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- 1 Dicembre 2011 A fianco di chi soffre di demenza Il piede diabetico Appunti medici Miss Filanda Pet therapy Parliamo di... Notiziario della Fondazione “L.G. Bressan” O.N.L.U.S di Isola Vicentina - Vicenza

L'incontro - dicembre 2011

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Il numero di Natale del giornale della Fondazione Bressan

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- 1Dicembre 2011

A fianco di chi soffre di demenzaIl piede diabetico

Appunti medici

Miss FilandaPet therapy

Parliamo di...

Notiziario della Fondazione “L.G. Bressan” O.N.L.U.S di Isola Vicentina - Vicenza

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La Fondazione

Appunti mediciA fianco di chi soffre di demenza pag. 3

Il piede diabetico pag. 5

ari ospiti e care famiglie,con questo secondo numero de L’Incontro vogliamo innanzitutto farvi giungere i nostri più cari auguri di buon Natale confidando che il periodo natalizioregali un tempo di serenità e di sorrisi a tutti.La Fondazione è soddisfatta di questo 2011, molte sono state le attività di diverso tipo

che hanno coinvolto ospiti e chi vive fuori dalla nostra casa. Anche il prossimo anno si prospetta impegnativo, con iniziative su cui stiamo già lavorando e che interes-seranno tutte le nostre offerte, dal piano sociale, a quello assistenziale, al ricreativo e informativo.Il nostro sforzo del resto rimane sempre rivolto a far sì che la Fondazione non si chiuda in se stessa, ma sia un luogo aperto e in movimento, a servizio dei suoi ospiti e come opportunità per altri cittadini e case di riposo. Concludo ribadendo i nostri migliori auguri di buone festività.

Presidente Diego Munari

Vivete le feste con noi pag. 8

La lettera pag. 9

Un pensiero per Natale pag.10

Som

mar

io

Buon Natale ebuon anno nuovoC

Parliamo di...Pet therapy: gli animali ci aiutano pag.13a guarire

Miss Filanda: gara di simpatia pag.12

L’Incontro, periodico, autorizzazione del Tribunale di Vicenza n.1062 del 11/09/2003 stampa Cora Print s.r.l

Direttore: Marta Massignan / Redazione: Nadia Girardi, Roberta CostantiniGrafica: Enrico Capitanio

Berica Editrice, via Mainenti 2/A, - San Germano dei Berici (VI)Chiuso in redazione il 30 novembre 2011

Soggiorni al mare pag. 9

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Non esiste ancora un trattamento farmacologico efficace per la demenza e l’aspetto fondamentale rimane ilmantenimento nel malato di una buona qualità di vita.

A fianco di chi soffre di demenzaAdr. Ermenegildo MazzocatoGeriatra - Gerontologo

i può affermare con sicurezza che stiamo vivendo un’epoca della storia dell’uomo del tutto nuova, non tanto perché il pianeta terra è popolato per la prima volta da più di sette miliardi di

persone, ma soprattutto per il fatto che in questa popolazione è cresciuto enormemente il numero di persone vecchie o molto vecchie (in Italia l’a-spettativa di vita media per la donna è arrivata a 85 anni e per l’uomo a 80). E se da un lato la vita è più lunga, dall’altro molti sono affetti da malat-tie croniche degenerative che richiedono cure e assistenza continua.Una di queste malattie croniche è sicuramente la demenza, cioè la perdita delle capacità intellettive della persona, che aumenta proporzionalmente all’invecchiamento dell’uomo (a parte alcuni casi particolari, precoci, dovuti a cause genetiche).

Ci si rende subito conto che è molto più facile curare un diabetico, un iperteso, un cardiopati-co che sono in grado di capire e di collaborare, piuttosto di un soggetto che perde le capacità di capire, di spiegarsi, di muoversi correttamen-

te nella nostra società perché si è ammalato nell’organo che dirige tutta la nostra vita, cioè il cervello. Infatti, la demenza è una malattia che progredisce lentamente nel corso di 10-15 anni compromettendo inizialmente la memoria, ma poi anche il ragionamento, la capacità di giudizio, l’o-rientamento nel tempo e nello spazio, il carattere, il comportamento, il linguaggio e, alla fine, anche il movimento.

