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MISSIONE CITTÀ la a partire dalla Laici Missionari Comboniani - Palermo newsletter n. 37 maggio 2015 Mare nostro che non sei nei cieli e abbracci i confini dell’isola e del mondo col tuo sale, sia benedetto il tuo fondale, accogli le gremite imbarcazioni senza una strada sopra le tue onde i pescatori usciti nella notte, le loro reti tra le tue creature, che tornano al mattino con la pesca dei naufraghi salvati. Mare nostro che non sei nei cieli, all’alba sei colore del frumento al tramonto dell’uva e di vendemmia. ti abbiamo seminato di annegati più di qualunque età delle tempeste. Mare Nostro che non sei nei cieli, tu sei più giusto della terraferma pure quando sollevi onde a muraglia poi le abbassi a tappeto. Custodisci le vite, le visite, come foglie sul viale, fai da autunno per loro, da carezza, abbraccio, bacio in fronte, madre, padre prima di partire Erri De Luca

Maggio 2015

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a partire dalla

Laici Missionari Comboniani - Palermo newsletter n.37maggio2015

Mare nostro che non sei nei cieli e abbracci i confini dell’isola

e del mondo col tuo sale, sia benedetto il tuo fondale,

accogli le gremite imbarcazionisenza una strada sopra le tue onde

i pescatori usciti nella notte,le loro reti tra le tue creature,

che tornano al mattino con la pescadei naufraghi salvati.

Mare nostro che non sei nei cieli,all’alba sei colore del frumento

al tramonto dell’uva e di vendemmia.ti abbiamo seminato di annegati più di

qualunque età delle tempeste.Mare Nostro che non sei nei cieli,tu sei più giusto della terraferma

pure quando sollevi onde a muragliapoi le abbassi a tappeto.Custodisci le vite, le visite,

come foglie sul viale,fai da autunno per loro,

da carezza, abbraccio, bacio in fronte,madre, padre prima di partire

Erri De Luca

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EDITORIALE

Sulla loro pelleVOCI DALLA CITTÀ

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VOCI DAL MONDO

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Cosa succede alle nostre porte?

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LA REDAZIONEAlberto Biondo

Giulia Di MartinoDomenico Guarino

se vuoi informazioni o desideri collaborare con noi, puoi scriverci a:

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CAMPAGNE EVENTI17

sommario

Un calcio all’indifferenza 15

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editoriale

Nella notte fra il 17 e il 18 aprile un barcone con 950 persone partite dalle coste libiche, si è ribaltato a ri-dosso di un mercantile, causandone la morte per annegamento. Solo 28 persone sono sopravvissute a quel-lo che è stato immediatamente con-siderato come il più grande naufra-gio della storia contemporanea mai avvenuto nel Mediterraneo. Il fatto è diventato subito oggetto dell’at-tenzione collettiva a livello italiano ed europea, e si sono sollevate voci diverse, dalle istituzioni, alla socie-tà civile (individui, associazioni, or-ganizzazioni umanitarie, comunità migranti), che esprimono opinioni contrastanti, di profonda e sincera solidarietà e di lacrime amare e di rabbia, così come disprezzo, repul-sioni e paura xenofoba. I Laici Missionari Comboniani di Palermo e Agrigento sono da anni all’interno di una rete di associazio-ni e realtà che si occupano di ac-coglienza, di diritti dei migranti, di lotte antirazziste e per la realizza-zione di una multiculturalità su tanti livelli nei nostri territori.Il numero di questo mese è voluta-mente connotato dall’argomento in tutti i suoi articoli. Si parte da un momento di forte de-

nuncia dello stato dell’arte in Sicilia in materia di accoglienza, per pas-sare ad un focus in due articoli su come la città di Palermo ha risposto alla tragedia, attraverso una serie di momenti di confronto, di prote-sta, di dolore. La serie di spunti che vi proponiamo vuole essere la base per una rifles-sione su cos’è la normalità e cos’è la straordinarietà. Ci chiediamo costantemente quanto sia diventato normale per noi accettare che a po-chi chilometri dalle nostre coste la gente continui a morire a ritmi imba-razzanti, senza che un simile fatto non ponga il benchè minimo dubbio su quanto il nostro stile di vita e la prepotenza europea non siano La normalità della migrazione sosti-tuita nel XXI sec. con la normalità della morte quindi. A lenire questa considerazione, solo la straordina-ria bellezza di certi istanti di convi-venza umana che non ci stanchere-mo mai di valorizzare. Buona lettura e buona vita.

