linguaggio segreto del corpo

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     ANNA GUGLIELMI

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    IL LINGUAGGIOSEGRETO

    DEL CORPO

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    NOTA BIO-BIBLIOGRAFICA

    ornalista e scrittrice, psicosintetista di formazione, Anna Guglielmi tiene corsi e wop di comunicazione verbale, non verbale e fisiognomica, a cui si rivolgono spandi aziende, uomini politici e personaggi televisivi. Dopo una prima laurea in Lingtterature Straniere e un breve periodo di insegnamento universitario, ha consega seconda laurea con relativo master americano in Psicosintesi.cente presso il Centro di Milano dell’Istituto di Psicosintesi fondato da Robsagioli, vive e lavora a Milano.

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    INTRODUZIONE

    Se vi chiedessero come tenete di solito le mani mentre vi rivolgete ad altri, che pondereste?E quando andate a una conferenza, dove siete soliti sedervi? Vi mettete in fondon essere notati, anche se rischiate di non sentire molto bene, oppure scegettamente un posto nelle prime file, dove tutti vi vedono?Se dovete entrare nell’ufficio del vostro capo, esitate timorosi aspettando che viti a entrare o, senza bussare, prendete possesso della sua stanza?A quale distanza vi tenete dalle persone per sentirvi a vostro agio? Avete bisogn

    stare loro appiccicati o vi mantenete a una certa distanza?In ascensore o in autobus, fianco a fianco con degli estranei, quale atteggiamsumete?Quando siete seduti a un’interminabile riunione e il discorso vi annoia, sapresteale posizione assumono, a vostra insaputa, le vostre gambe e le vostre braccia?Quella volta, infine, che avete dovuto mentire, vi siete accorti che mentre lo facevastra mano sfiorava in un certo modo il viso?Siete insomma coscienti di come vi muovete e del significato che i vostri geeggiamenti possono svelare? Di come cioè vi presentate agli altri?Ricordatevi che c’è solo una prima volta in cui una persona può incontrarvi, e seme siano solo i primi quattro minuti di quel primo incontro quelli che lasciano nell’altordo permanente, che può essere positivo o negativo. Difficilmente poi si prreggere quella prima impressione.

    re nudo

    C’era una volta un re che sfilava nudo tra la folla, pavoneggiandosi in uno splendidvisibile abito tessuto con fili d’oro. La gente non vedeva quell’abito sontuoso,edeva di non riuscire a capire una tale magnificenza; solo un bimbo ebbe il coraggdare: «Ma il re è nudo!».Solo i bambini vedono la verità e si fidano di ciò che vedono: essi distinguono i gecettazione da quelli di rifiuto, quelli di apertura da quelli di chiusura.Essi sono ancora in contatto con la parte naturale, istintiva della comunicaziontono fortemente la discordanza tra i due messaggi che ricevono, quello del corello verbale, e possono restare spiazzati da questo “doppio messaggio”. Cresce

    ngono condizionati da noi adulti, che insegniamo loro che l’uso delle parole

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    guaggio verbale, è l’unica espressione alla quale si deve credere. L’unica anche chrmette di mentire.«La parola è stata data all’uomo per nascondere il suo pensiero», scriveva Mirabea

    nche la gestualità è un linguaggio

    Se il nostro gatto scodinzola nervosamente, subito comprendiamo che preferisce es

    ciato in pace, ma se un nostro amico, dondolando nervosamente un piede, ci dicetto bene”, noi crediamo alle sue parole.Abbiamo del tutto dimenticato il significato della gestualità del corpo, e soprattuttocorpo non mente.Esso è in contatto diretto con le nostre emozioni più profonde, le nostre paurstre ansie, la nostra gioia, e le trasmette direttamente ai gesti della mano, mbe, ai muscoli del viso.La nostra mente può decidere se esprimere o meno verbalmente tali sensazio

    mozioni, ma sappiamo che a volte è meglio tacere. E allora non ammettiamo di esastiditi, ma lo dice per noi un piccolo gesto compiuto involontariamente dal norpo al quale, di solito, nessuno presta attenzione.

    sesto senso

    Ci sono persone che vengono considerate intuitive o dotate di un incredibile “snso” perché riescono sempre, come per magia, a cogliere al volo la vera identità ri: forse sanno solo leggere bene i messaggi trasmessi dal corpo e sanno osservasi sono in sintonia o meno con le parole che vengono pronunciate.

    empatia

    Il corpo parla un linguaggio che può essere compreso solo da un altro corpoesto è necessario imparare ad essere in contatto con il proprio corpo e a riconoscee espressioni e la sua gestualità. Solo così infatti possiamo immedesimarci con ca di fronte, provare addirittura a compiere gli stessi gesti, per sentire che cosa si pesempio, ripiegati su se stessi a spalle curve.

    Questo modo di sentire si chiama “empatia”.Entrare in empatia con una persona vuol dire cercare di identificarsi con lepressioni corporee per arrivare a sentire sulla nostra pelle e nel nostro cuore che tro sta provando.Il filosofo tedesco R. Kassner ha scritto che gli uomini moderni non sono più in gradpire il tempo, di sentire le nuvole e il vento sul proprio corpo, e sono così misever consultare un barometro per sapere che tempo farà. E non sanno nemm

    legarsi con l’intima essenza delle piante, delle quali conoscono però i nomi scienù complessi.

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    Hanno perso l’intima essenza che permette loro di sentire gli animali e soprattutntire gli uomini, i loro volti i loro gesti e ciò che si cela dietro di essi.Non sanno più entrare in empatia con gli esseri viventi e devono imparare nuovamconoscere e a riconoscere gli altri esseri umani.

    leggi psicologiche

    Una delle leggi psicologiche di Roberto Assagioli, fondatore della psicosintesi, affeli atteggiamenti, i movimenti e le azioni tendono a evocare le immagini e le rrispondenti». Questo vuol dire che se parliamo con voce aspra e ci comportiamo cfossimo arrabbiati finiamo per diventarlo realmente. Avete presente i bambini

    ocano alla guerra, e fingono di essere nemici e che a un certo punto finisconocchiarsi davvero?Al contrario, se compiamo gesti distensivi o di apertura finiamo per divenentalmente più aperti verso gli altri. Se, ad esempio, si vuole sviluppare in se steraggio, poiché con un semplice atto di volontà è difficile controllare un’emozionura, mentre invece è più facile intervenire sul corpo, si può iniziare con l’assumereggiamento fisico che evochi questa qualità. Si crea così un feedback positivo,rta la persona a compiere davvero un’azione coraggiosa.

    ue linguaggi

    Esistono due linguaggi fondamentali che permettono la relazione tra le personguaggio verbale, quello cioè costituito dalle parole, e che serve soprattutsmettere informazioni e dati e, contemporaneamente, un linguaggio non verbale

    quale si colorano le parole pronunciate, ma soprattutto si esprimono le emozionofonde e più vere, e che è fatto di gesti, di atteggiamenti, di silenzi.Anche il silenzio è comunicazione.Non si può non comunicare: qualsiasi interazione tra due persone è comunicazche se avviene solo a gesti o nell’immobilità più assoluta.Studi molto approfonditi hanno calcolato che in una comunicazione interpersonessaggio viene trasmesso solo per il 7% dalle parole, per il 38% dal tono della vo

    dirittura per il 55% viene comunicato attraverso il linguaggio del corpo.Imparare a interpretare il significato “segreto” di ogni singolo gesto non è un modolare l’intimità degli altri, per giudicarli o analizzarli; ritengo invece, poiché dovrttarsi di una conoscenza reciproca, che possa essere un inizio per una maggmprensione, che è poi la base per una migliore comunicazione: proporrei infaudio del linguaggio del corpo come materia obbligatoria nelle scuole superiori.

    onoscersi meglio

    Spero quindi che questo libro possa diventare uno strumento in più per aiuta

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    noscervi meglio, perché anche dall’esterno, dalla manifestazione fisica di uno animo, si può partire per arrivare all’interno di se stessi, per individuare dentro dmozione che ha creato una determinata reazione fisica.Se di fronte a una persona che crediamo amica scopriamo di disporci coneggiamento di chiusura, ad esempio a braccia conserte, possiamo incominciaederci quale può essere il motivo, magari rimasto ancora inconscio, che spinstro corpo a reagire con un gesto di difesa, invece che di apertura.

    n viaggio immaginario attorno al nostro corpo

    Ho cercato di guidare il lettore in un viaggio immaginario attorno al corpo umrtendo dal modo in cui ci poniamo nello spazio, come lo occupiamo, come stiamedi, come camminiamo. E poi ancora come ci sediamo, quali gesti facciamo coani, con la testa, con gli sguardi.Per esigenze di chiarezza spesso ogni singolo piccolo gesto è stato sminuzzaalizzato. Ma sento necessario chiarire, e lo farò spesso nel corso del libro, che ogquesti gesti del linguaggio non verbale ha lo stesso valore di una singola parolanga estrapolata da un discorso: se non si conosce l’intera frase è difficile darlnificato preciso. Così ogni gesto deve poi essere collocato nel suo contesto più amdeve osservare la gestualità di tutta la persona.

    per “vedere” con il cuore

    Per comprendere il linguaggio del corpo bisogna avere testa, ma soprattutto bisare il cuore.«Ecco il mio segreto, un segreto molto semplice: è solo con il cuore che si ramente vedere. Ciò che è essenziale è invisibile agli occhi», scriveva Saint-Exupépiccolo principe.

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    IL CORPO E LO SPAZIO

    SENSO DEL TERRITORIO

    Gli animali si ritraggono d’istinto quando cerchiamo di avvicinarci troppo, quandontiamo inconsapevolmente di varcare il loro territorio personale.Si spostano un po’ più in là, per poi fermarsi nuovamente, non appena la distanzi e loro si è ristabilita.

