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…ma Natale c’è ancora? – Raccolta completa.
evelyn williams-madre y niño descasando
Nella razzia quotidiana e nell’assenza ormai pesante, di chi non mette il cuore e la mente dentro i propri
gesti, abbiamo voluto, con questa iniziativa, piantare il seme di un albero, anzi di molte specie di alberi,
perchè la vita è un radicare molteplice e perché molte sono le voci che si sono aperte mostrando il
proprio germoglio. Le parole, qui, non sono cose con cui ci balocchiamo ma semi di memoria e di
presenza. Dicono il mondo quale lo si vive e tocca, ciascuno individualmente e insieme come
collettività, superando ogni barriera, anche quella di un nome. Insieme abbiamo davvero seminato e
cresciuto un bosco dove tutti possono trovare un fiato, il respiro e un pezzetto di cielo radicato dentro
un frutto che può essere raccolto e mangiato, perché questo capita a chi legge una poesia.Dicendola e
facendola propria mangia il suo frutto e ne resta nutrito.
A tutti l’AUGURIO DI UN NATALE CHE GERMOGLI OGNI GIORNO E SIA VERDISSIMO OGNI ATTIMO, RICCO DI FRUTTI CHE NUTRONO.
cartesensibili
Un ringraziamento particolare per tutti gli autori che con noi si sono prodigati in questa raccolta di
semi fruttuosi perché senza di loro non sarebbe stato possibile avere germogli.
.Tutte le autrici e gli autori presenti nella raccolta “ …ma Natale c’è ancora?”
Nadia Agustoni
Antonella Albano
Anna Avallone
Cristina Bove
Paolo Breviario
Simonetta Bumbi
Gisella Catuogno
Pino Chisari
Anna Maria Curci
Antonio Devicienti
Maria Grazia Di Biagio
Enrico Dignani
Sara Ferraglia
Fernanda Ferraresso
Federica Galetto
Serenella Gatti Linares
Agnese Gatto
Giovanna Gentilini
Fabia Ghenzovich
Fiammetta Giugni
Lucia Guidorizzi
Eleonora Imazio
Beatrice Impronta
Luca Ispani
Sonia Lambertini
Marisa Madonini
Milena Nicolini
Daniela Raimondi
Romeo Raja
Vittoria Ravagli
Valentina Rinaldin
Mariangela Ruggiu
Mauro Sambi
Meth Sambiase
Mary Saracino
Raffaella Terribile
Salvatore Testa
Iole Toini
Liliana Zinetti
.
evelyn williams- esperando el día
.
I volti intermittenti
Non ti vedo qui tra
madri assassine e indiavolate,
padri stanchi di guardare in faccia
mani bruciate da terre inesistenti.
Luci che abbagliano ovunque.
Case, finestre, balconi,
negozi, vetrine.
Si accendono, si spengono
si riaccendono, si rispengono
come le anime
di momenti migliori.
E’ solo lì che è Natale?
No…no…
Passeranno anche anni,
secoli e dolori,
sofferenze e rassegnazioni
ma ti riscopro sempre
sui visi
naturalmente accesi
dei bambini,
dove il fascino della vita
fa ancora un certo effetto,
dove vivere è un Natale
giornaliero.
Noi, per i restanti tempi,
facciamo economia di luci.
Anna Avallone
.
evelyn williams- el espejo
.
.Il Natale in ritardo
Non è ancora arrivato il Natale.
Fuori sì, da più di un mese
nei negozi e nelle strade,
nelle vetrine ammiccanti
di ogni borgo e paese
si spreca ovunque l’iconografia
ma dentro non lo sento
Solo una settimana manca…
E’ giusta anche la scenografìa,
una spruzzata di neve bianca
accompagnata da un gelido vento
Pensavo che forse è riservato
al cattolico osservante
a chi è capace di pregare,
al fedele praticante
che non sono, per questo non lo sento
Forse lo vive intensamente
chi ha scritto la lista dei regali
per l’amico o il parente,
per ingraziarsi il capo,
per un favore ricevuto da un potente.
Non ho in tasca la lista,
per questo non lo sento?
D’improvviso un pensiero:
una mancanza
una sedia svuotata,
o l’ improvvisa assenza
di una persona cara o ammalata.
Poi le piccole mani e lo sguardo
e la tenera bocca affamata
ed il morbido corpo indifeso,
l’innocente sorriso
che sa accenderti il cuore
come il gioco di luci
all’albero appeso
Credo ancora all’amore
se negli occhi ti guardo
e quest’anno il Natale
era solo in ritardo.
Sara Ferraglia
.
evelyn williams-o estuve en el jardín del amor
.
Fiamma silenziosa.
Ascolto questo silenzio
lo accolgo, lo faccio mio
lo abito
Ora non è più il momento
di dire parole
ma di accumulare
forza oscura
Più avanti sarà contrazione
e spinta
germinazione del seme
miccia ardente di vita
Non manifesto il mio disagio
alimento la fiamma
sto in disparte
Troppe parole sono state dette
e nessuna salvifica
Se attendiamo un Logos
che questo ci attraversi
ci bruci dentro
con la sua lingua di fuoco
Che parli dunque
e dica finalmente
quanto intimamente
ci riguarda
Troppi disegni, troppe pretese
troppe rivendicazioni
troppo rancore
Mi trovo qui
in questo spazio nitido
vuoto, bianco
spazzato dal gelo
Se un Cristo nascerà
oggi
sarà muto
e il suo fuoco silenzioso
riscalderà la buia grotta
del cuore.
