16
L’Europa cresce con un buon ritmo In linea con la congiuntura economica generale, nel 2006 i flussi d’investimento esteri verso l’Europa hanno ripreso il loro ritmo di sviluppo, attestandosi a 3531 operazioni realizzate (+15% ). Ancora una volta, la classifica dei singoli paesi oggetto d’investimento è guidata da Gran Bretagna e Francia, verso le quali è stata nuovamente rivolta una quantità di iniziative superiore al 35% del totale europeo. Tra i paesi con maggiore dinamismo, si distingue soprattutto la Spagna, che si colloca saldamente alle spalle della Germania per numero d’investimenti ricevuti. Appare piuttosto stabile, rispetto al periodo precedente, l’andamento complessivo dei paesi dell’Europa centrale e orientale, dove la crescita di Romania e Bulgaria contrappesa la flessione di altri territori. Quanto ai paesi d’origine degli investimenti, gli Stati Uniti accrescono leggermente il loro primato, sia per la quantità di operazioni realizzate che per la quota relativa conquistata sulle altre aree principali. Tra queste ultime, Germania e Gran Bretagna si rafforzano, mentre viene confermata la spinta economica di Cina e India. Executive Summary L’Italia attira qualche investimento in più, ma non risolve le criticità percepite L’Italia migliora i propri risultati e si porta al 14° posto tra i paesi oggetto d’investimenti esteri. Nonostante ciò, il paese resta debole rispetto ad altre economie nazionali molto meno significative e, in tal modo, fa risaltare nuovamente il peso delle criticità strutturali da cui è colpito. Nell’ottica del management, sono identificati come punti di forza del contesto italiano soltanto alcuni aspetti ambientali e le competenze nel design, ma essi non giungono tuttavia a superare la concorrenza rappresentata dai principali paesi occidentali e asiatici. In misura ancora maggiore rispetto al passato, dunque, il paese viene tuttora percepito, nel complesso, in una condizione statica e piuttosto opaca. In base a questi elementi, le prossime evoluzioni attese per l’Italia oscillano tra il pessimismo prevalente di chi non ha fiducia in mutamenti sostanziali e una discreta quota di quanti scommettono comunque su un progresso dell’intero sistema. Di conseguenza, vi sono poche intenzioni di effettuare nuovi investimenti nel territorio italiano, ma restano limitati anche gli stessi progetti di 1

LEuropa cresce con un buon ritmo In linea con la congiuntura economica generale, nel 2006 i flussi dinvestimento esteri verso lEuropa hanno ripreso il

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L’Europa cresce con un buon ritmo

In linea con la congiuntura economica generale, nel 2006 i flussi d’investimento esteri verso l’Europa hanno ripreso il loro ritmo di sviluppo, attestandosi a 3531 operazioni realizzate (+15% ).

Ancora una volta, la classifica dei singoli paesi oggetto d’investimento è guidata da Gran Bretagna e Francia, verso le quali è stata nuovamente rivolta una quantità di iniziative superiore al 35% del totale europeo.

Tra i paesi con maggiore dinamismo, si distingue soprattutto la Spagna, che si colloca saldamente alle spalle della Germania per numero d’investimenti ricevuti.

Appare piuttosto stabile, rispetto al periodo precedente, l’andamento complessivo dei paesi dell’Europa centrale e orientale, dove la crescita di Romania e Bulgaria contrappesa la flessione di altri territori.

Quanto ai paesi d’origine degli investimenti, gli Stati Uniti accrescono leggermente il loro primato, sia per la quantità di operazioni realizzate che per la quota relativa conquistata sulle altre aree principali. Tra queste ultime, Germania e Gran Bretagna si rafforzano, mentre viene confermata la spinta economica di Cina e India.

Gli investimenti sono stati rivolti principalmente verso i settori software e servizi alle imprese, che hanno distaccato vistosamente gli altri comparti.

Executive Summary

L’Italia attira qualche investimento in più, ma non risolve le criticità percepite

L’Italia migliora i propri risultati e si porta al 14° posto tra i paesi oggetto d’investimenti esteri. Nonostante ciò, il paese resta debole rispetto ad altre economie nazionali molto meno significative e, in tal modo, fa risaltare nuovamente il peso delle criticità strutturali da cui è colpito.

Nell’ottica del management, sono identificati come punti di forza del contesto italiano soltanto alcuni aspetti ambientali e le competenze nel design, ma essi non giungono tuttavia a superare la concorrenza rappresentata dai principali paesi occidentali e asiatici.

In misura ancora maggiore rispetto al passato, dunque, il paese viene tuttora percepito, nel complesso, in una condizione statica e piuttosto opaca.

In base a questi elementi, le prossime evoluzioni attese per l’Italia oscillano tra il pessimismo prevalente di chi non ha fiducia in mutamenti sostanziali e una discreta quota di quanti scommettono comunque su un progresso dell’intero sistema.

Di conseguenza, vi sono poche intenzioni di effettuare nuovi investimenti nel territorio italiano, ma restano limitati anche gli stessi progetti di delocalizzazione, guidati dall’obiettivo di consistenti risparmi di spesa.

Il carattere passivo mostrato dal territorio negli ultimi tempi, infine, spinge a riproporre con insistenza le indicazioni utili per il suo rilancio: semplificazione amministrativa e riforma fiscale sopra tutte le altre.

1

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Nazionalità delle aziende intervistate

819 manager internazionali e ha analizzato la capacità attrattiva del continente europeo, sia considerato nel suo complesso che nelle differenze emergenti in rapporto a singole aree e paesi.

1.2. Caratteristiche del campione

Il campione delle 206 interviste riguardanti la fase italiana dell’indagine è stato selezionato con l’obiettivo di fornire un’immagine rappresentativa del contesto imprenditoriale, tenendo conto dei suoi fondamentali fattori distintivi: il paese d’origine delle aziende e le loro dimensioni (dalla pmi alle grandi multinazionali), i principali settori d’attività e, in ultimo, le diverse funzioni aziendali.

