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SCUOLA DI NATUROPATIA PER OPERATORE BIONATURALE DEL BENESSERE
A.S. 2007 – 2008
ΝΟΣΤΟΣ
IL RITORNO
Paola Di Casoli
2
INDICE
Capitolo 1 – IL CASO Pag. 4
1.1 – Perché è venuta Pag. 4
1.2 – Raccolta dati Pag. 4
1.3 – Anna dice di sé Pag. 5
1.4 – Costituzione Pag. 7
Capitolo 2 – I TRATTAMENTI Pag. 8
2.1 – I Fiori di Bach Pag. 9
2.2 – La bioenergetica Pag. 12
2.3 – La riflessologia plantare Pag. 16
2.3.1 – La nascita Pag. 18
2.4 – Lo shiatsu Pag. 21
Capitolo 3 – CONCLUSIONI Pag. 32
APPENDICE Pag. 34
3
“Non sono qui per dare sostegno ai tuoi pregiudizi, non
sono qui per sostenere le tue tradizioni, i tuoi
condizionamenti. Il mio lavoro consiste nel demolirti
completamente, perché solo quando sei completamente raso
al suolo il nuovo può nascere”
Osho
4
IL CASO
NOME: Anna
ETA’: 35
PERCHE’ E’ VENUTA: ha una forte consapevolezza di sé ma si sente da
sempre inadeguata. Non si è mai sentita a proprio agio nel proprio corpo.
Lo ha sempre sentito come ingombrante.
RACCOLTA DATI: gode di buona salute; ha una buona qualità del
sonno; l’alimentazione è variata e “sana”. Mangiare le piace molto ma sa
regolarsi abbastanza bene: non rinuncia alla golosità, ma sa rientrare nei
ranghi. Quando aveva cinque anni le hanno tolto le tonsille: dovevano
toglierle le adenoidi e “già che c’erano” le hanno tolto anche le tonsille
sane. Se si deve ammalare di qualcosa, riferisce di faringiti e gastro-
enteriti. Quando è molto stanca le viene un gran mal di testa che le
impone l’alt! e che lei cura con il riposo. Recentemente ha avuto una
colica renale; le iniziò verso le 4 di notte e, parlandone, arrivammo a
collegarla ad una paura fortissima e improvvisa che aveva preso nella
mattinata.
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Sua madre, nata nel 1943, è sempre stata bene. Da qualche anno soffre
di pressione un po’ alta e, da qualche tempo, di calcoli ai reni.
La madre è la prima di sette fratelli – sono in tutto due maschi e cinque
femmine – elemento comune è il colesterolo alto e la tendenza al
sovrappeso.
La nonna materna è morta, “sana ma afflitta da preoccupazioni”, nel
maggio del 2008, quindici giorni prima di compiere i 95 anni. Il cuore ha
ceduto.
Il nonno materno, che non ha mai conosciuto, è morto di infarto all’età di
52 anni; il tifo, la guerra e le preoccupazioni gli avevano indebolito il
cuore.
Il padre vive ormai da anni con un rene solo. Ha sempre sofferto di
coliche renali e un giorno, per un provvidenziale errore medico,
scoprirono un tumore all’inizio.
Alla nonna paterna venne asportato un seno quando Anna era piccola.
Morì poi all’età di 93 anni, dopo che le avevano scoperto un enfisema
polmonare.
Il nonno paterno ha 98 anni ed è vivo.
Degli zii dalla parte del padre, non sa molto. Suo padre è il settimo di otto
(quattro maschi e quattro femmine). Un fratello è morto intorno ai 40 anni
in un incidente stradale, gli altri stanno fondamentalmente bene.
ANNA DICE DI SE’: ‘’…pochissime persone hanno saputo accogliermi
nel senso di cogliere la mia essenza e rispettarla…forse ero talmente
limpida e trasparente che non mi hanno visto, e hanno pensato che ciò
che era lì, che stava crescendo alla luce del sole, potesse essere preso e
usato a piacimento… non mio…”; Così mi dice e mi racconta diversi
episodi di violenza vissuti da ragazzina. ...’’Al saccheggio di me rimanevo
talmente incredula che ero disarmata…mi sono scissa. Il mio corpo è
diventato una colpa da nascondere. Un campo minato. Un motivo di
terrore. Però sono stata capace di continuare ad ascoltarmi e sentivo
l’ingiustizia di questo senso di ingombro. Perché non riuscivo a stare
bene nei miei panni?”
6
“Vivevo la separazione da me, ma con tenacia non mi mollavo. C’ero ma
non mi permettevo di esserci del tutto. Il terrore mi paralizzava, il pianto e
le urla soffocate e rimaste inascoltate da chi mi stava intorno, mi
strozzavano”.
Sente di non poter essere amata veramente da nessuno. Si è sempre
sentita ‘difettosa’. Ora si sente brutta e bella allo stesso tempo; bella
perché lo dicono gli altri (lo hanno sempre detto gli altri) e quindi è come
se - in un certo senso – non possa fare a meno di prenderne atto. E’
sicura che la sua miopia dipenda dalla paura che ha di incontrare gli
sguardi. Cammina sempre a testa bassa. Si è sempre sentita
imprigionata e al contempo sostenuta da un forte senso di solitudine. Ha
sempre preferito stare ai margini, anche se si è sempre sentita
catapultata al centro di situazioni, spesso non richieste né desiderate.
Generosa ma schiva, è sempre stata ricercata dagli altri e presa come
punto di riferimento, fidata confidente, affidabile in tutto. Da tutti è sempre
stata vista come la brava bambina senza problemi, amata dal mondo
intero.
Rivendica la sua autonomia e il fatto che nessuno la ha mai conosciuta
veramente. E’ vero che è affidabile e poco invadente, ma, proprio per
questo, è lei ad essersi sentita spesso invasa. Si sente senza pelle,
spesso incapace di reagire. Ha un forte senso della giustizia e del
rispetto, per cui però riesce a farsi paladina solo se si tratta degli altri; lei
non si è mai saputa difendere in superficie e neppure fino ad una certa
profondità, però riferisce di essersi sempre fatta forza su un nucleo
profondo e inossidabile. Una frase le risuona dentro fin da quando era
piccola : ‘’fatemi quello che volete, non mi avrete mai’’…dice che spesso
si è salvata grazie a questa frase che le dava la forza necessaria per
resistere.
Nonostante la vita l’abbia spesso messa davanti a dure prove, ha un
profondo senso di gratitudine…dice che solo chi ha conosciuto gli abissi
può conoscere anche le vette, se non vai abbastanza in basso, non avrai
mai la forza propulsiva necessaria ad arrivare anche molto in alto…è
orgogliosa di sé, ma senza presunzione. Dice di essere tranquilla, ormai
lo sa che la vita è imprevedibile avventura, sicuramente più per alcuni che
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per altri, e lei fa parte degli alcuni. Le hanno sempre detto che era saggia
e forse, almeno in questo, avevano ragione! Un po’ ci si sente anche lei!