Lucia Guidorizzi
.
evelyn williams -sea of faces
.
.Se si è perso o no Dio
non è accaduto mentre si incartavano i regali nell’ Ipermercato.
\
Chi risponde all’appello dei nomi di Dio?
In principio fu la Terra
e il contadino oggi ha il frutteto contaminato
acido nella (sua) terra, morte nei semi
in continuo fu il ventre
e la moglie ha il ventre pesto
condannata a calci, a sbarre, ad incesto di figlia.
Chi ha visto ancora il Natale di Dio?
L’immigrato ha la vista degenerata
calcinacci di lavoro nero negli occhi
Il povero cristo in Trentino ha fatto pietà
ma non si deforma il panorama per nessuno
e tu sei ancora salva
se questo dubbio ritorna ad essere d’origine umana.
Rispondiamo all’appello dei trentatré nomi di Dio
e guardiamo le mani alzarsi nell’assenza
fuori, è il giorno della sua nascita
per chi crede che sia ancora acerbo il mondo
il pudore dell’intermittenza della fede
e l’anima un vaso
da riempire e tracimare.
.
\
Qualcuno guarda la Fede socchiusa alla luce.
Si tirano le tende ogni notte
forse ci si ritrova soli ed atei negli autunni
fino all’inverno e a Natale,
ma a voler riavere Dio
nei giorni dei calendari
le date nere, le date rosse
nella fornitura delle sedie
i tarli che attaccano il legno, i dubbi
il recuperabile dell’animo si
recondito, diffuso come la polvere
mentre i figli passano accanto ai gatti
i giri antiorari di pensieri
si disegnano come un’eucarestia inaspettata.
Meth Sambiase
.
evelyn williams-madre y bebé II
.
Natale è una gioia semplice
Natale era il profumo delle arance
perduto in una curva imprevista dei giorni
il sonno tra i fratelli in una piccola stanza
e la cucina umida
il grembiule di mia madre.
Natale perso nella bufera, Natale che ritorna
inaspettato
con una luce che non taglia, ma splende
negli occhi blu di due bambine
in una manina sulla spalla.
Nel bacio soffiato dalla punta delle dita.
Natale è semplice, natale che muore ogni giorno
nella morchia e nel guano umano, e ritorna
solo bambino, infanzia.
Natale è lo stupore dorato di chi non conosce
le parole del dolore e dice le lacrime
acqua degli occhi.
Liliana Zinetti
evelyn williams-rockabye
.
Ma c’è ancora Natale?
Su bambini venite
aprite tutte le porte
al suono antico delle ciaramelle
alle fiammelle dei vostri cuori
ridenti che d’ogni effetto speciale
brillano più forte su questo Nulla
su questa anestetica morte
svenduta al Moloch del non natale
su bambini venite
aprite tutte le porte
a queste impronte di cielo
alla santità di un sorriso
che scavalca il confine d’ogni guerra
all’abbrivio di sorgiva che buca
la terra e a questa poesia
che dice è Natale e così sia!
Fabia Ghenzovich
.
evelyn williams-mujer en una ventana
.
dicembre appena giunto
si stende sulle vie gelate
dove sembra sia già la neve
scorre fino a fine mese
contiene membra ghiacciate
vapore del fiato
buio troppo presto
auguri per un natale che
mai più sarà quello d’un tempo
dove è finito mio padre che
nella notte dei regali
seduto sul divano del salotto
reclamava i suoi
non gli bastavano mai
rideva come un bambino
vicino all’albero adornato con cura
dove finiti i nostri abiti in velluto
dove perse le cartoline
con polverina argentata
dove le nostre ore liete e noiose?
non faccio più l’albero
in una casa senza bambini
sono attirata dalla frequenza incessante
delle piccole luci nei balconi di fronte
nel buio della notte .
Serenella Gatti Linares
.
evelyn williams-todos los días de mi vida
.
se mi raggiungi
sarà per strada dove nasco
e rimuoio ogni volta
dove attraverso spazi che mi crescono in rivolta
dove si ammucchiano farfalle che cadono di volta in volta
appena vissuto un giorno
mentre il mattino riprende
tra le bucce vuote di troppi corpi
come erbe in secche di tempeste
mi affollano voci
come trifoglio dell’ombra
il desiderio senza scampo che ancora apre i nomi
e ne sigilla il silenzio
eppure ho voragini che mi piombano addosso mi scavano il petto
lasciando trasparire il sangue come un fiato di vapore
che affilato incide l’aria nei polmoni
e cancella il ronzio inquieto di un mondo che non riconosco
dove tutto è sfarzo e sforzo
di ogni cosa senza spazio
e per un vuoto ricalco senza natali più non nasco
Fernanda Ferraresso
.
evelyn williams-reflejos
.
poesia del natale
nasce e muore anche un dio
e tutte le foglie passano tutta la neve
passa questo istante e il passato
la stalla il regno se ne vanno
rimane il gregge col suo eterno sì.
