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Periodico di cultura, politica e attualità - www.primopiano.info - Numero 5 - Maggio 2012 - Anno XVII - N. 160 - Sped. in abbonamento postale 70% filiale di Bari Maggio 2012 2,00 euro CULTURA Il cinema fatto dai ragazzi ATTUALITA’ Casa Jacopa, un sogno che si avvera pag. 14 pag. 33 pag. 42 CRONACA Un corteo per riscoprire le radici

Maggio 2012

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Periodico Bitontino

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Maggio 2012

2,00euro

CULTURAIl cinemafatto dai ragazzi

ATTUALITA’Casa Jacopa, un sogno che si avverapag. 14 pag. 33 pag. 42

CRONACA Un corteo per riscoprire le radici

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Primo piano maggio 2012Le luci dei riflettori vanno via via

spegnendosi. I seggi sono stati chiusi e i risultati della tornata amministra-tiva di primavera sono ormai acquisiti. La fascia tricolore di primo cittadino ha cambiato proprietario, all’insegna di un desiderio vivo di rinnovamento e riqualificazione del tessuto sociale, economico e culturale della città, che ci si augura non venga nuovamente disatteso.

Ma adesso per il neo sindaco Mi-chele Abbaticchio è arrivato davvero il momento di cominciare il suo lavo-ro, di porsi con impegno e dedizione al servizio della collettività, nella poco lieta consapevolezza che i problemi da affrontare sono numerosi ed assai complessi. E’ giunto il tempo di pro-vare a tradurre in fatti concreti le pro-messe e i proclami della campagna elettorale, forgiando l’oro delle idee e dei programmi nel fuoco della realtà della vita amministrativa.

“La situazione del comune è quan-to mai drammatica -osserva il segre-tario comunale Salvatore Bonasia, da cinque anni e mezzo al vertice della macchina burocratica di Palaz-zo Gentile- e le iniziative da porre in campo devono essere studiate in ma-niera scientifica, evitando di attivare procedimenti che nel recente passato hanno prodotto più danni che bene-fici”.

Ma quali le spine più dolorose con le quali sarà chiamato a confrontarsi il nuovo primo cittadino, durante un mandato che si annuncia tutt’altro che agevole?

Prima fra tutte, la grave caren-za di personale che si registra nella struttura comunale, con particolare riferimento alle figure apicali. Basti pensare che attualmente in servizio figurano soltanto due dirigenti, nel settore finanziario ed in quello dei lavori pubblici, mentre la gestione di tutte le altre ripartizioni è affida-ta “ad interim” alla responsabilità del segretario generale. Ma non va certo meglio per la qualifica di funzionario, con un manipolo di impiegati ben al di sotto degli standard previsti dalla legge per un comune come il nostro.

Le ultime assunzioni nella squa-dra dei dipendenti comunali si perdo-no nella notte dei tempi, mentre il ri-corso nell’anno 2010 all’istituto della mobilità (per un funzionario ai servizi sociali ed uno all’ufficio personale, una vigilessa, un ingegnere al settore urbanistica ed un architetto adibito a compiti tecnici, mentre altri due fun-zionari contabili sono stati ritenuti inidonei dalla commissione esamina-trice) ha garantito soltanto un piccola boccata d’ossigeno. Tra l’altro di bre-ve durata, visti i successivi pensiona-menti riscontrati nel corso del 2011.

“I vincoli più pesanti in materia di personale -chiarisce Bonasia- discen-dono dal Patto di stabilità, che con-sente di assumere esclusivamente nei limiti di spesa di una percentuale del risparmio ottenuto nel precedente esercizio finanziario dalle cessazioni dal servizio. Lo strumento della mo-bilità per i funzionari risulta di diffi-cile attuazione pratica: è assai raro che un ente dia oggi il suo consenso al trasferimento di un proprio dipen-dente, tanto più perché quest’ultimo, anche dopo l’eventuale spostamento,

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Archiviata la splendida vittoria, per Abbaticchio è il momento di affrontare le gravi emergenze

Una strada in salitarimane nel novero della pianta organi-ca della struttura di originaria appar-tenenza. Per i dirigenti, invece, non è prevista la necessità del preventivo nul-la osta, ma rimangono i tetti massimi di esborso da rispettare per il singolo comune, chiamato ogni anno a ridurre il costo legato alla retribuzione del per-sonale”.

Il nuovo sindaco, insomma, si tro-verà di fronte l’ardua sfida di un ripen-samento completo dell’organizzazione comunale, che potrà anche realizzarsi attraverso un mutamento radicale del sistema di riferimento: abbandonando cioè il modello con figure dirigenziali e puntando con decisione sui funzionari in servizio, magari attribuendo ad alcu-ni di essi una responsabilità di posizio-ne organizzativa, come già sperimenta-to con successo in altre città limitrofe. Nonché introducendo rinnovati e più efficienti meccanismi di controllo sull’o-perato dei dipendenti comunali, diretti ad assicurare da parte di ciascuno un adeguato e fattivo contributo alla ge-stione complessiva dell’ente.

Un’altra matassa da sbrogliare concer-ne poi il comando dei vigili urbani, istituzio-ne profondamente di-laniata al suo interno dalla controversa que-relle connessa all’ex comandante De Paola. Quest’ultimo, infat-ti, nominato “intuitus personae” dal sinda-co Valla e ben presto travolto da un’indagi-ne penale per reati di varia natura, ha mo-strato un’evidente dif-ficoltà a far fronte alle esigenze e ai bisogni del corpo della polizia municipale, sia sotto il profilo dell’organiz-zazione del persona-le (scarso numerica-mente e dall’età media piuttosto elevata) sia dal punto di vista dei compiti da assolvere (non limitati alla si-curezza pubblica, ma anche all’annona ed al settore ammini-strativo). Tali limiti del vertice hanno fi-nito per produrre malessere e disorien-tamento nella base, oggi alla ricerca di una guida equilibrata e sapiente, capa-ce di ridare vitalità e spirito di apparte-nenza ad un’intera ripartizione.

Questione bilancio. “L’ente è sano sotto il profilo squisitamente contabile -precisa il segretario comunale- ma il vero problema discende dal rigido con-trollo operato dal sistema del Patto di stabilità sul titolo secondo, riferito alle spese per investimento, soprattutto nell’ambito dei lavori pubblici. Questa regola di contingentamento, introdotta

a partire dall’esercizio 2010, in realtà produce i suoi effetti anche per contrat-ti e appalti conclusi in epoca anteriore, con la crescente difficoltà a provvedere nei tempi debiti al pagamento delle va-rie imprese fornitrici di opere e servizi.

Di qui, il recente arrivo a Palazzo Gentile di una fitta sequenza di de-creti ingiuntivi per fatture o lavori non saldati dal comune, con la sostanziale impossibilità per la struttura di piani-ficare anche gli interventi di manuten-zione di base per la vivibilità della città, a partire da strade ed aree verdi”.

In tale quadro, inoltre, resta tutta da risolvere la grana Cerin, la società incaricata della riscossione dei tributi locali che ha richiesto ed ottenuto nei confronti dell’ente un’ingiunzione di pagamento per oltre 5 milioni di euro, relativa a provvigioni non riscosse sull’attività già portata a compimento. Una vicenda che, al di là dell’aspet-to giudiziario, conserva più di un lato oscuro, con il primo cittadino chiamato a far luce su un passato gestionale av-volto ancora da tante incognite.

Altra incombenza che dovrà nei prossimi mesi essere adempiuta ri-guarda l’articolato piano di trasforma-zione dell’Azienda servizi vari, nell’am-bito di una ridefinizione degli ambiti territoriali regionali e delle attività con-nesse allo smaltimento dei rifiuti. L’ex municipalizzata, infatti, è destinata sostanzialmente a confluire all’interno di un soggetto misto pubblico-privato (al servizio del nostro comune e delle città di Corato, Ruvo, Terlizzi e Molfet-ta), creato attraverso il contributo in termini di risorse umane e program-mazione da parte dei vari enti locali, conservando in proprio favore soltanto

un novero ristretto di competenze, in ordine per esempio alla manutenzione del verde. Un tale passaggio richiede di essere guidato con oculatezza dall’am-ministrazione, riservando un’attenzio-ne particolare al futuro dei dipendenti dell’Asv, nell’ottica dell’indispensabile salvaguardia dei posti di lavoro e del-la valorizzazione delle potenzialità dei singoli. Nella ferma consapevolezza che una simile evoluzione rappresenta un’occasione imperdibile per migliora-re il sistema complessivo della raccolta degli rsu ed al contempo incrementare la percentuale di raccolta differenziata nel nostro territorio, oggi ferma al 20%.

Un orizzonte frastagliato e proble-matico, dunque, attende Michele Ab-baticchio, il quale tuttavia potrà trarre forza dal clima di entusiasmo generale nato attorno alla sua candidatura du-rante la campagna elettorale. Soprat-tutto nelle fasce giovanili, che hanno riposto nel nuovo primo cittadino tan-te loro speranze per un cambiamento autentico della classe politica ed un re-styling globale del volto della città.

A conferma, è sufficiente rileggere i dati definitivi consegnati dalle urne alla storia del nostro comune: l’ex dirigente ai fondi strutturali, infatti, al ballottag-gio è stato in grado di allargare ulterior-mente la base del suo consenso (cattu-rando oltre 17 mila preferenze, pari al 65,41% del totale), a differenza del suo concorrente diretto Paolo Intini, che ha visto inaspettatamente erodersi il nu-mero dei voti rispetto al primo turno elettorale (raccogliendo poco più di 9 mila preferenze).

Una débacle del candidato del Pd, che riflette fedelmente il tracollo di un intero partito, crollato nei consensi ri-spetto alle precedenti consultazioni (pur rimanendo in città il primo partito, con il 14,87% dei voti) e capace di far eleggere in consiglio soltanto tre rap-presentanti (Franco Natilla, Gaetano De Palma e Francesco Paolo Ricci).

Un risultato assolutamente negati-vo, frutto non solo dell’elevato asten-sionismo registrato (quasi la metà degli aventi diritto non si è recato ai seggi, un segnale di sconforto e disaffezione sul quale occorre riflettere attentamen-te), ma anche di troppe frammentazioni interne e di una condivisione forse non integrale della figura del candidato alla poltrona di primo cittadino (come lo stesso Intini nelle ultime settimane ha pubblicamente denunciato). La sono-ra sconfitta, tra l’altro, ha condotto al commissariamento della sezione locale del Pd, dopo le dimissioni dell’ex segre-tario Francesco Fallacara, nel tentativo di aprire una nuova stagione politica, ripartendo magari dall’intraprendenza dei Giovani democratici.

Da non trascurare, poi, nell’analisi sulle motivazioni dell’insuccesso del-la coalizione a sostegno del professore dell’Itc, il peso ben più limitato rispetto al previsto della lista Moderati e Popo-

di Pasquale Bavarofoto R. Schiraldi

Michele Abbaticchio col commissario prefettizio P. Minunni,

durante la cerimonia di insediamento

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lari (al di sotto del 7% delle preferenze, che sono valsi al solo Christian Farelli nell’emiciclo consiliare) e l’errore strate-gico di aver stretto alleanza con partiti ideologicamente troppo diversi tra loro: dall’Alleanza di Centro, che fa registra-re tra le sue fila il boom di consensi dell’ex assessore Vito Antonio Labian-ca, all’Udc, che avrà nell’aula di Palazzo Gentile come suo esponente Francesco Toscano; dall’Api (viva la delusione, in particolare, per Antonio Lisi, rimasto ai margini del nuovo consiglio comunale per una manciata di voti) a La Puglia per Vendola (anch’essa orfana di rap-presentanti nell’assise consiliare).

Di contro, invece, del trionfo di Mi-chele Abbaticchio, che ha intercettato anche molti voti disgiunti dagli altri schieramenti, hanno fatalmente bene-ficiato le singole liste schierate al suo fianco: su tutte, Laboratorio (in grado di raccogliere un exploit di assoluto rispetto, con il 6,96% delle preferenze che ne fanno il terzo partito in città e con ben tra suoi candidati eletti in con-siglio, Vito Palmieri, Domenico Incan-talupo e soprattutto Pasquale Carelli, il

più votato in assoluto nell’intera torna-ta elettorale), Sinistra Ecologia e Liber-tà (che ottiene un sensibile incremento di consensi rispetto al recente passato, arrivando così ad occupare tra scran-ni dell’emiciclo consiliare con Michele Daucelli, Vito Rosario Modugno e Fran-cesco Rutigliano) e il redivivo Partito Socialista (che elegge Franco Scauro e Francesco Mundo).

E mentre falliscono il volo verso l’alto Italia dei Valori (che comunque conquista due consiglieri con Giusep-pe Fioriello e Domenico Nacci) e Cit-tà Democratica (che a fatica riesce a strappare l’elezione di un proprio can-didato, Pippo D’Acciò), certamente un ruolo significativo nel successo eletto-rale hanno giocato i movimenti e le liste civiche scese in campo al fianco del neo sindaco, come confermato da Progetto Comune (arrivato al 4,52% delle prefe-renze, che si tradurrà in due esponen-ti nell’aula di Palazzo Gentile, Matteo Masciale e Giovanni Ciccarone) e Gio-vani con Michele Abbaticchio (che ha superato la soglia del 5% dei consensi, esprimendo in consiglio Vito Lozito e

Assistere ad uno spettacolo con Oscar Wilde junior che gironzola per la stanza in abito scuro, con sigaro ser-rato mollemente tra le dita e orchidea all’occhiello, ti lascia davvero stranita. Se poi a vestire i panni dell’originale scrittore è un ragazzo di soli 15 anni, la fresca performance assume un aspetto ancor più fascinoso, ciliegina sulla torta di un ben più arduo e com-plesso progetto letterario.

Eggià, perché qui si parla di lette-ratura, teatro, musica, creatività genu-ina ed entusiasmo che guidano un pia-no di lavoro, risultato di un’operazione sinergica tra docenti e allievi del liceo classico Sylos.

La scuola oggi si barcamena tra mille difficoltà. Tagli, contrazioni, si procede per sottrazione.