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voci dal mondo

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1Le autorità del Congo Brazzaville hanno vietato alle donne di indossare il velo islamico integrale (niqab e burqa) nei luoghi pubblici. Il provvedimento si applica sia alle musul-mane congolesi sia a quelle provenienti da altri Paesi. Secondo le autorità il divieto del

velo ha lo scopo di contrastare l’estremismo islamico. Il Congo Brazzaville è il primo Stato della regione a vietare il velo pieno viso. Un portavoce governativo ha detto che il Paese è laico e rispetta tutte le religioni, ma ha aggiunto che alcune donne musulmane avevano usa-to il velo come travestimento per commettere atti terroristici. Migliaia di persone, in maggio-ranza musulmani, sono infatti fuggiti dalla violenza nella vicina Repubblica Centrafricana e si sono rifugiati nelle moschee congolesi. Qui vivono e dormono. Il Governo di Brazzaville ha anche vietato ai musulmani di trascorrere le notti nelle moschee. Le moschee, sostengono i ministri, sono luoghi di preghiera, non rifugi.

VIETATO IL VELO INTEGRALE ALLE DONNE MUSULMANE

www.bbc.com.

2INDAGINE ONU SU ABUSI A CARICO DEI MILITARI FRANCESI

www.misna.it

Sono diventate un caso internazionale in poche ore le accuse di abusi su mi-nori a militari francesi in Centrafrica, contenute in un documento dell’Onu e rese note dal quotidiano britannico Guardian.

I fatti a cui ci si riferisce sarebbero avvenuti tra dicembre 2013 e giugno 2014 in un centro per sfollati nei pressi dell’aeroporto di M’Poko, nella capitale Ban-gui: ad essere coinvolti, secondo fonti della stampa francese, sarebbero fino a 16 militari, inquadrati nella missione Sangaris. Il “documento di lavoro”, così è stato definito in termini ufficiali, riporta alcune testimonianze dirette e indirette raccolte per conto delle Nazioni Unite: le vittime degli abusi sarebbero una de-cina di bambini tra gli 8 e gli 11 anni, che li avrebbero subiti in cambio di cibo o di denaro.Il ministero della Difesa francese ha assicurato che, se le accuse saranno prova-te verranno prese “le sanzioni più severe” nei confronti dei colpevoli e lo stesso presidente Hollande ha assicurato che in questo caso il suo atteggiamento sarà “implacabile”. Dopo la pubblicazione dell’articolo sul Guardian, il ministero della Giustizia aveva dovuto ammettere di stare indagando sulla questione da luglio 2014, su segnalazione della stessa Onu.Ad allertare le autorità francesi, a quanto si apprende, sarebbe stato lo svedese Anders Kompass, funzionario dell’Alto commissariato Onu per i diritti umani. Il Guardian sostiene che l’uomo abbia agito così “vista l’incapacità dell’Onu di agire per fermare gli abusi”, che in parte si sarebbero verificati quando già una missione di ‘caschi blu’ (Minusca) era stata dispiegata nel paese. Un’inchiesta su questo punto è stata chiesta anche da Paula Donovan, dell’ong ‘Aids Free World’, già in passato critica nei confronti delle Nazioni Unite su questo tema. È stata proprio Donovan a fornire il documento al Guardian.Da parte loro, le Nazioni Unite hanno confermato che l’Alto commissariato per i diritti umani ha indagato sul tema degli abusi avvenuti in Centrafrica, ma Stephane Dujarric, portavoce del segretario generale, ha definito il comporta-mento di Kompass “una grave violazione del protocollo”. Il funzionario è stato sospeso dai suoi incarichi e rischia il licenziamento.

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PELLEsulla loro6

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voci dalla città

di Alberto Biondo e Domenico Guarino

Da sempre sosteniamo che è in atto un “gioco al massacro” che punta dritto verso gli immigranti. Alcune settimane fa, la regia di questo massacro quotidiano è andata nuovamente e volutamente

in tilt durante gli sbarchi avvenuti a Palermo, Ragusa, Porto Empedocle, Catania, e Trapani. Tavoli di emergenza, task force, richieste di aiuto ai volontari. Si riaprono strutture fatiscenti palesemente inadeguate e si predispongono tendopoli, e poi? I tempi dell’attesa per iniziare il tramite per la richiesta di una protezione internazionale, diritto sacro-santo, diventano lunghissimi e i costi sproporzionati. Com’è possibile? Non possiamo negare che l’emergenza oramai è diventata strutturale perché funzionale al sistema. Come ricorda Stefano Liberti “il business dell’accoglienza è diventato strumento di spartizione di potere e che le cifre che ruotano intorno sono di 700 / 800 milioni di euro all’anno. Una gallina dalle uova d’oro” (Internazionale, 03 dicembre 2014).