La dEMEnzaNoi medici, in genere, quando parliamo di una ma-lattia elenchiamo una serie di perdite, di deficit, di segni negativi, di problemi, ecc. Invece, per curare bene questi soggetti, bisogna capovolgere que-sto atteggiamento cercando piuttosto di scoprire, dietro tanti sintomi, una persona che ha ancora voglia di vivere, di sentirsi importante, di avere ancora un suo mondo di storia, di sentimenti e desideri anche se non riesce ad esprimerli come vorrebbe; dobbiamo vedere, o meglio ricercare, quanto di buono rimane, ciò che è recuperabile e sostenere quello che è indebolito.Questo atteggiamento viene un po’ dall’esperien-za, dallo stare vicino a chi soffre della malattia e a coloro che lo assistono.Infatti, nelle fasi più impegnative il proble-

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edici

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ma più importante nella quotidianità dell’assi-stenza (almeno nel momento storico attuale

privo di terapie risolutive) non è quello di rida-re la memoria o il ragionamento a chi ha perso queste capacità, ma piuttosto quello di far vivere comunque una vita dignitosa, fatta di piccoli pro-getti personalizzati, di un contatto rassicurante continuo, di una presenza tranquilla che ispira se-renità, di una attenzione per il controllo del dolore che può essere manifestato in tanti modi, di una sorveglianza intelligente per cogliere rapidamen-te altre patologie intercorrenti che potrebbero facilmente rompere un precario equilibrio clinico.

Non è certo facile assistere un malato di questo tipo: la nostra emotività può vacillare perché lo

stress è elevato; la malattia “demenza” porta sor-prese ogni giorno, i cambiamenti sono continui, la progressione inesorabile, le esigenze assisten-ziali in continuo aumento. Si arriva ad un punto in cui diventa necessario lavorare assieme ad altri, condividere con altri il peso e la responsabilità di assistere bene, cioè lavorare in gruppo, in equipe. Questo modo di lavorare è tipico di chi opera nelle Strutture di Assistenza e, in particolare, dei Nuclei dove sono accolte le persone affette da demenza: i vari soggetti dell’assistenza (medici, psicologi, operatori, terapisti della riabilitazione e animatori, assistente sociale, familiari, ecc) met-

tono insieme e coordinano le loro professionalità per aiutare il paziente a vivere una vita più digni-tosa possibile, cercando di interpretare nel tempo i vari bisogni e desideri.

È sicuramente un impegno stressante, ma il la-voro in equipe, se ben coordinato, riesce a dare il meglio dell’assistenza; il peso assistenziale viene condiviso e portato da tutti creando negli opera-tori meno stress, permettendo loro di vedere, an-che dietro i sintomi più distruttivi della mente, una persona con ancora un cuore ricco di emozioni e sentimenti e riuscendo a dare un aiuto adeguato anche nelle fasi più avanzate della malattia.È un lavoro che richiede, oltre a grande cono-scenza e impegno, anche una grande passione.

Mi accorgo di aver usato tante volte il verbo “assistere”, ma forse a volte ci sfugge il vero significato. L’origine latina “ad-sistere” = “sta-re-accanto” ci mette in risalto il primo signifi-cato, cioè quello di “essere di fianco”, di “pas-sare il tempo vicino”, di “vivere di fronte”… poi viene il fare. Ma per il paziente demente c’è anche un altro significato del termine “ad-sistere” ed è quello di “sorreggere”, di “difen-dere”, di “aiutare” nelle funzioni perdute: que-sta è una attitudine non solo della mente, ma anche del cuore. L

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dr. Valter danesi

dr.ssa Rachele Giulia ReitanoFoot and Ankle Care - Foot Diabetic CareUnità piede diabetico e medicina vascolare, Villa Berica - Vi-cenza

l diabete mellito è la malattia cronica più frequente nel mondo occidentale. In Italia quasi il 5% della popolazione è diabetica e tale percentuale è destinata ad aumentare per il crescere dell’obesità

che spesso si correla con il diabete.Il problema più temibile del diabete sono le sue complicanze che colpiscono organi diversi. La possibilità di sviluppare tali complicanze dipen-

Il piede diabetico

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Una delle complicanze del diabete è un difetto di circola-zione, che per il 30% interessa le arterie degli arti inferiori.I

appun

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de dalla durata della malattia oltre che dal con-trollo metabolico (meglio va il diabete, minore è il rischio di sviluppare complicanze). Vi sono poi al-tri fattori di rischio come il fumo, l’ipercolestero-lemia, l’ipertensione arteriosa, l’obesità e i fattori genetici che aumentano ulteriormente il rischio di sviluppare complicanze.