Ma poi ti capita di essere invitata

Omaggio a Oscar WildeSpettacolo letterario-teatrale al liceo classico

ad una manifestazione scolastica e non ti aspetti d’imbatterti in un vero e proprio spettacolo, mortificato nello spazio di una piccola biblioteca.

Tutto nasce dalla competenza e dall’entusiasmo di un corpus di docenti che lavora per passione, che ha avviato -complice il dirigente scolastico che ha caldeggiato e incoraggiato l’iniziativa- un progetto dal titolo “Omaggio a Oscar Wil-de-esercitazione di stile”, con l’intento di creare opere ispirate al genio inglese, che potessero approfondire il lavoro fatto in classe. Attraverso l’iniziativa e la creati-vità dei singoli ragazzi, tutorati dalle prof.sse Isabella Milillo e Teresa Valentino, con la consulenza delle prof.sse Barbara Campanelli e Nicla Putignani, sono stati elaborati racconti che riproducono fedel-mente stile, tecnica e contenuti dell’opera letteraria di Wilde, sia in italiano sia in

lingua originale. La manifestazione, infatti, ha visto momenti accorpati tra declamazione del racconto e traduzio-ne simultanea in lingua inglese dello stesso.

La giuria specializzata -prof.sse Calabrese e Abaticchio dell’Università di Lingue di Bari, prof.ri Petta e Gaudi-mundo del liceo scientifico e Galeazzi del liceo classico- hanno eletto i vinci-tori. Primo posto, con il racconto “I due fratelli”, per Paola Debiase, Michele Melena, Marella Morrone, Annamaria Acquaviva, Eleonora Patimo. Secondo posto, con il racconto “Il passero e lo scoiattolo”, per Pasquale Abbattista, Antonella Leccese, Giuseppe Sgara-mella, Anna Fornelli, Valentina Marro-ne.

Un plauso speciale al piccolo Wilde, pseudonimo di Giuseppe Sgaramella.

di Lucia Anelli

Francesco Paolo Cuoccio).L’assise che guiderà per i prossimi

cinque anni la città verrà completa-ta da Carmela Rossiello (premiata con il 17,81% dei voti, nonostante il forte ridimensionamento della coalizione di centrodestra dopo la fallimentare espe-rienza del governo Valla) e Domenico Damascelli (unico “uomo” del Pdl che potrà sedere in consiglio, all’interno di un partito che ha visto più che dimez-zate le proprie preferenze, fermandosi appena all’8,40% e lasciando al palo personaggi del calibro di Damiano Som-ma, Fabio Fiore, Roberto Colangiuli e Luigi Tassari). Appena 307 i consensi catturati da Agostino Abbaticchio con il progetto della Confederazione Duosi-ciliana, davvero pochi per poter sperare di fare il suo ingresso a Palazzo Gentile.

Tante e complesse, dunque, le sfide che attendono Michele Abbaticchio, ma forse la prima da affrontare è tentare con energia e decisione di ricomporre l’unità del centrosinistra bitontino, an-data in frantumi a seguito di una con-trapposizione elettorale vivace e a tratti spigolosa.

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di Pasquale Bavaro

IL FOCUS

di Angela Ubaldino

“Rischi ambientali” è il tema dell’in-contro organizzato dalla Fidapa a Palaz-zo Gentile.

Introdotto da Anna Maria Pastoressa, responsabile della sezione cittadina del-la Fidapa, e Giulia Galantino, presiden-te dell’area sud-est dell’associazione, il dibattito si è avvalso delle relazioni del prof. Domenico Capolongo, del diparti-mento di Scienze della terra e geoam-bientali dell’università di Bari, e dell’ing. Nicola Mercurio, esperto di educazione ambientale.

La Fidapa denuncia i rischi ambientaliArgomento di riflessione, i mutamenti

climatici che interferiscono sull’assetto dei paesaggi naturali.

“La Fidapa -ha detto Giulia Galantino- opera sul territorio con l’obiettivo di solle-citare i cittadini, le scuole e le istituzioni ad assumersi le proprie responsabilità, nella consapevolezza che tra ambiente e sviluppo possa esserci piena compatibilità”.

Per il prof. Capolongo l’attività dell’uo-mo incide sul clima, causando eventi atmo-sferici “estremi”. L’inquinamento sembra determinare notevoli variazioni sulle pre-

cipitazioni, che in alcuni casi aumentano in altri diminuiscono in maniera conside-revole, come dimostrano le prolungate sic-cità degli ultimi cinquant’anni.

Del concetto di educazione ambientale ha parlato infine l’ing. Mercurio. “Si trat-ta -ha chiarito- di un tema fondamentale per uno sviluppo rispettoso dell’ambiente. La tutela delle risorse naturali presenta risvolti di carattere sociale ed etico, in quanto espressione di partecipazione civi-ca, che deve condurre ad un miglioramen-to della qualità della vita”.

Riconoscere una sconfitta non è mai semplice. Soprattutto in politica, dove cia-scuna forza tende sempre a scorgere il lato positivo di un risultato elettorale, vuoi per dare fiato e speranza alla base, vuoi per evi-tare il disperdersi dei consensi intercettati. Ma quando le urne hanno decretato un di-mezzamento dei voti conseguiti rispetto agli anni precedenti, nonostante i presupposti fa-vorevoli derivanti dal fallimento dell’espe-rienza di governo della coalizione avversa, allora celare la débacle diviene impresa ai limiti dell’impossibile.

Ed infatti, la sezione locale del Pd, dopo la cocente delusione per l’esito delle ammi-nistrative (con il proprio candidato Paolo Intini surclassato nelle preferenze dall’al-tro esponente di centrosinistra Michele Ab-baticchio e con appena tre rappresentanti nell’emiciclo consiliare), ha scelto di voltare pagina, nel desiderio di comprendere real-mente le ragioni dell’insuccesso e di andare incontro alle richieste del proprio elettora-to. In linea con quanto deciso dal direttivo provinciale per tutti i comuni nei quali si è registrata una sconfitta elettorale, anche per il circolo cittadino si è aperta la fase del commissariamento, con le polemiche dimis-sioni dell’ex segretario Francesco Fallacara e l’arrivo nelle vesti di traghettatore di Vito Antonacci, sindaco di Adelfia e coordinatore Pd per la terra di Bari.

Il suo compito (tutt’altro che agevole) sarà ricostruire l’unità interna del movimen-to, lacerato da troppe divisioni, e preparare l’evento congressuale, subito dopo la pa-rentesi estiva. Avendo magari il coraggio di offrire spazi sempre maggiori alla vivacità dei Giovani democratici, quasi 130 ragazzi che da qualche anno mettono in cantiere ini-ziative di sensibilizzazione e coinvolgimento della collettività sulle diverse tematiche im-poste dalla stringente attualità, che nel cor-so della campagna elettorale hanno profuso

Le proposte dei Giovani Democratici per la rinascita del partito

Cambio generazionaleun impegno generoso e convinto al fianco di Intini e che ora si attendono un rinnovamen-to autentico del contenitore partitico.

“Le difficoltà della competizione am-ministrativa erano state da noi ampiamen-te preventivate -osserva la responsabile Antonella Vaccaro- sia per il poco tempo a disposizione per presentare il candidato alla città e far conoscere la nostra propo-sta programmatica sia per una serie di pro-blematiche riscontrate con il passare delle settimane. Il Pd, nel corso delle trattative interne allo schieramento di centrosinistra, ha sempre voluto esprimere un proprio no-minativo come concorrente alla poltrona di primo cittadino, ma le altre forze lo hanno pervicacemente impedito, realizzando un’o-perazione di isolamento del nostro partito sulla scena pubblica locale. Ad ogni modo, gli elettori hanno inteso trasmettere un se-gnale forte alla politica e al Partito demo-cratico, nel desiderio di un profondo cambio di rotta, che occorre rispettare e cercare di soddisfare”.

Da più parti si accusano i vertici del Pd di essere ancora ancorati alle vecchie logi-che di appartenenza, non essendo in grado di promuovere fino in fondo la coesione tra le anime degli ex Ds e degli ex Margheri-ta e di “liberarsi” dalle imposizioni e diktat degli esponenti tradizionali della forma-zione. Nonostante tali ambiguità, tuttavia, il Partito democratico resta il più votato e conserva inevitabilmente il ruolo di riferi-mento dell’intera coalizione di centrosini-stra. “L’arrivo del commissario -prosegue Vaccaro- deve promuovere un percorso di riflessione e rinascita, diretto a consenti-re di respirare un’aria nuova e di ritrova-re la dimensione di squadra al servizio del bene comune. I Giovani democratici sono una componente importante del movimen-to e lotteranno con tutte le energie perché non si ritorni al vetusto metodo della conta

delle tessere per la nomina del segretario. Occorre varare una fase nuova di coinvol-gimento dei cittadini che si riconoscono nei valori e negli ideali del Pd e che fino ad oggi sono rimasti lontani dalla politica attiva per sincera delusione negli strumenti operativi adottati”.

Ma il futuro si chiama anche recupero dell’unità dello schieramento guidato dal Partito democratico, dopo gli attacchi in-crociati dell’ultimo test elettorale, in un clima divenuto via via più pesante con l’ap-prossimarsi del turno di ballottaggio. “Non sarà facile ricostruire la concordia con le altre forze politiche -conclude la leader dei Giovani democratici- perché in questi mesi è stata posta in essere una sistema-tica campagna di discredito nei confronti del nostro partito. Metteremo comunque in calendario iniziative ed incontri finalizzati a riscoprire gli elementi caratterizzanti la nostra coalizione, all’insegna in particolare dell’attenzione al lavoro ed alle fasce più deboli della popolazione, anche sulla base di un apposito documento programmatico che in queste settimane stiamo predisponendo e che a breve sottoporremo alla valutazione del commissario Antonacci”.

Antonella Vaccaro,responsabile dei Giovani Democratici

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Erano pronti a mettere a segno l’ennesi-mo regolamento di conti ma sono stati bloc-cati dal tempestivo intervento degli agenti di polizia, che li hanno tratti in arresto. Stiamo parlando di due vecchie conoscenze delle for-ze dell’ordine: Vito Antonio Tarullo e Giovan-ni Stellacci, rispettivamente di 28 e 24 anni.

Secondo gli inquirenti i due, armati e co-perti da passamontagna, stavano portando a compimento una spedizione punitiva ai dan-

ContI dI pIomboLa polizia sventa l’ennesima faida tra clan rivali

di Francesco Daucelli

CORSIVETTO

Un signore va al supermercato, controlla attentamente i prezzi e le scadenze dei pro-dotti. Poi, passeggia per strada, superando gli incroci, rispettando i semafori, evitando accuratamente gli “ostacoli maleodoranti”, lasciati sui marciapiedi dagli sconsiderati proprietari di tanti amici a quattro zampe. Fin qui niente di strano.

Se non fosse che il signore di cui si parla è cieco.

Non si tratta di una guarigione improvvi-sa nè di un miracolo da sottoporre al vaglio di qualche tribunale ecclesiastico e neanche di una rivisitazione, in chiave moderna, della celebre commedia di Molière. Più semplice-mente, dell’ennesimo episodio di “falsa inva-lidità”.

E non siamo stavolta a Napoli, facile ber-saglio di tristi luoghi comuni, ma nella nostra “ridente” cittadina.

“Cieco” ma lungimirantedi Carmela Loragno

ni di un noto pluriprediugicato. Una risposta cruenta al ferimento di Vito Di Cataldo, il 28enne gambizzato nei pressi di via Croci-fisso.

Fondamentali le segnalazioni alle forze dell’ordine da parte di alcuni concittadini, insospettiti dai movimenti dei due malviventi che, armati di pistola, avrebbero tentato di sottrarre, in via Berlinguer, un auto da utiliz-zare per il loro progetto omicida.

Successivamente i due sodali sono sta-ti avvistati in via Burrone dagli agenti, che sono riusciti a catturare il solo Tarullo, dopo un estenuante inseguimento nel letto del Ti-flis. Stellacci, nel pomeriggio, si è consegna-to spontaneamente agli uomini del commis-sariato.

Le indagini hanno portato al ritrovamen-to di un giubbotto antiproiettili, calzamaglie e vestiti di ricambio, che i malviventi erano pronti ad utilizzare per la loro missione di fuoco. Non sono state rinvenute, invece, le due pistole con cui, stando alla ricostruzione della Procura, i due avrebbero dovuto por-tare a compimento il piano per vendicare Di Cataldo.

Nonostante il successo riscosso dalle for-ze dell’ordine la tensione resta alta.

Così, l’ordine pubblico rappresenta uno dei temi più scottanti con cui la nuova ammi-nistrazione è chiamata a misurarsi.

“L’Argante bitontino”, 57 anni, ufficial-mente è un non vedente, eppure ha svolto i mestieri più disparati: meccanico, giardinie-re, guardiano, conducente di mezzi agricoli.

Per un quarto di secolo ha percepito re-golarmente una pensione d’invalidità, inta-scando una somma pari a 323mila euro.

Poi l’indagine della guardia di finanza e l’accusa di truffa aggravata ai danni dello stato.

L’ultimo capitolo di una saga infini-ta. Com’era stato preannunciato dal dl 122/2008, infatti, negli ultimi anni si sono intensificate le verifiche su oltre 2 milioni e mezzo di trattamenti erogati, per lo più nei confronti di titolari di assegni di invalidità con handicap inferiore al 100%.

E i risultati non si sono fatti attendere. La Puglia è maglia nera per il numero di “malati immaginari” e per le truffe ai danni

dell’Inps, con al primo posto Foggia, la terra dei falsi braccianti agricoli, seguita da Bari, Lecce e Taranto, dove risulterebbe addirittu-ra un invalido ogni 2 famiglie. Roma e Napo-li seguono solo al quinto e sesto posto nella vergognosa classifica.

Un danno per le casse dello Stato che si aggirerebbe ogni anno intorno ai 16 miliardi di euro.

Un danno che è il prodotto di una cate-na dell’illegalità fatta di cittadini disonesti ma anche di impiegati e medici compiacenti, pronti a sfornare certificati falsi in cambio di qualche migliaio di euro.