http://www.mediciperidirittiumani.org

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nori in Sicilia, afferma che “que-sta sospensione temporale crea problemi inattesi ai migranti. Riat-tiva in loro traumi delle violenze subite durante il viaggio. Arrivati in Italia, vivono infatti un nuovo disagio, che non avevano previ-sto: li portano in centri di primo soccorso dove dovrebbero stare

massimo tre giorni e dove finiscono per passare anche sei mesi. In questo modo, si trasmette loro l’impressione di un paese che

non li vuole e che non è pronto ad accoglierli” (Stefano Liberti, In-ternazionale, 03 dicembre 2014).

Comunque tutto questo siste-ma di accoglienza basato sull’emergenza, non finisce

mai di stupirci. La presa in giro

più grande attualmente è il tanto sbandierato aumento del numero

E allora iniziamo ad intravede-re alcune delle ragioni per cui diventa difficile unire gli sfor-

zi per risolvere i problemi esisten-ti sul territorio. Capiamo perché alle organizzazioni umanitarie, incaricate di vigilare sulla tutela dei diritti dei migranti, viene im-pedito di operare serenamente ed in modo indipen-dente; perché gli alberghi dismes-si, palestre e ex ipab, spesso in condizioni de-plorevoli, sono usati come centri di accoglienza, come mai gli operatori dei centri CAS e SPRAR non sono pagati da mesi e i fondi per i mediatori lin-guistici vengono ridotti. Quest’ul-timo dato rappresenta un grosso problema, in quanto fa aumen-tare i tempi per la presentazione del modello C3 (ri-chiesta di protezio-ne internazionale) presso i commis-siariati o/e le que-sture. Risulta abba-stanza chiaro per chi cammina tra questi centri che “l’inazione, l’in-certezza del futu-ro, la mancanza di spiegazioni sono elementi struttura-li di buona parte del sistema d’acco-glienza, tanto per minori che per gli adulti. Lilian Pizzi, psicologa di Terres des hommes che lavora in diversi centri per mi-

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[...] alle organizzazioni umanitarie viene im-pedito di operare se-

renamente ed in modo indipendente.”

Palermo, 14 Aprile 2015. Foto Elisa Romanato.

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voci dalla cittàdelle Commissioni territoriali, co-stato al governo 2 milioni di euro (più di 200 mila euro per ciascu-na nuova commissione). Il rad-doppio ad oggi appare un flop, servito soltanto a spartire, ahimè, ancora una volta, qualche getto-

ne di presenza in più ai membri delle Commissioni (90 euro a se-duta). La Commissione di Palermo arranca perché i nuovi membri (specialmente quelli delle forze dell’ordine) sono impreparati, sia nella conoscenza del fenomeno che della tecnologia (uso di com-puter e programmi utili per il la-voro in commissione). I tempi di attesa non sono cambiati. Le cose non vanno meglio ad Enna e ad Agrigento dove ancora non si è partiti visto che la nuova commissione deve ancora formar-si e a Trapani dove i tempi medi di attesa sono pressappoco di 18 mesi. Anche qui, secondo la pre-fettura, i primi risultati dopo l’isti-tuzione delle nuove commissioni si vedranno non prima di sei mesi/un anno. I richiedenti asilo, dopo la com-

missione, attendono l’esito. I di-nieghi sono in aumento e con questi aumentano anche i giorni della loro permanenza nei centri di accoglienza con un aumento della spesa pubblica. I dati sono visibili a tutti: i dinieghi in Sicilia si

attestano al 50% delle do-mande di asilo per migran-ti provenienti da Gambia, Nigeria, Mali, Bangladesh e Pakistan, con dei picchi in alcune province del 60-70%. Questo incide sul nu-mero di ricorsi presentati e per fortuna vinti in molti casi. Ma a quale costo?Qualcuno ormai ha capito e non è più disposto a far-si prendere in giro e vuole andar via dall’Italia, come Patrick, che da tre anni vive