    Anche noi abbiamo bisogno di uno spazio personale, di un nostro territorio, nel quantiamo protetti e che difendiamo dall’intrusione degli altri.Si tratta di uno spazio ideale, ben definito, che include un’area più o meno vorno al nostro corpo.Anche la dimensione “tempo” fa parte del nostro territorio personale: se qualcunordere tempo inutilmente ci sentiamo invasi, perché sentiamo che quella personacupando uno spazio/tempo che non le appartiene.

    ampiezza del nostro spazio personale

    L’ampiezza dello spazio personale di cui abbiamo bisogno può variare molto, pepende:– dalla razza cui apparteniamo;– dall’ambiente in cui siamo vissuti;– dalla classe sociale di appartenenza.

    ttori razziali

    I giapponesi, ad esempio, hanno imparato a vivere, da diverse generazioni, inazio personale molto ristretto, a causa della sovrappopolazione delle loro città. Mei occidentali riteniamo che lo spazio sia solo un vuoto che ci divide dagli altri, perste una realtà quasi palpabile in questo spazio. E così, anche se normalmente st

    olto vicini gli uni agli altri, riescono a mantenere nei contatti ravvicinati dei prnfini.Anche gli arabi si mantengono in pubblico a una distanza molto esigua e nei luollati non hanno problemi se i loro corpi si sfiorano, si toccano, si urtano; invece le

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    se sono spesso molto ampie e con grandi spazi vuoti. Per l’arabo non esistono coci: il confine è interno; se vuole chiudersi in se stesso lo fa semplicemente abbassocchi e non guardando più gli altri. Questo è il modo di esprimere il bisogno di pr

    nessuno andrà a disturbarlo, anche se lo toccherà fisicamente.Da un po’ di anni nel nostro paese siamo venuti sempre più in contatto con popoladiverse etnie. Uno degli approcci più frequenti che possiamo avere con una persozza araba è al semaforo, quando ci chiede di lavarci il parabrezza della nostra autoConoscendo quanto appena detto, se desideriamo instaurare un dialogo o cettare l’offerta, sarà sufficiente alzare gli occhi verso l’uomo in piedi accanto al nestrino e questi incomincerà a lavarci il vetro. Gesti di diniego eseguiti con la marole del tipo “no, grazie” non saranno presi in considerazione. Per non essere distusterà non alzare gli occhi e restare assorti: la nostra privacy sarà rispettata e il notro resterà sporco.Noi europei abbiamo un senso dello spazio vitale più ampio rispetto ad polazioni. Per noi è sgradevole essere toccati quando si è in mezzo alla gente e nversazioni manteniamo sempre una determinata distanza. Se poi abbiamo bisog

    vacy, ci rintaniamo in una stanza e chiudiamo la porta alle nostre spalle.Quando due persone di nazioni diverse s’incontrano, possono quindi nascerealintesi sgradevoli per entrambe. Proviamo a immaginare il balletto che verrebearsi, ad esempio, tra un europeo e un giapponese che stessero parlando. L’euroantiene una certa distanza, ma il giapponese, ritenendosi troppo lontano, si avvici

    miti del proprio spazio vitale; allora il primo, sentendo invasa la sua zona personapiccolo passo indietro; l’altro allora avanza per recuperare la posizione. Entrambi

    disagio: il primo pensa che l’altro è troppo invadente; il secondo che l’europeo è trddo e vuole mantenere le distanze.Lo stesso balletto si può comunque verificare anche tra due persone, non solo essa razza, ma anche di ambiente e classe sociale simile, giacché il nostro spazio vsoggettivo e dipende da molti fattori.

    ttori ambientali

    Anche l’ambiente in cui si è cresciuti può influenzare il nostro comportamento in tebisogno di spazio. Le persone cresciute in città in piccoli appartamenti, abitua

    carsi al lavoro stipate nei mezzi pubblici, hanno man mano ridotto il loro sprsonale e quindi si sentono a loro agio anche relativamente vicini alle altre personeTendono, invece, a mantenere una distanza maggiore le une dalle altre le peresciute in campagna o in montagna, dove gli spazi sono ampi e dove spesso trasa e l’altra ci sono parecchi chilometri.

    ttori sociali

    Anche la diversa classe sociale può generare distinzioni. “Spazio significa pot

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    indi, di più spazio dispongo intorno a me, e più sono potente.Le case dei ricchi sono grandi, hanno un gran terreno attorno e una recinzionene lontani gli estranei.La reggia ne è l’esempio più alto: di fronte al re ci si tiene a una debita distanzaiche persone che possono avvicinarsi a lui sono quelle che egli considera non-persomestici, ad esempio.Una persona potente si sposta anche in un’automobile molto grande e tutta per sémiglia di città in un’utilitaria trasporta, oltre ai figli, la zia e il canarino.

    È UNO SPAZIO PER OGNI PERSONA

    Negli anni Sessanta, l’antropologo americano Edward Hall, dopo aver a lungo studimportamento territoriale degli animali e aver rapportato questo alle modaliterazione degli esseri umani, ha elaborato una nuova disciplina, alla quale ha dame di “prossemica”.Come dice la parola stessa (dal latino proximus = “vicinissimo”, “prossimo”ossemica si occupa del modo in cui l’uomo usa lo spazio attorno a sé, di come reaesso, e di come, usandolo, può comunicare certi messaggi in linguaggio non verba

    Hall può essere considerato uno dei primi studiosi ad aver scoperto che lo sporno all’uomo non è vuoto, ma diviso in precise zone, o bolle, invisibili e concentrtro le quali l’uomo si muove e nelle quali fa penetrare gli altri, con un preciso rappù aumenta l’intimità, più diminuisce la superficie della zona occupata.

    Quattro sono le aree in cui, normalmente, possiamo agire:

    una zona intima;

    una personale;

    una sociale;

    una pubblica.

    na intima

    La zona intima si estende all’incirca da 20 a 50 cm, distanza fino alla quale possrivare con le mani, se si tengono i gomiti vicino al corpo. È la distanza che si mantn le persone con le quali si è in confidenza, gli amici più cari, i nostri familiari.Siamo così vicini che è possibile il contatto fisico e l’abbraccio; dell’altra personao si sentono le parole, che saranno pronunciate a un tono di voce più basso, mssibile avvertirne l’odore e osservare le variazioni del respiro o del colore della pellempio l’impallidire o l’arrossire. I volti sono così vicini che si può cogliere ogni mi

    pressione ed emozione (fig. 1 a pagina seguente).Per eccesso di cordialità sarebbe meglio evitare di avvicinarci troppo a una persona

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    n è ancora diventata intima, magari prendendola sottobraccio. La sua reaziongidimento può farci capire immediatamente che abbiamo voluto spostare il rappolivello più personale e abbiamo invaso, senza chiedere il permesso o esservi

    vitati, lo spazio altrui.Se vogliamo che la gente sia a proprio agio in nostra compagnia, cerchiamantenere le giuste distanze. Più lasciamo avvicinare una persona, più il nostro rappventa intimo.L’entrare di una donna nella zona ravvicinata di un uomo viene sentito invece cntativo di seduzione. Ci sono persone che per loro natura, avendo di base grsicurezza e bisogno di affetto, cercano sempre e con chiunque di spostare il rapporesto spazio intimo; costoro non si possono lamentare poi se vengono costantemintese.Qual è il rapporto tra due persone che si avvicinano per scambiarsi un bacio? Se irpi restano relativamente lontani e solo le guance si avvicinano, il bacio è formente di più di un saluto o di un augurio; quanto più i loro fianchi si avvicinano, tantetto è invece il loro legame affettivo.

    Fig. 1

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    Vedremo in seguito come si reagisce al disagio per l’invasione collettiva della ima, per esempio quando ci si trova in luoghi affollati o sui mezzi pubblici.

    na personale

    La zona personale si estende da 50 fino a poco più di 120 cm, cioè lo sprrispondente al nostro braccio disteso, fino al limite di ciò che possiamo tocca

    errare. Quando due conoscenti si incontrano per strada e si fermano a parlare, di stengono a questa distanza (fig. 2 a pagina seguente).Si fanno entrare in questa zona, infatti, le persone con le quali abbiamo rapponoscenza, con le quali ci stringiamo la mano e avviamo conversazioni di cortesia, asta o a una riunione.A questa distanza il tono della voce è sempre moderato, si colgono ancora le varial respiro e i cambiamenti del colorito della pelle, mentre le espressioni del sumono molta importanza.Questa è la zona nella quale non si avvertono più gli odori personali o il profumeno che quest’ultimo non sia molto intenso. Anche il profumo, infatti, può essere ume mezzo per invadere la zona altrui anche se, formalmente, ci si mantiene atanza corretta.

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    Fig. 2

    na sociale

    La zona sociale arriva fino a 240 cm. È la distanza doppia della precedente, quelladue persone con il braccio teso (fig. 3 a pagina 19).Stiamo a questa distanza dagli estranei e dalle persone che non conosciamo bene

    goziante che ci vende qualcosa, dal tecnico che ci sta riparando un elettrodomestisa, dall’impiegato di un ufficio pubblico al quale ci rivolgiamo.Questa è la zona della neutralità affettiva ed emozionale e genericamente dei raplavoro.

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    Fig. 3

    A questa distanza non è più possibile toccarsi, cogliere il respiro o il profumo dellrsona; per farsi sentire la voce ha un tono più elevato e i gesti e le espressioni sondenti e costituiscono la modalità di comunicazione privilegiata. Lo sguardo ha mportanza, perché il contatto è solo di natura visiva; quindi è meglio non distoglierchi dalla persona con la quale si sta parlando, perché farlo da questa distanza equescluderla dalla conversazione.

    ona pubblica

    Per zona pubblica si intende lo spazio che va da 240 cm fino a circa 8 mneralmente oltre questa distanza non esiste più alcun rapporto diretto tra le personNella zona pubblica si colloca chi decide di parlare a un gruppo: il professore che li studenti, l’attore rivolto al pubblico o il politico che tiene un discorso (fig. 4).In questa zona la comunicazione verbale, essendo grande la distanza tra chi parla colta, assume un’importanza capitale e il tono di voce deve essere sensibilmmentato. Anche i gesti devono farsi più ampi e le espressioni più marcate e riconos

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    r poter essere visti e rinforzare, così, il contenuto verbale.Questa è infatti anche la distanza alla quale ci teniamo dalle persone di riguardo.

    n esercizio

    Nei miei corsi, quando viene affrontato il tema dello spazio individuale, invitrsone presenti ad avvicinarsi a due a due, come per iniziare una conversazione

    ene misurata a terra la distanza tra i loro piedi. Questo per individuare la zona ale ogni persona si è istintivamente collocata per rapportarsi con l’altra.Questo esercizio rivela la modalità di relazione che si usa di preferenza: cioè, nde a instaurare preferibilmente un rapporto amichevole, sentendosi più a propriol relazionarsi all’interno della zona intima, degli affetti e delle emozioni o se si tvece a tenersi a una certa distanza dall’altro, magari più della norma. Nel qual caaro che si preferisce portare il rapporto, e quindi il discorso, a un livello più ment

    rmale, escludendo il più coinvolgente piano emotivo (fig. 5).

    Fig. 4

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    Fig. 5

    ’aura che cosa c’entra?