Nadia Agustoni.evelyn williams- la noche en el bosque
.
Il Natale è alle porte
il crepuscolo scende dietro la finestra.
Abbraccia le colline profilate di nebbia
azzurre le case velate dalla distanza e le macchie
scure dei sempreverdi.
Lo sguardo del santuario distratto,
rivolto altrove alle intenzioni rimaste
attaccate alla cera disseccata di una fiamma
che ha annerito le pareti di un antro
di speranze che risuonano mute, ma è impossibile
non sentirne la presenza
ogni volta che l’attenzione si spinge sull’orlo
nel vuoto del balcone il vuoto verde lo risucchia
spingendolo indietro verso percorsi già fatti
più volte. Con lei.
Da solo. Nel piccolo ripostiglio ha nascosto
una scatola di cose da dimenticare, tra oggetti
gettati alla rinfusa, vecchi giornali, e gli addobbi
di un albero antico che non torneranno alla vita.
Le voci della casa sono le voci
degli altri, quelle che per caso passano
attraverso i muri arrivano
da vite estranee. Lui è ripiegato su se stesso, imbozzolato
nel dolore e nel silenzio.
La sua finestra sul mondo è uno schermo
che balugina azzurro nella stanza, unica luce
che restituisce i contorni alle librerie, al tavolino, al divano.
In quella luce opalescente cerca
quello che ha perso
altrove, tra parole che sanno di niente, dubbie identità
virtuali schermaglie
che solo in apparenza hanno
la leggerezza del gioco. Dialoghi
su nessuno
e con nessuno. E un telefono muto,
dove una voce di tanto in tanto lo raggiunge.
Un clic e si cancella una vita.
Un possibile ritorno. Chiude gli occhi e sprofonda
nel rosso annullarsi di abbracci
che non vuole ricordare. Non ci sono luci.
Non c’è vita. Solo il felpato fruscio di un gatto
e il ronzio attutito dell’ascensore. Una casa
senza Natale, e un Natale senza di loro, ancora.
Lui nella sua trincea di silenzio, lei smarrita
in uno stato di dolore trasognato che erode
i contorni del reale, nell’inutile ripetersi
di giorni senza senso, di azioni senza senso,
perché la vita è altrove ma quella vita è
negata dal suo silenzio. Cancellata.
Le dita hanno sciolto il nodo delle promesse e la caduta è avvenuta
inesorabile in un silenzio fragoroso
ha annullato tutto il resto.
Il Natale precipita
su di loro e sulle loro disperazioni.
Promesse disattese, parole
che si sono detti ferendosi nella carne viva, infierendo sulla vita
che si erano donata.
La loro vita. Svuotata, strappata, mutilata, cancellata.
Restano un foglio spiegazzato, un libro incondiviso,
una dedica stracciata, un anello dimenticato, un letto di tracce
si perdono nella pervicace corrosione
che quotidianamente lui opera sull’ordito della memoria, ostinata
opera di bisturi che sfilaccia la realtà
del loro vissuto, anatomia impietosa e inutile delle intenzioni,
del non detto, delle ossessioni che uccidono la vita.
Le luci della festa colorano la notte.
Il Natale degli altri.
Raffaella Terribile
.
evelyn williams -acuérdate de mí
.
Ti cerco
Ti cerco lungo le strade
tra le risaie bianche di brina
sul bordo slabbrato delle colline
.
Ti cerco dentro lo sguardo ferito dei ragazzi,
nella curvatura rigida delle spalle
nel passo incerto di molti
nella profondità delle vite che sfioro. A volte incontro.
.
Ti cerco nel paradosso degli artifici che saturano il mondo,
nella bestemmia degli sguardi che di-vertono
nel dolore innocente che nessuna ragione spiega.
.
Ti cerco.
.
Ti cerco nelle parole che non fanno rumore,
nei fili di bene che intessono i giorni
nella bellezza della Natura. Nella sue ineluttabili dissonanze.
Ti intuisco nelle ferite che aprono passaggi,
nei modelli che si rompono e si trasformano
nel punto in cui i regni si incontrano.
Ti scorgo all’alba
nella luce rosa della montagna che custodisce la mia casa.
Nel calore di uno sguardo
nei corpi che si amano
nel bene sempre risorgente. Nonostante tutto.
Ti sento nel respiro vivo che mi fa presente.
Qui. Ora.
Natale.
Valentina Rinaldin
.
evelyn williams -escritos
.
Dicembre
Metti le sfere colorate nella scatola.
E i campanelli, le luci di Natale
in fogli di carta velina.
Ora guarda la luce sul lago:
i cigni tagliare il silenzio,
lasciare sull’acqua il segno della sera.
C’è un posto nascosto nel buio della carne.
Uno spazio senza nervi che preme sulle ossa.
Ma è tempo di bruciare i vestiti vecchi,
chiamare la notte ferma sulla tua porta
e poi dirti – è là, guarda.
(I tuoi occhi come monete nel buio).
