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“Manovre di corda” (Febbraio 2009)

“Manovre di corda” - Comune di Rovigo · 2 Prefazione Le manovre di corda fanno parte del DNA degli alpinisti e degli speleologi. In questo breve trattato sono presentate le sole

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“Manovre di corda” (Febbraio 2009)

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Prefazione Le manovre di corda fanno parte del DNA degli alpinisti e degli speleologi. In questo breve trattato sono presentate le sole manovre di base che possono rendersi utili nelle attività di protezione civile. Non verranno quindi presentate operazioni particolarmente complesse e pericolose, rimandando ai professionisti tali compiti. Inevitabilmente faremo conoscenza con alcuni semplici attrezzi quali moschettoni, discensori ed imbraghi indispensabili per le operazioni di base. Dopo avere imparato ad eseguire i nodi oggetto del precedente corso ora ci addentriamo nelle tecniche di utilizzo ricordando che ogni operazione deve esse fatta solo se si è nella piena consapevolezza di poterla fare correttamente e senza esitazioni, un errore anche minimo potrebbe infatti risultare fatale e mettere a forte rischio l‟incolumità nostra e dei nostri compagni. Sarà quindi opportuno, qualora l‟argomento trattato sia di interesse, non limitarsi alla lettura del presente fascicolo ma esercitarsi, dapprima con persone esperte, e successivamente ripetere fino alla nausea le singole operazioni per non farsi trovare impreparati nel momento del bisogno. Le più comuni manovre di corda Introduzione Nel corso di questo trattato riprenderemo in maniera più approfondita alcune nozioni sulle corde, rivedremo alcuni nodi ed impareremo a combinarli insieme e prenderemo visione con alcuni strumenti tipici di chi percorre vie verticali. Il risultato non sarà quello di diventare dei provetti alpinisti ma di poter eseguire in sicurezza alcune manovre che spesso ci capita di dover fare o meglio prendere coscienza che alcune cose non vanno assolutamente fatte. Nella redazione di questo manuale mi sono avvalso della mia modesta esperienza alpinistica e di alcuni testi tecnici in uso nelle scuole di alpinismo. Riconoscendo l‟incontestabile fattore di pericolosità che queste manovre comportano, e che, spesso, la non osservanza delle regole di sicurezza ha causato incidenti anche fatali, l‟autore declina ogni responsabilità in caso di incidente. Tutte le manovre inserite presentano la descrizione delle singole fasi di esecuzione ed alcune di esse sono correlate anche dalle immagine a supporto delle singole descrizioni. Molti anni fa le corde erano costruite con fibre naturali quali la canapa e la manila. Corde del genere erano assolutamente inaffidabili, dal momento che raramente non si spezzavano in caso di sollecitazione. Inoltre essendo statiche facevano subire al corpo dell‟ assicurato un notevole urto a termine dello strappo; in caso di pioggia o gelo diventavano quasi inutilizzabili. Questa situazione perduro finche dopo la seconda guerra mondiale comparvero e prime corde in fibra sintetica. Queste erano intrecciate come un cavo d‟ acciaio con tre grossi trefoli attorcigliati . Sebbene certamente migliori, anche queste corde avevano grossi difetti quali un eccessivo allungamento e la tendenza ad attorcigliarsi a causa del sistema di costruzione. Quest‟ultimo difetto faceva si che una vota appesi nel vuoto si girasse in continuazione. Le corde da arrampicata come le conosciamo oggi nacquero negli anni „50. Queste corde sono formate da una “calza” o „guaina” che avvolge un‟anima interna, formata da numerosi (10- 12) fili paralleli formati a loro volta da fibre intrecciate. La finzione della calza e quella di proteggere l‟anima a cui spetta il compito più importante e cioè quello di sopportare le sollecitazioni di eventuali cadute. Diametri e lunghezze delle corde da alpinismo Esistono corde cosiddette “singole” e “mezze” corde. Le prime hanno diametri variabili dai 10 ai 12 mm e possono essere usate singolarmente per arrampicare. Le mezze corde hanno diametri da 8 a 9 mm e per offrire garanzie di sicurezza devono essere usate in coppia. I capi delle corde sono in genere marcati con a dicitura “1” o “1/2‟ ad indicare la categoria alla quale appartengono. In genere la lunghezza cella corda varia da 45 a 50 metri e quest‟ultima misura sta oggi andando per la maggore sia per le scalate alpine che per quelle in falesia. Ci sono anche corde da 55 o 60 metri che anno usi più specifici e si usano spesso sulle arrampicate su ghiaccio.

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Ancora qualche nozione sulle corde Costruzione Una corda è fatta da una serie di cordini paralleli formati a loro volta da fibre intrecciate e dalla calza, anch‟essa di fibra sintetica e tessuta attorno all‟anima [fig. 1]. L‟anima e la responsabile dalla maggior parte della forza e del peso (70- 75%) della corda e anche delle proprietà dinamiche che in pratica consistono nella capacita di allungamento sotto carico. La calza, di diversi colori, protegge l‟anima e conferisce le caratteristiche di maneggevolezza alla la corda, essa deve essere costruita in modo da non scivolare lungo l‟anima. Una calza dalla trama molto fitta e stretta rende una corda piu rigida ma più resistente all‟abrasione, viceversa una calza la cui trama è più lenta si maneggia più facilmente ma subisce una maggiore abrasione sulla roccia. Inoltre e possibile che la polvere penetri all‟interno danneggiando anche l‟anima. Una calza soffice scivola anche più facilmente sull‟anima e questo può produrre rigonfiamenti ben visibili e fastidiosi. L‟anima in genere è bianca perché la colorazione delle fibre ne riduce le caratteristiche. La calza invece è colorata e questo fatto rende ben visibile la corda, inoltre permette di riconoscere subito eventuali tagli dai quali si evidenzia il biancore dell‟anima. Le corde possono essere anche idrorepellenti qualora le fibre siano trattate con paraffina, teflon o silicone. Questa caratteristica permette di evitare l‟aumento di peso dato dalle fibre impregnate d‟acqua.

Tenuta della corda Il carico di rottura di una modena corda e molto al di sopra della sollecitazione che essa riceve nel caso di caduta. Una corda da 11 mm ha un carico di rottura di circa 2300 kg e una da 9 mm di circa 1500 kg. La presenza di nodi causa una diminuzione delle prestazioni massime valutabile dal 25% al 45% in relazione al nodo utilizzato. Anche lo scorrimento della corda su uno spigolo abbassa la tenuta (circa il 30% su uno spigolo con un raggio superiore ai 55 mm quale quello di un moschettone). Più lo spigolo è tagliente minore è la tenuta della corda. Questo accade perchè tutto lo sforzo tende a concentrarsi nel punto di attrito invece di essere distribuito su tutta la lunghezza della corda. Tuttavia una corda moderna e ben tenuta si romperà ben difficilmente e, se questo dovesse accadere, succederà più facilmente a causa di uno spigolo affilato. Acqua e gelo diminuiscono notevolmente le caratteristiche meccaniche delle fibre e indeboliscono la corda.

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Assorbimento dell’energia La capacita di una corda di assorbire l‟energia creata da una caduta dipende dalla sua capacità di allungamento; questa a sua volta dipende dalle fibre e da come sono intrecciate e assemblate. L‟energia di caduta viene cambiata dall‟attrito in calore e così dissipata. Una corda che ha un buon allungamento arresterà una caduta con dolcezza; diversamente si comporterà una corda con minore elasticità. La massima forza espressa sulla corda al momento dell‟arresto e detta “forza di impatto” e l‟allungamento conseguente è “l‟allungamento massimo”. Una bassa forza di impatto vuol dire un grande allungamento. Ciò significa che più una corda si allunga minore e lo shock subito dal corpo e da tutte le parti del sistema di assicurazione. Per contro però maggiore è l‟allungamento e maggiore sarà la caduta dell‟arrampicatore, aumentando la possibilità di urti su cenge sottostanti o sul terreno. In una caduta di media entità l‟allungamento ottimale varia da 10 a 15 per cento. Il carico di rottura è molto meno importante della forza d‟impatto. Una corda potrebbe essere fortissima ma se ciò si ottiene a scapito di un arresto dolce in caso di caduta le conseguenze che ne derivano risultano inaccettabili al nostro organismo. Teoricamente il corpo umano può sopportare per brevi periodi una forza pari a 12-15 volte il suo peso. Per questo la massima forza di impatto di una corda deve essere 1200 kg. Fattori di caduta I fattori di caduta sono un concetto utile per comprendere le forze implicate in una caduta. Mentre l‟energia sviluppata in una caduta e proporzionale all‟altezza della caduta stessa, la capacità della corda di assorbire questa energia è proporzionale alla lunghezza di corda sollecitata. Il fattore di caduta è dato dal rapporto fra la lunghezza della caduta e la lunghezza della corda interessata ed in condizioni normali è variabile fra O e 2 [fig. 1]. Per esempio se il capocordata cade da un‟altezza di 5 metri al di sopra del punto di sosta e senza protezioni intermedie, il volo complessivo sarà di 10 metri e il rapporto fra questi due valori è 2. Lo stesso è per una caduta di 30 metri iniziata a 15 metri dalla sosta; tuttavia se nel tratto interessato 1‟ arrampicatore avesse utilizzato una protezione intermedia, ad esempio 5 metri sotto il punto di caduta, quest‟ultima sarebbe stata di 10 metri con 15 metri di corda interessata e quindi con un fattore di caduta uguale a 0,6. Il fattore di caduta può essere aumentato sopra il 2 se durante la caduta si recupera della corda. Il fattore di caduta dà un‟indicazione della severità di una caduta; minore esso è, minore la forza implicata. Fattori di caduta maggiori di 1 sono da considerarsi seri. Se quanto appena detto e un utile mezzo per capire che cosa accade in una caduta, tuttavia non ne offre un‟ immagine completa. Un volo assai lungo aumenta il tempo di impatto, il tempo di arresto e di conseguenza il tempo di sollecitazione della catena di sicurezza. Inoltre maggiore è la caduta più aumentano le possibilità di impatto con la roccia.

fig. 1: Fattori di caduta a) Fattore 2. lunghezza del volo 8 metri, diviso per la corda sfilata. b) Fattore 1: 4 metri di caduta con 4 metri di corda sfilata. c) Fattore 0,5: caduta di 2 metri.