    Mi sembra interessante osservare come la scoperta delle zone individuali non faccatica che codificare e misurare quanto da sempre le antiche scienze esoterichensitivi conoscono dell’aura dell’uomo, dei corpi sottili che lo avvolgono.«L’aura è una specie di nuvola energetica, un ampio uovo che interpenetra e circonstro corpo fisico. Essa ci accompagna sempre, noi camminiamo con essa, dormn essa, e da essa veniamo sostenuti» (Douglas Baker).L’uomo è avvolto da un primo strato sottile di materia invisibile, il corpo etetorno a questo c’è una bolla più estesa: è quella del corpo astrale, quella cioè

    mozioni, dei sentimenti e dell’affettività.Far entrare una persona nella propria zona intima può forse voler dire permettermpenetrare il nostro corpo astrale?Più esterna al corpo astrale c’è una bolla di energia più rarefatta: quella del centale, nel quale si sviluppano i pensieri, le idee, le attività della mente. Essa potr

    rrispondere alle zone nelle quali si fanno avvicinare le persone con le quali abbiampporto di stima, di amicizia o di ammirazione, ma nessun rapporto affettivo.Nella zona pubblica le aure delle persone, visualizzate dai sensitivi come tante bova di energia, non si toccano e quindi non si influenzano più.Ma allora, quando noi diciamo che una persona ha un grande carisma e riesggiogare il pubblico intendiamo forse dire che la sua carica energetica, la dimenslla sua aura, è così estesa da arrivare fino a compenetrare e influenzare quellabblico?

    OME REAGIAMOLL’INVASIONE DEL NOSTRO TERRITORIO

    Alcuni decenni fa Julius Fast raccontava in maniera divertente in che modo unmico psichiatra avesse deliberatamente invaso il suo spazio personale, mentovavano seduti a un piccolo tavolo di ristorante.«Si mangiava, lui continuava a parlare, io lo ascoltavo, ma c’era qualcosa che nodava e che non sapevo definire, e questo malessere aumentò quando lui pressate e le allineò accanto al pacchetto delle sigarette, spingendo il tutto sempre

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    lla mia parte.Come se questo non bastasse, per cercare di spiegarmi meglio il suo punto di visorse in avanti con tutto il corpo invadendo quasi tutto il tavolo. Io mi sentivo cagio che non stavo nemmeno a sentire quello che diceva.Alla fine, ebbe pietà di me e mi disse: “Ti ho voluto offrire una dimostrazione di unnti fondamentali del linguaggio del corpo, la comunicazione non verbale”. Io

    curiosito e gli chiesi di spiegarsi meglio “Io ti ho minacciato in modo aggressivo, io dato. Ti ho messo nella posizione di doverti difendere, e questo ti ha dato fastin avendo ancora ben capito, gli chiesi che cosa avesse fatto di preciso. “Tantominciare, ho spinto avanti le mie sigarette. Ora, in base a una regola che non abbuto bisogno di enunciare, noi abbiamo diviso la tavola in due parti, metà a te e mee”. “Ma io non ho mai pensato a una divisione del genere”.“È naturale che tu non ci abbia pensato. Però la regola rimane. In base a tale rebiamo delimitato il nostro territorio, una delimitazione che di solito si mantiene in un principio non detto e a una norma di educazione. Però io ho voluto deliberatamettere le mie sigarette nella tua area in violazione di ogni buona maniera.

    sendoti reso conto di quello che avevo fatto, tu hai incominciato a sentirti a disnacciato, e quando io alla prima violazione del tuo territorio ho fatto seguiconda, spostando in avanti il mio piatto e le mie posate fino ad arrivare ad allungstesso verso di te, il tuo disagio è aumentato ancor di più e tuttavia non ti rennto del perché”».Proviamo a ricordare le volte in cui qualcuno si è allargato oltre il dovuto invadenstro spazio. Forse anche a noi è successo, senza capire quanto stesse accadendserci sentiti a disagio, senza riuscire a trovare una spiegazione apparente. Perchérpo che avverte l’invasione, mentre noi spesso non ci accorgiamo del messaggioso ci lancia.Quando ci si sente invasi, si hanno fisicamente alcune reazioni abbastanza tipiche esusseguono con un determinato ordine:– a livello fisiologico il nostro corpo aumenta i battiti del cuore, nel sangue vmessa adrenalina, i muscoli si contraggono e si preparano a un possibile attacco;– a questo punto iniziamo a trasmettere una serie di segnali preliminari per indicastro disagio, quali dondolare una gamba, o muoverci sulla sedia, come se questa fprovvisamente divenuta scomoda;

    – subito dopo il nostro corpo assume una posizione di chiusura nei confronti dell’inallora abbassiamo il mento, piegando in avanti le spalle o addirittura chiudiamchi, per cercare di non vedere quanto sta accadendo;– se tutti questi segnali del corpo non vengono riconosciuti e l’invasione altrui, cnseguente nostro fastidio, continua, allora ci allontaniamo dal luogo in cui ci troviambiamo di posto.

    La reazione di fronte all’invasione del territorio personale può addirittura provooppi di violenza incontrollata in persone particolarmente reattive.

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    automobile

    Alla guida di un’automobile spesso reagiamo in modo diverso dal solito quntiamo che il nostro territorio è stato invaso, perché viene stabilito un rapportanza molto particolare. È come se, restando seduti in un veicolo, il nostro sprsonale si espandesse e si ingrandisse notevolmente. Così, se siamo alla gendichiamo per noi una zona che arriva anche a una decina di metri davanti e dieti.

    Se un’altra auto si inserisce in questo “nostro” spazio, reagiamo con irritazione, e non ci succederebbe se una persona ci tagliasse la strada mentre stmminando per strada (fig. 6). Questo avviene, forse, perché nel contatto interpersonostro corpo compie una determinata serie di gesti, spesso in maniera inconsciaedere il permesso di avvicinarci e per scusarci dell’intrusione.

    Fig. 6Il corpo metallico della nostra auto non ha invece la capacità di fare dei cennchiarare le sue intenzioni pacifiche e non aggressive.

    OME DIFENDIAMO IL NOSTRO SPAZIO

    autobus

    Nella vita quotidiana esistono molte situazioni in cui il nostro spazio personale vvaso. Ad esempio, l’essere stipati in autobus o in una metropolitana im’inevitabile intrusione reciproca. E allora in un mezzo pubblico non si dovrebberlare con nessuno, né guardare le altre persone, ma mantenere uno sguardo asseespressivo, senza manifestare le proprie emozioni, anche lievi, quali disappunonumore.

    ascensore

    Le persone in ascensore si comportano come se gli altri non esistessero o non fosrsone. Entrando, per prima cosa si fanno dei cenni leggeri col capo per chiedere spresenti e poi ognuno si chiude in sé.Durante il tragitto si fissa la luce sul soffitto e si legge con molta attenzion

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    rghetta indicante la portata massima delle persone. Poi si può controetutamente se le nostre chiavi sono ancora al loro posto in tasca; infine, lo sgusta come ipnotizzato dall’accendersi e spegnersi della luce dei pulsanti dei piani.Uno di fianco all’altro diventiamo rigidi e praticamente immobili e, se per oriamo involontariamente il nostro vicino, emettiamo alcuni segnali muti per chieusa. Contemporaneamente i muscoli della parte del nostro corpo che è venutntatto con l’altro si contraggono, come per una reazione di difesa.Se avessimo il coraggio di alzare gli occhi e osservare le espressioni dei presdremmo tante persone che sembrano trattenere il fiato, per ricominciare a respo nel momento in cui le porte finalmente si aprono ed è possibile scendere.

    folla

    La resistenza che opponiamo alla violazione dello spazio individuale è così forte che in mezzo a una folla, ricerchiamo un minimo di territorio personale.Durante una manifestazione pubblica ci sentiamo tutti molto invasi ma, se ssciti a guadagnare intorno a noi uno spazio anche minimo, allora possiamo esserassati.Se la folla ingrossa e diminuisce la distanza tra le persone, allora possono sorordini, causati proprio dall’eccessiva irritabilità dei singoli individui, sottoposti

    algrado a uno stress da deprivazione dello spazio vitale.Le forze dell’ordine conoscono bene questo meccanismo ed è per questo che cercaadare la folla quando si fa troppo numerosa, in modo che la gente, non piùpressa, possa ritornare a uno stato d’animo di maggior calma.

    non-persone

    La capacità di riconoscere la persona in un essere umano è estremamente importr capire come noi agiamo e reagiamo, sia con il linguaggio del corpo sia verbalme medici che discutono della gravità del caso clinico del paziente di fianco al suo trattano da non-persona. Allo stesso modo viene considerata, e può così lavoeramente, l’addetta alle pulizie che entra nell’ufficio durante una riunione per svuo

    cestino; non disturba nessuno, nessuno la vede, come non-persona non può ascoanto viene detto.Una non-persona non può invadere il nostro spazio individuale, così come non potrlo una sedia o un gatto. Allo stesso modo non possiamo invadere lo spazio persouna non-persona.In una situazione di affollamento sui mezzi pubblici ci trattiamo reciprocamente da rsone, ma al di fuori da queste situazioni può risultare offensivo non essere visti esere considerati.

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    un tavolo

    Se vogliamo restare soli ed evitare che qualcuno invada il nostro territorio, di settiamo in pratica alcuni accorgimenti.Avete mai pensato a come ci comportiamo quando, entrando in una mensa o inblioteca, ci sediamo a un tavolo e desideriamo che nessun altro venga a sedersi vici? Le azioni che compiamo variano a seconda del nostro stato d’animo.Per prima cosa andiamo a sederci a un tavolo il più lontano possibile dall’ingresso;

    abbiamo una modalità di espressione aggressiva, occupiamo il posto centrale, spauro e il viso verso la porta e quindi verso un possibile avventore. L’atteggiamentostro corpo e il posto scelto per sederci dicono chiaramente: “non venite a disturbadate a sedervi da un’altra parte”.Se invece siamo più introversi, allora ci sediamo sempre allo stesso tavolo, ma coalle alla porta, segnalando così il nostro bisogno di restare soli: “lasciatemi da soloete sedervi, fatelo pure, ma non disturbatemi”.Se non comprendiamo questi messaggi, possiamo commettere l’errore di forza

    uazione e di sedere, magari con il desiderio di scambiare due chiacchiere, vicino aqueste persone. Nella migliore delle ipotesi non otterremo che laconiche risposnghi silenzi carichi di tensione.

    giardini

    Anche seduti sulla panchina di un parco possiamo desiderare di restare da solignalare ai possibili intrusi il nostro bisogno di solitudine dobbiamo scegliere con cu

    sto da occupare:se ci sediamo al centro della panchina, in modo aggressivo comunichiamo rbalmente il nostro desiderio di occupare quella panchina da soli (fig. 7);

    Fig. 7se ci sediamo completamente sul bordo esterno, con una modalità passiva affermnon voler essere disturbati, ma che comunque c’è spazio anche per altre persone

    se desideriamo invece, osservando nostro figlio che gioca o il nostro cane che annu

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    ato, conversare con altre persone, ci sediamo nella nostra metà. Il messagghiacchiero volentieri; accomodatevi pure, vi lascio invadere il mio spazio” (fig. 9). Aesente come è seduto il protagonista del film Forrest Gump intento a raccontare aonosciuta la storia della sua vita, seduto su di una panchina pubblica?