COSTITUZIONE: è ben bilanciata con aspetti più accentuati di Fuoco. Lo
sguardo e la punta della lingua – che peraltro estroflette con divertita
impertinenza - sono fiammeggianti; le mani sono terra, con un mignolo
che si stacca dalle altre dita (altro segno di fuoco); la struttura fisica è
atletica, slanciata ma con buon radicamento, con aspetti Legno e un po’
di corazza, che mi fa pensare alla rigidità del Metallo. Ha un intuito, una
capacità di adattamento e aspetti di sensualità tipici dell’Acqua. Rapidità
e lentezza. E’ molto istintiva, emotiva, spontanea e gioviale, ma anche
molto riflessiva e “musona” (quando è no, è no! E non le importa niente
della buona educazione! “un poeta ha scritto “Per delicatezza, ho perso la
mia vita”). Annusa l’aria come un animale e si muove di conseguenza.
Ascolta la pancia e la razionalità le è alleata. Dice di essere poco
“civilizzata” in questo. Sa cosa è bene e cosa è male per lei, ed ora sta
imparando a difendersi.
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2. I TRATTAMENTI
Nell’abisso che si estende al Nord
Vive un pesce
il cui nome è Kun
Kun è grande non si sa quante migliaia di li
Si trasforma e diventa un uccello
Il cui nome è Peng.
Peng ha un dorso, non si sa di quante migliaia di li.
Con un grande sforzo prende il volo.
Le sue ali ricadono come le nubi del Cielo.
L’uccello
Vola al di sopra dei flutti,
poi si dirige verso l’abisso che si estende al Sud.
L’abisso del Sud, è il Bacino del Cielo
(dallo “Zhuangzi” la condotta della vita – il volo nell’azzurro infinito)
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I FIORI DI BACH
Li usa da quando aveva 18 anni. Le vennero consigliati da una amica
psicoanalista, in un momento di forte stress psicofisico, Larch, White
Chestnut e Red Chestnut. Sua madre li conosceva già e le spiegò il
principio in poche e profane parole.
Suo vero e fedele compagno , però, divenne il Rescue. Da allora lo porta
sempre in borsa: ansia, agitazione, botte, scottature, tagli, punture di
insetti…per sé come per gli altri, funziona come le parole dolci di una
nonna, o come una mano calda su un ginocchio freddo!
Più tardi usò Walnut, anche a lui ricorse spesso: problemi di
“radicamento”, cambiamenti improvvisi, improvvise consapevolezze che
la portavano momentaneamente ma repentinamente “fuori asse”,
facendole perdere i confini e catapultandola nel “kaos”…
Quando a scuola la Krause ci propose di provare alcuni fiori, io feci a lei
la stessa proposta. Avevo sperimentato Mimulus e lo proposi anche ad
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Anna. Nonostante il suo passato di timida e nonostante ancora oggi
arrossisca quando in pubblico si lascia andare a commenti troppo ‘’arditi’’
per la sua sostanziale riservatezza, non mi sembrava un fiore che avesse
troppo a che fare con lei, ma successe una cosa interessante.
Era molto curiosa di sperimentare, ma anche lei non si vedeva molto
Mimulus, almeno in quel momento. Tra il terzo e il quarto giorno di
assunzione, iniziò a sentire una certa inquietudine ed ecco, a un certo
punto, la messa a fuoco! Iniziarono a riaffiorarle alla mente, uno di
seguito al’altro, ricordi di situazioni che si era trovata a vivere. Erano
situazioni tutt’altro che semplici e gioiose e rassicuranti. Si rese conto
all’improvviso che erano tutte situazioni che chiunque avrebbe vissuto
con timore, ma che lei, fin da piccola, non si era mai permessa di sentire
davvero la paura, o, meglio, di viverla. Si era trovata ad affrontare
circostanze in cui chiunque, e a maggior ragione una bambina, avrebbe
avuto l’assoluto diritto di mostrare un cedimento, di chiedere aiuto, di
provare terrore, ma lei niente. Nulla di tutto questo. Mise a fuoco che il
terrore c’era stato eccome, ma era stato vissuto come non lecito e quindi
immediatamente rimosso e sostituito con una ostinazione alla resistenza,
con un istinto di sopravvivenza primitivo, con un “rimanere in vita,
nonostante tutto”. E se devi sopravvivere, per la paura non c’è spazio.
Iniziò a piangere e pianse forte, per almeno un’ora e mezza… era emerso
il ricordo della sua assenza di paura in situazioni in cui la paura era quasi
d’obbligo, e questo la faceva soffrire enormemente! Poi alla sofferenza si
unì la rabbia; era l’ennesima dimostrazione del fatto che la sua
sensazione di aver avuto una infanzia diversa da quella che emergeva
dai racconti di zii, prozii, nonni e genitori, non fosse poi solo una
sensazione. Mise a fuoco chiaramente che poter ammettere di aver paura
era un lusso che non aveva potuto permettersi…ma perché?
Questo le procurava uno stato di malinconia triste e, a tratti, un po’
rabbiosa.
Portò a termine la sperimentazione di tre settimane con il solo Mimulus,
ma poi, nonostante la mia proposta di provare con Water Violet, Walnut,
Rock Rose e Star of Bethlehem, non volle proseguire con la Floriterapia.
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Volevo provare a bussare alla porta della sua solitudine “costituzionale”,
supportandola negli incontri con eventuali traumi non risolti e in eventuali
perdite di equilibrio, ma lei preferiva tenersi in borsa il suo Rescue e
ricorrere al Walnut in caso di ‘’svarioni’’.
Anche in seguito non accettò di assumere altri fiori…era disponibile a
sperimentare tutto, ma doveva sempre e comunque scegliere di farlo
senza riserve. Le bastava una sensazione poco chiara per farle dire che
non era il momento giusto per affrontare quel particolare percorso. Pur
fidandosi, non rinunciava mai alla propria consapevole autogestione. Si
fidava, ma non si affidava. Mai.
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LA BIOENERGETICA Qualche anno fa, ho fatto un corso di perfezionamento e alcuni stage
residenziali di Bioenergetica e Lettura del Corpo nella Stasi e nel
Movimento.
Centrale nella bioenergetica è il concetto di “grounding”. Avere grounding
significa esserci, poter esserci. Poter comunicare. E l’unico modo che noi
abbiamo per poter essere presenti a noi stessi è attraverso il corpo.
Significa dunque eliminare le barriere nostre interne per rendere il fluire
delle emozioni armonico. Attraverso il respiro e muovendo il corpo
riusciamo ad individuare le nostre “criticità”, i posti di blocco al nostro
sentirci e al nostro sentire, le resistenze al benessere e cioè al
riconoscerci.