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Manutenzione della corda La corda è un pezzo vitale dell‟attrezzatura. Per prima cosa si dovrebbero usare solo corde che portano il marchio UIAA e l‟arrampicatore deve conoscere la storia della sua corda. Numerosi fattori influenzano la durata di una corda e, sebbene non marcisca, una corda di nylon si deteriora col tempo, non importa in che condizioni è stata conservata. Altri tipi di danni meccanici derivanti dall‟uso sono inevitabili. Il nylon ha un punto di fusione molto basso (circa 250° C) e quindi può facilmente essere fuso da fiamme, metalli roventi o semplicemente da una violenta frizione quale quella di due corde che si accavallano in un punto durante una caduta. Le corde doppie e l‟alta velocità di discesa danneggiano particolarmente la calza che potrà presentare dei settori più irrigiditi i quali rendono poco piacevole la manipolazione della corda. Anche i prodotti chimici possono essere dannosi e quindi tenete lontana la corda da acidi, alcali, oli, petrolio e simili. In particolare l‟acido delle batterie delle macchine ha causato la rottura di corde da arrampicata. Le radiazioni ultraviolette rovinano il nylon indebolendolo. Conservate le corde in luoghi asciutti e bui, freschi e ventilati: il vetro non annulla i raggi 11V. Di conseguenza fate attenzione ad usare vecchie corde rimaste su pareti soleggiate e magari nei pressi del mare: potrebbero essere danneggiate dai raggi 11V e dalla salsedine. Ovviamente il deterioramento aumenta con la quota in quanto l‟atmosfera protegge meno dai raggi 11V. La prima cosa che si nota dopo qualche tempo di uso della corda è la sottile peluria che si forma sulla calza; questa può generare qualche perdita di forza ma più che altro migliora le caratteristiche di maneggevolezza. Alcune corde hanno subito un trattamento chimico al fine di rallentare la formazione di questa peluria la cui quantità può essere una buona spia per valutare come e quanto una corda e usata [fig. 1]. Le corde sono rapidamente abrase o tagliate dallo sfregamento su spigoli vivi e quindi cercate se possibile di toglierle da simili posizioni. La polvere di roccia penetra tra le fibre fino ad arrivare all‟anima causando un‟azione abrasiva quando la corda è sollecitata e compressa. Non camminate sulla corda e siate particolarmente attenti se avete i ramponi. Le corde sporche sono più difficili da annodare e maneggiare. Le corde possono essere lavate in acqua ad una temperatura non superiore ai 30-40 C con un sapone per tessuti delicati e sintetici. Il lavaggio è fattibile a mano o in lavatrice con un programma per tessuti delicati. Ovviamente l‟asciugatura si compie lontano da fonti di calore o dalla luce diretta del sole. Una volta sostenuta una caduta le corde hanno subito un forte danno poiché le fibre sono irreversibilmente stinte. Ciò è ben visibile nei test di caduta dove la corda perde progressivamente la sua capacita di assorbire l‟urto arrivando infine a rompersi. Dopo una caduta bisogna dare il tempo (almeno 10 minuti) alla corda di recuperare parte dell‟elasticità persa; se possibile, sciogliete e rifate ogni nodo sollecitato per ripristinarne la capacita di assorbire energia. Sarebbe infine auspicabile legarsi al capo opposto della corda qualora il fattore di caduta sia stato superiore allo 0,5. Le corde sono più maneggevoli se prive di nodi e attorcigliamenti creatisi attorno all‟asse longitudinale. Questo inconveniente è frequente ed è peggiorato da un cattivo uso della corda o dallo scorrimento della stessa su angoli che non siano perpendicolari all‟asse longitudinale. L‟azione di avvitamento dovuta a casi simili si ripercuote sulla corda manifestandosi in attorcigliamenti più o meno gravi. L‟inconveniente viene rimediato sospendendo la corda nel vuoto per la lunghezza oppure asciandola stesa ad esempio in un prato. In questo modo le fibre attorcigliate avranno modo di scaricare la torsione. Lo stato di usura della corda dipende dal numero di ore di utilizzo, dalla roccia sulla quale la si è usata, dalle condizioni climatiche e dalle sue caratteristiche costruttive. Se una corda è tagliata, non deve più essere usata o tutt‟al più accorciata al punto dove è tagliata, I capi tagliati vanno bruciati oppure si può usare un coltello arroventato. Non usate più una corda venuta a contatto con sostanze chimiche. Le porzioni che risultano più morbide e soffici del resto devono ingenerare sospetto. Una corda che ha sopportato una caduta con fattore superiore a 1 deve essere tolta dalla circolazione. Nessuna corda con più di cinque anni d‟ anzianità deve essere considerata sicura, Al massimo, una corda trattata bene può essere usata per un paio d‟anni, se impiegata solo nei fine settimana, ma con un uso intensivo dovrebbe essere cambiata ogni tre mesi - un‟anno. Le corde dismesse possono ancora essere usate per altri scopi quali l‟arrampicata con assicurazione dall‟alto (moulinette o toprope) e le corde doppie.

fig 1) Tre mezze corde

una corda nuova da 9 mm

una corda dello stesso dametro alla fine della sua vita

ed una corda danneggiata da una caduta su uno spigolo affiato.

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Corde statiche Le corde da arrampicata sono dinamiche ma in certi casi si preferiscono corde statiche. Queste hanno un allungamento minimo sebbene mantengano le caratteristiche di tenuta di una corda normale. Esse sono specialmente usate come corde fisse per risalite e lunghe discese e sono valide anche per il soccorso alpino. Sono particolarmente adatte alla speleologia.

Fettucce e cordini Si tratta di spezzoni di corda di diametri variabili da 9 a 3 mm spesso usati nei mezzi di protezione. A differenza delle corde normali esse sono generalmente degli spezzoni di circa un metro che vengono annodati in modo da formare un anello. Data la minima elasticità hanno una scarsa capacità di assorbimento energetico ma sono estremamente resistenti, flessibili e facili da annodare. Altri materiali come il kevlar o lo spectra sono estremamente resistenti e leggerissimi ma tuttavia non possono essere usati come corda di progressione. Le fettucce di nylon sono usate allo stesso modo per protezione ma sono piatte e possono essere costruite in due modi diversi. Esiste la fettuccia detta tubolare, costituita da un cilindro continuo di tessuto che poi viene appiattito; c‟e poi la fettuccia realmente piatta e cioè formata da un‟unica trama di filato, intessuto in modo da formare una striscia larga e sottile. Le fibre longitudinali conferiscono resistenza mentre quelle orizzontali mantengono la forma. Le misure variano da 10 a 15 mm e lo spessore da 2 a 3 mm [fig. i]. Alcuni modelli presentano delle sottili strisce longitudinali di colore nero o comunque diverso dal dominante: ciascuna striscia indica 500 kg di tenuta. Cordini e fettucce subiscono il medesimo deterioramento delle corde e vanno trattati alla stessa maniera. in particolare le fettucce a causa della grande superficie sono esposte maggiormente all‟ abrasione e ai raggi 11V.

fig 1 Su dei due tipi principali di fettuccia di nylon: la fettuccia bianca è tubolare mentre la fettuccia colorata è piatta.

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Tenuta dei nodi Nonostante i nodi indeboliscano la corda, essi sono necessari e la scelta di uno piuttosto che di un‟altro varia da situazione a situazione e dalle caratteristiche del nodo scelto. Inoltre esistono altri elementi di indebolimento nella catena di sicurezza. Per una corda singola un importante fattore è il suo stesso diametro. I punti di rottura dei principali nodi sono riportati nella tabella seguente.