    Fig. 8

    Fig. 9

    treno

    La prossima volta che avrete occasione di entrare nello scompartimento di un t

    cora vuoto, osservate dove decidete di sedervi (fig. 10).

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    Fig. 10

    Vi sedete nell’angolo interno, girandovi verso il finestrino e magari occupando il pfianco a voi con degli oggetti che vi appartengono?Oppure vi girate sorridenti verso la porta e quindi verso possibili compagni di viaggChiedetevi invece che stato d’animo avete se vi capita di occupare il posto al ceagari sistemando la borsa a sinistra e dei giornali alla vostra destra.D’intuito un passeggero che avesse voglia di fare conversazione durante il via

    terebbe di entrare nel “vostro” scompartimento, a meno che non ci siano altri eri altrove.È altresì molto improbabile che una persona, entrando in uno scompartimento libcida di sedersi nel primo posto, subito accanto alla porta d’ingresso.

    famiglia

    I nostri oggetti personali possono, dunque, diventare emanazioni del nostro spaz

    arsi tutt’intorno, possono allargare la nostra zona di influenza e quindi, in quaodo, proteggerci dall’invasione altrui.Nella vita quotidiana in famiglia ogni membro ha dei propri spazi personali endica; per il padre può trattarsi della poltrona preferita, vicino alla quale lascia iro o gli occhiali, quasi a segnare “questo posto è occupato”.Per la madre può essere il territorio della cucina. Vi siete mai chiesti perché le suoe nonne, quando sono ospiti, creano dopo un po’ scontento e disagio?Uno dei motivi è da ricercare, anche, nel fatto che inevitabilmente queste signoresiderio di rendersi utili, spostano gli oggetti dal loro posto abituale e occupano e, per tacita regola, appartengono alla padrona di casa.Se il bambino semina i suoi giochi in cucina, la madre reagisce invitando il figortarli nella sua stanza in nome di un principio di educazione all’ordine, ma in reaper difendersi dall’invasione del suo territorio personale.

    rritorio e proprietà

    Quando ci appoggiamo a una persona o a una cosa, nel linguaggio del cdichiamo apertamente che ci appartengono, che sono di nostra esclusiva proprieche, che ne siamo fieri.Quando riceviamo una persona sulla porta di casa, anche se siamo sorridenonunciamo parole di benvenuto, evitiamo di tenere ostentatamente una mano pite della nostra porta d’ingresso (fig. 11).Il messaggio che inviamo al nostro ospite a questo punto è doppio: con le parovitiamo a entrare; con il corpo, invece, gli mostriamo di essere gelosi della nona” e di non avere troppo piacere che venga invasa da estranei.

    Sprofondati nella poltrona dirigenziale, i piedi sulla scrivania, ribadiamo a chiu

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    tri che non solo quello è il nostro territorio, ma anche che meritiamo a buon diritrica che ricopriamo (fig. 12).

    Fig. 11 Fig. 12

    cinema

    Se il cinema non è affollato, e quindi non siamo costretti a sederci in un posto qualche in questa occasione effettuiamo istintivamente delle scelte per rispettare nonnostra privacy, ma anche quella delle persone già sedute.La persona che si siede in una fila libera sceglie di solito il posto con la visualeene migliore; la persona che arriva dopo di lei si colloca abbastanza lontana ma, perché i rispettivi spazi personali vengano rispettati.Si è studiato che normalmente non ci si mette dalla parte opposta, cioè troppo lonrché tale atteggiamento potrebbe sembrare offensivo.

    Una terza persona che prendesse posto nella stessa fila sceglierebbe la posizermedia, equidistante dalle altre due (fig. 13).La prossima volta che andiamo ad assistere a uno spettacolo, osserviamo anchale settore istintivamente preferiamo collocarci. Nelle prime file, come per cattudamente più immagini possibili? Lungo il corridoio o prossimi all’uscita per sentirceri e non disturbare?

    Fig. 13

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    OME INVADIAMO IL TERRITORIO ALTRUI

    simboli dell’autorità

    Così come noi bussiamo prima di entrare, altrettanto dovremmo fare, in mambolica, prima di invadere la bolla di qualcuno. Rispettare lo spazio non sempre è fnon sempre viene fatto.

    Le persone potenti cercano di occupare uno spazio notevolmente superiore agli rché sono ben consapevoli che questo fatto conferisce loro maggior prestigio.Il grado di autorità di una persona viene messo in evidenza non solo dalla grandl suo ufficio e della sua poltrona, ma anche dal tempo che questa lascia passare pdarvi il permesso di entrare nel suo ufficio e da come, invece, possa liberam

    vadere il vostro.

    osizione e grandezza degli uffici

    Se un’azienda dispone di più piani di uffici, chi lavora ai piani più alti ricopre una crarchicamente superiore. A parità di piano, l’ufficio ad angolo è più importante dilocato in posizione centrale, anzi si può dire che il potere diminuisce più aumentanza dalla posizione ad angolo.

    pen space

    La regola “angolo = potere” vale anche per gli spazi di lavoro aperti, gli open spaelli nei quali, per agevolare la comunicazione e snellire le procedure, molte persoovano a lavorare assieme nello stesso grande locale e dove tutti sono sotto gli occtti; cosa che a lungo può diventare motivo di stress.Quindi, se riuscite a ottenere un posto ad angolo, con le spalle al muro, aggiunto una posizione dominante. Il posto peggiore in un open space, quanttorità, sembra rivelarsi quello al centro della stanza, poiché si è disturbati dal contssaggio. Si può cercare di difendere la postazione centrale, proteggendola con ogusare come barriera, e allora si possono collocare, per fare quadrato intorno a

    lle piante, un mobiletto o al limite un paio di sedie, da tenere, però, costantemene di pile di scartoffie.

    mensioni dell’ufficio e arredamento

    Naturalmente, più l’ufficio è ampio e ben arredato, più rispecchia il ruolo e l’importl suo occupante. Senza arrivare a misurare al centimetro le dimensioni della scrivaqualità del materiale con cui è realizzata, che può variare da una essenza di leegiato a semplice laminato, o l’esistenza o meno di tappeti, quadri, piante e g

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    estre, l’ufficio è anche l’espressione della personalità di chi lo occupa.Tutto ciò che viene appeso dietro alla scrivania, e che quindi può essere visto soloitatori, è stato collocato lì per fare impressione su di loro. Di solito ci sono dipemi e onorificenze ricevute.Tutti gli oggetti che invece sono visibili solo da chi è seduto alla scrivania appartena sua sfera privata: si può trattare di ritratti di persone care o di oggetti attinenività di cui è appassionato.Sembra, invece, che ciò che viene appeso alle pareti laterali abbia una funzramente decorativa e non rivesta alcun significato preciso.

    scrivania

    Come viene infine usato il piano della scrivania? Affermare che più è pieno di caù la persona ha da lavorare sembra ovvio, ma lo è solo parzialmente.Una scrivania totalmente vuota indica che la persona realmente non deve svoun lavoro; probabilmente si limita a decidere e il lavoro lo svolgono gli altri. S

    ano c’è un solo fascicolo comprendiamo che la persona in quel momentorontando un solo problema specifico, per poi evaderlo e passare ad altro; se inveno tante carte ordinate e divise per argomento, probabilmente ha l’incaricordinare e controllare diverse attività.Tante carte e documenti accatastati alla rinfusa, tanto da occupare quasi tuttazio del piano di lavoro, non rivelano un individuo super indaffarato, ma al contr siede a quella scrivania non riesce ad avere la giusta efficienza e metodo di la

    g. 14).

    Fig. 14

    ù alta è la sedia…

    Nel regno animale si domina l’avversario con l’altezza; alcuni di voi ricordano la faFedro del lupo e dell’agnello («Superior stabat lupus, inferior agnus»): il lupo becqua dal ruscello in una posizione più alta rispetto a quella in cui si trovava l’agnnimale più debole dichiara la sua inferiorità sdraiandosi a terra e l’animale più forte sopra.

    Anche gli uomini seguono nella tradizione un simile comportamento ancestrale

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    chinano di fronte a un idolo, a una divinità o a un re.L’atto di genuflettersi, di inchinarsi, addirittura di prostrarsi a terra sottolineonosciuta importanza e superiorità della persona o del simbolo dinanzi al quale ne.Da sempre è riconosciuto valido il principio che più alta è la sedia e più alto è il ranpotere di chi vi è seduto. Il trono dei re era non solo più grande e sontuoso deglisti a sedere dei cortigiani, ma era anche posto più in alto, in modo che le per

    mmesse al suo cospetto non potessero arrivare all’altezza degli occhi del sovrano. Cagno si fece costruire nella cattedrale di Aquisgrana un trono divenuto famoso pa altezza. Il suo intento era di rendere simbolicamente evidente la sua importache di fronte al papa.Nel film di Chaplin Il dittatore c’è una sequenza che porta al paradosso queccanismo. Dal barbiere si incontrano, seduti di fianco, Hitler e Mussolini: con il saponato e senza potersi sfilare dalle rispettive poltroncine, hanno una sola possir cercare di affermare la loro reciproca superiorità, e cioè cercare di alzare la sla quale si trovano seduti. Così, a turno, in maniera molto umoristica, azionan

    vetta che fa sollevare il sedile, arrivando alla fine a sfiorare il soffitto.Quindi, se in azienda si vuole ulteriormente sottolineare la nostra superiorità entire alle persone chiamate a colloquio la loro dipendenza e metterle in imbararà sufficiente restarsene seduti dietro alla scrivania su una grande poltrona dirigencollocare dinanzi a noi, per chi deve sedersi, una poltroncina più bassa, più scomonza braccioli. La persona a colloquio con noi sarà in difficoltà, non sapendo poggiare le braccia; se poi la sedia è abbastanza bassa, diventerà per lei disageccesso alla scrivania e, così sprofondata, automaticamente sarà costretta a ttare dall’alto in basso. Questa posizione sminuisce in partenza la sicurezza dirsona e quindi il suo potere durante un colloquio.Il massimo della perfidia lo si può raggiungere lasciando volutamente, se l’ospite fportacenere a una certa distanza, in modo da obbligarlo a compiere strane evolu

    r poterlo raggiungere.Un altro diffuso gioco di potere è quello di collocare la poltroncina riservata al visitapiù lontano possibile dalla scrivania, e questo sottolineare la distanza rende ancorpotente l’ospite (fig. 15). Vi ricordate dove veniva fatto sedere Fantozzi, il personatanti celebri film, quando veniva ricevuto dal suo grande capo?