Sceglierò un cielo fortunato:
la curva di stelle tra l’Orsa Maggiore
e la collina delle lepri.
Sarà un gesto semplice come lo snodare i capelli,
l’atto leggero di slacciarsi una scarpa.
Ricorda: la pazienza delle donne ha il profumo del bianco.
Raccoglie il dolore e lo conserva nel buio,
in grandi vasi d’acqua.
Daniela Raimondi
evelyn williams-la naturaleza del amor
.
da qui vedo
Ecco le dune e l’assolato
dattero che ruba deserto
linci tra fiori selvatici e orici
comete o non comete le stelle
c’è un controverso muro
che anticamente non c’era
e nel campo non vedo i pastori
i devoti che accorrevano
dove sono ?
stavano così bene nei presepi
Temevano la guerra
o la fame
e si sono messi in viaggio
i più fortunati sono aggrumati
su scialuppe di salvataggio
o fuori dai supermercati
insieme ad altri uomini
detti disoccupati
e la donna che dietro a un manto
ha magnificato l’annuncio
è in un angolo su flutti
di mare globale
stesse spinte
stesse doglie
fiotto di bimbo nel sangue
è nato proprio oggi!
Marisa Madonini
.
evelyn williams- the ritual
.
Natale e’ una lenza di sole
Impigliata nel mio cielo interiore
Natale infonde calore
In fondo al cuore
luci a intermittenza
voci attorno alla stanza
filtrano ricordi in lontananza
Natale e’ una tela di sogni
avvolgente ragnatela
di tulle e rugiada
una pioggia di stelle
Natale qualunque cosa accada
e cadono gli sguardi per
sollevarsi in cielo
lanciati come petardi
alla ricerca di momenti
sorrisi e visi lontani
nascosti dalle mani
tra-monti e mari
amori e amare consapevolezze
si sciolgono dentro al fiato
soffia sul vetro
un disegno con il dito
accerchiato dolore
mentre dietro la finestra
in speculare appare un cuore
trafitto dalla malinconia
strappata come un
biglietto della lotteria.
RagNa-tale infiniti volti
e vuoti incolmabili.
Beatrice Impronta
evelyn williams-lamento
un luccicor di stelle
Lucidano le stelle i container
i cui anfratti ospitano
visi affranti
notti insonni, sogni infranti.
Senzatetto avvolti nei cartoni creano con la vodka
gemme nel deserto di sabbia dei calcinacci.
Ecco un presepe illuminato
luce fioca tra le macerie
crea illusione natalizia
lenendo la sindrome abbandonica, solitudine forzata, gelida.
Non si vede il natale
dei negozi e dei consumi oltre misura
Il natale che ara il campo
seme collerico dell’io avido.
Solo lacrime, preghiere e lacrime.
La terra scuote le speranze:
Abbiamo paura.
Luca Ispani
.
evelyn williams-madre y bebé
.
Natale 2013
Da Assente nasce Essente, Natale è la sua festa,
del trionfo sul Nulla.
Nell’abisso delle cose
ci sono i Faraoni,
le parrucche del 700 e i treni a vapore,
babbo Natale e la befana ancora no.
E’ Natale, è improbabile che la patria
le pensioni d’oro di dicembre le devolva
a quei brutti delle minime,
che gli omofobi invitino a cena i gay,
e che l’assistenza sociale distribuisca alimenti di lusso.
Gesu Cristo come Berlusconi e il Comunismo
sono bnone intenzioni, se poi se ne fa un uso improprio, non è colpa loro.
Innocente, modesta, l’italica festa
del volersi bene, il Natale,
da salvare dai baci e dai poeti che non sono io.
(Non sanno scrivere le poesie di natale, sono pericolosi!)
Qualche filastrocca, canzone, capace di fare la bella,
alberi accesi , vestiti di eleganti stravaganze umane
e probabili panettoni scadenti per gli incapienti.
Il compleanno sociale brinda alla vita, buona o cattiva .
Mille altre delizie dice il digiuno ci sorridono senza danno,
accendono il disciplinato desiderio
e cancellano l’anarcoide appetito : Spirito senza pistole.
La miserabile grazia della mia arte
non sa essere micidiale come uno sparo,
perdonatela.
Si può essere felici
nonostante l’infelicità degli altri.
Voci allegre nella nebbia
la serena fatica di vivere sta seduta nel mio cervello
con il suo rosario di natali.
Una buona dentiera affronta impavida il più duro dei torroni.
Oh !!! Stella stellina che brilli lassù
ravviva il tuo lume che nasce Gesù
Enrico Dignani
.
evelyn williams – escuchar
.
Senza aspettare. Dicembre.
E’ strano il natale per chi lo scrive in minuscolo
sospeso fra un ricordo di catechismo
e le pulizie della mamma che annunciavano un giorno speciale
e poi i regali i cori qualche volta la neve
il pigiamino nuovo e le lenzuola pulite.
Non lo so nemmeno ora che cos’è il natale
e sono passati cent’anni
lo scrivo ancora in minuscolo
perchè l’ho visto anche a giugno
negli occhi di un marocchino che finito un lavoro
stringeva fra le mani il suo compenso
negli occhi di chi tornava e di chi lo aspettava
e certe volte anche qui, torna senza aspettare dicembre.