Con il 74% dell’invalidità si ha diritto ad un assegno di 255 euro, mentre con il 100% scatta anche l’assegno di accompagnamento e tutta una serie di agevolazioni che, quando fruite da persone realmente in condizioni di disagio, sono il segno di una società davvero civile e solidale.

Purtroppo, non è sempre così.Come conferma il caso del nostro “lun-

gimirante” concittadino, pronto a frodare lo stato e a farsi sberleffo di chi si avvale con giusta ragione di un legittimo diritto, che solo in parte lo ripaga di una vita di disagi e sacrifici.

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Quattro anni possono sembrare lunghi quasi come un secolo. Specie se in que-sto arco di tempo si vede andare in frantumi quanto faticosamente costruito in precedenza, all’insegna di progetti radicalmente diffe-renti e di un “modus operan-di” orientato in direzioni pro-fondamente diverse rispetto al passato. E allora, l’irrita-zione si combina fatalmente con la nostalgia, salvo poi cedere il passo alla speranza di voltare finalmente pagina ed al desiderio di contribui-re concretamente al cambio di rotta. Ecco i sentimen-ti che si affollano nel cuore di Nicola Pice, sindaco per due mandati consecutivi dal 1998 al 2008, ricercato-re universitario e docente al liceo classico, esponente del Partito democratico, nelle cui fila è stato candidato alle regionali del 2010. Il pro-fessore, dopo aver assistito in silenzio all’esperienza di governo del prefetto Valla, decide di tornare a parlare dalle colonne del nostro gior-nale.

La situazione della città, il ruolo della nuova giunta, le idee per il rilancio, il dibat-tito nel Pd i temi sul tappeto.

Professore, non è stato certo facile tacere per ben quattro anni…

Assolutamente no, so-prattutto quando sono stato destinatario di accuse false ed infamanti, relative alle modalità di gestione della cosa pubblica, per esempio con riferimento alla querelle legata alla distruzione della chiesetta di Sant’Aneta ov-vero ad alcune voci debito-rie riscontrate in bilancio. Si è trattata, tuttavia, di una scelta opportuna, onde evitare che la mia opinio-ne fosse ogni volta travisata perché ritenuta un mero re-taggio della mia precedente esperienza amministrativa, in antitesi a qualsiasi idea di un sistema di governo della città.

Quale ritiene sia l’aspet-to più grave nella situazio-ne complessiva della città?

L’emergenza prioritaria da affrontare, attraverso una seria unità di intenti e

L’analisi di Nicola Pice sulla crisi della città e sull’impegno dei partiti per rilanciare lo sviluppo

“La politica? Consegnamola all’iniziativa dei giovani”

programmi, è lo stato di pe-riferizzazione in cui è stata relegata la città. Non siamo più al centro delle politiche provinciali e regionali, come confermato dalla perdita del-la presidenza dell’Ato, dal ruolo marginale all’interno dell’Asi e dalla rinuncia a qualsivoglia funzione di ente capofila nel sistema delle aree metropolitane. E ciò è accaduto perché abbiamo smarrito una nostra precisa identità, con la giunta Val-la che, soprattutto nei pri-mi tempi, è stata impegnata ad accantonare ogni spunto di tenore socio-culturale, in qualche misura riconduci-bile agli anni antecedenti di governo della città. Si pensi, per esempio, alla que-stione delle feste patro-nali o alla controversa gestione del Traetta.

Ma la responsabili-tà di questo generale smarrimento non è for-se da ascrivere anche alla politica in genera-le?

Certo. Purtroppo pare non più di moda la nozione di servizio au-tentico alla collettività, nella consapevolezza di assolvere ad un compito per un arco di tempo de-terminato e limitato. Le lobby condizionano sem-pre più la vita interna ai partiti, che finiscono per non coltivare propositi e progetti tesi alla realizza-zione del bene comune e sono ormai spazi divorati da divisioni laceranti ed occupati da mestieranti della politica. Occorre cam-biare registro e prendere de-finitivamente atto che una fase storica si è conclusa, abbracciando rinnovate ca-tegorie mentali e consenten-do ad aria nuova di passare per finestre aperte o vetri rotti. Altrimenti, prenderà sempre più piede l’antipoliti-ca, che non è il rifiuto della politica, bensì la ferma con-trarietà al modo attuale di concepire la politica.

Una riflessione che può estendersi anche al futu-ro della sezione del Pd, costretta al commissaria-mento dopo il tracollo del-

le ultime amministrative?Il Partito democratico, in

realtà, è da troppo tempo as-sente dalla scena cittadina, perché bloccato da eccessi-ve frammentazioni interne, come uno specchio lasciato cadere per terra e ridotto in tante schegge. Il vero pro-blema è rappresentato dalla distorsione di numerose le-adership fatue e presunte, dietro cui si schierano mi-lizie alla ricerca di nicchie di protezione e privilegio. Si registra, poi, un’incompren-sibile incapacità di molti nel fare un nobile passo indie-tro, così da dare spazio ai giovani ed alla loro speran-za di diventare protagoni-sti della costruzione di una

cittadinanza responsabile ed artefici di progetti che guar-dino con fiducia e speranza al domani.

Difficoltà interne che hanno poi finito per inci-dere sull’esito delle con-sultazioni di primavera?

E’ evidente che il Pd, in-capace sin dall’inizio di ma-nifestare una chiara e ine-quivoca decisionalità nella scelta del candidato sindaco, ha commesso il grave errore di raccogliere attorno a sé un coacervo di storie e cul-ture radicalmente differenti tra loro, al solo fine di oppor-si a Michele Abbaticchio e alla sua idea di rigenerazio-

ne amministrativa, urbana, sociale e politica. In questo quadro, nutro un sincero di-spiacere per il destino riser-vato a Paolo Intini, persona squisita e competente, vitti-ma sacrificale di un progetto ricco di incognite e aspetti oscuri, tanto da non essere sostenuto sino in fondo da-gli stessi apparati di partito, formalmente schierati al suo fianco.

La battaglia elettorale è ormai alle spalle. Da che cosa dovrà ripartire il nuo-vo sindaco per rilanciare l’immagine della città?

Le parole d’ordine dell’a-zione della nuova ammini-strazione dovranno essere consistenza, costanza e co-erenza; ma conterà soprat-tutto la capacità di guardare avanti ed avere pensieri lun-ghi, con l’occhio rivolto alla logica di rete e cooperazione, all’accoglienza delle realtà sociali deboli, alla centralità della cultura. E’ necessario muovere dalla consapevo-lezza della drammaticità dei problemi e lavorare tutti in-sieme, senza steccati ideo-logici, per tirar fuori la navi-cella della città dalle secche della marginalità, recupe-

rando ad esempio il ruolo di volano dello sviluppo economico as-segnato alla zona Asi e valorizzando con incisi-vità la lama Balice.

Magari anche pro-muovendo la ricostru-zione dell’unità del centrosinistra…

Assolutamente sì, attraverso iniziative prima di tutto cultu-rali che devono vedere attivamente coinvolto il principale attore del-la coalizione, ossia il Partito democratico. In tale direzione, la mia proposta concreta è attivare un simile per-corso sin dal momento della formazione della giunta, assegnando il ruolo di vicesindaco a Paolo Intini e favorendo

l’ingresso nella squadra di governo di personalità giova-ni e di alto profilo.

Ma, dunque, Nicola Pice in quale contenitore politi-co oggi si riconosce?

Il mio riferimento resta il Pd, anche se non mi ri-trovo in questo Pd. Riten-go irrinunciabile mettere in cantiere un autentico rin-novamento, senza apparenti imbiancate di nuovismo che in realtà producono soltan-to mutazioni nominali e non sostanziali, lasciando entra-re nuove idee e metodologie operative ed accantonando finalmente le vecchie gerar-chie partitiche.

di Pasquale Bavaro

Il prof. Nicola Pice

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ACIdi d’UVA

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Commercializzazione e promozione dell’offerta di turismo rurale.

Questo l’oggetto del bando di gara, deliberato dal cda del “Gal Fior d’oli-vi”, nell’ambito dell’azione 4 della mi-sura 313 del PSR 2007-2013 “Qualità della vita nelle zone rurali e diversifi-cazione dell’economia rurale”.

Le risorse disponibili per quello che è il quarto avviso pubblico, partito il 28 aprile 2012, sono di 119.409,08 euro.

Il sostegno sarà concesso nella for-ma di contributo in conto capitale, pari al 50% della spesa ammessa ai benefici per un importo massimo di 15.000 euro.

L’azione 4, si legge nell’estratto del bando, prevede l’acquisto di arredi e attrezzature, comprese quelle infor-matiche, per l’organizzazione di spazi destinati alla divulgazione ed esposi-

Gal e turismo ruraledi Francesco Daucelli

IL DIFENSORE CIVICO

di Franco Castellucci

zione e le spese di natura immateriale per le attività di consulenze speciali-stiche, progettazione e realizzazione di strumenti espositivi e divulgativi, ide-azione e realizzazione di allestimenti, spese per l’esposizione, l’illustrazione e la divulgazione, ideazione, produ-zione, stampa e diffusione di materia-li informativi e divulgativi (opuscoli, brochure, manifesti).

L’aiuto è concesso nel rispetto del regolamento di esenzione sull’applica-zione del “de minimis” n. 1998/2006 della Commissio-ne Europea (Gaz-zetta Ufficiale dell’Unione Euro-pea n. 379 del 28 dicembre 2006).

Il bando, con scadenza 26 giu-gno 2012, è fina-

lizzato unicamente ad aree coinvolte nel piano di sviluppo locale del “Gal Fior d’olivi”.

I fondi, pertanto, saranno riservati obbligatoriamente a soggetti privati, organizzati nella forma di impresa in-dividuale o collettiva con sede legale e/o operativa nei territori di Bitonto, Giovinazzo e Terlizzi.

Per maggiori informazioni è possi-bile consultare il sito web www.gal-fiordolivi.it, nella sezione bandi/bandi PSL aperti.

L’Imu, Imposta municipale unica, è sta-ta introdotta con il D. Lgs. n. 23 del 2011, ma la sua entrata in vigore effettiva è stata successivamente anticipata al primo genna-io 2012, in forza della legge 22 dicembre 2011 n. 214. Nelle scorse settimane, poi, il Dipartimento delle Finanze del Ministero dell’economia ha diramato la Circolare n. 3/DF, che chiarisce tutti gli aspetti relativi all’applicazione della nuova imposta.

Il documento, in particolare, precisa le modalità di calcolo dell’Imu (comprese le detrazioni), individua le categorie di sogget-ti ai quali si applica l’imposta e fa luce sul meccanismo delle agevolazioni per catego-rie particolari di fabbricato (per esempio, i fabbricati rurali) o terreno (come i terreni agricoli).

La nuova imposta sostituisce la vecchia Ici e la componente immobiliare dell’Irpef e delle relative addizionali dovute per gli immobili non locati.

La principale novità è rappresenta-ta dal fatto che l’Imu è applicabile a tutti i cespiti, comprese le abitazioni principali e le rispettive pertinenze. I soggetti passivi tenuti al pagamento sono il proprietario di immobili e il titolare di diritti reali di usu-frutto, uso, abitazione, enfiteusi e superficie.

La base imponibile su cui viene cal-colata l’imposta è la stessa utilizzata per la vecchia Ici, e corrisponde al valore dell’im-mobile calcolato ai sensi dell’art. 5 del D. Lgs n. 504 del 30 dicembre 1992; vengono, tuttavia, modificati i moltiplicatori assegna-ti a ciascuna categoria catastale.

Imu, impariamo a conoscerla Nel det-

taglio, l’aliquota ordinaria da utiliz-zare per il calcolo è pari allo 0,76%, modificabile dai comuni in aumen-to o diminuzione sino a 0,3 punti percentuali, o fino allo 0,4% per immobili non pro-duttivi di reddito fondiario posseduti da soggetti passivi dell’imposta sul reddito delle so-cietà ovvero per gli immobili loca-ti. Alle abitazioni principali e alle loro pertinenze si applica l’aliquota dello 0,4%, che gli enti locali pos-sono incrementare o ridurre sino a 0,2 punti percentuali. Per i fabbricati rurali ad uso strumentale, invece, l’aliquota è pari allo 0,2%. Sono previste detrazioni per l’abita-zione principale: una fissa pari ad € 200,00, ed una variabile, in base al numero dei figli conviventi di età non superiore a 26 anni, nella misura di € 50,00 per ciascun figlio e fino ad un massimo di € 400,00.

Altra novità riguarda le modalità di pagamento. Per l’abitazione principale, infatti, il versamento dell’Imu può essere dilazionato in tre rate: la prima (pari al 33% dell’imposta totale) da corrispondere

entro il 18 giugno, la seconda (sempre del 33% dell’importo complessivo) entro il 17 settembre, e la terza (a saldo) entro il 17 dicembre.

In estrema sintesi, il calcolo di quanto pagare si effettua applicando la seguente formula matematica: (rendita catastale x moltiplicatore Imu) x aliquota Imu – detra-zioni sulla prima casa.

Una verifica delle somme da versare può essere effettuata, senza costi aggiunti-vi, collegandosi ai siti www.calcoloimu.it o www.amministrazionicomunali.it. Per avere invece un valido supporto in merito alle ali-quote applicate in città, è possibile visitare il portale del nostro comune e scaricare il file Imposta Municipale Unica anno 2012.

LA NOTIZIA

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Imu, impariamo a conoscerla

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All’insegna dello slogan “Se sono condivisi da tutti, i sogni si avverano”, ha pre-so il via, presso la comuni-tà parrocchiale di san Leone Magno, il progetto di una comunità educativa, portato avanti con tenacia dal par-roco padre Antonio Cofano e dalla cooperativa sociale Exsultet onlus di Altamura.

Si chiama “Casa Jacopa”, la nuova struttura residenzia-le, destinata all’acco-glienza, recupero ed inserimento di bam-bini tra 3 e 12 anni, in condizioni di grave disagio sociale e fami-liare.