    Un dirigente che abbia rispetto per gli altri, indipendentemente dalle dimensioni a poltrona, quando riceve una persona per un colloquio, si sposterà dall’altra plla scrivania, per sedersi allo stesso livello e senza frapporre barriere.C’è da chiedersi perché, invece, troppo spesso certe figure professionali, ad esemedici, amino restare altolocati e barricati dietro alla scrivania, dichiarando, cguaggio non verbale, la loro assoluta superiorità e non disponibilità, quando a panno cercando di instaurare un dialogo personale e magari intimo con il paziente,sì intimorito ha molte più difficoltà ad aprirsi e a esporre i suoi problemi.

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    Fig. 15

    Quindi, se avete occasione di presentarvi a un colloquio di lavoro, fate attenzionedia che vi viene offerta: da questo potete capire le intenzioni del vostro interlocutopinione che egli ha di se stesso e di voi (fig. 16).

    Fig. 16

    tempo d’attesaFar attendere una persona è una tecnica ben conosciuta per mettere in risaltopria autorità e importanza, che possono essere quantificate contando i minutiercorrono tra quando bussate alla porta di qualcuno e il momento in cui vi viene drmesso di entrare. Se, dopo aver regolarmente fissato un appuntamento, vi rello studio di un noto professionista e dovete attendere in sala d’aspetto per parecmpo, probabilmente pensate che, poiché egli è talmente importante e impegnaasi un onore riuscire ad essere ricevuti e quindi il vostro tempo e il vostro denaro n spesi.

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    Siamo così abituati a subire queste attese che, se ci capita di essere ricmediatamente, possiamo dubitare della capacità del professionista e pensiamsere l’unico cliente della giornata.

    trare senza bussare

    Un capo, invece, non deve attendere di essere ricevuto, né tantomeno chiede

    rmesso prima di entrare, o almeno così ritiene di doversi comportare per sottolineriormente la sua autorità.Da come ci comportiamo entrando in una stanza che non ci appartiene si può staindi il nostro grado di autorità. Perché noi possiamo:– bussare e attendere pazientemente di essere invitati a entrare, che equivale a capo non sono io e la mia autorità è praticamente nulla”;– non bussare ed entrare direttamente: autorità massima e anche grande mancannsibilità e di tatto. Con una simile azione è come se, con il linguaggio del coessimo affermando: “qui comando io; qui tutto è mio, e quindi entro dove e quaglio”. In questo modo inoltre chi è nella stanza viene trattato da non-personamplice esecutore di una funzione specifica, poco più di una fotocopiatrice.

    Una volta aperta la porta, la nostra maggiore o minore autorità si misura da quazio invadiamo del territorio altrui. E qui abbiamo tre possibilità:– possiamo fermarci sulla porta e comunicare rispettosamente quanto necesstorità minima;– possiamo avanzare fino al centro della stanza: in linguaggio non verbale comuni

    oprire un certo ruolo che mi dà l’autorità sufficiente per fare questo;– possiamo entrare e dirigerci con passo deciso fino alla scrivania della persona sedtorità massima.Più veloce è l’entrata nella stanza, cioè quanto meno tempo si impiega a entaggiore è il grado di autorità di cui si gode.Anche la scrivania di una persona è uno spazio personale da non invadere. Spessosi pensa e allora arrivando al tavolo di un collega ci appoggiamo le mani o la norsa o ci sediamo addirittura sopra per sembrare più disinvolti. Così facendo possovocare una reazione di grande risentimento e perdere per lungo temp

    laborazione di quella persona.Spesso il capo autoritario ritiene di poter entrare senza bussare e arriva difilatorivania del suo dipendente invadendola con le mani o sbattendoci sopra il fascicoloportato (fig. 17).

    Un superiore avveduto eviterà di fare questo, per non provocare sentimenti ostilircherà di darglielo direttamente in mano.Se, comunque, si vuole entrare senza bussare, si può farsi sentire con un colpo di tcon la voce, per preavvisare della nostra entrata ed evitare così di mettere in imbar

    forse in quel momento non è pronto e non desidera essere colto alla sprovvista.

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    Fig. 17

    nterrogatorio

    Se una moglie volesse assolutamente ottenere una piena confessione dal marito ca di fronte, potrebbe cercare di usare le tecniche specifiche di invasione del terrlle quali abbiamo parlato, e ritornare con la memoria ai tanti film polizieschi vis

    evisione. E allora, per prima cosa, dovrà farlo sedere in un posto fisso, ad esengolo del divano, e poi incalzarlo fisicamente, sedendosi sempre più vicina, man me diventano più pressanti e specifiche le domande (fig. 18). Nei film di solito, a qunto, l’interrogato, di fronte alla doppia aggressione verbale e territoriale, avecluse le uniche due possibilità, cioè quella di fuga o quella di attacco, si spotente e questo stato genera in lui una forte frustrazione che prelude nfessione.Anche la moglie a questo punto, se avrà usato bene questo meccanismo psicolorà riuscita a indebolire le difese del marito al punto da farlo crollare e confessarità. Ma se lui, sentendosi invaso, si alza e si allontana, a lei non resta chessibilità, quella di andare a leggere al capitolo 9 quali sono i gesti che di solito coa persona quando mente.

    Fig. 18

    O SPAZIO ATTORNO A UN TAVOLO

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    Attorno a un tavolo rettangolare si svolgono di solito la maggior parte dei rappovoro, sia esso una scrivania o un tavolo da riunione. Anche il posto che si occdendo con altre persone, è significativo dei rapporti che intercorrono e del climaevitabilmente verrà a instaurarsi. La distanza alla quale ci si mantiene esprime ancciproca distanza interiore. Vediamo alcuni esempi.Se il nostro capo è seduto dietro alla sua scrivania e noi dobbiamo sederci con luolgere un lavoro, rispetto alla sua posizione noi abbiamo tre possibilità: sedernte, di fianco a lui o a lato del tavolo, in posizione angolare.

    posizione frontale

    Questa posizione, che vede le due persone sedute una di fronte all’altra, può riveche la più pericolosa perché porta inconsciamente a dividere il tavolo in due uali, come per un’ideale partita: il rischio è che le persone tendano ad assumereggiamento competitivo e quasi di sfida (fig. 19).

    Fig. 19

    Perciò è assolutamente da evitare, potendolo fare, se si desidera instaurarepporto di amichevole collaborazione; può essere, invece, la situazione ideale pepo che debba redarguire un suo dipendente o impartire degli ordini. È purtroppo lata nei colloqui di lavoro.

    posizione angolare

    Sedersi ad angolo si rivela la posizione ideale quando si deve intrattenere un collorché entrambe le persone possono guardarsi in faccia e parlare e, allo stesso teere una parte di campo libera per il movimento e per lasciar spaziare lo sguardindi una posizione più rilassante, che crea minor tensione e nella quale è pos

    vorare più serenamente (fig. 20).L’angolo del tavolo funge, inoltre, da barriera parziale e questo consente un minim

    otezione. Questo è anche il posto migliore per la segretaria alla quale si deb

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    ttare delle lettere: lei è abbastanza vicina da permetterci di usare un normale tonce e, nel contempo, si ha il campo libero innanzi a sé per potersi concentrare su quva via via dettando. Se, convocati per un colloquio di lavoro o per una vensciamo a sederci in questa posizione, abbiamo molte più probabilità di successo.

    Fig. 20

    posizione di fianco

    Se ci viene concesso di sederci dalla stessa parte della barricata il significato apbito molto evidente: la persona con la quale lavoriamo ritiene che tra di noi esistri livello di mansioni, e che le nostre idee sono abbastanza affini circa la risoluziondeterminato problema che ci riguarda entrambi (fig. 21).

    Un venditore, quando riesce a sedersi a fianco di un potenziale cliente, sarà moltocilitato nel trasmettergli che faranno entrambi un ottimo affare se concluderanno qttativa.

    Fig. 21

    posizione distanziata

    Esiste, infine, un’ultima possibilità di sedersi rispetto a una persona, e cioè intano possibile, dall’altro lato del tavolo: questo modo di comportarsi significa prendistanze, per timidezza, soggezione o disinteresse, da quanto dovrà essere detto.Questa è la posizione dell’accompagnatore, di colui che sta accanto a chi è sedunte alla scrivania, senza intervenire nel colloquio.

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    È anche la posizione che normalmente si sceglie sedendosi a un tavolo di biblioteconsultazione, per cercare di non disturbarsi reciprocamente (fig. 22).

    Fig. 22

    n piccolo trucco

    Supponiamo che dobbiate sottoporre dei documenti a qualcuno che, da dietro larivania, vi invita a sedervi di fronte a lui.La scrivania è larga e voi avete poca possibilità di successo dalla posizione in covate: l’ideale per voi sarebbe di riuscire a passare dalla sua parte, per poter mstrare il vostro progetto.Provate questo piccolo trucco: disponete il fascicolo in mezzo alla scrivania. Srsona non è minimamente interessata ad approfondire l’argomento, non si muolla sua posizione; allora restate al vostro posto e senza tante speranze iniziarlare.

    Può anche darsi che egli si sporga in avanti per vedere meglio quanto gli esponeessaggio non verbale è “mi interessa, ma resti al suo posto”.Se invece la persona con cui state parlando attira dalla sua parte il fascicolo, vi vcitamente offerta la possibilità di seguirne il percorso; chiedete a questo punttete avvicinarvi per illustrarlo e poi rapidamente spostatevi al suo fianco (fig. 23).

    Fig. 23

    tavolo da riunione

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    Se alcune persone di pari grado sono sedute attorno a un tavolo da riunione (fig.persona seduta nel posto indicato con il numero 1 si trova automaticamente ad a

    ù autorità per il fatto di essere a capotavola e di dominare, oltre al tavolo, la pngresso.