Ecco, forse è così che c’è ancora
scritto in minuscolo
dentro un Gesto.
Romeo Raja
.
evelyn williams-encuentro
.
alla dimenticanza del natale
Non si può dire che siamo asserviti
alle modalità più convenienti
che sulle grotte arcangeli di latta
_nottole cibernetiche senza però ultrasuoni_
reggono gli striscioni e le comete
e i distici che annunciano
la morte dei bambini
squillano trombe alle capanne
chiamano a presenziare
pecore in fila nei supermercati
gente che ha barattato la coscienza
per festoni di fole e di lustrini
ed ha pensieri sparsi nel cervello
come l’uvetta dentro i panettoni
ci siamo arresi tutti al malaffare
le stalle diventate cattedrali
le mangiatoie caveaux di finanziarie
e il senso della nascita, la vita
un pacchetto di doni da scartare.
Cristina Bove
.
evelyn williams- yo dormida
.
no, oggi non sarà Natale
non sarà Natale neppure il giorno di Natale
ieri non era Natale
una settimana fa non era Natale
un mese fa non era Natale
neppure il 25 Dicembre del 2012 è stato Natale
forse che è stato Natale 2013 anni fa?
non è Natale per il Cristo
nero che allunga la mano
davanti al mercato
né per il Cristo nero poco più in là
né per il Cristo nero che sussurra – auguri mama!-
nè per il Cristo che sta prigioniero e muore dentro ai CIE
Cristo è stato bambino, lo ricordi?
per molti bambini non è Natale
né sarà mai Natale
Cristo è anche femmina, lo sapevi?
e per molte femmine non è mai stato
né sarà mai Natale
ma che cos’è Natale?
…
un nome comune o
tanti nomi di persona?
Giovanna Gentilini
.
evelyn williams-niño durmiendo
.
Dimane
Dimane, chissà
E’ scuro ‘o vico
dint’’a ‘sta notte
Sunnacchiosa!
Friddo è ‘o viento
e pure ‘e stelle
s’annasconnono.
Luntano, ‘nu viecchio se lamenta
E vulesse fermà ‘o tiempo.
‘Na bestia muggisce
dint’’a capanna,
risponne ‘nu canto ‘e raglio stunato!
Dint’’a stu vico stuorto
è nnato nu piccirillo.
Nun è figlio e Maria
né ‘o Rre dei cieli,
ma ‘na criature ‘e Ddio!
Sunate campane,
chiammate zampogne e ciaramelle,
allummateve feneste,
scennite angiulille d’’o cielo,
currite ggente, currite!
Dint’’a ‘na machina scassata
è nnato!
È nnato ‘o bammeniello!
Salvatore Testa
.
evelyn williams- en el camino
.
Canti di natale
L’aria è proprio quella da presepe.
Le case abbracciate dal gelo
e vagiti che paion sfuggire
dalle poche pallide luci
che fioche s’affacciano
su immote strade lunari.
La sera sparge brividi
al ritmo di abbaglianti faville
in fuga dai secolari camini
dove ceppi contorti crepitano
fumi profumati che graffiano
il bianco senza fondo del cielo.
Immagini d’un tempo ch’è stato,
chissà quando, sepolto d’oblio
ma dietro ai vetri appannati
ogni cosa è mutata: restano i canti
imprigionati negli intonaci e mescolati
alla malta che serra le pietre
e basta che arrivi un soffio di vento
per snidarli dal loro torpore.
Pino Chisari
.
evelyn williams- la niña en un bosque
.
Bambini palestinesi
Bambini palestinesi giocano al funerale
Danzando intorno alle spoglie dell’eroe martire
Festoni di luci appesi sul Natale occidentale
Nell’incubo di un economia che stenta a ripartire
Una fetta di deserto e mille vergini in paradiso
Presepi Babbi e bambini senza l’ombra di un sorriso
.
Accorda il palpito
Tam tam delle feste ritma. Senti il battito?
Tran tran rituannuale orchestra il palpito
Clacson nervosi sulla coda dell’incrocio
Chattano assatanati tenendosi il broncio
Tram dinosauri di gasolio in file indiane
Traverse luccicanti di Natale le sottane
Passanti frettolosi infreddoliti formicolano
Zigzagano fra liriche di cofani che belano
Tam tam delle feste pulsa. Conta le battute!
Tran tran delle anime che si erano perdute!
Presepe in piazza con la musica a gettone
Zingare statuette sulla neve d’ignifugo cotone
Pargoli globallergici dentro passeggini lunari
Xfilano alla capanna come vagoni sui binari
Permane l’incantesimo meteoritico di Natale
Xilofonosolfeggia il sound del soul che sale!
Tam tam delle feste ritma. Senti il battito?
Tran tran rituannuale accorda il palpito
.
