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L’INQUINAMENTO NUCLEARE • Componenti: - Borgianini Federica - Costanzi Laura - Franchi Vanessa - Gasparrini Cristina - Sabatini Federica

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L’INQUINAMENTO NUCLEARE

• Componenti:- Borgianini Federica- Costanzi Laura- Franchi Vanessa- Gasparrini Cristina

- Sabatini Federica

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IL CAMMINO DELL’ENERGIAIL CAMMINO DELL’ENERGIACi sono state molte rivoluzioni nella storia dell’uomo.

Gli uomini primitivi non conoscevano l'energia, di cui noi, solo premendo un interruttore facciamo uso in ogni momento della giornata. Essi trovavano il necessario per vivere nella natura. La prima grande "rivoluzione, l'uomo la compì con la scoperta del fuoco, la seconda si ebbe con la nascita dell'agricoltura e dell'allevamento. Poi, a causa delle necessità legate allo sviluppo dell'agricoltura, si ingegnò di dominare, per quanto era possibile le acque.  

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Col passare del tempo la quantità di energia richiesta diventava sempre maggiore.Ecco allora comparire il carbone come energia termica, la forza dell'acqua e del vento come energia meccanica. Successivamente si sfruttarono i bacini idroelettrici, dai quali si ottenne il "carbone bianco", cioè l'energia elettrica ricavata dall'acqua. Gli ultimi passi del cammino dell'energia ci conducono ai pozzi di petrolio (da circa 60 anni la fonte energetica principale), una fonte che sembrava inesauribile, ma di cui varie vicende hanno reso sempre più problematica e costosa l'utilizzazione. L'ultima "rivoluzione energetica" è quella nucleare.

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LA BOMBA NUCLEAREL'ALTIMETRO

L'altimetro, per una bomba atomica, è fondamentale poiché è in base ai dati che riceve esso che l'ordigno esploderà ad una certa quota creando un certo numero di danni. Di solito un normale altimetro d'aereo usa un tipo di barometro che misura i cambiamenti della pressione d'aria a differenti altitudini. Tuttavia, i cambiamenti nella pressione d'aria dovuti al tempo atmosferico possono influenzare negativamente le letture dell'altimetro. Risulta molto più semplice adottare un altimetro radar per aumentare la precisione quando la bomba raggiunge il punto zero. Come semplici sistemi a pulsazione, vengono emessi segnali dal radar posto nella bomba, i quali rimbalzano sul suolo e vengono ricevuti riflessi dall'altimetro della bomba. La precisione di questi altimetri è tra il metro e mezzo per le variabili delle altezze maggiori. Comunque, l'alto costo dei barometri radar ha impedito la loro applicazione per usi commerciali.

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LA TESTATA

La testa di detonazione, o testata, che è posta nella carica di esplosivo convenzionale, è simile ad una capsula di esplosivo al plastico. Serve semplicemente come catalizzatore per diramare un'esplosione più grande. E' essenziale calibrare bene questo dispositivo. Una testata troppo piccola non servirà a niente e sarà soltanto un problema in più per coloro che intendono disarmare la bomba per riarmarla meglio. Inoltre, l'esplosivo convenzionale può esser detonato con forza insufficiente per innescare la reazione a catena dei materiali fissili. Un esplosivo convenzionale sufficientemente potente permetterà invece di alloggiare all'interno della bomba una maggior quantità di materiale fissile, aumentando di conseguenza la potenza dell'arma. Di solito viene impiegato l'esplosivo al plastico C-4 a causa della sua estrema malleabilità e capacità di compressione. La testata, per essere azionata, deve ricevere la carica elettrica d'innesco dal detonatore collegato all'altimetro radar.