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Legarsi ad una corda Legatura in vita La prima cosa da imparare nell‟uso delle corde è quella di sapersi legare ad essa correttamente. Esistono diversi metodi di legarsi alla corda e in genere differiscono per il tipo di nodo usato e per la presenza o meno di un‟imbracatura. Assolutamente da sconsigliarsi se non in situazioni in cui non si possa agire diversamente. Il sistema consiste nel legare direttamente la corda attorno alla vita usando un nodo a otto doppio o un bulino doppio. Anche pochi minuti di completa sospensione con una simile legatura generano senso di soffocamento e dolore. In caso di caduta i danni subiti possono essere assai gravi soprattutto a carico della spina dorsale e degli organi interni. Nei Paesi anglosassoni per evitare la legatura diretta della corda attorno alla vita si usa la Swami Belt, cintura ottenuta con più giri di fettuccia alla quale viene poi legata la corda [fig. 1]. Tuttavia avendo della fettuccia è più opportuno legarsi diversamente: con circa tre metri di fettuccia formate un anello e, tenendolo aperto, partendo da dietro, passatene una parte attorno alla vita. Avrete così due anse che dovete tenere unite con la mano. La rimanente parte dell‟anello si troverà a penzolare fra le gambe, sul didietro. Prendete anche questa parte e portandola sotto le gambe riunitela all‟anello della vita. Avrete in questo modo tre anse che devono essere unite con un moschettone a ghiera oppure direttamente con la corda. Per evitare che l‟imbracatura così ottenuta si sposti oppure possa scivolare dalla vita è possibile bloccare le due anse della cintola con due asole nelle quali far passare la corda (che comunque deve passare anche nell‟ansa inferiore). Tale espediente permette anche di regolare meglio la misura del tratto di vita.

fig. 1. Cintura Swami di fettuccia larga passata tre volte attorno atta vita e bloccata con un nodo di fettuccia. Le estremità del nodo dovrebbero essere sufficientemente lunghe da eliminare ogni possibilità di loro risucchio La corda viene unita con un bùlino.

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Nelle figure che seguono vengono evidenziati altre modalità di legatura alla corda in assenza di imbracature.

Nodo bulino infilato con due giri alla vita, asola a due metri circa dal capo della corda. Da utilizzarsi solo su terreno facilissimo.

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Nodo bulino doppio con bretella. Lunghezza della corda di circa 2 metri doppia. Da usarsi solo su terreni facili.

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Imbracatura delle guide alpine

Viene eseguita con tre bracciate di corda partendo dal bulino doppio con bretella, avvolgendo le due cosce e terminando infilando nuovamente il bulino doppio. Da usarsi su terreni medio - difficili.

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Alcuni particolari della costruzione dell‟ imbracatura delle guide alpine.

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Imbracature Per eliminare gli inconvenienti e le scomodità di una imbracatura di emergenza è sempre meglio poter disporre di una vera e propria imbracatura. Le imbracature oggi in commercio hanno raggiunto un alto grado di perfezione e si dividono in due grandi categorie: quelle cosiddette “basse” e quelle con legatura alta. In genere oggi tutti preferiscono le basse ma esistono parecchie controindicazioni all‟uso di queste imbracature, soprattutto se si opera in alta montagna. I modelli esistenti differiscono per le soluzioni tecniche adottate ma sostanzialmente sono tutti formati da fettuccia larga, magari imbottita nel tratto della cintola per dare maggior comfort. Alcuni modelli sono completamente regolabili con sistemi di fibbie, sia in vita che sui cosciali; altri sono regolabili solo in vita e altri ancora, soprattutto gli imbraghi da arrampicata sportiva, non lo sono affatto. Le principali caratteristiche di una imbracatura devono essere: facilità di vestizione, estrema comodità anche per sospensioni prolungate, leggerezza, capacità di distribuire l‟urto di un‟eventuale caduta su tutto il corpo. I sistemi di chiusura dell‟imbracatura possono essere ottenuti mediante una fibbia, oppure con sistemi di fettucce. I metodi di legatura dipendono dai gusti ma in genere sono limitati al bulino o all‟otto [fig. sotto]. Sebbene diano una grande libertà di movimento, le imbracature basse sono poco sicure nel caso si porti un peso sulla schiena e in cadute piuttosto lunghe. In entrambi i casi il pericolo maggiore è dato dal ribaltamento e dalla conseguente caduta a testa in giù con tutti i rischi prevedibili del caso.

Sono dette così quelle imbracature che alla parte bassa uniscono delle spalline. In apparenza dunque tutte le imbracature complete sono più sicure, ma ciò non è assolutamente vero. La sicurezza di un imbrago del genere non dipende tanto dal fatto di avere le spalline quanto dalla posizione del punto di legatura della corda. Infatti se la legatura sarà all‟altezza della vita l‟imbracatura si comporterà come un‟imbracatura bassa e non correggerà eventuali capovolgimenti. Affinché un volo a testa in giù sia efficacemente corretto occorre infatti che il punto di legatura sia per lo meno a livello dello sterno. Per questo motivo stanno prendendo piede le soluzioni che prevedono l‟abbinamento di una parte alta, costituita in genere da un semplice anello di fettuccia ad otto, con imbracatura bassa. Queste ultime intatti eccellono per la comodità che offrono e una soluzione come quella descritta permette di poter disporre di un‟unica imbracatura sia per terreni medio difficili che su terreni impegnativi.

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Esistono in commercio imbracature complete in un solo pezzo che tuttavia non consentono flessibilità d‟uso e sono generalmente più pesanti e meno comode. Imbracature complete

A seconda del tipo di imbracatura utilizzata avremo i seguenti comportamenti qualora si rimanga appesi alla corda.

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Con una semplice cintura attorno alla vita. La cintura scivola sotto il torace e porta velocemente al soffocamento.

Con un imbracatura bassa il corpo è sostenuto per la maggior parte del peso sÙlle cosce, ma piì mantenere questa posizione solo con i muscoli in tensione.

Se si è privi di coscienza e si indossa un‟imbracatura bassa si rimarrà appesi in questo modo a meno che il punto di attacco sia al di sopra del baricentro Una posizione di questo tipo piì essere estremamente pericolosa e causare danni alla colonna vertebrale

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Con una imbracatura completa il punto di attacco alto consente una buona posizione di sospensione.

Moschettoni I moschettoni sono essenziali quanto la corda. Essi sono gli anelli apribili mediante i quali si attuano tutti i procedimenti di assicurazione sia al punto di sosta sia durante la progressione. I moschettoni possono essere d‟acciaio o in lega d‟alluminio; quelli d‟acciaio sono ormai in disuso in quanto troppo pesanti. Ci sono essenzialmente tre tipi di moschettoni: il normale, il superleggero e il ghiera e virtualmente sono intercambiabili fra loro. Tuttavia alcuni modelli sono più adatti di altri a certi scopi. Il diametro della barra metallica che li compone può variare da 9 a 12 mm e comunque tutti devono essere privati di sbavature o angoli taglienti che potrebbero avere effetti disastrosi sulle corde. La barretta di apertura non deve essere ne troppo dura ne troppo facile da muovere, inoltre deve avere una molla di ritorno che ne consenta la chiusura automatica. Alcuni moschettoni sono anodizzati o hanno la barretta di apertura colorata. L‟apertura della barretta deve consentire un agevole inserimento della corda.

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Le forme dei moschettoni Benché la tenuta di un moschettone sia strettamente legata al materiale di cui è fatto, un importante fattore di resistenza e dato anche dalla forma che esso può avere. Esistono moltissime forme ma essenzialmente esse sono riducibili a quattro e fra queste la più in uso è quella a D. Moschettoni ovali È a forma più classica e senza dubbio anche la migliore in quanto consente un estrema facilità in tutte le manovre di corda Privo come è di angoli, sarebbe il moschettone perfetto se non avesse il difetto di distribuire il carico equamente fra la barra posteriore, più forte, e quella anteriore di apertura, più debole. Nonostante ciò è adattissimo per l‟arrampicata artificiale e proprio per quel suo “difetto”, anche per l‟arrampicata con due corde, che proprio per la larghezza della base di scorrimento non subiscono accavallamenti o compressioni, dannose in caso di volo. Moschettoni a D La forma conferisce grande tenuta ma, a causa dell‟angolo, sono piuttosto difficili le manovre di corda. Sempre per questo motivo se ne sconsiglia l‟uso con due corde. Moschettoni a base larga Sono in pratica moschettoni a D con uno dei due punti di curvatura più ampio dell‟altro. Moschettoni a pera Hanno la stessa caratteristica dei precedenti ma hanno barrette simmetriche. Moschettoni ad apertura curvata In questi moschettoni l‟ampiezza di apertura è maggiorata facendo in modo che la corsa della barretta di apertura non si arresti contro la barra posteriore ma prosegua dilato. Moschettoni a ghiera I moschettoni a ghiera generalmente sono a D o a base larga a causa dell‟alta tenuta data da queste forme. Principalmente sono utilizzati nelle manovre di assicurazione a corda doppia e in tutte le manovre nelle quali bisogna assolutamente evitare aperture accidentali della barretta (ad es. soccorso alpino). Il bloccaggio può essere dato da un anello che con alcuni brevi avvitament i sale a chiudere il punto di apertura della barretta oppure da un anello che scorre lungo la barretta fino al punto di apertura della stessa per poi essere bloccato con un sistema a baionetta. Quest‟u timo sistema e il migliore sia perc1 è attivabile usando una mano sola sia perchè è esente da bloccaggi accidentali. La ghiera a vite può infatti dar luogo a inconvenienti quando è chiusa con il moschettone sotto carico; in questo caso, molto spesso la successiva apertura del moschettone può essere difficoltosa o impossibile. Il rimedio consiste nel caricare di nuovo il moschettone e quindi aprire la ghiera.