Ognuno di noi, nel momento in cui si sente minacciato, mette in atto
meccanismi di difesa. Questi meccanismi creano una tensione a livello
corporeo che, se lasciata inascoltata, ristagna e si cronicizza….è così che
perdiamo parti di noi stessi, della nostra perfezione originaria, e ci
precludiamo strade che restano inesplorate.
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La bioenergetica, con movimenti del corpo e respirazione profonda,
riporta a coscienza gli ostacoli al fluire armonico e gioioso dell’energia
permettendo alle emozioni di sgorgare…pianto, riso, rabbia, dolore…
Attraverso una respirazione consapevole ci si rieduca all’ascolto di noi
stessi. Accettando di accogliere il mondo dentro di noi e di restituire noi
all’universo, si ripristina l’unità, il senso di essere un tutt’uno con noi
stessi e con il cosmo. Dal senso di frammentazione, dolore, abbandono,
privazione, si arriva alla più alta percezione dell’essere, inteso appunto
come entità unica, armonica, libera e gioiosa. Si recupera l’importanza
dell’ascolto. Si impara e si recupera la capacità di riconoscersi.
Riconosciamo noi stessi e l’altro con noi, con una modalità di ascolto
inesigente.
Senza giudizi, senza aspettative si trova la consapevolezza del nostro
essere profondo al di là di tutti i ruoli e di tutte le maschere. Ci si scopre
esistere.
Il massaggio bioenergetico porta una persona a riunirsi con se stessa e
quindi con il tutto.
La persona si sente accolta e sostenuta in un abbraccio caldo…ma di un
calore che viene da dentro. Attraverso la sincronizzazione del respiro, tra
cliente e operatore si instaura una comunicazione non verbale di assoluta
accoglienza e accettazione. Si è tutt’uno e va bene così. Senza
nemmeno accorgersene gli angoli si smussano e ogni barriera viene
abbattuta. L’energia che passa è un amore incondizionato. E’ una
carezza delicata al cuore. Non c’è invasione; c’è accoglienza e ascolto. E’
un far sentire: ”Io sono qui. Sono qui con te, e per nulla al mondo ti
abbandonerò. Puoi liberarti dalla gabbia, puoi essere te stesso”.
Avere grounding significa non subire frustrazioni né tradimenti. Avere
grounding significa saper vivere.
La bioenergetica fa sì che muovendo il corpo io possa muovere le
emozioni. Il corpo registra ogni cosa; il corpo è il libro della nostra vita.
Tutto vi è scritto. Il corpo non mente. E si modifica in base agli incidenti e
agli urti.
Anche il respiro registra ogni nostra emozione…si strozza, accelera, si fa
più profondo, rallenta…
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Attraverso il respiro e il movimento il corpo ritrova il posto che gli
compete: torna al centro della nostra capacità di vivere e di sentire.
Attraverso il grounding e cioè il radicamento nel corpo e quindi nella terra,
recuperiamo le nostre possibilità e potenzialità perdute e dimenticate.
Sfondiamo i muri della paura, della proibizione, dell’ipocrisia castrante di
tanta educazione e ci riuniamo in un gioioso abbraccio, in un TAO in cui il
nostro Io e il nostro Sé si integrano e si rispettano; ritroviamo l’equilibrio
nel nostro essere animali razionali.
Attraverso la sincronizzazione del respiro si entra in uno spazio comune;
si contatta lo stato dell’altro e si scopre che esiste un comune sentire
attraverso il corpo.
Si recupera così la corporeità come base da cui partire, come luogo
dimenticato da esplorare e riscoprire. Inizia un percorso di conoscenza di
sé che grazie al grounding muove da zone note a zone ignote dissipando
dolcemente paure e resistenze. E così il corpo ritrova la dignità perduta e
la potenza vibratoria della vita.
Il corpo è un terreno fertile sempre pronto a fiorire e germogliare e come
tale va ascoltato, curato e coccolato perché possa darci sempre i frutti
migliori.
Spesso serve coraggio, ma credo che la vita vada vissuta. E se la vita è
pulsazione, cosa aspettiamo a liberarla?
Le proposi quindi alcuni esercizi, anche da fare a casa, di mobilizzazione
del bacino e delle gambe. Volevo farla avvicinare dolcemente alla sua
Terra.
Erano evidenti la sua difficoltà, ma anche la sua volontà e caparbietà.
Spesso quando c’era da muovere il bacino avanti e indietro, lei si trovava
a lateralizzare il movimento, senza accorgersene. Inizialmente la guidai e
le feci notare la cosa, poi pensai di provare con tocchi e trattamenti che la
lasciassero passiva. Mi sembrava che avesse bisogno di mollare, di
lasciarsi andare, di affidarsi; e di me si fidava.
Sono molto attenta a non forzare i blocchi difensivi, con gli sblocchi non si
scherza!...ma Anna è molto forte e consapevole; il suo io è integro. Ha
contatti, all’occorrenza, con uno psicoterapeuta che l’ha seguita per anni.
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E’ attenta ad ogni increspatura delle acque in cui è immersa. Sa
riconoscere le rotte che non è il momento di percorrere e sa comunicarlo.
Provai con il trattamento bioenergetico che avevo sperimentato e che in
parte avevo ritrovato nelle lezioni di Massaggio di base con Galli.
Movimenti “casuali” di scioglimento degli arti, per bypassare la sua
modalità di controllo, e tocchi fermi e ben circoscritti alle articolazioni,
quasi a dire:” queste sono le tue spalle, questi sono i tuoi gomiti, i tuoi
polsi, etc”. Solo in un secondo momento le proposi qualcosa di più
avvolgente, limitandomi, però, a braccia e gambe.
Dagli incontri usciva contenta. Diceva che si sentiva “compattata”, più
intera, che percepiva il corpo come intero e più armonico.
Iniziò a percepirsi lei stessa più armoniosa, più consapevole della sua
fisicità e delle sue potenzialità espressive.
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LA RIFLESSOLOGIA PLANTARE Mi raccontò un giorno di aver partecipato ad un incontro di Riflessologia
Plantare e che l’insegnante, guardandole i piedi, si era rivolto al gruppo
dicendo: “Ecco, per esempio lei, è una che, sì insomma, quando fa
sesso, non è necessario che provi amore…lo fa un po’ così…”.
Questo la aveva ferita molto e non si era spiegata come un tale, mai visto
né conosciuto, si fosse permesso di trattarla in maniera così volgare.
Tanto più che sentendosi lei così incapace di sentirsi amata, se c’era una
cosa che esprimeva nei suoi rapporti, in generale con le persone, era
proprio l’amore; quasi a voler dimostrare che ognuno ha comunque il
diritto di essere amato, e non giudicato…amato e basta.