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E' comunque importante ricordare la pila di Fermi in quanto primo esempio di reattore nucleare e modello stesso di riferimento per la costruzione della bomba atomica. Intanto i fisici avevano scoperto un altro combustibile adatto per la fissione : l'uranio 238, dopo aver assorbito un neutrone termico, diventa uranio 239, che decade in nettunio 239, il quale a sua volta decade beta con analoga rapidità dando origine al plutonio 239. Il plutonio 239, avendo nel nucleo un numero dispari di neutroni ed essendo più complesso dell'uranio 235, dovrebbe essere molto più instabile. Dal 1943 a Oak Ridge e ad Hanford furono costruiti speciali reattori per preparare plutonio, così che nel 1945 erano già disponibili quantità di uranio e plutonio sufficienti per costruire delle bombe. Per costruire una bomba era necessario accelerare il più possibile i tempi della reazione a catena, il che richiedeva l'uso di neutroni veloci per ridurre l'intervallo tra una fissione e l'altra. Venne pertanto eliminato il moderatore e la bomba venne chiuso in un massiccio involucro per tenere insieme l'uranio finchè buona parte di esso subisse la fissione.

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Dato che una massa critica di materiale fissile sarebbe esplosa spontaneamente, innescata dai neutroni vaganti presenti nell'aria, il combustibile per la bomba venne suddiviso in due o più sezioni. Il meccanismo di innesco era un esplosivo convenzionale, che provocava il contatto delle varie sezioni al momento della detonazione : un dispositivo era chiamato "Thin Man"- un tubo con due pezzi di uranio agli estremi - mentre l'altro, detto "Fat Man", era un guscio composto di materiale fissile che implodeva verso il centro ; per effetto dell'implosione e di un pesante involucro esterno, detto tamper, veniva allora a formarsi momentaneamente una densa massa critica. L'involucro aveva anche la funzione di riflettere i neutroni rinviandoli nella massa in cui era in corso la fissione, riducendo in tal modo le dimensioni critiche. Questa è chiamata comunemente bomba atomica, o bomba A.

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HIROSHIMA  

Quando ormai era chiaro che la guerra contro la Germania stava per finire con la vittoria degli alleati sul campo, nel marzo 1945, molti fisici che avevano passato quel periodo a progettare una bomba a fissione nucleare si posero una serie di domande sull'effettiva utilità di un impiego militare dell'energia nucleare. Infatti, a Los Alamos i fisici del Manhattan Project erano arrivati a degli ottimi risultati riuscendo a creare un ordigno nucleare, anche se troppo ingombrante da poter esser trasportato e lanciato sul nemico come una vera e propria bomba ; inoltre gli scienziati non erano ancora riusciti a trovare una soluzione per alcuni problemi tecnici cruciali, come quello della possibile asimmetria dell'onda d'urto. Ma la meta non era affatto lontana. Dopo molte discussioni con i colleghi di Chicago, Leo Szilard tentò tramite l'appoggio di Einstein di incontrare il presidente americano Roosvelt per presentargli le proprie perplessità. Purtroppo Roosvelt morì prima che avvenisse l'incontro, e il presidente Truman che gli succedette non lo vide mai. Dopo la resa della Germania i dubbi degli scienziati crebbero, e all'inizio di giugno fu consegnato al ministro della guerra americano Henry Stimson il Rapporto Franck : in esso si sconsigliava l'uso delle bombe atomiche contro il Giappone e si suggeriva una dimostrazione incruenta della nuova arma.

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Il rapporto, però, non ebbe grande fortuna e fu subito censurato, e ciò fu dovuto anche all'opposizione del fisico Oppenheimer, direttore tecnico del progetto Manhattan e fervo sostenitore dell'uso bellico dell'energia nucleare per terminare una volta per tutte il conflitto mondiale. Nel maggio del 1945 Truman aveva creato la Interim Committee, una commissione per affrontare la questione di un eventuale uso della bomba atomica. Questa commissione era affiancata da un'altra commissione, composta da quattro scienziati : Oppenheimer, Fermi, Lawrence e Compton, che avevano la responsabilità delicata di dare consigli tecnici sull'uso dell'arma atomica contro il Giappone. Entrambi le commissioni ricevettero il Rapporto Franck, ma non lo ritennero convincente, per cui decisero di sfruttare la bomba secondo tre criteri : - la bomba doveva essere usata contro il Giappone al più presto. - doveva essere usata sopra un doppio bersaglio, cioè su installazioni militari circondati o adiacenti ad abitazioni. - doveva essere usata senza preavviso sulla natura della nuova arma usata. Il loro intento, in quel particolare frangente, era infatti creare il più possibile un effetto di terrore sui nemici per la potenza distruttiva e la novità della nuova arma. L'obbiettivo era quindi quello di impressionare.