I manager sono stati intervistati metà in Italia e metà all’estero (specialmente in Usa, Germania, UK e Francia), scegliendo tuttavia la nazionalità delle aziende da contattare in proporzione al peso di ciascun paese negli investimenti effettuati verso l’Italia.

1.1. Obiettivi generali e metodologia

Secondo un approccio ormai consolidato, l’indagine si propone di valutare la capacità attrattiva dell’Italia come area d’investimento per i capitali esteri, prendendo in esame tanto le reali operazioni di cui il paese è stato oggetto di recente, quanto le intenzioni per il futuro mostrate dai principali operatori economici. A tale scopo, lo studio comprende due tipologie d’informazioni complementari, che convergono in una visione complessiva:

l’andamento effettivo dei flussi d’investimento diretti verso i paesi europei nel corso del 2006,

i punti di forza e di debolezza dell’Italia nella percezione del management internazionale, con l’indicazione degli aspetti più rilevanti che potranno determinare le prossime scelte d’investimento.

L’indagine, dunque, racchiude una doppia serie di dati.

In primo luogo, l’esame degli investimenti realizzati nel 2006 si basa sulle informazioni presenti nel rapporto “Ernst

1. L’indagine

2

& Young European Investment Monitor” che registra, con cadenza annuale, sia i nuovi investimenti diretti verso ipaesi europei che l’estensione degli investimenti già effettuati in passato, segnalando soltanto le operazioni realmente intraprese ed escludendo, invece, le iniziative solo programmate ed i progetti futuri.

Quanto alle opinioni del management internazionale, esse sono state raccolte attraverso 206 interviste telefoniche condotte con il sistema CATI (Computer Assisted Telephonic Interviewer), nel marzo 2007.

I risultati di queste due rilevazioni, infine, sono stati integrati con gli elementi messi a disposizione dallo studio di Ernst & Young denominato “European Attractiveness” che, in base alla stessa metodologia telefonica, ha coinvolto

PRESENTE E FUTURO DEGLI INVESTIMENTI ESTERI IN ITALIA

0,5%

0,5%

0,5%

0,5%

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1%

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2%

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6%

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Australia

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Finlandia

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Svizzera

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Francia

UK

Germania

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0,5%

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Australia

Canada

Corea

Spagna

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Norvegia

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Finlandia

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Svizzera

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Settori di attività delle aziende intervistate

Le dimensioni delle aziende coinvolte nell’indagine - rispecchiando la suddivisione tra piccole, medie e grandi imprese - sono comprese nelle categorie seguenti:

meno di 150 milioni di euro di fatturato,

da 150 a 1500 milioni,

oltre 1500 milioni.Classi di fatturatodelle aziende intervistate

3

Nell’ottica delle funzioni aziendali su cui si è focalizzata la ricerca, il posto più ampio è stato riservato ai direttori finanziari, davanti ai responsabili dello sviluppo strategico e ai top executive delle imprese:

4% Presidenti e CEO,

6% Vicepresidenti e direttori generali,

12% Responsabili sviluppo strategico,

74% Responsabili finanziari,

4% Chief executive manager.

Le aziende intervistate operano in quattro principali comparti d’attività, tra i quali il più importante è quello dei beni di consumo, seguito dall’aggregato dei comparti automobilistico, energetico e dell’industria pesante.

Da 150 milioni a 1,5 miliardi di euro

47%

Oltre 1,5 miliardi di euro

9% Meno di 150 milioni di euro

44%

Beni di consumo 33%

Private & business services

13%

Altro

3%

Industria

Chimica e Farmaceutica

9%

Telecomunicazioni

e High-Tech 7% Prodotti industriali /

Automotive / Energia

35%

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Investimenti esteri verso le subaree dell’Europaoccidentale e dell’Europa centro-orientale (2000-2006)

Numero di operazioni d’investimento in Europa

2. Scenario europeo: i flussi d’investimento nel 2006

2.2. Andamento degli investimenti per paese

In una prospettiva generale, la classifica dei paesi che ricevono il maggior numero d’investimenti in Europa non presenta cambiamenti rilevanti, a parte qualche avvicendamento nelle prime posizioni.

Tra i percettori d’investimenti, infatti, restano invariati i posti di testa: la Gran Bretagna rafforza il suo primato, mentre la Francia si mantiene in una condizione di stabilità e la Germania progredisce in modo significativo.

Un ampio avanzamento interessa anche le operazioni rivolte verso la Spagna, che passa così dal sesto al quarto posto della classifica europea, lasciandosi alle spalle il Belgio, nonostante quest’ultimo confermi i buoni risultati già raggiunti in precedenza.

Migliora anche l’Italia, che scala la classifica di quattro posizioni.

4

Esaminando i dati in un’ottica territoriale, si può osservare come all’interno del continente europeo si sia ancora accentuata la differenza nelle performance delle due principali subaree in termini di capacità attrattiva. Gli investimenti effettuati nei territori occidentali si sono ulteriormente consolidati, giungendo a rappresentare il 74,5% delle operazioni europee, mentre la subarea centrale e orientale ha subito una flessione e ha ridotto la propria quota complessiva al 25,5%.

2.1. Andamento degli investimenti in Europa

Nell’ambito degli investimenti compiuti in Europa, la forte spinta evolutiva che era emersa nel corso del 2004, dopo il rallentamento del 2005, ha mostrato un nuovo slancio nel periodo successivo.

Con 3.531 progetti realizzati, infatti, il 2006 ha fatto segnare un incremento del 15%, con una buona ripresa della fase di sviluppo anteriore.