Un’opera compiu-ta grazie al prezioso contributo di tanti benefattori ma, so-prattutto, al sostegno della provincia dei frati minori di Puglia e Molise, che non ha esitato a mettere a di-sposizione gli ambienti e ad offrire un cospi-cuo finanziamento per i lavori di rifacimento dell’ex clausura pres-so il convento di San Leone, eseguiti dall’impresa Donato Cappiello, con la col-laborazione dell’arch. Nicola Panisco e dell’ing. Luigi Pap-palettera.

“La struttura opererà in stretta e diretta sinergia con i servizi sociali del comune e con il tribunale per i minori -spiega padre Cofano- e ga-

Nasce “Casa Jacopa”, struttura residenziale per ragazzi in condizione di forte disagio

Un sogno che s’avvera

rantirà un ampio ventaglio di prestazioni ed attività: dal supporto educativo e psico-logico al sostegno scolastico, dall’animazione ludica all’e-ducazione informatica ed interculturale, da laboratori di vario genere ad iniziative volte alla valorizzazione del-le capacità dei piccoli ospiti. Casa Jacopa si propone di

colmare una lacuna nell’of-ferta socio-assistenziale del nostro territorio per i ragaz-zi disagiati e svantaggiati, rappresentando un primo, importante passo nella dire-zione della condivisione con i poveri e gli ultimi, come San Francesco ci ha mirabilmen-te insegnato”.

Il centro sarà gestito dalla cooperativa sociale Exsultet di Altamura, che si avvarrà del lavoro specializzato di un’equipe composta da pre-sidente, coordinatore, psico-logo ed educatori professio-nali e dell’ausilio di medici, insegnanti, catechisti e vo-lontari.

“La nostra onlus -chiari-

sce il responsabile Antonio Angelastri- nasce dalla con-sapevolezza che il bisogno profondo di ogni bambino, di ogni ragazzo è sentire, nella quotidianità della vita, che qualcuno gli vuole bene, in modo unico, personale, con-tinuativo, come accade con i nostri figli. La cooperati-

di Pasquale Bavaro

va da me diretta è prima di tutto una famiglia, che ha già realizzato nella città di Altamura ben tre strutture assistenziali: Casa Letizia e Casa Karol, comunità resi-denziali rispettivamente per bambini dai 3 ai 12 anni e per adolescenti tra 12 e 18 anni, e Sotto Sopra, centro socio-educativo diurno per

minori. Il nostro ruolo, come affer-mava madre Te-resa di Calcutta, è quello di matite nelle mani di Dio, avendo sempre il coraggio di pun-tare in alto per-ché certi di poter contare sull’aiuto dell’Onnipotente”.

Casa Jacopa, inaugurata alla presenza dell’ar-civescovo mons. Francesco Cacucci (che ha sottoline-ato l’importanza dei laici nella quo-tidiana sfida della carità cristiana, da perseguire con azioni concrete di accoglienza dell’al-

tro) e del ministro provincia-le dei frati minori di Puglia e Molise, padre Pietro Carfa-gna, comincerà ad erogare i suoi servizi in concomitan-za con l’avvio del prossimo anno scolastico.

Una favola che si avvera, infrangendo qualsiasi bar-riera tra sogno e realtà.

L’intervento di Antonio Angelastri durante la cerimonia per l’inaugurazione di Casa Jacopa

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di Carmela Loragno

S’apre a nuova vita la raffinata dimora di via Palombaio

Il magico incanto diStiamo parlando del “restyling” della sontuosa dimora

di via Palombaio, oggi sala ricevimenti con annesso bed & breackfast, ideali per festeggiare ricorrenze di ogni tipo o per trascorrere qualche giorno di assoluto relax, a stretto contatto con la natura.

Villa Chiddo è una casa signorile, realizzata a metà de-gli anni ‘60 con l’obiettivo, come spiega Carlo Chiddo a proposito dei piani dell’amato zio Ninì, di diventare un’au-tentica oasi di bellezza e raffinatezza.

Casa e parco, infatti, sono stati per anni l’incantevole scenario in cui tante giovani coppie hanno potuto suggel-lare il proprio sogno d’amore.

L’edificio, frutto dell’ingegno e del gusto dell’architetto toscano Pier Nicolò Berardi, presenta al suo interno ampi e luminosi spazi, arredati con stile sobrio e ricercato insie-me. Una felice sintesi tra rigore toscano e solarità mediter-ranea, con un tocco di glamour old style.

Le tinte calde evocano atmosfere romantiche e la sala, fornita di un particolare tovagliato, si adatta perfettamen-te ad ogni esigenza, mentre uno staff di professionisti è pronto ad offrire una squisita ospitalità, ed una varia e sofisticata proposta dei menu.

Qualità è la parola d’ordine: un risultato ottenuto attra-verso un’accurata selezione dei prodotti più genuini, con grande attenzione ai palati più esigenti, grazie ad un felice mix tra sapori e colori della nostra terra.

Punta di diamante di Villa Chiddo è, però, lo splendido giardino: dodicimila metri quadrati di verde, riconosciuti come parco botanico e censiti sulle più prestigiose rivi-ste del settore. Oltre duemila specie di piante e fiori: ulivi, roseti, camelie, peonie, orchidee e piante acquatiche. Un tripudio di colori e fragranze, in grado di disegnare fondali poetici e scorci fatati.

La cornice ideale per gustare l’emozione irripetibile dei giorni più solenni: dalle nozze alla prima comunione, dalle feste di laurea ai banchetti di lavoro.

Villa Chiddo, un’autentica oasi di bellezza alle porte della città.

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La bella stagione incalza e i gruppi di turisti, che scendono in città, si fanno più numerosi.

Nei giorni scorsi a visitare il centro storico è stata una comi-tiva giunta, in sella alla biciclet-ta, da Monaco di Baviera.

A organizzare l’evento l’in-faticabile Franco Devanna; nel ruolo di guide, invece, alcuni alunni della media “Vincenzo Rogadeo”, accompagnati da Mariella Festoni, docente di te-desco.

Con grande padronanza della lingua, i ragazzi hanno illustrato i principali palazzi e monumenti del borgo antico,

da monaco in biciiniziando da porta Baresana, proseguendo con palazzo Sylos-Calò, palazzo Regna e la chiesa di San Gaetano sino alla catte-drale.

Ai turisti, inoltre, sono state offerte in omaggio alcune bot-tiglie dell’olio tipico della no-stra zona, prodotte dall’azienda “Quarto” di Palo del Colle.

Soddisfatta della mattinata trascorsa in città, la comitiva bavarese ha ricambiato tanta disponibilità, invitando gli stu-denti della Rogadeo a parteci-pare al torneo calcistico, che si terrà a Brema il prossimo anno scolastico.

di Giuseppe Perrulli

LA NOTIZIA

Con la vittoria di Bitonto, Carlo III promuove il riordino dell’esercito

di Pasquale Fallacara

LA CITTA’ DELLA PIETRA

Nel 1708, nel napoletano, alla dominazione spagnola si era sostituita quella austriaca.

Elisabetta Farnese, secon-da moglie di Filippo re di Spa-gna, nel tentativo di recuperare alla corona i domini italiani, allestì un esercito che affidò all’infante Carlo, già proclamato, in seguito alla morte di Antonio Farnese, duca di Parma e Piacenza e principe d’Etruria.

Il 25 maggio 1734 fu combattu-ta la famosa bat-taglia di Bitonto, nella quale si scon-trarono l’esercito spagnolo, agli or-dini del generale Montemar, e quello austriaco, al co-mando del principe di Belmonte, con-clusasi con la di-sfatta dell’esercito austriaco.

La battaglia portò defini-tivamente il Regno di Napoli sotto il dominio di Carlo di Bor-

bone, il quale dotato di capacità organizzative e dinamismo si dedicò al progresso e al riordino delle forze armate. Egli indivi-duò la necessità di creare istitu-

ti specia-lizzati per la forma-zione de-gli ufficiali delle varie armi.

C o s ì , nel 1735 n a c q u e la “Real A c a d e -mia de los Guardias Estendar-tes de las Galeras”, nel 1745 l’ “Acca-demia di a r t i g l i e -ria” e nel 1754 l’ “Accade-mia del corpo de-gli inge-

gneri militari”.L’opera di Carlo III fu con-

tinuata e perfezionata dal figlio

Ferdinando IV di Borbone, che nel 1769 fuse la “Accademia di artiglieria” con quella del “Cor-po degli ingegneri militari” nel-la “Reale accademia militare”, successivamente denominata “Scuola militare Nunziatella” con sede in Napoli, attualmen-te uno dei più antichi istituti di formazione militare del mondo.

Sebbene l’organizzazione e la lingua ufficiale fossero an-cora spagnole, le milizie erano prevalentemente italiane ad eccezione degli ufficiali addetti all’inquadramento dei reparti. Nel novembre 1743 vennero costituiti i “Reggimenti provin-ciali”. In Puglia erano tre: “Ca-pitanata”, “Terra d’Otranto” e “Bari”.

Per quanto attiene alle uni-formi, i militari di “truppa” era-no generalmente dotati di una “giamberga” (lungo abito a file di bottoni, con falde rialzate e con ampi risvolti alle maniche) e di un “giamberghino” (sotto-veste o gilet), calzoni chiusi al ginocchio, cravatta, alte ghette e tricorno di feltro nero.

Le divise degli ufficiali si distinguevano per il maggior pregio delle stoffe, per gli orna-menti e per l’uso della “gorgie-

ra” dorata con giglio d’argento.I reparti venivano identifica-

ti per il colore della “giamber-ga”, dei risvolti e dei paramani, per quello del “giamberghino” e dei calzoni e per i metalli e il nastro del tricorno che po-tevano essere galli o bianchi. La coccarda era quasi sempre scarlatta, il colore della casa di Borbone. L’equipaggiamento, esclusivamente in cuoio natu-rale, s’integrava all’armamento, che era costituito da spada e spuntone per gli ufficiali e fuci-le con baionetta per la fanteria.

Nel “Reggimento Bari”, preposto a vigilare e garantire l’ordine e la sicurezza nel ter-ritorio della nostra Bitonto, gli ufficiali sfoggiavano uniformi caratterizzate da una “giam-berga” di colore bianco e da un “giamberghino” di colore az-zurro, al contrario dei militari di truppa.

Viene da chiedersi che svi-luppo avrebbe avuto l’Italia meridionale in campo militare se il 25 maggio 1734 la vittoria sotto le mura della città invece di arridere agli spagnoli avesse premiato gli austriaci.

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Reggimenti & uniformi

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IL FATTO

Oggi eravamo tutti eccitati. Dovevamo partecipare alla pri-ma gita con la scuola.

Le maestre ci hanno detto: “Ragazzi, faremo una vacanza eccitante”.

I bambini molto sorpresi hanno chiesto: “Dove ci portate?”“Al paese delle ninfee”, hanno risposto.Saliti sul pullman, siamo partiti. Non vedevamo l’ora di ar-

rivare. Le maestre, ad un tratto, ci hanno detto: “Zitti, bambini, vo-

gliamo raccontarvi una storia”.“C’era una volta un paese pieno di fatine e folletti”, ha co-

minciato la maestra Sara.Oh! Hanno detto i bambini meravigliati. “Le fatine vivono in

tronchi di alberi. Lì ci sono il letto e la sala per gli ospiti. Anche una bellissima sala da ballo, fatta con corolle di tulipani. In quel posto le cantanti sbocciavano da fiori fantastici; la loro voce si trasformava in porporina colorata. Ma il bello di questo paese era che succedeva sempre qualcosa di meraviglioso. Un giorno nacque una fatina principessa. Era la più bella e la sua voce si trasformava in una viola profumata. Diventata grande, incontrò un ragazzo: era il più bel folletto. In quel momento, i loro splendidi occhi blu si incontrarono in un’atmosfera magica. Poi il giovane prese dalla sabbia una conchiglia azzurra e la regalò alla principessa. Questa vide qualcosa che luccicava. Si tuffò in acqua per prenderla: era una stupenda pietra di luna. I due si baciarono e proprio allora sbocciò dalla sabbia il più bel fiore della spiaggia. Si sposarono e il folletto divenne un magnifico principe dagli occhi scintillanti”.

Finita la storia, i bimbi si sono accorti di essere arrivati al

Una gita come una favola

di Angela Ubaldino

S’intitola “La mia città la più bella del mondo” il con-corso di poesia, giunto alla sua terza edizione, la cui ce-rimonia di premiazione si è svolta in occasione della fe-sta dell’Unione Europea.

L’iniziativa, promos-sa dalla sezione cittadina dell’Aede (Associazione eu-ropea degli insegnanti) in collaborazione con la sede nazionale, e rivolta alle scuo-le d’ogni ordine e grado, in-tende favorire la formazione dei giovani e valorizzarne la creatività.

“Con l’Europa unita puoi dare un futuro ai tuoi figli. L’Europa è anche tua” è lo slogan che ha fatto da sfon-do alla premiazione, svoltasi presso l’auditorium del liceo scientifico “G. Galilei”.

A dare il benvenuto, la

Versi d’amore per la città

prof.ssa Amelia de Capua Mastrandrea, che ha presen-tato i partecipanti al concor-so: i poeti juniores (studenti di quasi tutte le scuole di Bitonto e Palo del Colle) e i poeti seniores (Carla Abba-ticchio Minenna, Francesco Paolo Carelli, Lizia de Leo Parisi, Mariantonietta Elia, Agostino Galati, Peppino Moretti, Michele Muschitiel-lo, Michele Noviello, Maria Antonietta Speranza Tucci, Marco Vacca).

La manifestazione è sta-ta aperta dal corpo di ballo “The crazy girls”, diretto da Veronica Visotti, che ha dan-zato sulle note dell’Inno di Mameli e dell’Inno alla gioia di Beethoven.