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26 APRILE 1986: L'INCIDENTE. Il 26 aprile 1986 un gravissimo incidente si verificò nella quarta unità

della centrale nucleare di Cernobyl, in Ucraina, a dodici chilometri dal confine con la Bielorussia. L'immissione di un'eccessiva quantità di materiale radioattivo provocò una dispersione di combustibile con conseguente esplosione di vapore, rottura della guarnizione di tenuta del reattore e scoppio di gran parte del combustibile in atmosfera. Ulteriori fall-out avvennero nei dieci giorni successivi. Al momento dell'incidente nel reattore vi erano quaranta KBK (chiloBequerel) di diversi radionuclidi, tra cui uranio e transuranio, vari isotopi di iodio, cesio, antimonio, stronzio, ed un numero considerevole di altri radioisotopi a decadimento breve. Le stime ufficiali indicano che il 3,5% di tutta la radioattività presente nel reattore venne rilasciata all'esterno. Ma secondo i dati più recenti si riferisce soltanto alla quantità di radionuclidi "pesanti" scaricati in atmosfera (uranio, transuranio, cesio), mentre il fall-out di isotopi volatili come lo iodio 131, il cesio 134-137 fu di oltre il 50% ed il fall-out dei gas rari quali lo xenon ed il kripton è stato del 100%.

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I fall-out di materiale radioattivo investì dapprima le regioni più prossime alla centrale, causando una significativa contaminazione nei territori della Bielorussia, dell'Ucraina e della Russia, ma il 27 ed il 28 aprile masse di aria radioattiva raggiunsero anche i paesi scandinavi. Tra il 28 ed il 29 aprile la nube radioattiva venne spezzata in due tronconi da una corrente d'aria fredda, una parte si diresse a nord-est e l'altra verso la Polonia e la Germania. Il 30 aprile ed il 1 maggio questa seconda nube si spinse fino in Grecia, Italia, Svizzera, Austria e Cecoslovacchia, dove fu registrato un notevole incremento dei livelli di radioattività. Il 2 e 3 maggio vennero toccati dalla nube anche Gran Bretagna, Belgio, Irlanda e Francia sud-occidentale, mentre dal 3 maggio le propaggini dalla nube giunsero nell'Europa sud-orientale fino alla Turchia. Tra il 6 e l'8 maggio, infine, aumenti dei livelli di radioattività furono evidenziati anche in aree geografiche molto lontane dall'incidente (Cina, Giappone, India, Canada, USA).

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I BAMBINI, PRIME VITTIME DI CERNOBYLI BAMBINI, PRIME VITTIME DI CERNOBYL

Dal 1986 ad oggi in Bielorussia la percentuale di bambini malati è cresciuta del 16%. Si è verificato un aumento sensibile dei difetti congeniti e delle patologie neonatali. Nella regione di Mogilev, per esempio, l'anemia dei neonati è aumentata di 5 volte, mentre l'incidenza delle anormalità funzionali tra i bambini irradiati è aumentata del 40-60%. Ma la conseguenza sanitaria più evidente e significativa del fall-out è il drammatico innalzamento dei disturbi tiroidei (la tiroide è l'organo più colpito dallo iodio 131), specialmente tra i bambini che avevano tra 0 e 6 anni al momento del disastro. L'incidenza del gozzo tiroideo è triplicata, l'incidenza del gozzo da ipotiroidite è raddoppiata. Nelle regioni di Gomel e Mogilev il gozzo tiroideo colpisce rispettivamente il 48% ed il 75% dei bambini ed è aumentata di 20 volte l'incidenza del tumore alla tiroide (solo nel 1991 ne sono stati registrati 97 casi, contro i 21 verificatisi dal 1970 al 1985 in tutta la Bielorussia). Nella regione di Gomel l'incidenza del cancro alla tiroide rappresenta la percentuale più alta del mondo (11,7 casi ogni 100.000 bambini).