PRESENTE E FUTURO DEGLI INVESTIMENTI ESTERI IN ITALIA

1931

2885 30663531

2003 2004 2005 2006

+ 49 %

+ 6 %

+ 15 %

17% 24%

30% 26%

33% 29%

83% 76%

70% 74% 67% 71%

2000 2001 2002 2003 2004 2005

Area centro-

orientale

Area occidentale

74,5%

2006

25,5%

Area centro-

orientale

Area occidentale

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Occorre però osservare come si sia accresciuta la distanza tra i leader della classifica e le altre aree del vecchio continente: i primi quattro paesi, infatti, ricevono la metà degli investimenti complessivi destinati al suolo europeo.

Nonostante tale rafforzamento dei territori occidentali, tuttavia, nell’area centrale e orientale l’andamento delle operazioni resta complessivamente stabile, con l’avvicendamento tra alcuni paesi che indeboliscono la

propria posizione (Slovacchia, Polonia, Russia) e altri che la sviluppano (Romania, Bulgaria). Gli stessi territori nordici, d’altra parte, conoscono una conferma o, talvolta, una crescita degli investimenti esteri. In base alle vicende rilevate nel 2006, quindi, si può concludere che la fase espansiva ha rafforzato ulteriormente i paesi leader, sebbene i suoi effetti siano ricaduti, in qualche misura, anche su parte delle altre aree europee.

5

Paesi destinatari degli investimenti esteri Numero di operazioni realizzate

Classifica 2006 Operazioni ricevute nel

2006 Paesi Classifica 2005

Operazioni ricevute nel

2005

1 686 Gran Bretagna 1 559

2 565 Francia 2 538

3 286 Germania 3 181

4 212 Spagna 6 147

5 185 Belgio 4 180

6 152 Polonia 4 180

7 140 Romania 12 85

8 136 Svizzera 11 93

9 113 Svezia 10 96

9 113 Repubblica Ceca 7 116

11 108 Ungheria 8 115

12 95 Olanda 13 82

13 87 Russia 9 111

14 74 Italia 18 49

14 74 Irlanda 15 67

16 68 Bulgaria - 32

17 56 Austria 16 59

18 46 Slovacchia 14 70

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Principali paesi d’origine degli investimenti

Nelle posizioni successive, la Svizzera si distingue per il suo accresciuto dinamismo e viene confermata la spinta economica di India e Cina, ormai insediate autorevolmente tra i principali investitori nel continente europeo rispettivamente con 78 e 58 operazioni realizzate *. Alle spalle del leader statunitense, anche gli altri principali paesi condividono un analogo andamento e ampliano il numero di iniziative dirette verso l’Europa. L’impulso maggiore, in quest’ambito, è stato impresso dalla Germania e, soprattutto, dalla Gran Bretagna, che compie un notevole balzo in avanti, pur restando ancora lontana dal raggiungere la seconda posizione della classifica globale. Nel 2006, tra le aree d’origine degli investimenti si è riscontrato lo stesso fenomeno riguardante quelle che ne sono oggetto: i paesi leader ripropongono interamente il proprio ruolo guida, al punto che i primi quattro determinano il 53% di tutti i progetti portati a termine.

SCENARIO EUROPEO: I FLUSSI D’INVESTIMENTO NEL 2006

6 PRESENTE E FUTURO DEGLI INVESTIMENTI ESTERI IN ITALIA

2.3. Paesi d’origine degli investimenti

Le tendenze che si sono manifestate negli ultimi anni in rapporto alla provenienza degli investimenti esteri realizzati in Europa, nel 2006 hanno trovato una nuova conferma. Gli Stati Uniti restano di gran lunga i principali investitori nel vecchio continente, con una presenza molto più incisiva rispetto agli altri paesi e una quota che arriva a rappresentare il 28% delle operazioni totali (26,5% nel 2005). Nell’ultimo anno, infatti, è aumentato il numero dei singoli investimenti realizzati (990 operazioni nel 2006, contro 881 nel 2005) e lo sviluppo statunitense ha eguagliato il passo, piuttosto sostenuto, di altre aree. La classifica dei paesi d’origine degli investimenti, nel suo insieme, non subisce variazioni rilevanti in rapporto al 2005 e si presenta, anzi, del tutto invariata nei primi cinque posti.

* Ai 58 investimenti cinesi si aggiungono le 6 operazioni partite dal territorio di Hong-Kong .

Paesi Operazioni realizzate nel 2006 Operazioni realizzate nel 2005

USA 990 881

Germania 449 419

Gran Bretagna 239 177

Giappone 189 161

Francia 169 159

Svizzera 113 86

Olanda 102 104

Canada 78 70

India 78 49

Italia 74 93

Austria 73 102

Belgio 59 58

Cina 58 42

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48%

33%

26%

18%

12%11% 11%

8%7% 7%

Cina USA India Germania Russia UK Polonia Giappone Brasile Rep. Ceca

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12%11% 11%

8%7% 7%

Cina USA India Germania Russia UK Polonia Giappone Brasile Rep. Ceca

3.1. Fattori attrattivi

L’analisi degli investimenti diretti verso il territorio europeo nel 2006 ha confermato il profilo piuttosto debole dell’Italia, per quanto in graduale miglioramento nel corso degli ultimi anni. In sostanza, nell’ottica degli investitori esteri, il reale interesse esercitato dal paese non sembra in linea con il potenziale della sua economia, la cui forza viene ridimensionata da alcuni fattori strutturali che ne inficiano le attrattive. Non sono dissimili, a tale riguardo, le opinioni espresse dal management. I decisori aziendali ribadiscono le loro perplessità nei confronti dell’Italia e dei nodi strutturali che da tempo ne caratterizzano l’immagine. Valutando i fattori decisivi nella scelta dei siti d’investimento ed i paesi in cui tali fattori trovano la loro migliore attuazione, il management ripete da tempo il suo giudizio incerto sull’Italia e sospende, in qualche caso, l’apprezzamento per quegli aspetti che, in precedenza, apparivano più solidi e convincenti. Ancora una volta, le percezioni dei manager non sembrano individuare dei veri tratti di eccellenza e, in definitiva, si fissano in un’immagine “bloccata” del paese, delle sue difficoltà storiche e delle relative soluzioni. I punti di forza riconosciuti al nostro territorio, come ora vedremo in dettaglio, riguardano alcuni aspetti ambientali, che rappresentano il contesto entro il quale dovrebbero inscriversi i fattori più direttamente