    Fig. 24

    Segue per importanza la persona seduta all’altro capo del tavolo, poiché volge le sa porta, e infine chi siede di fianco a 1, a partire da 2 e 3. Le persone dall’altro latvolo, spalle alla porta, sono leggermente svantaggiate.

    tavolo quadrato

    Un tavolo quadrato ha delle valenze precise, poiché si creano contemporaneamuazioni di competizione e di collaborazione tra le persone.Vediamo invece le dinamiche che possono instaurarsi inconsciamente, a livelloguaggio del corpo, quando si decide di “mettersi a tavolino” per risolvere un quaoblema.Di solito collabora di più con noi chi ci è seduto di fianco, soprattutto la personastra destra. Chi si trova di fronte a noi, in posizione tacitamente competitiva, oppaggiori difficoltà e magari farà resistenza.La prossima volta che ci capita, proviamo a fare attenzione se questo avviene e, sessibile, cerchiamo di tenere l’incontro seduti attorno a un tavolo rotondo, che mediatamente un’atmosfera meno competitiva.

    dersi in cerchio

    Re Artù e i Cavalieri della Tavola Rotonda vengono citati spesso nei libri di lingual corpo, perché ha colpito la nostra immaginazione l’idea di un re così saggiosiderare che i suoi cavalieri fossero seduti assieme a lui attorno a un tavolo oprio per la sua forma, potesse garantire a tutti una parità di rango e di importanzaQuesto è in effetti ciò che succede, a patto che allo stesso tavolo rotondo non s

    a persona più importante, re Artù o il capo di turno, perché allora tutto cambmportanza delle persone viene sancita in base alla maggiore o minore lontananza

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    po.La stessa regola può valere naturalmente anche per le persone sedute in cerchiogruppo di lavoro (fig. 25).

    Se la persona seduta a sinistra, accanto alla lavagna, e indicata con il numenduce il gruppo, il suo braccio destro è il numero 12, e l’altro suo assistente il num

    Fig. 25

    Il numero 7, seduto di fronte a lui, è il suo antagonista o, se la sua seduta è casello che potrà in seguito opporre più resistenza e critiche.Le persone numero 8 e numero 6 hanno, per simpatia e somiglianza di vedute, ssedersi di fianco all’opposizione, o comunque potrebbero diventarne degli alleati.Chi ha scelto di sedersi nei posti 4 o 10 non è molto interessato a quanto viene dequella posizione può nascondersi abbastanza alla vista del capo e dell’antagonis

    llo stesso tempo può controllare tutti gli altri.Più complesso e sottile è lo stato d’animo degli altri quattro che sono seduti sizioni intermedie.Il capogruppo deve prestare molta attenzione a 3 e 11 perché dipende magari dasito di una votazione: essendo persone deluse, perché ritengono di non abastanza potere, se si sentono escluse potrebbero venire meno agli impegni presi.Più facile, forse, è trattare con 5 e 9: per portarle dalla sua parte deve con pazimolarle a esporre le loro idee e, se ci riesce, alla riunione successiva, potrebbntivamente, scegliere un’altra posizione.

    Importante è ricordare che la scelta del posto equivale, a livello inconsci’affermazione con la quale indichiamo con quale stato d’animo ci accingiamsistere alla riunione e a chi intendiamo rivolgere le nostre simpatie o antipatie.Uno stesso gruppo di persone, che si incontra abitualmente nello stesso luogo, tennservare il posto scelto la prima volta.Se vogliamo comprendere il mutare delle dinamiche interne al gruppo può eseressante osservare se qualcuno cambia posizione.

    famiglia: il tavolo da pranzo

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    Che tipo di tavolo da pranzo abbiamo in casa? La famiglia aperta preferisce riuorno a un tavolo rotondo, la famiglia chiusa sceglie un tavolo quadrato o rettangolPer famiglia aperta si intende un nucleo in cui le persone sono libere e poco formasti a sedere possono essere tranquillamente scambiati a seconda delle esigenzeomento.Rigida e formale è invece una famiglia chiusa, nella quale non c’è spontaneità o libdove a tavola ognuno ha il suo posto fisso, la sua sedia intoccabile. Chi è invitasa di amici può già avere una prima importante indicazione circa l’atmosfera che rlla famiglia che lo ospita, facendo attenzione alla distribuzione dei posti attornovola.Altra indicazione per comprendere l’ordinamento interno della famiglia stessa,pire cioè chi comanda, ci viene fornita dal posto occupato dal padre e dalla madre.dre siede a capotavola e la madre alla sua destra, ognuno dei due rispetta il dizionale: lui è il capofamiglia, lei non è in competizione, ma gli è molto unita.Se i genitori siedono ognuno a un capo del tavolo, questo indica che fra di loro econflitto, magari inconscio, su chi deve portare i pantaloni in casa; può essere il

    lla madre che chiede formalmente ai figli di rispettare il padre “perché è luimanda”, ma che poi in realtà è lei a dirigere con il suo umore la quotidianità.Anche attorno al tavolo di casa vale quanto detto fin qui riguardo al significato dei cupati; può essere quindi utile osservare dove si siedono i figli e gli altri membri miglia, perché ognuno occupa inconsciamente il posto che riflette il suo ruolo all’inti rapporti interfamiliari.Se il figlio maschio si siede di fronte al padre, in atteggiamento di sfida-competizrse è nell’età adolescenziale della ribellione e della ricerca di una propria identitàvece è la figlia che, sedendosi a sinistra del padre, si pone di fronte alla madre, folla fase in cui si sente in competizione con lei.Abbastanza defilato e neutrale potrà essere il posto scelto dal figlio minore, che ann riveste alcun ruolo particolare in famiglia.Dai posti occupati si rilevano, infine, anche le alleanze che vengono a costituirsi telli o i membri della famiglia.

    ristorante

    Anche nel sedersi a un tavolo di ristorante si seguono inconsciamente gli stessi prqui esposti e così si può scegliere il posto di maggior predominio, quello più defila

    n le spalle alla sala e all’ingresso, oppure più o meno vicino alle persone a noini.Quanto detto, naturalmente, non tiene conto delle normali regole di galateo e core tutti noi conosciamo e che prevedono certi rituali e certe posizioni che, in quposti, non sono segnali inconsci del linguaggio del corpo.Che cosa dire di un piccolo tavolo a cui una coppia non può che prendere p

    dendosi uno di fronte all’altra?Se le persone sono innamorate e il tavolo è molto piccolo, è possibile un’int

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    aggiore, in quanto le ridotte dimensioni del tavolo permettono il contatto delle manardarsi profondamente negli occhi, per dedicarsi completamente all’altro.Una coppia con qualche dissapore nell’aria, che scelga di andare al ristoranterlarne, dovrebbe invece evitare la posizione frontale e quindi combattiva.Si vedono spesso coppie che discutono al ristorante sedute uno di fronte all’altra).

    Fig. 26

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    2

    CHE TIPO SEI?

    no sconosciuto si avvicina

    Uno sconosciuto prende appuntamento per venire a parlare con noi. Lo vedtrare dal portone principale e chiedere come fare per raggiungerci.S’incammina infine lungo il corridoio, in fondo al quale lo stiamo aspettando. Nei panti che intercorrono tra il momento del suo ingresso e quello nel quale ci stringe

    ano, possiamo osservarlo attentamente e capire già molte cose: il suo carattere, leopensioni, il suo stile di vita, il suo umore e, perché no, se possiamo fidarci o menoOsserviamo per prima cosa la sua corporatura: se atletica o massiccia, se alta o baha le spalle diritte o ricurve.Prestiamo poi attenzione alla sua andatura e al suo portamento, a come camentre si avvicina: a passo spedito e deciso o a passo lento e calmo; a come appogedi e li tiene allineati. Ora è più vicino e possiamo distinguere i gesti delle bracclle mani; riconosciamo la forma del volto e l’espressione che assume. I nostri sguacrociano.

    Quando, infine, è a un passo da noi e ci saluta, notiamo il tono della voce, la pdore; mentre rispondiamo con un «Buongiorno, l’aspettavo. Prego, si accomodirsona che riceviamo non è più così sconosciuta per noi (fig. 1 a pagina seguente).mentichiamo che ciò che notiamo degli altri, gli altri lo notano di noi. Potremmo esi lo sconosciuto che compie quegli interminabili passi che dall’ingresso lo separan sicuramente lo sta osservando e al quale vuole fare una bella impressione. Ci satti preparati molto bene tutto il discorso da fare, ma ricordiamoci che il nostro c

    già parlato tanto per noi e che il 93% dell’impressione è già stata data.

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    Fig. 1

    Partiamo anche noi da lontano nell’osservazione del linguaggio del corpo e per psa esaminiamo la corporatura di una persona per individuarne le caratterisncipali.Rispetto a un corpo pragmatico, quello di un manichino perfetto, ma irreale, posssere un po’ più grassi o magri, un po’ più curvi o rigidi e, naturalmente, voleotizzare una divisione tipologica degli esseri umani, dovremmo tener conto

    versità di razza, di sesso e di quelle apportate dell’età; ricordandoci anche ndizioni e dei periodi storici in cui vivono e del loro temperamento.

    TEMPERAMENTI

    Una volta si riteneva che il temperamento non fosse costante, ma cambiasse compo, e rivelasse quindi il momentaneo stato d’animo di una persona, non ilrattere.

    Esso tendeva comunque a conferire un’impronta ai suoi muscoli, ai suoi movim’espressione e alle pieghe del viso, perché in base alla loro costituzione certi tipi htendenza a vivere più di frequente in un determinato temperamento.

    classificazione degli antichi

    Secondo l’antica medicina greca, poi estesa al mondo romano e all’Occidente finedioevo, il corpo umano è la sede di quattro umori vitali: il sangue, la bile gialla, la

    ra e il flegma, l’umore freddo proveniente dal cervello. L’esistenza dei vari tipi umaegava con la diversa mescolanza (temperamentum per i latini) di questi quattro ucondo la prevalenza di uno di essi, si potevano avere i seguenti temperamenti:

    l sanguigno, in cui l’umore dominante era il sangue;

    l collerico, in cui predominava la bile gialla (cholé in greco);

    l malinconico, pieno di bile nera (mélaina cholé in greco);

    l flemmatico, in cui l’umore fondamentale era il flegma.

    sanguigno

    Una persona dal temperamento sanguigno la si riconosce perché è vivace, ategra e con voglia di vivere. Cammina in modo disinvolto, i suoi muscoli sono scioo modo di parlare è vivace e caldo, e lo sguardo è aperto. I sentimenti rivestono a vita una parte importante (fig. 2).

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    Fig. 2

    collerico

    È una persona brusca, energica, irritabile, che disprezza tutto quello che è delicansibile.Anche il suo portamento è energico e i muscoli sono molto tirati; il viso è tesuardo piuttosto fisso e le labbra chiuse.Il suo modo di parlare è veloce, sintetico e il tono di voce è generalmente un po’ aa persona che privilegia il movimento ai sentimenti (fig. 3).

    Fig. 3

    malinconico

    Il malinconico, al contrario, preferisce talmente restare immerso nei sentimentprimere quasi completamente il movimento (fig. 4). È un sofisticato, un sognansieroso, che non trova gioia nella vita e che quindi tende a cercare la solitudine.