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Dei 397 bambini colpiti da tumore tiroideo tra il 1986 e il 1994, oltre il 65% aveva un'età compresa tra 0 e 4 anni, il 35% aveva invece tra i 5 e i 9 anni, il 3% tra i 10 e i 14 anni. Per quanto riguarda l'incidenza globale dei tumori maligni in Bielorussia essa varia dal 15,2% nei bambini tra 0 e 4 anni, al 14% tra i bambini tra 5 e 9 anni, al 10,8% in quelli tra 10 e 14 anni, percentuali nettamente più alte rispetto a quelle che si registrano tra i coetanei in altre repubbliche dell'ex-URSS. Incrementi significativi si sono registrati anche per l'incidenza dei tumori al cervello e delle patologie a carico del sistema endocrino, con un 50% di aumento delle patologie a carico del sistema ipotalamo-ipofisario ed un 58% di aumento delle patologie a carico delle ghiandole surrenali. Un dato preoccupante riguarda, infine, il generale abbassamento delle difese immunitarie che (che colpisce ancora una volta soprattutto i bambini) e l'aumento sensibilissimo dell'insorgenza di patologie comuni a carico del sistema respiratorio e di patologie autoimmuni.

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“IL DESERTO DELLA BIELORUSSIA” Nonostante la grande estensione della nube radioattiva di Cernobyl, il 70%

della radioattività liberata dall'esplosione del reattore si è abbattuta sulla Bielorussia. La Bielorussia, oggi repubblica indipendente, è suddivisa in sei regioni (Minsk, Gomel, Grodno, Mogilev, Brest, Vitebsk). Dei 236.000 Kmq di superficie, 45.600 Kmq (il 23%) presentano ancora oggi livelli di contaminazione superiori a 1 Cu/Kmq per 6.400 Kmq e ad oltre 40 Cu/Kmq per 2.200 Kmq. Solo 24.700 persone, residenti in 107 località nei distretti di Braghin, Narovlia e Khoiniki nella regione di Gomel, vennero evacuate all'indomani dell'incidente e oggi 2.600.000 Bielorussi, pari ad un quinto dell'intera popolazione vivono tuttora nelle aree maggiormente contaminate, distribuite in cinque delle sei regioni della Bielorussia (solo la regione di Vitebsk è rimasta immune dalla contaminazione). Il 20% del territorio boschivo della Bielorussia (1,3 milioni di ettari) è contaminata: 257.000 ettari di terreno agricolo delle regioni di Gomel e di Mogilev sono inutilizzabili per l'agricoltura e una superficie analoga è inabitabile.

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La produttività e la riproduzione del bestiame sono gravemente compromesse. La reticenza delle autorità e la tendenza a "gonfiare" i dati relativi alle misure di bonifica e risanamento, rendono assai difficile la raccolta di dati e informazioni attendibili sulla situazione effettiva in Bielorussia, mentre i rischi, già elevatissimi per la salute pubblica, sono ulteriormente accresciuti dal fatto che l'economia bielorussa, dopo l'indipendenza, vive in una condizione di sostanziale autarchia, di autoproduzione e di autoconsumo. Gli studi sulle conseguenze sanitarie dell'incidente di Cernobyl sulla popolazione della Bielorussia sono condotti principalmente dai centri clinico-scientifici del Ministero della Sanità della Bielorussia (Istituto di Radiomedicina, con un dipartimento a Gomel che si occupa principalmente dei disturbi alla tiroide; Istituto di Ematologia e di Trasfusione Sanguigna; Istituto di Oncologia e di Radiologia Medica; Istituto dei Disturbi Genetici e Congeniti) e dai centri di ricerca dell'Accademia delle Scienze della Bielorussia.