Presenti alla cerimonia il prof. Emanuele M. F. Morea, dirigente scolastico dello

scientifico, che ha sottoline-ato l’importanza di trasmet-tere ai giovani il sentimento d’appartenenza all’Europa, il sen. Giovanni Procacci, che ha chiarito come solo nell’Europa possiamo trova-re soluzione ai problemi del nostro paese, il prof. Rino Rubini, tesoriere nazionale dell’Aede, che ha affermato

la centralità della scuola nel processo d’integrazione eu-ropea, Domenico Conte sin-daco di Palo del Colle, che ha rilevato come per superare le attuali difficoltà occorra un maggiore impegno civile, e la prof.ssa Lizia De Leo Pari-si, vicesegretaria della locale sezione dell’Aede, che ha po-sto l’accento sul valore del-

Premiazione del concorso promosso dall’Aede

paese delle ninfee.Scesi dal pullman, hanno fatto un bel bagno al chiarore del-

la luna. Dal cielo è caduto un cristallo a forma di cuore; i bam-bini lo hanno preso e lo hanno regalato alle maestre.

Tuffati in acqua da foglie che facevano da trampolino, ab-biamo visto uno scrigno. Lo abbiamo portato a riva. Appena aperto, lo scintillio delle pietre preziose ha richiamato una co-meta che ci ha fatto volare nel cielo blu.

Tornati sul pullman, abbiamo visto lo scrigno segreto che avevamo preso dall’acqua.

A me è venuto da piangere per la gioia e per aver scoperto che l’amore è più prezioso di un diamante.

Giunti a casa, abbiamo raccontato ai nostri genitori la no-stra bellissima gita.

Giulia Dell’Anna

Al termine del percorso didattico della scuola dell’infanzia, un’alunna di cinque anni ha prodotto verbalmente un racconto fantastico, ripren-dendo i temi affrontati durante l’anno, rielaborati e arricchiti dalla sua fantasia.La piccola autrice è Giulia Dell’Anna della sezione C della scuola “Col-lodi” - primo circolo didattico “Nicola Fornelli”. Le maestre Kella Carbone e Sara Muzio, insieme al dirigente scolastico Francesco Bellezza, salutano la piccola Giulia e tutti i suoi compagni Mada, Gabriele, Antonello, Uriele, Gaetano e Michelangelo, augurando loro un eccellente inserimento nella scuola primaria.

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di Angela Ubaldino

In foto, da sin. il dott. Carlo Mastrandrea, la prof.ssa Amelia De Capua Mastrandrea, la prof.ssa Lizia De Leo Parisi, il sindaco di Palo del Colle Domenico Conte, il sen. Giovanni Procacci, il prof. Emanuele Morea dirigente del liceo scientifico e il prof. Rino Rubino. Foto Valla

la cultura nell’affermazione dell’identità europea.

L’incontro si è svolto tra presentazione e declamazio-ne delle poesie in concorso, intervallate dall’esecuzione di celebri brani del grande Lucio Dalla, interpretati da Omnia Music & Therapy, con la voce solista di Silvia Giammarelli.

Al termine, la premiazio-ne dei poeti con un attesta-to e una targa ricordo, sulle note trionfali della marcia del Radetzky.

I VINCITORI DEL CONCORSODaniele Ranier, Valentia

Angelicola, Ivana Masellis, Angelica Ranieri, Vincenzo

“Arte e Poesia”due concet-ti altissimi che hanno fatto da contorno all’inaugurazione, te-nutasi al “Salotto Letterario”, della mostra personale di Nicola Schiraldi, pittore bitontino, clas-se ’70: Personalità eclettica, la passione per l’arte affonda le sue radici nell’infanzia: “ Ho avuto la consapevolezza di esse-re un artista quando fui premia-to con un attestato all’età di 8 anni - spiega - e questo mi dà la forza di continuare nell’ambito della pittura”. Un percorso che peraltro si è svolto secondo i ca-noni: il Liceo Artistico. La sua arte resta legata alla pittura pa-esaggistica, col suo aspetto me-diterraneo e solare, viene estesa sulle sue tele, diffondendo un’at-mosfera atemporale. Associa all’amore per la pittura la pas-sione per la poesia, che diven-tano strumenti con cui l’artista trasmette le sue emozioni. “Mi

Ritmi e coloridefinisco un pittore del popolo, della gente comune”, così si autodefinisce Nicola Schiraldi, un’artista dall’animo profondo e sensibile. Nella sua espressione figurativa, alcuni critici dell’arte lo hanno accostato alla corrente impressionistica, con una tecni-ca ricca di immagini ed impres-sioni, avvicinandolo alla pittura di Gauguin, Monet, Cézanne. Elemento fondamentale è il colore, i cui sfondi e paesaggi, freschi e semplici, sono trattati con pennellate dense, ampie e decise, dalle tinte intense e lu-minose che fissa sulle tele le sue sensazioni e i suoi pensieri. Af-ferma Nicola Schiraldi “Predo-minano le tinte fredde ad esem-pio il verde, legato alla natura e alla semplicità. Il mio interesse è rivolto al colore piuttosto che al disegno stesso; nella stesu-ra del colore inizio con le tinte scure per poi passare gradual-

mente alle tonalità più chiare e come se la luce uscisse dal colore stesso - continuando - at-traverso i miei dipinti rivelo un chiaro significato metaforico della vita, di speranza, per una società migliore”. In occasione della sua mostra personale ha presentato anche la raccolta di poesie dal titolo “Da casa mia”. Nicola Schiraldi sottolinea “vi è un abbinamento tra la mia poe-sia e la mia pittura. Una pecu-

liarità, è che nelle mie poesie non utilizzo le punteggiature, dà un senso di libertà come i miei dipinti, al contrario, i puntini di sospensione indicano un senso di infinito, - aggiunge per poi concludere - per me l’arte è l’e-spressione estetica della propria interiorità, mentre l’ispirazione è quella piccola scintilla divina, è un’esplosione di creatività che spinge un artista a dar vita un’o-pera”.

Depalo, Gaia Marannino, Ilenia Tanzi, Maria Clelia De Mare, Giorgia Colamo-rea, Aurora Rutigliano, Au-rora Cioce, Anna Teresa Lisi, Arianna Paparella, Ma-ria Teresa Carelli, Giorgia D’Onofrio, Francesco Ricci, Fabiana Franco, Martina Paola Toscano, Giuseppe Abbattista, Aurora Aulisio,

Rita Contini, Silvia Delvino, Giuseppe Desantis, Silvia Fornelli, Pietro Garofalo, An-tonio Lecce, Elena Licinio, Francesco Marengo, Pietro Mercurio, Giulia Naglieri, Greta Oranger, Isabella Pap-papillo, Ludovica Sibillano, Maria Sicolo, Antonella Ur-bano, Domenico Urbano, Pierfrancesco Castellano.

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doLCEAmARo

di Mario Sicolo

Fino a quando Bitonto re-sterà Bitonto?

L’interrogativa, certo reto-rica, prevede una ed una sola risposta: sempre.

Lo abbiamo capito, con discreta amarezza, un saba-to pomeriggio di fine aprile, mentre il voto amministrativo si avvicinava a grandi passi.

L’occasione rivelatrice, la presentazione del nuovo libro dell’eterogenea e pur ben amalgamata coppia di preziosi divulgatori di cono-scenze butuntine (e non solo): Antonio Castellano e Michele Muschitiello.

Un ispettore della Sovrin-tendenza ed un medico ne-frologo, che, con la lanterna sempre accesa della curiosi-tà e della passione, si sono avventurati nel dedalo di vite e storie per ridonarci un’im-magine veridica della nostra città attraverso i secoli.

Questa volta, si sono ci-mentati con tutti i primi cit-tadini che nel tempo l’hanno governata.

“Sindaci di Bitonto dall’U-nità d’Italia ad oggi”, il titolo dell’opera, pubblicata dalla Secop di Peppino Piacente, piccolo grande editore illumi-nato e figlio dell’ingegnere Ni-cola, che scandagliò i segreti vernacolari dei soprannomi delle famiglie nostrane.

Dunque, dicevamo della serata.

L’onorevole Francesco Pa-olo Sisto s’è tuffato nel mare della nostalgia, ricordando la sua giovinezza per i vicoli fascinosi del centro storico, mano nella mano del nonno, che lo portava al Gambrinus

Quando la storia dividea gustare un gelato. Eppoi l’illustre avo omonimo che fu sindaco, che ricoprì quel ruolo delicatissimo con “alto senso di responsabilità” e la neces-sità di coniugare cultura e po-litica nella guida di un paese.

Poi, la parola è passata al senatore Giovanni Procacci ed è stata tempesta.

“Le divisioni hanno fatto solo male alla nostra città. È una drammatica verità”, ha esordito, anch’egli affidan-dosi alle memorie personali e traendo insegnamento dalla storia per analogie ed eventi simili. D’altronde, gli antichi padri togati solevano ricor-dare che “historia magistra vitae, testis temporum, lux veritatis, nuntia vetustatis” (cioè “maestra di vita, testi-mone dei tempi, luce di veri-tà, nunzia del passato”). Mai che fosse successo.

Dal pubblico si levava d’acchito la voce di protesta d’un uomo che somigliava ad un patriota risorgimentale, il dott. Abbaticchio: “Perché non ci dite che cosa avete fat-to per i giovani?”. Legittima richiesta, magari fuori luogo, ma legittima.

Ohibò, è un periodo, que-sto, che si sente sempre più soffiare questo vento (fasul-lo?) giovanilista che dovrebbe cambiare il corso della storia.

E sia. Ci preoccupano, però, tutti i vegliardi che tramano dietro le quinte di questa linea verde che va in avanscoperta. C’è qualcosa che sa di ipocrisia. Mah.

La relazione, pacata e det-tagliata, dell’ing. Francesco Paolo Carelli ha provveduto a

riportare la calma nella Sala degli Specchi, antica sede dei consigli comunali.

Le scenette catturanti del Gruppo di Canto popolare “Re Pambanelle”, diretto da Tina Masciale e reduce dal terzo posto (meritatissimo) d’una rassegna nazionale d’arte folcloristica, e l’inno

cantato dal Coro di Voci bian-che – Città di Bitonto, guidato da Anna Lacassia e accom-pagnato al pianoforte da Pino Maiorano, hanno aggiunto melodioso fascino all’incon-tro.

Sì, tutto bello. Ma fino a quando Bitonto

resterà Bitonto?

Una distesa di fine sabbia dorata che richiama alla men-te l’arena per la tauromachia: è qui che sono state esposte alcune tele dell’artista Fiore Vito, nelle quali le decise pen-nellate rosse e nere, i colori vividi e accesi, l’andamento sferico delle forme, danno vita al combattimento tra uomo e animale. Siamo a Malaga, in una delle sale del centro civico della deputazione, che ha ospi-tato la personale del pittore bitontino, dal titolo “Tauroma-chia e Flamenco”, in omaggio al grande artista della Guerni-ca. Dalla scomposizione delle forme alla composizione di fi-gure sferiche che rappresenta-no toreri, ballerine, gesti della corrida; dal cubismo allo sfe-

rismo: raccolta l’eredità del grande Picasso, Fiore mostra di aver compiuto nelle sue opere, vero tripudio di colori e vita, un importante passo in avanti, maturando una propria identità e personalità, di cui continua a dare mirabilmente prova nei suoi quadri.

Ancora, nella città anda-lusiana, scorci di paesaggi pugliesi realizzati dall’artista Marzenna hanno decorato le pareti del centro sportivo “El Candado” in occasione della mostra “La Puglia el Cora-zon”; delicati tocchi di colore hanno presentato ai visitatori la nostra terra, lasciando loro un’impronta, un’ “impressio-ne” positiva dei nostri luoghi ameni.

di Rosa Chieco

tAURomACHIA E FLAmEnCo

Marzenna e Fiore

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E’ partito all’inizio di mag-gio, nella sede dell’Ente parco nazionale Alta murgia, il proget-to "PartnerSheep&quot,

promosso in collaborazione con il consorzio di aziende agro-zootecniche "Murgia Viva&quot e del centro

di raccolta Lane Sucide &quot, The Wool Company&quot di Biella.

L’iniziativa avrà una durata triennale per un costo comples-sivo di 39.000 euro.

L’obiettivo, veder rinascere sul territorio i soggetti che pos-sano gestire la filiera della lana dal punto di vista sociale, orga-nizzativo, produttivo ed econo-mico, nonché ricercare sbocchi per le produzioni di lana, al fine di trasformare quello che è at-tualmente un costo e spesso una perdita economica per l’alleva-tore in una fonte di guadagno.

La lana, raccolta presso i magazzini del Consorzio di

AL VIA LA RACCOLTA DELLA LANA Un progetto del parco dell’alta murgia per rilanciare un’antica produzione

di Carmela Loragno

Biella, viene selezionata e clas-sificata dai tecnici in

lotti omogenei e in quantità adeguate a rispondere alle ne-cessità industriali. La fase suc-cessiva è quella della campio-natura dei lotti, dove il prodotto viene analizzato e testato da un ente di certificazione di qualità riconosciuto a livello interna-zionale.

Infine, la lana viene venduta grezza tramite un’asta inter-nazionale. Il ricavato, dedotti i costi, debitamente rendicontati, viene reso all’allevatore, con una previsione minima di trenta euro a chilo.

L’iniziativa, che parte dalla raccolta, trasformazione e lavo-razione della lana fino ad arri-vare alla produzione e commer-cializzazione di manufatti, mira anche a delineare un itinerario tematico, realizzato grazie alla filiera, che dia valore alla risco-perta delle tradizioni.

Domenica 20 maggio, presso la chiesa del Purgatorio, si è svolta una semplice ma significativa cerimonia: l’asse-gnazione della borsa di studio “Venerina Perrini-Solidoro” ad uno studente meritevole del centro storico.

Promotore dell’iniziativa, il dott. Arcangelo Perrini, membro dell’arciconfraternita di Santa Maria del Suffra-gio, che in memoria della madre, di cui ricorre quest’an-no il 40° anniversario della scomparsa, intende offrire un segno di attenzione a chi è meno fortunato ma ha tanta voglia di riscatto attraverso lo studio.

Il padre spirituale dell’arciconfraternita, don Antonio Mattia, ha scelto lo studente Vincenzo Pazienza, iscritto alla seconda classe dell’istituto tecnico per geometra di Bari e frequentante la comunità parrocchiale di Cristo Re.