Il diabete è in grado di danneggiare i vasi san-guigni piccoli e grandi, compromettendo la fun-zione di organi come l’occhio (retinopatia), il rene (nefropatia), il sistema nervoso periferico e auto-nomico (neuropatia sensitiva) e la sfera genitale (disfunzione erettile); ma attraverso i processi di aterosclerosi il diabete può causare problemi di circolazione compromettendo l’afflusso di san-gue ad organi come il cuore (con conseguente infarto), il cervello (con conseguente ictus) e i vasi che portano sangue agli arti inferiori (arte-riopatia periferica).

In particolare circa il 30% dei pazienti diabetici presenta un difetto di circolazione a livello del-

le arterie degli arti inferiori nota come arte-riopatia obliterante.Tale condizione è progressiva e compor-ta disturbi che vanno dalla presenza di estremità fredde e pallide, a dolori dopo la deambulazione che scompaiono al

cessare del movimento (claudicatio

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Oltre alla correzione dei fattori di rischio (controllo del diabete, colesterolo, pressione arterio-sa, fumo, sovrappeso…) è importante controllare quotidianamente i piedi.Le regole per avere dei piedi “sani”:

Ispezionare quotidianamente i piedi, e comunque dopo ogni attività fisica, per valutare segni di sfregamento o di sovraccarico. Bisogna essere sicuri che il peso del corpo venga distribuito uni-

formemente nel piede: non bisogna far peso solo su alcuni punti.

Lavare accuratamente i piedi ogni giorno con acqua tiepida e sapone neutro e asciugare bene gli spazi tra le dita.

Tenere i piedi ben idratati.

Tagliare le unghie con attenzione senza procurarsi ferite e senza accorciarle troppo.

Rimuovere eventuali callosità (meglio se questo viene fatto da personale qualificato).

Non avvicinare i piedi a fonti di calore che possano procurare ustioni, soprattutto se vi è una ridotta sensibilità al dolore.

Non camminare scalzi.

Usare scarpe comode e della giusta misura che non provochino vesciche e/o arrossamenti/con-flitti in alcun punto.

Se avete dei dubbi, non attendete a consultare, tramite il Vostro Medico Curante, uno Specialista che potrà darVi le indicazioni più idonee.

intermittens o volgarmente detta “malattia delle vetrine”), fino alla comparsa di dolori a

riposo e lesioni trofiche. In pratica, il ridotto ap-porto di sangue determina un violento dolore al polpaccio durante il cammino, che sparisce fer-mandosi. Il ridotto apporto di ossigeno e nutrienti favorisce la comparsa di ulcere che, infettandosi, possono portare alla gangrena e, di conseguenza, all’amputazione.

Spesso nel paziente diabetico sono presenti più complicanze contemporaneamente. In particolare a livello del piede, oltre alla già ci-tata arteriopatia, vi possono essere delle defor-mazioni legate alla neuropatia, tipo dita a mar-tello, alluce valgo… che determinano dei punti di

sovraccarico e/o di conflitto con le calzature per cui, per mancanza di sensibilità dolorifica e/o per scarso apporto di sangue e/o di sensibilità, è più facile la formazioni di lesioni della cute.

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Cosa fare?

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La Fondazione

Vivete le Feste con noi!

l ricco programma na-talizio di quest’anno si è

aperto con la prima dome-nica d’Avvento - domenica 27 novembre - con un concerto corale del gruppo “I Polifonici”

nella chiesa parrocchiale di Isola Vicentina, per continuare con

due occasioni divertenti il 2 dicembre con i bambini

della scuola d’infanzia Sacra Famiglia e l’8 dicembre con l’ani-mazione di Cantare Suonando.

E ora che siamo immersi nel pieno del clima na-talizio, ecco cosa ci aspetta:

SABATo 17 DICEMBRE, dalle ore 14.30 Festa di Natale in collaborazione con il Comune di Iso-la e rivolto anche agli anziani del paese. Dopo la santa messa ci sarà la sfilata di slitte e accompa-gnatori in costume dei cani di razza Bovaro del Bernese. La Fondazione mette a disposizione un servizio trasporto di andata e ritorno da Piazza Ignago e piazza Torreselle, da Piazza Castelno-vo- Centro Sociale, da S. Rocco, da piazza Isola Vicentina, da Chiesa Fabbrega con i vari orari.

18 DICEMBRE, dalle 15.30, spettacolo “torna... Tu!”. 22 DICEMBRE, alle ore 10 i bambini della scuo-la primaria porteranno gli auguri agli ospiti della casa.