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Nonostante le moltissime difficoltà incontrate sul campo di chiunque sia impegnato a condurre studi e ricerche sulle conseguenze sanitarie dell'incidente di Cernobyl (il tentativo sistematico, fino a tutto il 1991, di negare ogni problema sanitario connesso all'incidente, che ha prodotto dati e statistiche "preconfezionati" e di nessuna attendibilità, la scarsità di dati sulla situazione sanitaria precedente all'incidente), è ormai universalmente accettato che a quasi dieci anni dall'esplosione del reattore di Cernobyl, i rischi sanitari per la popolazione bielorussa restano altissimi. Esaurita la contaminazione provocata dagli isotopi a vita breve (come lo iodio 131 e lo stronzio 90), continua infatti l'irradiazione prodotta dagli isotopi a lungo decadimento, mentre i danni sulla salute sono resi ancora più vistosi dal generale peggioramento delle condizioni di vita.

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“Ottobre Rosso” intrappolato nel mare di BarentsAvaria a un sottomarino nucleare russo che ora giace a 107 metri di profondità. Difficili le operazioni di salvataggio dei 120 marinai. Forse un'esplosione o una collisione con un altro sommergibile. Incertezza sulla presenza di vittime a bordo. I marinai comunicano con i soccorritori con segnali Morse.

MOSCA, 14 AGOSTO - Un sottomarino nucleare russo è bloccato da un'avaria sui fondali del Mare di Barents con a bordo 120 uomini che rischiano di restare sepolti in una gigantesca bara d'acciaio. L'incidente risale a ieri ma solo oggi è diventato di pubblico dominio. Più di dieci navi combattono contro il tempo per salvare i 120 uomini del sottomarino nucleare 'Kursk' che giace a una profondità di 107 metri, presso la penisola di Kola.

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Sulle loro condizioni per tutta la giornata si sono succedute notizie contrastanti.Sono tutti vivi, ha detto una fonte del comando della Flotta del Nord, precisando che sono stati gli stessi marinai a comunicarlo battendo colpi sulle pareti metalliche secondo l'alfabeto Morse. Lo stesso comando ha poi precisato che non c'è per ora certezza perchè l'urto subito in una possibile collisione potrebbe aver fatto morti in una parte del mezzo distante da quello da dove sono giunti i segnali Morse.

E ' uno scontro con un altro mezzo navale - potrebbe essere un sommergibile straniero - che avrebbe provocato il suo inabissamento. Il sottomarino attende i soccorsi con i due reattori nucleari spenti, le apparecchiature spente, in regime di assoluta emergenza. Non aveva a bordo armi nucleari.L'incidente è avvenuto nel corso delle manovre aeronavali svoltesi tra il 10 e il 13 agosto.

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"È una situazione difficile", ha commentato il comandante della marina russa, ammiraglio Vladimir Kuroyedov aggiungendo che sono poche le possibilità di successo. Non ha precisato se la situazione difficile sia riferita alla salvezza dei 120 marinai o all'imbarcazione.

La zona dell'inabissamento è 69 gradi 40 minuti nord e 37 gradi 35 minuti est, ha riferito in serata il comando della marina. In questo punto del Mare di Barents si trovano le unità della flotta militare che assistono il mezzo in avaria. Le condizioni atmosferiche sono ideali, il fondo è però agitato da forti correnti sottomarine.

Le operazioni di recupero cominceranno domani dopo uno studio attento dell'avaria e delle tecniche più adatte. Una nave è riuscita a calare fino al Kursk una sonda che pompa aria dalla superficie. L'informazione è stata dagli esperti del centro di soccorso marittimo di Murmansk, citati dall'agenzia Interfax, secondo i quali viene esclusa l'evacuazione di emergenza dei marinai e l'abbandono di una delle più moderne unità della flotta russa.

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Secondo alcune fonti, il sommergibile non ha a bordo le speciali capsule che permettono l'evacuazione dell'equipaggio fino a una profondità di 200 metri. Deve essere allora affiancato da mezzi più piccoli che possono così riportare in superficie l'equipaggio. Sono tutte questioni allo studio dei soccorritori che si trovano sul posto i quali puntano, comunque, a far riemergere il mezzo senza evacuare i marinai.

Varato nel 1994, il Kursk (Oscar-2 nella classificazione Nato) è stato l'ultimo sommergibile della sua generazione a essere messo in mare. È scattato dopo l'inabissamento l'allarme di inquinamento nucleare, reso possibile da una rottura dei due reattori nucleari che ne permettono la propulsione.Le apparecchiature sono state spente, non c'è stato un aumento della radioattività, non c'è per ora alcun pericolo di fuoriuscita di materiale radioattivo, hanno detto le autorità.