Il premio è stato ritirato dal giovane e da alcuni educa-tori che svolgono con spirito caritatevole la propria missio-ne presso il centro parrocchiale di Cristo Re.

PREMIO BONTA’

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di Mario Sicolo

L’uomo che disperato cerca il suo cuore, lo trova ovunque. Dentro i vicoli suadenti del centro storico. In una bottega che palpita di fati-ca e sudore. Nel silenzio incantato di certe sere, con un cagnolino al guinzaglio a parlare con le ombre, che tutti fug-gono e lui, invece, carezza piano. Oppure dentro l’anima bianca del-la pietra, la più dura e più ostinata, quella che non si piega con docilità al volere dell’uomo. La pietra che, muta, ha visto di-

IL PERSONAGGIO

Nino Mastro scultore per destino

Schegge di cuore

nanzi a sé scorrere secoli d’uma-nità. Ed ha resistito fino ad incontrare le mani di un artista, che ingaggia con essa una lotta titanica. Eterna. Infinita. Per tirarci fuori, al termine dell’ardua tenzone, tra tremendi colpi di maglio e schegge di tempo che saltano qui e là, una forma che è sempre un sogno che diventa la-pidea realtà. Seguiamo, dunque, il cammino dell’idea.

Nasce nella culla del petto del-lo scultore. Forse, in un meriggio pensoso di primavera. L’accompa-gna come fa una rondine col cielo azzurro, tra un volo matto di fe-licità e l’altro tremante di paura. Poi, l’idea sale nella mente e ri-conosce la foggia che dovrà avere quando vedrà la luce. Infine, l’incontro con la pietra. L’abbraccio vigoroso con la Natu-ra. Lo scalpello batte e fa vibrare la creazione di quello spirito in cui s’è trasformata l’idea originaria. D’altronde, i latini solevano dire

che “nomen est omen”, cioè nel nome è scritto il destino di ognuno di noi. Ed uno che si chiama Nino Ma-stro ha già avuto la sorte predilet-ta d’essere un artigiano insigne, un lavoratore certo non comune, uno che accetta sfide inenarrabili solo per ritrovare il proprio cuore. Ma, poi, un uomo così, solitario, geniale e tormentato, quando ha ritrovato il suo cuore, che se ne fa? Lo spezzetta in mille frantumi, che tutti gli altri chiamano opere, e lo dona al mondo…

Foto G. Lo Porto

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“Take our cry to your peo-ple”: “Porta alla tua gente il nostro lamento”.

Accogliendo questo acco-rato appello, il dott. Giusep-pe Meo racconta la propria esperienza di chirurgo nel li-bro “Africa malata. Memorie di chirurgia povera in Sudan”, presentato nel corso di un’in-contro organizzato da Mondo-domani, Progetto Continenti e Comitato collaborazione medica, di cui Meo è socio fondatore.

Il libro è un caleidoscopio di storie, piccoli frammenti di

Storie di medici tra gli esclusi del Sudan

di Chiara Colamorea

di Giuseppe Perrulli

vita, scampoli mirabili di uma-nità che ormai appartengono al patrimonio culturale e spirituale dell’autore che, insieme al chi-rurgo bitontino Vito Modesto, ha scelto di lavorare in Sudan per restituire speranza e digni-tà a tanti esclusi nella periferia del mondo. Il Sud Sudan è pro-babilmente l’area più povera e sfortunata del pianeta, dilaniata da una sanguinosa guerra civile durata quarant’anni e conclu-sasi, almeno ufficialmente, nel 2005, lasciando in eredità il drammatico bilancio di tre mi-lioni di vite umane spezzate.

Una buona notizia per i disabili. Da oggi possono viag-giare con la propria carrozzel-la su un autobus appositamen-te attrezzato.

A parlare dell’importan-te novità è Marilena Ciocia, coordinatrice del comitato operativo disabilità e diversa-bilità dell’associazione “Più valore onlus” nonché porta-voce della rete cittadina delle organizzazioni dell’area disa-bilità.

“L’esigenza di un tale mez-zo di trasporto -spiega- nasce dalle numerose segnalazioni giunte alla nostra associazio-ne da famiglie alle prese con

Un innovativo bus per il trasporto dei disabili

diversamente mobilidisagi legati alla disabilità dei propri cari, soprattutto ragaz-zi in età scolare.

Per questi, infatti, risul-tava impossibile partecipare alle attività extrascolastiche come i viaggi d’istruzione”.

Grazie alla disponibilità di Francesco De Palma, giovane imprenditore del settore e ti-tolare della Lauretana Viaggi, il sogno è diventato realtà.

La sua flotta, infatti, si è arricchita di un bus adatto al trasporto di disabili. Il nuo-vo mezzo può trasportare 55 passeggeri più un hostess o, in alternativa 42 passeggeri più 8 carrozzelle, come prescrive

dalla periferia del mondoIl CCM

opera in que-sta regione per migliorare la qualità dell’assistenza sanita-ria, formando anche medici e chirurghi del posto, insegnando le tecniche di base e gli inter-venti salvavita e utilizzando la tecnologia locale, povera ma senza dubbio efficace, nel pieno rispetto della dignità e dell’au-tonomia della cultura dei luoghi.

Nel crogiuolo di così tante diversità, la medicina diventa magicamente uno spazio neutro, di pacificazione, grazie a cui far lavorare insieme professionisti

di religioni differenti, di etnie nemiche, riuniti nell’ambizio-so disegno di salvare quante più vite possibile.

Il racconto, commosso ed appassionato di chi ha scel-to di dedicare la propria vita all’umanità più debole e sof-ferente, è stato l’occasione per riflettere sulle disugua-glianze che attanagliano tan-ti popoli e sul contributo che ognuno, col proprio impegno quotidiano, può offrire per scardinarle.

la normativa europea in tema di mobilità dei disabili.

L’autobus è a disposizione non solo delle scuole, ma an-che di quanti hanno a che fare con difficoltà motorie, come ad esempio gli anziani.

“Si tratta di una notevole opportunità offerta alla cit-tadinanza -ha commentato Marilena Ciocia- il cui merito va a Francesco De Palma, im-prenditore dotato di coraggio e sensibilità”.

L’intervento di Giuseppe Meo

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di Tina Racaniello

L’aula magna della scuola media C. Sylos, messa gen-tilmente a disposizione dal dirigente scolastico prof.ssa Maria Grazia Mangini, è sta-ta la cornice della cerimonia di premiazione del concorso nazionale di poesia intitolato a “Teresa Gala”, promosso da Nicola Ventafridda per rendere omaggio alla me-moria dell’amata consorte, scomparsa lo scorso anno.

La rassegna ha fatto re-gistrare la partecipazione di un cospicuo numero di au-tori nelle sezioni A e C, meno nella sezione B, riservata alle rime in vernacolo bitontino.

Da sottolineare, inoltre, la folta adesione di studenti della scuola primaria “G. Ca-iati”, alcuni dei quali, grazie all’impegno dell’ins. France-sca Murgolo, cimentatisi col metodo Haikai, composizio-ne metrica giapponese che consta di tre versi.

Nella sezione riservata

ai ragazzi, il primo premio è stato assegnato a Nico-lò Ventafridda per la poe-sia “Nonna”, il secondo agli alunni della V C della Caiati per il componimento “La tua voce”, il terzo a Chiara Lozi-to di Giovinazzo per la lirica “Inciderò”.

Nella sezione A, la più si-gnificativa, il primo premo è andato a Rosa De Luca di Genova per la poesia “Ricor-di”, il secondo a Francesco Fiore di Grumo Appula per “La mia terra”, il terzo ad Anna Maria Mennuti di Or-tanova per “Lei”.

Domenico Ferrovecchio, unico partecipante per la se-zione B, autore di versi sul Natale, ha meritato una se-gnalazione della giuria.

Ad interpretare le liriche Angela Schiraldi e Augusto Garofalo, alle cui voci hanno fatto da sfondo le originali armonie di Alberto Jovine, pianista di grande sensibi-

Al debutto il concorso “Teresa Gala”

La poesia è vitaDa sin. la prof.ssa Angela Mangini, Nicola Ventafridda e il dott. Oronzo Maggio

lità.La cerimonia si è conclu-

sa con la consegna a tutti i partecipanti della raccolta delle poesie in gara, a cui si

aggiungono alcune liriche tratte da “Campi di rovi”, commosso omaggio di Nicola Ventafridda all’amata con-sorte.

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Successo per il corteo che rievoca la famosa battaglia di Bitonto

Alla riscoperta delle radiciUn lungo serpentone multicolore ha at-

traversato, come ogni anno, le strade della città a celebrare quanto deve rimanere in-cancellabile nella memoria collettiva.

Il corteo storico, organizzato dall’Ac-cademia della battaglia, rinnova il ricordo della celebre contesa militare, svoltasi il 25 maggio 1734, alle porte della città, tra austriaci e spagnoli.

Diverse le novità che hanno accompa-gnato quest’ultima edizione.

In primo luogo, il contributo offerto dal Consiglio confraternale feste patronali alla realizzazione del corteo. Una pagina, poi, dedicata alla manifestazione sul social net-work più famoso, bersagliata da numerosi

“mi piace” ed altrettante iscrizioni. Infine, il libretto prodotto per l’occasione, con uno studio sui palazzi nobiliari del borgo antico, che si unisce alle precedenti pubblicazioni dell’Accademia.

Il corteo, ogni anno più imponente, ha visto la partecipazione di numerosi fo-restieri; tra questi un gruppo di figuranti baresi nei panni dei componenti della fa-miglia Verità.

Intensa la partecipazione del pubblico, come sempre affascinato dalla scenografia, dalle musiche, dalle animazioni.

Una manifestazione che, oltre al plau-so dei concittadini, ha riscosso il convinto apprezzamento delle istituzioni. Primo fra

tutti, il neosindaco Michele Abbaticchio, che ha sottolineato i meriti dell’Accademia della battaglia ed espresso tutta la propria soddisfazione per un evento, divenuto or-mai punto fermo nella vita culturale della città, con tutto l’indotto in termini di pro-gresso sociale e sviluppo turistico.

Parole di plauso ed incoraggiamento per la presidente dell’Accademia, prof.ssa Concetta Tota, che ha posto in risalto la partecipazione sempre più convinta dell’in-tera cittadinanza.

Un grande e meritato successo, dunque, sottolineato, a fine giornata, dai suggestivi spari a salve, esplosi dai fucilieri dell’asso-ciazione potentina “Milites Luci”.

di Domenico Schiraldi

Foto R. Schiraldi

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TRENDSi sa che la guerra non e’ piu’ un fatto di soli uomini. Chissa’ pero’ se certi capi entreranno mai nel guarda-roba d’odinanza delle solda-tesse ...

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Nell’ambito di “Teatri Abi-tati”, programma affidato dalla Regione al Teatro pub-blico pugliese, con lo scopo di realizzare in maniera in-novativa la gestione pubblica e privata degli spettacoli dal vivo in Puglia, è andato in scena al Traetta “L’invasione degli Anticorpi” con la com-pagnia di danza “ResExten-sa”.

Lo spettacolo s’inserisce nel progetto “Gd’A, Giovane danza d’autore”, l’origina-le vetrina che vuole offrire un’occasione di visibilità e realizzazione a giovani autori indipendenti, promuovendo la produzione più recente nel settore della danza d’autore.

Lo spettacolo, diviso in tre parti, ha visto protagonisti gli stessi autori, che hanno por-tato in scena momenti coreo-

ResExtensa porta in scena “L’invasione degli Anticorpi”

Una vetrina della danza

grafici suggestivi e sperimen-tali, di forte impatto visivo e sonoro.

La prima parte, “Sete”, ideata da Vito Cassano, è stata interpretata da Claudia Cavalli e dallo stesso Cassa-no, che ha composto anche le musiche, insieme a Vito Indolfo. La performance è risultata vincitrice ex-aequo del premio del pubblico GD’A Puglia 2011.

In un’atmosfera onirica e surreale, una giovane in-terpreta un sogno: quello di ogni donna di diventare ma-dre. Un sogno che, in realtà, rischia di rivelarsi un atto d’egoismo, pur di dare un senso alla propria vita.

La seconda parte, “Out of the Blue”, di e con France-sca Giglio, finalista al premio GD’A - Giovani danz’autori

Puglia 2011, significa let-teralmente “fuori dal blu”, un’espressione usata per in-dicare qualcosa che succede all’improvviso.

La performance speri-menta nuove modalità di mo-vimento “non naturale”, ma-nipolando il corpo tra forza e resistenza, controllo e cadu-ta. In questo modo lo spetta-tore è trasportato dapprima in una dimensione fredda ed eterea e poi riportato alla car-ne e alla realtà. Molto sugge-stivi il gioco di luci, condotto da Carlo Quartararo, i costu-mi di Giulia Barbanente, e il sottofondo musicale “Nude/Out of the blue remix” (The beautiful erosion).

La terza e ultima parte,

di Maria Grazia Lamonaca

“N-esimo progetto fallimen-tare”, di e con Maristella Tanzi e Carlo Quartararo, anche questo vincitore del premio GD’A Puglia 2011, è un lavoro apertamente auto-biografico, nato con lo scopo di mostrare al pubblico tutti i retroscena e il modo in cui la compagnia lavora.

Una danzatrice e un tec-nico mostrano agli spettatori stralci di spettacoli già in re-pertorio: una sorta di invito a teatro per le rappresentazio-ni future.

Un invito certamente mol-to gradito, a giudicare dalla calorosa accoglienza, che il pubblico ha riservato alle tre originali proposte della pro-mettente compagnia.

Foto M. Robles

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di Maria Grazia Lamonaca

di Rosa Chieco

Come d’incanto, dopo la celebre scarpetta di “Cene-rentola” in lucente marmo nero, le mani portentose di Emanuele Rubini hanno dato forma e vita ad un mirabile gioiello, “Black Heart”: un inimitabile cuore nero splen-dente, finemente cesellato, perfetto nella sua simmetria, impeccabilmente elegante e raffinato.