3. L’immagine dell’Italia come area d’investimento ed i suoi concorrenti

collegati alle attività economiche. Tali fattori, però, appaiono di fatto non convincenti e non commisurati alle esigenze degli investitori, sebbene se ne percepisca un certo progresso nell’ultimo triennio. Oltre a ciò, in una considerazione globale, l’Italia si distingue di nuovo soltanto per le sue abilità nel design, che tuttavia non ne fanno il leader mondiale e ne decretano un ruolo comunque meno rilevante rispetto ad altre aree. Non sorprende, pertanto, che il territorio italiano compaia in una posizione molto arretrata della classifica generale dei paesi verso cui i decisori aziendali ritengono che convenga orientare i flussi d’investimento.

Tale classifica annovera, oltre alle maggiori economie mondiali, una serie di aree emergenti, dove le condizioni che attraggono le operazioni estere sono state particolarmente favorite. A Cina, Usa e India fanno seguito, quindi, Germania, Gran Bretagna e Giappone, ma anche l’area est-europea costituita da Russia, Polonia e Repubblica Ceca e, significativamente, il Brasile.

La prime posizioni ripropongono la competizione che è in atto tra le storiche economie di mercato ed i nuovi attori emergenti, che hanno creato presupposti estremamente favorevoli all’attrazione dei capitali stranieri e raccolgono oggi i frutti dei profondi interventi strutturali compiuti nel proprio mercato interno negli anni passati.

16 PRESENTE E FUTURO DEGLI INVESTIMENTI ESTERI IN ITALIA

Primi 10 paesi indicati comemigliori siti d’investimento

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Punti di forza del territorio italiano

17

Il management internazionale cita espressamente, tra i punti di forza italiani, due elementi che costituiscono un generale contorno positivo degli altri criteri d’investimento. Si tratta, come già rilevato in precedenza, della qualità della vita e della cultura locale, a cui fanno seguito le specifiche competenze attribuite al paese e il livello di qualificazione della forza lavoro. Molto apprezzate sono pure le infrastrutture per le telecomunicazioni e la stabilità

dell’ambiente sociale.In una visione d’insieme, le caratteristiche del territorio appaiono essenzialmente stabili nel medio periodo, con un impulso anzi a consolidare il proprio livello di apprezzamento. Infatti, nell’arco di un triennio, nessuno dei punti di forza rilevati ha subito una flessione ma, al contrario, la maggior parte di essi hanno piuttosto migliorato i propri risultati.

11% 37% 24% 8% 20%

11% 47% 24% 11% 7%

11% 43% 34% 11%

13% 58% 22% 5%

16% 60% 15% 7% 2%

17% 48% 22% 8% 5%

17% 60% 13% 5% 5%

21% 50% 15% 8% 6%

33% 44% 16% 5% 3%

46% 43% 6% 3%

77%

71%

77%

65%

76%

71%

54%

58%

=

48%

2%

2%

APERTURA DEGLI INVESTITORI LOCALI

POTENZIALE DI CRESCITA PRODUTTIVA

INFRASTR. PER TRASPORTI E LOGISTICA

STABILITÀ DELL’AMBIENTE SOCIALE

INFRASTR. PER LE TELECOMUNICAZ.

MERCATO LOCALE

QUALIFICAZIONE DELLA FORZA LAVORO

SPECIFICHE EXPERTISE LOCALI

CULTURA E LINGUAGGIO LOCALI

QUALITÀ DELLA VITA

Molto attraente Abbastanza attraente Poco attraente Per nulla attraente Non sa

“Attrattività”totale

89% =2%

73%

59%

73%

66%

71%

68%

51%

50%

42%

Risultati2004

87%

11% 37% 24% 8% 20%

11% 47% 24% 11% 7%

11% 43% 34% 11%

13% 58% 22% 5%

16% 60% 15% 7% 2%

17% 48% 22% 8% 5%

17% 60% 13% 5% 5%

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33% 44% 16% 5% 3%

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77%

71%

77%

65%

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=

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2%

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APERTURA DEGLI INVESTITORI LOCALI

POTENZIALE DI CRESCITA PRODUTTIVA

INFRASTR. PER TRASPORTI E LOGISTICA

STABILITÀ DELL’AMBIENTE SOCIALE

INFRASTR. PER LE TELECOMUNICAZ.

MERCATO LOCALE

QUALIFICAZIONE DELLA FORZA LAVORO

SPECIFICHE EXPERTISE LOCALI

CULTURA E LINGUAGGIO LOCALI

QUALITÀ DELLA VITA

Molto attraente Abbastanza attraente Poco attraente Per nulla attraente Non sa

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Risultati2004

87%

77%

71%

77%

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=

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APERTURA DEGLI INVESTITORI LOCALI

POTENZIALE DI CRESCITA PRODUTTIVA

INFRASTR. PER TRASPORTI E LOGISTICA

STABILITÀ DELL’AMBIENTE SOCIALE

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MERCATO LOCALE

QUALIFICAZIONE DELLA FORZA LAVORO

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CULTURA E LINGUAGGIO LOCALI

QUALITÀ DELLA VITA

Molto attraente Abbastanza attraente Poco attraente Per nulla attraente Non sa

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APERTURA DEGLI INVESTITORI LOCALI