Soprapensiero di Natale
Risalire la china della propria indolenza
Con severità ed accondiscendenza
Carpire il presente surfando i pensieri
In equilibrio precario oggi come ieri
Immergersi nelle emozioni con le bombole
Anemoni e polipi e ippocampi e vongole
Chiusi nell’abisso di un fondale di pepite
Pressioni dell’anima al manometro sfuggite
Forzieri sommersi di globuli dobloni
Rastrellati nei campi ammucchiati forconi
Pirati smidollati senza nave senza prati
Inseguiamo greggi d’auto lungo viali illuminati.
Paolo Breviario
.
evelyn williams- toda la noche
.
…emigrato
Anche il mio Natale è emigrato
in quest’ennesimo amaro anno
è andato laggiù
e con la mente, con la
passione della mente
sarò laggiù in Grecia
accanto ai bambini di Atene
che dormono sul marciapiede
e agli anziani che si tengono
in una busta di plastica
la disperazione.
Che cosa me ne faccio
del canto di Alceo
e del canto di Kavafis
che pure amo, amo fino alla disperazione
ma non pane né calore
sa diventare.
Europa, Europa
ti voglio invece
pane per gli ultimi
calore per i senzatetto
e quest’anno, nella notte di Natale,
un dolce di cannella e miele
condiviso
mentre il vento dal Pireo ha
una voce meridionale
e noi l’ascoltiamo, l’accogliamo, l’amiamo.
Antonio Devicienti
.
evelyn williams- después viene la duda
.
Luce dai mondi antichi
Fiammelle infinite vibrano nella brezza serale
e si rispecchiano nel fiume che scorre senza tempo.
Fruscio di tessuti colorati nella notte.
Ombre di passaggio quasi estinguono
il brillio della cera che si consuma
per vincere ancora una volta l’oscurità.
Eleonora Imazio
.
evelyn williams-en la noche
.
Silent Night
‘Tis the season of deep silence
Of dying leaves
And waning light
Of death, or what seems like death to unseeing eyes
Of long nights and even longer longings
Of quiet dreams and restless hopes
Of sitting silently by the fire, resting our cold bones
As the Earth offers her stark beauty as a gift
Mary Saracino
.
Notte silenziosa
Questa è la stagione del profondo silenzio
Di foglie morenti
E luce calante
Di morte, o quello che sembra morte per occhi che non vedono
Di lunghe notti e desideri ancora più lunghi
Di sogni tranquilli e speranze inquiete
Di silenziose attese accanto al fuoco, appoggiando le nostre ossa fredde
Mentre la Terra offre la sua bellezza austera come un dono
traduzione fernanda ferraresso
.
evelyn williams -conexiones
.
Dio Figlio
Il disordine perfetto delle stelle
non è poi così distante dal pensarti
composto da galassie cellulari –
materia opaca – fragile me stesso
Attento a dove metti i piedi
ci sono biglie rotte sul selciato
e trottole caracollanti – incognite
di oceano – Hai freddo?
Non è tuo il disegno dei carri
di chiocciole filanti cromosomi errati
se l’innocenza piange non hai colpa
figlio spaurito sotto le mie pieghe
Che se mi perdi tremi – e dubiti
di me – della mia tacita esistenza –
lo faccio anch’io – quando ho paura
e il mondo non mi riconosce – vorrei
che un qualche amore mi prendesse in braccio.
Maria Grazia Di Biagio
.
evelyn williams – la madre y el niño en reposo
.
Natale dimmelo…
Dimmelo ti prego,
al tocco della mia mano la tua carne è tenera,
pianto di lattante, sguardo di Dio.
Fragile come il petalo che illanguidisce
è la tua vita. Come farai? come potrai
vincere il marcio del nostro cuore?
Non era meglio tuonare dall’alto
e scuotere dalle fondamenta il trono
falso delle nostre vittorie?
La gloria della fragilità,
il belato del vitello sacrificato,
lo squarcio delle ferite:
sono queste le tue armi?
Se si potesse desiderare di non abbracciarti
avresti torto.
Si divincola dall’impudicizia che la stringe
l’anima menzognera e viene lì, dove tu sei,
nascosto fra le forme infinite di uno stesso
ripetuto presepe.
Se ti tocco ancora mi darai il tuo calore?
o perderò le maschere che mi proteggono?
Rifammi bambina, restituiscimi la gloria
della tua confidenza, baciami la fronte:
sarò nuova e potrò chiamarti Amore.
Antonella Albano
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evelyn williams – familia
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Aspettando Natale
Eppure l’aspettiamo
tutti gli anni
come l’approdo
di una promessa antica;
di una luce fioca
che si fa strada
flebile e costante
dai meandri spiegazzati
dell’animo diviso.
Ritorna per attimi l’infanzia
e quella gioia innocente
che si smarrisce poi
col tempo e le sconfitte.
Ci conquista la tenerezza
di un mistero lontano;
del vischio trasparente
che soffonde di candore
il bosco addormentato;
degli abeti carichi
di neve e di promesse;
del fuoco profumato
di resina e di attese.
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Dicembre
Dicembre ha l’impalpabile
sussurro della neve
quando si posa leggera
sui tetti, i campi
i colli e le riviere
e li profuma di nostalgia
d’infanzia e di passato,
quando la sera s’andava
alla novena, dopo cena,
piccini già assonnati,
per mano ai fratelli
e alle donne di casa più devote
e il predicatore venuto di lontano
incuteva più soggezione
del parroco bonario, consueto
e s’intonava il “Regem venturum dominum”
aspettando, commossi e fiduciosi,
il mistero d’un dio fatto bambino.