Di certo, una risposta ec-cellente alla vanità femmini-le; senza dubbio, un impareg-giabile strumento di fascino e seduzione che farà breccia nelle anime gentili.

Invero, per la sua nuova opera, l’artista-orafo si è la-sciato rapire dalla voce soul della giovane cantante dai capelli corvini, Amy Winehou-se, e dal suo celebre album “Back to Black”. Il pendente “Cuore nero” (in marmo nero

del Belgio 48x36x18 mm) è, infatti, un sincero tributo all’artista britannica prema-turamente scomparsa ed è il primo oggetto del desiderio di una nuova collezione (annun-ciata dallo scultore) di altri 10 esclusivi monili, che saran-no presentanti nella storica gioielleria “Oro Sicolo”.

Ebbene, la musa non ha tardato a suggerire al nostro artista già il secondo prezioso ornamento: “Black Swallon”, ovvero rondine nera, ciondolo dall’aspetto malinconico, leg-gero, sfuggente, scolpito nella stessa pietra, nato dalla stes-sa idea, eco di fragilità, liber-tà, fuga.

E mentre gli occhi del let-tore rincorrono queste parole e quelli del cibernauta saltano di blog in blog per raccogliere notizie sulle nuove opere scul-toree, le mani di Emanuele stanno plasmando una nuova piccola creatura, un’altra ori-ginale forma, portavoce della grandezza del nostro sculture.

Scolpiti per sedurre

Jazz al Mazzini PlaceSe fino a qualche tempo fa

i bitontini in cerca di rilassanti serate musicali dovevano spo-starsi fuori città, da qualche mese a questa parte non sono più costretti a farlo, grazie all’apertura di diversi locali che offrono interessanti in-contri musicali. Uno di questi è il Mazzini Place di Raffae-le Brattoli. Apertosi lo scorso agosto, il locale vuole essere un punto di riferimento per tutti quei bitontini, giovani e meno giovani, che cercano un posto, non troppo lontano da casa, dove poter ascoltare

L’esclusiva collezione di monili realizzata da Emanuele Rubini

dell’ottima musica jazz e non solo. Da settembre, infatti, ogni venerdì, il locale offre serate musicali, prevalentemente jam session jazz, ma anche blues, bossanova e cover band italiane. Lo scorso 9 marzo il locale ha ospitato il duo Swing & Scat, con Cinzia Eramo (vocalist) e Alberto Iovene (piano). Questo sodalizio vanta un repertorio che spazia dallo standard jazz alla bossanova, dal funky al la-tin, fino a brani di compositori italiani che meglio si adattano allo stile proprio del duo. Il 13 aprile è stata invece la volta

della Spsband (Sopravvissuti e Sopravviventi), band nata nel 2003 e premiata come migliore coverband di Ligabue in Italia. Venerdì 20 aprile il locale ha accolto il “Nu tango Wave”, un progetto ispirato allo stile del tango moderno ed internazio-nale, composto dal chitarrista e compositore Gianni Quadrelli, dal batterista Nico Grimaldi, dal fisarmonicista Vince Ab-bracciante, dal bassista Davide Penta e dalla vocalist Maria Grazia Trentadue. Ancora jazz per le serate del 27 aprile e del 25 maggio. Il 27 aprile ha

avuto luogo la jam session del “Blue Mode Trio”, con Alberto Iovene, Gianfilippo Di Renzo e Pierluigi Villani. Venerdì 25 maggio, invece, il locale ha ospitato “Acoustic in jazz”, evento patrocinato dall’asso-ciazione InJazz, che ogni anno organizza l’ormai consolidato festival “Beat Onto Jazz”. A esibirsi il quartetto composto da Emanuele Dimundo (chi-tarra elettrica e acustica), Francesco Dimundo (chitarra acustica), Antonello Losac-co (basso) e Enzo Marinelli (sax).

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LA GALLERIA

Matteo Masiello è un grande maestro. Uomo di cultura – artisti-ca, filosofica, letteraria - , dal piglio in apparenza un po’ burbero, in verità con una sensibilità che carezza solo le grandi menti.

La storia dei suoi personaggi, relitti sospesi nel caleidoscopico teatro della vita, si veste di quel favolismo onirico ridondante nei messaggi di cui lo stesso autore si fa vate.

L’artista, infatti, abita i suoi dipinti, surreali scenari in bilico tra visione e sogno, biografia e letteratura.

Lo troviamo spesso nelle sue messinscena, cogitabondo, indaga-tore o compagno innamorato. Sospeso tra i flutti di una realtà in divenire, irrazionale, imprevedibile.

La sua arte ambisce a parlare di sé, di una inevitabile compene-trazione tra piani secanti, riflesso dell’ impenetrabile discrasia tra verità superiore e individuo, alieno tra i suoi annosi dubbi. Ritrovia-mo nel complesso tessuto imbastito dall’autore continui slittamenti, nonché convivenze, tra sacro e profano, illusorio e tangibile, dubbio e rivelazione, attese e partenze.

Proprio il tema del viaggio è tra i più cari all’autore. Metafora di un passaggio in un oltre che ha il sapore del miraggio, il cui varco e la cui navigazione non s’avvalgono di coordinate empiriche. Tutto è ascritto in una realtà labirintica, fittizia o tangibile, in cui l’autore trasferisce quotidiano e fiaba, miraggio e certezza, visionarietà e ragione e, forse, dinanzi a tali perplessità l’artista-uomo non cerca tanto la verità, quanto la meraviglia.

L’autore è probabilmente conscio, borgesianamente, del caratte-re quasi allucinatorio del mondo e delle perplessità che attanagliano l’uomo sul suo tempo, sull’essere e l’esistere, il giusto e l’errato. Va-gheggiando orizzonti ancora appannati, volge lo sguardo verso l’o-rizzonte. Dunque, si ritrovano nei suoi quadri ritagli di corpi, amanti fluttuanti, introspezione, ma anche squarci improvvisi su dimensioni parallele, piani reclinati, passaggi (o fughe?).

L’artista schiude dinanzi ai suoi occhi, ai nostri occhi, un susse-guirsi di tracce, eleggendo come depositarie di tali rivelazioni le creature che popolano, più o meno ignare, lo scenario dei suoi lavori.

Masiello svela il suo messaggio anche attraverso il frequente accostamento di visioni dialettiche. Il tema del doppio, ricorren-te nella sua produzione, è iconograficamente espresso in immagini speculari riflesse in specchi – arguzia cara all’arte nordica – o rita-gliate dal fondo, come l’omaggio al genio boemo o l’intimo saluto di stima al caro Sciascia. Anche l’idea della nascita, emblematica-mente compressa in sferici embrioni lievi come bolle è contrapposta all’incipiente morte travestita da rugoso e infermo vecchio, proteso verso il basso. La cifra pittorica del nostro si rivela, dunque, a tratti satirica e dissacrante. Un’arte, la sua, che interloquisce con il vero quotidiano e ne distilla le infinite problematiche. I tributi, mai nega-ti, che l’autore sugge dal passato, s’intuiscono facilmente, scorgendo la schietta ammirazione per inobliabili maestri come Bosh, Esher, Grozs, Otto Dix, così come una monumentalità d’impronta classica, l’innegabile fascino metafisico e lo stupore surrealista accompagna-no costantemente il suo percorso di ricerca.

L’amore genesi di vita, l’alito della morte incombente, emaciata ma vigile, il riso che cerca conforto e abbaglio nella scanzonata fan-tasmagoria. Ancora, corpi senza corpo, voragini fonde come spiragli di un altrove. Così, spettri danzanti, ambigue creature, donne e bim-bi appena concepiti, arabeschi e nudi. La forza evocativa dei dipinti di Masiello andrebbe colta tra le pieghe della carne, oltre il decoro, nelle rughe della sofferta consapevolezza e nelle orbite svuotate.

Nell’uomo (l’autore stesso) rannicchiato nell’angolo o nel volto beffardo e sereno di chi ha compreso, eppur attende. Tra le risa di cartapesta, fasciate da un’eleganza fallace, che si dissolve e disfa nel suo farsi, eco di feste grottesche tra urla e illusioni. La carne si fa aria, il corpo vento, il pensiero guida.

Il respiro del divenire tutto leviga, avvizzisce, pietrifica ciò che è stato e sfida il trapasso.

Di una vita, un sogno, uno svago senza tempo.

Matteo Masiello tra sogno e letteratura

di Lucia Anelli

Un’arte senza tempo

Una tela di Matteo Masiello

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FUORI PORTA

di Mario Sicolo foto di Gaetano Lo Porto

E, adesso, cosa starà guardando nel buio delle lacrime il padre di Melissa Bassi?

Cerca una luce e ci trova solo tanti “perché”, crocifissi den-tro il suo cuore straziato.

Intreccia le mani, Massimo, con disperata forza, perché, forse, gli hanno detto da piccolo che quando ami una persona le devi stringere la mano per non farla andare via.

È nell’intreccio delle dita che s’abbracciano per sempre i destini degli uomini.

Invece. In un giorno di torrida tristezza, in quei palmi tri-sti non ci trova più il sorriso della sua piccola, ma solo tante ferite profonde come solchi che non diverranno mai cicatrici.

Chi, Dio mio, chi è stato quel vile che mi ha cancellato la luce?

E, intanto, s’accartoccia sull’anima, come fanno gli ulivi quando hanno un dolore dentro.

Un paese (Mesagne), una comunità (la scuola), un mondo (tutti) provano a sommergerlo d’affetto.

Condivisione d’un’angoscia irripetibile. Speriamo non inu-tile.

Tante teste si scuotono per capire quel che è impossibile e assurdo da capire.

Sull’altare, un prete che ruggisce alla vita, senza mai soc-combere -don Luigi Ciotti è fatto così, non ha paura d’essere forte-, solleva il pugno sul leggio e urla tutta la sua indigna-zione contro quell’uomo che ha commesso il peccato più gran-de che esista al mondo: uccidere un fiore.

Poi, il mare di gente s’apre a fatica al passaggio di quella bara, che ha il colore delle ali degli angeli.

Accanto al portale della chiesa, Melissa risplende ancora ed i suoi occhi sono frecce di schiantante purezza nel petto di chi la guarda.

Gli adulti, stavolta, non solo non sono riusciti a difendere i suoi sogni, ma li hanno addirittura ammazzati. Altro peccato mortale. Lei che voleva studiare per diventare stilista è volata via e quel libro -quante sere a sottolineare, ripetere, impara-re tra un cuoricino e un t.v.b. disegnati sui bordi, il faccino dentro la mano a guardare di là dalla finestra il sole che tra-monta…- sul duro asfalto s’è aperto per diventare rondine e volare via con lei. Infine, sul muro dell’istituto professionale “Francesca Laura Morvillo Falcone” (un nome che è insieme un inno alla giustizia e all’ingiustizia degli uomini) mani igno-te hanno scritto con lettere di sangue un amore eterno. Da dedicare solo e soltanto a lei, Melissa, giglio reciso non si sa-prà mai bene perché da una mano assassina.

Che, no, questa volta proprio non merita la nostra pietà…

Melissa, giglio reciso dalla follia

Accanto, le immagini della tragedia di Brindisi

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di Cristiana Francesca Toscano

Chiara è una ragazza come tante. È una ragazza di questo nuovo millennio, che va a scuola, ha una famiglia e amici, si lascia trascinare dalle tendenze, vive la sua vita felice e superficiale immersa nelle frivo-lezze della sua età, cercando di eludere il dubbio che c’è qualcosa che sfugge alla percezione del presente, qualcosa di più profondo, che va oltre la quotidianità.

La ragazza (interpretata da Monica De Romita) è la protagonista del cortome-traggio “Altri giorni” di Giovanna Delvino che, alla XIII edizione del Festival del Ci-nema Europeo di Lecce, si è meritato una prestigiosa menzione d’onore.

Chiara, assieme alla sua amica Stefania (Ilaria Schino) è, come spiega la regista, l’emblema dei ragazzi dei nostri giorni che, però, vede sfaldarsi le proprie certezze sot-to l’influsso di una nuova, intensa e stranis-sima amicizia.

Tramite un diario, infatti, la giovane inizierà a comunicare con Gabriella (in-terpretata da Gabriella Olivieri), una sua coetanea che, però, vive negli anni ’70 del 1900.

Il cortometraggio “Altri giorni” è un in-contro di idee diverse e un confronto diret-

Il cinema fatto dai ragazziMenzione d’onore al cortometraggio di Giovanna Delvino “Altri Giorni”

to tra il presente e un recente passato che sembra essere, oggi, dimenticato.

Dietro la figura di Gabriella c’è, infatti, Giorgiana Masi, diciottenne morta a Roma il 12 maggio del ’77, durante una manife-stazione di piazza, colpita da un proiettile esploso dalle forze dell’ordine.

L’Accademia del Cinema dei ragazzi di Enziteto, che ha aiutato e sostenuto tutti i giovani che hanno partecipato alla realiz-zazione del corto, e che ad oggi continua a sponsorizzare quello che si è rivelato dav-vero un buon lavoro, crede fermamente nel cinema come “mezzo di comunicazione”.

“Il fine del mio corto -chiarisce Giovanna Delvi-no- è far avvicinare lo spet-tatore a Chiara, e scoprire assieme a lei, la storia di Gabriella, come se fosse an-che questo il detentore del segreto del diario della ra-gazza”.

Il cortometraggio, gi-rato in 5 giorni e in 10 lo-cation tra Bari e Enziteto, ha meritato un importante riconoscimento, alla XIII

edizione del Festival del Cinema Europeo dal 17 al 21 aprile a Lecce presso il Cine-ma Multisala Massimo, dove erano anche presenti numerose personalità del cinema (non solo italiano), come Sergio Castellitto e la famiglia Verdone.

Questa la menzione d’onore: “Per come ha espresso un’idea originale e comples-sa attraverso la semplicità del racconto. Per la freschezza dei ritmi narrativi e per il giusto equilibrio fra passato e presente attraverso lo sguardo di due generazioni. Nella speranza che questo corto maturerà in un lungometraggio”.