Non si spiegava come uno che predicava la Naturopatia, potesse essere
così banale e irrispettoso dell’”altro” e sciocco…
Quella frase, però, le risuonava in testa e Anna iniziò ad interrogarsi
anche sul suo proprio modo di amare. La sensazione di non essersi mai
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sentita amata, era forse solo il riflesso della sua incapacità di amore per
gli altri?...quel suo nucleo profondo e impenetrabile era forse il segno
della sua incapacità di darsi e quindi dare? Una cosa era certa, lei sapeva
che pur avendo amato moltissimo, non si era mai sentita di condividere
tutta se stessa con un altro. Quel nucleo era per lei la consapevolezza
che comunque siamo soli e che nessun aiuto ci può venire dall’esterno se
dall’interno non c’è la spinta giusta…l’aiuto interno e quello esterno
possono al massimo incontrarsi a metà strada, ma in mancanza del
primo, il secondo si perde irrimediabilmente.
Forse tra quelle parole così rozze, si nascondeva una parte di verità che
lei sentiva ingombrante: si era data, aveva concesso ad alcuni di
avvicinarla, nonostante la sua convinzione che non la amassero davvero;
quindi, secondo il suo modo di vedere le cose, si era come
svenduta…d’altra parte - per usare le sue parole - un capo difettoso può
essere solo dato in svendita.
Si sentiva una morsa allo stomaco che non la mollava più; la voce le si
strozzava in gola e si sentiva soffocare.
Anna è comunque molto brava a viversi da sola queste sensazioni. E’
fondamentalmente sempre allegra. Anche quando ne parla ha il sorriso
sulle labbra, sempre come per sdrammatizzare i contenuti pesanti. Se
non mi parlasse chiaramente e non mi raccontasse queste sue
turbolenze interne, non penserei a lei come ad una persona turbata e
afflitta da pensieri così molesti.
Mi dice che ora anche lei capisce come nella sua famiglia nessuno si
preoccupasse mai per lei. E’ sempre stata così gelosa delle sue
esperienze e di sentire fino alla massima profondità possibile come gli
eventi della vita risuonassero in lei che non li condivideva con nessuno
prima di riuscire a padroneggiarli. Era fragilissima, “senza pelle” e non
poteva permettersi che parole, dette magari con leggerezza da altri, si
trasformassero in pugnalate al cuore; per poter vivere con libertà il suo
mondo interno, al mondo esterno mostrava la serenità che le permetteva
di essere lasciata in pace…
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LA NASCITA E’ stata fatta nascere con parto cesareo d’urgenza. L’infermiera aveva
scambiato sua madre per la partoriente del letto accanto e le aveva rotto
le acque. Una volta nata è stata messa in un lettino nel reparto prematuri.
Non ha più visto né sentito né toccato sua madre per diciassette giorni.
Sua madre, che era stata messa dall’altra parte dell’ospedale, con un
taglio e diciassette graffettone nella pancia, si tirava il latte disperata e
voleva fidarsi almeno del fatto che glielo dessero.
Per fortuna, dice, almeno in quel momento suo padre c’era…”ma il papà
non è la pancia calda e acquosa e morbida in cui sei stata per quasi nove
mesi!”
Comunque mi dice di essere sicura che quell’esperienza la abbia
fortificata. Mi dice che sicuramente il suo star bene da sola, il fatto che i
suoi spazi di solitudine siano per lei vitali, la sua rivendicazione continua
di voler vivere le proprie esperienze ad ogni costo, con la piena
consapevolezza della propria responsabilità di ogni scelta, il suo bisogno
di attraversare ed essere attraversata dalle cose, sempre stando in
ascolto delle eco interne al mondo esterno, dipendono da quella prima e
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urgente necessità di sopravvivenza a cui si è trovata costretta, essendo
stata all’improvviso privata di tutto.
Le ho fatto il massaggio metamorfico, raccontandole quello che stavo
facendo. E mentre io le parlavo del massaggio, lei mi dava i suoi riscontri
e mi diceva ciò che le veniva in mente in base alle sensazioni che
provava e alle parole che sentiva.
Il massaggio metamorfico è uno sfioramento leggero sulla parte interna
del piede che dalla punta dell’alluce va fino al tallone, cioè sulla zona di
riflesso della colonna vertebrale. Quest’area è stata messa in analogica
relazione con le fasi dello sviluppo filogenetico (dalla comparsa delle
forme di vita più semplici all’uomo), con le fasi dello sviluppo embriologico
e quindi della gestazione (dal concepimento alla nascita) e con le fasi
della vita “autonoma” (dalla nascita alla morte). Gli sfioramenti
permettono, secondo la teoria di questa tecnica, di sciogliere eventuali
nodi energetici creatisi in momenti critici del nostro percorso e che
impediscono il corretto scorrere dell’energia vitale.
Anna – secondo la griglia del metamorfico – è nata nella fase di pre-
nascita, cioè di preparazione alla nascita; quella fase in cui il bambino si
prepara al mondo esterno per poterci entrare nelle migliori condizioni
possibili, con le difese necessarie al confronto con la vita autonoma…ed
ecco che lei mi dice: “pensa! Tutti mi hanno sempre preso in giro e
brontolato dietro per il fatto che io al mattino sono lenta a lavarmi e mi
lavo nella penombra…ma questa è la mia preparazione quotidiana alla
mia nascita al mondo!!! Oh che bello, che bello, che bello!!!...mi sento
legittimata in una delle infinite cose per cui mi son sempre sentita una
disadattata!!! Oh che bello!!!”…questa è Anna, un vulcano tranquillo che
non rinuncia però mai alla sua intima natura di vulcano…da un momento
all’altro esplode, di gioia e di dolore…la sua ipersensibilità è talvolta
imbarazzante….
Mi racconta poi di aver fatto dei sogni. In uno in particolare è insieme a
delle tigri; sono la sua mamma e i suoi fratellini. Anna ama le tigri in
maniera quasi irrazionale e assolutamente viscerale…sogna di essere
nella sua famiglia di origine, si sente benissimo, si sente nella piena
realizzazione della sua natura profonda. Quando suona la sveglia che le
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dice che è ora di alzarsi, la spegne. Mi racconta la sensazione di non
volersi svegliare più, di voler rimanere lì nel suo vero mondo, nel suo vero
e naturale habitat…ma poi, ovviamente, si alza. Ha una sensazione di
tristezza e malinconia per il mondo perduto, ma è felice di esserci potuta
tornare per qualche momento. Dice di aver sentito una ricongiunzione,
una sensazione di legittimazione del suo essere profondo. E’ felice e
grata di aver potuto provare un’emozione simile…mi dice che le
sembrava di essersi rituffata per un attimo nella sua vita precedente, a cui
era stata strappata anzitempo, e che era come se le fosse stata data la
possibilità di salutare i suoi e congedarsi in maniera meno traumatica
della prima volta…che bello!