sulla propria pelle il purgatorio delle nostre leggi e della nostra ipocrisia. Il nostro impegno è quello di “im-pegnarci a interpretare, a raccon-tare, a non permettere che le vite dei migranti siano schiacciate e sprecate in questo modo. Che si-ano lasciate indietro, tanto indie-tro da sparire dalla nostra vista” (Roberto Saviano, Repubblica 20 aprile 2015). È assurdo che du-rante tutti questi anni non siamo ancora riusciti a maturare stru-menti sociali, culturali e religiosi per sapere e poter accogliere. Non dimentichiamo che i motivi per cui le persone partono da un paese sono gli stessi per cui noi partiamo dall’Italia e che l’Occi-dente ha delle responsabilità co-loniali ed economiche rispetto a molte parti del mondo.

Palermo, 14 Aprile 2015. Foto Elisa Romanato.

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Una postilla di dovere: tre punti per continuare a riflettere

1. L’emergenza immigrazione è stata chiusa per decreto il 28 febbraio 2013 dal ministro dell’interno Anna Maria Cancellieri durante il governo presie-duto da Mario Monti. I migranti che erano dentro le strutture sono stati invi-tati ad andar via, con una buonuscita di 500 euro. Dovremmo già pensare in tante altre “buonuscite” visto la lungaggine dei tempi e l’affollamento nelle strutture.

2. Si dice senza citare nessuna fonte, un dato, un numero, che “non tutti i pas-seggeri delle navi dei trafficanti sono

famiglie innocenti”, ventilando l’ipotesi che questi viaggi alimentino un flusso di

terroristi dalla Libia all’Italia. Si da quasi per scontato che questa immigrazione sia riducibile a un fenomeno illegale e

che come tale vada contrastata (Christian Raimo, internazionale, 23 aprile 2015). È interessante notare come tutto questo avviene perché il linguaggio non viene più usato per descrivere i fatti, ma per

costruirli, anche se non dimostrabili.3. Tutti e tutte non pensiamo di essere esenti da un lavoro di sensibilizzazione. “Gli autobus, treni, discoteche, ristoranti, alberghi, stadi, negozi, radio, tv (trasmissioni di intrattenimento comprese), giornali, campi di calcio, chiese, scuole, luoghi di lavoro, cimiteri, strade, condo-mini, supermercati, servizi pubblici, commissa-riati, tribunali e sedi istituzionali di ogni livello e, naturalmente, l’infinito groviglio della rete sono lo spazio dove il razzismo quotidiano non ha confini e gli anticorpi culturali, sociali, poli-tici e istituzionali per restringerlo sono ancora del tutto insufficienti e inadeguati”. Grazia Naletto (presidente di Lunaria e co-portavoce della Campagna Sbilanciamoci!)

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voci dalla città

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cosa succede alle nostre

PORTE?GIORNI DI UNA PALERMO

CHE SI INTERROGA10

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voci dalla città

di Giulia Di Martino

Sembra ieri il 3 ottobre 2013, quando la Sicilia, l’Italia e l’Europa tutta, hanno realizzato con sgomento di trovarsi di fronte alla più grande tragedia mai avvenuta nel Mediter-raneo. Eppure il tempo ha riportato tutto alla normalità, l’Europa ha continuato nel suo

cammino di rafforzamento delle frontiere continentali, e la vita ha continuato a scorrere nel silenzio più grave. E siamo arrivati al punto in cui il grave e l’inimmaginabile è successo. Di nuovo. E con un nuovo record di morte.Non stupisce quindi il fatto che a Palermo, le reazioni alla notizia del naufragio del 18 aprile scorso, hanno la forma di una mobilitazione multilivello, con la partecipazione un gran nu-mero di cittadini, comitati ed associazioni palermitane, e la presenza attiva delle istituzioni locali. Ma non stupisce neanche la diffusa e inquietante preoccupazione al pensiero che il dolore e la rabbia critica vengano ben presto dimenticati. Di nuovo.Diversi momenti di dibattito, confronto, divulgazione e soprattutto pressione dal basso, hanno scandito queste giornate, con l’inquietudine diffusa e condivisa di chi vorrebbe che questa volta la protesta non si spegnesse e che si riuscisse a dare continuità programmatica alle idee propositive che sono state elaborate in tanti anni di morti.