Nel porto di Severomorsk, da dove è partito il Kursk, ci sono 88 sommergibili atomici fuori uso - risalgono al periodo sovietico - che hanno ancora a bordo il combustibile nucleare che potrebbe riversarsi in mare a causa dell'usura dei contenitori.

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Ci sono stati, in quasi 50 anni di attività, una decina di incidenti di sommergibili nucleari sovietici con più di 500 morti. Ma questi allarmi non riguardano il Kursk che è il vanto della cantieristica militare russa. L'avaria è sempre possibile, ma l'ipotesi prevalente è per ora quello dello scontro in mare con un altro sommergibile o con un mezzo non identificato. Sono tutte questioni che potranno essere chiarite dopo il recupero del mezzo e dei suoi uomini.

LA CAUSA DELL'AVARIA FORSE UN'ESPLOSIONE Non una collisione con un'altro sommergibile ma una possibile esplosione: questa forse la causa dell'incidente occorso al sottomarino nucleare russo 'Kursk', bloccato da lunedì a oltre 100 metri di profondità nel Mare di Barents con circa 120 marinai a bordo.È quanto indica stasera l'agenzia russa 'Itar-Tass' citando fonti di una società che ha effettuato una prima ispezione esterna al sommergibile con sonde di profondità. Diverse fonti, compresa la stessa 'Itar-Tass', avevano affermato oggi che il 'Kursk' si era probabilmente scontrato un un altro mezzo,

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forse un sottomarino di altra nazionalità, e che è in seguito alla collisione che il comandante si era visto costretto a far spengere i reattori e a scendere sui fondali del Mare di Barents.«I risultati preliminari delle ispezioni esterne al sottomarino con apparecchiature di profondità non confermano l'ipotesi di una collisione con un mezzo non identificato», scrive l'agenzia.La fonte non esclude invece la possibilità che il danno alla sezione anteriore del sommergibile sia stato provocato da un'esplosione nella stessa sezione dell'unita», ha aggiunto l'agenzia, precisando che la fonte non ha detto che cosa possa essere stato a causarla.

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PERICOLI RADIOLOGICI

I pericoli della radioattività derivano dal fatto che le sostanze radioattive emettono radiazioni ionizzanti molto penetranti, che possono danneggiare i tessuti biologici, in particolare quelli in rapido sviluppo.

 L'unità di misura per la dose di radiazione assorbita dal corpo è il millisievert, che viene corretta e adattata per tenere conto del diverso grado di danno provocato dalle varie radiazioni.Nel Regno Unito è stato calcolato che un normale individuo assorbe circa 2,5 millisievert all'anno, causati dal fondo naturale di radiazione proveniente dall'atmosfera e dal suolo. Chi lavora all'interno di centrali nucleari assorbe in media 4,5 millisievert all'anno; questa stessa dose è valida anche per il personale degli aerei, costantemente esposto alla radioattività dei raggi cosmici. Si considera fatale l'esposizione a una dose di 5 sievert.

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I rischi radiologici possono insorgere a diversi stadi del ciclo del combustibile nucleare. Il gas radon è un comune inquinante proveniente dalle miniere di uranio sotterranee: le operazioni di estrazione e di macinazione lasciano nel suolo una gran quantità di scorie, contenenti piccole concentrazioni di uranio, che vanno tenute in bacini impermeabili e coperte da uno spesso strato di terra, per evitare che rilascino radioattività nella biosfera.

Gli impianti di arricchimento dell'uranio e di fabbricazione degli elementi combustibili contengono grandi quantità del gas corrosivo UF6. Il rischio radiologico però è basso: le normali misure adottate per i rischi di natura chimica sono infatti sufficienti a garantire la sicurezza.

"Energia nucleare," Enciclopedia Microsoft® Encarta® 99. © 1993-1998 Microsoft Corporation. Tutti i diritti riservati.