24 DICEMBRE, saranno i Babbi Natale del Grup-po alpini a far visita al Centro.

È stata un’intensa giornata domenica 11 settem-bre, festa tradizionale della casa di riposo e occa-sione per inaugurare la nuova piazzetta Bressan realizzata dove sorgeva la residenza precedente.

11/09/2011: inaugurazione piazzetta Bressan

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Soggiorni al mare:iscrizioni a febbraio

nche quest’anno la Casa di Riposo organizza un soggiorno al mare per i propri ospiti aperto anche agli an-ziani parzialmente autosufficiente e non autosufficienti dei Comuni

eventualmente interessati o accolti presso altre Strutture. Il periodo di vacanza è previ-sto dal 21 al 31 maggio presso la Casa per Ferie “Regina Mundi” situata a Cavallino Tre-porti (Ve) adeguatamente attrezzata per ac-cogliere anche persone non autosufficienti, con ampi spazi interni ed esterni.Per informazioni e per comunicare il numero partecipanti contattare la Responsabile dello Sportello Anziani (dott.ssa Paola Fontana) al n. 0444 978518 o inviando un fax al n. 0444 978517 entro il 15 febbraio 2012. un avviso sarà comunque inviatp a tutti i partecipanti dello scorso anno e ai Comuni.

Gli antichi fondatori della Pro Isola

a Pro Isola è nata dai rapporti d’amicizia e dalla integrazione delle qualità personali dei fondatori. La partecipazione popolare e l’en-tusiasmo di molti giovani hanno fatto il resto.

Il 7 ottobre scorso sono stati festeggiati i 50 anni del-la festa della spiedo, con una manifestazione al teatro Marconi che ha voluto ricordare il generoso impegno di quanti a vario titolo hanno contribuito alle fortu-ne della Pro Isola. Quando mi è arrivata la telefonata che mi annunciava l’intenzione degli organizzatori di coinvolgere la mia famiglia, ho pensato ad uno scam-bio di persona. Non sapevo che il papà ne era stato il primo presidente e assieme ai miei fratelli ho fatto fa-tica ad immaginarmelo in un ruolo così formale. Solo alla mamma, messa sotto interrogatorio, è venuto in mente che aveva ricoperto questo incarico per un bre-ve periodo poco prima che cominciasse la serie delle feste dello spiedo.Ho dovuto pertanto documentarmi, riprendendo in

mano un paio di fortunate pubblicazioni che hanno suscitato emozioni e commenti tra gli isolani più at-tempati. Le avevo lette con curiosità, ma avevo dato un’occhiata superficiale alle parti relative alla mia famiglia, dando per scontato che avrei dovuto saperne abbastanza. Mi sbagliavo. Nella prima (Il tem-po dello spiedo) ho trovato la riproduzione di un articolo ap-parso su un giornalino pubbli-cato nel 1961, di cui mi pare di ricordare le bozze sparse per il salotto di casa. Il papà racconta qui come gli sia stato attribu-ito un incarico organizzativo per rivitalizzare la sagra delle Palme come componente di un comitato affidato alla respon-sabilità di Gedeone Munari, titolare della Stella Risorta, l’osteria o trattoria proprio in

La Lettera

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A25 DICEMBRE, santa messa di Natale alle 9.30 presso la cappella interna e animata dal coro S. Cecilia.

26 DICEMBRE, santa messa di Santo Stefano nella cappella interna e animata dal coro di Ca-stelnovo.

Nel pomeriggio del 31 DICEMBRE la Banda di Isola Vicentina porterà gli auguri per un felice anno nuovo.In serata veglione di San Silvestro con il gruppo giovani di Caritas Vicentina, Pastorale giovanile e Vicariato Urbano della città di Vicenza.