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voci dalla cittàLa sera stessa di sabato 18 aprile un gruppo di cittadini del coordi-namento antirazzista di Palermo e simpatizzanti, ha distribuito fiori e volantini al Politeama, intercettan-do per quanto possibile il flusso di persone che il sabato sera invadono il centro. Davanti alla spiegazione di cosa l’europa è responsabile, e cosa comporterebbe l’apertura di canali umanitari, molte risposte diverse: tanta gente che continua a chiudersi in una visione impauri-ta del migrante terrorista o ruba-lavoro, ma anche parecchia che si dichiara d’accordo ma che non si ferma ad ascoltare la questione nel dettaglio. I dettagli sono importanti, bisogna essere preparati di fronte all’ambiguità delle istituzioni, con dati e strategie che non lasciano margine al dubbio.

20.04.15. Assemblea cittadina pres-so la sede della Consulta delle Cul-ture.L’amministrazione ha poi indetto

un’assemblea cittadina aperta a tutti, presso la sede della Consulta delle Culture, giorno 20 Aprile. Pre-senti naturalmente i membri della

Consulta, il Sindaco, gli assessori e alcuni consiglieri comunali, ma so-prattutto presenti le realtà antiraz-ziste della città. Saluti e pre-sentazioni ini-ziali, da parte del presidente della Consul-ta, Dr. Adam Darawsha, del Sindaco Orlan-do e del Pre-fetto, la Dott.ssa Cannizzo, sono stati con-notati da quel tipico cordo-glio intriso di drammaticità proprio delle cariche istituzionali in momenti in cui c’è da cogliere una preziosa carica emotiva. Oltre ad essi, era-no presenti importanti cariche di al-tre nazionalità, quali il console del Ghana e della Tunisia.Poco prima di dare il microfono ai numerosi relatori e relatrici che han-

no esposto vari aspetti della situa-zione, è stato letto un documento/co-municato stampa redatto dalla Con-sulta, in cui viene ribadita la posi-zione della della stessa e dell’am-ministrazione a totale sostegno del diritto della Mobilità Interna-

zionale Umana, e per il cambiamen-to radicale delle politiche europee che rifiutano da sempre l’apertura di corridoi umanitari e di modalità

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di assegnazione dei permessi diret-tamente nei paesi di origine, fatto che impedirebbe a monte i viaggi della morte.Inutile dire che un contesto assem-bleare del genere ben si presta alla ripetizione di molti concetti, varia-menti esposti ma identici nella so-stanza. L’indignazione d’altronde è abbondantemente condivisa, tanto dalla gente militante da sempre, quanto da molti altri partecipanti che hanno riempito la sala, richia-mati dall’orrore dei fatti avvenuto qualche ora prima.Vale la pena però riprendere alcuni punti salienti, ed alcune parole par-ticolarmente significative. Alcune hanno presso la forma di una con-divisione di uno stato d’animo. “La colpa è mia. Mi sento e sono impo-tente, perché non posso fare altro che piangere, solo che piangere non basta”. L’intensità del pensiero di Abraha Yodit, mediatrice cultura-le, ha espresso la stanchezza di chi da anni lavora per l’ac-coglienza dei fratelli migranti e si ritrova a conbattere con-tro i giganteschi meccanismi che mandano a morte centinaia di persone.Altre parole invece si fanno breve ma puntuale analisi. Il Prof. Fulvio Vassallo Paleologo centra un nodo importante parlando del contesto geopolitico nordafricano e medio-rientale, fortemente caratterizzato da instabilità di vecchia e nuova

data. La presenza delle milizie dello stato islamico in paesi nodali per i flussi di migranti (Libia in pri-mis), spinge tanta parte di opinione pubblica, di mass media, di cariche istituzionali, a chiedere l’intervento militare immediato, che possa colpi-re i cosiddetti “trafficanti” nelle loro operazioni disumane. Come invece fa notare il professore, esistono i questi paesi numerosi soggetti che con grandissimo sforzo sono impe-gnati in processi lenti di pace e me-diazione. È a queste “figure demo-cratiche” che deve andare il nostro sostegno, contro qualsiasi velleità di forza militare, che ha come risultato proprio quello di far saltare questi percorsi. Ad arricchire la riflessione, il punto di vista di chi pratica la lotta per i diritti nel territorio, giorno per gior-no. Ed a palermo si rivendicano bi-sogni primari quali la casa, da tante persone senza lavoro reddito, sen-

za reddi-to, senza voce. Esi-stono mol-te realtà di lotta per la casa, ed al loro interno tant iss ime famiglie di altre na-z ional i tà , anche tanti

rifigiati politici e richiedenti asilo, vanno ad ingrossare le fila degli indigenti dimenticati (la passerella istituzionale è troppo corta per ar-rivare a toccare questa problema-tica), degli invisibili senza voce né margini di riscatto.