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Moschettoni del tipo “a pera” sono particolarmente usati per manovre con il nodo mezzo barcaiolo. Qualora ci si dovesse trovare senza moschettoni a ghiera, è possibile sostituirne la funzione utilizzando due moschettoni sovrapposti con le aperture opposte l‟una all‟altra. Con moschettoni ovali o a D è anche possibile mantenere le barrette dallo stesso lato ma disposte l‟una con l‟apertura verso l‟alto e l‟altra verso il basso.

Il punto di forza dei moschettoni e costituto dal loro asse maggiore, quello opposto al lato di apertura, e la tenuta ottimale si ha con il moschettone chiuso. Ciò vuo 1 dire che un moschettone opera correttamente solo se sollecitato con forze che agiscono lungo l‟asse longitudinale. Una forza esercitata perpendicolarmente all‟ asse longitudinale riduce la tenuta a 600-700 kg, più di due terzi in meno di quella effettiva, La sezione della barra metallica pii avere diverse forme: ovale, rotonda, a I, grosso modo triangolare o rettangolare. Il raggio della barra, cioè il punto dove la corda lavora, non deve essere inferiore ai 4,5 mm e deve essere ben arrotondato.La barretta di apertura è il punto più debole dell‟attrezzo, la molla di ritorno garantisce che essa ritorni in posizione automaticamente e in breve tempo anche in caso di aperture accidentali. La tenuta di un moschettone a barretta aperta è un dato molto importante, specie per i moschettoni superleggeri che, se caricati con la barra aperta, mostrano una diminuzione di tenuta di circa il 30%. L‟apertura accidentale della barretta può avvenire per varie cause e specialmente durante una caduta: in tal caso il moschettone è mosso violentemente e può accadere che, toccando la roccia, un‟asperità prema sulla barretta aprendola anche solo di poco.

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Come già detto la molla di ritorno garantisce un rapido riposizionamento della barretta di apertura nella sua sede. Tale sede è costituita da un dentino che va ad alloggiarsi attorno ad un piccolo piolo di ferro. Dentino e piolo possono trovarsi rispettivamente sul corpo del mosclEttone e sulla parte superiore della barretta d‟apertura o viceversa. Tutti i moschettoni e in particolare quelli a D sono tanto più resistenti quanto più il carico agisce vicino alla barretta posteriore ma altrettanto sono indeboliti se le forze agiscono in tre direzioni anziché in due. E‟ questo il caso delle fettucce che essendo larghe agiscono su moschettoni a base più stretta distribuendo il peso e quindi lo strappo anche sul più debole lato della barretta d‟apertura. Tale indebolimento è particolarmente visibile nei moschettoni superleggeri. Per superare e prove di omologazione, un moschettone deve avere un‟ apertura minima di 15 mm e deve poter alloggiare due corde da 12 mm senza che queste ostacolino l‟apertura. Il carico di rottura deve essere almeno di 22 Kilo-Newtone non devono avvenire deformazioni al di sotto dei 14 KN. I moschettoni sono provati anche per controllare le deformazioni dopo essere stati sotto carico e per valutare la resistenza a sollecitazioni trasversali per le quali devono sopportare almeno 6 KN.

Manutenzione dei moschettoni Controllate i moschettoni per eliminare eventuali angoli taglienti o asperit à che si possono generare a contatto con la rocca. Teneteli puliti dalla polvere ed eventualmente lubrificate con silicone il meccanismo di apertura. Un moschettone caduto da grande altezza, o anche solo gettato, su sassi o rocce può aver subito lesioni invisibili ma estremamente gravi. In caso di dubbio non usatelo più nelle manovre normali, anzi, per evitare facili dimenticanze, liberatevene. La salsedine è un nemico dei moschettoni così come lo sono tutte le sostanze corrosive. Dunque pulite sempre i moschettoni venuti a contatto con tali agenti con un bagno in acqua calda.

Tenuta dei moschettoni In questa sezione viene presentata una sintetica panoramica dei discensori e dei freni più difffisi.Per approfondire le caratteristiche dei freni si rimanda ai manuali dei singoli costruttori, noi ci limiteremo a presentare alcuni degli utilizzi possibili e solo per alcuni di questi strumenti. I freni sono attrezzi che servono per frenare lo scorrimento della corda. Alcuni vengono utilizzati sia per le discese in corda doppia sia per l‟assicurazione dinamica al compagno. Altri invece sono utilizzati esclusivamente per effettuare discese in corda doppia. Nelle figure seguenti sono mostrati alcuni tipi di discensori. Da sinistra a destra: piastrina multiuso, tuber, robot, otto. Più avanti vengono mostrate le modalità con cui la corda veste un otto e un robot; invece successivamente si vede un tuber usato in una discesa in corda doppia. L‟otto, rispetto al robot e al tuber, tende ad attorcigliare molto le corde rendendo difficoltoso il loro recupero e riutilizzo in doppie consecutive. Il robot è un attrezzo polivalente che può ffinzionare anche come dispositivo di recupero; come dis censore si adatta a corde di tutti i diametri da 5 a 13 mm.

Freni e discensori

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Iniziamo a questo punto a vedere come effettuare le più semplici manovre di corda. In particolare vedremo quelle manovre che con ogni probabilità avremo occasione di mettere in pratica durante la nostra attività e per le quali non è necessario l‟intervento di personale professionistico. Non è certo una serie di illustrazioni che ci permetteranno di impararle ma occorrerà, una volta apprese le tecniche, eseguire qualche prova pratica. Nel dettaglio vedremo le tecniche per: ( Assicurare un compagno ( Calarsi con una corda ( Risalire su una corda Semplici Manovre di corda ( Recuperare una persona in grado di collaborare Assicurazione di un compagno L‟assicurazione è fondamentale ed è uno degli aspetti più complessi e delicati della catena di sicurezza. Preparare una assicurazione implica diverse azioni coordinate: trovare o piazzare gli ancoraggi. collegarli e auto-assicurarsi, mettere in sicurezza il compagno e trovare la posizione più comoda per compiere queste operazioni Le primitive tecniche di assicurazione erano a dir poco pericolose e poco efficaci La corda poteva essere passata dietro uno spuntone o una lama oppure, in assenza di ancoraggi naturali, veniva tenuta in mano cercando di trovare una posizione la più salda possibile Ovviamente la scarsa resistenza delle corde di canapa poteva provocarne la rottura sui bordi affilati della roccia e l‟assicurazione a mano era estremamente pericolosa data la possibilità di essere sbalzati via dalla parete Più tardi si sviluppò 1‟ assicurazione a spalla che consentiva maggiore stabilita all‟ assicuratore e un certo assorbimento della caduta dato dallo sfregamento della corda attorno al corpo. Questa tecnica di assicurazione e le corde in nylon diedero all‟arramp icata un maggior grado di sicurezza ma ancora molta strada doveva essere fatta per poter sviluppare un sistema veramente efficace e sicuro Sul finire degli anni „60 comparve la prima piastrina di assicurazione. la Sticht, Fu una grande evoluzione in quanto attraverso questo piccolo oggetto si poteva trattenere qualsiasi caduta senza impiegare eccessiva forza e senza coinvolgere corpo di chi assicurava. Inoltre il sistema guadagnava in dinamicità a tutto vantaggio della sicurezza in quanto materiali e punto di sosta erano molto poco sollecitati. E‟ più o meno dello stesso periodo rintroduzione del nodo mezzo barcaiolo come sistema alternativo alla piastrina; il vantaggio maggiore consiste, in questo caso, nei poter impiegare solo i mezzi che già si hanno a disposizione: corda e moschettoni. I due sistemi descritti sono quelli ancor oggi più in uso anche se se ne conoscono altri. Sistemi di assicurazione Ci sono tre sistemi principali di assicurazione, ciascuno dei quali con diversi vantaggi e svantaggi e con differenti prestazioni di assorbimento dell‟energia.

La figura rappresenta un possibile posizionamento dell‟assicuratore, fondamentale è che questi sia sempre ancorato ad un punto fisso sul terreno.

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Assicurazione diretta Si parla di assicurazione diretta quando la corda che va all‟ assicurato viene manovrata su di un ancoraggio fisso al terreno. Presenta il vantaggio di non coinvolgere direttamente l‟assicuratore nelle energie che entrano in gioco ma risulta meno dinamica per l‟assicurato e grava completamente sul punto di ancoraggio. Assicurazione in vita L‟assicurazione in vita prevede che l‟assicuratore si munito di imbraco, sull‟imbraco viene fissato il sistema di assicurazione (piastrina, mezzo barcaiolo, otto, ecc.) che collega l‟assicurato, l‟assicurato a sua volta è ancorato ad un punto di ancoraggio sul terreno con la stessa corda di assicurazione e mantenendo quest‟ultima in trazione. Assicurazione indiretta Simile alla assicurazione in vita ma l‟assicuratore è ancorato al punto di ancoraggio mediante una corda autonoma e quest‟ultima non rimane in trazione. Metodi di assicurazione Mentre i sistemi di assicurazione descrivono la composizione della catena di sicurezza i metodi di assicurazione descrivono come questa verrà praticata. In seguito vediamo con ampio dettaglio i metodi e le tecniche dei metodi più noti ed utilizzati. Assicurazione Inglese E‟ la variante anglosassone della nostra assicurazione a spalla ed e più semplice da attuarsi e più comoda. La corda vene semplicemente fatta passare dietro la schiena, appena a di sopra del bacino, cercando di farla lavorare il più possibile sulla cintura da arrampicata. La corda deve inoltre essere passata al di sopra della corda di auto-assicurazione in modo che, quest‟ultima ne impedisca l‟eventuale scivolamento verso il basso nel caso che la caduta non possa essere trattenuta. L‟attrito fondamentale è dato dal tratto di corda che passa attorno alla vita ma esso può essere incrementato avvolgendo un tratto di corda a spirale attorno alla mano passiva. Qualsiasi caduta arrestata con questo metodo provoca un forte attrito e quindi forti possibilità di ustioni e bruciature specie alle mani per cui è opportuno avere dei guanti in pelle. L‟arresto della caduta avviene mediante il rapido spostamento della mano passiva in avanti in modo da chiudere la vita con una sorta d anello fatto dalla corda. Questo gesto aumenta attrito e dovrebbe essere compiuto lentamente, cosa quasi impossibile data la dolorosità del sostenere a lungo l‟attrito della corda nelle mani.