POTENZIALE DI CRESCITA PRODUTTIVA

INFRASTR. PER TRASPORTI E LOGISTICA

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MERCATO LOCALE

QUALIFICAZIONE DELLA FORZA LAVORO

SPECIFICHE EXPERTISE LOCALI

CULTURA E LINGUAGGIO LOCALI

QUALITÀ DELLA VITA

APERTURA DEGLI INVESTITORI LOCALI

POTENZIALE DI CRESCITA PRODUTTIVA

INFRASTR. PER TRASPORTI E LOGISTICA

STABILITÀ DELL’AMBIENTE SOCIALE

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MERCATO LOCALE

QUALIFICAZIONE DELLA FORZA LAVORO

SPECIFICHE EXPERTISE LOCALI

CULTURA E LINGUAGGIO LOCALI

QUALITÀ DELLA VITA

Molto attraente Abbastanza attraente Poco attraente Per nulla attraente Non saMolto attraente Abbastanza attraente Poco attraente Per nulla attraente Non sa

“Attrattività”totale

89% =2%

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Risultati2004

87%

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18

Approfondendo la percezione delle competenze tradizionalmente presenti nel paese, tuttavia, si mostra una condizione di maggiore incertezza di tali fattori attrattivi. In un confronto con le altre aree del mondo, l’Italia non

arriva a conquistare un primato assoluto neanche per il suo ruolo come centro di design, dato che viene superata in questo settore da Usa e Germania. E si tratta, appunto, del miglior piazzamento globale del territorio.

L’IMMAGINE DELL’ITALIA COME AREA D’INVESTIMENTO ED I SUOI CONCORRENTI

PRESENTE E FUTURO DEGLI INVESTIMENTI ESTERI IN ITALIA

I migliori centri di design

14%

10%8%

6% 6%5% 4% 4%

USA Germania Italia Francia UK India Cina Giappone

14%

10%8%

6% 6%5% 4% 4%

USA Germania Italia Francia UK India Cina Giappone

Occorre dunque considerare che i punti di forza del contesto italiano, quando sono rapportati alla concorrenza internazionale, vengono molto ridimensionati e non riescono a imporsi globalmente.

Per qualsiasi criterio d’investimento considerato in un’ottica operativa, finanziaria, territoriale o di rischio-paese, la preferenza tocca in modo sistematico ad altre aree, lasciando indietro il nostro territorio.

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19

3.2. Punti di debolezzaSe si rovescia la prospettiva e si procede a una valutazione dei punti di debolezza mostrati dall’area italiana, si osserva uno scenario analogo a quello scaturito dalle considerazioni precedenti. Le difficoltà “storiche” si ripropongono sostanzialmente immutate, dando la chiara impressione che nessun provvedimento sia stato davvero intrapreso per risolverle. Anzi, tali criticità evolvono nella direzione di un progressivo aggravamento, come si può concludere con certezza in base a una prospettiva pluriennale.

Ciò vale per le sfere dei sussidi alle imprese e della flessibilità del lavoro ma, soprattutto, per la percezione dei gravami fiscali che ricadono sulle aziende e, più in generale, per la scarsa trasparenza e stabilità del clima politico, legislativo e amministrativo.

In questi ultimi due casi, il peggioramento delle opinioni è stato alquanto marcato lungo il triennio di riferimento. Per nessuno dei principali parametri negativi presi in esame, d’altra parte, è stata registrata una regressione considerevole, pari o superiore a tre punti percentuali.