Sopra, alcune immagini del set. A destra la regista Giovanna Delvino

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Primo pianobItonto

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Raffaele Lovero annuncia, per la gioia di mamma Emanuela e papà Pasquale, la Prima Comunione della sorellina

Maria PiaBitonto 6 maggio 2012

PRIMA COMUNIONE

Campo estivoL’obiettivo del campo scuola estivo 2012 è tra-smettere ai giovani le conoscenze archeologiche, storico-culturali e ambientalistiche, che servono ad apprezzare il territorio in cui viviamo, sen-za trascurare il divertimento e lo sport.Si tratta di un’esperienza di incontro e condivi-sione, amicizia e festa, grazie a laboratori d’ar-te, archeologia e fumetto, e a giochi avventurosi, attraverso cui conoscere le civiltà che Paolo di Tarso ha incontrato, la sua storia e le sue av-venture.Il campo, aperto a tutti i ragazzi dai 9 ai 12 anni, si svolgerà a Bari dal 18 al 29 giugno 2012.Maggiori informazioni su www.pugliarte.it/2012/05/campi-scuola-estivi o al numero di telefono 080/5919711.

PERISCOPIO

S’intitola “Amici per la pelle” la mostra, a cura di Graziano Menolascina e con la direzione artistica di Giuseppe Bellini, in corso alla Gal-leria BLUorG di Bari. In esposizione le opere di Gino De Dominicis e Vettor Pisani, due tra i più rappresentativi e controversi artisti del pa-norama italiano del secondo dopoguerra, acco-munati da un forte legame artistico e umano, oltre che da un tragico destino.La loro arte non è inquadrabile in categorie o gruppi ben definiti. De Dominicis (1947 - 1998) ha affrontato tematiche legate al mistero della creazione, quali l’immortalità dell’anima, la bellezza degli uomini, il senso ultimo dell’e-sistenza, la nascita dell’universo, attingendo da civiltà lontane e tradizioni occulte. Pisani (1934 - 2011) ha portato avanti una ricerca ricca di riferimenti simbolici e mitologici, tra esoterismo e cultura ermetica. L’opera di De Dominicis e Vettor Pisani nasce da un immaginario, ricco di allegorie e di ri-ferimenti mitologici. Un’arte totale e raffinata, che coniuga un linguaggio alto con un’icono-grafia popolare.

“Artisti per la pelle”

Quale futuro per il Bari? Il dilemma è d’obbligo.Il calcio scommesse, le penalizzazioni, la que-stione societaria, il possibile fallimento sono i gravi problemi sul tappeto.Da qualsiasi angolazione lo si voglia vedere, il futuro dei galletti desta seria preoccupazione.Nella migliore delle ipotesi, infatti, la squa-dra verrà penalizzata per la vicenda del calcio scommesse; nel peggiore degli scenari potrebbe rischiare, se accertato un coinvolgimento diretto, la retrocessione.In quale campionato, dunque, giocherà il Bari la prossima stagione calcistica?E, se in “B”, con quali prospettive?La famiglia Matarrese ha palesato a più riprese l’eventualità di un suo disimpegno. Ma di ac-quirenti veri, neanche l’ombra.Gli sforzi oggi sono tesi ad iscrivere la squadra al prossimo campionato; ma è certo un ulteriore ridimensionamento in termini di investimenti e obiettivi.A farne le spese, in ogni caso, saranno le decine di migliaia di tifosi, che vorrebbero un campio-nato non solo dignitoso ma anche ambizioso.Nonostante le difficoltà del momento, il calcio a Bari, c’è da giurarci, sopravviverà.Non ci resta che attendere e seguire l’evolver-si degli eventi, che con ogni probabilità vedrà classifiche e risultati sportivi rivoluzionati nei campionati professionistici.

I galletti sulla brace

Roberto Lorusso e Nello De Padova hanno presentato al caffè letterario Batafobrle di Bari il volume “Dr. BIL & Mr. PIL” sui compor-tamenti quotidiani all’interno delle famiglie e sull’importanza dei rapporti tra coniugi, geni-tori e figli.La famiglia è il principale luogo di crescita di ogni individuo, sin dalla sua nascita.Di qui, l’invito degli autori, rivolto ai genito-ri, a contribuire allo sviluppo del Bil (Benessere interno lordo) più che del Pil (Prodotto interno lordo) evidenziando come, attraverso le parole e, soprattutto, la propria testimonianza, si pos-sono educare i figli al dialogo, all’incontro, alla socialità, alla legalità, al sacrificio, allo studio e alla solidarietà.Alla realizzazione del libro ha contribuito Maurizio Stero, creatore delle originali vignet-te.

Il bIL meglio del pIL

di Salvatore Lorusso

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STARBENE

del dott. Pasquale Lovero

Il male delle “pietre”

La colica renale è un evento molto doloroso, dovuto alla distensione acuta dell’uretere o del bacinetto renale, a seguito di una ostruzione in-trinseca od estrinseca della via escretrice.

Il 5-6% della popolazione generale ha subi-to, nella propria vita, almeno un episodio di co-lica renale. Questa si presenta con un forte e im-provviso dolore a poussées in sede lombare, che si irradia al basso ventre, all’inguine, al testicolo o alle grandi labbra, sino alla faccia interna della coscia. Di solito insorge di notte o nelle prime ore del mattino. Sintomi di accompagnamento pos-sono essere tachicardia, pallore, nausea, vomito. Inoltre, si può manifestare dolore e bruciore nella minzione, come pure pollachiuria (emissione mol-to frequente di piccole quantità di urina). Ancora, può verificarsi ematuria (tracce di sangue nelle urine), più spesso in forma microscopica, ed infine un rialzo termico corporeo.

Fra le cause estrinseche di colica renale, van-no considerate tutte quelle condizioni patologiche o parafisiologiche (ad esempio, la gravidanza), in grado di produrre una compressione meccanica della via escretrice, con conseguente ostacolo al deflusso urinario. Tutte queste situazioni sono po-tenzialmente capaci di scatenare una colica.

Tra le cause più frequenti ricordiamo i tumo-ri del colon, dell’ovaio e dell’utero, gli aneurismi aortici, l’endometriosi, i linfomi, la fibrosi retrope-ritoneale, gli esiti cicatriziali di terapie radianti o di interventi chirurgici addominali.

Se la causa ostruente non viene subito rimos-sa, si può andare incontro a danni irreparabili dei reni.

Fra le cause intrinseche ricordiamo certe mal-formazioni congenite (ad esempio, la stenosi del giunto pielo-ureterale), i carcinomi della pelvi e dell’uretere, i coaguli delle vie escretrici.

Ma la causa intrinseca di gran lunga più fre-quente è la calcolosi delle vie urinarie. In pre-senza di calcoli renali, la colica è provocata dallo spostamento verso l’esterno degli stessi calcoli, trasportati dal flusso urinario. Questi ostruiscono la via escretrice che può essere di calibro infe-riore, provocando la peristalsi della muscolatura ureterale.

I calcoli di solito sono formati da calcio: sono, cioè, vere e proprie pietre. Possono essere costitu-iti anche da acido urico o cistina. Fermo restando che esistono tantissime altre situazioni o pato-logie che possono simulare una colica renale, la diagnosi si basa oltre che sulla clinica, su alcuni esami strumentali, come la radiografia e l’ecogra-fia dell’addome, la Tac, l’urografia.

La terapia è costituita da antinfiammatori, previa accurata protezione gastrointestinale. Ven-gono anche usati, ma con cautela, antispastici.

Più di recente sono stati introdotti in terapia anche farmaci cosiddetti alfalitici, che riducono lo spasmo ureterale, facilitando l’eliminazione del calcolo.

La migliore terapia consiste, tuttavia, nella diagnosi accurata e nella rimozione della causa. I farmaci, infatti, sono da adoperare solo nelle fasi di maggior urgenza.

di Marcello Pantanella

E’ stato un cam-pionato abbastanza difficile per la Ener Payton Bari, la com-pagine del presidente Alfonso Rossi, società ripescata per la sta-gione 2011/2012 nel girone sud del cam-pionato di pallanuoto di serie A2.

La scommessa biancoverde è tut-ta barese, a partire dall’allenatore Gio-vanni Tau, vero e proprio generale della Payton, che è stato ca-pace di portare, negli

In lotta per non retrocedere

anni scorsi, gli atleti dell’under 17 tra le migliori otto squadre giovanili d’Italia, tra il Posillipo e i forti Li-guri. Altra colonna, il preparatore atletico Vincenzo Lotito.

La squadra, la più giovane della serie A2, è composta da gioca-tori la cui età media è inferiore ai 18 anni.

I ragazzi sono tutti baresi, a cominciare dal capitano Daniele Di Pasquale, passan-do per gli azzurrini Gianluigi Foglio e Ni-

cola Cuccovillo, sino alle nuove leve come Paolo Chieco, classe ‘97.

Scarso il bottino in classifica, appena 12 punti frutto di quattro vittorie, con 173 gol fatti e 224 subiti.

Inevitabile il penul-timo posto in classi-fica, con conseguenti playout.

La Payton sfiderà la compagine dell’Im-peria per rimanere nella serie A2.

In bocca al lupo, Ener Payton Bari.

Il capitano delle Ener Payton Bari, Daniele Di Pasquale

Ener Payton Bari ai playout del campionato di pallanuoto di serie A2

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“Il rugby è uno sport be-stiale giocato da gentiluomini. Il calcio è uno sport da genti-luomini giocato da bestie. Il fo-otball (americano) è uno sport bestiale giocato da bestie”.

Basterebbero queste parole del giocatore e giornalista sta-tunitense Henry Blaha a spiega-re le differenze culturali, etiche ed atletiche fra le tre suddette pratiche sportive, cugine da parte di madre, estranee nei valori reali. Non basterebbero, invece, nemmeno cento cartelle word per illustrare il percorso agonistico e umano di sei nostri concittadini -in buona compa-gnia- all’instancabile ricerca di una foce ideale per il loro infini-to fiume di passione.

Correva l’anno 2008 quando Antonio Di Monte, Francesco

Voglia di rugby

Desantis, Giuseppe Cambione, Davide ed Emanuele Antuofer-mo, l’italo-argentino trapianta-to in città Dario Asin, insieme all’albanese di Sannicandro Arban Shala, al bitettese Marco Marcario, al barese Michelan-gelo Crudele ed al palese Pietro Romano Patruno decidevano di dedicarsi anima&corpo alla “religione” della palla ovale, aggregandosi agli under 18 dei Lions Bitritto, giovane società di rugby della provincia.

Nel 2010, l’impavido mani-polo di guerrieri era già abile e arruolato per la Serie C senior. In questi due anni, tanto fan-go, escoriazioni, trasferte indi-menticabili, terzi tempi, con un chiodo fisso in mente: portare il rugby a Bitonto. Un XV pronto non solo a dare battaglia su tut-

di Giuseppe Urbano

di Mario Sicolo

La passione è sempre ma-dre di grandi soddisfazioni.

Ce lo insegna lo sport, ad ogni piè sospinto.

Il sacrificio, l’impegno, persino la dolorosa volontà d’accettare rinunce anche gravi possono fare di un atle-ta un campione. Prendiamo la Karate Club Bitonto, da sem-pre è un’autentica miniera di assi e vittorie. Questa volta, il gradino più alto dei Cam-pionati Italiani universitari di Messina, cat. 70 kg, ha visto issarsi sopra Luca Modesto (unico oro per il Cus Bari, che

ti i campi di Puglia ma anche, soprattutto, dei ragazzi vogliosi di far conoscere ad una cittadi-nanza troppo spesso abulica una filosofia di vita introvabile negli altri sport di squadra.

È bastata una chiacchierata informale per convincere l’ASD Omnia Bitonto del presidente Domenico Nacci a sostenere il

progetto rugby dei sei bitontini in cerca d’… un campo, dove allenarsi in vista dell’autunno, cioè dell’inizio della stagione agonistica.

Il bistrattato campo Cin-quecento e la società biancoblu permetteranno così di trasfor-mare questo sogno corale in ful-gida realtà.

Ennesimo successo per il Karate club del maestro Antonio Pellicani

Una medaglia d’oro per Modestoha raccolto anche 4 argenti e 4 bronzi), già terzo nella scorsa edizione di Campobasso.

Trattasi d’un allievo insigne del maestro Antonio Pellicani, trent’anni d’esperienza e bat-taglie di tra le scapole, cintura nera 6^ DAN.

“C’è sempre stata tanta qualità in Luca ed era ora che tornassimo a prendere una me-daglia d’oro. È segno che il la-voro, quando è fatto bene, paga. Non dimentichiamo che i nostri ragazzi si distinguono in mani-festazioni nazionali e interna-zionali di una Federazione, la

Fijlkam, serissima”, immensa la fierezza nelle parole dell’al-lenatore. Che può coccolarsi altri virgulti: Giuseppe Carelli, quinto nella cat. 90 kg, cui però il podio è sfuggito di un’inezia, dopo un combattimento dispu-tato alla pari con l’avversario e deciso solo dal giudizio arbi-trale. Ancora ragazzi in kimono vincenti. Quinto posto di squa-dra ai Campionati Italiani Esor-dienti B tenutisi ad Ostia: gli at-leti cinture nere Giuseppe Tatoli (pure bronzo regionale) cat. 63 kg, Giuseppe De Marco (bronzo regionale) cat. 63 kg e Fabrizio

Cioce (argento regionale)cat. 70 kg, hanno affrontato quo-tati rivali, sempre compiendo eccellenti prestazioni, alle quali si aggiunge come ultima, la cintura nera 1^Dan conqui-stata da Salvatore Cioce nella competizione cadetti tenutasi a Triggiano. L’atleta si quali-fica per le finali di Ostia con-quistando il bronzo regionale nella categoria 76 kg.

Non potevano mancare, ovviamente, i sinceri compli-menti di Alessandro Rucci, presidente della Consulta del-lo Sport ed eterno karateca: “Un successo come questo è la testimonianza tangibile dell’operato straordinario di istruttori e atleti. Lo sport, che pure non sta vivendo un momento eccezionale nella nostra città, ha un valore so-ciale fondamentale ed è bene che gli amministratori lo ten-gano sempre a mente”.

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