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voci dalla cittàLa premessa serve ad introdurre l’in-tervento di Ivan Lungo, membro del Comitato PrendoCasa di palermo. “L’integrazione nasce nel momento in cui ci si mette fianco a fianco per autodeterminare i propri diritti.”Il riferi-men to è relati-vo alle e s p e -r ienze di oc-cupazioni di edifici comunali in sta-to di abbandono, che hanno visto protagoniste famiglie di migranti e di palermitani, in una cooperazione che rappresenta una forza dal bas-so unica. Su una tale potenzialità bisogna quindi puntare, lavoran-do con solidarietà concreta per la costruzione e la vivibilità dei nostri territori.A seguire Sergio Cipolla, direttore del CISS sicilia (Cooperazione In-ternazionale Sud Sud), ha offerto una suggestione in grado di identi-ficare una volta per tutte i fenomeni migratori che ci interessano: “Il vero crimine è far finta che sia straordi-nario migrare. La migrazione è un fatto normale, e bisogna lavorare per renderlo tale nell’immaginario di tutti.” Laddove vi è un differenzia-le di ricchezza, non ci si può non aspettare che i flussi di persone va-dano da paesi come ad esempio l’E-tiopia (PIL pro capite: 500 € l’anno) a paesi come l’Italia (PIL pro capi-te: 37.000 € l’anno). Soprattutto se ci si rende conto che la ricchezza che noi occidentali generiamo, è possibile grazie allo sfruttamento di risorse e materie prime dei paesi di partenza dei flussi.

Per quanto riprendere determinati concetti sia funzionale ad alimen-tare la battaglia che ci si appresta a portare avanti davanti all’europa delle istituzioni e di Frontex, l’as-semblea si è configurata come un

insieme disomogeneo di parole interessanti e di punti di vista ine-diti, carente sul fronte della programmazione concreta di un piano d’azione condiviso; si

è comunque usciti dall’incontro con con uno spiraglio di dialogo con le istituzioni, che si spera possa essere sfruttato con intelligenza per porta-re a risvolti concreto.

21.04.15.Presidio davanti la Prefet-tura.È difficile capire adesso se e quali miglioramenti a lungo termine nel sistema dell’accoglienza saranno raggiunti. Nel brevissimo è partito un faccia a faccia diretto con la Pre-fetta, che ha ricevuto una delega-zioni di persone fra quelle presenti al presidio davanti la Prefettura, avvenuto in contemporanea a molti altri in diverse città italiane.Da parte della delegazione, la vo-lontà di ribadire, in un tavolo di confronto di un certo livello, che i migranti che muoiono nel mediter-raneo sono uccisi dalla normativa italiana ed europea, e di avanzare una critica implacabile alle condi-zioni di accoglienza in Sicilia. Pre-carietà ed inadeguatezza costrin-gono ad una perenne condizione di emergenza, senza alcuna pro-gettualità globale. Molte di queste difficoltà, a livello nazionale, sono causate dal trattato di dublino sud-

“La migrazione è un fatto normale, e bisogna lavorare per renderlo tale nell’immagi-

nario di tutti”

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voci dalla cittàdetto, che di fatto impedisce una equa e volontaria distribuzione dei migranti nei vari paesi europei.I gravi deficit nell’organizzazione locale dell’accoglienza, spingono a chiedere: • un confronto più stringente e costante con le associazioni che nel territorio lavorano sull’immi-

grazione;• il ripristino dei CONSIGLI TERRITORIALI, e il loro allargamento ad associazioni che ne hanno

fatto da tempo richiesta;• la collaborazione nel monitoraggio delle strutture, attualmente svolto da alcune associazioni

che finora sono state invece intralciate proprio dalle forze dell’ordine e dalla burocrazia.La prefetta ha espresso la sua posizione nei confronti delle problematiche esposte, dichiarandosi concorde al diritto delle persone di spostarsi, mentre sul piano dell’accoglienza locale, ha rincarato la dose, informando che per quest’anno nessun ente gestore di centri di accoglienza ha risposto al bando pubblicato, creando di fatto una lacuna spaventosa. Ha espresso un parere positivo in me-rito all’accoglienza diffusa, creando un precedente favorevole per permettere alle singole famiglie e comunità di ospitare.