21
LO SHIATSU Anna è molto curiosa e disponibile a sperimentare e, data la mia
inesperienza, le propongo i trattamenti seguendo il percorso dell’energia
come facciamo a scuola.
Dopo il trattamento dei meridiani di Polmone e Grosso Intestino, mi dice
che nei giorni successivi le veniva da aiutare tutti, da chiedere a tutti
come stavano, il perché delle loro espressioni, dei loro comportamenti
scorretti,…penso allo scambio (funzione dell’Elemento Metallo!). Al fatto
che sembra quasi che in lei si sia risvegliata ad un tratto la necessità di
interazione e scambio con l’altro, cosa per cui lei è sempre stata un po’
diffidente. Lei è una che dà, ma fa fatica a ricevere senza paura.
Mi fa vedere dei brufolini che le sono sbucati sul collo sul percorso del
meridiano di Grosso Intestino. La gola, poi, è anche collegata al Cuore e
comunque legata ad una nostra volontà e capacità espressiva…qualcosa
si è mosso – penso – e sta venendo fuori.
Mi dice poi che le sembra di aver perso delle inibizioni e un po’ di buona
educazione; mi dice che, se interpellata, invece di rispondere
normalmente con un “no”, le venivano da dire cose del tipo “ma valà, ma
non dir delle cavolate!” e che poi le veniva da ridere, al rendersi conto di
questa reazione “senza controllo”.
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Di fare gli stiramenti dei meridiani, è contenta: si sente meglio, respira
meglio e si muove meglio con le braccia.
Il suo modo di sentirsi non cambia sostanzialmente con il trattamento di
Stomaco e Milza-Pancreas. Gli stiramenti continuano a piacerle e la
fanno sentire più sciolta.
Ascoltando a lezione le caratteristiche generali dell’ Elemento Fuoco e in
particolare del Cuore, penso ad Anna e penso alla difficoltà di mantenersi
integri.
Le tratto il meridiano di Cuore. Non sente male o fastidio in nessun punto.
Io penso, allora, che o è talmente il suo elemento che è perfettamente
equilibrata o – e questo mi sembrava più probabile, visti i suoi racconti –
è talmente schermata che non sente niente neanche sul meridiano. Non
le dico nulla e le mostro gli esercizi di stiramento.
Ecco il racconto: nei giorni successivi fece gli esercizi. Non incontrava
nessuna difficoltà per quelli di Polmone e Grosso Intestino e neppure per
quelli di Stomaco e Milza-Pancreas, ma il Cuore…lei pensava di essere
in forma, ma non si spiegava tutta quella fatica!
Dopo un paio di giorni iniziarono delle fitte al braccio sinistro, al centro
della schiena e sotto la scapola sinistra ed anche “al cuore”, nel centro
del petto un po’ a sinistra. Si provò la pressione e i battiti erano alle stelle,
ma pensò all’agitazione. Poi iniziò a pensare anche che forse il suo cuore
era un po’ stressato e che forse doveva coccolarlo un po’ di più. Delle fitte
non disse niente a nessuno, anche se il suo pensiero dominante era la
paura che le venisse “un colpo!”. Iniziò ad avere dolore anche sotto
l’ascella sinistra (punto 1C!); la mattina successiva alle fitte si svegliò con
la sensazione di avere un arancio sotto l’ascella, le sembrava di avere un
linfonodo ingrossato e gigantesco, ma in realtà al tatto e alla vista nulla
era cambiato. Cosa le stava succedendo? Le venne in mente che
qualche settimana prima, durante un seminario a cui era stata, le
avevano detto che, rispetto alla posizione che aveva assunto durante un
esercizio, lei era una persona che si metteva in relazione con gli altri
attraverso la parola e che prima di far arrivare qualcuno al cuore, doveva
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valutare attentamente se era il caso oppure no. Quelle parole le erano
sembrate vere e aveva pensato che, con tutte le mazzate che aveva
preso, si rendeva conto di aver messo su una bella corazza. Le venne in
mente anche che, tutte le volte che tentava di urlare e liberare la voce, le
veniva immediatamente da piangere e che, pur essendo intonata, aveva
sempre provato vergogna a cantare in presenza di altre persone. Da sola
cantava, ma con altri non riusciva neanche a cantare “tanti auguri a te”!
Nella notte tra il quarto e il quinto giorno dopo il trattamento, mi raccontò
di aver fatto un sogno; ecco la trascrizione del sogno e di ciò che
accadde:
“Mi devo occupare di tre ragazzine: una adolescente, una di circa dieci
anni e una piccola di due o tre anni, massimo tre. Siamo in una zona con
delle case e dei viottoli isolati. Devo stare dietro ad una alla volta, ma tre
sono tante. Devo portarle a casa una alla volta ma, col fatto che sono tre
e sono in tre punti diversi, faccio del mio meglio per recuperarle alla fine
tutte, e portarle a casa. Ma i sentierini sono tanti. All’improvviso avverto
un pericolo angosciante. Loro si sono avviate da sole per venire ad
incontrarmi. Il pericolo è un uomo. Uno a cui piacciono le bambine. La
grande riesce a difendersi e a scappare; dalla media arrivo - lo vedo di
spalle mentre si allontana, mentre gira l’angolo - in tempo io - e siamo a
due, insieme. Ma alla piccola qualcosa è riuscito a fare. Accorro e lo
caccio via quel porco, che ride schifoso. Con la bimba spogliata in mezzo
all’erba.
Mi sveglio. Apro gli occhi e mi giro. Verso la porta. Richiudo subito gli
occhi terrorizzata. Sulla porta c’è un’ombra. Un’ombra di uomo…lo
conosco, lo conosco, lo conosco… E, in effetti, nel terrore, lo riconosco.
Chiudo gli occhi e riconosco quell’ombra, quella sagoma.
D’altra parte, se il padre di mia cugina ha abusato di lei, non è che sta
cosa gli è venuta all’improvviso, e per i sei anni che hanno preceduto la
sua nascita, c’ero io in casa da lui. In montagna.
E come un flash, quell’ombra così familiare sulla porta. E il mio terrore. E
le mie urla soffocate.
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Ecco la mia paura di dormire dalla parte della porta o, comunque, vicino
alla porta, in case che non conoscevo, in stanze che non conoscevo, ma
anche in casa mia.
Ecco “accesa la luce del corridoio, aperta la porta dell’anticamera” – mi
spiegò essere una frase che dai cinque/sei anni ripeteva tutte le sere ai
genitori come condicio sine qua non al momento di andare a dormire.
Ecco il mio silenzio alle medie coi compagni – e mi raccontò diversi
episodi di violenze subite, cui mi aveva già in parte accennato, per i quali
lei, in tutti questi anni, si era interrogata sulla sua incapacità di dire, di
urlare, di chiedere aiuto.
Ecco la fatica di urlare “schifoso”, ma il senso di liberazione, a quel
vecchio porco che per strada mi toccò il seno quando avevo quattordici
anni.