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.Questo metodo di assicurazione non è solamente doloroso ma richiede anche una certa esperienza specie se chi dobbiamo assicurare è più pesante di noi La mano passiva non deve mai essere staccata dalla corda, in quanto è lei che regola e regge la caduta. La mano attiva là scorrere la corda cosa che richiede un certo sforzo ma che può essere facilitata tenendo il tratto di corda che scorre sul dorso un po‟ lasco. Recuperando corda, la mano attiva porta la corda dall‟esterno verso il corpo, mentre quella passiva compie il movimento opposto Al termine di questa sequenza, la mano attiva, scivolando in avanti, va ad interessare il successivo tratto di corda da recuperare. Essa stringe quindi entrambe le corde, dando modo all‟altra di riportarsi verso il corpo e di riprendere la posizione di partenza per proseguire nel ciclo Qualora si indossi una imbracatura, è opportuno adottare un sistema di auto - assicurazione dorsale che ci permetta di mantenere la giusta posizione, e cioè faccia rivolta all‟assicurato. Tale sistema si ottiene passando un corto anello di fettuccia alla cintura e agganciandovi un moschettone. Ad esso si aggancerà a sua volta, mediante un nodo a otto o un barcaiolo, il fratto di corda al quale siamo legati, che quindi verrà bloccato all‟ancoraggio, questa volta con un barcaiolo. Qualora non si voglia usare questo sistema che in effetti è un poco laborioso, si deve porre grande attenzione a come si compie l‟assicurazione in quanto una eventuale improvvisa trazione può far notare il corpo vanificando il principio di attrito. La posizione corretta consiste nell‟avere la corda di auto-assicurazione e quella attiva poste sullo stesso lato. Se invece la corda attiva si trova sul fianco opposto, una eventuale trazione può dare origine alla rotazione facendo perdere il controllo della corda. Tuttavia anche la posizione corretta non è adatta a reggere una trazione verso l‟alto in quanto in questo caso esiste la possibilità che la corda possa sfuggire dalla mano attiva. Unica soluzione in questo caso è passare la corda in un moschettone agganciato alla vita. Questo tipo di assicurazione può essere usato in situazioni molto facili oppure nel caso che gli ancoraggi siano di dubbia tenuta. Può risultare pure valido qualora si abbiano le corde irrigidite dal gelo e quindi inadatte ad altri metodi di assicurazione.

Sequenza delle operazioni per dare o ritirare corda

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Effetto di un ancoraggio sbagliato

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Le piastrine di sicurezza sono attrezzi assai efficaci e interessanti poichè sono semplici leggere, multiuso e richiedono pochissima della forza di chi assicura La piastrina è probabilmente il miglior metodo di assicurazione oggi esistente specie se si usa l‟imbracatura. Tutte le piastrine lavorano in pratica con lo stesso principio ma sono disponibili in diversi modelli. Un‟ansa di corda viene spinta attraverso la piastrina e agganciata ad un moschettone a ghiera. I migliori moschettoni per questa necessità sono quelli con angoli moto arrotondati. Il moschettone viene a sua volta agganciato all‟anello frontale dell‟imbracatura oppure all‟anello formato dal nodo della corda.

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La piastrina può inoltre avere un corto e sottile cavetto o cordino per permettere di tenerla agganciata anche quando non si usa e per evitare che, quando è in funzione, possa slittare sulla corda portandosi fuori portata di mano. Trattenendo una trazione. la mano passiva vene portata indietro, il gesto fa formare una 5 alla corda e aumenta l‟attrito. Il punto di rottura di una piastrina varia da 200 a 400 kg ma può essere inferiore, specie con placchette vecchie e usate. E importante che la mano passiva abbia sufficiente spazio per compiere l‟azione frenante Assicurare in luoghi angusti o troppo vicini ad ostacoli richiede un‟ottima organizzazione del sistema Sfilando corda all‟assicurato, la mano attiva spinge la corda dando la quantità necessaria e la mano passiva tiene l‟altro tratto di corda parallelo al primo in modo da evitare l‟attrito. Anche in questo caso la mano passiva non deve mai abbandonare la corda e deve essere ogni volta riportata in posizione di frenaggio Recuperando corda, sono possibili diversi metodi. E possibile usare lo stesso sistema dell‟assicurazione inglese: la mano attiva spinge la corda verso la piastrina e quella passiva la allontana. Al termine di questa fase la mano attiva viene fatta scivolare di nuovo in avanti e in essa si mette anche la corda passiva per permettere alla mano passiva di riportarsi verso la piastrina e ricominciare il ciclo. In alternativa la mano attiva pi± essere portata a bloccare la corda passiva mentre la mano passiva ritorna alla piastrina. Ulteriormente, la mano attiva, una volta arrivata alla piastrina, afferra anche la corda passiva, lasciando fra sé e la piastrina lo spazio per apporre la mano passiva che può cosi riprendere il ciclo. In questa maniera anche la mano attiva può essere pronta in ogni momento ad esercitare prontamente l‟azione frenante. L‟ultimo metodo, consigliabile però a persone esperte, consiste nel fare scivolare le mani sulle rispettive corde, senza esercitare alcuna azione di fermo delle due corde con la mano attiva. Ovviamente il metodo è veloce e semplice ma è altrettanto precario se non si ha una buona dimestichezza con le corde. Ovviamente sai la pratica ad indicare quale metodo e il più confacente alle vostre esigenze. La cosa comunque più importante e da non tralasciare mai di vista è che in nessun caso si deve perdere il controllo della corda passiva poiché una volta che ciò sia accaduto sarà ben difficile rimediare. Chiaramente, all‟inizio, è consigliabile usare il metodo più sicuro, finché non si sia presa maggiore confidenza. Le piastrine sono probabilmente il più semplice e sicuro metodo di assicurazione usando la doppia corda poiché permettono di operare anche singolarmente sulle corde. Tuttavia è possibile compiere errori pericolosi nel loro uso; non dovrebbero esserci arricciamenti o incroci di corda che impediscono una corretta efficacia della piastrina. Si usi sempre un moschettone a ghiera che sia attaccato all‟imbracatura o all‟ancoraggio di sosta, nel punto di maggiore resistenza.

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Assicurazione mediante mezzo barcaiolo È sicuramente il più semplice mezzo di assicurazione esistente, dal momento che richiede solo un buon moschettone a ghiera, possibilmente con base molto larga e con angoli arrotondati. Una volta eseguito, il nodo viene inserito nel moschettone agganciato all‟imbracatura o all‟ancoraggio di sosta e la ghiera viene chiusa. La caratteristica del nodo e quella di poter lavorare con la stessa efficacia nei due sensi, per cui può essere usato in ogni tipo di assicurazione. Per arrestare una trazione è sufficiente tenere saldamente la corda passiva. Se essa è portata in posizione parallela alla corda attiva, si ottiene la massima azione frenante. La forza frenante necessaria è di circa 300-400 kg ma ci possono essere alcuni pericoli dati dall‟eccessivo calore liberato nell‟attrito, in pratica gli stessi che si presentano con la piastrina, Il metodo di dare corda o di recuperarla è praticamente o stesso che si utilizza con la piastrina. Il mezzo barcaiolo lavora efficacemente sia con una corda singola che con due corde gemelle, allorché formino uno stesso nodo sul moschettone. Se si utilizzano le doppie corde, bisogna prevedere di impiegare due moschettoni, ciascuno con mezzo barcaiolo formato su una corda Questo metodo permette di lavorare indipendentemente sùlle corde ma è un poco laborioso e richiede pratica; per facilitare è possibile impiegare un solo moschettone che tuttavia abbia la base talmente larga da permettere di effettuare due nodi.

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Assicurazione mediante discensore a otto Benché sia stato concepito principalmente come discensore. l‟otto pi± essere usato anche come mezzo di assicurazione. La corda vene inserita nella usuale maniera e quindi i movimenti di frenaggio, di recupero o rilascio di corda sono i medesimi di quelli fatti usando a piastrina. L‟otto è tuttavia pesante. tende ad attorcigliare le corde ed è complicato da usare con la corda doppia. inoltre in certi casi conferisce una scarsa azione frenante. Quest‟ultima varia da 80 a 200 kg. In certi tipi di discensori il foro più piccolo può sostituire la piastrina.