6 GENNAIo, alle ore 16.30 animazione con il comitato di San Rocco di Isola Vicentina che of-frirà cioccolata calda.

8 GENNAIo, animazione del gruppo di S. Tomio di Malo.

Stefano Pietribiasi

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piazza, luogo di incontro e di conversazione per eccel-lenza. Leggendo si capisce che l’aveva preso sul serio, anche se con una certa insofferenza per le regole della burocrazia e col timore di pressioni nella scelta del-le ditte. La seconda pubblicazione (Storia Memoria) dedica un capitolo agli anni 60 e dà conto tra l’altro del successo avuto con l’estensione della sagra ad una seconda piazza (la Rasela, come la chiamavamo allo-ra), legittimando la sua nomina a presidente della Pro Loco, o più probabilmente del Comitato promotore.Anche se in famiglia eravamo rimasti all’oscuro di quella nomina o forse non vi avevamo dato peso, cono-scevamo bene le attività del papà nel tempo libero. In età giovanile si era appassionato di musica, fotografia, disegno, cui si era accostato d’istinto e con competen-za. Nel salotto campeggiava il pianoforte che suonava senza cercare virtuosismi, ma assieme alla chitarra utilizzava per comporre qualche canzone o per cer-care gli accordi di quelle più in voga, elaborandole a modo suo; nella nuova cameretta edificata sopra la cucina in previsione dell’ampliamento della famiglia, aveva allestito una camera oscura per dar sfogo alla passione per la fotografia, che lo aveva portato ad es-sere l’operatore della sala cinematogra-fica parrocchiale nell’originario edificio a fianco della canonica; nel gelido locale di disbrigo verso il porticato che dava ri-paro alla Topolino, si ritirava lunghe ore anche d’inverno per riprodurre con trat-teggi a china le principali architetture del nostro territorio come le ville palladiane, o preferibilmente il convento di Santa Maria da varie angolazioni, aiutandosi con una speciale incastellatura di vetro che dava trasparenza a vecchie cartoli-ne e gli forniva le coordinate di base. In età più matura, quelle passioni così personali si erano un po’affievolite per lasciar posto ad una maggiore attenzione per la vita del paese, anche se sarebbe eccessivo definirla d’im-pegno pubblico. Alla radice di quel nuo-vo interesse stavano le sue amicizie e in particolare quelle con due persone molto conosciute.

È stato infatti sempre legato a Pino Sbal-chiero, che gli era un po’ più giovane senza che se ne avvertisse la differenza e faceva lo stesso mestiere nelle scuole in paese e nelle frazioni intorno. La sua figura è stata ricordata qualche anno fa in un af-follato convegno nella sala della biblioteca comunale, che ha colto i tratti caratteristici della sua personali-tà, aperta, conviviale, profondamente umana, radicata

nella comunità, divisa tra impegno politico e rifles-sione personale. La mostra fotografica organizzata in seguito presso la Fondazione Bressan ne ha dato una rappresentazione parallela: nella sua iniziale attività di insegnante, in veste ufficiale con la fascia di Sinda-co, nell’intimità della sua casa assieme a Meneghello dal quale fu affascinato e forse incoraggiato a mettersi alla prova come “neofita della narrazione”, secondo il suo scherzoso autoritratto.L’altro nome è Carlo Zanettin. Le diversità di carattere non sono state di ostacolo all’amicizia ed anzi l’hanno favorita, consolidandola nei momenti dell’iniziativa quando oltre che intraprendenza e coraggio servivano prudenza e raziocinio. Dopo aver assunto la titolari-tà della farmacia del paese, l’aveva ristrutturata con l’aggiunta di un reparto di cosmetica, trasformandola in un frequentato portale della modernità che si profi-lava all’orizzonte. Dei nuovi ritrovati della farmacolo-gia informava immediatamente gli amici, che amava intrattenere il sabato sera nell’ampio salotto di casa, dal quale poteva osservare d’infilata l’intera piazza. Si deve forse a questa consuetudine e non solo alla sua esuberanza contagiosa, se sono nate nuove idee come

la festa dello spiedo, di cui sarebbe stato protagonista prendendo le redini della Pro Loco appena costituita come Associazione. Nella febbre di rinnovamento di quegli anni, la proposta ha trovato subito l’ade-sione di molti giovani e di intere famiglie ed è stata avvertita come festa popolare molto di più di quella delle Palme, che aveva una lunga tradizione ma era alle-stita da giostrai foresti.

Non sarebbe possibile cogliere il senso dell’attività del papà separandola da quel-

la dei suoi amici. Con quelli più stretti ha formato una piccola squadra, che ha lasciato qualche traccia ad Isola e dato vita ad iniziative che ancora si rinnovano. Noi siamo an-dati via l’anno successivo a quella breve esperienza, mantenendo i legami paren-tali fino a che la nostra casa è stata abi-tata dagli zii, che ci hanno invitato spesso senza dimenticare mai la terza domenica di ottobre. Adesso che la casa non è più nostra, continuiamo a venire a Isola alter-nandoci nelle visite alla Fondazione, dove il papà è ospitato da tempo e dove incon-triamo ancora qualche amico e qualche parente. Ma l’antico paese è scomparso ed

è forse questa l’unica attenuante che possiamo invoca-re per i nostri colpevoli vuoti di memoria.

