio– Abbiate pace, o nude reliquie: la materiaè tornata alla materia; nulla scema, nullacresce, nulla si perde quaggiù; tutto sitrasforma e si riproduce – umana sorte!men felice degli altri chi men la teme. –
17 aprile[…] la Natura? ma se ne ha fatti quali pursiamo, non è forse matrigna?
La ferita era assai larga, e profonda; e sebbene nonavesse colpito il cuore, egli si affrettò la morte lasciandoperdere il sangue che andava a rivi per la stanza. Glipendeva dal collo il ritratto di Teresa tutto nero disangue, se non che era alquanto polito nel mezzo; e lelabbra insanguinate di Jacopo fanno congetturare ch’einell’agonia baciasse la immagine della sua amica. Stavasu lo scrittojo la Bibbia chiusa, e sovr’essa l’oriuolo; epresso, varj fogli bianchi; in uno de’ quali era scritto: Miacara madre: e da poche linee cassate, appena si potearilevare, espiazione; e più sotto; di pianto eterno. In unaltro foglio si leggeva soltanto l’indirizzo a sua madre,come se pentitosi della prima lettera ne avesseincominciata un’altra che non gli bastò il cuore dicontinuare.
Padova, 11 Dicembre
Nella Italia più culta, e in alcune città della Francia ho
cercato ansiosamente il bel mondo ch'io sentiva
magnificare con tanta enfasi: ma dappertutto ho trovato
volgo di nobili, volgo di letterati, volgo di belle, e tutti
sciocchi, bassi, maligni; tutti. Mi sono intanto sfuggiti que'
pochi che vivendo negletti fra il popolo o meditando nella
solitudine serbano rilevati i caratteri della loro indole non
ancora strofinata. Intanto io correva di qua, di là, di su, di
giù come le anime de' scioperati cacciate da Dante alle
porte dell'inferno, non reputandole degne di starsi fra'
perfetti dannati. In tutto un anno sai tu che raccolsi?
ciance, vituperj, e noja mortale.
Foscolo sul suo romanzo:
«Io lo amo assai perché è il
libro del mio cuore; ne
scriverò de’ migliori forse per
gli altri, ma nessuno mi farà
sentire tanto quanto questo».
Ugo Foscolo (1778-1827)
Alcune fonti dei sonetti
Meritatamente (VI)Corrispondenze:
1a quartina:
Properzio, «Meritatamente, poiché potei fuggire la
mia donna, / ora ragiono con le alcioni sulle onde
deserte».
1a terzina:
Alfieri: «tacito orror di solitaria selva / di sì dolce
tristezza il cor mi bea / che in essa al par di me non
si ricrea / tra’ figli suoi nessuna orrida belva».
Alla sera (I)Corrispondenze:
1a quartina:
Della Casa, «O sonno, o della quieta umida
ombrosa / notte placido figlio».
Influsso di Lucrezio → De rerum natura
Alla sera (I)Corrispondenze con l’Ortis (lettera del 23 maggio)
«Mi affaccio al balcone ora che la immensa luce del
sole si va spegnendo, e le tenebre rapiscono
all’universo que’ raggi languidi che balenano
sull’orizzonte; e nella opacità del mondo malinconico e
taciturno contemplo le immagini della Distruzione
divoratrice di tutte le cose».
Dei Sepolcri
Foscolo sui Sepolcri:
«I monumenti inutili a’ morti giovano a’ vivi perché
destano affetti virtuosi lasciati in eredità dalle persone
dabbene».
Dei SepolcriI Sepolcri come rinascita dell’illusione, che riafferma sul
piano del sentimento quanto è negato dall’intelletto e
che sembra incarnarsi nel significato che la tomba può
assumere nella vita dell’uomo e delle nazioni:
- la tomba come centro sul quale convergono la pietà e
il culto degli amici e dei parenti, che intrecciano con il
defunto una “celeste […] corrispondenza d’amorosi
sensi”;
- la tomba come simbolo delle memorie di tutta una
famiglia attraverso i secoli e che realizza una continuità
di valori da padre in figlio;
Dei Sepolcri- la tomba come segno stesso di civiltà dell’uomo che,
insieme al culto dei morti, ha creato i suoi valori
essenziali (le nozze, i tribunali, gli altari);
- la tomba che racchiude in sé i valori ideali e civili di
tutto un popolo (Santa Croce per gli italiani, Maratona
per i greci) che ad essa s’ispira per operare il proprio
riscatto;
- la tomba, infine, il cui significato si allarga a tutti gli
uomini del mondo e i cui valori non sono travolti dal
tempo ma eternati dal canto dei poeti (Aiace, Ettore).
Struttura dei Sepolcri
- L’esordio (vv. 1-50 prime tre strofe).
- La polemica e l’esempio del Parini, (vv. 51-90,
quarta strofa).
- La funzione civile dei sepolcri (vv. 91-150, quinta
strofa).
- Le tombe in Santa Croce (vv. 151-212, sesta
strofa).
- La terza apostrofe a Pindemonte (vv. 213-225,
settima strofa).
- Le tombe dei grandi Troiani e la funzione della
poesia (vv. 226-295, ottava strofa).
Struttura dei Sepolcri
Da notare:
- la progressione cronologica del poema: dal
presente all’antichità più remota e mitica;
- la progressione poetica: da Parini (poeta civile e
satirico) ad Alfieri (poeta tragico e precursore
dell’idea di nazione italiana) ad Omero (poeta epico
che attinge al sublime e massimo interprete della
funzione eternatrice della poesia).