Piangevo, mi raggomitolavo accanto al mio compagno, ma non sono
riuscita ad aprire gli occhi per un po’. Ero terrorizzata. Non riuscivo
neanche a tirare il braccio fuori dalle coperte per accendere la luce.
Volevo andare a vedere l’ora, ma ero terrorizzata da quella luce che
arrivava tenue dal resto della casa. Alla fine ce l’ho fatta. Erano le cinque.
Mi sono riaddormentata. Ho sognato ancora. Ero sempre in montagna. Il
mio cane era stato male, ma l’impegno preso era preso! E dovevamo
andare in montagna da degli amici. Ma lui stava male e voleva tornare
indietro. Ho detto BASTA! Ho fatto fermare la macchina e sono scesa per
seguirlo e vedere dove andava. Lo seguivo su per una collinetta e lui man
mano si rimpiccioliva ed era tutto bagnato. Io cercavo di telefonare al
veterinario ma non trovavo il numero sul cellulare. Seguivo il mio cucciolo
e cercavo di stargli vicino. Ad un certo punto ha ricominciato a scendere.
Ero preoccupatissima. Era tutto bagnato. Spaventato con le orecchie
indietro. Riusciamo ad incontrarci e lui si accoccola in me nel mio ventre.
In me che sono anch’io accoccolata in posizione fetale. Lui che nella
realtà è 30 chili stava tutto sul/nel mio ventre.
Adesso che scrivo, mi viene in mente che tutto quel bagnato lo faceva
sembrare un vitellino appena nato. Si era rimpicciolito e bagnato come
fosse appena nato, per rinascere di nuovo.”
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Penso al meridiano del Cuore di Masunaga; mi aveva raccontato che le
faceva malissimo la gamba sinistra quando cercava di fare l’esercizio di
stiramento del meridiano di Cuore. Penso a quando, durante alcuni
esercizi bioenergetici, andava in crisi fino ad arrivare alla lacrime se le
dicevo di forzare un po’ alcuni movimenti delle gambe e del bacino e,
invece, alla espressione di sollievo nel momento in cui poteva lasciarsi
andare e ondeggiare a destra e sinistra e non più avanti e
indietro…avevo imparato che lateralizzare un movimento del bacino
portava con sé una tensione ed una difficoltà a vivere pienamente la
sensualità e la sessualità.
Penso alla difficoltà ad essere toccata, di cui mi aveva talvolta parlato.
Lei mi dice di aver messo a fuoco mille cose. Di aver pensato a tante
sensazioni avute nel corso della sua vita, a certi turbamenti che le
facevano dire :”qui c’è qualcosa che non va; c’è qualcosa sotto…” e la
facevano andare avanti con un senso di mancanza di chiarezza.
Ed ecco che dei ricordi, che da sempre l’accompagnavano, assumevano
all’improvviso connotazioni e luci completamente diverse; l’inganno
relativo a fatti, di cui si era sentita sempre l’ingombrante responsabilità –
ma come può una bambina di quattro anni avere responsabilità del
genere?! - e di cui mai aveva parlato con nessuno, le veniva ora
improvvisamente svelato.
Ecco il senso di vergogna e di sporcizia che aveva sempre sentito…il
senso di essere una “brutta persona” si era trasformato in tempi
precocissimi nel suo sentirsi una “persona brutta”!
Tutto cambiò.
In un batter di ciglia, la prospettiva diversa la liberò di un fardello in base
al quale aveva costruito i suoi 35 anni di vita.
Quella penombra nella quale doveva ogni volta prepararsi per nascere al
mondo, quel buio in cui si rifugiava per sfuggire agli sguardi, venivano
all’improvviso dissipati da una luce in cui lei si trovò immersa e
apparentemente impreparata.
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Era come se l’inizio della sua vita fosse stato spostato più indietro. Ora le
veniva restituito quel fondamentale tassello, quell’ultimo/primo pezzo di
puzzle, che per anni era rimasto nascosto nel doppio fondo della scatola.
Mi racconta di essere arrivata a casa qualche sera prima del sogno e di
aver acceso la televisione…davano un film che dal titolo (La bestia nel
cuore) la aveva sempre attratta, ma che non aveva idea di cosa trattasse.
Era riuscita a vederlo tutto e ne era rimasta molto turbata e sempre con
quell’interrogativo sul perché di tanto turbamento…
E mi dice che sua madre, senza sapere ancora nulla, la mattina stessa,
dopo il sogno, le aveva dato un volantino di un corso gratuito di difesa
personale per sole donne e che lei, che di solito rimanda sempre, aveva
subito telefonato per iscriversi.
Penso alla sincronicità di Jung; penso che quando un contenuto è maturo
per emergere, i segni di ciò sono molteplici e si affollano sempre più
numerosi e rumorosi alla percezione….(il titolo del film è “la bestia nel
cuore”!!!)
E lei mi dice di aver pensato ai suoi musi e ai suoi silenzi; alle sue
sofferenze e alle sue gioie; al fatto che non sa e non saprà mai cosa
esattamente è successo, ma “niente” non lo crede…
La mattina dopo il sogno era stravolta, aveva un “gran male ai reni”. Il suo
compagno la vedeva strana, ma lei non riusciva a dire nulla.
“Non so se dirò qualcosa a mia madre…”, pensava.
Altre volte ne avevano parlato, relativamente a sua cugina e ad
atteggiamenti che, all’età di tre/quattro anni, aveva avuto con Anna, che
di anni ne aveva circa nove, ma aveva paura di caricarla di un dolore
enorme e senza soluzione.
Mi dice che le sembrava di essere stata sottoposta ad una seduta di
ipnosi regressiva. Che cercava solo di respirare e osservare.
Quel giorno non fece gli esercizi di stiramento. E neanche i giorni
successivi. Aveva paura, anche se sentiva che voleva vincerla…
““Non cercar di sapere, non è lecito saperlo..” dice Orazio nel Carpe
diem, parlando del futuro…io lo posso dire parlando del passato. Ma il
carpe diem vale ed è comunque presente!”
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Lo disse poi a sua madre.
Lo disse al suo compagno.
Nelle notti successive dormì con la luce accesa; insieme al suo moroso
era andata a comperare “la fatina luminina”, una di quelle lucette che si
mettono nelle camere dei bambini attaccate alle prese elettriche.
Nei giorni successivi, visse con la paura di essere impazzita.
Ogni tanto, nel bel mezzo di una qualsiasi cosa o discussione, le
esplodevano davanti agli occhi e nella mente delle immagini di
distruzione; c’era lei sola in mezzo a delle macerie nere e fumanti.
Aveva paura di essersi inventata tutto, ma a che pro?...poi, poco per
volta, iniziò a rendersi conto che, alla luce di quel ricordo emerso dopo il
sogno, tutta la sua vita le si stava dispiegando davanti. Tutti quegli
interrogativi, quei retrogusti amari, di cui aveva sempre serbato memoria,
trovavano una naturale e semplice spiegazione. Tutte le sue paure
trovavano ragione.