Fabio Pietribiasi

Pino Sbalchiero

Carlo Zanettin

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Un pensieroper NataleULa cuLLa di GEsù: doVE La MEttiaMo?In una famiglia stavano realizzando il presepe: l’ambiente che era stato creato intorno il presepe tentava di mostrare la realtà di una città: grat-tacieli, stazioni, banche, scuole, campi da gioco, piazza, pensionato, chiesa, strade, giardini ecc… dove ognuno vive le sue attività, responsabilità e impegni. Ad un certo momento ecco la domanda del bambino: “Ma la culla di Gesù, dove la met-tiamo?”.

In questo presepio “moderno” io dove l’avrei posta? E tu che stai leggendo? Questo significa chiederci: dove vorrei che il Bimbo di Betlemme potesse farsi fortemente presente con i suoi doni per suscitare il senso vero del suo essersi “Incar-nato“ duemila anni fa e del suo Incarnarsi oggi?Cosa risponderà la nostra mente? Dipenderà da come leggiamo la vita civile, economica, religiosa e sociale dell’oggi.Cosa risponderà il nostro cuore? Dipenderà da quanta sensibilità abbiamo verso il povero, il debole, il piccolo, il non culturizzato, l’immigrato, il solo, il malato, l’anziano, il portatore di handicap.Cosa risponderà la nostra espe-rienza? Dipen-derà da come viviamo in famiglia, nella comunità edu-cativa, nel gruppo sportivo, nel lavo-ro, nella comuni-tà cristiana e dal valore che ad essi attribuiamo.

Questa culla di Gesù dove la mettiamo?Qualcuno dice che va bene per i bambini, sempli-ci, innocenti, spontanei, che si emozionano come per un regalo o un dolce straordinario. Forse per le coppie e le famiglie che sperimentano difficol-tà economiche, di rapporto educativo, di tempo, di mancanza di dialogo e di giusto riposo. Potrà andar bene per la chiesa, i credenti, i sacerdoti e i sensibili ai valori cristiani cattolici. Forse ancora potrà andar bene per i sostenitori della solida-rietà alle situazioni delle “povertà moderne”. o va bene per i malati, bisognosi di speranza, conforto, forza per reagire, sostegno nel soffrire.Infine quel Bimbo nella culla potrà andar bene agli anziani che, rinfrescando in sé i ricordi e le convinzioni della fede, possono trovare qualche ora di ristoro dello spirito al di là del panettone e del coro natalizio.

Non so in quel presepe di cui parlavo dove sia stata posta la culla di Gesù. Nel mio, nel tuo, nel nostro ideale presepe, dove pensiamo che

Gesù voglia porre la sua culla? Ci rispon-de Lui: sono venuto perché tutti ab-

biano la vita e l’abbia-no in abbondanza.L’augurio è per tutti: Gesù trovi la sua cul-

la anzitutto nel nostro cuore portando i doni mi-gliori. E noi portiamolo a

tutti con semplicità, ve-rità e generosità.Buon Natale e buone feste a tutti.

don Flavio Lista

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nnotatevi in agenda l’appuntamen-to con Miss Filanda e dimenticate il concorso di Miss Italia, perché tra un paio d’anni sugli schermi televisivi non vedrete più aitanti ventenni sfi-

lare mezze nude, ma donne rigorosamente over 60 che vi colpiranno per la loro simpatia.

Ideato quattro anni fa da Paola Disconzi, anima-trice del Centro Servizi “La Filanda” di Schio, in-sieme ai volontari Elder Pizzolato e Adriana Mal-co, il concorso è arrivato quest’anno alla quarta edizione e coinvolge le ospiti, le frequentatrici esterne del centro e le volontarie. Attorno al ta-volo, le Miss degli anni scorsi: (in foto a partire dall’alto) Donanzan Maria, 83 anni, Miss 2009 a fianco del volontario Elder, Lidia Dettin volontaria e Miss 2011 con l’organizzatrice Paola, (sedute a destra) Elisabetta Noschese, 74 anni, Miss Alle-gria, Antonietta Gonzato, 95 anni, Miss Filanda