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    Fig. 4

    Il suo camminare è lento e trascinato, così come monotono è il suo modo di parlareI muscoli non hanno tensione; la pelle del suo viso non ha colore e la fronte è sorughe di preoccupazione. La bocca è costantemente atteggiata in una smorfia amsguardo è triste.

    flemmatico

    Come il malinconico, anche una persona dal temperamento flemmatico è lsante e sovente maldestra, ma si differenzia per la sua passività.Il suo sguardo è senza espressione e il suo modo di parlare è lento e incerto.La persona è lenta sia negli affetti che nel movimento; potremmo dire che è calmdifferente; è quindi difficile smuoverla o farle prendere delle decisioni, senza che p

    abbia pensato molto a lungo (fig. 5).

    Fig. 5

    lavoro ideale

    Se in una persona uno dei temperamenti prevale in maniera molto forte sugli altri,turalmente più portata a ricoprire certi ruoli o a svolgere certe attività.

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    Se ci riconosciamo nel temperamento malinconico, sarebbe molto difficile, addiriaziante, cercare di proporsi quale addetto alle vendite o rappresentante.Un lavoro da svolgere in casa o in un locale chiuso, in cui ci sia possibilità di leggensare, di scrivere, sarebbe l’ideale. Un malinconico lo possiamo trovare tra i pensatosofi, gli scrittori, gli archivisti.Un sanguigno può svolgere al meglio tutte quelle attività dinamiche e a contatto cori, come commerciante, rappresentante, attore, operaio, dirigente. Si sentirpresso da un lavoro sedentario, da svolgere al chiuso e da solo.Anche il collerico, splendido capo reparto o ufficiale, diventerebbe insopportarvoso e scontento, se dovesse svolgere un lavoro chiuso in un ufficio.Per il flemmatico, l’ideale è un’attività che richiede calma, ad esempio amministratnsigliere; collocato in un posto dove è necessario essere attivi, dinamici e di racisione, risulterebbe ridicolo.

    affinità

    Gli antichi avevano anche studiato che cosa accade se si forma una coppia di perllo stesso temperamento.Essendo molto simili, avrebbero finito inconsciamente col respingersi e una veopria attrazione non ci sarebbe mai stata.Pensate ai poli di una calamita: quelli simili si respingono.La coppia ideale, dicevano, è quella nella quale agisce un’alternanza di temperamsì, quando in uno dei due entra in azione il temperamento attivo, la passività dell’ò neutralizzarlo.

    TIPOLOGIE

    A seconda della costituzione fisica – quindi della struttura ossea, del tipo di pelle, ein base a un più o meno accentuato sviluppo di determinati organi, si postinguere negli esseri umani varie tipologie. Noi esamineremo le tre tipologiemuni e più semplici da individuare:

    l tipo muscolare;l tipo digestivo;l tipo cerebrale.

    Naturalmente questi tipi “puri” nella realtà non esistono, perché ogni corpo, così cni volto, è un insieme di vari tipi.

    tipo muscolare

    Il suo aspetto fisico è caratterizzato da: testa dall’ossatura squadrata e volto

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    eamenti marcati; collo muscoloso, braccia massicce e dita robuste, gambe poteedi lunghi.Il suo sguardo reale e sobrio dimostra grande volontà ed energia. Duro come il fn si lascia piegare facilmente e agisce seguendo non il sentimento ma i suoi princdirettive ricevute. Ama la libertà e l’indipendenza, sfida i pericoli e lavora duram

    menticando spesso il riposo. Preferisce le attività all’aria aperta che richieovimento e forza muscolare, come il lavoro nei campi, nell’edilizia, la vita per mall’esercito: tutti lavori che necessitano di energia, decisione e capacità di azione

    Fig. 6Avendo meno sviluppata la sensibilità, non dimostra mai apertamente i suoi sentimdi solito non sopporta le persone che lo fanno. Le sue labbra strette, e teitualmente serrate, indicano il suo scarso interesse per il cibo, che è semplionotono: egli si nutre solo per sfamarsi.

    tipo digestivo

    La sua testa è larga, come il viso; il collo è corto, quasi inesistente e spesso sovral doppio mento. La bocca è carnosa e gli occhi piccoli, come il suo orizzonte, piutttretto e rivolto alle cose vicine e reali. È una persona pratica e solida con luppato senso per il commercio. Poiché ha poca forza muscolare e poco desiderritualità e di attività culturale, tende a lavorare e ad accumulare molto denaro

    ocurarsi le comodità di cui ha bisogno: la buona tavola e una bella casa (fig. 7ete ottenere qualcosa da lui, chiedeteglielo mentre sta mangiando, mai quan

    giuno, e in ogni caso fatelo sedere, perché non ama restare in piedi e nemmeno paconcetti astratti. I lavori adatti a lui sono nella piccola industria o nell’artigianeale sono tutti quei lavori legati in qualche modo al settore alimentare.

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    Fig. 7Il tipo digestivo dà il meglio di sé come ristoratore o cuoco.È attirato soprattutto dai tipi muscolari, dai quali può facilmente venire influenznde invece, appena può, a opprimere i tipi cerebrali, poiché realmente nomprende e in fondo li considera inferiori.

    tipo cerebrale

    Il suo sistema nervoso, sviluppato al massimo rispetto all’apparato muscolare tema digestivo, crea una costituzione tenera, gracile e delicata (fig. 8).

    Fig. 8La sua testa sembra avere la forma di un uovo, con la fronte che diventa la pedominante del viso; gli occhi sono grandi e pieni di anima; il collo è sottile e le nno dita lunghe e delicate. I movimenti del corpo non sono bruschi, ma leggmoniosi. La bocca piccola indica che anche il suo appetito è piccolo e più rivoltoalità che alla quantità del cibo: questo tipo mangia con gli occhi.Amando l’arte, la musica, la letteratura, se svolge un lavoro manuale, sceg’attività che richieda pazienza, delicatezza, senso estetico e una fine abilità tecme l’orologiaio o l’ottico.

    a il tipo “puro” non esiste

    Quanto detto fin qui può considerarsi come un gioco, perché la natura umana è m

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    ù complessa e sarebbe sbagliato voler far entrare le persone in categorie trfinite. Questi schemi tipologici nella realtà non esistono, perché ogni corpo, così cni volto, è un insieme di varie caratteristiche.Può essere però importante ricordare, solo in linea di massima, che indicativama persona che come tipo fisico si avvicina a una determinata tipologia può in quaodo avere dei tratti che si rifanno a questa. Sta poi a voi verificarne le somiglianze.Una domanda che spesso mi viene posta è: «Ma se una persona gracile si dedicani allo sviluppo dei suoi muscoli per diventare grossa e potente, a che tipoparterrà?».Io risponderei: «Psicologicamente a quella alla quale con tutti i mezzi ha cercasomigliare».Ora, se ne avete voglia, mettetevi davanti a un grande specchio e guardatevenzione (fig. 9).

    Fig. 9

    oporzione testa/corpo

    Per prima cosa osservate le dimensioni della vostra testa in rapporto al resto del cotesta va misurata dalla sommità del capo al mento. La proporzione standard è di a 8 (fig. 10).Se, ad esempio, una persona è alta 160 cm, la misura della sua testa è di 20 cm:ù piccola, la sua costituzione fisica e mentale sarà più debole della media; se la tesù grande, la persona si presenta più solida della media e sarà più attivaentalmente che socialmente.

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    Fig. 10

    altezza

    Secondo la medicina orientale, le persone più alte tendono a sviluppare maggiormcapacità mentali e intellettuali e sono più soggette a disturbi respiratori e nervosi.Quelle più basse tendono invece a condurre una vita molto attiva e possono essercilmente soggette a problemi digestivi e circolatori.

    forma delle spalle

    Osservate ora com’è l’angolo delle vostre spalle (fig. 11).

    Fig. 11Chi ha le spalle squadrate è una persona più intellettuale o muscolare e prefettività fisica e sociale; le spalle cadenti, invece, si ritrovano in persone che hannrattere più dolce e femminile e che sanno meglio apprezzare il lato estetico della vLe spalle di forma arrotondata sono l’ideale: la persona che le possiede ha un caraù equilibrato, in grado di svolgere al meglio sia le attività fisiche che quelle mentaliMettetevi ora di profilo, piedi paralleli e ben appoggiati a terra, e cercate di esseù naturale possibile, senza barare tirando in dentro la pancia o raddrizzando le spello che importa è osservare la posizione abituale che il vostro corpo assume, o ch

    sumendo in questo periodo della vostra vita.

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    POSTURE DI LOWEN

    Dipende dall’ambiente in cui siamo cresciuti e dalle vicende subite nella nostra vstituirsi di certi meccanismi che vengono poi a fissarsi nel corpo generando specintrazioni dei muscoli, che danno luogo a determinate posizioni fisse o posture.E allora, indipendentemente dal fatto di essere di costituzione gracile o muscolosa,stro corpo ha imparato a dissociarsi dai sentimenti o a negarli, noteremo che queonoscibile da una caratteristica divisione tra la sua parte superiore e quella inferio

    un netto ingrossamento della parte alta del tronco. Se ci portiamo dietro un contogno di affetto, il nostro corpo si ricurva; si ingrossa e si abbassa, invece, se tratt

    nta rabbia e ostilità, oppure si irrigidisce per paura di cedere.Lo psichiatra Alexander Lowen, fondatore della bioenergetica, ha studiato i carae si manifestano nelle posture che il corpo assume e anche come alcune di qussono essere indice di grossi conflitti interni, fissati nella struttura fisica.I cinque disegni che seguono illustrano altrettante posizioni tipiche studiate da Loovate a imitarle, cercando di contrarre i glutei e far rientrare il bacino, o di piega

    sta o le spalle. Mettetevi in contatto con le vostre sensazioni più profonde, cercapire come si sente una persona che abitualmente mantiene quella certa posturapirla bisogna imitarla, per percepire come ci si sente nei suoi panni, per arrivare cgliere il significato di quel tipo di espressione corporea. E se magari, imitandorsona con petto gonfio e spalle rialzate, trattenendo il fiato provate un senso di parse può capitarvi di rimanere stupiti nel sentire che a parole si dimostra inraggiosa e prepotente. Questo significa che quella persona non è in contattospressione di paura trasmessa inconsciamente dal suo corpo e che per compensazsforza di dimostrare il contrario.

    ostura ripiegata

    Questa postura si osserva con frequenza nelle persone dal corpo lungo e sottile, ccino più stretto del normale e un aspetto da eterni adolescenti, spesso con gli occrché miopi (fig. 12).