Debolezze del territorio italiano Risultati

2004

53%

50%

57%

40%

48%

43%

42%

NP

Tot. non attraente

63%

64%

55%

52%

39%

52%

41%

40%

33%

46%

=

=

=

=

5% 28% 46% 7% 14%

7% 33% 29% 6% 25%

7% 34% 34% 9% 15%

10% 42% 22% 5% 22%

11% 28% 36% 3% 22%

15% 37% 33% 4% 12%

15% 40% 30% 7% 7%

17% 47% 18% 3% 14%

21% 42% 27% 5% 4%

NORMATIVE AMBIENTALI

DISPONIBILITÀ E COSTO DEI SITI E

LORO REGOLAMENTAZIONE

DISPONIBILITÀ E QUALITÀ DI CENTRI R&D

SUSSIDI E MISURE DI SOSTEGNO ALLE IMPRESE

TRATTAMENTI SPECIALI RISERVATI A

MANAGER STRANIERI E HEADQUARTERS

NORME DI FLESSIBILITÀ DEL LAVORO

COSTO DEL LAVORO

TASSAZIONE PER LE AZIENDE

TRASPERENZA E STABILITÀ POLITICA,

LEGISLATIVA E AMMINISTRATIVA

Per niente attraente Poco attraente Abbastanza attraente Molto attraente Non sa

Risultati2004

53%

50%

57%

40%

48%

43%

42%

NP

Tot. non attraente

63%

64%

55%

52%

39%

52%

41%

40%

33%

46%

=

=

=

=

5% 28% 46% 7% 14%

7% 33% 29% 6% 25%

7% 34% 34% 9% 15%

10% 42% 22% 5% 22%

11% 28% 36% 3% 22%

15% 37% 33% 4% 12%

15% 40% 30% 7% 7%

17% 47% 18% 3% 14%

21% 42% 27% 5% 4%

NORMATIVE AMBIENTALI

DISPONIBILITÀ E COSTO DEI SITI E

LORO REGOLAMENTAZIONE

DISPONIBILITÀ E QUALITÀ DI CENTRI R&D

SUSSIDI E MISURE DI SOSTEGNO ALLE IMPRESE

TRATTAMENTI SPECIALI RISERVATI A

MANAGER STRANIERI E HEADQUARTERS

NORME DI FLESSIBILITÀ DEL LAVORO

COSTO DEL LAVORO

TASSAZIONE PER LE AZIENDE

TRASPERENZA E STABILITÀ POLITICA,

LEGISLATIVA E AMMINISTRATIVA

Per niente attraente Poco attraente Abbastanza attraente Molto attraente Non sa

Tot. non attraente

63%

64%

55%

52%

39%

52%

41%

40%

33%

46%

=

=

=

=

5% 28% 46% 7% 14%

7% 33% 29% 6% 25%

7% 34% 34% 9% 15%

10% 42% 22% 5% 22%

11% 28% 36% 3% 22%

15% 37% 33% 4% 12%

15% 40% 30% 7% 7%

17% 47% 18% 3% 14%

21% 42% 27% 5% 4%

NORMATIVE AMBIENTALI

DISPONIBILITÀ E COSTO DEI SITI E

LORO REGOLAMENTAZIONE

DISPONIBILITÀ E QUALITÀ DI CENTRI R&D

SUSSIDI E MISURE DI SOSTEGNO ALLE IMPRESE

TRATTAMENTI SPECIALI RISERVATI A

MANAGER STRANIERI E HEADQUARTERS

NORME DI FLESSIBILITÀ DEL LAVORO

COSTO DEL LAVORO

TASSAZIONE PER LE AZIENDE

TRASPERENZA E STABILITÀ POLITICA,

LEGISLATIVA E AMMINISTRATIVA

Per niente attraente Poco attraente Abbastanza attraente Molto attraente Non sa

Per comprendere in modo adeguato il punto di vista dei manager, infine, bisogna soffermarsi su alcune differenze che dipendono dall’ubicazione delle loro attività. I risultati delle interviste rivelano che la dirigenza aziendale operante in Italia mostra una concezione più benevola del territorio, in relazione a quasi tutti i criteri d’investimento. Fanno eccezione solo le debolezze costituite da tassazione delle imprese, costo del lavoro e stabilità del quadro

nazionale: rispetto ad esse, i manager presenti in Italia sono particolarmente severi. In tutti gli altri casi, però, è il management attivo all’estero ad aver espresso pareri molto più negativi, a conferma di quanto sia debole l’immagine del paese agli occhi degli osservatori stranieri e di come si riducano i suoi fattori attrattivi quando il giudizio viene espresso secondo punti di riferimento più ampi e immediatamente in rapporto ad altre aree.

Page 11: LEuropa cresce con un buon ritmo In linea con la congiuntura economica generale, nel 2006 i flussi dinvestimento esteri verso lEuropa hanno ripreso il

26 PRESENTE E FUTURO DEGLI INVESTIMENTI ESTERI IN ITALIA

Nella competizione globale l’Italia può contare, innanzi tutto, su un buon apprezzamento del suo livello tecnologico e del suo sistema educativo.

Mediamente stimati sono pure il ruolo internazionale, il

sistema sociale e sanitario, la crescita economica, mentre le critiche sono rivolte, come di consueto, allo stato in cui versa la ricerca scientifica e alle condizioni fiscali e legali che circondano le imprese.

Vantaggi e svantaggi del territorio italiano

16% 67% 10% 7%

30% 47% 15% 8%

39% 37% 22% 2%

42% 24% 22% 12%

46% 30% 18% 6%

46% 30% 22% 2%

50% 30% 15% 6%

57% 22% 19% 3%

Ambiente fiscale e legaledelle imprese

Status della ricerca

Livello di crescita economica

Sistema sanitario

Sistema sociale

Ruolo internazionaledel paese

Sistema educativo

Livello tecnologico

Vantaggio Svantaggio Né l’uno né l’altro Non sa

16% 67% 10% 7%

30% 47% 15% 8%

39% 37% 22% 2%

42% 24% 22% 12%

46% 30% 18% 6%

46% 30% 22% 2%

50% 30% 15% 6%

57% 22% 19% 3%

Ambiente fiscale e legaledelle imprese

Status della ricerca

Livello di crescita economica

Sistema sanitario

Sistema sociale

Ruolo internazionaledel paese

Sistema educativo

Livello tecnologico

Vantaggio Svantaggio Né l’uno né l’altro Non sa

Tralasciando i parametri più oggettivi e spostando l’attenzione verso le qualità e le caratteristiche generali che rendono il territorio potenzialmente attrattivo per i flussi d’investimento, vediamo che l’immagine dell’Italia presso i manager internazionali presenta ancora aspetti interessanti.

La capacità imprenditoriale, l’efficienza professionale e la

stessa capacità d’innovazione sono individuati come i suoi precipui elementi distintivi, ma con forti differenze tra gli intervistati ubicati in Italia e all’estero.

Questi ultimi, infatti, concordano nel premiare l’imprenditorialità italiana, esprimendo però adesioni molto meno convinte nei confronti dell’efficienza e dell’innovazione.

L’IMMAGINE DELL’ITALIA COME AREA D’INVESTIMENTO ED I SUOI CONCORRENTI

Page 12: LEuropa cresce con un buon ritmo In linea con la congiuntura economica generale, nel 2006 i flussi dinvestimento esteri verso lEuropa hanno ripreso il

27

Qualità riconosciute al territorio italiano*

In conclusione, attraverso un’articolata serie di approfondimenti, è stata così delineata l’immagine di un paese che, dovendo contrastare la concorrenza delle economie asiatiche (per l’attrazione di capitali e imprese) ed occidentali (per l’attrazione di talenti, headquarters, cluster produttivi, innovazione), non riesce a irrobustire e far progredire la sua condizione incerta, che tuttora annovera

rischi consistenti, ossia: performance generali non del tutto

persuasive, qualche punto di forza ben

consolidato ma contrappesato da alcuni svantaggi sistemici,

una riconosciuta capacità imprenditoriale che non può fare affidamento su condizioni adeguate o, almeno, su avviate iniziative di riforma.

* Totale >100; possibili 3 risposte.

1%

9%

4%

1%

2%

8%

10%

12%

13%

14%

18%

21%

26%

29%

32%

Non sa

Nulla/Niente di part.

Altro

Creatività

Qualità della vita/cultura

Protezione ambientale e sostenibiltà

Responsabilità etica e sociale

Uso di lingue straniere e

apertura verso l’estero

Organizz. dell’ambiente lavorativo

Governance delle imprese

Lavoro di squadra

Produttività del lavoro

Capacità d’innovazione

Efficienza professionale

Imprenditorialità

1%

9%

4%

1%

2%

8%

10%

12%

13%

14%

18%

21%

26%

29%

32%

Non sa

Nulla/Niente di part.