Dicembre ha l’odore del muschio
che si raccoglieva sulle zolle bagnate
per posarvi il presepe ridestato
dal sonno lungo un anno
e della schiaccia briaca*
che riempiva la casa dell’aroma
dell’olio e del vino riscaldati
per intriderci zucchero, farina e frutta secca
mescolati alla buccia d’arancia grattugiata
con l’ansia che il calore del forno
mirabilmente fondesse gli elementi
a presagio di un Natale felice
nell’intimità ritrovata di famiglia.
Dicembre ha il suono delle campane
a festa e del freddo pungente,
quando s’usciva di messa
a mezzanotte e le stelle
brillavano sopra protettive
e mi pareva quasi di toccarle
dalla spalla del babbo
dove chiudevo gli occhi
stanchi ed incantati
sul mistero di quella notte santa
Gisella Catuogno
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evelyn williams -recién nacida
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.Natale saturnino
Nasco a dicembre
il giorno di Natale è uno strano giorno
per venire alla luce complice la quadratura
di Saturno dove mi muovo tra le ombre e
senza santi inizia la mia storia
che tento di scrivere senza avere scritture
tento di dubbio in dubbio nelle parole affondo
incespico nel fatale il fatidico giorno
che Natale mi ha impresso sulla pelle
mentre mi partoriva mi buttava nel mondo
la mangiatoia erano le braccia di mia madre e
tutta l’ho mangiata per riconoscere di quale sostanza ero fatta
per non perdermi gettata come tanti altri
tra liquidi organici occhi affettuosi e profumo di mare
una linea orizzontale di nostalgia
profonda in cui m’intingo assieme alle parole
un inchiostro
per scrivere la rotta il sentiero verso la bellezza verso la veglia
di uno sguardo che si posi anche su di me da quell’immenso
di cui sono parte ma distante e
lontana sento solo la parte finale di quel
mare
amare stelle improprie
luci della notte di una umanità perduta
scomparsa in mezzo a troppe parole
senza intenzioni senza bene né male
vuoto in cui nuoto
perché ancora a Natale io nasco.
Sonia Lambertini
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evelyn williams- mirando atrás
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da me?
da me il Natale
è (anche) un animale che immola le sue viscere
per la beatitudine del gusto
è un ritrovarsi nella cucinaccia
(vecchi adulti e bambini)
intenti e contenti a disossare
tritare impastare speziare
la carne del “povero maiale”
e c’è vino e gazzosa per il riso
e per dimenticare
Fiammetta Giugni
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evelyn williams – un lugar secreto
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Vorrei
Vorrei decidere quando far scendere la neve
Appesantirmi il cappotto di sogni da regalare
Vorrei andare per le strade e chiamare Gesù
Che venga una volta ancora ad accendere i cuori
Lavare le ferite
Asciugare i piagnistei
Rompere le braccia agli infingardi e ai potenti
Vorrei camminare su un sentiero di rose che sollevano
di leggerezza chi non l’ha più
Cantare a gran voce nel coro della chiesa
che credo ancora
A quell’ostia di carne esposta lassù
Vorrei correre con la volpe su per i pendii
Acciuffare un tordo con le mani
Riappacificare vecchi rancori
Estrarre dalla terra la benedizione del sacrificio
Per non dovermi dannare a dimenticare
(Che poi non si può dimenticare senza arrendersi)
Vorrei un corso d’acqua pulito e pini ombrosi
Le città aperte alla Poesia e all’Arte dei più soli
Le tasche piene di marzapane da regalare ai bambini
Che non sanno masticare
Un rombo feroce di motore per poter viaggiare
E trovare nei posti più sconosciuti l’amore
Vorrei un Natale interiore
Un pane di pasta che lieviti e assorba
La vita e la speranza di quest’ultima ragione
Federica Galetto
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evelyn williams-mundo ardiendo
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in rosso
ho tolto la chiave, e socchiuso l’uscio dove lascio i lacci ed il bianchetto per colorare la neve che
s’intravvede appena sugli occhi di chi ancora t’aspetta.
porto la porta da giuseppe e gli chiedo cos’ha di errato questo rettangolo che fa quadrato e dove
c’impegna a creare odio e avanzi di sogni.
e poi ci sono quei bimbi che non conoscono ancora le chiavi e chiedo a maria dove sia la capanna per
portarli a riscaldare la clemenza e bruciare l’incoerenza che s’imbuca come quella lettera con la data
riscritta.
e provo a copiare gli errori per vedere dove sono andati quelli degli adulti senza colori.
bussa nell’aria la stravaganza e pure il sesso fa manbassa come fosse salciccia che bolle tra le chiacchiere
delle lenticchie, e tutto sa d’avariato come quel pesce che piange il suo mare insalato.
copio la serratura su d’un foglio a quadretti e mi dico che l’asino s’è fatto meschino, se per pagare la
cartella mi pigia la maglia all’indietro e insiste se non esiste tasca per il suo fottuto piacere e continua a
tagliare e la mucca s’è messa a ragliare e la paglia non piglia e.
e sento l’eco del freddo, mentre aspetto la stella.
e piango l’avvento e il tuo sacco, ché restano secchi dentro un rosso capello…
Simonetta Bumbi
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evelyn williams – rostros perdidos en la multitud
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(…)
Donna che stendi lenzuola
all’aria vuota ascolta
i presepi degli ospizi
i presepi dei barconi
della notte i presepi spaventati dei bambini
i presepi dei gesù della contrada ascolta
la grazia della povertà
della parola, la grazia della solitudine
e dell’angoscia.