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ENERGIA NUCLEARE E SICUREZZA

La preoccupazione pubblica – in continuo aumento – nei confronti dell'energia nucleare si fonda su due ragioni ben precise: la prima è l'elevato livello di radioattività del processo nucleare, dalla reazione iniziale fino allo smaltimento dei rifiuti; la seconda è che i materiali oggi diffusi per alimentare i reattori nucleari possono facilmente trasformarsi in armi nucleari.  

Negli anni Cinquanta e Sessanta l'energia nucleare fu vista come una forma di energia economica, disponibile e poco inquinante. La possibilità di trovare una fonte alternativa all'uso dei combustibili fossili suscitò l'interesse sia dell'industria energetica, interessata all’elettricità più economica, sia degli ecologisti, che vedevano un'opportunità di salvaguardar e l'ambiente dall'inquinamento atmosferico causato dalle centrali elettriche a combustibili fossili.

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Ma dopo un po’ di tempo la gente cominciava ad aver paura dell'energia nucleare e nel corso di pochi anni si verificò un brusco rallentamento dei progetti di realizzazione di nuove centrali, anche grazie all'attività di informazione e sensibilizzazione svolta da parte dei movimenti contrari allo sfruttamento delle reazioni nucleari (nella foto). Numerosi governi hanno approvato severe regole di sicurezza per confronti degli impianti nucleari, al fine di salvaguardare la salute dei cittadini: la Svezia ha deciso di limitare al numero di dieci i reattori in funzione, l'Austria ha concluso il suo programma nucleare; invece, Gran Bretagna, Francia, Germania e Giappone stanno potenziando i loro impianti nucleari.

L'Italia, in seguito al referendum del novembre 1987, ha bloccato la realizzazione e l'installazione di nuove centrali nucleari sul suolo nazionale e ha sospeso l'attività di quelle già funzionanti.

 

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SMALTIMENTO DELLE SCORIE RADIOATTIVE

Diverse nazioni Stanno Prendendo in considerazione le possibilità di incorporare le scorie ad alto livello di radioattività in blocchi di vetro (vetrificazione), da scaricare poi negli oceani. Vengono suggeriti tre metodi: contenitori a caduta libera (1), fatti cadere sui fondali più profondi; proiettili a caduta libera (2), per penetrare attraverso gli strati sedimentari dell'oceano; una tecnica più complicata, che comporta l'uso di una piattaforma di trivellazione, grazie alla quale eliminare le scorie in pozzi (3) trivellati nel sedimento consolidato sopra il fondo roccioso (4).

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Un'altra proposta consiste nell'interramento, in miniere di sale ormai in disuso, di scatole di metallo contenenti rifiuti vetrificati. Il sale ha un'elevata conducibilità, che potrebbe permettere di dissipare l'intenso calore emanato dai contenitori. In superficie uno speciale veicolo da trasporto porterebbe il combustibile esaurito fino a una montacarichi all'entrata dei pozzo (2). Nella miniera un altro speciale veicolo da trasporto (3), azionato tramite un controllo a distanza installato sulla piattaforma operativa, porterebbe il combustibile esaurito in aree prescelte, perché possa essere infine eliminato.

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BIBLIOGRAFIA

Queste notizie sono state tratte dai seguenti siti internet:- www.ciaoweb.net/pipitone/ipotesi_nucleare.htm

- www.alassio.com/Eco/cernobyl/dossier.htm

- www.alassio.com/Eco/cernobyl/deserto.htm

- www.alassio.com/Eco/cernobyl/bambini.htm

- www.angelfire.com/mi2/nucleare/2guerra.html

- www.angelfire.com/mi2/nucleare/bomba.html

- http://spazioweb.inwind.it/enernuc/energia%20nucleare/smaltimento.htm

- http://spazioweb.inwind.it/enernuc/energia%20nucleare/sicurezza.htm

- http://spazioweb.inwind.it/enernuc/energia%20nucleare/pericoli_radiologici.htm

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- www.novanet.it/wol/scuola/sc_inf/sc_media_mquadrio/alunni/alunni/idro/energia.htm

- http://space.tin.it/economia/dloscial/

Inoltre ci sono altre notizie tratte dall’enciclopedia ENCARTA99