Altro

Creatività

Qualità della vita/cultura

Protezione ambientale e sostenibiltà

Responsabilità etica e sociale

Uso di lingue straniere e

apertura verso l’estero

Organizz. dell’ambiente lavorativo

Governance delle imprese

Lavoro di squadra

Produttività del lavoro

Capacità d’innovazione

Efficienza professionale

Imprenditorialità Manager esteri: 18%

Manager esteri: 13%

Uso di lingue straniere e apertura verso l’estero

Page 13: LEuropa cresce con un buon ritmo In linea con la congiuntura economica generale, nel 2006 i flussi dinvestimento esteri verso lEuropa hanno ripreso il

4. Valutazioni conclusive sull’area italiana

28

Percezione dell’Italia come area d’investimentinell’ultimo anno

Aspettative verso l’Italia per il prossimo triennio

Questi risultati influenzano anche la visione di medio termine, che non è priva, comunque, di una buona fiducia nelle potenzialità del territorio da parte di quanti scommettono su una ripresa della sua forza attrattiva (41%, ma l’opinione positiva è ascrivibile soprattutto ai manager residenti in Italia).

In questo caso, la presenza delle opinioni negative diviene decisamente marginale (6%), mentre oltre la metà degli interpellati non si aspetta alcuna forma di mutamento sostanziale (53%).

PRESENTE E FUTURO DEGLI INVESTIMENTI ESTERI IN ITALIA

4.1. Percezione attuale e attese futureLe ricorrenti difficoltà sistemiche hanno determinato, nella prospettiva degli operatori economici, una visione statica dell’area italiana.

Secondo l’opinione prevalente, il paese si è essenzialmente mantenuto in una situazione di stabilità nell’ultimo anno (70%, con una punta dell’83% tra gli intervistati all’estero), senza significativi miglioramenti o peggioramenti delle sue condizioni strutturali.

Soltanto una quota ridotta di manager ritiene, infatti, che lo scenario sia chiaramente deteriorato (11%) o evoluto (19%). Rispetto al 2006, si devono però rimarcare alcuni cambiamenti di rilievo: è quasi raddoppiata la quota di chi non rintraccia mutamenti nel territorio (da 38% a 70%) e, dunque, si riduce drasticamente anche il numero di quanti vi coglievano dei progressi (da 33% a 19%).

Ciò implica, insomma, la percezione di un rallentamento complessivo del paese, di una congiuntura recente in cui si è verificata una certa perdita di dinamismo.

4.2. Le intenzioni d’investimento e di delocalizzazione

La congiuntura non sembra, in questi termini, particolarmente allarmante, ma vi sono altri elementi da considerare per giungere a un quadro più completo.

La parte preponderante delle interviste segnala un deciso e crescente disinteresse verso la possibilità di nuovi investimenti da destinare all’Italia, probabilmente in conseguenza della situazione di stasi percepita nel territorio.

In: 60% Out: 83%

n é migliorata n é peggiorata

70%

molto peggiorata

1%

poco peggiorata

10%

poco migliorata

18%

molto migliorata

1%

In: 60% Out: 83%

n é migliorata n é peggiorata

70%

molto peggiorata

1%

poco peggiorata

10%

poco migliorata

18%

molto migliorata

1%

Né migliorata né peggiorata

70%

Molto migliorata

1%

Poco migliorata

18%

Poco peggiorata

10%

Moltopeggiorata

1%

In: 43% Out: 65%

53%

1% 5%

35%

6%

n é migliorata n é peggiorata

molto peggiorata

poco peggiorata

poco migliorata

molto migliorata

In: 43% Out: 65%

53%

1% 5%

35%

6%

n é migliorata n é peggiorata

molto peggiorata

poco peggiorata

poco migliorata

molto migliorata

Né migliorata né peggiorata

53%

Molto migliorata

6%

Poco migliorata

35%

Poco peggiorata

5%

Molto peggiorata

1%

Page 14: LEuropa cresce con un buon ritmo In linea con la congiuntura economica generale, nel 2006 i flussi dinvestimento esteri verso lEuropa hanno ripreso il

29

Intenzioni d’investimento verso l’ItaliaPer nuove attività o per l’estensione delle attività esistenti

Certamente sì6%

Probabilmente sì21%

Non sa5%

Probabilmente no35%

Certamente no33%

Certamente sì6%

Probabilmente sì21%

Non sa5%

Probabilmente no35%

Certamente no33%

Investimenti pianificati in Italia*

2%

13%

2%

3%

3%

4%

7%

11%

11%

32%

36%

Non sa

Altro

Call centre

Headquarters

Centro di design

Centro di ricerca

Ufficio amministrativo

Acquisizione societaria

Uff. sales & marketing

Deposito/centrale logistica

Unità produttive

2%

13%

2%

3%

3%

4%

7%

11%

11%

32%

36%

Non sa

Altro

Call centre

Headquarters

Centro di design

Centro di ricerca

Ufficio amministrativo

Acquisizione societaria

Uff. sales & marketing

Deposito/centrale logistica

Unità produttive

* Totale >100; possibili numerose risposte.

Intenzioni di rilocalizzazionedelle attività italiane

Certamente sì8%

Probabilmente sì17%

Probabilmente no25%

Non sa6%

Certamente no44%

Certamente sì8%

Probabilmente sì17%

Probabilmente no25%

Non sa6%

Certamente no44%

Vi sono due ragioni esplicite alla base di tali delocalizzazioni: l’esigenza di realizzare risparmi di spesa e, in parte residuale, l’aggressione di nuovi mercati. Un ulteriore approfondimento fa emergere, in particolare, che sono le aziende americane a mostrarsi più sensibili verso questa soluzione estrema.