Le consigliai Crab Apple, Walnut e Star of Bethlehem, ma non li prese.
Ho già parlato di quanto fosse gelosa delle sue sensazioni e della volontà
di viverle il più a fondo possibile, senza edulcorazioni, senza sconti, per
arrivare fino all’osso e succhiare il midollo della vita!
Una mattina si svegliò e andò in bagno; come sempre, come tutte le
mattine.
Si guardò allo specchio, brevemente, velocemente, distrattamente come
a volersi e non volersi guardare, come sempre.
Ma una cosa meravigliosa successe: si vide!
Per la prima volta, si vide! E pensando a sé vide verde, vide dei prati, dei
ruscelli, delle colline, vide tutto il suo paesaggio interno, disabitato e
incontaminato…un paradiso vergine; mai nessuno c’era stato lì, neppure
lei!
E all’improvviso, con tutto quel verde - che, tra l’altro, insieme al rosa è il
colore del 4° Chakra -, si rese conto che, pensando a sé, lei aveva
sempre visto nero; e pensava che fosse la assoluta normalità…ora – mi
dice – lo chiede a tutti di che colore si vedono, ma non è una domanda
che di solito si fa! E scopre che la gente non ci ha mai pensato e che però
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poi si vede di un sacco di colori diversi, e c’è chi si vede screziato, chi
bicolore, chi a macchie qua e là…
Anna è viva!...non è più solo una sopravvissuta in lotta. E’ viva e di lottare
sempre non ne può più.
Jenny non vuol più parlare non vuol più giocare vorrebbe soltanto dormire Jenny non vuol più capire sbadiglia soltanto non vuol più nemmeno mangiare Jenny è stanca Jenny vuole dormire Jenny è stanca Jenny vuole dormire
Jenny ha lasciato la gente a guardarsi stupita a cercar di capir cosa?! Jenny non sente più niente non sente le voci che il vento le porta Jenny è stanca Jenny vuole dormire Jenny è stanca Jenny vuole dormire
Io che l'ho vista piangere di gioia e ridere che più di lei la vita credo mai nessuno amò io non vi credo lasciatela stare voi non potete
Jenny non può più restare portatela via rovina il morale alla gente Jenny sta bene è lontano...la curano forse potrà anche guarire un giorno Jenny è pazza c'è chi dice anche questo Jenny è pazza c'è chi dice anche questo
Jenny ha pagato per tutti ha pagato per noi che restiamo a guardarla ora
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Jenny è soltanto un ricordo qualcosa di amaro da spingere giù in fondo Jenny è stanca Jenny vuole dormire Jenny è stanca Jenny vuole dormire Jenny è stanca Jenny vuole dormire Dopo sette anni e mezzo di “morosamento” e due e mezzo di convivenza,
se ne andò di casa e tornò da sua madre. Non riusciva più a pensare di
occuparsi degli altri. Aveva bisogno di tutta se stessa per sé. Aveva una
rabbia che avrebbe distrutto anche il migliore dei rapporti. E lei non
voleva quello. Voleva solo tempo, per recuperarsi un po’, per viversi e
costruirsi in questa nuova dimensione in cui si era trovata. Le paure
erano tantissime e fortissime; aveva trentacinque anni, una bella casa, un
solido rapporto, dei sentimenti forti e veri, forse anche la voglia di un
bambino, ma in quel momento non c’era spazio per nessuno che non
fosse lei.
E questa rabbia che provava e le esplodeva dentro e fuori all’improvviso,
non voleva rivolgerla contro chi non aveva nessuna colpa e, come dire,
sua madre era un punginball migliore e più abituato alle sue
intemperanze di figlia!
Passò un periodo in cui entrava e usciva da casa senza salutare; a
qualsiasi ora; non informando la madre su nessuno dei suoi
spostamenti…non si sentiva bene a comportarsi così; lei e sua madre, da
quando il padre se ne era andato, avevano sviluppato davvero un bel
rapporto, di puro rispetto e puro amore. Ma non riusciva a fare altrimenti.
Ogni tanto le veniva da piangere e ogni tanto chiedeva scusa del proprio
comportamento; non voleva che sua madre si sentisse in colpa in nessun
modo, ma lei per prima non riusciva a non avere dell’aggressività nei suoi
confronti. Non poteva credere di non aver dato segnali di nessun tipo.
Non poteva crederci.
Non poteva credere che un bambino fosse così bravo a nascondere dei
turbamenti, che sicuramente c’erano stati…
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Ora Anna sta meglio?...”chi lo sa?…” dice lei…ha subito tanti di quegli
scossoni nella vita, che riuscire a star bene e male istante per istante, e
riuscire a percepire queste variazioni e moti dell’animo, è la vera felicità!
L’importante è far circolare i Soffi!
Mi disse anche un sacco di altre cose di cui però mi ha pregato di non
parlare ma che comunque la portarono e continuano a portarla a
riappropriarsi di tanti pezzettini di sé. “La difficoltà, riferisce, è stare
sempre all’erta, perché gli automatismi ti fottono in silenzio senza che tu
te ne accorga!... invece per vincerli e far sbocciare il tuo proprio fiore
bisogna far solo finta di dormire!...ma in palio ci sei tu, e questa è la
ricompensa più grande!... “l’essenziale è invisibile agli occhi!””
Dopo Rene e Vescica non vede più solo la radura, il prato verde a livello
del cuore, ma riesce ad andare più giù e a vedere colline e fiumi a livello
dell’addome.
Vede quindi quel paesaggio, di cui ci ha parlato Marco Mazzarri, in cui
scorrono il mare e i fiumi dell’Energia.
Quel naturale mondo interno ora si dispiega ai suoi occhi quale
paesaggio incontaminato. E’ la primavera prima del risveglio.
E, quando respira, l’addome si riempie automaticamente e lei vede fino a
lì ed è come se avesse tutto a portata di mano.
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“E’ come un mondo dietro lo specchio, è il mondo incantato dietro la
cascata!...quello che ho sempre creduto fosse un sogno, invece, esiste!”
La cascata è il nostro respiro e il mondo incantato siamo noi, il nostro
paesaggio interno, tranquillo e meraviglioso.
Se vedi, puoi andare dove serve. Se c’è un sasso che ostacola il flusso di
un ruscello, puoi andare esattamente dov’è e toglierlo; così,
semplicemente.
E bonificando il tuo territorio interno, custodendolo come il più prezioso
dei tesori, nutri l’anima del mondo di una speranza un po’ più grande, che
non è solo il WWF!, ma una fiducia che in fondo, forse, qualcosa potrà
cambiare in meglio.
E ti nasce spontaneo il rispetto per te stesso e per tutta quella meraviglia
di cui sei portatore!