2008, e Antonia Ripamonti, 61 anni volontaria, Miss Polenta. In quale specialità vi siete esibite?Teresa: “Ho cantato “Papaveri e Papere” con mia nipote”. Maria, Miss 2009: “Canto anch’io, con “La Filanda”. Per l’occasione mi sono cucita un vestito da filanda”. Lidia, Miss 2011: “Per quest’anno non ci siamo esibite perché eravamo in 42 sfidanti. Così ci siamo limitate solo a sfilare”.Com’è stato passarvi la corona?“Le vincitrici - spiega l’organizzatrice Paola - sono abbastanza gelose della propria corona, così ne compriamo una diversa ogni anno”.E dove la conservate?Elisabetta, Miss allegria 2011: “Sulla cyclette”. Lidia: “In camera da letto. Mio marito ha voluto anche appendere al muro la fotografia della pre-miazione”. Antonietta: “Sulla credenza in cucina. Mia sorella continua a spostarla perché è invidio-sa, ma io la rimetto sempre al suo posto”.È cambiata la vita da quando siete Miss?Antonietta: “Certo! Ho avuto più uomini, ma li ho rifiutati perché troppo vecchi”. Antonia, miss po-lenta 2011: “No, io no, però ho convinto mio ma-rito che ora ha al suo fianco una Miss”.Cosa significa la bellezza per voi?Lidia: “Simpatia ed educazione. Di certo non la bellezza fisica”.Cosa ne pensate di Miss Italia?Elisabetta: “Non mi piace, perché è un mettersi in mostra e basta. Troppo forzato”.Quindi, meglio Miss Italia o Miss Filanda?Tutte: “Miss Filanda!”.

AÈ arrivato alla 4^ edizione l’appuntamento che anima ospiti ed esterni del Centro Servizi di Schio.

Miss Filanda:gara di simpatiaM

Parliamo di...

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ià Ippocrate 2400 anni or sono consigliava agli amici una lunga cavalcata per combattere insonnia e ritemprare il fisico e lo spirito in situazioni che oggi definiremmo di

“stress”. 1700: presso le scuole anglosassoni si osserva l’effetto benefico esercita-to dalla presenza di cani e gatti sull’umo-re e sulle condizioni di salute dei pazienti.1800, seconda metà: un medico francese sperimenta l’ippo-terapia in pazienti portatori di handicap neurologici con risul-tati soddisfacenti.Seconda guerra mondiale: gli animali da compagnia vengo-no utilizzati come supporto per ridurre i danni psi-cologici causati dagli eventi bellici.Anni ‘60: Levinson verifica scientificamente l’ef-ficacia terapeutica degli animali d’affezione nel recupero di persone con gravi turbe psichiche e inventa il termine “Pet Therapy”, terapia con l’a-nimale.La Pet Therapy si basa sull’utilizzo del rapporto speciale che certe persone, quali bambini, adulti,

anziani, instaurano con gli animali domestici, per favorire un processo terapeutico sul piano psico-logico, fisico o sociale. Il “rapporto” che si instaura tra animali e pazienti accelera e facilita i rapporti con i terapeuti, fa-

cilita l’esercizio fisico e favorisce il dialogo. Negli anziani contri-buisce a migliorare situazioni di ansia, apatia, depressione, migliora lo stato di benessere psicofisi-co, la socializzazione e le funzioni psico-logiche e mentali, come la memoria, la comunicazione ver-bale e non verbale. Infine influenza an-che il tono dell’umore dell’intera istituzione perché anche il per-

sonale e i presenti non direttamente partecipanti comunque si sentono coinvolti dal clima festoso che un animale porta con sé.

Sono i cani gli animali usati con maggiore fre-quenza nella terapia. Le ragioni sono molteplici: sono animali molto socievoli, in grado di dare all’uomo un amore incondizionato, senza giu-dizi sull’apparenza o sull’appartenenza so-

GÈ il “rapporto” speciale che si instaura tra la persona e l’animale ad aiutare nel mantenimento della salute.

Gli animali ciaiutano a guarireG

Parlia

mo

di...

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Parliamo di...

CuriositàGiovani e anziani sotto lo stesso tetto

A Bologna è partita un’iniziativa che mira a sod-disfare contemporaneamente

anziani e studenti uni-versitari fuori sede. Il progetto consiste nel far convivere sotto lo stesso tetto le due ge-nerazioni: da una parte

gli studenti fuori sede che faticano a pagare l’af-fitto, dall’altra gli anziani che hanno difficoltà ad adempiere alle semplici mansioni quotidiane. Gli studenti potranno così avere un alloggio gratis e gli anziani un valido aiuto in casa per la spesa, il ritiro delle medicine in farmacia e le faccende domestiche.Un’iniziativa che il presidente di Confabitare ha visto non solo come escamotage all’affitto men-sile, ma anche come una valida opportunità “per agire concretamente per la solidarietà sociale”.

ciale, possono essere accarezzati, toccati e sono in grado di infondere calma e sicurezza

sconfiggendo ansia e solitudine.