Il 68% del campione non intende effettuare tali operazioni nell’immediato, ma il dato diventa assai più eloquente se si osservano le sole risposte provenienti dall’estero: in tal caso, la quasi totalità dei manager respinge l’ipotesi di valutare investimenti in Italia (92%). Ne consegue che una certa disponibilità a intraprendere queste iniziative resta, nella fase attuale, solo tra coloro che operano all’interno del paese.

D’altra parte, non è identificabile una specifica tendenza all’abbandono del territorio. Le imprese che non escludono di spostare parte delle proprie attività dall’Italia verso altre aree si fermano alla soglia del 25%, mentre il 69% degli operatori non considera tale eventualità, in linea con quanto già rilevato nel passato.

Inoltre, va anche considerato che, tra quanti pianificano interventi, la tipologia dominante è ancora quella della creazione di unità produttive e centrali logistiche, a discapito delle attività di natura commerciale e strategica in rapporto alle quali non si reputa, evidentemente, che il territorio sia in possesso dei requisiti più funzionali e convenienti.

Page 15: LEuropa cresce con un buon ritmo In linea con la congiuntura economica generale, nel 2006 i flussi dinvestimento esteri verso lEuropa hanno ripreso il

VALUTAZIONI CONCLUSIVE SULL’AREA ITALIANA

30 PRESENTE E FUTURO DEGLI INVESTIMENTI ESTERI IN ITALIA

4.3. Linee di sviluppo

Alla consueta immagine di un paese passivo e non determinato ad allontanare le proprie carenze sistemiche corrisponde l’insistenza, da parte dei manager, su alcune indicazioni di fondo necessarie per rilanciare il potere attrattivo del territorio.

La semplificazione amministrativa e la riduzione della fiscalità spiccano sempre come i provvedimenti determinanti per la crescita futura, davanti ad altri importanti interventi di natura generale (migliorare l’immagine del paese, assumere un ruolo più ampio nell’Ue) o tecnica (flessibilità normative sulle assunzioni e sul lavoro temporaneo, riduzione degli oneri sociali).

Politiche indicate dagli investitori per la crescita

85% 84%12% 3%

TotaleEss. / Imp.

Risultati2006

=

93% 84%

73% 77%

74% 72%

73% 82%

63% 63%

60% 66%

=

=

20% 40% 38% 2%

24% 39% 34% 3%

26% 47% 21% 5%

27% 47% 25% 1%

30% 43% 23% 3%

46% 47% 6%2%

47% 38%

RUOLO PIÙ AMPIO DELL’ITALIA NELL’UE

NORME PIÙ FLESSIBILI SUL LAVORO TEMPORANEO

RIDURRE GLI ONERI SOCIALI

MIGLIORARE L’IMMAGINE DEL PAESE

NORME PIÙ FLESSIBLI SU ASSUNZIONI E LICENZIAMENTI

RIDURRE LA TASSAZIONE

Essenziale Importante Secondario Non sa

PROCEDURE AMMINISTRATIVE PIÙ SEMPLICI E FLESSIBILI

85% 84%12% 3%

TotaleEss. / Imp.

Risultati2006

=

93% 84%

73% 77%

74% 72%

73% 82%

63% 63%

60% 66%

=

=

20% 40% 38% 2%

24% 39% 34% 3%

26% 47% 21% 5%

27% 47% 25% 1%

30% 43% 23% 3%

46% 47% 6%2%

47% 38%

RUOLO PIÙ AMPIO DELL’ITALIA NELL’UE

NORME PIÙ FLESSIBILI SUL LAVORO TEMPORANEO

RIDURRE GLI ONERI SOCIALI

MIGLIORARE L’IMMAGINE DEL PAESE

NORME PIÙ FLESSIBLI SU ASSUNZIONI E LICENZIAMENTI

RIDURRE LA TASSAZIONE

Essenziale Importante Secondario Non sa

PROCEDURE AMMINISTRATIVE PIÙ SEMPLICI E FLESSIBILI

TotaleEss. / Imp.

Risultati2006

=

93% 84%

73% 77%

74% 72%

73% 82%

63% 63%

60% 66%

=

=

20% 40% 38% 2%

24% 39% 34% 3%

26% 47% 21% 5%

27% 47% 25% 1%

30% 43% 23% 3%

46% 47% 6%2%

47% 38%

RUOLO PIÙ AMPIO DELL’ITALIA NELL’UE

NORME PIÙ FLESSIBILI SUL LAVORO TEMPORANEO

RIDURRE GLI ONERI SOCIALI

MIGLIORARE L’IMMAGINE DEL PAESE

NORME PIÙ FLESSIBLI SU ASSUNZIONI E LICENZIAMENTI

RIDURRE LA TASSAZIONE

Essenziale Importante Secondario Non sa

PROCEDURE AMMINISTRATIVE PIÙ SEMPLICI E FLESSIBILI

Page 16: LEuropa cresce con un buon ritmo In linea con la congiuntura economica generale, nel 2006 i flussi dinvestimento esteri verso lEuropa hanno ripreso il

31

Com’è implicito in queste risposte, le politiche adottate in Italia per incentivare l’arrivo di nuovi investitori stranieri vengono bocciate con una certa perentorietà e appena il 6% del campione ne dà una lettura certamente positiva, a fronte di una quota del 16% di recise condanne. Tra questi due estremi, compare una fascia maggioritaria di pareri più

moderati (69%), tra i quali sono di nuovo quelli negativi ad essere preponderanti. L’orientamento di condanna, quindi, figura nel 60% delle interviste, contro il 31% delle approvazioni. Un atteggiamento, quest’ultimo, che è declinante rispetto alle rilevazioni compiute in passato (37% nel 2006).

Efficacia delle politiche adottate dall’Italia

Certamente sì6%

Probabilmente sì25%

Probabilmente no44%

Per niente16%

Non sa9%

Certamente sì6%

Probabilmente sì25%

Probabilmente no44%

Per niente16%

Non sa9%