“Credo di aver bisogno di un terapeuta uomo” mi dice un giorno…credo
che abbia ragione…in fondo lo Shiatsu è permettere a un altro di
esplorare le nostre profondità, e Anna dice di aver bisogno di fare pace
con il suo nocciolo duro ma anche con un maschile rispettoso.
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CONCLUSIONI Che cos’è dunque la Naturopatia?
E’ tutto questo.
E’ il percorso.
E’ il sentire la natura secondo la propria natura; è il sentire la propria
natura secondo natura. Come parte di un tutto, di un universo mondo
fatto di cicli e di paesaggio, di corsi e ricorsi, di abissi e di vette, di cielo e
di terra e di donne e di uomini, di circostanze, di scelte, di gioie e di dolori,
di paure, di responsabilità.
La naturopatia è il sentirsi parte di un tutto e il riconoscersi nodo di una
rete di infinite e talvolta imperscrutabili connessioni.
E’ il coraggio di andare avanti nonostante tutto, con fiducia e gratitudine,
per sé e per l’universo.
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E’ la consapevolezza che siamo parte di un sistema anche quando ci
sentiamo schiacciati in un angolo con le spalle al muro e che in questo
sistema ci sono date un sacco di opportunità.
E’ la capacità di vedere e di vedersi; di guardare a sé e agli altri in un
infinito girotondo danzante.
La naturopatia credo sia darsi l’opportunità della consapevolezza.
L’opportunità della capacità di accoglienza dei propri limiti…senza
sentirsene limitati!
E’ darsi la possibilità di risorgere dalle proprie ceneri e di sentire
l’entusiasmo che accompagna la nascita di quella spinta che sgorga da
dentro e che ci fa sentire protagonisti della Vita.
Dopo la lezione con Daniela Poggioli, telefonai ad Anna e le chiesi di
disegnarmi il suo genogramma. Me lo portò e lo commentammo insieme.
Una cosa mi colpì subito: lei c’era due volte. Dall’Anna di ieri
(rappresentata da un cerchio più grande e pieno di cose) si generava una
nuova Anna, quella di oggi, rappresentato da un cerchio più piccolo, da
“un cerchio della misura giusta” finalmente.
Ringrazio tutti, ringrazio Voi e ringrazio Anna.
Ringrazio la Vita che mi ha dato la possibilità di scegliere la
consapevolezza.
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APPENDICE
“Rotolai fino ad una radura e mi trovai, annientato, di fianco alla rosa più
ridente e profumata che mai.
“Che prodigio è questo? Ti credevo morta e ti piangevo. Hai il dono di
rinascere dopo la morte?”
“Sì, mi rispose, come tutte le creature che la Vita feconda. Guarda questi
boccioli intorno a me. Questa sera avrò perso il mio splendore e lavorerò
al mio rinnovo, mentre le mie sorelle ti incanteranno con la loro bellezza e
ti offriranno i profumi del loro giorno di festa. Rimani. Non sei il nostro
compagno, il nostro amico?”
Ero così umiliato dalla mia disgrazia, che bagnai con le lacrime quella
terra alla quale mi sentivo incatenato per sempre. Lo spirito della Vita udì
il mio pianto e si commosse. Mi apparve sotto l’aspetto di un essere
splendente.
“Hai conosciuto la pietà, hai avuto pietà della rosa, io voglio avere pietà di
te, mi disse. Tuo padre è potente, ma io lo sono più di lui. Perché lui può
distruggere, ma io posso creare”.
Così dicendo, l’essere splendente mi toccò e il mio corpo divenne quello
di una bella bambina con un colorito simile alla rosa. Ali di farfalla
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spuntarono sulle mie spalle e, mutata in brezza, mi misi a volteggiare
deliziata.
“Rimani con i fiori, nel fresco riparo dei boschi, mi disse la fata. Ora,
queste cupole di fogliame ti nasconderanno e ti proteggeranno. Dopo,
quando avrò vinto la furia degli elementi, potrai percorrere la terra, sarai
benedetta dagli uomini e cantata dai poeti”.
Da quel giorno ho vissuto in pace con il cielo, amata dagli uomini, gli
animali e le piante; la mia libera e divina origine mi lascia la scelta della
mia residenza, ma sono troppo l’amica della terra e la serva della vita,
alla quale contribuisce il mio soffio benefico, per lasciare questo luogo
amato al quale il mio primo ed eterno amore mi lega (…).
Quando raccontai al mio precettore quello che avevo ascoltato, dichiarò
che ero ammalata e che bisognava somministrarmi un purgante. Ma mia
nonna me lo risparmiò, dicendogli: “Vi compiango se non avete mai
sentito quello che dicono le rose. Quanto a me, rimpiango il tempo in cui
lo sentivo. Sentire la voce dei fiori è una dote dell’infanzia. Fate
attenzione a non confondere la doti con le malattie!”” (dal racconto “Rosa e brezza” di George Sand)
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Sally cammina per la strada senza nemmeno.... ....guardare per terra Sally è una donna che non ha più voglia ....di fare la guerra Sally ha patito troppo Sally ha già visto che cosa.... "ti può crollare addosso"! Sally è già stata "punita"... per ogni sua distrazione o debolezza... per ogni "candida carezza"... "data" per non sentire....l'amarezza! senti che fuori piove senti che bel rumore...
Sally cammina per la strada sicura senza pensare a niente! ....ormai guarda la gente con aria indifferente... ....sono lontani quei "momenti"... quando "uno sguardo" provocava "turbamenti".. quando la vita era più facile... e si potevano mangiare anche le fragole.... perché la vita è un brivido che vola via è tutt' un’ equilibrio sopra la follia.... ..........sopra la follia! senti che fuori piove senti che bel rumore...
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Ma forse Sally è proprio questo il senso...il senso... del tuo "vagare"... forse davvero ci si deve sentire.... alla fine....un Po' male!.... Forse alla fine di questa "triste storia" qualcuno troverà il coraggio per affrontare "i sensi di colpa"... e cancellarli da questo "viaggio".... per vivere davvero ogni momento..... con ogni suo "turbamento"!.... e come se fosse l'ultimo!
Sally cammina per la strada..."leggera"... ormai è sera... "si accendono le luci dei lampioni"... "tutta la gente corre a casa davanti alle televisioni".. ed un pensiero le passa per la testa "forse la vita non è stata tutta persa"... forse qualcosa "s'è salvato"!!... forse davvero!...non è stato "poi tutto sbagliato"! "forse era giusto così!?!".... ........eheheheh!......... forse ma forse ma si.... cosa vuoi che ti dica io senti che bel rumore Grazie alla Mez, che mi supporta e mi sopporta e mi risupporta. Sempre. Grazie alla Nonis, che non ha mai scambiato le doti con le malattie e non ha mai sottovalutato un segno. Grazie.