Assicurazione mediante altri sistemi Esistono diversi altri sistemi di assicurazione ma quelli descritti sono i più noti e diffusi nel mondo. Qualora tuttavia si adotti un sistema differente, è necessario seguire le istruzioni date dalla casa costruttrice. Successivamente saranno la vostra esperienza e abitudine all‟uso a farvi apprezzare e usare i sistemi più diversi.

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Manovra di corda doppia Si riconducono a questo termine tutti i metodi per scendere con la corda in maniera controllata. Mediante essa e possibile scendere da una parete in qualsiasi momento e qualunque essa sia. A seconda dei terreni ove sono praticate e delle condizioni ambientali, le corde doppie possono essere molto divertenti o altrettanto terrificanti. Se si scende da una parete conosciuta e con tutti gli ancoraggi predisposti ad arte tutto può essere assai piacevole, al contrario la discesa per un versante sconosciuto, nel maltempo e magari con materiale limitato, può essere assai drammatica. In nessuna altra occasione offerta dalle tecniche di corda, vi troverete a dover fare cieco affidamento sui materiali e sulla vostra concentrazione. Una volta che iniziate la corda doppia, dipendete completamente dall‟ancoraggio della corda e da come voi vi siete assicurati ad essa. La corda non è particolarmente sollecitata ma l‟ancoraggio deve essere comunque ottimo. Ovviamente se l‟ancoraggio cede, la corda si rompe o voi, per qualche motivo, non riuscite ad arrestarvi al termine della calata, succederà l‟inevitabile disastro. Una delle più frequenti cause di incidenti mortali è infatti dovuto a disattenzioni o leggerezze nel compiere questa delicata manovra. Esistono i mezzi per ridurre al minimo i rischi succitati, ma soprattutto dovete essere voi con la concentrazione e l‟attenzione ai particolari più insignificanti (ad esempio il nodo delle fettucce che troppo spesso tende ad allentarsi spontaneamente) a rendere piacevole e sicura la manovra. E comunque opportuno impratichirsi compiendo le prime calate su terreni facili e, se possibile, sotto il controllo di persone esperte. La manovra di corda doppia consiste in quattro fasi: preparazione della “doppia”, auto- assicurazione, discesa, recupero della corda. Preparazione della calata Consiste principalmente in tutte quelle manovre atte a predisporre le corde per poter effettuare le calate, per i nostri usi non sono particolarmente significative, occorre semplicemente ribadire che l‟ancoraggio deve essere estremamente sicuro, che bisogna sapere dove la corda andrà a finire al fine di evitare di ritrovarsi a fine calata senza corda e senza la possibilità di fermarsi, e per ultimo non fare correre la corda su superfici taglienti o sulle quali sarà altamente probabile che la corda si incastri nel momento del recupero, l‟esperienza insegnerà a discriminare queste situazioni. Autoassicurazione Vi sono diversi aspetti da tenere presente su questo argomento. Per prima cosa, ribadiamo il concetto che ad ogni punto di ancoraggio si deve essere sempre auto-assicurati mediante una prolunga che verrà sganciata solo al momento di scendere. Ci può poi essere il caso che, a causa della scarsità di materiale, siamo costretti ad eseguire la calata su un ancoraggio non del tutto sicuro. Inoltre, a discesa può svolgersi su terreni particolarmente insidiosi per possibili cadute di sassi sia provenienti dall‟alto sia smossi dalla stessa corda nel corso della calata. A questo si aggiunga anche la possibilità di trovarsi su terreno sconosciuto e di non poter vedere dove finisce la corda doppia. Nel primo caso, una certa maggior sicurezza sarà fornita nell‟aggiungere un punto di ancoraggio provvisorio; il primo a calarsi sarà la persona più pesante il cui compito sarà quello di verificare la Calata da una corda tenuta dell‟ancoraggio principale. Qualora questo dovesse cedere, entrerebbe immediatamente in funzione l‟ancoraggio d‟emergenza, subendo una minima sollecitazione. L‟ultimo che scende dovrà invece togliere l‟ancoraggio aggiuntivo e fidarsi solo del principale. La protezione durante la calata si ottiene invece con due differenti metodi. Il primo, assai semplice e approssimativo, consta nel fare un nodo a otto in fondo alla corda: utilizzando un discensore, questo si bloccherà contro il nodo fermando la discesa, Il sistema procura un grave attorcigliamento delle corde che può essere in parte annullato facendo un nodo su ogni capo anziché uno che li comprenda. Il metodo migliore consiste nell‟eseguire sulle corde di calata un nodo autobloccante Marchand. Il metodo classico consiste nell‟eseguire il nodo poco sopra il discensore e di collegarlo all‟imbracatura. Il Marchand va tenuto largo e va accompagnato nella discesa preferibilmente tenendo la mano equilibrante al di sopra di esso. Il difetto del metodo classico è che, se la lunghezza del collegamento risulta troppo elevata, c‟è la possibilità che, una volta in tensione, il nodo vada a finire fuori dalla portata del nostro braccio, rendendo estremamente difficile il suo allentamento e la prosecuzione della calata.

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Per ovviare a questo fatto è meglio che l‟autobloccante sia posto al di sotto del dispositivo frenante. In questo caso occorre tuttavia una certa pratica nel valutare esattamente le distanze fra discensore e autobloccante. Infatti, se la prolunga che unisce il nodo all‟imbracatura e più lunga della distanza di collegamento del discensore, il nodo non avrà mai la possibilità di entrare in funzione dal momento che ancor prima di serrarsi sarà portato in basso dal discensore che scorre. Questo inconveniente vene ovviato valutando per bene la distanza che separa i due sistemi. In linea di massima si può affermare che fra l‟autobloccante e il moschettone de sistema frenante ci devono essere almeno 10- 15 centimetri. L‟autobloccante può essere collegato direttamente nelle asole principali dell‟imbracatura oppure ad un punto molto robusto posto sul dorso della stessa. Il bloccaggio della calata in assenza di nodo autobloccante può essere ottenuto applicando vari sistemi frenanti descritti più avanti. In alternativa esiste infine un metodo semplice ma doloroso dopo un certo tempo. Esso consiste nel fare alcuni giri di corda attorno alla coscia. Un efficace metodo di arresto può essere fornito da colui che già ha eseguito la doppia e si trova all‟ancoraggio sottostante o sul terreno. Basterà infatti che egli tenga in mano le corde pronto a metterle in tensione se succede qualche inconveniente al compagno. Con un minimo uso della forza, la trazione esercitata blocca l‟eventuale discesa incontrollata.

Discesa Esistono diversi metodi di discesa, tutti basati sull‟azione frenante dell‟attrito della corda sul corpo o particolari attrezzi frenant i I metodi migliori si avvalgono di parti dell‟equipaggiamento che in ogni caso dobbiamo avere appresso. La calata richiede di poter disporre di una buona imbracatura che distribuisca bene il peso sul bacino. In caso di mancanza d‟imbracatura, se ne può costruire una di emergenza. Sostanzialmente la calata presenta sempre gli stessi aspetti base, con qualunque metodo la si affronti. L‟arrampicatore controlla la discesa con una mano posta sotto il sistema frenante. Tale mano è nota anche come “frenante”. L‟altra mano serve per bilanciare gli spostamenti del corpo e guidare la discesa ed è situata invece al di sopra del sistema frenante e non afferra saldamente le corde, limitandosi a scivolare su di esse. Le gambe vanno tenute un pò divaricate, sia per migliorare l‟equilibrio che per poterci vedere in mezzo una volta partiti. Da questa posizione, lasciatevi andare indietro finche non entra in funzione il sistema frenante.