    Fig. 12

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    Il loro corpo è come ripiegato, le spalle sono curve, il petto incavato, la testa chinanti.Le gambe sottili danno l’impressione di non essere in grado di sorreggere il corora le ginocchia sono rigide, proprio per sostenerlo meglio, mentre i piedi sembiano poco contatto con il suolo.Queste persone hanno difficoltà a stare in piedi da sole nella vita e tendonopoggiarsi agli altri, anche se magari mascherano questa debolezza con una esagedipendenza. Essendosi sentite deprivate in tenera età dell’affetto materno, ritene tutto sia loro dovuto, e che il mondo sia tenuto a mantenerli; ma, nonostante qussuno riuscirà mai a riempire il loro senso di bisogno e di vuoto interiore.

    ostura divisa in due

    La persona, che appare come spezzata a metà, ha di solito un corpo magro cuscoli molto contratti, e può tenere abitualmente i piedi rivolti verso l’esterno, mebraccia sembrano lasciate cadere senza vita e il viso sembra fissato in una masc

    atica (fig. 13 a pagina seguente).

    Fig. 13

    Questa persona si è dissociata, fin dalla tenera età, dai suoi sentimenti, perchéntita rifiutata come essere umano, e a questo rifiuto ha imparato a risponnsiderandosi superiore e ritirandosi all’interno, per non entrare in contatto co

    nsazioni del corpo e la realtà esterna che esso trasmette. Una persona così tentare le relazioni sentimentali, e se le affronta cercherà di comportarsi “comeovasse dei sentimenti. Il suo corpo, spaccato in due all’altezza della vita, nonegrare la parte superiore con quella inferiore: anche la sua personalità sarà qaccata in atteggiamenti opposti, che possono andare dall’arroganza all’abbattimel considerarsi un santo al credersi un poco di buono.

    ostura gonfiata

    Questa postura si riconosce facilmente perché la persona ha le due parti del c

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    tevolmente sproporzionate: quella superiore è di dimensioni maggiori (fig. 14). Il gonfio, il collo teso, il bacino rigido e le gambe contratte appaiono troppo mpetto al corpo. Gli occhi hanno un’espressione diffidente, perché non sono apertmprensione degli altri.Alla base c’è la negazione dei sentimenti, non semplicemente un prenderne le distame nella posizione precedente. Questa persona è ostile al suo corpo e alle sensae da esso riceve, e investe quindi molto nella propria immagine.

    Fig. 14Ha bisogno di potere, di dominio e di controllo non solo sugli altri, ma anche su dr non perdere mai la testa, e di solito raggiunge nella società una posizione m

    evata e di successo. Controlla gli altri o prevaricandoli e rendendoli vittimducendoli. In ogni caso, malgrado le apparenze, egli sarà anche dipendente rsone che crede di tenere sotto controllo.

    Questo suo bisogno di controllare, infine, è strettamente legato alla paura di esntrollati e quindi usati. Egli ha intimamente bisogno degli altri, ma neganntimenti nega di dover esprimere questo bisogno, facendo in modo che siano gli aorrere a lui.

    ostura sottomessa

    Il sottomesso è come una cariatide, una di quelle statue che sorreggono i balcon

    lazzi (fig. 15).Il suo corpo appare schiacciato, di conseguenza risulta più basso, grosso e tarchialo è corto e grosso e la testa sembra quasi nascondersi dentro le spalle, che ate in avanti. Il bacino è rientrato e i glutei contratti: l’aspetto è quello di un canecoda fra le gambe. Il corpo nel complesso è molto muscoloso e spesso ricoperto data peluria.

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    Fig. 15

    Apparentemente questa persona con il suo atteggiamento sottomesso cercmpiacere gli altri per continuare ad essere il “bravo bambino”, perché solo così creter essere amato, ma dentro di sé prova rabbia e ostilità. Questi sentimenti venergicamente bloccati per paura che esplodano in un comportamento violento;esto sviluppa dei muscoli grossi e potenti che li trattengono e lasciano passare s

    mento e i piagnistei. Infatti, per il controllo esercitato, l’aggressività è ridotta, cre il desiderio di autoaffermazione, e allora il comportamento caratteristico divtteggiamento di sottomissione e di compiacenza.Si sente sempre inferiore perché da bambino è stato umiliato, ma dentro di nsidera superiore agli altri. Nella vita è frequente che persone con simile posrivino a odiare profondamente il loro capo, o chiunque occupi una posizione supea loro.

    ostura irrigidita

    Di solito il corpo è ben proporzionato, la testa alta, il collo rigido, la schiena dirittatto gonfio (fig. 16). Il ventre appiattito e le gambe contratte sembrano tirare la fi’indietro, nella tipica posizione “petto in fuori, pancia in dentro!” tenuta dal sol’attenti. Una persona così tende ad avere un carattere inflessibile e orgogliosoura di cedere perché ciò equivarrebbe alla sottomissione e quindi al crollo.

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    Fig. 16La sua circospezione si manifesta nell’abitudine di frenare qualsiasi impulso ad arso l’esterno. Trattenersi significa anche tener controllata la schiena: dunque apido.Questo controllo ha avuto origine nell’infanzia, quando si è sentito tradito percnitori rifiutavano il suo amore; da allora si è corazzato e ha imparato a non esprim

    oppo apertamente questo amore per paura di non essere apprezzato. La frustrazr questa impossibilità ad esprimerlo genera una profonda tristezza che viene tratte

    l petto gonfio.

    FISSAZIONI IN BIOENERGETICA

    È necessario avere alcune nozioni base di un punto importante trattato da Lowello delle fissazioni che determinano nel corpo specifiche strutture.Lowen dice che una persona è “fissata”, cioè è bloccata, «quando è impigliata inflitto emotivo che la immobilizza e impedisce qualsiasi azione efficace per cambia

    uazione».In questi conflitti lottano due sentimenti opposti che si bloccano a vicenda, ad esemn famiglia sto male, vorrei tanto andarmene; ma, se me ne vado, non so cantenermi. Sogno di andarmene e ho paura di farlo, di rischiare”. E si rimane quoccati, sospesi a mezz’aria tra due scelte. In questo caso si può dire che si sta viva fissazione di cui si è perfettamente coscienti, perché si è consapevoli del conflittosta vivendo, anche se ci si sente bloccati e non si riesce a risolverlo.Ma possono esistere anche dei conflitti inconsci, che ci hanno bloccato fin dall’infa

    di cui ora non abbiamo più alcun ricordo. «Tutte le fissazioni, come tutti i conmotivi irrisolti, diventano strutturate nel corpo sotto forma di tensioni musconiche, che bloccano il corpo in maniere particolari» e che si riconoscono osservanstura della metà superiore del corpo.Per la bioenergetica una persona fissata è come se fosse “appesa”, cioè avesse pentatto con la realtà, e allora, con tecniche specifiche chiamate di “radicamerounding), si cerca di riportare la persona con i piedi per terra.Vediamo alcune delle fissazioni più comuni.

    appendiabiti

    Una delle posture fissate che si riscontrano più di frequente, soprattutto tra il saschile, è quella definita l’appendiabiti, perché con le spalle sollevate, la testa pieavanti e i piedi appena appoggiati a terra, la persona sembra una marionetta appea gruccia (fig. 17).Le spalle rialzate trattengono la paura. Qui le spalle portate sempre sollevate rivee la persona è rimasta bloccata in una posizione di paura, che non sa più sciog

    rché non è consapevole di essere spaventata.

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    Fig. 17Questa postura non si sviluppa vivendo un singolo episodio, ma si instaura olungati periodi di continue situazioni paurose. Con il passare del tempo poi quementicano e si reprime addirittura l’emozione stessa della paura.Il conflitto di questa posizione è tra l’essere spaventati e, contemporaneamegare di esserlo, tenendo la testa in avanti in segno di sfida coraggiosa.

    gobba

    Questa fissazione si è somatizzata a livello delle spalle creando, soprattutto nne non più giovani, una caratteristica gobba, che nasce da un accumulo di co

    occata in quella posizione, dopo un’intera vita di frustrazioni. Il nostro gatto manisua collera curvando la schiena e rizzando il pelo (fig. 18).

    Fig. 18Lowen ritiene che la gobba «implichi un conflitto fra un atteggiamento di sottomisscioè fare la brava ragazza per compiacere il padre e la famiglia – e violenti sentim

    rabbia per la frustrazione sessuale che un simile atteggiamento comporta».

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    Una donna che debba quindi sottomettersi alla richiesta di essere sempre una bmbina sarà costretta ad assumere un atteggiamento passivo, e la sua collera ibile solo dalla protuberanza concentrata sul dorso.

    mezzobusto

    Lo stesso tipo di conflitto può generare una postura facilmente riconoscibile

    nne che appaiono vive e vitali nella parte superiore, mentre la parte inferiorecino in giù, è rigida e bloccata. L’effetto che si ha è di un mezzobusto appoggiato edistallo di marmo (fig. 19).

    Fig. 19

    Essere stata collocata dai genitori sopra un piedistallo per rispettare la morale corrl dover continuare a recitare il ruolo di brava figlia e poi di moglie modello e mrfetta finisce per immobilizzare la parte inferiore del corpo, quella degli istinti, ssioni, della sessualità.

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    COME SI STA IN PIEDI

    Avete mai pensato che ci sono diversi modi di stare in piedi anche se apparentemniamo tutti le due piante appoggiate a terra?Prima di esaminare che cosa significa nel linguaggio del corpo un determinato appol piede sul terreno, o una particolare posizione delle gambe, osserviamo più da vicedi.

    A DIAGNOSI DEL PIEDE

    Per la medicina orientale i piedi non sono solo il nostro supporto, ma possono riveuna persona molto più di quanto si possa pensare.Perché tante persone soffrono di disturbi ai piedi che impediscono loro di cammimodamente? Di solito, vi rispondono che è colpa di certe scarpe troppo stretterché si formano delle callosità in certi punti?

    meridiani

    Come dice un maestro della diagnosi orientale, il giapponese Ohashi, il cielo rivergia elettromagnetica sulla Terra sotto forma di raggi solari e di altre radiaellari o planetarie, mentre la Terra è circondata dall’energia elettromagnetica genei due poli Nord e Sud.Quindi il nostro ambiente, la stessa aria che respiriamo è carica di energia, cioè di ale. Ognuno di noi, appoggiando i piedi sulla terra, funziona da antenna per le f

    ettromagnetiche terrestri e celesti, che caricano il nostro corpo dall’alto e dal bassoQuesta energia vitale che anima ciascuno di noi, e che viene chiamata Ki in Giapp’i o Qi in Cina e Prana in India, scorre nel nostro corpo lungo dodici percorsifiniti, che vengono chiamati meridiani.Ognuno di essi può essere paragonato a un fiume di energia che parte da un pecifico e poi fluisce fino a un altro punto, portando la forza vitale in ogni cellularpo umano.Quando uno di questi fiumi subisce un blocco, la forza vitale non può arrivare aecisa regione, e allora le relative cellule, i tessuti e tutti gli organi ne risengativamente, dando origine a sintomi, e in seguito a patologie, di vario tipo.

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