Iole Toini
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evelyn williams – la luna en mi cara
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Natale nella testa
Un anno mi misi in testa
di aspettarlo di notte, la veglia
del grande misterioso.
Dove sarebbe entrato
tra due stanze e cucina
e letti di bambini lungo via Tuscolana?
Quegli occhi spalancati
le palpebre sbattute
se lo chiedono ancora
in altra casa, altro freddo.
Si domanda la mano:
è nell’attesa il senso?
Anna Maria Curci
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evelyn williams – io soy el otro
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no no e poi ancora no
Non scriverò un verso di questo Natale,
vorrei cancellarlo dai giorni dal calendario
togliere tutti i colori della pubblicità,
quella gioia finta, i regali inutili,
i sorrisi che uccidono chi non ne ha.
Ho poesie vecchie, un po’ polverose
basta un soffio e ritornano nuove,
ho lacrime stanche da mescolare alla pioggia
nevicherà di sicuro sul gelo del cuore.
Ho pensieri avvizziti che direbbero amore
se si potesse lasciarne una briciola
sulle tavole vuote, sulle mani stanche
che si stringono sole.
Non scriverò un verso di questo Natale,
ho lo sguardo corto, non riesco a vedere
oltre questo silenzio il futuro migliore,
in questo cielo senza risposte, in questo tempo
di grandi addii ed eredità pesanti
tacciono voci, tace la mia che non sa spiegare
ho perso il senso di tante parole,
in questo silenzio amore è ascoltare.
Mariangela Ruggiu
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evelyn williams- te mira
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Weihnachtshistorie (Mt, 2, 7-16)
«Senti! Senti
come Schütz nella Storia di Natale
regge la voce di Erode che mente
ai Magi venuti dall’Oriente
con un oriente di trombe dorato.
Facci caso:
è regale, è autorevole, è solenne
– è una voce virile seducente –
com’è sempre la voce del potente
di turno alla mossa penultima.
Ricorda
che l’ultima mossa alle strette è sempre
una rivelazione, è una maschera infranta
una strage degli innocenti.
Considera
che di tanti se ne salva uno solo
che poi dirà il mio regno non è di questo mondo –
beato te se puoi capirlo fino in fondo. »
Beato chi sa trarne tutte le conseguenze.
Mauro Sambi
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evelyn williams – retrato
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.forse, dico
forse perché ho le radici
dei piccoli piedi scalze
piantate nei tempi immobili
contadini
quando la sibilla batteva il lardo
di fianco a casa e con la falce a mano
era mietuto il grano e
le stanze erano grandi vuote, piene
dell’essenziale e
magia la luce della lampadina
di sera quando uscivano i fantasmi
a uggiolare i cani
sembra un film ascoltare qualcuno
con l’auricolare guardare l’Africa
quasi da toccare
ricordare coi colori delle foto
e di colpo per caso
i piedi freddi sulle mattonelle
il senso che viene su da terra alle gambe
al cuore
e sei corpo dentro l’aria, il mondo
Milena Nicolini
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evelyn williams – niños (particular)
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AL BAMBINO, AI BAMIBINI CHE NASCERANNO
25 DICEMBRE 2013
Inutile e costoso lo sfavillio
Alberi finti, finte farfalle
Ho un’angoscia sottile
che mi tiene sospesa
Un mondo che precipita
che aspetta una cometa
per poter sognare
che tutto cambierà
che saremo diversi
che ci sarà giustizia
Se tu nasci, bambino,
se tua madre e tuo padre
ti saranno vicini
ed avrai caldo, e mangerai
io spererò di nuovo
potrò dormire e ritornare
nella terra
contenta.
Vittoria Ravagli
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evelyn williams -dos mujeres
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La mia tessitura
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Davanti ai morti ho il dovere di credere alla nascita e qualificare ogni minuto della mia giornata in un
significato natale. Metto alla luce il mio fare il mio dire il mio corpo tutto e rendo conto a loro delle mie
scelte, del mio respiro.
Soprattutto ho un comandamento da conquistare come pratica difficilissima: vivere la gioia malgrado
tutto. E la congiunzione.
Ormai mi annoiano le liste a lutto, lamenti e disperazioni, anche se motivati. O si ricomincia dalla luce o
niente. Al di là delle retoriche dei pessimismi degli ottimismi: qui, scorticata e barcollante, pratico
follemente ostinata e tenace, il filo della luce!
Anna Maria Farabbi
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evelyn williams- señal con la mano
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