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La posizione ottimale infine raggiunta è quella con le gambe che fanno un angolo di 45° con la parete e con il busto disposto appena oltre la posizione verticale. Le ginocchia devono essere flesse, ma nello stesso tempo le gambe devono esercitare una azione di spinta all‟infuori per tenere il busto lontano dalla parete. In pratica si cammina all‟indietro con la mano frenante che controlla a calata, Se il corpo è troppo diritto, un‟eventuale scivolata dei piedi vi farà sbattere il naso contro la roccia; per contro, se vi sporgerete eccessivamente all‟infuori con il busto, avrete difficoltà a mantenere la posizione così forzata facendo molta più fatica del necessario e in certi casi potrete correre il rischio di ribaltarvi. Camminate lentamente e in maniera costante, evitando brusche frenate il cui effetto si ripercuote sfavorevolmente sull‟ancoraggio. Quanto detto e particolarmente importante soprattutto nei primi metri della calata poiché il sistema è poco dinamico. I sakelli per staccarsi dalla parete, tanto cari a una certa retorica visione della corda doppia, sono assolutamente da evitarsi sempre per gli stessi motivi appena detti Qualora la calata si svolga completamente nel vuoto, restate comodamente seduti nella vostra imbracatura e lasciatevi scivolare. In questi casi è moto probabile che si innesti un movimento auto- rotatorio, peraltro poco fastidioso; come tornerete ad avere a roccia alla portata degli arti inferiori potrete fermare la rotazione. Se nel corso di una calata in parete vi troverete a dover superare un tetto o uno strapiombo, portatevi con i piedi sul suo bordo e quindi, dandovi una piccola spinta all‟indietro, scivolate velocemente di un paio di metri, in modo che, quando la corda tornerà ad appoggiarsi alla roccia, voi, e soprattutto la vostra mano superiore e la testa sarete al di sotto del bordo del tetto. Un sistema più tranquillo e tutto sommato più sicuro consiste nel mettersi con un fianco appoggiato alla roccia e lasciarsi scivolare oltre lo strapiombo controllando molto bene la discesa. Spesso la parte più difficile di una doppia è la partenza. Se l‟ancoraggio è molto in alto e la cengia di partenza è stretta o quasi inesistente, sarà facile trovare subito la posizione corretta. I problemi crescono più il terrazzo di partenza sarà largo e l‟ancoraggio basso. In questi casi si possono impiegare diversi sistemi di partenza: sedete sul bordo della cengia con le gambe nel vuoto portando il discensore il più in alto possibile sulla corda. Ora, giratevi sul fianco opposto a quello della mano frenante e gradualmente trasferite il peso sulla corda notando fino ad avere la parete di fronte. La mano di equilibrio in questo momento può essere utile per iniziare ad allontanare il corpo dalla roccia mentre in contemporanea scivolerete cercando l‟appoggio sui piedi e la posizione ideale. A questo punto potete iniziare la discesa. La velocità con cui si scende dipende dalla ripidezza della parete, dal diametro della corda (diametri maggiori = maggiore lentezza), dallo stato della calza (calza morbida e “pelosa”= maggiore lentezza), dal fatto che la corda sia più o meno bagnata o sporca o ghiacciata, dal tipo di discensore. Corde nuove e sottili aumentano la velocità di calata in modo sorprendente e occorre una buona pratica per saperla controllare. Corda doppia classica È l‟unico sistema che non richieda altro equipaggiamento oltre la corda e oggi come oggi è da usarsi solo in emergenza poiché può essere pericolosa e spesso è dolorosa a causa delle ustioni che l‟attrito della corda può causare sulle parti scoperte del corpo. Guardando la parete, mettete la corda fra le gambe e, procedendo dal didietro, portatela sul davanti passandola attorno ad un‟anca; incrociatela sul petto portandola sulla spalla opposta: la corda ora si troverà sulla schiena e ora dovete afferrarla con la mano opposta alla spalla ove essa passa, che sarà la mano frenante. I maggiori punti di attrito, il sedere. l‟anca e la spalla, vanno protetti con rinforzi e imbottiture e il collo va tenuto ben riparato. Scendete tenendovi un poco di fianco in modo da poter vedere la parete e individuare gli ostacoli. La mano frenante portata in avanti, sul petto, blocca la discesa in caso di necessita.

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Discensore a otto E uno dei più semplici e conosciuti discensori del mondo. Facile da usarsi, offre una buona dissipazione del calore generato dall‟attrito della corda grazie alla sua ampia superficie. Con una corda singola o con due molto sottili può essere invertito, procurando così una minore velocità. Per contro, il suo uso provoca spesso r attorcigliamento delle corde che spesso diventano così un serio problema. Un altro pericolo è la possibilità che uno sfregamento accidentale sulla roccia sposti la corda in modo da bloccarla formando un nodo a bocca di lupo sull‟anello. Tale nodo, essendo in tensione, è poi assai difficile da sciogliersi per rimettere la corda nella disposizione corretta. Un sistema per limitare l‟inconveniente e quello di fare in modo che il tratto di corda che scorre sulla barra centrale sia rivolto verso l‟arrampicatore. Ci sono diversi modelli di “otto”. Per inserire il sistema, mettetevi di fianco alla corda, passatene un‟ ansa attraverso l‟anello più ampio e accavallatelo attorno a quello più piccolo, quindi con un moschettone a ghiera agganciato all‟anello minore connettete il sistema all‟imbracatura. L‟azione frenante sarà tanto maggiore quanto maggiore sarà la trazione verso il basso imposta alla corda dalla mano frenante. Piùverticale è il terreno di discesa e più dovete stare attenti a capelli lunghi e barba.

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Piastrina di assicurazione La piastrina è uno strumento polivalente che permette anche di compiere le calate. Le due anse di corda sono passate nei fori della piastrina e in esse si aggancia il moschettone a ghiera. Come sempre la mano frenante è sotto il dispositivo e cede via via corda. La piastrina può essere un discensore assai lento e quindi faticoso, se non è usata correttamente o se non è dotata di molla distanziatrice. Un buon sistema per far scorrere meglio le corde consiste nell‟inserire un secondo moschettone messo in orizzontale. Interponendosi fra il moschettone a ghiera e la piastrina, esso aumenta la scorrevolezza e inoltre si può mettere o togliere a piacere in funzione del cambio di situazione che si incontri. La piastrina ha il difetto di surriscaldarsi troppo e quindi di essere potenzialmente dannosa alle corde. I modelli con la molla risentono molto meno di questo difetto e una discesa lenta e controllata lo elimina quasi totalmente. Se si scende su due corde di diverso diametro, quella più stretta tenderà a scivolare più velocemente creando qualche problema se non è tenuta sotto controllo. Questo fatto può essere molto pericoloso verso la fine della corda.

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Mezzo Barcaiolo È un efficace sistema di calata di emergenza, poco adatto per una serie sistematica di doppie. Si utilizza un moschettone a ghiera a base larga e l‟apertura deve essere situata all‟opposto della corda manovrata dalla mano passiva. A volte 1‟ azione frenante non e eccessiva, si può rimediare passando la corda fra le gambe e afferrandola sotto l‟anca, il sistema attorciglia le corde e surriscalda moltissimo il moschettone, inoltre è difficile da bloccare in caso di necessita; in assenza di un nodo autobloccante l‟unico stratagemma consiste nell‟attorcigliare una serie di giri di corda attorno alla coscia.

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Il Freno moschettone sistema è basato sull‟uso di normale equipaggiamento da arrampicata e a seconda delle varianti ha diverse proprietà frenanti. Il sistema base impiega due moschettoni: sovrapponetene uno disposto longitudinalmente sulle corde, inseritevi un‟ansa delle due corde e agganciate in essa un secondo moschettone e, tenendola ancora sollevata, agganciate con lo stesso moschettone al tratto di corda superiore. Disponete ora il moschettone orizzontalmente e fatelo scivolare sopra il primo. L‟apertura del moschettone orizzontale deve risultare al di sotto di tutto il sistema, è possibile usare anche moschettoni con ghiera. Un aumento degli attriti e maggior sicurezza si ottengono con quattro moschettoni sovrapposti; se sono ovali possono avere le aperture opposte o invertite, se sono a D è opportuno usare solo la sovrapposizione ad aperture invertite. Una maggiore azione frenante e data dall‟uso di due freni semplici uniti assieme, con moschettoni a D è opportuno che le corde scorrano sul lato dell‟apertura, in modo che il moschettone di collegamento non le possa schiacciare contro l‟angolo dei due moschettoni portanti del freno; il tutto è collegato all‟inibracatura con un moschettone a ghiera. L‟azione frenante può essere accentuata passando le corde sotto un‟anca e al sistema si può abbinare una piastrina o un “otto” che devono essere inseriti sopra il freno e collegati separatamente all‟imbracatura. Il moschettone orizzontale può essere sostituito efficacemente da un chiodo angolare piccolo. Il sistema offre un efficace frenaggio e non attorciglia le corde; al termine della calata smontate il tutto piuttosto che sfilare le corde, in quanto spesso è facile perdere uno o più moschettoni. Maggiore forza e semplicità vengono fornite al sistema utilizzando il seguente metodo: una volta agganciato il secondo moschettone come descritto, non disponetelo orizzontalmente ma lasciatelo in posizione longitudinale. Il tutto viene collegato come sempre all‟imbracatura tramite un moschettone a ghiera e eventualmente una prolunga