In U.S.A, Gran Bretagna, Francia e Germania da molto tempo la pet therapy è considerata un vero e proprio strumento terapeutico. Anche in Italia sono partite diverse sperimenta-zioni, nelle scuole, nei centri per anziani, per disa-bili o di riabilitazione.

La stessa Ulss 4 per l’o-spedale di Santorso sta pianificando la possibilità di ospitare i cani e gatti dei ricoverati come “visitatori”. A Villa Bonin Longare di Mon-tecchio Precalcino infatti è stato istituito il primo Centro di Referenza Nazionale “Inter-venti assistiti dagli animali”. E il Centro sta collaborando con il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore della Sanità alla ste-sura del Testo di Legge che regolamenterà il diritto per gli animali d’affezione di accede-re in strutture socio-sanitarie quali case di riposo, centri per disabili, hospice e nosocomi.

La regione Veneto è l’unica ad avere una definizione

giuridica per le procedure e i requisiti minimi necessari

per effettuare l’attività della pet therapy.

È il MoR,Manuale Operativo Regionale.

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TT. Terza età tecnologicaIl cellulare adatto

Si sta diffondendo sempre di più il cellulare che adatta la tecnologia a coloro che non hanno una serena relazione con tutto ciò che è high tech. L’importante è che le poche e fondamentali ne-cessità degli utenti over 65 siano rispettate:• un design semplice e intuitivo per chiamare e ricevere le telefonate;• uno schermo grande per la visibilità di nomi e numeri di telefono e tastiere con tasti grandi e

distanziati.Sono cellulari che pemettono poi di impostare cinque numeri a chiamata rapida, così che l’utente possa essere sempre in contatto con familiari e nipoti, e in gradodi contattare rapidamente i numeri di emergenza attraverso un tasto SoS chiamata rapida. Alla fine risulterà uno strumento utile per chi lo usa e per i familiari stessi che potranno rintracciare il loro nonno in qualsiasi momento.

Il piattoI biscotti di Natale

ingredienti. 180gr. di farina • 70gr. di zucchero • 140gr. di burro • 2 tuorli d’uova • 1 bustina di vanillina • 1 cucchiaio di zucchero a velo • mar-mellata.Preparazione. Ponete in una ciotola la farina, il burro a pezzetti, lo zucchero, i tuorli, la vanillina e impastate fino ad ottenere un composto liscio ed omogeneo. Formate una palla, avvolgetela nella pellicola trasparente e riponetela nel frigo-rifero per almeno un’ora. Trascorsa l’ora, formate con l’impasto un lungo bastoncino; tagliatelo a pezzetti formando palline leggermente più pic-cole di una noce da disporre su una teglia di-stanziate tra loro di almeno 3-4 cm. Formate al centro delle palline un incavo nel quale dopo la cottura andrà la marmellata. 15 minuti nel forno a 200°; quando i bordi cominceranno un po’ a colorirsi sfornateli e riempite l’incavo con mar-mellata. Spolverate i biscotti di zucchero a velo.

Una domenica......al Museo dell’Automobile

Il Museo “Bonfanti-Vimar” è noto a livello interna-zionale per la sua esposizione che ogni sei mesi propone un tema diverso rigurdante l’auto. Per questo ha ottenuto più volte il Trofeo di miglior museo europeo della motorizzazione.via torino 2, Romano d’Ezzelino, 0424.513690

...al Museo veneto delle campane È una collezione di esemplari storici, databili dall’anno Mille fino ai nostri giorni, completata da curiosità e da una fonderia che illustra il tradizio-nale metodo di lavorazione delle campane.Le sale ospitano esemplari che arricchirono chie-se, templi e palazzi.Villa Fogazzaro-colbachini, via a. Fogazzaro 3,Montegalda

Inverno in giardinoDicembre - Gennaio

Le piante ora sono a riposo ed è il periodo ideale per piantare arbusti da fiore in zolla o in vaso.Si possono piantare le bul-bose a fioritura primaverile, come i crocus o i tulipani, o le viole che non temono il gelo e fioriscono per tutto l’inverno; anche l’erica è molto adatta oppure va-lutiamo di mettere a di-mora piante con bacche

che rallegrano con i loro colori per tutto l’inverno.Anche il prato è a completo riposo, perciò inter-rompiamo ogni tipo di concimazione o diserbo, evitiamo di calpestarlo perché è gelato e rastrel-liamo tutte le foglie secche per evitare che, mar-cendo, provochino muffe o funghi.

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SERENISSIMA RISTORAZIONE spa

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