24.04.15.Fiaccolata silenziosa a BallaròFotoracconto di Biagio Salerno

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U N C A L C I O ALL’INDIFFERENZA

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testo e foto di Fausta FerruzzaOsservatorio contro le Discriminazioni Nourredine Adnane

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All’ultima ecatombe di migranti nel Medi-terraneo le persone sensibili rispondono non solo commiserando, ma agendo nel proprio campo di azione. Così Rachid Berradi, noto atleta italo-marocchino, ha invitato a dare “Un calcio all’indiffe-renza”, organizzando immediatamente un torneo di calcio a sette sul prato del Foro Italico di Palermo, in cui ha coinvol-to tante realtà diverse. Gli universitari del CUS, i ragazzi stranieri dei centri di accoglienza,i bambini e le bambine della scuola Ferrara, una rappresentativa della polizia hanno giocato mettendo in scena la possibile, indispensabile convivenza tra culture. Un momento di preghiera ha ac-comunato religiosi dell’islam, ebraismo, induismo, cattolicesimo. Il vento ha spinto i palloncini bianchi lanciati in aria verso la città e i fiori gettati in mare verso la scogliera, dove tanti e tante non hanno mai trovato approdo.

Ma perché costringere la gente a imbar-carsi per avere l’asilo cui hanno sicura-mente diritto? Questa domanda vaga an-cora insieme ai palloncini e ai fiori, verso le orecchie sorde d’Europa.

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campagne eventi

Cantieri Culturali della Zisa

SETTIMANA

CULTUREdelle

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Mostra Al di là del mare In collaborazione con ARCI Palermo, aperta al pubblico dalle ore 16 alle 20 presso la bottega 4. Quadri eseguiti dai ragazzi stranieri del centro di accoglienza di Caltagirone.

Film documentario “I messaggeri” (Les messagers) di Hèléne Crouzillat e Laetitia Turapresso la Sala Perriera dalle 18.30 alle 21.30; proiezione in anteprima nazionale; segue dibattito sulle migrazioni.

Convegno “Al di là del mare” presso la Sala Perriera dalle 16.30 alle 21; in collaborazione con Emergency e ARCI Palermo.Sulla tematica dei viaggi migratori e dell’asilo in Europa. Sappiamo molto bene che non è facile il riconoscimento dei corpi dei migranti morti in mare per la mancanza di indizi sufficienti. Ma l’abbandono to-tale nel quale versano le fosse dove queste persone sono state inumate è il segno tangibile di un degrado umano e sociale che va oltre ogni limite di civiltà.

12 - 17giovedì

“I tanti volti della tratta e dello sfruttamento”Incontro presso la Sala Perriera dalle ore 17.30 alle 21.00; l’iniziativa, sul tema della tratta di esseri umani e sulle varie forme di sfruttamento e nuove schiavitù, prevede interventi di relatori, giornalisti, operatori del settore, te-stimonianze, letture drammatizzate di storie vere di vittime della tratta e dello sfruttamento, proiezioni video. 11

FORUM ANTIRAZZISTA

COORDINAMENTO ANTITRATTA FAVOUR AND LOVETH

maggio

lunedì

14

15venerdì

campagne eventi

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campagne eventi

veglia ecumenicaInizio

Chiesa del Gesù - piazza Casa Professaore 19,30

Fiaccolata piazza Casa Professa -- piazza Pretoria

Conclusione Palazzo delle Aquile - piazza Pretoria

ore 21,15

ADESIONIAli d’Aquila - Comunità San Francesco Saverio - Chiesa Valdese via dello Spe-zio Palermo - Laici Missionari Comboniani - Chiesa Valdese Trapani e Marsala - Comunità di Vita Cristiana Palermo - Parrocchia SS. Pietro e Paolo Apostoli - Associazione Genitori Omosessuali - Comunità Kairos - LiberaCon il patrocinio del Comune di Palermo

“TI LODO, PERCHÈ MI HAI FATTO COME UN PRODIGIO; SONO STUPENDE TUTTE LE

TUE OPERE”(Salmo 139, 14)

14PER IL SUPERAMENTO DELL’OMOFOBIA E

DELLA TRANSFOBIA2015maggio

con la partecipazione della Corale Mauriziana e della Corale Freedom

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