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Recupero della corda Il recupero della corda è probabilmente l‟aspetto della corda doppia che genera maggiori problemi. La corda può rifiutarsi di scorrere nell‟ ancoraggio oppure, una volta svincolata da esso, si può incastrare in qualche ostacolo sulla parete come lame e spuntoni. Fortunatamente per gli usi nostri queste problematiche sono piuttosto rare ma qualora si verificassero occorrerà trovare il sistema per svincolare la corda e procedere al suo recupero. Risalita di una corda Senza risalitori meccanici La conoscenza dei sistemi di risalita di una corda è importante quanto quella de nodi autobloccanti in quanto le due cose sono in buona parte interdipendenti. Una ferita che rende incapaci di procedere, una caduta, la necessità di accelerare i tempi sono tutte cause che rendono utile la conoscenza di queste tecniche. La tecnica più semplice consiste nell‟uso di due nodi autobloccanti uno agganciato all‟imbracatura e l‟altro ove si mette un‟asola o una staffa per piede. E chiaro che per questa operazione l‟avere una imbracatura è cosa assai auspicabile, in caso contrario improvvisatene una. La lunghezza del cordino fissato in vita deve essere di circa 50 cm, quella della staffa va regolata in finzione delle preferenze; in genere si consiglia abbastanza corta in modo da poter compiere ad ogni avanzata qualche progresso apprezzabile. Il momento più difficile è la partenza, quando la grande elasticità della corda rende nulli i primi movimenti, una volta che la corda è in tensione si comincia a procedere effettivamente. Il movimento è assai semplice: dapprima si porta in alto il nodo della vita, ci si sospende ad esso e si fa scivolare il più in alto possibile quello della staffa. Aiutandosi con la corda ci si raddrizza sulla staffa allentando in tal modo il cordino in vita e potendo quindi riportarlo un p0‟ più in alto, a questo punto ci si riappende ad esso e cos‟ via. Se i nodi si stringono troppo, ogni vota sarà necessario allentarli un poco smovendo le spirali di cordino. Nel primo tratto della risalita, sarà necessario tenere in tensione la corda al di sotto del cordino della staffa per permettere il suo avanzamento; man mano che si sale, sarà poi il peso stesso della corda a fornire tale tensione. Una soluzione alternativa consiste nel gravare la corda di un qualche peso, lo zaino, un mazzetto di chiodi o altro. Il movimento di risalita può essere accelerato se, quando vi drizzerete in piedi sulla staffa, farete simultaneamente avanzare 1‟ autobloccante dell‟ imbracatura. Uno dei problemi più grossi della risalita è dato dal passaggio della corda su spigoli ai quali sia completamente appoggiata. In questo caso sarà molto difficile far passare il no do superiore dal momento che la corda e sotto carico. L‟unica soluzione consiste nell‟alzarsi il più possibile anche con la staffa e quindi spingersi indietro staccando la corda dalla roccia e permettendo quindi il passaggio del nodo. E frequente anche che il piede sulla staffa tenda spesso a uscire da essa, per prevenire ciò, anche se non si tratta di cosa grave, potete strozzare la fettuccia della staffa attorno al piede con un nodo scorsoio o una bocca di Lupo. Il metodo più semplice e rapido per rendere maggiormente sicura la risalita consiste nel collegare alla vita anche il cordino della staffa. Per fare questo bisogna usare una prolunga che sia abbastanza lunga da non impedire lo scorrimento sulla corda. E anche possibile utilizzare un mezzo barcaiolo o un discensore a otto in cui fare passare la corda oltrepassata. Il problema più comune è comunque una errata valutazione della lunghezza dei due cordini e del fatto che il nodo si metta a scivolare. Fate tutto con calma e verificate già nei primi metri l‟efficacia del sistema, non occorre molto tempo per far fare un giro in più all‟autobloccante o per allungare o accorciare la fettuccia della staffa sciogliendo o costruendo un nodo.

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La risalita di una corda su terreno verticale o strapiombante è moto faticosa, specie se si porta uno zaino; in questo caso è meglio se lo si appende fra le gambe, con una prolunga di circa 0,50-1 metro agganciata in vita. Si avrà maggior libertà di movimento e un migliore equilibrio generale. Per sostenere in parte il busto è anche possibile, qualora si abbia un cordino o una fettuccia sufficientemente lunghi, fare passare la staffa nella cintura da arrampicata. Un altro metodo per sostenere meglio il busto, se si preferisce portare lo zaino in spalla, consiste nell‟agganciare una fettuccia all‟asola di recupero posta sopra il dorso di tutti gli zaini e quindi agganciarla alla corda di risalita. La risalita è possibile anche se si dispone di un solo autobloccante: in questo caso, la staffa ci viene fornita dalla stessa corda di risalita nella quale praticheremo di volta in vota un‟asola autostrozzante ove infileremo il piede. Tale asola, che si scioglie solo tirando un capo, deve essere eseguita facendo in modo che il capo in questione sia formato dal tratto di corda che sale. In caso contrario, una volta sotto carico, l‟asola tende a scivolare verso il basso per lo scorrimento della corda inferiore. Qualora si preferisca fare l‟autobloccante per la staffa, per la parte superiore dovremo utilizzare una piastrina da assicurazione, un mezzo barcaiolo, un “otto”, tutti sistemi che richiedono di bloccare comunque la corda con una mano. Più vantaggioso, anche se da tenere sempre sotto controllo, è invece il nodo a cuore. Come abbiamo già visto parlando degli autobloccanti, in caso di emergenza tutto può servire, dai lacci delle scarpe fino a cavetto di un nut. Con un pò di fantasia e poco materiale si riuscirà sempre a risalire una corda.

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Con risalitori meccanici I risalitori meccanici sono noti come maniglie o Jumar, dal nome del modello più celebre e antico. Le maniglie possono essere messe e tolte molto rapidamente e si adattano a diversi diametri di corda, si muovono se fatte scivolare verso l‟alto ma si bloccano non appena sono sotto carico. La prima maniglia fu appunto la Jumar, ideata e costruita negli anni „50 ma ancor oggi fra le migliori esistenti. Ci sono differenti modelli di risalitori, ma il principio del loro funzionamento è io stesso: una camma che schiaccia la corda contro il corpo principale dell‟attrezzo quando questo viene caricato nella giusta direzione. I due tipi principali di funzionamento hanno rispettivamente una camma mossa da una molla che la mette contro la corda (il peso viene affidato al corpo principale del sistema) oppure una camma a cui viene direttamente affidato il peso che provvede a schiacciare la corda. Il primo sistema è il più usato. Il sistema con camma a molla spinge e schiaccia la corda in un canale a sezione ad 11 ricavato dal corpo principale dell‟attrezzo e un peno di sicurezza mobile impedisce che una volta inserita la camma si apra lasciando uscire la corda. La camma è inoltre dotata di piccoli dentini o rilievi che agganciando la calza della corda provocano e facilitano la sua entrata in funzione e quindi lo schiacciamento della corda nel canale. Inoltre i dentini impediscono possibili slittamenti dell‟attrezzo lungo a corda. In certi modelli è possibile bloccare la camma in posizione aperta per facilitare l‟inserimento della corda. Generalmente le maniglie sono in alluminio, con fori per i moschettoni alla base e in cima. I modelli in alluminio stampato sono un poco più fragili ed è opportuno proteggerne le parti più esposte agli urti con fasciature di fettuccia alla quale poi si metterà il moschettone. Le maniglie hanno una destra e una sinistra e la loro parte più protetta va tenuta esterna rispetto alla corda. Esistono poi dei modelli privi di impugnatura, più faticosi da usarsi ma più leggeri e meno ingombranti, molto adatti per il soccorso alpino. Qualora i dentini della camma fossero ingombri di neve ghiacciata o terra, il loro effetto viene in parte vanificato e bisognerà quindi ripulirli con quello che si ha a disposizione. Sfortunatamente, dal momento che i dentini penetrano nella calza, un uso prolungato delle maniglie su una stessa corda ne provoca un certo indebolimento. Inoltre c‟è la possibilità che la calza venga tagliata mettendo a nudo l‟anima, specie se la maniglia ha dovuto sopportare una forte sollecitazione improvvisa come ad esempio un piccolo volo. La maggior parte delle maniglie possono essere utilizzate solo su una corda sola a differenza dei nodi autobloccanti e spesso la camma è difficile da liberare.

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Recupero di una persona in grado di collaborare La tecnica di recupero è assolutamente una conoscenza indispensabile. La tecnica di recupero può essere inoltre utile per recuperare zaini e sacchi pesanti o anche solo per togliere qualche chilo ad un compagno eccessivamente pesante e in difficoltà su un tratto della scalata. La tecnica è basata sul principio della carrucola, con la corda che passa in due o più moschettoni; avere un sistema di carrucole riduce ancor più lo sforzo ed è certo cosa migliore. Comunque, con qualsiasi metodo, il recupero è cosa assai faticosa e penosa, se non si hanno altri compagni che collaborino all‟operazione, I progressi sono centimetrici e la fatica grande. Anche per questo motivo la corda dell‟infortunato va assicurata con un autobloccante fissato alla sosta che toccando sul moschettone ove passa a corda che si recupera la lascerà scorrere ma che, se questa dovesse essere mollata, andrà subito in tensione bloccando il sistema. Dal momento che la corda scorre in continua tensione, è opportuno che si arrotondino o si proteggano gli spigoli taglienti, ad esempio interponendo il manico di un martello. Il recupero può essere grosso modo diviso in due tipi: recupero del compagno in grado di collaborare e recupero del compagno non in grado di collaborare. In questo testo analizzeremo solo la prima di queste tecniche. Per compiere la manovra bisogna poter disporre di una certa quantità di corda libera. In ogni caso i sistema è adatto anche sulla roccia; su questo terreno, sia che l‟assicurazione sia semidiretta sia che si trovi nella sosta, si procede come di seguito. Si blocca dapprima la corda con l‟asola apposita e si predispone un autobloccante sul tratto sottoposto al carico. Si getta al compagno una ansa formata dalla corda avanzante, magari con un moschettone già agganciato. Il compagno fisserà il moschettone alla cintura e inizierà ad issarsi sul tratto di corda che gli arriva dalla sosta compiendo una sorta di autocarrucola. Anche chi è in sosta deve ovviamente collaborare tirando la corda che gli giunge dal compagno e alleviandogli lo sforzo. Per riposare basterà che si lasci andare in tensione la corda sull‟autobloccante. In un‟ assicurazione semidiretta, qualora il tratto da recuperare sia piuttosto lungo, è meglio portare l‟ancoraggio sulla sosta.